L’8 dicembre 2024, dopo 54 anni, è caduta la dittatura della famiglia Assad. Un regime tramandato di padre in figlio che ha esiliato, incarcerato, torturato chiunque vi si opponesse e ha anche represso sanguinosamente un tentativo di rivoluzione. Per maggiori info potete leggere, ad esempio, quest’articolo del giornalista Shady Hamadi:
Non so quale sarà il futuro della Siria e se sfocerà in un’altra dittatura o teocrazia ad opera del nuovo governo dopo la presa del potere da parte dei ribelli jihadisti. Molti di noi avrebbero preferito la cacciata del regime assadista attraverso una rivoluzione popolare, che purtroppo è stata impedita.
Qualunque sarà il destino della Siria, che adesso i siriani si godano la libertà, anche se nulla potrà cancellare gli orrori patiti. Uno fra tutti è il famigerato carcere di Sednaya, soprannominato “mattatoio umano”, svuotato da migliaia di siriani e dalla protezione civile nelle ultime 48 ore durante la ricerca di detenuti ancora vivi e dei corpi dei defunti. Riporto uno stralcio significativo di un altro articolo di Hamadi a cui rimando la lettura per intero:
<<“Questo luogo non uccide solo il corpo – spiega Sayyadi, incarcerato senza processo come tutti gli altri -, ma anche l’anima”. Non ci sentivamo umani, non avevamo nomi, spiega, “loro ci chiamavano con numeri”. Anche Sayyadi conferma la presenza di bambini fra i detenuti. “C’erano questi bambini che non sapevano cosa accadeva e chiedevano: ‘ perché siamo qui? Perchè ci trattano così’”. E fra le lacrime, l’uomo ormai libero racconta: “Ho visto un bimbo chiedere un bicchiere d’acqua ad un secondino e questi lo ha picchiato fino a farlo svenire”. Guarda il cielo Sayyadi: “Vivevano nell’oscurità più totale: eravamo sepolti vivi”. Fra le centinaia di cadaveri ritrovati c’è anche quello di Mazen al Hamada, attivista siriano, già arrestato in Siria, che, dopo essere stato liberato nel 2013 si rifugiò in Europa. Da quel momento, l’oppositore siriano girò diversi paese testimoniando la sua esperienza di ex detenuto e torturato nelle prigioni di regime. Anche in Italia Mazen portò la sua testimonianza e fu intervistato da Ilfattoquotidiano.it.>> Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/12/10/sepolti-vivi-prigione-sednaya-mattatoio-assad/7799046/
E ancora dal sito di Sky Tg 24: <<Il Guardian lo descrive con gli occhi infossati e il volto tormentato e ricorda le sue lacrime mentre descriveva la profondità degli orrori che aveva vissuto, che lo hanno reso un simbolo dei crimini commessi dal regime di Assad contro coloro che si erano espressi contro di lui. Nel 2020 era tornato in Siria per motivi sconosciuti, affermando aver avuto garanzie che non era nella lista dei ricercati del governo, ma venne in realtà arrestato e non si erano avute più sue notizie, era tra le tante persone formalmente scomparse, fino ad oggi.>> Fonte: https://tg24.sky.it/mondo/2024/12/10/morto-carcere-sednaya-attivista-siriano
Mazen al-Hamada, la vittima -simbolo della brutalità di Assad è stato trovato morto nella famigerata prigione di Sednaya, tristemente nota come ‘mattatoio umano’.
Ora considerate se questo è un uomo incarcerato per delle proteste pacifiche e per del latte in polvere, bastonato, torturato, stuprato, senza più forza nelle gambe, con la schiena curva, i segni delle corde ai polsi, gli occhi infossati, le lacrime incessanti, senza più un futuro. E considerate che tutto ciò è avvenuto per non dimenticarci di quello che è stato, tra i tanti orrori, Sednaya.