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L’Aja archivia l’inchiesta contro il presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir. Alla fine la Corte penale internazionale ha ceduto alle pressioni internazionali, soprattutto africane, e ha deciso di sospendere (momentaneamente, ha precisato il procuratore generale Fatou Bensouda) le indagini per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio nei confronti dell’ex generale che nelle scorse settimane aveva annunciato la ricandidatura alle elezioni presidenziali del 2015.
Non sono mancate le reazioni del fronte colpevolista, in particolare delle organizzazioni per i diritti umani, che hanno deplorato la decisione della Cpi denunciando che in questo modo per le trecentomila vittime del conflitto e della crisi umanitaria non ci sarà mai giustizia.
Il procuratore Bensouda, ha risposto puntando il dito contro il Consiglio di sicurezza delle Nazione Unite (dove uno dei membri permanenti è la Cina, grande alleato di Khartoum) per non aver sostenuto l’inchiesta.
L’apertura dell’indagine nei confronti di Bashir era stata voluta dall’allora procuratore capo Luis Moreno Ocampo, che aveva ricevuto i documenti della Commissione internazionale di inchiesta sul Darfur guidata dal giurista italiano Antonio Cassese.
Gli inviati Onu, dopo un lavoro sul terreno durato alcuni mesi, avevano rilevato gli estremi per l’ipotesi di reato di crimini contro l’umanità ma non per genocidio. Incriminato nel 2009, il suo caso è stato il primo di un capo di Stato in carica perseguito dal tribunale dell’Aja.
L’Unione Africana contestò da subito le accuse a lui rivolte e due anni dopo l’avvio dell’inchiesta senza che fossero state raccolte nuove prove a carico di Bashir, in una riunione straordinaria ad Addis Abeba adottarono una dichiarazione con cui i paesi aderenti rinnegavano lo Statuto del Tribunale di L’Aja e avanzarono una richiesta formale per sottrarre il presidente sudanese Omar al Bashir e Uhuru Kenyatta e William Ruto, rispettivamente presidente e vicepresidente del Kenya, alla giurisdizione della Cpi.
È opinione comune tra i leader dell’Ua che ci sia un orientamento unidirezionale da parte dei giudici dell’Aja nei confronti del continente nero contestando che molti degli inquisiti, e gli unici condannati, siano africani.
E questo elemento deve aver pesato non poco sulla decisione del procuratore Bensouda.