Fonte:
https://twitter.com/notav_info/status/1288787767028322304/photo/1
di Checchino Antonini
Scrive Nicoletta Dosio: «La lotta paga e non è vero che il più prepotente ha sempre ragione. Quest’esperienza ci dimostra che l’opposizione collettiva all’ingiustizia è l’unica arma vincente. Ma la strada della ribellione non si interrompe qui: ora dobbiamo batterci per la libertà di tutte e tutti. Un grazie a Valentina ed Emanuele, i nostri avvocati per i quali diritto e giustizia vanno ben oltre i banchi dei tribunali. Un abbraccio a voi che avete condiviso con me quest’esperienza e che continuate testardamente, giorno dopo giorno questa nostra avventura di liberazione: il viaggio non è finito, la lotta continua». Per effetto di una decisione della Cassazione sono state cancellate le misure restrittive a carico di Nicoletta Dosio, la militante No Tav che viola sistematicamente gli arresti domiciliari per protesta contro una misura evidentemente “politica” della magistratura. Si tratta di quelle emesse nell’inchiesta sugli incidenti avvenuti in Valle di Susa nel giugno del 2015. Nicoletta, comunque, non torna completamente in libertà perché nell’ambito di un altro provvedimento è sottoposta al divieto di dimora a Susa, anche questo teso a evitare che prenda parte alla lotta contro il mega elettrodotto. La Suprema Corte, in particolare, nell’inchiesta sugli episodi del giugno 2015 ha annullato la prima misura restrittiva, l’obbligo di firma dai carabinieri, emessa la scorsa estate. La Dosio aveva cominciato subito a non rispettare la disposizione e, di conseguenza, era stato disposto un aggravamento del regime cautelare. Non si conoscono le motivazioni, ma gli avvocati difensori avevano sollevato una questione sull’uso di video da parte della accusa. Il provvedimento degli ermellini riguarda anche un altro No Tav, Fulvio Tapparo. Dosio resta soggetta al divieto di dimora a Susa in una seconda indagine, relativa a dimostrazioni in Valle di Susa del dicembre 2015 e gennaio 2016.
Ecco come riassume la vicenda il sito www.notav.info/
Con il provvedimento della Cassazione, reso operativo da oggi, Nicoletta non è più agli arresti domiciliari. Con tutto l’adoperarsi del procuratore Spataro, che voleva libera Nicoletta, per sminuire la sua resistenza individuale e collettiva, sono venuti alla luce inquietanti giochi di potere sulla pelle di tutti noi.
Nicoletta da oggi non è più sottoposta agli arresti domiciliari, dai quali è sempre evasa, con la sentenza della Cassazione alla quale si erano rivolti gli avvocati notav.
Spataro stai sereno, alla fine ci pensa la lotta: del movimento e degli avvocati notav!
Ci pare sia giunto il momento, anche alla luce delle ormai frequenti esternazioni della Procura, ed in particolare del suo Capo Spataro, di cercare di ricapitolare la complicata vicenda giudiziaria di Nicoletta, caratterizzata dai maldestri e goffi tentativi dello stesso Spataro di porre grossolane pezze ad una situazione creata dai suoi sottoposti e che sta evidentemente generando non pochi imbarazzi e conflitti tra gli stessi magistrati. E’ una storia che dovrebbe interessare tutti.
Partiamo da una necessaria cronistoria:
Il provvedimento giudiziario appare subito l’ennesimo atto vessatorio: segue all’applicazione di innumerevoli precedenti misure cautelari con il chiaro intento di indebolire il Movimento, di piegarne le ragioni alla forza della repressione e di dividerlo tra violenti e non. Le misure vengono applicate, come d’altronde quasi sempre anche precedentemente, nei confronti di soggetti incensurati; colpisce diversi ultrasettantenni; si caratterizza per il consueto sovradimensionamento dei fatti addebitati e, soprattutto, viene applicato a distanza di un anno dai fatti contestati, quando, come insegna la Cassazione e persino la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, più passa tempo dalla commissione dei supposti reati, meno senso ha applicare le misure cautelari, che già di loro dovrebbero costituire una “extrema ratio” da applicarsi esclusivamente in presenza di gravi ed impellenti ragioni.
Tutti i destinatari delle misure cautelari vengono considerati ugualmente responsabili, al di là delle rispettive e singole posizioni o condotte, di tutti gli episodi che si verificano quel giorno e tutti, egualmente, vengono additati come portatori di “elevata pericolosità”.
Subito dopo l’applicazione delle misure cautelari fa il giro dei media la vergognosa fotografia di Marisa che si reca a firmare dai Carabinieri di Susa. L’immagine di una donna canuta, che riesce a camminare solo grazie all’ausilio di un bastone induce il G.I.P. ad una immediata revoca della misura cautelare, che rimane però inalterata per gli altri due indagati a cui vengono contestate le medesime condotte.
E qui ci sta subito un commento: l’Ufficio della Procura della Repubblica è un Ufficio unico che agisce per il mezzo dei suoi vari P.M., tutti coordinati ed organizzati dal loro capo, il Procuratore Capo. Ed allora come è possibile che la medesima Procura da un lato chiede la condanna di Nicoletta per evasione e dall’altro chiede la revoca della misura a cui è seguita quella evasione perché ritiene che in fin dei conti non si tratta di una vera e propria evasione, dal momento che Nicoletta non si è di fatto sottratta ai controlli facendo sempre sapere pubblicamente (siti e fb) dove andava e cosa faceva? Ma soprattutto: com’è che Nicoletta il 21.6.2016 viene sottoposta a misura cautelare perché pericolosa e quando invece la sua evasione diventa difficilmente gestibile dalla Procura, quella pericolosità di colpo non è mai esistita e per questo Spataro chiede la revoca della misura cautelare?
Ed ancora: com’è che Nicoletta è l’unica dei vari raggiunti da misura cautelare per cui non esiste più, o – a leggere le varie istanze di revoca degli arresti domiciliari – addirittura non è mai esistito il pericolo di commissione di altri reati? Per quale ragione invece tutti gli altri suoi coindagati, magari avendo pure rispettato le misure e le restrizioni imposte, continuano ad essere così pericolosi?
Ma proseguiamo nella narrazione e vediamo poi che conclusioni trarre.
Queste però sono beghe interne risibili, quello che indigna in quest’ultima vicenda, così come nella precedente, è che se le esigenze cautelari (pericolo di commissione di nuovi reati) poste a fondamento della richiesta della misura cautelare per Nicoletta fossero cessate perché negli ultimi sei mesi non avrebbe più commesso reati (cosa peraltro non vera anche solo alla luce della condanna per evasione), ma allora perché per gli altri 4 attivisti non è stata formulata analoga richiesta? Forse che hanno commesso altri reati negli ultimi sei mesi? Non ci risulta.
Le mal riuscite acrobazie della Procura e del suo Capo, con tutti i suoi strascichi mediatici e d’immagine, subiscono l’ennesimo schiaffo da opera della Cassazione.
Questo dunque quanto successo a Nicoletta e, sia pure diversamente, ai suoi numerosi coindagati. La situazione è evidentemente ancora in divenire e ne seguiremo gli sviluppi. E’ necessaria però ancora qualche ulteriore considerazione.
Come la Storia (e non solo quella del Movimento Notav) insegna, all’Autorità Giudiziaria è stata delegata l’attività di repressione del dissenso in assenza di una politica capace di rispondere nel merito alla contestazione di scelte economiche, politiche e sociali devastanti adottate da chi pretende di agire in nostro conto secondo dinamiche di rappresentanza che di democratico non hanno più nulla.
L’Autorità Giudiziaria non è mai stata capace di sottrarsi a tale inappropriata delega, trincerandosi dietro il sempre verde “noi interveniamo a fronte della commissione di reati”. Tale locuzione in realtà dimostra tutta la sua fragilità e la sua mendacità se solo si vogliono ricordare tutti quei provvedimenti dalle motivazioni imbarazzanti e vergognose che hanno chiuso i procedimenti a carico di appartenenti alle ff.oo. e che hanno palesato la chiara volontà di non perseguire chi si è macchiato di violenze odiose nei confronti di donne e uomini di qualsiasi età che si opponevano al Tav come ad altre scelte delinquenziali e criminogene. Certo, quando la Procura ha la possibilità, a differenza nostra, di scrivere su La Stampa, su La Repubblica o sul Fatto Quotidiano millantando una attività giudiziaria equa e misurata e mascherandosi dietro un operato corretto, una parte dell’opinione pubblica, magari quella più disattenta e superficiale ma ancora maggioritaria, potrà ancora nutrire quella fiducia invocata da Saluzzo (Procuratore Generale), Spataro (Procuratore della Repubblica) e Perduca (Procuratore Aggiunto) con la lettera a La Stampa del 14.7.2016. Ma chi, a qualunque titolo, frequenta le aule di giustizia sa e sperimenta sulla sua pelle gli esiti di una politica giudiziaria che risponde perfettamente a quella delega politica che abbiamo detto sopra e che non ha interesse a colpire chi dietro il Tav guadagna e specula a dispetto della volontà e della salute popolari e della tutela del territorio. E non ha nessun interesse a perseguire chi esercita violenza sui manifestanti, perché quegli agenti costituiscono il loro indispensabile braccio armato. La fiducia nella giustizia continuate dunque a chiederla a chi scientemente viene mantenuto all’oscuro di queste dinamiche; noi quella fiducia, purtroppo, l’abbiamo persa da tempo.
E d’altronde: come si può avere fiducia nella giustizia quando il più alto rappresentante della Procura torinese, pur di mettere a tacere le ragioni di Nicoletta, si perita di chiedere la revoca di misure cautelari negandone la fondatezza poco prima sostenuta per mezzo dei suoi sottoposti? Come si può avere fiducia nella giustizia quando i suoi rappresentanti, pur di togliersi di mezzo una settantenne che sta portando alla luce tutte le contraddizioni e le ingiustizie che quotidianamente vengono perpetrate nelle aule del palazzo di giustizia, si presta a piegare il diritto e le norme a discapito di coloro che, pur potendo beneficiare delle medesime attenzioni e ragioni, vengono invece ignorati e lasciati a gestire quelle stesse misure cautelari che solo per Nicoletta vengono ritenute ormai superate? Più concretamente: perché l’evasione di Nicoletta può comportare la richiesta di revoca degli arresti domiciliari e non ottiene lo stesso risultato chi invece ottempera alle prescrizioni imposte? Perché dopo sei mesi le esigenze cautelari, poste alla base dell’ultima misura cautelare imposta a 5 militanti per un sit-in, per Nicoletta sono superate e per gli altri no, quando si trovano tutti nelle medesime condizioni?
Perchè non fare invece i conti con il problema di fondo: la politica giudiziaria di aperti intenti repressivi nei confronti del Movimento Notav sta facendo acqua da tutte le parti. Quando si indagano migliaia di persone per fatti bagatellari se non inesistenti (vedi le ultime assoluzioni) mettendo in campo un apparato investigativo mastodontico e sproporzionato, quando non anche discutibile nei suoi aspetti più tecnici; quando si elargiscono a piene mani misure cautelari a soggetti incensurati anche ultrasettantenni (e il caso di Nicoletta non è l’unico) per fatti di oggettiva modestia; quando si costruiscono teoremi accusatori fantasiosi; quando si persevera, al limite del ridicolo, nel sostenere accuse di terrorismo ripetutamente smentite dalla Cassazione; quando ci si spinge a contestare reati d’opinione che ogni società civile ormai ripugna; quando si accusa di atti persecutori per poter sequestrare ed intercettare impunemente sulla scorta di evidenti vaneggiamenti, come tali poi riconosciuti dal Tribunale; quando nelle aule di giustizia si paragona il Movimento Notav alle FARC con intenti chiaramente allarmistici e denigratori; quando si sostiene la divisione del Movimento tra violenti e non violenti al di là di ogni evidenza e senza considerare il costante e pieno appoggio di tutto il Movimento a tutti i suoi indagati ed i suoi incarcerati; quando insomma si fanno carte false per distruggere, per conto terzi, un movimento popolare, senza neppure fare lo sforzo di capirlo e conoscerlo…..beh, quando tutto questo viene fatto prima o poi i nodi vengono al pettine ed, in ogni caso, il Movimento ha già vinto, forte delle sue ragioni e della debolezza di una siffatta magistratura.
E allora, cari Procuratori, vecchi e nuovi, continuate pure a scrivere sui servili quotidiani nazionali, continuate, se vi fa stare meglio, a propagandare le vostre ragioni….provate però a farlo con una maggiore onestà e limpidità e ricordate che noi non smetteremo, sia pure con i nostri più modesti ed onesti mezzi, a smentirvi laddove continuerete a smerciare per equità quella che è invece un’applicazione distorta della legge che contraddice quanto ci costringete a leggere dietro ai vostri scranni: la legge è uguale per tutti. Ci rivediamo in Tribunale nel 2017!
Fonte:
http://popoffquotidiano.it/2016/12/30/nicoletta-dosio-e-libera/
Dichiarazione di Nicoletta Dosio, fatta pervenire stamattina, tramite avvocati, al Tribunale di Torino, per l’interrogatorio di garanzia relativo alla contestazione al mega-elettrodotto Grand Ile Piossasco.
Ancora misure preventive, da firme quotidiane a divieti di soggiorno. A Nicoletta è stato vietato il soggiorno a Susa.
La mobilitazione della Valle di Susa contro il progetto del mega-elettrodotto Grand Ile- Piossasco non nasce ora.
Tra la fine anni ’80 e gli inizi anni ’90 riuscimmo a fermare la grande mala opera, con una lotta che coinvolse le popolazioni e le amministrazioni pubbliche non solo della Valle di Susa, ma della Val Sangone e della Maurienne.
Il parere negativo da parte del Ministero dell’ambiente fermò quella che veniva gabellata come infrastruttura irrinunciabile e quindi vinsero le nostre ragioni: l’esigenza di tutela ambientale e sanitaria, la necessità di un modello di sviluppo e di società alternativi, il rifiuto del nucleare, il diritto alla sovranità popolare, l’opposizione dei territori al destino di corridoi degradati e desertificati, dove tutto passa e nulla rimane.
Quelle ragioni non sono mutate e per rivendicarle, lotteremo sempre, con i metodi della lotta popolare, che rifiuta la guerra tra poveri, ma non fa sconti al sistema e alla prepotenza del partito trasversale degli affari teso, come sempre, anche attraverso le reti di traffico, a perpetuare i propri enormi profitti ed a portare avanti la guerra infinita all’uomo e alla natura.
Le motivazioni del nostro impegno e del nostro agire sono le stesse che migliaia di cittadini hanno sottoscritto in una raccolta di firme, il cui testo riporto:
I Sottoscritti Cittadini della Valle di Susa e dei territori interessati dal progettato Megaelettrodotto a 320.000 Volt Grand Ile – Piossasco
Respingono tale progetto e chiedono alle Amministrazioni ed ai Consigli Comunali dei territori interessati di respingerlo:
perché finalizzato al trasporto energetico dalle centrali nucleari francesi all’Italia e all’Europa, dunque funzionale ad un modello di sviluppo insostenibile e pericoloso, a cui il popolo Italiano ha detto NO con ben due referendum contro il nucleare, nel 1987 e nel 2011;
perché inutile: infatti l’Italia ha un surplus di energia disponibile di ben 25 GigaWatt, cioè il 50% in più del fabbisogno totale italiano, e l’utente paga in bolletta il non utilizzo come rimborso per il mancato profitto dell’ente gestore;
perché costosissimo, pagato per la quasi totalità con denaro pubblico a totale profitto privato;
perché causa di pesanti servitù ai danni dei territori attraversati e di disagi infiniti nel momento della posa in opera; infatti il megaelettrodotto, da Salbertrand a Bussoleno compresi, passerebbe lungo la strada statale 24 e dentro i paesi, a poco più di un metro di profondità;
perché in aperta contraddizione con i principi del risparmio energetico, della salute, della salvaguardia ambientale e della sovranità popolare, nonché in contrasto con lo sviluppo delle fonti energetiche piccole, pulite e rinnovabili.
Rifiutano il metodo delle consultazioni private adottato da Terna, in quanto lo considerano un espediente per aggirare l’obbligo della consultazione e dell’informazione pubblica e trasparente.
Valle di Susa, giugno 2015.
La necessità di dare concretezza e visibilità a tali motivazioni sta alla base degli episodi che codesto tribunale contesta a me e ad altri attivisti.
In realtà, con la nostra presenza sui luoghi dei sondaggi, abbiamo inteso praticare quel controllo popolare e quella sovranità che, secondo la Costituzione nata dall’antifascismo e dalla Resistenza, dovrebbe “appartenere al popolo”, ma che di fatto gli è stata scippata da grandi, sporchi, sempre più incontrollabili interessi: costoro riteniamo nostri nemici e non gli esecutori materiali dei sondaggi, contro cui, ad esercitare intimidazioni o violenze, non siamo stati certo noi, ma, caso mai, il ricatto occupazionale sempre presente.
Per questo motivo rivendico, come diritto e dovere di resistenza e scelta di responsabilità nei confronti delle generazioni future, l’opposizione ai sondaggi funzionali alla costruzione del Cavidotto Grand Ile-Piossasco, per la quale sono state inflitte a me e ad altri attivisti misure preventive, e dichiaro che, per quanto mi riguarda, non intendo rispettarle: le ritengo infatti un tentativo inammissibile, di impedire, con provvedimenti intimidatori, dettati da ragioni politiche e non di merito, il libero esercizio del controllo e dell’opposizione popolare, garantiti dallo spirito e dalla lettera della Carta Costituzionale.
Bussoleno, 29 dicembre 2016
Nicoletta Dosio
Fonte:
Nicoletta Dosio è ormai da mesi sottoposta a misure cautelari ingiuste e che come tali ha da subito scelto di non rispettare. E così dall’obbligo di firma quotidiano si trova agli arresti domiciliari che ha deciso di evadere sin dal primo momento, ed è ora più di un mese che si trova alla Credenza sostenuta dal movimento tutto.
Una scelta fatta con cuore e testa, portata avanti grazie al sostegno di tutto il movimento che con lei condivide una lotta che va avanti da 25 anni, un passo indispensabile per far tornare al centro dell’attenzione del governo e dei media una situazione che rasenta l’assurdo, quella che tutti i giorni viviamo in Val di Susa e in tutto il Paese.
Ci troviamo infatti in un momento in cui è sempre più evidente la necessità delle messa in sicurezza di tutti quei territori colpiti da calamità naturali e quelli che sono a rischio, in cui è sempre più chiara a tutti l’emergenza sociale in cui l’intera popolazione è costretta a vivere, e come risposta ci troviamo soltanto ridicole soluzioni proposte dai soliti politici dall’alto delle loro calde poltrone.
Questa mattina abbiamo accompagnato Nicoletta all’udienza del maxi processo, dove era in programma un presidio in solidarietà agli imputati. Dopo aver letto un comunicato, ha provato ad entrare in tribunale per assistere all’udienza, ma in quel momento è stata intercettata dalla digos di Torino e trasferita in questura per il reato di evasione.
Anche dall’aula 6 del palazzo di giustizia torinese si enunciano comunicati di solidarietà per Nicoletta da parte degli imputati che fanno mettere agli atti e che in segno di protesta, si alzano ed escono dal tribunale.
Nicoletta non è stata trasferita in carcere, ma le sono stati dati nuovamente gli arresti domiciliari presso la sua abitazione a Bussoleno. E’ palese la difficoltà in cui versano tribunale e procura nella gestione di questa situazione, e questo non può che essere una soddisfazione per noi, perchè dimostra ancora una volta che siamo dalla parte giusta.
La lotta prosegue, e per questo questa sera ci si è dati appuntamento alla Credenza alle ore 18 per discutere sui prossimi passi da fare.
Nicoletta Libera! Liberi Tutti!
Avanti No Tav!
Questo di seguito è il testo letto da Nicoletta fuori dal tribunale prima di entrare essere arrestata
Quanto tempo è passato da quando i Padri costituenti, ancora animati dal vento di Liberazione che spazzò via il nazifascismo e accese nuove, ahimè disattese speranze, dichiaravano che
«La resistenza, individuale e collettiva, agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino».
Quei diritti, quei doveri, per noi, per me, non sono un semplice slogan, ma ispirazione di vita e di azione.
Dalla prima misura cautelare inflittami, l’obbligo di firma, sono passati ormai quattro mesi. Ora, attraverso i successivi aggravamenti, sono giunta agli arresti domiciliari, che non sto rispettando.
Continuo la mia consapevole, condivisa, felice evasione contro provvedimenti preventivi che sono più che mai strumento di intimidazione, tentativo di minare una lotta giusta e collettiva, per questo irriducibile.
Evidentemente, il mio gesto di ribellione, che sono determinata a portare avanti fino in fondo, ha rotto lo schema di repressione che umilia le persone e le rende subalterne alle decisioni vendicative dei tribunali. La palese difficoltà del tribunale di Torino ad applicare quella che chiamano “l’obbligatorietà dell’azione penale” di fronte al mio pubblico e rivendicato “reato” di evasione è il maggior riconoscimento della forza di popolo che mi sostiene e insieme un messaggio attivo di fiducia e incoraggiamento per quanti subiscono arbitrii giudiziari che sembrano incontrastabili.
Un’evasione che vuole essere nuova tappa della lunga resistenza collettiva praticata dal movimento NO TAV contro i grandi, sporchi interessi del partito trasversale degli affari.
In questo mondo dove il dominio dei più forti sui più deboli si fa guerra, razzismo, sfruttamento, devastazione sociale e ambientale, gravissima emergenza democratica contro chi non si adegua, si aprono tribunali e carceri.
Oggi, nel vostro Palazzo, per l’ennesima volta, si processano, insieme ai cinquantatre compagni imputati, la Libera Repubblica della Maddalena e tutto il popolo NO TAV.
Anch’io sono parte di questo popolo, perciò sono qui, a testimoniare, come ho sempre fatto, complicità a compagne e compagni
Ho vissuto le giornate intense della Libera Repubblica, in cui si rafforzarono le radici della liberazione di Venaus e sperimentammo l’utopia realizzabile del ricevere da ognuno secondo le sue possibilità e del dare ad ognuno secondo i suoi bisogni.
Ero sulla barricata Stalingrado il 27 giugno 2011, a praticare la resistenza popolare contro gli armati e le ruspe giunte a sgomberarci. Ho visto e subìto la violenza poliziesca. Ho percorso i sentieri della Clarea il 3 luglio. Ho praticato l’assedio collettivo al cantiere; con donne, uomini, anziani e bambini ho respirato le migliaia di lacrimogeni lanciati quel giorno.
Il ricordo e l’indignazione per tanta ingiustizia sono, insieme alle ragioni della opposizione comune contro le grandi male opere e il modello di vita e di sviluppo che le genera, alimento potente di una lotta che dura, si rafforza, si allarga e vincerà.
Non sono qui per costituirmi o per fiducia nella vostra giustizia: sarà la storia che ci assolverà.
Torino, 3 novembre 2013
Nicoletta Dosio
Fonte:
Stamane alle 6 la Questura di Torino si è presentata a casa di Nicoletta notificandole la misura cautelare degli arresti domiciliari emessi dal gip Ferracane in sostituzione a quella dell’obbligo di dimora.
Ricapitolando le tappe di questa vicenda giudiziaria, ricordiamo come Nicoletta fu sottoposta il 23/06 alla misura di obbligo di presentazione quotidiana ai carabinieri di Susa, mai ottemperata, e che in data 27/07 tale misura, su ricorso di Rinaudo, fu aggravata con quella dell’obbligo di dimora in Bussoleno.
Nicoletta in tour in giro per l’Italia con “Io sto con chi Resiste” ha violato sistematicamente anche questa applicazione e dichiarato pubblicamente, in molte occasioni, la sua volontà di non rispettare queste ingiuste imposizioni.
A seguito di due segnalazioni di violazione da parte della polizia, tra le tante, emerge dalle carte consegnate oggi a Nicoletta come ella abbia commesso reato “nonostante avesse ben compreso il contenuto della misura cautelare e delle relative prescrizioni (che ha espressamente dichiarato di rifiutare), addirittura non presentandosi all’interrogatorio di garanzia fissato …” e come “tali condotte dimostrano che la misura originariamente apllicata) e nonostante i divieti le fossero stati espressamente ribaditi ella ha ripreso, o meglio, ha continuato a “tresgredire”.
Queste, per noi tutti, sono note di merito che attestano il coraggio di una giusta battaglia.
Come movimento No Tav sosterremo Nicoletta in questa sua lotta di libertà per tutti e tutte e ribadiamo insieme a lei che non ci metterete mai in ginocchio.
Ci diamo appuntamento alle 19 di fronte alla sua abitazione a Bussoleno, in Via San Lorenzo.
Libertà per Nicoletta!
Libertà per tutti i No Tav!
Fonte:
http://www.notav.info/post/notificati-a-nicoletta-dosio-gli-arresti-domiciliari-appuntamento/
Fonte:
http://www.notav.info/post/non-potete-fermare-il-vento-gli-fate-solo-perdere-tempo/
Fonte:
http://www.notav.info/post/nicoletta-dosio-rifiuta-le-firme-giornaliere-video/
Con un tempismo quantomai sospetto, appena terminate l’elezioni di Torino, sono i pm con l’elmetto a prendersi le luci della ribalta proseguendo nella continua crociata contro i notav.
All’alba di questa mattina è scattata un’ennesima operazione contro il movimento che vede coinvolti 23 notav, tra studenti universitari e ultrasettantenni, residenti in Valle a Torino e in altre città italiane.
Questa volta viene incriminata la giornata del 28 giugno 2015 quando la marcia notav ruppe i divieti e fece cadere reti e barriere con l’orgoglio!
Sono 23 i notav coinvolti in totale e sono:
Tra i tre notav tradotti al carcere delle Vallette, c’è Fulvio, valligiano degli Npa di 64 anni che ha rifiutato di stare ai domiciliari. Nicoletta e Marisa, colpite dall’obbligo di firma giornaliero, hanno oltre 60 anni.
Ci troveremo questa sera in assemblea a Bussoleno alle 21 come già previsto, per discutere insieme le prossime iniziative per la liberazione di tutti e tutte, in vista dell’estate di lotta.
Avanti notav!
(seguiranno aggiornamenti più precisi)
Fonte:
Oggi dalle 19 più di 200 persone si sono trovate davanti al carcere Lorusso Cotugno per far sentire la propria vicinanza a tutti i notav rinchiusi da questa notte e agli altri ragazzi arrestati nei giorni scorsi. Ogni volta un presidio davanti ad un’istituzione totale come è il carcere fa montare la rabbia e sapere che ci sono persone che conosciamo bene dentro, è ancora più difficile.
Giovani che lottano per la libertà di tutti, con generosità e coraggio difendono una Valle e dei valori, come l’antirazzismo e l’antifascismo, in prima persona, mettendo la paura in un angolo, mettendosi in gioco in prima persona. Per questo sono lì.
Ed oggi lo abbiamo detto forte, prima con un piccolo corteo fino alle recinzioni del carcere e poi in presidio tra fuochi di libertà e bandiere al vento.
Abbiamo imparato una cosa in questi anni: la resistenza si fa un passo alla volta, con impegno e dedizione, e senza paura, perché tra le nostre montagne non è più di casa da molto tempo.
A Cecca, Donato, Luca, Damiano, Mattia, Nicola,Francesca, Jacopo, Gianluca, Pierpaolo, Alex, Valeria, Checco, Carlo, Liberi Tutti, avanti notav!
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