CORTEO NO PONTE

foto di Rete No Ponte.
LUG26

Corteo No Ponte

Pubblico

 · Organizzato da Rete No Ponte
  •  
    Domani dalle ore 18:00 alle 21:00
  •  
    Torre Faro (Messina)

    Lo Stretto di Messina, il più bello dei nostri paesaggi e la maggiore delle nostre risorse, è nuovamente a rischio. Una classe politica disperata e disperante, incapace di soddisfare anche i più essenziali dei bisogni e fornire i servizi primari alla popolazione, sta provando a riavviare l’iter del Ponte sullo Stretto, opera per la quale sono stati spesi centinaia di milioni di euro (312 quelli certificati nei bilanci della Società Stretto di Messina S.p.a.) senza che gli abitanti dei luoghi interessati dall’opera ne abbiano ricevuto alcun vantaggio. Il Ponte è la risposta ingannevole che viene data alla richiesta di una moderna mobilità, della messa in sicurezza del territorio, delle abitazioni e delle scuole, della bonifica dei territori devastati dalle produzioni inquinanti, del riammodernamento della rete idrica.
Per più di 10 anni un grande movimento è sceso in strada, svelato la vera natura della grande opera, elaborato alternative. Quel movimento deve oggi tornare a mobilitarsi per fermare il nuovo tentativo di rimettere in moto la macchina del Ponte. Quel movimento deve ancora una volta fronteggiare un’idea di territorio monetizzato, da svendere per pochi spiccioli, da devastare in cambio della promessa di posti di lavoro che non arriveranno mai, opere compensative che rimarranno sulla carta, ricadute turistiche infondate che appartengono all’immaginario di altri tempi e altri scenari. Quel movimento deve nuovamente farsi carico di pensare un futuro per i nostri territori, impedire che la disperazione si trasformi in incubo.

Noi pensiamo che un futuro possa ancora esserci, che la via d’uscita all’impoverimento cui siamo stati spinti non stia in infrastrutture che servono a scappare più velocemente possibile dalla nostra terra. Noi vogliamo infrastrutture per restare. Per noi, il territorio non è un intralcio, ma uno spazio da vivere, attraversare, di cui godere. Noi pensiamo ad un grande progetto di sostenibilità. Noi pensiamo ad un territorio che possa ancora essere visitato, non devastato da un turismo mordi e fuggi che mortifica la bellezza dei nostri luoghi e che ci lascia più poveri di prima. Noi pensiamo ad una agricoltura responsabile e difesa dall’aggressività delle multinazionali. Noi pensiamo ad un grande progetto di bonifica dei nostri territori.

Gli altri annunciano manifestazioni. Noi le manifestazioni le facciamo, le abbiamo sempre fatte. In quella del 26 luglio ci saranno i territori che resistono, che vogliono decidere del proprio futuro. Il No Ponte è una lotta che ne contiene tante altre. E’ sempre stato così. Per il 26 luglio chiamiamo a raccolta gli abitanti dei luoghi interessati dall’opera, ma, al tempo stesso, chiediamo a tutti coloro che si battono in difesa del proprio territorio di farlo insieme a noi.

NO AL PONTE SULLO STRETTO

PER LE INFRASTRUTTURE E LA MESSA IN SICUREZZA DEI TERRITORI

CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI E LA DEVASTAZIONE AMBIENTALE

Hanno sottoscritto l’appello e aderito alla Manifestazione:

Movimento No Muos
Coordinamento No discarica Armicci Lentini
NoTriv Licata
Comitato Stop Veleni
Comitato Cittadino Salute e Ambiente – Scicli
Comitato NO FRANE
No Inceneritore del Mela
Associazione cinque-sei Terme Vigliatore
Comitato Nonsisvuotailsud
Puli-AMO Messina
Associazione Cameris
Magazzino di Mutuo Soccorso – Eolie
Fridays For Future Messina
Parliament Watch Italia
Arci Scambio Milazzo
Arci Scirocco
Laboratorio Territoriale
A Sud Sicilia
A Sud Onlus
CDCA – Centro Documentazione Conflitti Ambientali
Unione Degli Studenti – Messina
Cgil Messina
Or.S.A. Messina
Unione Inquilini Messina
Fronte Popolare Autorganizzato- SI Cobas Messina
COBAS lavoro privato – Messina
COBAS – Messina
Fiom-Cgil Messina
FISAC CGIL Messina
Non Una di Meno – Messina
Comitato IL SUD CONTA – Messina
Circolo Peppino Impastato PRC – Messina
CSC Nuvola Rossa
USB Federazione del Sociale – Reggio Calabria
Potere al Popolo Reggio Calabria
Comunità Resistente Piazzetta – CPO Colapesce
Potere al Popolo – Catania
Comitato Il Sud Conta – Catania
Comitato Il Sud Conta – Palermo
Comitato NoMuos Palermo
Potere al Popolo – Palermo
Cobas Palermo
Federazione Usb Palermo
Democrazia e Lavoro – Palermo
Riconquistiamo Tutto! Palermo
Sinistra Comune
Non una di meno – Palermo
Teatro Mediterraneo Occupato
Centro Sociale ExKarcere
Centro Sociale Anomalia
Studenti Autonomi Palermitani
Fajdda – Unione Giovanile Indipendentista
Antudo

Fonte:

Accorinti: «Pronto a tutto per fermarlo. Altro che ponte, qui servono le strade»

Intervista a Renato Accorinti. «Renzi ha cambiato idea? Io sto con Delrio», dice il sindaco di Messina, «è un’opera devastante e antieconomica tanto che quando è stato presentato il project financing nessuno si è fatto avanti. Sarebbero dovuti venire cinesi, americani, giapponesi, arabi ma poi nessuno ha fatto un passo»

«Il Ponte non si farà, dico no senza se e senza ma. Sono pronto a tutto per impedirlo». Renato Accorinti è arrabbiato. Inferocito. Le parole di Renzi per lui sono un pugno allo stomaco. Da anni il sindaco di Messina conduce la sua battaglia contro il Ponte ed è pronto a ritornare in piazza con il popolo e la fascia tricolore.

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Se l’aspettava questo cambio di marcia del governo Renzi sul Ponte?

Guardi, quando voleva farlo Berlusconi all’inizio eravamo in dieci a manifestare. Lo facevamo carte alla mano, sulla base di studi scientifici ed economici. Col tempo il movimento No Ponte si è allargato, perché la gente ha capito che sarebbe un’opera devastante sotto il profilo ambientale ed economico e non porterebbe alcun vantaggio, la Sicilia ha bisogno di ben altro. Basta farsi un giro per capirlo. Da dieci diventammo 25 mila. E quella manifestazione contro il Ponte è stata la più grande mobilitazione mai vista nell’isola.

Quella di Renzi dunque è propaganda elettorale?

Prima il ministro Alfano, ora Renzi. Strano, quattro mesi fa ero in Calabria per l’elettrodotto e il premier disse che al Sud prima del Ponte servono ben altre infrastrutture.

Cosa è cambiato?

O Renzi è mal informato e mal consigliato, oppure parla in questi termini per fare campagna elettorale. Ma se è così si sbaglia, noi il Ponte non lo vogliamo. Come la Raggi ha detto no alle Olimpiadi io dico no al Ponte.

Una questione ideologica?

No, il cemento se serve a costruire una scuola ben venga. Magari. Qui parliamo di un’opera che illustri geologi, a cominciare da Mario Tozzi, ambientalisti, economisti considerano inutile e dannosa. Il Ponte, a unica campata, insisterebbe in un’area ad alto rischio sismico. Ci sono studi scientifici. Serve ben altro…

Cosa?

In molte zone della Sicilia le ferrovie sono a binario unico. Lo sa Renzi? Altro che alta velocità, qui non ci servono treni che vanno a 400 all’ora ma una rete almeno decente. Lo sa Renzi che il treno che collega Messina a Palermo procede a 60 all’ora e impiega 4 ore quando va bene per coprire 200 km? Ci servono strade, autostrade. Ci sono quattro province che non sono collegate con l’aeroporto di Catania. È normale che da un anno l’autostrada Messina-Catania sia interrotta per 5 km, in direzione Taormina, per una frana e nessuno si prende la briga di togliere un secchio di terra? È normale che i turisti che alloggiano a Taormina non sanno come andare a Erice, per ammirare questa cittadina meravigliosa? È normale che per andare a Piazza Armerina da Messina o Catania si debba attraversare il deserto? Lo sa qual è la verità?

Me lo dica

Se devi andare da Messina a Trapani, fai prima ad andare a Bombay e tornare. Quando una parte del corpo va in cancrena sono guai, ecco i governi, e non dico sia colpa di Renzi ma di tutti quelli passati, hanno mandato in cancrena il Sud.

Si sente solo in questa battaglia dal punto di vista istituzionale?

All’Anci nazionale ho chiesto una sessione straordinaria da dedicare al Sud perché l’Italia va da Bolzano a Pantelleria. In quella sede bisognerà fare l’elenco di tutto ciò che serve.

Lo riproporrà all’assemblea dell’Anci a Bari?

Dal palco a Bari mi mangerò il mondo, e dirò che sto con il ministro Delrio.

Delrio è contro il Ponte?

Delrio ha sempre parlato di cura del ferro, mi trovo perfettamente d’accordo con lui. In Sicilia serve investire sull’intermodalità. A Roma l’aeroporto l’ha costruito il comune? Il sistema ferroviario, la rete autostradale l’hanno fatta i comuni? Basta allora. Il governo si assuma le proprie responsabilità, finanzi le opere che servono. Qui la gente vuole lavorare e se si aprono i cantieri si creano migliaia di posti di lavoro per anni. Ricordo a tutti che Torino l’hanno fatta i meridionali.

Ma se il governo trovasse i soldi per il Ponte?

È un’opera devastante e antieconomica tanto che quando è stato presentato il project financing nessuno si è fatto avanti. Sarebbero dovuti venire cinesi, americani, giapponesi, arabi ma poi nessuno ha fatto un passo avanti: hanno capito che avrebbero guadagnato con i pedaggi solo tra 200 anni. Si presentò solo l’italo-canadese Zappia pronto a mettere sul piatto 5 miliardi, ma era solo una manovra per riciclare denaro proveniente dal traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Non lo dice Accorinti, lo dicono gli esperti dell’antimafia.

Insomma sindaco, si prepara alle barricate?

Sono e sarò in prima fila contro il Ponte. Stiamo lavorando per promuovere lo Stretto di Messina come patrimonio dell’umanità. È un bene da preservare, non da perforare con cemento e danneggiare con tonnellate di metallo.

 

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/pronto-a-tutto-per-fermarlo-altro-che-ponte-qui-servono-le-strade/

Ponte sullo Stretto torna nell’agenda del governo. Una storia di annunci, penali e appetiti mafiosi

Fabio Bonasera

Cronaca – Doveva essere il ponte sospeso dei record per un costo di 4 miliardi di euro. Finora lo Stato ha pagato 300 milioni per la mancata costruzione. Sempre sostenuto da Berlusconi, a fasi alterne da Prodi. Affossato dal governo Monti e dall’Ue. Nel 2005 la Dia aveva illustrato in Parlamento il rischio di infiltrazioni di Cosa nostra.

L’intenzione sarebbe di riesumare il sogno che non fu solo di Silvio Berlusconi. Il ddl annunciato da Angelino Alfano pare sia in fase di stesura e potrebbe essere pronto a giorni. Sarebbe stato il ponte dei record, quello sullo Stretto di Messina, secondo il progetto dell’associazione temporanea di imprese Eurolink. Il collegamento stabile tra Cannitello, in provincia di Reggio Calabria, e Ganzirri, villaggio del capoluogo peloritano, prevedeva un ponte sospeso, lungo tre chilometri e 666 metri, con due corsie stradali e due binari ferroviari. Alti 382,60 metri sul livello del mare, i due piloni chiamati a reggerlo. Costo dell’appalto, circa quattro miliardi di euro. Tempi stimati per la realizzazione, cinque anni e dieci mesi.

Un’opera imponente, tramontata il 15 aprile 2013, quando la Stretto di Messina Spa, concessionaria costituita nel 1981 per la sua progettazione, la realizzazione e l’esercizio, viene liquidata con decreto del presidente del consiglio dei ministri, all’epoca Mario Monti. Che, già l’anno prima, aveva fatto stanziare 300 milioni per le penali da pagare per la mancata costruzione.

Di Ponte sullo Stretto si parla da decenni. Significativa, nel 1981, la costituzione della Stretto di Messina, partecipata da Italstat e Iri, con il 51 per cento, e da Ferrovie dello Stato, Anas, Regioni Sicilia e Calabria. Dal primo ottobre 2007, Anas assume il controllo con l’81,848 per cento. Ormai surreali, nel 1985, le dichiarazioni di Bettino Craxi, per il quale il Ponte si sarebbe realizzato a breve. L’anno dopo, l’allora presidente dell’Iri, Romano Prodi afferma che il ponte è una priorità e che i lavori verranno ultimati nel 1996. Lo stesso Prodi, quando torna a Palazzo Chigi nel 2006, deciso ad affossare il progetto per evitare infiltrazioni mafiose, i cui rischi erano stati esposti al Parlamento appena un anno prima dalla Direzione investigativa antimafia, trasferisce buona parte delle risorse alla Salerno-Reggio Calabria.

Eppure, l’infrastruttura, nel 2001, è presente nei programmi elettorali dei due candidati premier di centrodestra e centrosinistra, Berlusconi e Francesco Rutelli. Vince il fondatore di Forza Italia e, nell’ottobre 2005, l’Ati Eurolink Scpa, guidata da Impregilo Spa, si aggiudica la gara come contraente generale per la sua costruzione, con un’offerta di tre miliardi 880 milioni di euro. Nascono in quel periodo le spinte nopontiste che, nel gennaio 2006, a Messina, danno vita a un corteo di protesta di 15-20mila persone. Alla guida, l’attuale sindaco della città dello Stretto, Renato Accorinti, accolto con i manifestanti, nella piazza del municipio, dal primo cittadino di allora, Francantonio Genovese, azionista della Caronte & Tourist e successivamente deputato del Pd, attualmente agli arresti e sotto processo nell’ambito dell’inchiesta Corsi d’oro sulla formazione professionale.

Il 27 marzo 2006, Impregilo firma il contratto per la progettazione finale e la realizzazione dell’opera. Dopo le resistenze di Prodi, Berlusconi riprende le fila del discorso, una volta tornato alla guida del governo, nel 2008. Il 2 ottobre 2009, la Stretto di Messina impartisce al contraente generale l’ordine di inizio della progettazione definitiva ed esecutiva. Secondo gli impegni del presidente del consiglio, i lavori dovranno iniziare nel 2010 per finire nel 2016. I primi cantieri, riguardanti opere propedeutiche, prendono il via a dicembre, a Cannitello, con la variante ferroviaria poi ultimata nel 2012.

Il secondo fendente al Ponte lo infligge, nell’ottobre 2011, l’Unione Europea,escludendolo dai finanziamenti comunitari, seppur confermando il corridoio 1 Berlino-Palermo. Infine, il colpo di grazia di Monti. Dei soldi stanziati, pare siano stati spesi in tutto 300 milioni per saggi, carotaggi, simulazioni e quant’altro. Ora non resta che attendere il disegno di legge annunciato dal ministro dell’Interno per capire da dove si vorrà ripartire.

 

 

Fonte:

http://meridionews.it/articolo/36558/ponte-sullo-stretto-torna-nellagenda-del-governo-una-storia-di-annunci-penali-e-appetiti-mafiosi/

Reggio – Processo Nisticò: ”Franco si poteva salvare”

domenica 21 dicembre 2014
6:57

morte franco nisticò
di Stefano Perri – ”Franco Nisticò si poteva salvare”. Se l’ambulanza attrezzata, che avrebbe dovuto seguire la manifestazione, fosse intervenuta entro i primi dieci minuti dal malore, l’attivista No Ponte, morto sul palco di Cannitello a Villa San Giovanni al termine della manifestazione del 19 dicembre 2009, avrebbe avuto elevate possibilità di sopravvivenza.
E’ quanto si evince dalla perizia di parte firmata dal Professor Peppino Pugliese, dirigente medico e componente dell’equipe dell’unità operativa del reparto di Cardiochirurgia dell’Ospedale Maggiore di Parma, depositata presso il Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito del processo sulla morte di Franco Nisticò. Ad oggi sul banco degli imputati un unico soggetto: il medico del 118 intervenuto quando ormai le possibilità di salvare Franco Nisticò erano ridotte allo zero. La fase dibattimentale del processo dovrebbe concludersi a breve e la sentenza di primo grado potrebbe arrivare nei primi mesi del 2015.
”Le percentuali di successo salgono molto, fino a raggiungere il 70-80% – scrive lo specialista nella perizia depositata – se la rianimazione oltre che pronta (entro 3 minuti) avviene in soggetti con fibrillazione ventricolare da first event per malattia coronarica”.
franco nisticò villa san giovanni
Franco Nisticò pochi istanti prima del malore sul palco a Villa San Giovanni
E’ questo esattamente il caso di Franco Nisticò, deceduto, secondo l’esame autoptico, per un arresto cardiaco conseguenza di un’ischemia miocardica.
Una circostanza per la quale, secondo quanto sostenuto dal Dottor Pugliese, risultano fondamentali non solo le manovre standard di primo soccorso, massaggio cardiaco esterno e ventilazione bocca a bocca, ma anche la tempestività di intervento del trattamento rianimatorio dei sanitari.
Ma se nel caso del primo soccorso le manovre effettuate sono arrivate con la massima tempestività, già sul palco pochi secondi dopo il malore di Franco Nisticò, stando alla perizia di Pugliese, lo stesso non può dirsi per l’intervento dei sanitari.
Secondo la perizia del medico ”determinanti per il trattamento rianimatorio in casi di arresto cardiaco per patologia coronaria risultano due fattori: il posto in cui l’evento avviene e la disponibilità dei mezzi di life support”. Il vero problema, recita la perizia, ”è rappresentato dalla qualità della procedura di rianimazione durante l’arresto cardiaco per ischemia miocardia, sia in termini di prontezza che di disponibilità dei mezzi che hanno delle regole ben precise codificate dalle Linee Guida Internazionali”.
Dunque il problema sta proprio nella prontezza dei mezzi di soccorso a disposizione. Secondo il Professor Pugliese per la salvezza di Franco Nisticò era necessaria ”un’ambulanza di tipo A con mezzi più sofisticati di life support, monitor per registrazione Ecg, ventilatore artificiale e farmaci per rianimazione cardiopolmonare”.
no ponte
La manifestazione del movimento No Ponte
Eppure, recita la perizia, ”il caso di Nisticò era un caso ideale da poter rianimare con successo, perché l’evento era avvenuto sotto gli occhi di migliaia di persone, tra le quali c’erano operatori sanitari competenti ed in un contesto già attrezzato per la gestione delle eventuali emergenze”. Ed ancora ”essendo stato l’evento politico del 19 dicembre 2009 organizzato in modo di avere sul posto un’ambulanza di classe A è chiaro che entro un tempo massimo di 2 minuti questa avrebbe potuto raggiungere sul palco Franco Nisticò ed operare con defibrillazione elettrica”.
Viene fuori dunque l’elemento del tempo, secondo il Professor Pugliese la vera discriminante per la salvezza della vita di Franco Nisticò. ”Il tempo di arresto diviene esso stesso il fattore limitativo principale per il recupero. Ogni minuto di arresto cardiaco, seppur supportato da massaggio cardiaco esterno e ventilazione bocca a bocca, comporta inevitabilmente un decremento delle possibilità delle manovre rianimatorie”.
schema di cummins
Lo schema di Cummins: indica le possibilità di sopravvivenza da 1 a 10 minuti dall’arresto cardiaco
Dieci minuti per salvarlo
A supporto della sua tesi il Professore riporta nella perizia lo schema di Cummins. Secondo lo studio una prestazione rianimatoria efficace se condotta entro 2 minuti dall’arresto cardiaco comporta una probabilità di recupero completo dell’80%. Se l’ambulanza di classe A si fosse trovata, che secondo le testimonianze dei manifestanti e degli stessi familiari di Franco Nisticò, si trovava nei pressi della stazione ferroviaria di Villa San Giovanni fosse arrivata al palco entro due minuti, Franco Nisticò avrebbe avuto l’80% di possibilità di essere salvato. Una speranza di vita che si riduce, secondo lo schema di Cummins, del 10% per ogni minuto di ritardo nell’intervento rianimatorio. ”E’ fin troppo evidente – conclude la perizia – che nel caso del signor Nisticò è mancata nelle primissime fasi dell’arresto cardiaco, quando maggiormente elevata è la possibilità di ripristino di un ritmo cardiaco normale mediante defibrillazione, la possibilità di operare una rianimazione in linea con i protocolli internazionali. Tutto questo è stato invece fatto dopo oltre mezz’ora, solo all’arrivo in ospedale quando le condizioni di deterioramento metabolico di Franco Nisticò erano così avanzate da non permettere il recupero”.

 

 

Fonte:

http://www.strill.it/citta/2014/12/reggio-processo-nistico-franco-si-poteva-salvare/