Come Vittorio Arrigoni da Gaza ricordava la dichiarazione di Balfour

2 novembre 1917 2 novembre 2010: Balfour a Gaza
11/11/2010
Il mio pezzo di ieri per Infopal.it:

Il 2 novembre del 1917 sir Arthur James Balfour con la sua dichiarazione di adesione al progetto sionista di occupazione e colonizzazione della Palestina, dava il via ad un secolo di pulizia etnica dei palestinesi.

 

Per commemorare questo infausto giorno, che a distanza di 93 anni continua a ripercuotersi in epidemia di distruzione, di privazione di diritti e terra, di incarcerazione di esistenze e intere città,per ribellarci all’idea di come un potenza occupante abbia potuto avallare una catastrofe tale,muniti solo delle nostre bandiere e di un megafono martedì scorso siamo andati con alcuni volontari di Beit Hanoun a manifestare dinnanzi ai cecchini di Erez:

Così Saber alZanin, coordinatore dei volontari di Local Initiative:

Siamo qui oggi dinnanzi al confine Nord della Striscia di Gaza a protestare contro la creazione della “buffer zone”, tramite la quale Israele ci ha sottratto di fatto il 35 % delle terre coltivabili. Oggi è il 2 novembre 2010, nello stesso giorno 93 anni fa il governo britannico dette via libero al progetto sionista per la creazione di uno stato ebraico in Palestina. Qui nella terra dei nostri nonni, la terra degli ulivi, è passato di generazione in generazione il messaggio di respingere con tutte le nostre forze la promessa fatta dal Regno Unito ai sionisti,  tramite quella disgustosa dichiarazione di da Arthur Balfour. Dopo 93 anni la nostra generazione sta ancora aspettando che giustizia sia fatta e che i diritti sottratti ai nostri nonni ci siano restituiti. A dispetto di tutti i paesi che cospirano con Israele contro di noi, che ne sono complici,  la nostra resistenza è ancora attiva e i nostri diritti radicati su quella terra che ci è stata rubata. Ringraziamo tutti coloro, dal di fuori dalla Palestina ci sostengono, la solidarietà internazionale che in questi mesi si è dimostrata attiva con i convogli, le flotte di navi e qualsiasi dimostrazione in nostro favore in Europa e negli Stati Uniti. Apprezziamo e siamo fieri dei cittadini inglesi che solidarizzano con la nostra causa ma vogliamo ricordare loro che il loro governo, passato e presente, e’ una delle principali cause della nostra miseria. Quindi prima di arrivare a Gaza invitiamo gli attivisti inglesi  a ribellarsi al loro governo ancora oggi complice dei sionisti d’Israele”.

Un messaggio, quello di Saber, colto in pieno da Adie Mormech , compagno di Manchester dell’International Solidarity Movement. Adie ritiene che la gente del suo Paese ha il dovere di riparare ai torti del coinvolgimento britannico alla pulizia etnica della Palestina:

Il ruolo del governo britannico come sostenitore d’Israele e’ molto simile a come la Gran Bretagna ha contribuito al sistema dell’apartheid in Sud Africa. Fortunatamente molti cittadini britannici si sono mobilitati contro il regime dell’apartheid, appoggiando il boicottaggio al governo razzista sudafricano fino alla sua estinzione. Oggi in Gran Bretagna e in tutto il mondo il movimento di boicottaggio, disinvestimento e di sanzioni verso Israele cresce progressivamente mentre la comunità internazionale continua a permettere a Israele  di mantenere Gaza sottoposta ad una sorta di assedio medievale, la Cisgiordania e Gerusalemme occupate e i palestinesi sotto persistente regime di e discriminazione e pulizia etnica. Come è avvenuto per il Sud Africa, sta alle persone di coscienza in tutto il mondo unirsi al movimento fino a quando Israele non rispetterà il diritto internazionale e permettera’ ai palestinesi gli stessi diritti umani di qualsiasi altro popolo“.

Allontanandoci da Erez abbiamo sentito poco distante da noi i rumori sordi di spari provenienti dalle torrette di sorveglianza al confine: alla fine della giornata si conteranno 2 civili gambizzati dai cecchini israeliani.

Il giorno dopo, una sottaciuta nuova dichiarazione di Balfour veniva firmata, questa volta non dai britannici  bensi’ da Obama, col sangue palestinese.

Una nave da guerra statunitense al largo del mediterraneo lanciava un missile teleguidato verso il centro di Gaza city e uccideva il miliziano Muhamad Jamal Nimnim, di 27 anni.

Il primo assassinio “mirato” targato USA nella Striscia di Gaza.

Restiamo Umani,
Vittorio Arrigoni da Gaza city

 

 

 

Fonte:

 

http://guerrillaradio.iobloggo.com/archive.php?y=2010&m=11

STAY HUMAN”: APRE A KHAN YOUNIS IL SECONDO ASILO FINANZIATO DALLA NOSTRA SOLIDARIETA’. OSPITERA’ ANCHE UN CENTRO PER LE DONNE.

Posted on 24 luglio 2015 by dimitri

Stay Human

Possiamo finalmente comunicare – e lo facciamo con enorme soddisfazione – la prossima apertura nella Striscia di Gaza del secondo asilo intitolato ed ispirato alla vita del nostro compagno e amico Vittorio Arrigoni. L’asilo “Stay Human” aprirà i battenti fra meno di due mesi, con l’inizio dell’anno scolastico 2015/2016, nel governatorato di Khan Younis e ospiterà anche un centro per le donne, come spiegato nella lettera che abbiamo ricevuto dai compagni dell’Associazione “Ghassan Kanafani” e che abbiamo appena tradotto.
La realizzazione di questo obiettivo è stata resa possibile sia dalla generosità delle tante persone e associazioni che hanno raccolto il nostro appello, sia dalla determinazione con cui le compagne ed i compagni dell’associazione “Ghassan Kanafani” hanno affrontato le innumerevoli difficoltà dovute all’assedio israelo-egiziano imposto alla martoriata Striscia di Gaza.
Eravamo partiti, all’inizio del 2013, con l’idea di realizzare un asilo a Gaza intitolato a Vittorio, senza alcuna certezza di riuscire nell’impresa , e ci ritroviamo ora ad averne realizzati due. Non lo avremmo mai immaginato, specialmente alla luce delle difficoltà e dei veri e propri sabotaggi che questo progetto ha dovuto affrontare.
Come Freedom Flotilla Italia e associazione Dima, vogliamo ringraziare di nuovo tutte e tutti coloro che hanno reso possibile questo piccolo miracolo della solidarietà internazionalista. Tutte le donazioni sono state fondamentali, ma un ringraziamento particolare non può non andare alla band napoletana dei “99 Posse”, che hanno devoluto alla realizzazione degli asili “Vittorio Arrigoni” e “Stay Human” gli incassi delle vendite del loro ultimo cd.
Ci salutiamo con le fotografie inviateci dai compagni di Gaza e con l’impegno a continuare la lotta e la solidarietà, con Vittorio e la Palestina nel cuore, fino alla vittoria.

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Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/2015/07/24/stay-human-apre-a-khan-younis-il-secondo-asilo-finanziato-dalla-nostra-solidarieta-ospitera-anche-un-centro-per-le-donne/

 

 

LA FREEDOM FLOTILLA 3 HA BISOGNO DEL NOSTRO CONTRIBUTO PER PARTIRE

http://www.freedomflotilla.it/wp-content/uploads/2015/04/Apriamo-Gaza.jpg

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Freedom Flotilla Italia e la Coalizione Internazionale della Freedom Flotilla stanno organizzando una flottiglia che partirà entro la prima metà del 2015 verso Gaza, per sfidare ancora una volta l’illegale blocco israeliano della Striscia.
Le Freedom Flotille sono iniziative di base, autofinanziate, e sono sempre state realizzate grazie ai contributi versati dalle persone di coscienza in tutto il mondo. A queste persone di coscienza ci rivolgiamo adesso, per chiedere di contribuire alla realizzazione della Freedom Flotilla 3.
La campagna italiana Apriamo Gaza, il porto della Palestina include anche il lancio di due nuovi progetti : uno scuolabus e un centro per le donne a Gaza, che porteremo avanti anche dopo la partenza della FF3.
La popolazione di Gaza, sotto assedio oramai da più di nove anni, ha bisogno di solidarietà, di sostegno immediato per continuare a resistere. Ma ha bisogno anche di azioni politiche, di lotta, di sfida diretta all’assedio, coordinate a livello internazionale, che siano in grado di riportare l’attenzione delle istituzioni internazionali sul blocco di Gaza, per cambiare definitivamente lo stato di fatto.
Dopo l’attacco violento della marina israeliana alla prima Freedom Flotilla, il Parlamento Europeo votò la Risoluzione P7-TA-2010-0235 che al punto 6 sollecita gli stati membri a “fare i passi necessari per assicurare la sostenibilità dell’apertura di tutti i valichi da e per Gaza, tra cui il porto di Gaza, con adeguato monitoraggio internazionale dell’utilizzo finale, per consentire il passaggio senza impedimenti delle merci umanitarie e commerciali necessarie per la ricostruzione e un’economia indipendente, come pure i flussi di valuta e la libera circolazione delle persone.”
Nel frattempo, Gaza è ancora sotto blocco, il porto è chiuso e quei “passi necessari” non sono stati ancora fatti.
Al contrario, la situazione umanitaria a Gaza è più critica che mai e peggiora giorno dopo giorno. L’apatia dei media e l’inattività (quando non la connivenza) di molti dei nostri governi costringe noi, le organizzazioni di base, a farci carico della sfida al blocco. Le nostre flottiglie continueranno a navigare finché il blocco illegale di Gaza avrà fine in modo definitivo.
La data di partenza della FF3 si avvicina, abbiamo bisogno del sostegno di tutti: morale, politico e finanziario.
Nessuna donazione è troppo piccola o troppo grande.

Insieme metteremo fine al blocco di Gaza.

 
Freedom Flotilla Italia
Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese
Comunità Palestinese di Roma e del Lazio

 

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/2015/04/19/abbiamo-bisogno-del-tuo-contributo-per-partire/

In memoria di Rachel e Dax

Dal blog di Vittorio Arrigoni:

In Memoriam
~ Rachel Corrie ~

1979 – 2003

Rachel Corrie, 23 anni, attivista statunitense, è stata assassinata il 16 marzo 2003, schiacciata da una ruspa israeliana. Rachel tentava di evitare che la ruspa demolisse l’abitazione di un medico palestinese nella Striscia di Gaza.
Nelle sue ultime lettere racconta ai familiari la Palestina che ha conosciuto partecipando alle azioni dell’International Solidarity Movement.

7 febbraio 2003

Ciao amici e famiglia e tutti gli altri,

sono in Palestina da due settimane e un’ora e non ho ancora parole per descrivere ciò che vedo. È difficilissimo per me pensare a cosa sta succedendo qui quando mi siedo per scrivere alle persone care negli Stati Uniti. È come aprire una porta virtuale verso il lusso. Non so se molti bambini qui abbiano mai vissuto senza i buchi dei proiettili dei carri armati sui muri delle case e le torri di un esercito che occupa la città che li sorveglia costantemente da vicino. Penso, sebbene non ne sia del tutto sicura, che anche il più piccolo di questi bambini capisca che la vita non è così in ogni angolo del mondo. Un bambino di otto anni è stato colpito e ucciso da un carro armato israeliano due giorni prima che arrivassi qui e molti bambini mi sussurrano il suo nome – Alì – o indicano i manifesti che lo ritraggono sui muri.

Rachel si oppone alla ruspaI bambini amano anche farmi esercitare le poche conoscenze che ho di arabo chiedendomi “Kaif Sharon?” “Kaif Bush?” e ridono quando dico, “Bush Majnoon”, “Sharon Majnoon” nel poco arabo che conosco. (Come sta Sharon? Come sta Bush? Bush è pazzo. Sharon è pazzo.). Certo, questo non è esattamente quello che credo e alcuni degli adulti che sanno l’inglese mi correggono: “Bush mish Majnoon” … Bush è un uomo d’affari. Oggi ho tentato di imparare a dire “Bush è uno strumento” (Bush is a tool), ma non penso che si traduca facilmente. In ogni caso qui si trovano dei ragazzi di otto anni molto più consapevoli del funzionamento della struttura globale del potere di quanto lo fossi io solo pochi anni fa.

Tuttavia, nessuna lettura, conferenza, documentario o passaparola avrebbe potuto prepararmi alla realtà della situazione che ho trovato qui. Non si può immaginare a meno di vederlo, e anche allora si è sempre più consapevoli che l’esperienza stessa non corrisponde affatto alla realtà: pensate alle difficoltà che dovrebbe affrontare l’esercito israeliano se sparasse a un cittadino statunitense disarmato, o al fatto che io ho il denaro per acquistare l’acqua mentre l’esercito distrugge i pozzi e naturalmente al fatto che io posso scegliere di andarmene. Nessuno nella mia famiglia è stato colpito, mentre andava in macchina, da un missile sparato da una torre alla fine di una delle strade principali della mia città. Io ho una casa. Posso andare a vedere l’oceano. Quando vado a scuola o al lavoro posso essere relativamente certa che non ci sarà un soldato, pesantemente armato, che aspetta a metà strada tra Mud Bay e il centro di Olympia a un checkpoint, con il potere di decidere se posso andarmene per i fatti miei e se posso tornare a casa quando ho finito.

Dopo tutto questo peregrinare, mi trovo a Rafah: una città di circa 140.000 persone, il 60% di questi sono profughi, molti di loro due o tre volte profughi. Oggi, mentre camminavo sulle macerie, dove una volta sorgevano delle case, alcuni soldati egiziani mi hanno rivolto la parola dall’altro lato del confine. “Vai! Vai!” mi hanno gridato, perché si avvicinava un carro armato. E poi mi hanno salutata e mi hanno chiesto “come ti chiami?”. C’è qualcosa di preoccupante in questa curiosità amichevole. Mi ha fatto venire in mente in che misura noi, in qualche modo, siamo tutti bambini curiosi di altri bambini. Bambini egiziani che urlano a donne straniere che si avventurano sul percorso dei carri armati. Bambini palestinesi colpiti dai carri armati quando si sporgono dai muri per vedere cosa sta accadendo. Bambini di tutte le nazioni che stanno in piedi davanti ai carri armati con degli striscioni. Bambini israeliani che stanno in modo anonimo sui carri armati, di tanto in tanto urlano e a volte salutano con la mano, molti di loro costretti a stare qui, molti semplicemente aggressivi, sparano sulle case mentre noi ci allontaniamo.

Ho avuto difficoltà a trovare informazioni sul resto del mondo qui, ma sento dire che un’escalation nella guerra contro l’Iraq è inevitabile. Qui sono molto preoccupati della “rioccupazione di Gaza”. Gaza viene rioccupata ogni giorno in vari modi ma credo che la paura sia quella che i carri armati entrino in tutte le strade e rimangano qui invece di entrare in alcune delle strade e ritirarsi dopo alcune ore o dopo qualche giorno a osservare e sparare dai confini delle comunità. Se la gente non sta già pensando alle conseguenze di questa guerra per i popoli dell’intera regione, spero che almeno lo iniziate a fare voi.

Un saluto a tutti. Un saluto alla mia mamma. Un saluto a smooch. Un saluto a fg e a barnhair e a sesamees e alla Lincoln School. Un saluto a Olympia.
Rachel

 

20 febbraio 2003

Mamma,

adesso l’esercito israeliano è arrivato al punto di distruggere con le ruspe la strada per Gaza, ed entrambi i checkpoint principali sono chiusi. Significa che se un palestinese vuole andare ad iscriversi all’università per il prossimo quadrimestre non può farlo. La gente non può andare al lavoro, mentre chi è rimasto intrappolato dall’altra parte non può tornare a casa; e gli internazionali, che domani dovrebbero essere ad una riunione delle loro organizzazioni in Cisgiordania, non potranno arrivarci in tempo. Probabilmente ce la faremmo a passare se facessimo davvero pesare il nostro privilegio di internazionali dalla pelle bianca, ma correremmo comunque un certo rischio di essere arrestati e deportati, anche se nessuno di noi ha fatto niente di illegale.

Rachel in un momento di relaxLa striscia di Gaza è ora divisa in tre parti. C’è chi parla della “rioccupazione di Gaza”, ma dubito seriamente che stia per succedere questo, perché credo che in questo momento sarebbe una mossa geopoliticamente stupida da parte di Israele. Credo che dobbiamo aspettarci piuttosto un aumento delle piccole incursioni al di sotto del livello di attenzione dell’opinione pubblica internazionale, e forse il paventato “trasferimento di popolazione”. Per il momento non mi muovo da Rafah, non penso di partire per il nord. Mi sento ancora relativamente al sicuro e nell’eventualità di un’incursione più massiccia credo che, per quanto mi riguarda, il rischio più probabile sia l’arresto. Un’azione militare per rioccupare Gaza scatenerebbe una reazione molto più forte di quanto non facciano le strategie di Sharon basate sugli omicidi che interrompono i negoziati di pace e sull’arraffamento delle terre, strategie che al momento stanno servendo benissimo allo scopo di fondare colonie dappertutto, eliminando lentamente ma inesorabilmente ogni vera possibilità di autodeterminazione palestinese.

Sappi che un mucchio di palestinesi molto simpatici si sta prendendo cura di me. Mi sono presa una lieve influenza e per curarmi mi hanno dato dei beveroni al limone buonissimi. E poi la signora che ha le chiavi del pozzo dove ancora dormiamo mi chiede continuamente di te. Non sa una parola d’inglese ma riesce a chiedermi molto spesso della mia mamma – vuole essere sicura che ti chiami.

Un abbraccio a te, a papà, a Sara, a Chris e a tutti.
Rachel

 

27 febbraio 2003
(alla madre)

Vi voglio bene. Mi mancate davvero. Ho degli incubi terribili, sogno i carri armati e i bulldozer fuori dalla nostra casa, con me e voi dentro. A volte, l’adrenalina funge da anestetico per settimane di seguito, poi improvvisamente la sera o la notte la cosa mi colpisce di nuovo: un po’ della realtà della situazione.

Ho proprio paura per la gente qui. Ieri ho visto un padre che portava fuori i suoi bambini piccoli, tenendoli per mano, alla vista dei carri armati e di una torre di cecchini e di bulldozer e di jeep, perché pensava che stessero per fargli saltare in aria la casa. In realtà, l’esercito israeliano in quel momento faceva detonare un esplosivo nel terreno vicino, un esplosivo piantato, a quanto pare, dalla resistenza palestinese. Questo è nella stessa zona in cui circa 150 uomini furono rastrellati la scorsa domenica e confinati fuori dall’insediamento mentre si sparava sopra le loro teste e attorno a loro, e mentre i carri armati e i bulldozer distruggevano 25 serre, che davano da vivere a 300 persone. L’esplosivo era proprio davanti alle serre, proprio nel punto in cui i carri armati sarebbero entrati, se fossero ritornati. Mi spaventava pensare che per quest’uomo, era meno rischioso camminare in piena vista dei carri armati che restare in casa. Avevo proprio paura che li avrebbero fucilati tutti, e ho cercato di mettermi in mezzo, tra loro e il carro armato. Questo succede tutti i giorni, ma proprio questo papà con i suoi due bambini così tristi, proprio lui ha colto la mia attenzione in quel particolare momento, forse perché pensavo che si fosse allontanato a causa dei nostri problemi di traduzione.

Rachel all'universitàHo pensato tanto a quello mi avete detto per telefono, di come la violenza dei palestinesi non migliora la situazione. Due anni fa, sessantamila operai di Rafah lavoravano in Israele. Oggi, appena 600 possono entrare in Israele per motivi di lavoro. Di questi 600, molti hanno cambiato casa, perché i tre checkpoint che ci sono tra qui e Ashkelon (la città israeliana più vicina) hanno trasformato quello che una volta era un viaggio di 40 minuti in macchina in un viaggio di almeno 12 ore, quando non impossibile. Inoltre, quelle che nel 1999 erano le potenziali fonti di crescita economica per Rafah sono oggi completamente distrutte: l’aeroporto internazionale di Gaza (le piste demolite, tutto chiuso); il confine per il commercio con l’Egitto (oggi con una gigantesca torre per cecchini israeliani al centro del punto di attraversamento); l’accesso al mare (tagliato completamento durante gli ultimi due anni da un checkpoint e dalla colonia di Gush Katif). Dall’inizio di questa intifada, sono state distrutte circa 600 case a Rafah, in gran parte di persone che non avevano alcun rapporto con la resistenza, ma vivevano lungo il confine.

Credo che Rafah oggi sia ufficialmente il posto più povero del mondo. Esisteva una classe media qui, una volta. Ci dicono anche che le spedizioni dei fiori da Gaza verso l’Europa venivano, a volte, ritardate per due settimane al valico di Erez per ispezioni di sicurezza. Potete immaginarvi quale fosse il valore di fiori tagliati due settimane prima sul mercato europeo, quindi il mercato si è chiuso. E poi sono arrivati i bulldozer, che distruggono gli orti e i giardini della gente. Cosa rimane per la gente da fare? Ditemi se riuscite a pensare a qualcosa. Io non ci riesco. Se la vita e il benessere di qualcuno di noi fossero completamente soffocati, se vivessimo con i nostri bambini in un posto che ogni giorno diventa più piccolo, sapendo, grazie alle nostre esperienze passate, che i soldati e i carri armati e i bulldozer ci possono attaccare in qualunque momento e distruggere tutte le serre che abbiamo coltivato da tanto tempo, e tutto questo mentre alcuni di noi vengono picchiati e tenuti prigionieri assieme a 149 altri per ore: non pensate che forse cercheremmo di usare dei mezzi un po’ violenti per proteggere i frammenti che ci restano? Ci penso soprattutto quando vedo distruggere gli orti e le serre e gli alberi da frutta: anni di cure e di coltivazione. Penso a voi, e a quanto tempo ci vuole per far crescere le cose e quanta fatica e quanto amore ci vuole. Penso che in una simile situazione, la maggior parte della gente cercherebbe di difendersi come può. Penso che lo farebbe lo zio Craig. Probabilmente la nonna la farebbe. E penso che lo farei anch’io.

Mi avete chiesto della resistenza non violenta. Quando l’esplosivo è saltato ieri, ha rotto tutte le finestre nella casa della famiglia. Mi stavano servendo del tè, mentre giocavo con i bambini. Adesso è un brutto momento per me. Mi viene la nausea a essere trattata sempre con tanta dolcezza da persone che vanno incontro alla catastrofe. So che visto dagli Stati Uniti, tutto questo sembra iperbole. Sinceramente, la grande gentilezza della gente qui, assieme ai tremendi segni di deliberata distruzione delle loro vite, mi fa sembrare tutto così irreale. Non riesco a credere che qualcosa di questo genere possa succedere nel mondo senza che ci siano più proteste. Mi colpisce davvero, di nuovo, come già mi era successo in passato, vedere come possiamo far diventare così orribile questo mondo. Dopo aver parlato con voi, mi sembrava che forse non riuscivate a credere completamente a quello che vi dicevo. Penso che sia meglio così, perché credo soprattutto all’importanza del pensiero critico e indipendente. E mi rendo anche conto che, quando parlo con voi, tendo a controllare le fonti di tutte le mie affermazioni in maniera molto meno precisa. In gran parte questo è perché so che fate anche le vostre ricerche.

Ma sono preoccupata per il lavoro che svolgo. Tutta la situazione che ho descritto, assieme a tante altre cose, costituisce un’eliminazione, a volte graduale, spesso mascherata, ma comunque massiccia, e una distruzione, delle possibilità di sopravvivenza di un particolare gruppo di persone. Ecco quello che vedo qui. Gli assassini, gli attacchi con i razzi e le fucilazioni dei bambini sono atrocità, ma ho tanta paura che se mi concentro su questi, finirò per perdere il contesto. La grande maggioranza della gente qui, anche se avesse i mezzi per fuggire altrove, anche se veramente volesse smetterla di resistere sulla loro terra e andarsene semplicemente (e questo sembra essere uno degli obiettivi meno nefandi di Sharon), non può andarsene. Perché non possono entrare in Israele per chiedere un visto e perché i paesi di destinazione non li farebbero entrare: parlo sia del nostro paese che di quelli arabi. Quindi penso che quando la gente viene rinchiusa in un ovile – Gaza – da cui non può uscire, e viene privata di tutti i mezzi di sussistenza, ecco, questo credo che si possa qualificare come genocidio. Anche se potessero uscire, credo che si potrebbe sempre qualificare come genocidio. Forse potreste cercare una definizione di genocidio secondo il diritto internazionale. Non me la ricordo in questo momento. Spero di riuscire con il tempo a esprimere meglio questi concetti. Non mi piace usare questi termini così carichi. Credo che mi conoscete sotto questo punto di vista: io do veramente molto valore alle parole. Cerco davvero di illustrare le situazioni e di permettere alle persone di tirare le proprie conclusioni. Comunque, mi sto perdendo in chiacchiere. Voglio solo scrivere alla mamma per dirle che sono testimone di questo genocidio cronico e insidioso, e che ho davvero paura, comincio a mettere in discussione la mia fede fondamentale nella bontà della natura umana.

Bisogna che finisca. Credo che sia una buona idea per tutti noi, mollare tutto e dedicare le nostre vite affinché ciò finisca. Non penso più che sia una cosa da estremisti. Voglio davvero andare a ballare al suono di Pat Benatar e avere dei ragazzi e disegnare fumetti per quelli che lavorano con me. Ma voglio anche che questo finisca. Quello che provo è incredulità mista a orrore. Delusione. Sono delusa, mi rendo conto che questa è la realtà di base del nostro mondo e che noi ne siamo in realtà partecipi. Non era questo che avevo chiesto quando sono entrata in questo mondo. Non era questo che la gente qui chiedeva quando è entrata nel mondo. Non è questo il mondo in cui tu e papà avete voluto che io entrassi, quando avete deciso di farmi nascere. Non era questo che intendevo, quando guardavo il lago Capital e dicevo, “questo è il vasto mondo e sto arrivando!” Non intendevo dire che stavo arrivando in un mondo in cui potevo vivere una vita comoda, senza alcuno sforzo, vivendo nella completa incoscienza della mia partecipazione a un genocidio.

Sento altre forti esplosioni fuori, lontane, da qualche parte. Quando tornerò dalla Palestina, probabilmente soffrirò di incubi e mi sentirò in colpa per il fatto di non essere qui, ma posso incanalare tutto questo in altro lavoro. Venire qui è stata una delle cose migliori che io abbia mai fatto. E quindi, se sembro impazzita, o se l’esercito israeliano dovesse porre fine alla loro tradizione razzista di non far male ai bianchi, attribuite il motivo semplicemente al fatto che io mi trovo in mezzo a un genocidio che io anch’io sostengo in maniera indiretta, e del quale il mio governo è in larga misura responsabile.
Voglio bene a te e a papà. Scusatemi il lungo papiro. OK, uno sconosciuto vicino a me mi ha appena dato dei piselli, devo mangiarli e ringraziarli.
Rachel

28 febbraio 2003
(alla madre)

Grazie, mamma, per la tua risposta alla mia e-mail. Mi aiuta davvero ricevere le tue parole, e quelle di altri che mi vogliono bene.

Dopo averti scritto ho perso i contatti con il mio gruppo per circa dieci ore: le ho passate in compagnia di una famiglia che vive in prima linea a Hi Salam. Mi hanno offerto la cena, e hanno pure la televisione via cavo. Nella loro casa le due stanze che danno sulla facciata sono inutilizzabili perché i muri sono crivellati da colpi di arma da fuoco, perciò tutta la famiglia – padre, madre e tre bambini-dorme nella stanza dei genitori. Io ho dormito sul pavimento, accanto a Iman, la bimba più piccola, e tutti eravamo sotto le stesse coperte. Ho aiutato un po’ il figlio maschio con i compiti d’inglese e abbiamo guardato tutti insieme Pet Semetery, che è un film davvero terrificante. Penso che per loro sia stato un gran divertimento vedere come quasi non riuscivo a guardarlo. Da queste parti il giorno festivo è venerdì, e quando mi sono svegliata stavano guardando i Gummy Bears doppiati in arabo. Così ho fatto colazione con loro, e sono rimasta un po’ lì seduta così, a godermi la sensazione di stare in mezzo a quel groviglio di coperte, insieme alla famiglia che guardava quello che a me faceva l’effetto dei cartoni della domenica mattina.

Poi ho fatto un pezzo di strada a piedi fino a B’razil, che è dove vivono Nidal, Mansur, la Nonna, Rafat e tutto il resto della grande famiglia che mi ha letteralmente adottata a cuore aperto. (A proposito, l’altro giorno, la Nonna mi ha fatto una predica mimata in arabo: era tutto un gran soffiare e additare lo scialle nero. Sono riuscita a farle dire da Nidal che mia madre sarebbe stata contentissima di sapere che qui c’è qualcuno che mi fa le prediche sul fumo che annerisce i polmoni). Ho conosciuto una loro cognata, che è venuta a trovarli dal campo profughi di Nusserat, e ho giocato con il suo bebè.

L’inglese di Nidal migliora di giorno in giorno. È lui a chiamarmi “sorella”. Ha anche cominciato ad insegnare alla Nonna a dire “Hello. How are you?” in inglese. Si sente costantemente il rumore dei carri armati e dei bulldozer che passano, eppure tutte queste persone riescono a mantenere un sincero buon umore, sia tra loro che nei rapporti con me. Quando sono in compagnia di amici palestinesi mi sento un po’ meno orripilata di quando cerco di impersonare il ruolo di osservatrice sui diritti umani o di raccoglitrice di testimonianze, o di quando partecipo ad azioni di resistenza diretta. Danno un ottimo esempio del modo giusto di vivere in mezzo a tutto questo nel lungo periodo. So che la situazione in realtà li colpisce – e potrebbe alla fine schiacciarli – in un’infinità di modi, e tuttavia mi lascia stupefatta la forza che dimostrano riuscendo a difendere in così grande misura la loro umanità – le risate, la generosità, il tempo per la famiglia – contro l’incredibile orrore che irrompe nelle loro vite e contro la presenza costante della morte. Dopo stamattina mi sono sentita molto meglio.

In passato ho scritto tanto sulla delusione di scoprire, in qualche misura direttamente, di quanta malignità siamo ancora capaci. Ma è giusto aggiungere, almeno di sfuggita, che sto anche scoprendo una forza straordinaria e una straordinaria capacità elementare dell’essere umano di mantenersi umano anche nelle circostanze più terribili – anche di questo non avevo mai fatto esperienza in modo così forte. Credo che la parola giusta sia dignità. Come vorrei che tu potessi incontrare questa gente. Chissà, forse un giorno succederà, speriamo.
Rachel

Traduzioni di Miguel Martinez, Lucia De Rocco, Silvia Lanfranchini, Nora Tigges Mazzone, Andrea Spila
(Traduttori per la Pace)

 

Fonte:

http://guerrillaradio.iobloggo.com/archive.php?y=2011&m=03

 

Evento di oggi a Roma:

 

 

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DAX, LA NOTTE NERA DI MILANO E GLI ABUSI IN DIVISA

Forse non tutti sanno che la notte del 16 marzo 2003 dopo l’omicidio di Dax avvenuto per mano fascista molti compagni furono vittime all’ospedale San Paolo di violente cariche da parte di polizia e carabinieri. Come riportano le testimonianze dei presenti “sono lunghi minuti di pura violenza poliziesca, durante i quali gli agenti, con manganelli, calci, pugni e mazze da baseball, si accaniscono sui ragazzi, spaccando teste, nasi, denti, braccia. Pestaggi, ragazzi immobilizzati a terra, ammanettati, sanguinanti“ trascinati nelle auto dei carabinieri.” Nelle cariche rimangono coinvolti anche semplici cittadini e pazienti presenti nel pronto soccorso. Gli infermieri sono increduli e attoniti di fronte a tanta ferocia ma si attivano subito per soccorrere i feriti. La polizia tenterà di giustificarsi nei giorni successivi dicendo che i ragazzi accorsi all’ospedale volevano portare via la salma dell’amico e che “la carica fu fatta per riportare la calma tra i giovani che sia pur in un momento di dolore hanno occupato il pronto soccorso”. Nonostante la presenza di prove evidenti, come filmati amatoriali che hanno ripreso i pestaggi indiscriminati e le tante testimonianze rilasciate dal personale medico sanitario, il processo per i fatti del San Paolo si concluderà nel 2009. Per un carabiniere e due poliziotti accusati di porto d’arma impropria (una mazza da baseball tra le altre cose) e abuso d’uffici ci sarà piena assoluzione. Condanne invece a un anno e otto mesi per due dei compagni di Dax, accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Alla condanna penale si sommerà una multa per un totale di 130.000 euro tra spese processuali e risarcimenti. Nel 2011 è cominciato il pignoramento di un quinto dello stipendio, tutt’ora in corso, ai danni di uno dei condannati.

 

 

Un evento di oggi per Dax:

 

A proposito di giornata della memoria

La memoria dimenticata: l’olocausto di rom e sinti.

http://frontierenews.it/2012/01/la-memoria-dimenticata-lolocausto-di-rom-e-sinti/

 

 

Gli omosessuali durante il nazifascismo:

http://it.peacereporter.net/articolo/876/Il+triangolo+rosa


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Dal blog di Vittorio Arrigoni:


Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele. (Primo Levi)
27/01/2011


“Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele.”
(Primo Levi)

“Di fronte alle sofferenze degli afroamericani, dei vietnamiti e dei palestinesi, il credo di mia madre  fu sempre: siamo tutti vittime dell’Olocausto”. (Norman G. Finkelstein, Introduzione a “L’industria dell’Olocausto”)

«Mia nonna fu uccisa da un soldato tedesco mentre era a letto malata. Mia nonna non è morta per fornire ai soldati israeliani la scusa storica per ammazzare le nonne palestinesi a Gaza. L’attuale governo israeliano sfrutta cinicamente e senza limiti il senso di colpa dei gentili per l’olocausto onde giustificare i suoi omicidii in Palestina».

(Sir Gerald Kaufman, membro del Parlamento britannico)

 

Giornata dell’amnesia
27/01/2011
Si consiglia a chi è di debole di memoria una cura al fosforo,
ma soffrono più di amnesia circa l’olocausto a Gaza o dalle parti di Tel Aviv?
La cura di fosforo bianco israeliano somministrato ai civili di Gaza due anni fa.

Fonte:

 

6 anni fa Piombo Fuso

6 anni fa, il 27 dicembre 2008, iniziò l’operazione militare israeliana su Gaza denominata Piombo Fuso. L’attivista italiano dell’ISM Vittorio Arrigoni, che si trovava a Gaza, ha raccontato l’orrore di quei giorni sulle pagine del quotidiano il manifesto e nel suo blog http://guerrillaradio.iobloggo.com/ Questo racconto è diventato poi anche un libro, Gaza. Restiamo umani e, dopo l’omicidio di Vik un film.
Dopo la morte di Vittorio la madre Egidia Beretta e la sorella Alessandra hanno cercato di riportare in vita il blog Guerrilla Radio. Non riuscendoci qualche giorno fa hanno lasciato un invito a rileggere gli articoli di Vik che parlano dei territori occupati della Palestina. In occasione di questa tristissima ricorrenza riporto il suo primo articolo su Piombo Fuso perchè le parole e la testimonianza di Vittorio sono sempre vive.

Di Vittorio Arrigoni da http://guerrillaradio.iobloggo.com/:

Buon natale e felice anno nuovo a Gaza da Israele
27/12/2008
Un messaggio cordiale di fine anno a tg1 tg2 rete 4 canale 5 italia uno, Claudio Pagliara su tutti,
ma anche il tg3:
ANDATE A FARE IN CULO.
 
Siamo sotto le bombe a Gaza,
e molte sono cadute a poche centinaia di metri da casa mia.
 
E amici miei,
ci sono rimasti sotto.
 
Siamo a 160 morti sinora,
una strage senza precedenti.
 
Terroristi?
Hanno spianato il porto , dinnanzi a casa mia
e raso al suolo le centrali di polizia.
 
Mi riferiscono che i media italiani tutti in toto danno per buono il comunicato militare israeliano di base terroristiche bombardate.
Cazzate.
Li ho conosciuto, questi ragazzi,
li ho salutati tutti i giorni recandomi al porto per pescare coi pescatori palestinesi, o la sera per recarmi nei caffè del centro.
Diversi li conoscevo per nome. Un nome, una storia, una famiglia.
 
Sono giovani, diciotto ventanni,
per lo più che se ne fottono di Fatah e Hamas,
che si sono arruolati nella polizia per poter aver assicurato un lavoro in una Gaza che sotto assedio ha l’80 perce tno di popolazione disoccupata.
 
Aprite le orecchie,
colletti bianchi della disinformazione occidentale.
Queste divise ammazzate oggi (senza contare le decine di civile che si trovavano a passare per caso, molti bambini stavano tornando a casa da scuola)
sono i nostri poliziotti di quartiere.
Se ne stavano tutti i giorni dell’anno a presidiare la stessa piazza,
la stessa strada,
li ho presi in giro solo ieri notte per come erano imbaccuccati per riparsi dal freddo,
dinnanzi a casa mia.
 
Non hanno mai sparato un colpo verso Israele,
ne mai lo avrebbero fatto, non è nella loro mansione.
Si occupano della sicurezza interna,
e qui al porto siamo ben distanti dai confini israeliani.
 
Ho una videocamera con me ma sono un pessimo cameraman,
perchè non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime.
Non ce la faccio.
Non riesco perchè sto piangendo anche io.
 
Ambulanze e sirene in ogni dove,
in cielo continuano a sfrecciaree i caccia israeliani con il loro carico di terrore e morte.
Devo  correre,
all’ospedale AL Shifa necessitano di sangue.
 
non sono umani,
credo che non lo siano mai stai.
 
V.
Fonte:

 

 

 

Dieci anni fa la morte di Enzo Baldoni

Un intervista alla moglie di Enzo Baldoni, Giusi Bonsignore, alla vigilia del decennale dall’uccisione del reporter in Iraq:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10203007643884755&set=a.1058251209229.9467.1014337603&type=1&theater

La vignetta appena disegnata da Mauro Biani per ricordare il decennale:

https://www.facebook.com/ilmanifesto/photos/a.86900427984.101789.61480282984/10152822643897985/?type=1&theater

Un’altra di sette anni fa con l’immagine delle prime pagine di Libero che denigrarono il giornalista:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10204596371335336&set=a.2131442211721.2132544.1415986360&type=1&theater

 

Qui le parole scritte da Vittorio Arrigoni sul suo blog per salutare Baldoni:

lettere mai pervenute (addio enzo)
27/08/2004
 

ho cercato un suo contatto,
ieri sera,
quel qualcosa in me che difficilmente riesco  ogni volta a decifrare.
Un’impulso magnetico da una parte dello spirito di cui conosco ben poco.
Oggi tutto sembrava tranquillo,
le notizie a lui riferite parlavano di cauto ottimismo.
tutti troppo esageratamente tranquilli, parsimoniosi,
per il destino di un uomo che rimaneva nelle mani di guerriglieri disposti a tutto.
allora ho iniziato anche oggi a provare un crepitio in quella parte dello spirito…
Quasi certo che l’avrebbe letta al suo ritorno, ieri ho inviato una lettera a Enzo Baldoni.
 Pensando che  magari mi avrebbe anche risposto.
Ero convinto che fosse fra uomini, ma mi sono enormemente sbagliato,
si trovava in un covo di  bestie.
Non bisogna mai confondere le bestie cogli uomini,
e come in iraq la maggior parte (ne sono certo) che combatte, che muore
cercando provviste per strada,
che sfila senz’armi incontro ai check point, che corre a difendere una
moschea o semplicemente la propria casa,
sono uomini di valore,
fra di essi si cela come in tutte le società,
e all’ennesima potenza nelle società distrutte dalla guerra,
la bestia sanguinaria.
Il marciume della violenza genera mostri, e dà potere a quei mostri che in
epoca di pace o sarebbe reclusa o sarebbe disoccupata.
Bisogna sempre distinguere i mostri dagli uomini vigorosi che cobattono  in
nome di ideali valorosi.
Valori come la pace, la libertà,
la compassione.

Non guardiamo ora alle gente d’iraq in maniera differente, con crescente
disprezzo, o foga di vendetta,
dobbiam esser certi,
che per primi loro si sentono in lutto.
Perchè chi l’ha conosciuto laggiù sa quali ideali muovevano il suo spirito,
e  l’iraq tutto sa di aver perso uno dei suoi primi alleati in questi dannati
giorni.

 
nonostante se ne sia andato,
c’è una parte di me che continuerà ad aspettare una sua risposta.

 
 
 
stralci dalla mia lettera per enzo-
 
 
“giovedì 26 agosto, ore 2255
-empatia sotto la kefia-
 
Enzo!
ti sento!
 
so che stai sorseggiando te alla menta,
mentre armi intorno a te e uomini scuri dalla barba incolta.
sembra che litighino con quella lingua di cui tu conosci solo qualche vocabolo.
ma è il loro modo di fare.
sciuccran,
sadik.
usa sharmuta!
 
Girano intorno a te…
…….
ti scrutano, e vogliono sapere tutto di te, di cosa pensi di questa dannata guerra, degli americani
e addirritura il perchè dei tuoi usi e costumi non ammessi nell’Islam.
 
Non cedere alla tentazione della paura,
quella magari di soddisfarli con tue risposte preordinate, non sincere.
……..
Riappropiati di tutto il tuo orgoglio, dei reali motivi perchè ti sei sentito di affrontare questo viaggio.
Io credo che tu sei laggiù perchè qui ti sentivi divorato dai crampi dell’ingiustizia.
Di quella specie che crea giornalisti manovali dal potere,
che producono manovrati notizie cinicamente artefatte,
qui nel nostro paese per creare favore nell’opinione pubblica  all’intervento armato in Iraq.
 
Ritrova l’inossidabile forza dei tuoi ideali,
sii uomo  di valore,
e nessuno fra questi che ti circondano ti potrà torcere un capello,
………..
 
Ti dico questo,
dopo aver trascorso infinite notti
coi mujaheddin palestinesi, che io rispetto
e che  alla fine  mi hanno concesso il loro rispetto.
 
ti scrivo questo anche se so che non potrai leggermi,
non per il momento almeno.
 
ma il mio pensiero empatico supera ogni confine e ogni prigionia,
mi ritroverai in uno specchio,
sarò nel tuo sguardo in me riflesso.
 
take care.
 
un amico invisibile per te soffre.
la tua irrequietudine.
 
your vik”
—————————
Fonte:

Tell al Zaater, agosto 1976: 3000 morti palestinesi per mano siriana

Dal blog di Valentina Perniciaro:

 

12 agosto 2013

 

3000 cadaveri…un migliaio in più di quelli di Sabra e Chatila: il paese è lo stesso, il Libano, ed anche il sangue è lo stesso,
sangue palestinese, sangue di profughi palestinesi.
La mano non è la stessa però: mentre a Sabra e Chatila i quasi duemila morti vengono fatti sotto ordine israeliano ( a gestire l’operazione c’è Ariel Sharon) e per mano cristiano maronita,
la strage di Tell al-Zaater, la collina del timo libanese, è mossa da mano siriana ( i servi tagliagole maroniti ci son sempre eh!),
visto che era proprio il generale Hafez Al-Assad, al potere dal 1970, che non poteva assistere silenzioso alla possibilità di un governo arabo-palestinese nella sua sfera influenza: il Libano.
Il massacro porta la data di oggi, 12 agosto,
ma già dal 1 giugno diecimila soldati siriani, con l’aiuto di milizie cristiane e dei reparti di Al-Saiqa (organizzazione palestinese di formazione baathista), mettono sotto assedio il campo profughi, con dentro più di 50.000 abitanti.
Un assedio privo di pertugi, dove nemmeno l’acqua e il pane riuscivano a passare,
un assedio di 52 giorni che vide anche molti palestinesi morire di fame e sete.
Fino al 12 agosto, data in cui si entrò nel campo e tremila persone morirono in meno di 24 ore.

Un massacro rimosso,
rimosso dalla memoria araba, che si ostina a mettere sotto il tappeto il sangue palestinese versato per mano araba,
rimosso dalla memoria di chi, asservito alla geopolitica, trova amici ed alleanze nel baathismo come se la storia non c’avesse insegnato nulla,
rimosso dalla memoria di chi si occupa di Palestina ma solo in senso anti-israeliano,
dimenticando questo massacro come i tanti che dal Settembre Nero del 1970 hanno mietuto migliaia e migliaia di vittime palestinesi per mano e scelta dei governi arabi.
I morti della collina del timo continuano ad essere morti di serie B,
anche tra di noi.
Un “noi” che grazie ai deliri geopolitici diventa sempre più pronto a schierarsi con i massacri del figlio di Assad, le milizie armate sciite del Partito di Dio Hezbollah e quelle iraniane, come se potessero essere la controparte alle milizie jihadiste sunnite di Nusra e delle altre componenti qaediste che hanno scippato la rivolta dalle strade siriane trasformandola in guerra civile religiosa.
Stiamo proprio messi male,
povera Palestina, disperata Siria.

a QUESTO LINK, la “ballata di Tell al Zaater” che ho dedicato ad Arrigoni quando fu ucciso.

 

 

 

Fonte:

http://baruda.net/2013/08/12/tell-al-zaater-agosto-1976-3000-morti-palestinesi-per-mano-siriana/

GAZA 1 AGOSTO 2014 – 25° GIORNO OPERAZIONE “PROTECTIVE EDGE”

Dal profilo Facebook di  Meri Calvelli:

 Aggiornamento:

I palestinesi non confermano la cattura del soldato, la conferma solo Israele……..

https://www.facebook.com/meri.calvelli/posts/10153057334747564

Dopo la cattura del soldato al border di rafah sono iniziati fortissimi bombardamenti su tutta l’area del sud, Rafah e Khan Younis. La gente si trovava in moschea e in giro per le strade, quando improvvisamente sono arrivati pesanti bombardamenti. Si contano tantissime vittime (parlano di 70 vittime) e decine di feriti. La situazione e’ precipitata di nuovo, ci sono evidenti problemi tra le parti e tra chi vuole e non vuole la tregua…….l’egitto ha gia’ bloccato i colloqui con le parti …..

 

https://www.facebook.com/meri.calvelli/posts/10153057326902564

 

 

 

Aggiornamento:

Non regge la tregua, sono iniziati nuovi combattimenti al border di Rafah. Non si hanno molte notizie ma pare che ci siano scontri a fuoco e l’agenzia Ma’an riporta che ci sia stata la cattura di un soldato a Karem abu Salem (Kerem Shalom il border a sud di rafah per il passaggio delle merci) http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=717347

 

 

*
Una grande tristezza per l’uccisione di Emad Asfour, ucciso dentro la sua casa durante un bombardamento; qualche giorno prima era morto il suo papa’. Un compagno, un amico, un partner di molti progtti, un attivista per i diritti umani. E’ venuto un paio di volte anche in Italia a raccontare di Gaza e della situazione. Era volontario presso l’associazione YDA – Youth Development Association. Ad Abassan – Khan Younis, gestiva insieme ad altri volontari un centro culturale e una libreria che aveva titolato a Vittorio Arrigoni. Tanti, troppi giovani hanno perso la vita……….

foto di Meri Calvelli.
foto di Meri Calvelli.
foto di Meri Calvelli.

https://www.facebook.com/meri.calvelli/posts/10153057117037564

 

*

 

Tregua di 72 ore nella Striscia di Gaza, accettata sia da Israele che dalle fazioni palestinesi. Nei confini pero’ non ci si puo’ avvicinare, i carriarmati tirano su tutti. Le gente sfollata dalle case da oltre 2 settimane, quindi non potrà avvicinarsi per vedere come e’ messa la situazione. Intanto in alcune di queste tre zone, quelle maggiormente distrutte dai bombardamenti, Beit Hannun al Nord, Shajaya al centro est e Kuzaa al sud non si puo’ entrare in profondità’ e quindi ancora non si possono scavare le macerie, dove si calcolano seppellite ancora decine di vittime rimaste sotto i bombardamenti nelle tragiche notti degli attacchi distruttivi. L’odore di morte purtroppo si dirama nelle varie aree della citta’; per il momento pero’ l’esercito vieta categoricamente di avvicinarsi.
Sul lato mare invece, i pescatori hanno ripreso la pesca, per cercare di guadagnare qualcosa da mangiare per le famiglie. Il lungo mare pullula di persone che stanno girando, ormai senza casa e impossibilitate a fare qualsiasi cosa. Ognuno sicuramente respira un attimo dopo tante ore e giorni di chiusura dentro i posti di fortuna che hanno trovato per la protezione della famiglia rimasta in vita.Queste ore saranno decisive per verificare la possibilità’ di una tregua di lunga durata, per ribadire la necessita’ di un cessate il fuoco che comporti la imposizione della fine dei bombardamenti, l’apertura delle frontiere della striscia di Gaza e la fine dell’embargo per gli abitanti. Queste le condizioni minime richieste dai palestinesi, e che dovrebbero essere necessariamente imposte anche a livello internazionale attraverso uno stop definitivo ad Israele sul controllo e l’occupazione delle aree palestinesi tutte.La situazione umanitaria ridotta ad una semi-catastrofe, con oltre 250.000 sfollati, 11.000 case totalmente distrutte dovra’ essere affrontata velocemente prima che sia troppo tardi; epidemie e disperazione sono sul limite della sopportazione umana.1373 vittime palestinesi di cui 852 civili di cui 252 bambini e 181 donne59 israeliani uccisi di cui 56 soldati, due civili israeliani e 1 civile di nazionalità’ thailandese

137 scuole danneggiate

1.800.000 persone hanno accesso limitato ai servizi igienico- sanitari e all’acqua

303.000 bambini hanno necessita’ di supporto psicologico immediato.

foto di Meri Calvelli.
foto di Meri Calvelli.

GAZA, LUGLIO 2014: UMANITA’ DOVE SEI? – PARTE SECONDA

Cristo si è fermato a Gaza.Sono passati 17 giorni da quando è iniziata l’operazione Bordo Protettivo e Israele ha già ucciso quasi 800 palestinesi. La follia sionista non sta risparmiando nulla, civili, donne, bambini che giocano sulla spiaggia, case, moschee, ospedali, scuole. Tutto questo con la complicità dei governi e dei media. Penso spesso in questi giorni a Vittorio Arrigoni e al suo “Restiamo umani”. Sento che diventa ogni giorno più difficile restare umani, di fronte all’odio sconfinato d’Israele e al sangue delle centinaia di vittime palestinesi, ma ci stiamo provando. In contrapposizione al silenzio colpevole dei grandi della terra e alla disinformazione, in tanti, in Italia, in Europa e nel mondo ci stiamo mobilitando per gridare il nostro appoggio al popolo gazawi. In questi giorni, in tante città, si stanno tenendo manifestazioni in sostegno alla Palestina. In particolare, i Giovani Palestinesi  ( che hanno organizzato una manifestazione ieri  a Roma: https://www.facebook.com/events/809035842462292/) hanno indetto per sabato 26 luglio una giornata di mobilitazione in tutta Europa.

Qui il loro appello:

Giovani palestinesi in Europa appello all’azione:
Contro i crimini sionisti in Palestina, sostegno alla Resistenza palestinese
L’orrore dei crimini sionisti in Palestina ha raggiunto livelli terrificanti. In pieno giorno, i sionisti stanno massacrando le famiglie, bombardando alla cieca case, cliniche e moschee a Gaza.
Quello che abbiamo di fronte è un regime coloniale,che usa il suo potere per schiacciare la volontà di un popolo a resistere.
In questa lotta sbilanciata tra una ideologia razzista e l’eroica resistenza del popolo palestinese, i governi europei, ancora intrappolati nei loro vecchi retaggi coloniali, hanno chiaramente affermato la loro posizione a sostegno del regime sionista.
La lotta in corso a Gaza e in tutta la Palestina è nostra: è una lotta per far prevalere la giustizia su un progetto coloniale che mira a cancellare il popolo Palestinese, è una lotta contro il colonialismo in tutte le sue forme e manifestazioni.
Questa lotta non terminarà fino a che Gaza non sarà liberata dall’assedio, la colonizzazione della Palestina storica non verrà smantellata, e i sionisti non smetteranno di imprigionare e torturare il nostro popolo. Questa lotta sarà vinta solo quando saremo tutti uniti intorno ad una visione condivisa che si basi sui principi di dignità, giustizia e liberazione della Palestina!
La resistenza in Palestina trova sostegno nella nostra mobilitazione, nelle strade, e nel rafforzamento, in tutto il mondo, della campagna di boicottaggio di Israele e sanzioni contro lo stato sionista. Siamo chiamati a prenderci le nostre responsabilità, è nostro dovere organizzarci rimanendo autonomi, è nostro dovere unificare tutto il sostegno sincero e incodizionato alla nostra causa!

Noi, giovani palestinesi in Europa, chiediamo una giornata di azione, ovunque in Europa, Sabato 26 Luglio
● Contro l’aggressione di Gaza e di tutta la Palestina – Stop all’embargo
● Sostegno totale e incondizionato alla resistenza palestinese, in tutte le sue forme
● Libertà per tutti i prigionieri palestinesi
● Supporto per la campagna BDS – Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele
● Contro la vergognosa complicità europea

Giovani Palestinesi in Italia, PYM Francia, PYM Swezia, PYM Spagna, GUPS Francia, GUPS-Athene(Grecia), Palung Danimarca, Asociación de Amistad Palestina-Granada Turab (Spagna).

http://www.ipetitions.com/petition/stop-zionist-crimes-in-palestine-support-to-the

Fonte:

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=669419449808405&id=103055993111423

 

Queste sono gli eventi che si terranno quel giorno:

ROMA, Piazza del Colosseo ore 18 https://www.facebook.com/events/1457741847809206/

OSTIA, ore 18 al Pontile
https://www.facebook.com/events/1447621908840869/1451735465096180/?notif_t=plan_mall_activity

MACERATA, ore 18, Piazza della Libertà, https://www.facebook.com/events/618468958268104/?ref_newsfeed_story_type=regular

MILANO, ore 16.30, Porta Venezia https://www.facebook.com/events/837271866291635/

MILANO, Piazza San Babila, https://www.facebook.com/events/312513108921398/?ref=3&ref_newsfeed_story_type=regular

PORDENONE, ore 16, davanti al municipio (https://www.facebook.com/events/679333058825184/)

Bologna, ore 15.30

FOLIGNO, ore 17.30, Piazza della Repubblica

REGGIO CALABRIA, ore 19 al Museo dello Strumento Musicale https://www.facebook.com/events/1509303145966951/

GINEVRA, ore 15, Place du Molard (https://www.facebook.com/events/673509596077191/681655548595929/?notif_t=plan_mall_activity)

 

 

Free Gaza! Free Palestine! Stay human!

D. Q.

 

 

 

Qui gli ultimi aggiornamenti da Nena News:

 

24 lug 2014
by Redazione

Strage in una scuola dell’Unrwa a Beit Hanun. Almeno 17 vittime, un centinaio i feriti. In 17 giorni di offensiva i palestinesi uccisi sono più di 750. Washington parla di tregua vicina, ma Hamas non accetta il disarmo dei gruppi armati. Un giovane ucciso a Betlemme dai soldati israeliani.

(Foto: AP)

(Foto: AP)

AGGIORNAMENTI: 

Ore 23.15 – OLTRE 100 FERITI, DUE MORTI A QALANDIYA. SCONTRI ANCHE A GERUSALEMME

Un’altra vittima a Qalandiya, durante la manifestazione in corso. I due ragazzi uccisi sono il 19enne Mohammad al-Araj e Muhammad Arar. Almeno 108 i feriti, 60 da proiettili veri. I manifestanti lanciano pietre, molotov e fuochi d’artificio, i soldati israeliani sparano pallottole e proiettili di gomma.

Ore 22.30 – QALANDIYA: UN MORTO E 50 FERITI. SCONTRI A BETLEMME

Durissimi gli scontri in corso a Qalandiya, a Ramallah: un morto e almeno 50 feriti durante la marcia verso Gerusalemme. Sono 20mila i manifestanti, strada piena da Qalandiya a Al Amari. Scontri anche a Betlemme, vicino al checkpoint 300.

Ore 21.45 – MARCIA SU GERUSALEMME: A QALANDIYA IN MIGLIAIA

Sono migliaia i palestinesi che stanno prendendo parte alla marcia su Gerusalemme, partita stasera dal campo profughi Al Amari di Ramallahe diretta verso il checkpoint di Qalandiya, dove sono in corso durissimi scontri. Incendi e ambulanze che vanno e vengono: sarebbero già 14 i feriti, di cui uno molto grave dopo essere stato colpito da una pallottola alla testa.

Ore 21.15 – BOMBARDATO L’OSPEDALE AL-DURRA A : MUORE UN BAMBINO DI DUE ANNI

L’esercito israeliano ha bombardato stasera l’ospedale Mohammed al-Durra tra Gaza City e Jabaliya . Un bambino di due anni e mezzo, Ibrahim al-Sheikh Omar, è morto mentre si trovava nell’unità di terapia intensiva. Fonti mediche hanno raccontato che il piccolo è stato colpito dalle schegge ed è morto sul colpo. Altri 30 sono rimasti feriti. Secondo l’esercito israeliano l’ospedale era utilizzato come base di lancio di missili da parte delle fazioni armate palestinesi.

ORE 21 – HAMAS: “PRONTI A CESSATE IL FUOCO SUBITO SE CESSA L’ASSEDIO DI GAZA”. ESERCITO ISRAELIANO: “AVEVAMO AVVERTITO UNRWA E CROCE ROSSA DEGLI ATTACCHI PROVENIENTI DALLA ZONA DELLA SCUOLA”

Il capo dell’ufficio politico di Hamas Khaled Meshaal ha dichiarato che il movimento è pronto  a firmare un accordo per il cessate il fuoco  a condizione che l’assedio israeliano di Gaza venga revocato. ”Chiediamo- ha detto Meshaal a una serie di organi di stampa in lingua araba – il pieno impegno internazionale per la fine dell’aggressione e dell’assedio di Gaza, un impegno concreto. Non siamo interessati al meccanismo, quello che ci interessa sono vere garanzie perché l’assedio venga tolto. Abbiamo ottenuto queste promesse in passato, e non ne è venuto fuori nulla”.

“Vogliamo un aeroporto internazionale, vogliamo un porto, vogliamo un’apertura al mondo esterno, e non una situazione in cui siamo controllati da alcuni valichi di frontiera che trasformano Gaza in un’enorme prigione, che nessuno può lasciare anche per trattamenti medici trattamento o per lavoro […] Quando avremo una bozza di accordo chiaramente formulata che ci garantisca queste cose, e la comunità internazionale darà il suo sostegno a questo progetto, il fuoco potrà cessare. Anche oggi “.

Intanto Haaretz riferisce che altre unità dell’esercito israeliano si stanno dirigendo verso il confine con Gaza. L’esercito ha confermato di aver sparato colpi di mortaio in direzione della scuola Unrwa di Beit Hanoun in risposta al fuoco proveniente dai dintorni dell’edificio, ma che “sono ancora in corso le verifiche per capire chi abbia colpito la scuola”. Una fonte militare israeliana ha inoltre detto a Haaretz che nei giorni scorsi alcuni suoi rappresentanti avevano contattato l’Unrwa e la Croce Rossa per riferire che le truppe venivano colpite dalla zona della scuola e che l’esercito avrebbe risposto agli attacchi.

Ore 20.20 – UNRWA: “OLTRE 141MILA RIFUGIATI NELLE NOSTRE 83 SCUOLE”

unrwa

ORE 19.15 – 779 VITTIME PALESTINESI, 84 SOLO OGGI. USA E ONU CONDANNANO ATTACCO A SCUOLA UNRWA. GRAN BRETAGNA SOLLECITA HAMAS AD ACCETTARE TREGUA UMANITARIA SENZA CONDIZIONI

Sono 779 le vittime palestinesi dell’attacco israeliano a Gaza dallo scorso 8 luglio, 84 solo oggi, tra cui sei membri della famiglia Abu-Itta colpiti dall’esplosione e dalle schegge della casa vicina bombardata dall’aviazione israeliana.

il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ha condannato duramente l’attacco alla scuola dell’Unrwa di Beit Hanoun, che ha causato 17 vittime e oltre 200 feriti tra i palestinesi che vi avevano trovato rifugio. Dura condanna anche da parte degli Stati Uniti: “Siamo profondamente rattristati e preoccupati per il tragico incidente – ha dichiarato dal Cairo il portavoce del dipartimento di Stato americano Jen Psaki – e ribadiamo il nostro appello affinché entrambe le parti raddoppino i propri sforzi per la protezione dei civili”.

Il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha detto in conferenza stampa al Cairo che “Hamas deve accettare un cessate il fuoco umanitario, senza condizioni”. Eppure ieri era stato il ministro israeliano della Giustizia Tzipi Livni a dichiarare che non ci sarebbe stata alcuna tregua finché non fossero stati smantellati tutti i tunnel a Gaza, mentre ieri sera Hamas si era detto disponibile alla tregua umanitaria a condizione che il blocco imposto a Gaza fosse allentato.

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ORE 17.45 – ESERCITO:”FORSE SU SCUOLA UNRWA RAZZI DI HAMAS”. GIURA IL NEOPRESIDENTE ISRAELIANO RIVLIN

L’esercito israeliano ha dichiarato che alcuni razzi lanciati da Hamas sono caduti su Beit Hanoun e che potrebbero essere stati questi a provocare le vittime della scuola dell’Unrwa: lo rende noto Haaretz. Intanto, alla Knesset giura il neopresidente israeliano Reuven Rivlin.

ORE 17 – STRAGE BEIT HANOUN, 17 VITTIME. UNRWA: “ISRAELE AVEVA LE COORDINATE DELL’EDIFICIO. MAI CONCESSA UNA FINESTRA DI FUGA PER I CIVILI”

Il bilancio delle vittime dell’attacco alla scuola dell’Unrwa a Beit Hanun è salito a 17 vittime e oltre 200 feriti. Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa, ha dichiarato via Twitter che ”precise coordinate del rifugio dell’UNRWA a Beit Hanoun erano state formalmente comunicate all’esercito israeliano”. Ha poi aggiunto che “nel corso della giornata, l’UNRWA ha provato a coordinare con l’esercito israeliano una finestra per la fuga dei civili, ma non è mai stata concessa”.  Gunness ha detto di non poter né confermare né smentire la presenza di Hamas all’esterno dell’edificio, aggiungendo che comunque “Israele e Hamas devono rispettare l’inviolabilità dell’Onu e della legge umanitaria”.

 

Ore 16:25 – DALLA FRANCIA 11 MILIONI DI EURO PER GAZA

Il Presidente francese Hollande ha dichiarato che il suo Paese donerà 11 milioni di euro agli abitanti di Gaza. I fondi saranno distribuiti ad organizzazioni non governative attive nella zona.

Secondo fonti palestinesi Israele non permetterebbe ai soccorritori di raggiungere Khan Yunis per poter evacuare i feriti e raccogliere i cadaveri.

ore 16:10 – Razzi su Ashkelon. I media israeliani riferiscono di duri scontri tra i gruppi armati palestinesi e i soldati di Tel Aviv nel quartiere Shujaiyya a est della città di Gaza.

Salgono a 15 le vittime del bombardamento della scuola dell’Unrwa a Beit Hanun. 150 i feriti. Un bilancio che, visto l’alto numero di feriti, appare provvisorio. E’ la quarta volta, da quando è iniziata l’offensiva israeliana su Gaza, che viene colpita una struttura dell’Onu. E’, però, la prima volta che si registrano vittime.

ore 15:44 – I GRUPPI ARMATI PALESTINESI PROMETTONO VENDETTA PER LA STRAGE DI BEIT HANUN. TV AL-MAYADEEN: “770 LE VITTIME DALL’INIZIO OFFENSIVA”

I “Comitati di resistenza” palestinesi hanno detto poco fa che «la strage di Bait Hanun avrà una risposta. Ci vendicheremo per il sangue dei martiri»

Secondo la rete panaraba al-Mayadeen le vittime palestinesi dall’inizio dell’offensiva israeliana sono 770. Più di 4700 feriti.

 Ore 15:25 – MASSACRO NELLA SCUOLA UNRWA A BEIT HANUN. LE VITTIME SONO GIA’ 13. DECINE I FERITI.

Decine di vittime e feriti nel bombardamento di una scuola dell’Unrwa a Beit Hanun nel nord della Striscia di Gaza. La scuola ospitava coloro che avevano dovuto lasciare le loro case da quando è iniziata l’operazione “Bordo Protettivo”.

Il Dottor Ashram al-Qidra, portavoce del Ministero della Sanità a Gaza, ha detto che al momento sono già 13 le vittime. Decine i feriti.

Un testimone oculare ha raccontato all’agenzia Ma’an: “eravamo seduti nel cortile della scuola quando ci sono piovute addosso le bombe”. Alcuni presenti parlano di 5 bombe sganciate dagli israeliani.

 Ore 15:15 – MINISTRO AFFARI STRATEGICI ISRAELIANO, YUVAL STEINITZ:“POSSIBILITA’ DI ALLARGARE OPERAZIONE MILITARE”

Il Ministro israeliano degli Affari Strategici, Yuval Steiniz, ha detto che “Israele sta vagliando la possibilità di allargare l’operazione militare”.

La tv al-Mayadeen sostiene che Israele ha arrestato circa 150 giovani palestinesi nella zona di Khaza’a e li ha portati a Sufa. 4 feriti (di cui 2 in condizioni gravi) in un raid dell’aviazione israeliana a Shajaiyya, ad est di Gaza.

Le brigate al-Qassam hanno attacco con diversi missili mezzi corazzati israeliani che erano penetrati nella zona est di al-Tuffah. Non è ancora noto l’esito dell’offensiva.

ore 15:10 BREAKING, DECINE DI MORTI E FERITI IN SCUOLA UNRWA A BEIT HANOUN COLPITA DA TIRI ISRAELIANI

ore 15:00 MINISTERO INTERNI PALESTINESI: “ISRAELE ARRESTA FERITI E SOCCORRITORI”

Bombardamenti in corso nella parte occidentale di Beit Lahya e nel campo profughi di Maghazi.

Secondo il Ministero degli interni palestinesi Israele avrebbe arrestato diversi soccorritori e feriti a Khaza’a a est di Khan Yunis. La notizia è confermata dal corrispondente del tv panaraba al-Mayadeen che aggiunge: “Israele sta arrestando i feriti che erano in un’ambulanza”.

Prosegue il lancio di razzi su Israele. Un missile caduto nei pressi di Sha’ar HaNeghev ha provocato un incendio.

ore 14:00 –  746 VITTIME. LA MINISTRA ISRAELIANA LIVNI: “FINE OPERAZIONE QUANDO NON CI SARA’ PIU’ PERICOLO TUNNEL”

Intervistato da Sky News, il ministro delle finanze israeliano, Naftali Bennet, ha accusato Hamas di usare i civili come scudi umani. Sulla crescita di consensi per Hamas tra la popolazione locale, il leader di “Casa Ebraica” ha detto che i sostenitori del movimento islamico sono “immorali” e poi ha aggiunto: “noi vogliamo vivere fianco a fianco con loro, sono loro ad inseguirci. Abbiamo consegnato la terra [si riferisce al ritiro dei coloni dalla Striscia nel 2005, ndr], e loro l’hanno resa un fortino del terrore”. La ministra di giustizia, Tzipi Livni, ha ribadito stamane che “Israele deve continuare l’operazione su Gaza. Quando non ci sarà più il pericolo dei tunnel, allora si discuterà di una fine”.

Ore 13.15 – UNRWA: “UCCISE TRE NOSTRE INSEGNANTI”

Il portavoce dell’agenzia Onu Unrwa, Chris Gunness, ha fatto sapere oggi che tre delle insegnanti del loro staff sono state uccise in un attacco israeliano, due nella loro casa e una mentre tornava dopo un giorno di lavoro in un rifugio dell’agenzia: “Tre insegnanti dell’Unrwa sono state uccise. Il mio cuore si spezza per ogni cooperante umanitario che paga un simile prezzo, morire aiutando gli altri”.

Ore 12.45 – SCONTRI A GERUSALEMME E IN CISGIORDANIA. STASERA MARCIA VERO GERUSALEMME DA QALANDIYA

Nella notte di ieri scontri tra manifestanti palestinesi e forze militari israeliane a Gerusalemme, nei quartieri di Ras al-Amoud e Silwan. Scontri anche a Ramallah, Nablus e Betlemme in Cisgiordania. Per stasera il neonato gruppo 48ThousandMarch ha organizzato un’azione a Ramallah: alle 9.30 di stasera una marcia partirà dal campo profughi di Al Amari e si dirigerà verso il checkpoint di Qalandiya, dove è prevista una preghiera per le vittime di Gaza. Poi i manifestanti tenteranno di raggiungere Gerusalemme, attraverso il checkpoint israeliano. Si attendono scontri.

Ore 12.40 – KERRY DAL CAIRO: TURCHIA E QATAR FACCIANO PRESSIONE SU HAMAS PER TREGUA. MOSCHEA DI AL AQSA: VENERDÌ INGRESSO VIETATO AGLI UNDER 50

Prosegue la campagna diplomatica del Segretario di Stato Usa che oggi è di nuovo in Egitto, dopo la visita di ieri in Israele e Cisgiordania. Al Cairo ha incontrato i ministri degli Esteri di Turchia e Qatar e ha chiesto loro di premere su Hamas affinché si giunga a un cessate il fuoco. Kerry avrebbe avuto anche un’altra conversazione telefonica con Netanyahu. Oggi il sistema di difesa israeliano Iron Dome ha intercettato cinque razzi lanciati dalla Striscia di Gaza verso Tel Aviv. Domani vietato l’ingresso alla moschea di al Aqsa, Gerusalemme, ai minori di 50 anni. Israele teme scontri.

Ore 12.30 – LIEBERMAN: BRASILE IRRILEVANTE NELL’ARENA INTERNAZIONALE

Stizzita la reazione del ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, alla decisione del governo brasiliano di richiamare il proprio ambasciatore in Israele. “Questa scelta dimostra il doppio standard del Brasile che lo rende parte del problema invece di contribuire alla soluzione. Questa condotta mostra perché il Brasile, che è una potenza culturale ed economica, resta irrilevante nell’arena internazionale”.

ORE 12.00 – ESERCITO EGIZIANO:  SVENTATO ATTENTATO A KEREM SHALOM

L’esercito egiziano ha riferito di avere sventato un attacco kamikaze al kibbuz di Kerem Shalom, valico di passaggio sui confini tra la Striscia di Gaza, L’Egitto e Israele. ieri sera. I militari hanno ucciso l’attentatore sucida che indossava una cintura esplosiva, riporta l’agenza Ma’an. Inoltre, l’esercito del Cairo ha distrutto un veicolo che trasportava un missile a Sheikh Zuweid, nel nord del Sinai, uccidendo due persone che erano a bordo.

Ore 11.45 – HAMAS: UCCISI 8 SOLDATI ISRAELIANI. TEL AVIV NON CONFERMA

Le Brigate al Qassam hanno riferito di avere ucciso otto soldati israeliani, oggi, a nord-est di Gaza City. Se la notizia fosse confermata, sarebbe il più alto numero di vittime in un unico attacco del braccio armato di Hamas contro le truppe israeliane. Le Brigate al Qassam hanno anche rivendicato la distruzione di un blindato israeliano che trasportava un RPG 29, un lanciarazzi. Tel Aviv non ha rilasciato dichiarazioni.

ORE 11.30 – UNRWA: COLPITA SCUOLA CON 1.500 SFOLLATI

L’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha riferito che la scuola femminile Deir Al Balah, a Gaza, è stata colpita dal fuoco israeliano stamattina alle 7.45 (8.45 italiane): 5 persone sono rimaste ferite. All’interno dell’edificio avevano trovato rifugio circa 1.500 persone. “Questa è la seconda volta in tre giorni che Israele colpisce una scuola dell’Unrwa e torniamo a condannare quanto accaduto nella maniera più dura possibile”, ha detto il portavoce Unrwa, Chris Gunness. “Le Forze armate israeliane ci hanno detto che possiamo muoverci liberamente in veicoli con il marchio dell’Onu. Chiediamo a tutte le parti di rispettare gli obblighi stabiliti dalle leggi internazionali per tutelare civili e di astenersi da qualsiasi azione che possa mettere a repentaglio l’incolumità degli operatori umanitari”. Lunedì è stata colpita la scuola Unrwa Maghazi, una ragazza è rimasta ferita. Quando lo staff dell’agenzia Onu si è recato nella scuola per un sopralluogo, l’area è finita di nuovo sotto il fuoco israeliano “mettendo a rischio la vita dello staff Unrwa”.

Ore 11.15 – LA CISGIORDANIA PROTESTA CONTRO L’ATTACCO A GAZA

I palestinesi in Cisgiordania guardano con rabbia e dolore alla Striscia di Gaza. Ogni sera ci sono manifestazioni di protesta contro Israele, che finiscono in scontri con i soldati israeliano o anche con la polizia palestinese. Lanci di pietre e molotov contro i militari israeliani che rispondono con gas lacrimogeno, cannoni ad acqua, proiettili di gomma e anche veri. Sono due i morti e decine i feriti palestinesi nelle proteste degli ultimi giorni.

Quattro persone sono state arrestate dagli israeliani ieri ad Abu Dis, vicino a Gerusalemme, tra cui un tredicenne. La Mezza Luna Rossa ha riferito di diversi casi di soffocamento da gas lacrimogeno, anche tra i soccorritori.

Ore 11.00 –L’ASTRONAUTA ALEXANDER GERST: “LA FOTO PIÙ TRISTE SCATTATA SINORA”

L’immagine della Striscia di Gaza vista dallo spazio sta facendo il giro del Web. Si vedono la pioggia di fuoco su Gaza e i razzi su Israele. “È la foto più triste che abbia scattato sinora”, ha commentato l’astronauta tedesco Alexander Gerst dalla stazione spaziale International Space Station, 300 chilometri dalla terra.

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Ore 10.45 – GAZA: 729 PALESTINESI UCCISI E OLTRE 4.000 FERITI. ISRAELE: 32 SOLDATI MORTI

I raid israeliani dal cielo, da terra e da mare non si fermano e da stamattina hanno fatto 34 morti tra i palestinesi, di cui dieci membri della famiglia al-Astal (due bambini di tre e cinque anni), la cui casa è stata colpita a Khan Yunis. Il bilancio delle vittima sale rapidamente (729 morti, oltre 4.000 feriti), mentre la diplomazia parla di cessate il fuoco e sembra essersi aperta la possibilità di una tregua umanitaria di cinque giorni da sabato, fine del mese islamico del Ramadan.

Sono, invece, 32 i soldati israeliani deceduti e 28 quelli rimasti feriti nei combattimenti che infiammano la Striscia di Gaza da 17 giorni. È il più alto numero di perdite militari israeliane dall’invasione del Libano nel 2006, fa notare l’agenzia palestinese Ma’an.

Ore 10.15 – BRASILE  RICHIAMA AMBASCIATORE. LE COMPAGNIE USA RIPRISTINANO  I VOLI DA E PER ISRAELE

Il governo Brasialiano ha richiamato il suo ambasciatore a Tel Aviv in segno di protesta per lo “sproporzionato uso della forza da parte di Israele” nella Striscia di Gaza. La diplomazia si muove per raggiungere un cessate il fuoco tra Israele e Hamas che è disponibile  auna tregua umanitaria. Ieri il ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, ha incontrato il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, a Ramallah, e oggi vede il premier israeliano Benjamin Netanyahu. C’è bisogno di una “soluzione stabile”, ha detto Hammond, “il cessate il fuoco non è sufficiente” .

Oggi si riunisce la Knesset (il Parlamento israeliano) in seduta straordinaria per discutere della operazioni militari a Gaza. Le compagnie aeree statunitensi tornano a volare da e per il Ben Gurion di Tel Aviv. La decisione di ripristinare i voli è arrivata dopo la visita, ieri, del segretario di Stato statunitense, John Kerry, a Gersulamme e Ramallah. Kerry è al Cairo per proseguire il suo lavoro diplomatico con gli egiziani, al fine di arrivare a un cessate il fuoco. Continuano i raid israeliani nella Striscia di Gaza, mentre risuonano le sirene in diverse località del centro di Israele per il lancio di razzi.

ore 9.00 – CESSATE IL FUOCO A PARTIRE DA SABATO?

Il nostro corrispondente e giornalista del Manifesto, Michele Giorgio riporta (citando fonti palestinesi) della possibilità di un cessate il fuoco di 5 giorni a partire da sabato.

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Diretta di ieri, mercoledì 23 luglio

dalla redazione Gerusalemme, 24 luglio 2014, Nena News – Sono 718 le vittime gazawi (81.5% civili), ad ora, giovedì 23 luglio ore 8 del mattino. La notte ha portato con sé altri 23 morti, durante bombardamenti che non hanno mai smesso di piovere su Gaza. Molte delle vittime arrivano dal villaggio di Khuza’a, vicino Khan Younis, teatro ieri di un nuovo massacro di civili. Sale a 32 il numero dei soldati israeliani uccisi in combattimento dall’inizio dell’operazione di terra, il 17 luglio.

L’emergenza umanitaria è indescrivibile, i dati forniti dall’Ocha sono impietosi: 1 milione e 200mila persone senza accesso o con accesso limitato all’acqua, l’80% della popolazione con poche ore di elettricità al giorno, 130mila sfollati (70mila dei quali nelle scuole dell’Unrwa, pienissime, dove manca tutto, dal cibo ai bagni), oltre duemila case completamente distrutte, oltre 3mila seriamente danneggiate. In un simile massacro, la diplomazia mondiale continua ad incontrarsi e a parlare di tregua, ognuno alle proprie condizioni. Ieri sia il segretario di Stato Usa Kerry che il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon sono arrivati nella regione, incontrando sia il presidente palestinese Abbas a Ramallah che il premier israeliano Netanyahu a Gerusalemme.

Tutti parlano di grandi sforzi diplomatici e di tregua vicina: “Abbiamo sicuramente fatto dei passi avanti, ma c’è ancora molto da fare”, ha detto Kerry ripetendo un mantra che nell’ultimo anno hanno sentito in molti, riferito all’andamento pessimo dei negoziati tra Israele e ANP.

Da parte loro né Israele né Hamas paiono pronti al cessate il fuoco, con il movimento islamista fermo nelle sue posizioni: nessuno a Gaza accetterà il ritorno allo status quo, non saranno state massacrate centinaia di persone per non ottenere nessun diritto. Khaled Meshaal ieri è stato chiaro: “Nessuno può disarmare la resistenza”, ha detto dopo il documento redatto dai 28 ministri degli Esteri della Ue che chiedevano il disarmo delle Brigate al-Qassam e di tutte le milizie armate della Striscia. “Non accetteremo nessuna proposta che non includa l’alleviamento dell’assedio sui gazawi – ha aggiunto il leader islamista – Quanti soldati israeliani devono vedere prima di decidere di eliminare il blocco? A Gaza tutto sta collassando: non c’è acqua, elettricità, medicine, carburante, cibo. Invito il segretario Ban Ki-moon a venire a Gaza e vedere con i suoi occhi questo massacro”.

Un punto importante è stato però segnato ieri dal voto del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu che con 29 voti a favore, 17 astenuti (tra cui l’Italia e tutti i paesi Ue) e un contrario (gli Stati Uniti) ha approvato la creazione di una commissione di inchiesta che indaghi eventuali crimini di guerra compiuti da Israele contro Gaza.

Sono diverse le organizzazioni per i diritti umani che hanno detto di aver raccolto già numerose e consistenti prove di tali crimini, tra cui il bombardamento dell’ospedale Al Wafa. Dall’altra parte del muro di separazione, in Cisgiordania ci sono stati ancora scontri notturni tra giovani manifestanti e forze militari israeliani. Lo stesso a Gerusalemme. Mohammed Qasim Hamamra, 19 anni del villaggio di Husan, a Ovest di Betlemme, è morto per le ferite subite ieri, negli stessi scontri in cui aveva perso la vita anche Mahmoud Hamamra, 32, colpito al petto da un proiettile. Mohammed è spirato in ospedale stamattina. Nena News

 

 

Fonte:

http://nena-news.it/diretta-gaza-emergenza-umanitaria-senza-precedenti-solo-le-diplomazie-parlano-di-tregua/