Sudan, Corte penale internazionale sospende inchiesta su Bashir per il genocidio in Darfur

Di

NAVI DA GUERRA ISRAELIANE APRONO IL FUOCO A GAZA CONTRO I PESCATORI AL LARGO DELLA COSTA DI RAFAH

http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=724864
GAZA CITY (Ma’an) – I pescatori hanno detto che le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro di loro al largo della costa nel sud della Striscia di Gaza martedì, in apparente violazione dell’accordo di cessate il fuoco raggiunto con le fazioni palestinesi, una settimana fa.

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I pescatori palestinesi hanno detto a Ma’an che le navi da guerra israeliane hanno usato mitragliatrici per sparare alle loro barche mentre navigavano entro il limite di sei miglia nautiche concordate, nei pressi di Rafah.

Non sono stati segnalati feriti.

Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto che i pescatori avevano “deviato dalla zona di pesca designata”, e che i soldati della marina hanno sparato colpi di avvertimento in aria.

I pescatori poi “indietreggiarono,” ha detto il portavoce.

Alla domanda su a quale distanza dalla riva i pescatori navigavano, il portavoce ha detto che non sapeva l’esatta distanza, ma che era più di sei miglia nautiche.

Prima del recente accordo, le forze israeliane hanno mantenuto un limite di tre miglia nautiche a tutti i pescatori di Gaza, aprendo il fuoco contro i pescatori che si allontanavano ulteriormente, nonostante gli accordi precedenti israeliani che avevano stabilito un limite di 20 miglia. Le restrizioni paralizzano l’industria della pesca di Gaza e impoveriscono i pescatori locali.

Un accordo di cessate il fuoco raggiunto il 26 agosto prevedeva che Israele avrebbe immediatamente allargato la zona di pesca al largo della costa di Gaza, permettendo ai pescatori di navigare fino a sei miglia nautiche dalla costa, e avrebbe continuato a espandere l’area a poco a poco. Secondo i termini dell’accordo, Israele ha anche accettato di allentare il suo assedio sull’enclave costiera.

Altre questioni irrisolte, come la costruzione di un porto e l’aeroporto, il rilascio dei prigionieri, e la smilitarizzazione delle fazioni a Gaza dovevano essere negoziate un mese dopo al Cairo.

Attacco di Israele a Gaza durato sette settimane, a sinistra oltre 2.100 palestinesi morti e oltre 11.000 feriti, la maggior parte dei quali civili. Alcuni morirono 71 israeliani anche nei combattimenti, 66 di loro soldati.

 

 

 

Fonte:

http://reteitalianaism.it/public_html/index.php/2014/09/02/navi-da-guerra-israeliane-aprono-il-fuoco-a-gaza-contro-i-pescatori-al-largo-della-costa-di-rafah/

GAZA: SALE A ALMENO 2092 IL BILANCIO DELLE VITTIME PALESTINESI. CISGIORDANIA: SCONTRI FRA MANIFESTANTI E FORZE DI SICUREZZA PALESTINESI. UCCISO UN BAMBINO ISRAELIANO DAI RAZZI NEL SUD D’ISRAELE

Gaza: notte sotto i raid

Al-Quds al-Arabi (23/08/2014). Sono almeno 12 le vittime palestinesi dei raid israeliani che dalla scorsa notte colpiscono la Striscia di Gaza, mentre in Cisgiordania una manifestazione di Hamas contro Tel Aviv finisce in scontri con le forze di sicurezza palestinesi.Le ultime cinque vittime palestinesi provengono tutte da una stessa famiglia, fanno sapere i medici dell’ospedale al-Aqsa a Deir al-Balah. Padre, madre, due figli di tre e quattro anni e uno zio del padre. Intanto l’esercito israeliano comunica che solo questa mattina i raid sono stati 20, mentre nella notte tre razzi provenienti da Gaza hanno colpito il Sud di Israele uccidendo un bambino. Tel Aviv minaccia di rispondere intensificando le operazioni dell’aviazione militare, che dall’8 luglio hanno ucciso almeno 2092 palestinesi, in gran parte civili.

Hamas ha diffuso un video che mostra il lancio di razzi in territorio israeliano, mentre in Cisgiordania una manifestazione dei suoi sostenitori contro gli attacchi israeliani sfocia in scontri con le forze di sicurezza palestinesi (guidate dall’Autorità nazionale palestinese – Anp), accusate di collaborazionismo con Tel Aviv. Gli agenti hanno tentato di disperdere i manifestanti con lacrimogeni e granate stordenti.

 

 

 

Fonte:

http://arabpress.eu/gaza-notte-i-raid/

GAZA: IL FUOCO ISRAELIANO CAUSA NUOVE VITTIME PALESTINESI

Da Radio Onda d’Urto:

Notizia scritta il 21/08/14 alle 10:42. Ultimo aggiornamento: 21/08/14 alle: 10:42

gazastripAncora da parte del fuoco israeliano sulla di . Ultime in ordine di tempo tre persone uccise da una esplosione avvenuta oggi nel cimitero di Sheikh Radwan (). Due adulti e tre bambini – tutti al di sotto di 10 anni di eta’ – sono rimasti uccisi stamane in una esplosione verificatasi nella via Nafak di City. Intanto da Sheikh Radwan si e’ appreso che un corpo e’ stato estratto oggi dalle macerie di un edificio distrutto mercoledi’ da nel tentativo di uccidere il comandante di Hamas, Mohammed Deif. Lo riferiscono fonti locali. Non si sa l’identità della vittima. Oggi a Rafah si svolgeranno funerali di massa per i tre comandanti di Hamas uccisi in un bombardamento israeliano nella notte. Da Gaza la corrispondenza con Giuditta, cooperante internazionale e nostra collaboratrice. Clicca qui per ascoltare.

Fonte:

http://www.radiondadurto.org/2014/08/21/gaza-il-fuoco-israeliano-causa-nuove-vittime-palestinesi/

 

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Da Rete italiana ISM:

Diciassette altri palestinesi uccisi a Gaza

http://www.imemc.org/article/68894
Mercoledì 20 Agosto 2014 18:58 da Saed Bannoura – IMEMC Notizie

Fonti mediche palestinesi hanno riferito, Mercoledì, che diciassette e forse più palestinesi, compresi bambini, sono stati uccisi e decine feriti nell’offensiva israeliana che ha ripreso contro i palestinesi nella regione costiera assediata. Uno è morto per le ferite.

Aggiornamento: 16:56 – Il ministero palestinese della Sanità a Gaza ha detto che due bambini sono stati uccisi in un bombardamento israeliano recente nel Central District di Gaza.

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Immagine dal Ministero della Salute

I due bambini uccisi sono stati identificati come Mohammad Imad al-’Abeet, 16, e Saher al-’Abeet, 11.

Aggiornamento: Migliaia di palestinesi hanno partecipato ai funerali di palestinesi uccisi nel bombardamento israeliano in corso che ha portato a più di venti morti palestinesi, tra cui la moglie e il figlio di Mohammad Deif, capo generale delle Brigate al-Qassam di Hamas.

Fonti mediche hanno detto che Widad Deif, e suo figlio Ali, sono stati uccisi quando l’esercito ha bombardato una casa appartenente alla famiglia Dalo a Gaza, uccidendo almeno sei palestinesi, compresi i bambini, e ferendone decine.

 

Fonti media israeliani hanno detto che l’esercito era deciso ad assassinare Deif, e bombardarne la casa, nonostante il fatto che non è riuscita a localizzare Deif, e non sapeva se Deif ci fosse.

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Uno scavatore rimuove i detriti il 20 agosto 2014 da un edificio a Gaza city, nel Quartiere di Sheikh Radwan dove, la notte prima, un attacco aereo israeeliano ha ucciso la moglie e la figlia di Deif

 

Aggiornamento: Resident Ahmad Mustafa al-Louh, 21, morto per gravi ferite subito dopo che l’esercito ha bombardato la casa della sua famiglia, uccidendo diversi membri della famiglia e ferendone altri.

Aggiornamento: Il Ministero della Sanità a Gaza ha detto che il residente Sami Hasan ‘Ayyad è morto per gravi lesioni subite dopo che l’esercito ha bombardato il quartiere di Zeitoun, est di Gaza City.

Le fonti hanno detto che nove palestinesi, tra cui otto membri della famiglia, sono stati uccisi mercoledì, mentre tre sono stati uccisi in attacchi precedenti.

È stato riferito che i medici hanno  trovato il corpo di Ahmad Rabah ad-Dalo, 20, sotto le macerie della sua casa bombardata a Sheikh Radwan, Gaza City.

L’aviazione israeliana ha sparato missili nella casa il martedì sera, istantaneamente uccidendo due donne e un bambino di 2 anni.

Otto membri della famiglia sono stati uccisi quando l’esercito ha sparato un missile nella loro casa in Juhr ed-Deek, nel centro di Gaza. I loro resti sono stati trasferiti all’ospedale di al-Aqsa.

Essi sono stati identificati come Mohammad al-Louh, 21, la moglie incinta Nabila Eid al-Louh, 35, e il loro bambino non ancora nato.

Altri tre bambini della famiglia al-Louh sono stati uccisi; essi sono stati identificati come Farah Ra’fat al-Louh, Maisara Ra’fat al-Louh e Mustafa al-Ra’fat Louh.

Il Ministero della Salute ha anche detto i residenti Ra’fat Moustafa al-Louh, 32, e Mohammad Mustafa al-Louh, 21, sono stati uccisi e almeno altri otto palestinesi sono stati feriti.

Gli ultimi assalti portano il numero di palestinesi uccisi da quando i colloqui di tregua sono crollati martedì a dodici, mentre almeno novanta sono stati feriti.

L’esercito e la sua forza aerea hanno bombardato decine di aree, paesi, città e campi profughi della Striscia di Gaza causando un gran numero di vittime e la distruzione di numerose abitazioni.

Inoltre, due bambini e una donna sono stati feriti quando l’esercito ha sparato un missile in una terra vicino alla frontiera di Rafah Terminal, nella parte meridionale della Striscia di Gaza.

L’esercito ha anche lanciato un missile nella sala principale del terminal di frontiera, e un certo numero di missili in terreni agricoli circostanti.

Fonti mediche hanno detto che sei palestinesi sono stati feriti nella zona Shaboura, a Rafah, e quattro a Beit Lahia, nel nord di Gaza.

Martedì sera, cinque palestinesi, tra cui tre bambini, sono stati uccisi quando l’esercito ha bombardato le case ad est di Rafah, il campo profughi di al-Maghazi, Beit Lahia e Sheja’eyya, nel centro e nel nord di Gaza.

Due tra cui un bambino sono rimasti feriti quando l’esercito ha sparato un missile in un terreno agricolo, a Beit Lahia. Sono stati spostati  all’ospedale Adwan Kamal ‘.

Fonti mediche hanno detto che almeno 2.028 palestinesi, tra cui centinaia di bambini, neonati, donne e anziani, sono stati uccisi dal 8 luglio e più di 10.302 sono stati feriti.

In precedenza sempre mercoledì:
Compresi i bambini, altri sei palestinesi uccisi da missili israeliani a Gaza.

 

 

Fonte:

http://reteitalianaism.it/public_html/index.php/2014/08/20/diciassette-altri-palestinesi-uccisi-a-gaza/#more-5752


GAZA: IL BILANCIO DELLE VITTIME SALE A 2016 MORTI E 10.196 FERITI. NEGLI ULTIMI GIORNI MORTI MOLTI FERITI GRAVI

D. Q.

Gaza: superate le 2.000 vittime

Naharnet (18/08/2014). Il ministero della Salute palestinese ha dichiarato che il numero di vittime causate dal conflitto che ha colpito Gaza ha superato i 2.000 morti. Per l’esattezza, la dichiarazione del ministero parla di 2.016 morti e 10.196 feriti; tra le vittime, 541 bambini e 250 donne.Il numero di vittime è notevolmente cresciuto negli ultimi giorni dopo che molti feriti gravi sono morti negli ospedali di Gaza, Cairo e Gerusalemme.

 

Fonte:

http://arabpress.eu/gaza-superate-2-000-vittime/

SIRIA, 28 ATTACCHI CHIMICI PRIMA DEL MASSACRO DI AL GHOUTA – INFOGRAFICA SNHR

10552618_715308148516963_1270444981621480099_nSecondo il Syrian Network For Human Rights, il regime siriano ha sferrato almeno 28 attacchi con armi chimiche contro la popolazione civile, prima del tristemente noto attacco del 21 agosto 2013 ad Al Ghouta, in cui hanno perso la vita oltre 1400 persone, la metà dei quali bambini colti nel sonno.

La prima volta, in base alle verifiche e alla documentazione raccolta, è stata il 23 dicembre 2012, quando è stata colpita la periferia della città Al-Bayyada. L’ultimo attacco prima del massacro di Al ghouta, inceve, risale al 21 luglio del 2013 ed è stato sferrato contro il campo profughi palestinese di Al Yarmouk, nella periferia meridionale di Damasco. Questi attacchi hanno provocato oltre 83 vittime e 1272 feriti e ustionati.

Il Syrian Network for Human Rights, con sede a Londra, diffonde informazioni e statistiche grazie alla capillare diffusione sul territorio siriano dei suoi corrispondenti e grazie alle informazioni e i rapporti diffusi periodicamente dagli ospedali da campo e dai Coordinamenti Locali.

#Syria #SNHR: http://sn4hr.org/

 

 

Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/08/17/siria-28-attacchi-chimici-prima-del-massacro-di-al-ghouta-infografica-snhr/

1° ANNIVERSARIO DELL’ATTACCO CHIMICO SU AL GHOUTA – MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE

10574265_513421402124505_497035575808450689_nUn appello a mobilitarsi il 21 agosto e creare una rete di solidarietà e supporto alla rivoluzione siriana.

Dichiarazione in solidarietà con la rivoluzione siriana

Mentre i siriani commemorano il primo anniversario degli attacchi chimici su Al-Ghouta, noi sottoscritti siamo solidali con i milioni di siriani che lottano per la dignità e la libertà fin dal marzo 2011. Rivolgiamo un appello ai popolo del mondo perchè agiscano in sostegno della rivoluzione ed i suoi scopi, pretendendo la fine immediata della violenza e del regime illegittimo di Assad.

Per il primo anniversario dell’attacco con armi chimiche, il 21 agosto, invitiamo i sostenitori della Rivoluzione siriana e delle sollevazioni per la libertà, la dignità e la giustizia sociale in tutta la regione e nel mondo, di organizzare eventi per denunciare le atrocità, la disinformazione, le menzogne ed i silenzi vergognosi e per mostrare la propia solidarietà, sia a livello politico che concreto, con la lotta dei cittadini siriani.

I rivoluzionari siriani hanno continuato a lottare per la libertà nonostante gli innumerevoli ostacoli che gli si sono parati innanzi. Per uccidere la rivoluzione, il regime siriano ha perseguito quattro strategie:
1) militarizzazione delle rivolte attraverso una campagna di repressione violenta delle proteste pacifiche che erano durate sei mesi;
2) l’islamizzazione dell’insurrezione, concentrandosi contro i gruppi secolari e lasciando mano libera ai jihadisti;
3) settarizzazione del conflitto attraverso l’assunzione di un numero crescente di combattenti sciiti da altri paesi, abbinata alla presa di mira di città e villaggi a maggioranza sunnita;
4) internazionalizzazione del conflitto, invitando l’Iran, la Cina e la Russia a svolgere un ruolo centrale. Allo stesso tempo, paesi come gli Stati Uniti, Arabia Saudita e Qatar hanno dato il loro sostegno a gruppi reazionari per sconfiggere la rivoluzione.

Anche il caso dei “Douma4” [https://www.facebook.com/douma4?fref=ts] dimostra come i rivoluzionari stiano lottando su due fronti: quattro coraggiosi attivisti che lavorano per il Centro di Documentazioni dei Violazioni sono stati rapiti nel dicembre 2013 da uomini armati, mascherati e sconosciuti. Il motivo principale dietro il rapimento è che questi militanti rappresentano il popolo siriano auto-cosciente e attivo, consapevole della sua forza quando agisce unitariamente, ma soprattutto dimostrano che il popolo rifiuta qualsiasi forma di sottomissione all’autoritarismo. Il sequestro di questi quattro militanti ricorda che il popolo siriano della rivoluzione per la libertà e la dignità non è solo contrario alla dittatura di Assad, ma anche e sempre schierato contro i gruppi reazionari ed opportunisti che sono contrari agli obiettivi della rivoluzione: la democrazia, la giustizia sociale, la fine di settarismo.

Il primo anniversario degli attacchi chimici è l’occasione per riaffermare l’importanza del processo rivoluzionario non solo in Siria ma anche in tutto il mondo arabo. La lotta dei siriani contro la dittatura, contro il jihadismo globale e contro l’imperialismo occidentale non deve essere visto come locale e nemmeno come regionale. È parte di un momento d’insurrezione in cui il mondo è diventato il campo di battaglia. Il nuovo sviluppo in Iraq, fra l’altro, la guerra a Gaza hanno mostrato che il destino della rivoluzione è interconnesso con la situazione in tutta la regione. La lotta dei siriani per la dignità, la libertà e l’autodeterminazione non può quindi essere separata dalla storica ribellione palestinese contro il sionismo, dalle lotte delle donne egiziane contro i militari e le molestie sessuali, dalla coraggiosa insurrezione in Bahrein contro il totalitarismo, dalla lotta curda per l’autodeterminazione, da quella del’ EZLN e delle altre popolazioni indigene nelle loro resistenza contro il razzismo ed il neoliberismo o le grandi ribellioni dei lavoratori contro le misure di austerity che portano solo povertà ai cittadini.

La rivoluzione siriana si trova ad un crocevia. Il mancato arresto dell’ondata contro-rivoluzionaria in Siria avrebbe enormi ripercussioni sulla società siriana per un lungo periodo di tempo e le sue implicazioni nella regione saranno enormi. Il successo della rivoluzione in Siria invece scatenerebbe le aspirazioni rivoluzionarie nel mondo arabo ed oltre, tra popoli che sono stati oppressi per troppo tempo.

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Syrian Revolution Support Baseshttps://www.facebook.com/Syrian.Revolution.Support.Bases?fref=ts
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Per favore, firmate la petizione ed aiutateci a diffonderla in tutto il mondo:

https://www.change.org/petitions/social-movements-activists-global-civil-society-a-global-day-of-action-and-solidarity-with-the-syrian-revolution

[Per sottoscrivere questa dichiarazione inviate una mail con nome, cognome, paese ed eventuale organizzazione/ruolo all’indirizzo srsbases@gmail.com]

Evento a Milano sabato 23:  https://www.facebook.com/events/534190049950791/

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Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/08/17/1-anniversario-dellattacco-chimico-su-al-ghouta-mobilitazione-internazionale/

 

Qui l’evento su Facebook:

https://www.facebook.com/events/844951738857890/?ref_dashboard_filter=upcoming

 

 

Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/08/17/1-anniversario-dellattacco-chimico-su-al-ghouta-mobilitazione-internazionale/

#Not_in_our_name: le guerre e il terrorismo stanno uccidendo il dialogo


Prendo il seguente appello di Asmae Dachan dal suo blog http://diariodisiria.wordpress.com:

Di Asmae Dachan:


1397298_611763265539907_779226832_oDi fronte al clima di odio, terrore, paura che stiamo vivendo in questi giorni diventa imperativo fermarsi e ristabilire alcuni concetti fondamentali, per evitare di farsi trascinare dal vortice del caos mediatico e politico.

Le notizie che giungono dalla Siria e dall’Iraq, sulle persecuzioni delle minoranze cristiane e yazidi, da parte di Isis stanno scuotendo l’opinione pubblica mondiale. Non è accettabile, né moralmente, né civilmente, né religiosamente, che una persona o un gruppo di persone vengano minacciate e subiscano violenza per la loro appartenenza etnica e/o religiosa e ogni atto che sia contrario al principio universale dell’uguaglianza tra esseri umani è da condannare senza riserva alcuna.

Il rispetto della sacralità della vita umana è alla base di ogni società civile e deve essere il presupposto su cui fondare ogni ragionamento e ogni azione.

Oggi il dialogo, la fratellanza, la solidarietà, l’umana vicinanza vengono fortemente minacciati. Si rischia di veder bruciati, insieme a case, luoghi di culto, monumenti e libri, anche secoli di convivenza, rispetto e confronto. La Siria e l’Iraq sono infatti la culla delle religioni monoteiste e della civiltà e sono da sempre un esempio di tolleranza, fratellanza e apertura all’altro, con tutte le difficoltà che si sono presentate nel tempo. Ed è proprio da questo punto che bisogna partire: i drammatici accadimenti di questi giorni non devono farci dimenticare che la convivenza serena e fraterna tra cristiani e musulmani in questi due paesi dura da secoli, da quando, cioè, sono nate e si sono sviluppate queste due grandi civiltà. È un errore storico attribuire il merito della pacifica e costruttiva convivenza ai regimi che governano questi due paesi. Tutt’altro: le loro politiche hanno comportato l’inasprimento dei rapporti tra le diverse comunità che compongono le rispettive società civili, creando un clima di tensione che è l’avamposto del settarismo.

La situazione in Iraq e Siria negli ultimi anni è diventata quantomeno drammatica: la guerra scatenata contro l’Iraq nel 2003 e di fatto mai finita (quella che è stata venduta al mondo come guerra per esportare la democrazia) e la repressione del regime di Damasco contro quello che dovrebbe essere il suo stesso popolo, iniziata nel 2011 dopo quarant’anni di dominio della dinastia degli Assad , hanno provocato centinaia di migliaia di morti. Son due situazioni diverse, ma le conseguenze sulla popolazione e sugli equilibri sociali sono tristemente simili. Di fatto la guerra, i bombardamenti, gli stupri, i sequestri, la tortura, le violenze sono l’humus in cui nascono e crescono i germogli malefici del terrorismo. Sono in molti ad approfittare della situazione di generale caos per condurre guerre parallele e fare i propri interessi e gli interessi dei loro mandanti. Il caso di Daesh/Isis, il famigerato Stato islamico di Siria e Levante, ne è una prova. Orde di barbari mercenari si sono infiltrati nei due paesi, armati e formati da potenze straniere e di fatto sostenuti e lasciati liberi dai governi dei due paesi e approfittando della situazione di totale anarchia, sono diventati una potenza. Da più di un anno i siriani gridano che Isis non è contro Assad, ma contrasta, stupra e uccide i suoi oppositori e soprattutto bestemmia e calunnia l’islam dicendo che opera in nome della fede. Nessuno ha dato ascolto ai siriani, anzi, parte della politica e della stampa ha continuato a etichettare Isis come ribelli anti-Assad, cosa del tutto falsa perché In Siria Isis si muove e opera solo dove le truppe governative si sono ritirate e apre il fuoco, perseguita e massacra i civili e gli oppositori al regime.

Oggi Isis è una potenza militare che spaventa e di fronte all’escalation della sua violenza, che ha portato in Iraq all’avvicinamento a zone dove sorgono giacimenti petroliferi, sembra che il mondo si stia svegliando. Nessuno ha mosso un dito per i civili siriani (+ dell’80 per cento musulmani), uccisi da questi barbari, arrivando persino a negare il massacro, ma oggi che si grida alla persecuzione delle minoranze, in Siria come in Iraq, scatta l’allarme. Passerebbe quindi il messaggio che se a morire è la maggioranza musulmana poco importa, ma guai a toccare gli altri. Così facendo si fa solo il gioco di Isis che vuole creare tensione e fomentare l’odio settario. In questo quadro i regimi cantano vittoria, spacciandosi come tutori delle minoranze e la già inaccettabile morte di innocenti viene persino strumentalizzata.

È necessario, quindi, fermarsi e fare chiarezza:

1- In Siria la principale causa di morte sono i bombardamenti aerei operati dal regime siriano, che colpiscono in maniera scellerata e indiscriminata tutta la popolazione, distruggendo e uccidendo a prescindere dalla fede e dall’etnia; ad oggi si contano oltre 200 mila vittime in 41 mesi, di cui oltre 18 mila sono bambini sotto i 16 anni. In Siria muoiono musulmani, cristiani, laici, atei, curdi e armeni da oltre 3 anni. E’ un genocidio che colpisce l’intera popolazione.

2- In Iraq persino l’Onu ha smesso di contare i morti, ma ormai più fonti affermano che sarebbero circa un milione; i cristiani sono tra il 5 e l’8% della popolazione, hanno subito e subiscono le sofferenze e le atrocità che subiscono tutte le altre componenti sociali. Con l’avanzata di Isis la loro situazione è persino peggiorata e sono iniziate le minacce, le persecuzioni casa per casa con tanto di marchiatura in stile nazista. Alle persecuzioni contro gli yazidi si sta dando una valenza religiosa, ma in realtà Isis è interessata ad occupare le loro terre per mettere mani sui giacimenti petroliferi.

3- Isis non rappresenta il sentimento, i valori, i principi dell’islam, tutt’altro: Isis va definito per quello che è, ovvero un gruppo (anche se si definisce Stato) di terroristi mercenari il cui operato è contrario alla fede islamica. Isis sta uccidendo i musulmani in Siria e in Iraq e sta uccidendo con loro le altre componenti etniche e religiose. Isis strumentalizza, mortifica e bestemmia il nome di Dio. L’unica divinità a cui risponde Isis è il denaro. Isis non rappresenta i siriani, non rappresenta gli iracheni, non rappresenta l’islam.

4-Isis è formata da mercenari stranieri che non hanno nulla a che spartire con la causa del popolo siriano che si è opposto a quasi mezzo secolo di tirannia, né con la causa del popolo iracheno che ormai lotta per la sua sopravvivenza dopo anni di genocidio. Isis è una creatura dei servizi segreti internazionali che trova sostegno in diverse monarchie e stati stati finalizzata a “creare scompiglio”, a condurre guerre per procura. Per approfondire di leggano questi articoli: http://www.sirialibano.com/tag/isis, http://www.pagina99.it/news/mondo/6681/Che-succede-in-Iraq.html, http://popoffquotidiano.it/2014/08/11/hillary-clinton-lisil-e-roba-nostra-ma-ci-e-sfuggito-di-mano/, http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=107832&typeb=0.

5 – La strategia della falsa informazione sta mietendo tante vittime: foto spacciate per quello che non sono (seguirà un mio articolo sulla bufala della decapitazione dei bambini cristiani) stanno provocando reazioni anche dall’alto, tra i potenti del mondo. Basterebbe un minimo di attenzione e professionalità per verificare l’origine e la matrice di una foto e di una notizia, ma quella mediatica è una guerra che i regimi e i terroristi combattono senza esclusione di colpi e la stampa disattenta e persino complice ne diventa un amplificatore.

Per chi ha fede, per chi crede, per chiunque abbia una coscienza e un minimo di onestà intellettuale sembra persino scontato dover ribadire che non esiste una guerra in nome di Dio, che nulla e nessuno può giustificare la persecuzione, la minaccia, l’offesa e l’uccisione di un innocente. Non cadiamo nel tranello dell’odio settario, non smettiamo di dialogare, non lasciamo che i seminatori di conflitto prevalgano sui costruttori di ponti. Ci vuole tanta determinazione e tanto coraggio, soprattutto ora, ma è proprio di fronte a queste difficoltà che il mondo dei credenti delle diverse religioni e la società civile tutta, laica, atea, debbono stringersi le mani e far sentire che la vera forza è il dialogo e l’impegno per la pace. Non si tratta di buonismo, anzi: è molto più impegnativo ribadire le ragioni del dialogo e tendere verso l’altro che ergere muri e chiudersi nell’inferno dell’odio.

Volendo immaginare un manifesto dei siriani, degli iracheni, dei musulmani che in questo momento vengono associati erroneamente e ingiustamente al terrorismo bisogna ripetere all’infinito: “no, non in nostro nome”. I cristiani sono nostri fratelli, gli esseri umani di ogni religione ed etnia sono nostri fratelli.

Come autrice di questo blog, come siriana, come musulmana lo ripeto anche io e propongo la campagna: “Not_in_our_name”, per dire no alle persecuzioni, alle false notizie, ai seminatori di odio.

 

 

Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/08/12/not_in_our_name-le-guerre-e-il-terrorismo-stanno-uccidendo-il-dialogo/

Tell al Zaater, agosto 1976: 3000 morti palestinesi per mano siriana

Dal blog di Valentina Perniciaro:

 

12 agosto 2013

 

3000 cadaveri…un migliaio in più di quelli di Sabra e Chatila: il paese è lo stesso, il Libano, ed anche il sangue è lo stesso,
sangue palestinese, sangue di profughi palestinesi.
La mano non è la stessa però: mentre a Sabra e Chatila i quasi duemila morti vengono fatti sotto ordine israeliano ( a gestire l’operazione c’è Ariel Sharon) e per mano cristiano maronita,
la strage di Tell al-Zaater, la collina del timo libanese, è mossa da mano siriana ( i servi tagliagole maroniti ci son sempre eh!),
visto che era proprio il generale Hafez Al-Assad, al potere dal 1970, che non poteva assistere silenzioso alla possibilità di un governo arabo-palestinese nella sua sfera influenza: il Libano.
Il massacro porta la data di oggi, 12 agosto,
ma già dal 1 giugno diecimila soldati siriani, con l’aiuto di milizie cristiane e dei reparti di Al-Saiqa (organizzazione palestinese di formazione baathista), mettono sotto assedio il campo profughi, con dentro più di 50.000 abitanti.
Un assedio privo di pertugi, dove nemmeno l’acqua e il pane riuscivano a passare,
un assedio di 52 giorni che vide anche molti palestinesi morire di fame e sete.
Fino al 12 agosto, data in cui si entrò nel campo e tremila persone morirono in meno di 24 ore.

Un massacro rimosso,
rimosso dalla memoria araba, che si ostina a mettere sotto il tappeto il sangue palestinese versato per mano araba,
rimosso dalla memoria di chi, asservito alla geopolitica, trova amici ed alleanze nel baathismo come se la storia non c’avesse insegnato nulla,
rimosso dalla memoria di chi si occupa di Palestina ma solo in senso anti-israeliano,
dimenticando questo massacro come i tanti che dal Settembre Nero del 1970 hanno mietuto migliaia e migliaia di vittime palestinesi per mano e scelta dei governi arabi.
I morti della collina del timo continuano ad essere morti di serie B,
anche tra di noi.
Un “noi” che grazie ai deliri geopolitici diventa sempre più pronto a schierarsi con i massacri del figlio di Assad, le milizie armate sciite del Partito di Dio Hezbollah e quelle iraniane, come se potessero essere la controparte alle milizie jihadiste sunnite di Nusra e delle altre componenti qaediste che hanno scippato la rivolta dalle strade siriane trasformandola in guerra civile religiosa.
Stiamo proprio messi male,
povera Palestina, disperata Siria.

a QUESTO LINK, la “ballata di Tell al Zaater” che ho dedicato ad Arrigoni quando fu ucciso.

 

 

 

Fonte:

http://baruda.net/2013/08/12/tell-al-zaater-agosto-1976-3000-morti-palestinesi-per-mano-siriana/

GAZA, 8 AGOSTO 2014: DOPO TREGUA RICOMINCIA L’INFERNO. 5 MORTI TRA CUI UN BAMBINO. CISGIORDANIA: 15 FERITI ALLA MANIFESTAZIONE DI BEIT FURIK. 1 MORTO A RAMALLAH

Da  Gaza:

 

08/08/2014

 

Dalla pagina Facebook di Michele Giorgio

5 ore fa tramite Twitter

  • Onu:durante tregua sono stati estratti da macerie altri corpi di vittime.Morti ora sono 1.922,di cui 1.407 civili, inclusi 448 bambini #Gaza

Michele Giorgio

6 ore fa tramite Twitter

  • Suleiman, Ahmad e Mahmoud Abu Haddaf.Sono nomi dei componenti di una stessa famiglia colpita a Qarara.Oggi 5 morti,tra cui 1 bambino #Gaza

Michele Giorgio

13 ore fa

Si chiama Ibrahim al-Dawawseh il bambino palestinese di 10 anni ucciso in bombardamento israeliano a nord di #Gaza

 

Michele Giorgio

14 ore fa

Pesante bombardamento dal mare. La Marina israeliana sta prendendo di mira Beit Lahiya. Attacchi aerei a sud, nel Corridoio Filadelfia, tra Rafah e l’Egitto. Da #Gaza in totale 20 lanci di razzi
Decine di feriti in bombardamento israeliano su al Karama #Gaza

 

Michele Giorgio

15 ore fa

Gaza già colpita più volte da aviazione e artiglieria

Michele Giorgio

15 ore fa

Netanyahu ordina alle forze armate di riprendere gli attacchi contro Hamas, ossia Gaza. I palestinesi hanno lanciato stamani almeno 10 razzi dopo fine tregua umanitaria.

 

Michele Giorgio

17 ore fa tramite Twitter

  • Migliaia di palestinesi sono in fuga ad Est di #Gaza city e in altre località per timore di attacchi israeliani. Nuovi lanci razzi

· · @michelegiorgio2 on Twitter ·

 

Michele Giorgio

17 ore fa tramite Twitter

  • L’artiglieria israeliana ha ripreso a sparare, movimenti di carri armati lungo le linee tra #Gaza e Israele

Michele Giorgio

17 ore fa tramite Twitter

  • Lanci di razzi da Gaza verso Ashqelon e altre località del sud di Israele #Gaza

 

Michele Giorgio

19 ore fa tramite Twitter

  • #Gaza: Hamas e Jihad dal Cairo annunciano che le loro organizzazioni non prolungheranno la tregua

Michele Giorgio

19 ore fa tramite Twitter

  • Mancano meno di 2 ore scadenza tregua uman..Palestinesi riuniti Cairo per decisione finale su estensione. 2 razzi lanciati su Israele #Gaza

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Report d’inizio giornata:

 

Da Meri Calvelli

 

Gaza 8 agosto 2014 – dopo tregua – purtroppo ricomincia l’inferno

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Oggi è un mese esatto dall’inizio dell’attacco Operazione “Protective edge” 1938 le vittime accertate fino a questo momento gran parte civili di cui 460 bambini e 246 donne.
Dopo 72 ore di di tregua, realizzata per dare la possibilità alle parti di discutere un cessate il fuoco duraturo nel rispetto delle richieste di ognuno, siamo giunti ad un nulla di fatto. Nessuno ha accettato anche solo una delle richieste avanzate. Da una parte Israele ha chiesto il disarmo incondizionato ad Hamas; dall’altro le forze palestinesi unite hanno chiesto l’apertura dei confini di Gaza, la possibilità di navigare e muoversi nel resto del mondo come tutti gli esseri umani.

Niente di questo è stato anche solo presto in considerazione; nessuna valida mediazione e’ stata in grado di poter dare una risposta immediata a queste richieste. Altresi, sono iniziati subito i confronti armati dall’una e dall’altra parte. Un ennesimo bombardamento dentro Gaza che dice aver colpito strutture militari ma che portano in obitorio un altro corpo di un bambino e altri feriti.
Dall’altra parte barrage di missili caduti sulla zona sud di Israele senza fare vittime. Di nuovo al via la mattanza armata, tra la gente che ancora non sa dove e come ripararsi.

Non e’ possibile pensare alla continuazione di questo scontro…

 

Fonte:

http://freepalestine.noblogs.org/post/2014/07/26/aggiornamenti-da-gaza-3/

 

 

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Dalla Cisgiordania:

Aggiornamenti dalla pagina Facebook di Samantha Comizzoli

2 ore fa

Anche oggi in West Bank, oltre ai feriti, c’è stato un martire: Mohamed Ahmed, 20 anni, del campo profughi Al Arami a Ramallah. israele lo ha ucciso con proiettili al petto. Onore al martire.

Foto: Anche oggi in West Bank, oltre ai feriti, c'è stato un martire: Mohamed Ahmed, 20 anni, del campo profughi Al Arami a Ramallah. israele lo ha ucciso con proiettili al petto. Onore al martire.

Report dal blog di Samantha Comizzoli:

 

venerdì 8 agosto 2014

BEIT FURIK: CORAGGIO, COLLERA, CUORE

Oggi in Palestina era venerdì, ma era anche un altro giorno di rabbia contro l’occupazione nazista israeliana.

Da Nablus, con 3 autobus, arriviamo al campo profughi di Balata. Da qui partiremo tutti assieme, marciando, fino a raggiungere il checkpoint di Beit Furik.

Quando arriviamo a Beit Furik è già l’inferno. Al checkpoint sapevano che saremmo arrivati oggi perchè la manifestazione era stata annunciata. Cerchiamo di usare i blocchi di cemento per proteggerci dagli spari. Fino a quando sparano gas lacrimogeni e sound bomb va ancora bene, perchè vedi la traiettoria. Quando però sparano proiettili veri il discorso cambia. Senti il sibilo, ma non li vedi. I cecchini si sono appostati fra i cespugli. Sparano su persone con le braccia alzate o che tirano pietre.

Sono davanti al checkpoint e in piedi, dietro ad un blocco di cemento. Sparano, davanti a me c’è uno shebab con una kheffia bianco/nera che sta camminando verso di me per cercare altre pietre. E’ ad un metro davanti a me quando sparano, io mi abbasso, lui no. Quando mi rialzo mi si inginocchia davanti e piega la testa. Gli hanno sparato dietro alla testa, dalla kheffia una macchia di sangue si spande. Urlo, urlano e corrono gli shebab, che lo prenderanno in braccio per caricarlo sull’ambulanza. Da lì in poi è un susseguirsi di feriti da proiettili veri, quasi tutti alle gambe; tranne uno negli occhi. Un ragazzo giovane che, sapremo poi dall’ospedale, ha perso un occhio.

Seguo uno dei feriti alle gambe fino all’ambulanza perchè continuano a sparare e, anche questa volta, sparano sull’ambulanza.

C’è stato un momento durante la manifestazione che si è dovuti arretrare parecchio. Così mi sono messa davanti agli shebab, con le braccia alzate e senza kheffia. Per fargli capire che avrebbero sparato ad un’internazionale. E’ andata bene per un po’, poi, una merda di cecchino ha iniziato a “giocare”… Mi puntava, sparava, io mi abbassavo e quando mi alzavo sparava di nuovo. Dopo tre volte ho scelto di arretrare e non “rimanere in piedi e fermare il gioco” per un solo motivo: ho avuto paura che ferisse qualcun altro vicino a me, magari uno shebab.

Un altro “gioco” di oggi è stato attaccare la stampa presente. Dapprima spintonati per farli spostare ed evitare che documentassero; e dopo, quando avevano scelto un’altra postazione, presi di mira dalla “skunk water”. La skunk water l’hanno fatta arrivare assieme ai rinforzi (altre 5 jeeps), spara un liquido non identificato che provoca forti pruriti e un odore che riesce a farti vomitare e ti rimane addosso per 15 giorni. Insomma, un’arma chimica.

Gli shebab oggi sono stati strepitosi. Hanno lottato per quattro ore, con un caldo atroce, senz’acqua (perchè è finita a tutti nella prima ora) contro a dei cecchini che sparavano proiettili veri.

Il bilancio finale è di 15 feriti, nessuno grave, tranne il ragazzo che ha perso l’occhio. Sono proiettili molto piccoli che quando ti colpiscono fanno un buco enorme, ma non penetrano in profondità da trapassarti.

Lo so che è orribile che io ne parli in questo modo così tecnico e poco umano, ma oramai sono convinta che nessun messaggio umano possa trasmettervi quello che si vive e si prova qui.

A me, che lo vivo, vedere uno shebab che mi si accascia davanti con la testa che sanguina; cambia la vita. Per voi, voi che state leggendo o guardando il video, sentirete un pugno allo stomaco (forse), ma non dovete fare i conti con il problema.

Dopo la manifestazione, solitamente corro a montare il video perchè ci metto circa 4 ore. Oggi gli shebab mi avevano invitata a Sama Nablus, un parco sopra alla città da dove c’è una vista bellissima.

Già da tempo sto facendo uno sforzo enorme per restare umana, mi sto piano piano macchinizzando, sto diventando orribile. E’ il mostro che come un cancro ti entra nel cervello. E ti occupa. Così ho pensato che avere una bella serata a Sama Nablus avrebbe tolto un po’ di quel nero che sta crescendo dentro di me.

Ma non ce l’ho fatta. Dopo un paio di ore sono tornata qui a montare il video e a scrivervi questo report.

Per annullare almeno una parte del mostro, avrei bisogno di una bellezza così travolgente che qui non ho.

 

E la fine, a questo punto, è imposta. Va avanti la macchina e si ferma l’umanità. La foto che ho scattato del corteo a Balata rispecchia benissimo quello che ci stanno facendo.

Pubblicato da samantha a 13:56
Fonte:
http://samanthacomizzoli.blogspot.it/2014/08/beit-furik-coraggio-collera-cuore.html