ARTE PER JINWAR, SOSTENIAMO L’ECOVILLAGGIO DELLE DONNE, DOVE LA VITA È RIVOLUZIONE

Abbiamo dato il via a una campagna di raccolta fondi della durata di sette mesi, supportata con entusiasmo già da una trentina di artist*, che punta a raccogliere 30.000€ e andrà a sostenere le spese per l’acquisto di un’ambulanza per Jinwar.

Avere una possibilità di sottrarsi alle imposizioni del sistema di vita patriarcale e di creare qualcosa di diverso: una vita piena, vissuta comunitariamente. Questo hanno fatto decine di donne a Jinwar nel Nord Est della Siria, dove, dal novembre 2018, esiste un villaggio di sole donne, costruito con materiali naturali ed ecosostenibili, puntando alla completa autosufficienza, grazie alle energie rinnovabili e alla produzione agricola. Ci sono il forno, l’accademia, la scuola ed ora anche un centro di salute e cura: Şifa Jin, che come Rete Jin e Cisda (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane) intendiamo sostenere con il crowdfunding “Arte per Jinwar. Sosteniamo l’ecovillaggio delle donne, dove la vita è rivoluzione”. Una campagna di raccolta fondi della durata di sette mesi, supportata con entusiasmo già da una trentina di artist* che hanno donato al progetto opere grafiche, pittoriche e fotografiche e la loro forza creativa.

Jinwar ha vissuto momenti drammatici negli ultimi mesi. Il villaggio ha rischiato di essere evacuato dopo che la Turchia, nell’ottobre del 2019, ha invaso il Nord Est della Siria. Da subito però le abitanti hanno deciso di difendere il proprio progetto e la propria autodeterminazione, nonostante gli attacchi che da più parti sta subendo l’intera regione.

L’invasione della Turchia ha comportato saccheggi (anche in un ospedale, a Serakanye) in una regione in cui l’embargo dura già dal 2012. Nel cantone di Afrin, occupato nel gennaio 2018, tra rapimenti e violenze di mercenari jihadisti ed esercito turco, continua la resistenza guidata dalle donne. L’esercito turco prosegue la sua sporca guerra, incendiando campi agricoli e abitazioni nelle zone di confine, come in prossimità di Til Tamer, bloccando, in piena pandemia, l’acquedotto di Alouk, e privando delle risorse idriche milioni di persone nella provincia di Heseke. L’invasione turca ha inoltre rinvigorito l’ideologia jihadista, favorendo l’aumento di attentati.

In questo scenario, le donne di Jinwar stanno costruendo un’alternativa pratica e concreta. E lo stanno facendo con amore e bellezza, curando la vita giorno per giorno. L’arte, espressione della creatività, non può che affiancare il percorso di questa preziosa comunità. Anche noi, a distanza, speriamo che la bellezza trasmessa dalle persone creative coinvolte nel nostro crowdfunding ne generi altrettanta con un aiuto concreto al villaggio.

Ringraziamo Cisda per il supporto, chi ha messo a disposizione la propria arte e coloro che vorranno sostenere il crowdfunding, visitando la pagina:

https://www.produzionidalbasso.com/project/arte-per-jinwar-sosteniamo-l-ecovillaggio-delle-donne-dove-la-vita-e-rivoluzione/

Per info: [email protected]

JIN JIYAN AZADI

Rete Jin
Giugno 2020

Fonte:

https://retejin.org/arte-per-jinwar-sosteniamo-lecovillaggio-delle-donne-dove-la-vita-e-rivoluzione/

ALEPPO, EVACUAZIONE BLOCCATA TRA L’INDIFFERENZA DEL MONDO POLITICO

Dal mio profilo Facebook:

Donatella Quattrone ha condiviso il post di Shady Hamadi.
Adesso ·

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Shady Hamadi ha aggiunto 2 nuove foto.

Due facce della stessa #Aleppo, ma una nega l’altra: Due ragazze posano davanti ai ruderi Carlton Hotel. Altre aspettano evacuazione #Siria
Aleppo, Syria December 17, 2016. REUTERS/ Omar Sanadiki

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Donatella Quattrone ha condiviso il post di Shady Hamadi.

1 h ·

Intervista con Radio Vaticana. Buon ascolto

Nonostante la risoluzione firmata pochi giorni fa dall’Onu, è stata rinviata di circa 24 ore l’evacuazione delle ultime zone di Aleppo est ancora in mano ai ribelli
it.radiovaticana.va
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Donatella Quattrone

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Fiore Haneen Sarti ha pubblicato una nota.

di Julien Salingue, da resisteralairdutemps.blogspot.it, traduzione di Chiara Carratù
«Compagno»,
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Donatella Quattrone
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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto 4 nuove foto — a Aleppo.

#Aleppo
+++URGENTE+++
Un girone dantesco che sembra non avere fine.
Il processo di “evacuazione” è fermo da ieri. In attesa di essere portate via dalla città

Altro…

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Donatella Quattrone
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-4:45
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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto un nuovo video.

#ALEPPO, 2012
Perché Assad ha liquidato, letteralmente liquidato, Aleppo?
Ecco perché.
Aleppo, 2012, questi giovani cantano per la libertà e si fanno beffa di A

Altro…

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Donatella Quattrone

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HDP: L’attacco del governo turco contro le municipalità curde continua con piena forza!

HDP: L’attacco del governo turco contro le municipalità curde continua con piena forza!

Il violento attacco del regime Erdoğan-AKP contro le municipalità curde ha preso un nuovo slancio. Il 16 novembre, Bakirhan, co-sindaco di Siirt, e Mehmet Ali Bul e Nurhayat Altun, co-sindaci di Dersim (Tunceli), sono stati arrestati nell’ambito allargamento della guerra in costante espansione dell’AKP contro i rappresentanti curdi eletti. Bakirhan, Altun e Bul sono stati poi arrestati e mandati in carcere. Il governo ha immediatamente designato due vicegovernatori come fiduciari per sostituire i co-sindaci e gestire le municipalità di Siirt e Dersim.

Il giorno dopo, il 17 novembre, la polizia turca ha assaltato la municipalità metropolitana di Van e fermato il co-sindaco Bekir Kaya che ha avuto il 53.2 % dei voti nelle amministrazioni locali nel 2014. Contro la popolazione locale e i dipendenti della municipalità che protestavano contro l’arresto di Kaya sono stati lacrimogeni e sono stati fermati dalla polizia che assediava il municipio. Dopo l’arresto di Kaya e senza decisione del tribunale, il governo centrale ha designato un fiduciario per gestire la municipalità di Van. Lo stesso giorno il governo ha anche dimissionato il co-sindaco di Mardin, Ahmet Turk, e nominato il governatore della città come fiduciario per la gestione della municipalità.

Questa continua distruzione di governi locali curdi si basa su in decreto nell’ambito dello stato di emergenza (n. 674) datato 1 settembre 2016, che ha dato al Ministero dell’Interno il potere di designare co-sindaci eletti. L’11 settembre il Ministero in base a questo decreto ha designato fiduciari per 24 municipalità curde.

Il 31 ottobre, Gultan Kisanak e Firat Anli, co-sindaci di Diyarbakir sono stati arrestati. Il giorno successivo, il Ministero dell’Interno ha designato il governatore distrettuale per la gestione della municipalità di Diyarbakir.

In aggiunta a questo inasprimento illegittimo sulle municipalità curde e i co-sindaci curdi, il 4 novembre 2016 sono stati arrestati e mandati in carcere anche 10 deputati HDP, compresi i co-presidenti Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ.

Fino ad ora sono stati dimissionati 53 co-sindaci e 39 co-sindaci sono stati arrestati. Il governo ha designato fiduciari per gestire 34 municipalità curde. Questo continuo attacco da parte del governo ritiene nulla la volontà democratica di milioni di elettori curdi e danneggia le dinamiche già deboli della democrazia locale nel Paese.

Il governo ha accusato le municipalità curde di passare soldi al PKK. Ma queste municipalità, che da tempo operano nella trasparenza, hanno condiviso i dettagli dei loro bilanci su striscioni, manifesti, siti web ufficiali e nei media in varie occasioni. Nonostante il fatto che funzionari del Ministero dell’Interno hanno meticolosamente ispezionato i bilanci e i conti finanziari delle municipalità per mesi, non hanno potuto trovare alcuna prova per giustificare queste accuse.

In allegato trovate una lista dei co-sindaci dimissionati e/o arrestati e delle municipalità per le quali sono stati designati dei fiduciari.
Hişyar Özsoy Vice Co-presidente dell’HDP Responsabile per gli Affari Esteri per Bingol

 

HDP: Lista dei co-sindaci arrestati o dimissionati in PDF

LISTA DEI CO SINDACI ARRESTATI /DIMISSIONATI

Women:
Arrested Co-Mayors:    19
Dismissed Co-Mayors.:    27
Released Co-Mayors (after arrest or detention):    21
Search Warrant:    2
Under Custody    0

Total
Arrested Co-Mayors:    39
Dismissed Co-Mayors.:    53
Released Co-Mayors (after arrest or detention):    42       Search Warrant:    4
Under Custody    1

LISTA DEI CO SINDACI ARRESTATI /DIMISSIONATI

Nome-Cognome Provincia Città Occupazione Fermo / Custodia Arresto Rilascio,Dopo arresto o fermo
Dimissionato Mandato di cattura Situazione attuale
Harun Erkuş Amed Lice Co-Mayor of Lice 03/08/2015 05/08/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Serhat Kadırhan Şırnak Şırnak Co-Mayor of Şırnak 14/08/2015 16/08/2015 Dimissionato (6.11.2016) Rilasciato
Yüksel Bodakçı Amed Silvan Co-Mayor of Silvan 23/08/2015 25/08/2015 17/03/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Fatma Şık Barut Amed Sur Co-Mayor of Sur 23/08/2015 25/08/2015 17/03/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Seyit Narin Amed Sur Co-Mayor of Sur 23/08/2015 25/08/2015 17/03/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Dilek Hatipoğlu Hakkari Hakkari Co-Mayor of Hakkari 23/08/2015 25/08/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Nurullah Çiftçi Hakkari Hakkari Co-Mayor of Hakkari 23/08/2015 25/08/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Sevil Rojbin Çetin Van Edremit Co-Mayor of Edremit 24/08/2015 26/08/2015 Dimissionato, 17.09.2015 Rilasciato 30/10/2016
Sara Kaya Mardin Nusaybin Co-Mayor of Nusaybin 31/08/2015 02/09/2015 11/11/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Hüseyin Kılıç Siirt Eruh Co-Mayor of Eruh 08/09/2015 10.9.2015 / ev hapsi Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Rohat Özbay Ağrı Doğubeyazıt Co-Mayor of Doğubeyazıt 12/09/2015 15/09/2015 Rilasciato
Gülistan Akel Batman Batman Co-Mayor of Batman 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Hidayet Tiryaki Batman İkiköprü Co-Mayor of İkiköprü 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Osman Karabulut Batman İkiköprü Co-Mayor of İkiköprü 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Mustafa Öztürk Batman Beşiri Co-Mayor of Beşiri 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Handan Bağcı Van Özalp Co-Mayor of Özalp 09/10/2015 11/10/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Şaziye Önder Iğdır Iğdır Co-Mayor of Iğdır 12/10/2015 14/10/2015 15/04/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Mehmet Gültekin Iğdır Tuzluca Co-Mayor of Tuzluca 12/10/2015 14/10/2015 10/06/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Ali Çam Iğdır Hoşhaber Co-Mayor of Hoşhaber 12/10/2015 14/10/2015 25/03/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Diba Keskin Van Erciş Co-Mayor of Erciş 12/10/2015 15/10/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Sabri Özdemir Batman İl Co-Mayor of Batman 21/09/2015 23/09/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Gülcemal Erdinç Batman Balpınar Co-Mayor of Balpınar 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Hasan Basri Fırat Erzurum Hınıs Co-Mayor of Hınıs 14/10/2015 16/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Aygül Bidav Van İpekyolu Co-Mayor of İpekyolu Dimissionato 16.10.2015 Ha un mandato di cattura Ha un mandato di cattura, Dimissionato
Ali Özkan Mardin Mazıdağı Co-Mayor of Mazıdağı 05/11/2015 Dimissionato 13.07.2016 Rilasciato, Dimissionato
Şengül Erkmen Kars Digor Co-Mayor of Digor 19/11/2015 01/02/2016 Rilasciato
Ekrem Bingül Kars Digor Co-Mayor of Digor 19/11/2015 01/02/2016 Rilasciato
Fazıl Türk Mersin Akdeniz Co-Mayor of Akdeniz 18/11/2015 26/11/2015 Rilasciato
Orhan Şansal Urfa Suruç Co-Mayor of Suruç 01/01/2016 04/01/2016 Dimissionato 03.02.2016 Rilasciato, Dimissionato
Emine Esmer Şırnak Silopi Co-Mayor of Silopi 02.01.2016/ 23.02.2016/ 03.03.2016 04/03/2016 25/08/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Evin Keve Van Çatak Co-Mayor of Çatak 03/01/2016 05/01/2016 28/03/2016 Rilasciato
Rahmi Çelik Muş Bulanık Co-Mayor of Bulanık 05/01/2016 11/02/2016 Arrestato
Nuri Akman Şırnak Sırtköy Co-Mayor of Sırtköy 22/01/2016 22/01/2016 Rilasciato
Leyla İmret Şırnak Cizre Co-Mayor of Cizre 12.09.2015 / 18.11.2015 / 22.01.2016/ 11.09.2016 14/09/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Burhan Kocaman Elazığ Karakoçan Co-Mayor of Karakoçan 27.01.2016/ 29.09.2016 02 /10/2016       Arrestato, Dimissionato
Cennet Ayik Elazığ Karakoçan Co-Mayor of Karakoçan 27.01.2016/ 29.09.2016 02 /10/2016       Arrestato, Dimissionato
Nizamettin Özden Ağrı Diyadin Co-Mayor of Diyadin Ha un mandato di cattura Ha un mandato di cattura
Melikşah Teke Amed Silvan Co-Mayor of Silvan Dimissionato 04.09.2016 Rilasciato, Dimissionato
Zeynep Şipçik Mardin Dargeçit Co-Mayor of Dargeçit 30/03/2016 31/03/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Gurbet Tekin Mardin Savur Co-Mayor of Savur Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Eylem Özlem Onuk Şırnak Şırnak Co-Mayor of Şırnak Ha un mandato di cattura Ha un mandato di cattura, Dimissionato
Seyran Arğan Şırnak Beytüşşebap Co-Mayor of Beytüşşebap 09/06/2016 10/06/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Abdulkerim Sayan Van Edremit Co-Mayor of Edremit Dimissionato Ha un mandato di cattura Ha un mandato di cattura, Dimissionato
Abdurrahman Çağan Van Erciş Co-Mayor of Erciş 15.10.2015/ 28.04.2016 29/04/2016 Arrested
Seyfettin Aydemir Şırnak Silopi Co-Mayor of Silopi 15/02/2016 17/02/2016 Dimissionato 09.03.2016 Rilasciato, Dimissionato
Abdulkerim Erdem Mardin Derik Co-Mayor of Derik 22/02/2016 26/02/2016 Arrestato
Sabahat Çetinkaya Mardin Derik Co-Mayor of Derik 22/02/2016 26/02/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Selim Kurbanoğlu Diyarbakır Yenişehir Co-Mayor of Yenişehir 26/02/2016 28/02/2016 Rilasciato
Ülkü Baytaş Diyarbakır Yenişehir Co-Mayor of Yenişehir 26/02/2016 28/02/2016 Rilasciato
Emrah Gültaş Van Muradiye Co-Mayor of Muradiye 02/03/2016 04/03/2016 Rilasciato
Safure Güneş Van Muradiye Muradiye Co-Mayor of 02/03/2016 04/03/2016 Rilasciato
Hazal Aras Ağrı Diyadin Diyadin Co-Mayor of 03/03/2016 05/03/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Kasım Ağgün Iğdır Hoşhaber Deputy Co-Mayor of 06/03/2016 06/03/2016 Arrestato
Eda Kilis Siirt Eruh Co-Mayor of Eruh 23/03/2016 28/03/2016 Dimissionato (28.06.2016) Rilasciato, Dimissionato
Leyla Salman Mardin Kızıltepe Co-Mayor of Kızıltepe 30/03/2016 31/03/2016 09/08/2016 Rilasciato
Aygün Taşkın Diyarbakır Ergani Co-Mayor of Ergani 05/04/2016 07/05/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Fatma Yıldız Hakkari Merkez Deputy Co-Mayor of Hakkari 11/04/2016 11/10/2016 Rilasciato, poi Arrestato e Dimissionato
Hüsnü Beşer Hakkari Yüksekova Deputy Co-Mayor of Yüksekova 13/04/2016 15/04/2016 Arrested
Figen Yaşar Muş Bulanık Co-Mayor of Bulanık 21/04/2016 23/04/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Nazmi Çuşkon Hakkari Merkez Deputy Co-Mayor of Hakkkari 27/04/2016 27/04/2016 Arrestato
Abdulkerim Kaya Batman Gercüş Co-Mayor of Gercüş Dimissionato (29.06.2016) Dimissionato
Necla Yıldırım Mardin Mazıdağı Co-Mayor of Mazıdağı 13/08/2016 25/08/2016 Dimissionato 13.07.2016 Dimissionato, Rilasciato
Mustafa Alparslan Ağrı Diyadin Deputy Co-Mayor of Diyadin 14/07/2016 21/08/2016 Rilasciato
Şerafettin Özalp Van Özalp Co-Mayor of Özalp 12/07/2016 15/07/2016 Arrestato
Zülfiye Kaşmir Diyarbakır Dicle Deputy Co-Mayor of Dicle 25/08/2016 19/08/2016 Released
Adile Kozay Hakkari Yüksekova Deputy Co-Mayor of Yüksekova 13/08/2016 16/08/2016 Rilasciato
Nevin Oyman Girasun Şırnak İdil Co-Mayor of İdil 16/08/2016 24/08/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Sadiye Sürer Diyarbakır Kulp Co-Mayor of Kulp 15/08/2016 17/08/2016 Rilasciato
Ahmet Toloğ Şırnak Silopi Deputy Co-Mayor of Silopi 24/08/2016 03/09/2016 Arrestato
Tülay Karaca Erzurum Tekman Co-Mayor of Tekman 07/09/2016 23/09/2016 Arrestato
Abdurrahman Zorlu Diyarbakır Hani Co-Mayor of Hani 08/09/2016 1/10/16 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Mehmet Muhdi Aslan Şırnak İdil Co-Mayor of İdil 21/09/2016 25/09/2016   Dimissionato   Arrested, Dismissed
Zilan Aldatmaz Van Saray Co-Mayor of Saray 21/09/2016 1/10/16       Arrestato
Gültan Kışanak Diyarbakır Co-Mayor of Diyarbakir 25/10/16 31/10/16 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Fırat Anlı Diyarbakır Co-Mayor of Diyarbakir 25/10/16 31/10/16 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Suna Atabay Van Çaldıran Co-Mayor of Çaldıran 1/11/16 2/11/16 Arrested
Ahmet Demir Bitlis Ovakışla Co-Mayor of Ovakışla 9/10/16 31/10/16 Dimissionato (3.11.2016) Arrestato
Servin Karakoç Bitlis Ovakışla Co-Mayor of Ovakışla 9/10/16 31/10/16 Dimissionato (3.11.2016) Arrestato
Mehmet Tanrıverdi Muş Esentepe Co-Mayor of Esentepe 16/10/16
Sabine Ekinci Varto Muş Co-Mayor of Varto 5/11/16 10/11/16 Dismissionato (10.11.16) Arrestato, Dimissionato
Hüseyin Güneş Varto Muş Co-Mayor of Varto 5/11/16 Dimissionato (10.11.16)
Tuncer Bakırhan Siirt Co-Mayor of Siirt 16/11/16 Arrestato, Dimissionato
Nurhayat Altun Tunceli Co-Mayor of Tunceli 16/11/16 Arrestato, Dimissionato
Kadir Kunur Cizre Şırnak Co-Mayor of Cizre 15/11/16 16/11/16 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Mehmet Ali Bul Tunceli Co-Mayor of Tunceli 16/11/16 16/11/16 Arrestato, Dimissionato
Bekir Kaya Van Co- Mayor of Van 17/11/16 Dimissionato In custodia, Dimissionato
Ahmet Türk Mardin Co-Mayor of Mardin 17/11/16 Dimissionato

LISTA DEI FIDUCIARI DESIGNATI NELLE MUNICIPALITÀ DBP

Città

Provincia

Popolazione

Voto Popolare per il DBP

Fiduciario designato

Batman Municipalità

557K

56%

Şeref Aksoy

Vicegovernatore

Hakkari Municipalità

275K

67%

Coney Epçim

Vicegovernatore

Diyadin Municipalità

Ağrı

43K

48%

Mekan Çeviren

Governatore distrettuale

Beşiri Municipalità

Batman

30K

50%

Mustafa Maslak

Governatore distrettuale

Gercüş Municipalità

Batman

20K

52%

Ünal Koç

Governatore distrettuale

Silvan Municipalità

Diyarbakır

86K

70%

Murat Kütük

Governatore distrettuale

Sur Municipalità

Diyarbakır

121K

54%

Bilal Özkan

Vicegovernatore

Hani Municipalità

Diyarbakır

33K

46%

Yusuf Turhan

Governatore distrettuale

Hınıs Municipalità

Erzurum

29K

39%

Bülent Ay

Governatore distrettuale

Tuzluca Municipalità

Iğdır

24K

52%

İbrahim Civalek

Governatore distrettuale

Dargeçit Municipalità

Mardin

27K

60%

M. Yaşar Yeşiltaş

Governatore distrettuale

Derik Municipalità

Mardin

62K

64%

M. Fatih Safitürk

Governatore distrettuale

Mazıdağı Municipalità

Mardin

33K

62%

Halit Benek

Governatore distrettuale

Nusaybin Municipalità

Mardin

116K

79%

Ergün Baysal

Governatore distrettuale

Bulanık Municipalità

Muş

83K

46%

Ömer Şahin

Governatore distrettuale

Eruh Municipalità

Siirt

20K

52%

Murtaza Dayanç

Governatore distrettuale

Suruç Municipalità

Şanlıurfa

102K

53%

Tarık Açıkgöz

Governatore distrettuale

Cizre Municipalità

Şırnak

133K

82%

Ahmet Adanur

Governatore distrettuale

Silopi Municipalità

Şırnak

115K

78%

Savaş Konak

Governatore distrettuale

İdil Municipalità

Şırnak

73K

79%

Ersin Tepeli

Governatore distrettuale

Edremit Municipalità

Van

114K

51%

İbrahim Özkan

Governatore distrettuale

Erciş Municipalità

Van

172K

49%

M. Şirin Yaşar

Governatore distrettuale

İpekyolu Municipalità

Van

275K

48%

Önder Can

Vicegovernatore

Özalp Municipalità

Van

71K

72%

Serdar Karal

Governatore distrettuale

İkiköprü Municipalità

Batman

4K

56%

Mustafa Maslak

Governatore distrettuale

Hoşhaber Municipalità

Iğdır

2K

62%

Bilgehan Karafil

Vicegovernatore

Diyarbakır M. Municipalità

1800K

55,10%

Cumali Atilla

Governatore distrettuale

Ovakışla Municipalità

Bitlis

4K

37%

Bülent Tekbıyıkoğlu

Governatore distrettuale

Şırnak Municipalità

490K

71%

Turan Bedirhanoğlu

Vicegovernatore

Varto Municipalità

32K

63%

Mehmet Nuri Çetin

Governatore distrettuale

Siirt Municipalità

320K

47.1 %

Ceyhun Dilşad Taşkın

Vicegovernatore

Dersim Municipalità

86K

56%

Olgun Öner

Vicegovernatore

Van M. Municipalità

1096K

53.2%

İbrahim Taşyapan

Governor

Mardin M. Municipalità

796K

68.4%

Mustafa Yaman Governor

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Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 Settembre a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava, per la liberazione di Ocalan

Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 Settembre a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava, per la liberazione di Ocalan

Da oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto presidenzialista di Erdogan, il governo turco intraprende un nuovo percorso di guerra ponendo termine al processo di pace per una soluzione duratura della irrisolta questione curda. Intere città – Diyarbakir, Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice – vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato di emergenza, con migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.

Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 Luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan dà il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.

Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell’ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.

Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) che ha consegnato la città all’esercito turco e alle organizzazioni jihadiste a loro fianco, come Jabhat Fatah al-Sham e a gruppi come Ahrar El-Sham, senza colpo ferire. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF), esclusivamente ai danni dell’insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava.

È un dato di fatto che gli Stati Uniti e l’Europa non solo hanno chiuso un occhio su questi attacchi, ma stanno fornendo il sostegno allo Stato turco che con la complicità dell’UE continua a usare i profughi come arma di ricatto. L’invasione turca del nord della Siria aumenta il caos esistente nella regione inferocendo la guerra civile, creando nuovi rifugiati e nuovi disastri umanitari.

TUTTO QUESTO DEVE FINIRE! RIFIUTANDO IL VERGOGNOSO ACCORDO UE-TURCHIA, CHE LEDE I DIRITTI UMANI DEI PROFUGHI E FINANZIA LA GUERRA SPORCA CONTRO IL POPOLO CURDO.

Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diverse tra loro: assiri, siriani, armeni, arabi, turcomanni. Questa Confederazione rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.

Ora questa decisiva esperienza democratica per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall’invasione turca. E’ dunque urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava e della resistenza del popolo curdo.

Rispondendo all’appello internazionale sottoscritto da intellettuali, scrittori, artisti, politici e difensori dei diritti umani, invitiamo tutti e tutte coloro che in questi anni hanno sostenuto la lotta di liberazione del popolo curdo e la rivoluzione democratica, A SCENDERE IN PIAZZA IL 24 SETTEMBRE A ROMA

* Per fermare l’invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati
* Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia
* Contro la barbarie dell’Isis per l’universalismo dei valori umani;
* Per il Confederalismo Democratico
* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi
* Per la fine dell’isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan

IN PIAZZA PER IL KURDISTAN
ROMA – PORTA PIA ORE 14.00
SABATO 24 SETTEMBRE

Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia
Rete Kurdistan Italia

Per Adesioni :

[email protected][email protected]

 

 

 

Fonte:

http://www.uikionlus.com/appello-per-una-mobilitazione-nazionale-a-roma-il-24-settembre-a-sostegno-del-popolo-curdo-e-della-rivoluzione-democratica-in-rojava-per-la-liberazione-di-ocalan/

Un’utopia concreta: il confederalismo democratico curdo. Proposta per concedere la cittadinanza onoraria della città di Reggio Calabria a Abdullah Öcalan, leader del popolo curdo.

Settembre
04
2016

Un’utopia concreta: il confederalismo democratico curdo

Scritto da c.s.o.a. Angelina Cartella

La guerra che sta dilaniando la Siria e l’Iraq, infiammando tutta l’area mediorientale e producendo migliaia di profughi e sfollati, rivela ogni giorno di più un groviglio di ingarbugliate alleanze in cui ciascuna delle potenze in campo persegue un suo obiettivo, spesso divergente da quello stesso dei presunti alleati e nessuno vuole scendere a patti, ma tutti sembrano tuttavia d’accordo sulla necessità di sacrificare il consolidamento dell’esperienza avviata nella Rojava curda, dove popoli diversi (curdi, arabi, turkmeni, armeni, assiri, ceceni) si sono autorganizzati in un progetto di democrazia partecipativa orizzontale, fondata sul rispetto della pluralità e dell’uguaglianza di genere, sui principi del socialismo in una relazione cooperativa fra le persone e con la natura, per il timore che questa  rivoluzionaria esperienza possa ulteriormente affermarsi ed espandere.

Settembre
09
2016

Proposta per concedere la cittadinanza onoraria della città di Reggio Calabria a Abdullah Öcalan, leader del popolo curdo

Scritto da c.s.o.a. Angelina Cartella

Concedere la cittadinanza onoraria a Öcalan significa schierarsi dalla parte della Pace, significa credere in un mondo dove tutti contino allo stesso modo, a prescindere da sesso, etnia o religione, significa volere un mondo più giusto, senza oppressione e sfruttamento dell’uomo sulla donna, del ricco sul povero, del genere umano sul mondo naturale. Le battaglie di Öcalan non sono lontane, sono nelle navi che assalgono le nostre coste, negli sguardi di quei disperati che sbarcano al Porto di Reggio Calabria ormai quasi quotidianamente: quelle battaglie sono anche le nostre battaglie!

Per aderire alla proposta manda una mail a [email protected] specificando se si tratta di adesione individuale o collettiva, nome e indirizzo

Fonte:

UN POETA NELLE CARCERI DI ASSAD

 

Faraj Bayrakdar è stato torturato per quasi 14 anni in quanto scrittore dissidente. Oggi, pluripremiato e libero, sente che le sue sofferenze sono niente rispetto al dolore del popolo siriano

di Joshua Evangelista*

Dalla “festa di benvenuto”, la haflet al-istiqbal, inizia una lenta agonia che molto spesso porta alla morte. Il rapporto di Amnesty International racconta come si vive, e si muore, nelle carceri di Assad. Da decenni il regime siriano usa la tortura per stroncare gli oppositori, o presunti tali. Come è successo al poeta Faraj Bayrakdar, che ha passato quasi 14 anni dietro le sbarre, dal 1987 al 2000. «Tra un anno o due, dieci o venti la libertà si metterà la minigonna e mi accoglierà», scriveva in cella sul cartoncino delle sigarette, sperando di non essere visto dalle guardie. Oggi, rifugiato politico in Svezia, gira il mondo raccontando l’efferatezza del regime baathista, prima che la spettacolarizzazione della violenza plastica dei militanti dell’Isis renda definitivamente sopportabile le ingiustizie della dittatura all’opinione pubblica. «La memoria collettiva degli occidentali è piena di buchi e il regime è riuscito a trovare qualcuno peggiore per ripulirsi l’immagine. Così si dimenticano i passaggi che hanno portato a questa tragedia e si insiste con la retorica del male minore. È come se a un killer togli il pugnale insanguinato, gli dai una pacca sulla spalla e gli chiedi gentilmente di non farlo più».

Non ritiene inevitabile che l’attenzione sia concentrata sulla minaccia dell’Isis, soprattutto dopo gli ultimi attentati in Europa?

Nessuno può battere Isis, Jabhat al Nusra o le altre fazioni di matrice fondamentalista. Almeno finché non si rovescia Assad, che è l’altra faccia della medaglia. Mentre il mondo chiude gli occhi e sotto banco tratta con i terroristi, i media dimenticano che i massacri non vengono perpetuati solo dall’Isis.

Nel frattempo la guerra contro Isis sembra ben lontana dalla fine.

Potrebbero toglierli di mezzo subito, ma non conviene. Costa troppo. E chi paga? Arabia Saudita o Qatar? Prima che la guerra finisca si arriverà a un collasso totale. A quel punto il popolo tornerà alla vita di tutti i giorni, ma sarà una calma apparente. Non si dimenticherà cosa ha fatto il regime per mezzo secolo e come si è arrivati a questa spirale di fanatismo. Milioni di persone ogni notte incontrano nei loro incubi i propri morti e questo non è un problema che risolvi in venti anni. Gli incubi si tramandano di generazione in generazione.

Incubi che accompagnano i siriani anche nei disperati tentativi di raggiungere l’Europa.

L’Europa sta totalmente perdendo il controllo dei flussi migratori. Eppure tutti sapevano che rimuovendo il regime di Assad nel 2011 ciò non sarebbe accaduto. Ma evidentemente è più conveniente tenere milioni di disperati alle porte del continente.

Come siamo arrivati a questo?

Due settimane prima delle rivolte del 2011 ho scritto una lettera aperta all’Europa in cui criticavo Bruxelles per aver deciso di sostenere i “nostri” dittatori a discapito dei diritti umani. Erano le premesse per un’invasione di persone disperate, dissi.

Così è stato.

Non posso non ricordare i silenzi che hanno accompagnato i primi mesi della rivoluzione, quando centinaia di migliaia di persone laiche marciavano nelle strade chiedendo più diritti. Poi sono arrivate le bombe. E cosa hanno fatto gli occidentali? Invece di sostenere i giovani che sognavano una Siria libera, hanno destinato i propri soldi ai movimenti fondamentalisti: armi, cibo e medicine solo per loro.

Eppure molti di quei giovani hanno deciso di unirsi proprio ai quei movimenti.

È normale: sono i movimenti più ricchi. A Idlib conosco persone totalmente laiche che hanno deciso di combattere per l’Isis. Succede quando devi provvedere alla tua famiglia e gli altri non hanno nemmeno i soldi per darti un po’ di pane. E le potenze cosa fanno? Sostengono coloro che sono funzionali ai loro interessi, a occhi chiusi.

Non pensa che sia colpa anche di alleanze e scelte strategiche quanto meno discutibili da parte del fronte anti-assadiano?

Anche se i nostri rivoluzionari non fossero incappati in così tanti errori strategici, il risultato non sarebbe cambiato. Era stato già tutto deciso. Del resto anche il regime ha fatto tanti errori, eppure è lì, sempre forte.

Dalle sue parole traspare molto pessimismo.

Eppure non ho paura del futuro. Prima o poi i siriani ricostruiranno la Siria. Ma la soluzione inizia con la fine del regime. La storia insegna che siamo diversi da come veniamo dipinti dai media europei: non siamo mai stati paurosi delle minoranze. Faccio un esempio: da chi è stata gestita la transizione post francese? Da Fares al-Khoury, un cristiano, che è stato ministro, presidente e molto altro ancora. E per essere rappresentati nelle assemblee, i musulmani si rivolgevano a lui.

Se non ha paura del futuro, avrà immaginato come sarà ricostruzione. Quale sarà il ruolo della diaspora?

La diaspora tornerà in Siria, sosterrà la rinascita con soldi, training, con il know how appreso all’estero. Ma sarà chi è rimasto a costruire la nuova Siria. Ma, come per le crisi degli anni passati, dipenderà tutto dagli accordi che la nuova classe dirigente prenderanno con le potenze internazionali e dal “conto” economico e di persone che queste chiederanno. Noi, da fuori, faremo lobby, manderemo soldi: se necessario lavoreremo 14 ore al giorno e la metà del salario la destineremo alla ricostruzione.

A proposito di superpotenze impegnate in Siria, avrà sicuramente seguito il tentato golpe in Turchia. Le purghe che sono seguite hanno ricordato, a qualcuno, quelle che Hafez perpetrò nel 1982 nei confronti degli insorti della Fratellanza musulmana. 

Due cose sopra tutte le altre mi preoccupano della Turchia. La libertà d’espressione e la questione curda. Ma i paragoni non reggono: il regime turco non ha ancora perpetrato crimini di un livello equiparabile a quello siriano. Nel 1982 Assad bombardava Hama e faceva almeno 14000 morti. L’Erdogan del post golpe non ha ancora fatto nulla di simile, sebbene abbia arrestato migliaia di persone, ma è presto per farsi un’idea completa. Lo tengo d’occhio, può diventare una feroce dittatura.

Cosa ne pensa dell’accoglienza turca verso i migranti siriani?

A passarsela peggio sono i siriani in Libano. Dovremmo prima di tutto preoccuparci per le loro condizioni. I turchi sono stati accoglienti, anzi: il popolo ha dato più di quello che ha ricevuto. Sappiamo bene che un’Europa così attenta ai soldi e che non vuole spendere nell’accoglienza conviene mantenere i rifugiati in Turchia, questo è ovvio. Ma allora io lancio una provocazione: se è chiaro che nella società turca i siriani hanno maggiori possibilità di integrazione, i soldi europei per l’accoglienza ai rifugiati dovrebbero essere molti di più.

Nel frattempo però, la Turchia è scesa prepotentemente in campo contro i curdi del Rojava. Che idea si è fatto del confederalismo democratico curdo e, più in generale, del ruolo dei curdi nel conflitto?

Li stanno usando e quando la guerra sarà finita il mondo si dimenticherà di loro. Ha sempre fatto così. I curdi sono utopici, hanno grandi sogni. Eppure in tutto il corso della storia qualcuno li ha sfruttato. Li usano e poi li abbandonano. Io sono sempre stato, in Siria, un attivista per i diritti dei curdi. Lo ero quando Assad impediva di parlare la loro lingua, di preservare la loro cultura. Molti in Siria mi considerano un poeta curdo, addirittura. Lo dico, non stimo Saleh (co-presidente del PYD, ndr), non mi piace la sua ambiguità verso Assad. Ma penso che quando la guerra finirà la Siria dovrà fare i conti con la voglia d’indipendenza dei curdi. Andrà fatto un referendum per capire cosa vuole la popolazione delle regioni a prevalenza curda. Ma sono sincero, non credo che le super potenze permetteranno la creazione di uno stato del Kurdistan. Indipendenza o meno, io sarò sempre dalla loro parte e mi batterò affinché abbiano gli stessi diritti e doveri degli altri cittadini.

A Stoccolma lei è un punto di riferimento per i migranti che riescono a raggiungere la Svezia. Vede in loro lo stesso popolo che ha dovuto lasciare dodici anni fa?

Quasi tutti i siriano che arrivano qui hanno il mio numero e ricevo molte chiamate da chi è stato in prigione, hanno bisogno di parlare con qualcuno che ha vissuto lo stesso dramma. Non sono più gli stessi. Vedo nei loro occhi solo dolore e sofferenza, fatico a identificarli come siriani. Ma non vale solo per loro, dopo il 2011 tutti siamo cambiati in peggio. Anche la Svezia non è più la stessa rispetto a quando sono arrivato io.

E lei come è cambiato dopo 13 anni di segregazione e torture?

In carcere ero stato annullato e per questo motivo avevo dimenticato molte abitudini del vivere in comunità. Una volta uscito non sapevo più vestirmi, mi dimenticavo di salutare. Soprattutto: non sapevo più ridere. Non mi riesce bene nemmeno ora. Quando lo faccio mi sento graffiare la gola.

C’è un filo conduttore tra la sofferenza di allora e quella che prova ogni giorno vedendo il suo popolo sotto assedio?

No. È come se avessi sofferto per niente. Tutte le umiliazioni e le torture che ho subito sono nulla rispetto a quello che vive oggi il mio popolo. Mentre i miei aguzzini volevano vedermi agonizzante, sapevo che fuori da quelle mura c’era una famiglia che nonostante tutto sarebbe sopravvissuta. Oggi non è così. Tutti sanno che da un momento all’altro chiunque potrà ammazzarli.

Ha ancora senso fare poesia di fronte a una tragedia di queste dimensioni?

Alcuni miei colleghi riescono a produrre sulla Siria anche tre poesie al giorno. Io no. Negli ultimi cinque anni ho scritto pochi versi. E tra questi solo alcuni sulla Siria. In prigione avevo 24 ore al giorno per comporre. Ho pubblicato sette antologie, per intenderci. Lì c’era un tentativo continuo di cancellare il tuo significato come essere umano e creare versi o fare sculture con pezzetti di legno raccattati nella cella erano dei modi per dare un senso alla nostra esistenza.

E oggi come dà senso all’esistenza?

Dopo il 2011 la mia situazione è diventata ben più complicata. Perché la rivoluzione “impegna”. Passo le giornate sui social network per capire come sta il mio popolo. Inoltre ritengo che il mio ruolo di autore sia cambiato. In carcere scrivevo per me, cercavo la forma, una qualità di scrittura che appagasse la mia tribolazione. Oggi invece serve una dialettica semplice, devo raggiungere il popolo. Meglio fare video, postare foto sui social e rinunciare a un arabo ricercato. Ho scritto una canzone nel dialetto di Homs, su YouTube ha avuto tantissime visualizzazioni e al Jazeera ha fatto un documentario su di me che ha raggiunto milioni di persone. La gente è disinformata, il mio nuovo ruolo è creare consapevolezza. È un modo per non rendere vano il sacrificio dei 400 mila sognatori che nel 2011 erano scesi in piazza a Homs. O dei 600 mila di Hama. A questo punto della mia vita non ho più pretese personali. Mi basta sapere che sto facendo qualcosa per aiutare il mio popolo.


*Una versione ridotta di questa intervista è stata pubblicata su “Il Dubbio” del 20 agosto 2016.

 

 

Fonte:

http://frontierenews.it/2016/09/siria-faraj-bayrakdar-poeta-carceri-assad/

SIRIA, ECCO IL PIANO DI PACE IN TRE FASI PER L’USCITA DI SCENA DI ASSAD. ATTIVISTI: “BOMBARDAMENTI AL CLORO SU ALEPPO”

Mentre a Londra si è discusso del progetto per cercare una soluzione al conflitto che insanguina il paese, nei quartieri della città in mano agli oppositori denunciati nuovi raid del regime contro la popolazione. Fronte anti-Isis: Erdogan e Obama potrebbero cooperare in offensiva a Raqqa
di Shady Hamadi | 7 settembre 2016

 

Bambini e adulti intossicati dal cloro contenuto nei barili bomba sganciati dagli elicotteri del governo di Damasco, in un ennesimo bombardamento sulla zona di Aleppo controllata dall’opposizione. E’ l’accusa che attivisti siriani presenti nei quartieri della città assediata lanciano nuovamente contro il governo di Bashar al Assad, già incriminato in passato di aver usato armi chimiche contro civili e opposizione. Nel frattempo, per porre termine alla guerra che inghiotte il paese, a Londra si è aperta la riunione fra il gruppo d’opposizione siriana e quello degli “amici della Siria” (composto da diversi stati occidentali e del Golfo che sostengono formalmente l’opposizione), per cercare una soluzione al conflitto che insanguina il paese e che negli ultimi mesi ha avuto un’escalation, a causa dell’intervento delle truppe turche nel nord della Siria con l’obbiettivo di bloccare l’avanzata dei miliziani dell’YPG – braccio armato curdo siriano del PKK, il partito dei Lavoratori del Kurdistan di Abdullah Ocalan.

I colloqui di Londra, un piano in tre fasi – Sei mesi: è la durata dei negoziati che serviranno a formare il governo di transizione, primo passo del piano di pace in tre punti proposto dall’Alto Comitato dei Negoziati, organo dell’opposizione siriana. “In questo periodo – ha spiegato Ryad Hajab, ex primo ministro siriano e ora membro del comitato – tutti i prigionieri dovranno essere scarcerati e garantito il rientro nel paese per i milioni di rifugiati”. Il governo di transizione dovrà governare il paese nella seconda fase del piano, lunga 18 mesi, e sarà composto da figure dell’opposizione, del governo e della società civile. Mentre Bashar al Assad dovrà andarsene, lasciando il potere. Un cessate il fuoco sarà proclamato in tutto la Siria e al concludersi della seconda fase verranno indette elezioni, seguite da osservatori delle Nazioni Unite. A margine della conferenza, Hajab ha dichiarato che “ogni piano di pace proposto da Russia e Usa, differente da quello di questa mattina, sarà rigettato”, sottolineando che uno dei punti principali è quello di preservare la sovranità e l’indipendenza del paese, includendo tutte le componenti della società.

Erdogan e Obama potrebbero cooperare in offensiva a Raqqa – “Una zona di sicurezza lunga 90 km da Azaz a Jablus” è quanto auspica Hamad Osman, a capo di un gruppo ribelle, parlando con la Reuters, aggiungendo che la missione principale è quella di mettere in sicurezza le zone a nord-est di Aleppo dall’Isis e i separatisti del YPG, così da garantire un’area sicura per la popolazione siriana. “Ma – evidenzia Osman – serve un’unità di intenti da parte russa, turca e america”. E convergenze fra Turchia e Usa si sarebbero aperte al G20, durante l’incontro fra Erdogan e Obama. Il presidente americano” vuole fare ‘alcune cose’ insieme, in particolare a Raqqa“, ha detto Erdogan al quotidiano Hurriyet, spiegando che Ankara è disposta ad appoggiare il progetto. “Dal nostro punto di vista – ha aggiunto Erdogan – non sarebbe un problema. Abbiamo detto ‘Lasciamo che i nostri militari si incontrino e sarà fatto tutto il necessario‘”. Il presidente turco ha puntualizzato che il coinvolgimento di Ankara dovrà essere definito da “ulteriori colloqui”. Anche nel variegato fronte anti-Isis che si prepara a scagliare l’offensiva contro la città di Mosul, continuano le discussioni e le tensioni fra le milizie sciite, sunnite e i peshmerga per stabilire i ruoli e l’influenza che ognuno di loro avrà nel breve-medio periodo dopo la caduta della città.

Nuovi bombardamenti ad Aleppo – Ibrahim Al Hallaj, membro del team di pronto intervento della Protezione civile siriana, si è recato nel quartiere di Al Sukkari – racconta il Guardian – , la zona colpita dal bombardamento, contando quattro cilindri contenenti il cloro. Un ospedale nell’area controllata dall’opposizione ha diffuso una nota, attraverso email e messaggi di testo ai giornalisti, in cui si riporta che 71 persone, fra cui 37 bambini e 10 donne, sono state curate per difficoltà respiratorie dovute all’inalazione del gas tossico. Ma il rapporto non è verificabile indipendentemente.

 

 

 

 

Fonte:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/07/siria-ecco-il-piano-di-pace-in-tre-fasi-per-luscita-di-scena-di-assad-attivisti-bombardamenti-al-cloro-su-aleppo/3018196/

SIRIA: ALEPPO, I RIBELLI ROMPONO L’ASSEDIO

SIRIA Aleppo, i ribelli rompono l’assedio

 

Andato in onda il: 07/08/2016

La guerra in Siria. I ribelli riescono a rompere l’assedio delle truppe di Assad nella parte orientale di Aleppo mentre la cittadina di Mambij, vicino al confine turco, viene liberata dai curdi con l’aiuto dei raid americani che proseguono anche in Libia, intorno a Sirte.
Giacomo Segantini
Fonte:

SIRIA: LA VOCE DI MANBIJ

La voce di Manbij, prima della “liberazione”

Manbij, prima della guerra (Wikipedia)

(di Lorenzo Trombetta, Ansa). Intrappolati “come uccelli in gabbia”, esposti ai bombardamenti della Coalizione filo-Usa, agli spari dei cecchini curdi e alle rappresaglie degli ultimi jihadisti dell’Isis rimasti in città: è il dramma che stanno vivendo i circa 150mila civili rimasti a Manbij, la città nella Siria settentrionale, tra Aleppo e Raqqa, alla cui periferia oggi sono entrate truppe arabo-curde con l’appoggio degli Usa.

“Non ci sono posti sicuri per proteggersi dai raid aerei. Ogni civile è considerato un terrorista dagli americani”, afferma, parlando al telefono con l’ANSA, Muhammad Khatib, ex consigliere comunale di Manbij, fuggito a nord di Aleppo ma ancora in contatto giornaliero con i familiari rimasti in città. I gruppi arabo-curdi “sono ancora lontani dal quartiere generale dell’Isis”, afferma Khatib.

Giovedì 21 luglio, le stesse forze vicine alla Coalizione avevano lanciato ai jihadisti un ultimatum di 48 ore, scaduto sabato 23 luglio alle 11 locali . La zona, tra l’Eufrate e il confine turco, è teatro da fine maggio di un’offensiva delle “Forze democratiche siriane”, guidate dall’ala siriana dei curdi del Pkk e sostenute dagli Stati Uniti.

L’assedio di Manbij, centro vitale tra Aleppo e Raqqa – “capitale” dell’Isis in Siria – è descritto da curdi e da Stati Uniti come parte della “guerra al terrorismo”. Ma non tutti la pensano così: “i curdi del Pkk, gli Stati Uniti e l’Isis sono tutti responsabili del dramma che stiamo vivendo”, afferma Mustafa H., avvocato di Manbij anch’esso costretto a fuggire prima dell’inizio dell’assedio.

L'assedio di Manbij (nel cerchio rosso) al 24 luglio 2015. In giallo le forze curdo-arabe filo-Usa; in grigio lo Stato islamico, in rosso le forze governative siriane (Schermata dal sito syria.liveuamap.com)

L’assedio di Manbij (nel cerchio rosso) al 24 luglio 2015. In giallo le forze curdo-arabe filo-Usa; in grigio lo Stato islamico, in rosso le forze governative siriane (Schermata dal sito syria.liveuamap.com)

L’avvocato conferma che in città rimangono circa 35mila minori, come aveva affermato nei giorni scorsi l’Unicef. “L’Isis si confonde tra i civili. Ci sono circa 400 miliziani in città, in mezzo a 150mila persone”. Le fonti affermano che molti jihadisti sono siriani, di Manbij, altri sono stranieri. “Ma moltissimi sono fuggiti a Raqqa”.

Per l’ex consigliere comunale Khatib, la situazione umanitaria è disperata: “E’ impossibile trovare acqua e farina. Chi può fa il pane in casa. Altri hanno scorte di cibo in scatola. E chi ha un pozzo vicino è ancora salvo”, afferma “Ma moltissimi non sanno come arrivare a fine giornata. Moriranno di fame e di sete”, sostiene Khatib.

Nei giorni scorsi, in bombardamenti della Coalizione filo-Usa a nord di Manbij, nel villaggio di Tukhar, un numero imprecisato di civili era stato ucciso. L’Unicef ha detto che nei raid sono morti più di 20 bambini. L’Isis aveva riferito di “160 morti”, la tv iraniana di “140”, l’agenzia siriana Sana di “120”. Attivisti di Manbij fuggiti a nord dicono di aver documentato “210 morti”. Anche ieri i bombardamenti della Coalizione sono stati intensi.

“Almeno 12 raid hanno colpito la città e sono stati colpiti tre ospedali: “l’Amal, il Qrishman e quello pubblico”, afferma Khatib. Manbij è tradizionalmente abitata da una popolazione araba, che non vede in modo favorevole la “liberazione” per mano curdo-americana e la conseguente annessione al nascente Kurdistan siriano.

La propaganda delle “Forze siriane democratiche” e dei loro alleati afferma che all’assedio di Manbij partecipano in prima linea “miliziani arabi” del “Consiglio militare di Manbij”. Per Khatib è “solo una manovra mediatica. Conosciamo questi miliziani. Sono di Manbij, ma sono gente poco affidabile. Si sono venduti al miglior offerente”.

Anche per questo, l’ex consigliere comunale non ha timore nell’ammettere che “ormai agli abitanti di Manbij non importa quale autorità li controlli. Siamo stanchi. Vogliamo solo vivere in pace, senza bombe e senza assedi”. (Ansa, 23 luglio 2016)

 

 

Fonte:

http://www.sirialibano.com/short-news/la-voce-di-manbij-prima-della-liberazione.html

Dino Frisullo

 

 

 

 

5 giugno 2003, se ne andava Dino Frisullo. Internazionalista e antirazzista, nel cuore e nella testa


5 giugno 2003, se ne andava Dino Frisullo. Internazionalista e antirazzista, nel cuore e nella testa

5 giugno 2016


Eh si ci manca. Come ci mancano De Andrè e Rino Gaetano, Monsignor Di Liegro e Amalia Rosselli, Alda Merini e Pier Paolo Pasolini. Come ci mancano nomi rimasti confinati in angoli remoti nella Storia di questo cazzo di Paese. Un Paese tanto bravo a dimenticare, rimuovere,a cui al massimo va una viuzza o un ricordo televisivo, ma solo se fa audience o se porta ad aumentare il consenso politico al leader di turno.

Compagni come Dino Frisullo, forse verranno ricordati diversamente quando saremo in un Paese diverso, quando vivremo in un contesto in cui saremo capaci di vergognarci del nostro egoismo, del nostro razzismo diffuso, dell’ignoranza che ha accompagnato le nostre vite. Se ne andava oggi nel 2003, in tempo per compiere i 51 anni, anni vissuti con intensità totale, con la stessa voracità delle sigarette fumate, degli articoli scritti, dei viaggi fatti senza risparmiarsi. Persona incasellabile: giornalista lo è stato ed a un livello che la mediocrità odierna poco conosce, militante antirazzista che non accettava mediazioni al ribasso, compromessi di bottega, doveri di partito. Kurdo fra i kurdi, in carcere come nei colori del Newroz, palestinese fra i palestinesi, in un corteo a Gerusalemme come in una piazza romana, migrante fra gli immigrati, all’occupazione della Pantanella come in una Piazza Navona orgogliosamente antirazzista.

Una vita senza respiro e senza lasciare respiro a chi gli stava intorno, fatta di discussioni interminabili, di vino buono e di cibo delle regioni che più lo avevano accolto, Puglia ed Umbria. Un sorriso contagioso come la capacità di squadernare la vita di chi con lui ha provato a cambiare il mondo, una determinazione pasticciona ed eternamente precaria, senza il bisogno di pensare al futuro come qualcosa di personale. Perché per Dino il futuro e il presente non potevano essere ridotti alla vita individuale. Ci manchi Dino, manca la tua caparbietà e il tuo radicalismo, la genialità arruffona e il tuo vivere prima che dichiararti, da comunista. E manca ancora un Paese capace di non dimenticarti, in cui prevalga la curiosità e la domanda profonda: “Chi c’era dietro quella foto? Perché c’è ancora chi lo ricorda con nostalgia e rabbia?”

Stefano Galieni

 

*

Dino Frisullo: una poesia

Chi era Dino Frisullo?

 

Dino Frisullo, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita per la lotta del popolo kurdo.

Qui di seguito una sua poesia

 

Livide d’improvviso le luci di montagna.

Ferma e dolente la luce delle stelle.

Ammutoliti i richiami degli uccelli.

Alle quattro del mattino

la luna piena chiede silenzio al mondo.

Poggia l’orecchio al suolo e ascolta.

Le prime bombe su Baghdad

vibrano dalla terra nelle viscere..

Dopo ogni scoppio la lunga eco

è u milione di cuori di madri all’unisono

è il loro respiro affannoso

che l’Eufrate porta al mare come un grido.

Dorme Khawla la principessina

sulla corona di plastica preme un cuscino sua madre

si chiede se dovrà premere più forte

quando giungerà l’onda d’urto della bomba.

Dopo gli scoppi il tuono immenso

non è il mar rosso che s’innalza a spezzare la portaerei una ad una,

non è il deserto che si leva

a spazzare i blindati con fiato rovene di sabia:

è il fragore di milioni di ruote

carri carretti motocicli in fuga

kurdi arabi povera gente stracci

danni correlati.

Nelle basi sibillano i video.

Sono limitati i computer dei signori della guerra.

Non registreranno il respiro il palpito il pianto.

Non avvertono il terrore e l’ira del mondo.

Non sentiranno aprirsi le acque del Mar Rosso.

 

Dino Frisullo 20 marzo 2003

 

 

Fonte:

http://www.deapress.com/culture/caffe-letterario/15024-dino-frisullo-una-poesia-.html

 

 

Leggi anche qui:

Dino Frisullo: 20.03 2003. Le bombe su Bagdad:

 

http://www.peacelink.it/pace/a/37926.html