BAGHDAD, L’ENNESIMA STRAGE DEGLI INNOCENTI DIMENTICATI

downloadAlmeno 200 persone, tra cui 25 bambini, sono rimaste uccise ieri nella martoriata capitale irachena, Baghdad, a causa di una duplice esplosione in pieno centro. Si contano oltre 300 feriti tra i civili che in quelle ore affollavano la zona commerciale per fare acquisti in occasione di Eid al Futur, la festa per la fine del digiuno, paragonabile per importanza al Natale cristiano.

iraqattentatoL’ennesimo vile e brutale attentato contro civili inermi, prontamente rivendicato dai criminali dell’Isis. È il più sanguinoso atto di sangue dall’inizio dell’anno, in un Paese che da quasi trent’anni non conosce un solo giorno di pace. I bambini, le donne, i giovani e gli anziani iracheni sembrano non avere diritto di essere felici, nemmeno il giorno della vigilia. La mano criminale che si è allungata su Baghdad ha provocato una strage sanguinosa di proporzioni immani. Quelle vittime, quegli innocenti, non sono l’”effetto collaterale” di una guerra, la loro morte non deve apparire ai nostri occhi come un qualcosa di “normale” solo perché l’Iraq non è nuovo agli attentati. Tutti quegli esseri umani privati della loro vita, che si trovavano in quella zona per preparasi a un giorno che avrebbe dovuto essere di festa, meritano la stessa empatia e la stessa pietà che proviamo di fronte alle vittime di ogni azione disumana, di ogni atto terroristico.

L’Iraq ha pagato, dal 1991 a oggi, un tributo di sangue pesantissimo, con oltre 1 milione di morti, uccisi da una guerra infame con cui si “esportava la democrazia” e si puniva il dittatore Saddam per le sue malefatte e per le sue armi chimiche (mai trovate). Menzogne su menzogne che hanno portato alla distruzione di un Paese che è stato culla della civiltà mediorientale e mediterranea, che ha dato un contributo alle scienze, all’arte, alla letteratura impareggiabile e che oggi è ancora ostaggio della violenza che genera violenza, di ingiustizie che trascinano altre ingiustizie, di un orrore che sembra non avere mai fine.

attentato_baghdad.jpgL’Iraq è uno degli esempi più significativi delle conseguenze nefaste delle guerre, che distruggono interi Paesi, sterminano popoli inermi e creano l’humus ideale per il proliferare di organizzazioni e gruppi estremisti e terroristi. Non va dimenticato che criminali del calibro di Al Baghdady sono stati formati e istruiti al crimine proprio nelle carceri irachene.

Gli iracheni nati dagli anni ’90 in poi non hanno vissuto un solo giorno di vita vera; le loro esistenze sono state scandite da bombe, esecuzioni, stupri, fughe di massa, torture. In Iraq è stato ucciso il Diritto internazionale e in nome di evidenti interessi economici internazionali, il Paese continua ad essere nelle mire di diversi attori internazionali. A pagare il prezzo più alto, inutile dirlo, sono sempre i più indifesi, coloro che si illudono che anche chi vive a Baghdad abbia ancora diritto a un giorno di Eid, un un giorno di festa.

L’Iraq è una ferita che ha segnato la mia generazione, così come il Vietnam ha segnato la generazione che ci ha preceduto.  Questo nuovo, terrificante attentato, aggiunge dolore al dolore, pietà per le vittime, pena profonda per i milioni di profughi che ogni notte sognano di tornare in un Paese che sembra non esistere più.

 

Fonte:

https://diariodisiria.com/2016/07/04/baghdad-lennesima-strage-degli-innocenti-dimenticati/

 

ALEPPO, VIGILIA DI RAMADAN NEL SEGNO DEL SANGUE

unnamed (1)

Almeno 40 bombardamenti congiunti dell’aviazione russa e siriana hanno colpito ieri diversi quartieri residenziali della città di Aleppo. La zona su cui è stata scatenata l’offensiva è sotto il controllo delle fazioni insorte e non dell’Isis, affermano i proclami ufficiali dei due eserciti. Nell’offensiva sono stata sganciate barrel bombs sul quartiere di Qatriji, provocando almeno 29 vittime, comprese donne e bambini.

L’ennesima vigilia di Ramadan nel segno del sangue per il popolo siriano. Questo periodo dell’anno era tradizionalmente accolto, dai credenti e non, con un clima di festa; le strade si riempivano di addobbi e mercatini tradizionali e si moltiplicavano iniziative di preghiera e solidarietà concreta. Ramadan, infatti, è considerato un mese di devozione, purificazione e anche di vicinanza al prossimo e i siriani lo vivevano molto profondamente.

unnamedI citizen reporter di Aleppo Media Center (AMC) e i White Helmets (i volontari della Protezione Civile), hanno pubblicato video che documentano le conseguenze dei bombardamenti e il loro difficile lavoro di estrazione dei corpi dei feriti e delle vittime. I medici e gli infermieri hanno prestato la loro opera nei locali ospedali da campo, in condizioni sempre più precarie e difficili.

Da sei anni nulla in Siria è più come prima e anche la vigilia di Ramadan, un tempo tanto attesa e sentita, ormai passa come se fosse un giorno qualunque sul calendario, un giorno macchiato dal sangue di vittime inermi. Ciò che stanno subendo i civili siriani è disumano: il loro governo e i suoi alleati continuano a provocare stragi di civili, ma la propaganda non dà voce alle loro sofferenze e continua a raccontare la Siria come una sfida tra il governo di Al Assad e i terroristi dell’Isis. In questo modo si spinge l’opinione pubblica a sperare che, tra i due, vinca il minore dei mali, ma ci si dimentica che in Siria esiste un’opposizione moderata che lotta contemporaneamente contro il regime e contro il terrorismo e ci si dimentica della società civile siriana, di tutti quei volontari, dei medici, dei panettieri, degli insegnanti, dei coltivatori e di tutti coloro che restano in Siria e resistono disarmati per amore del proprio Paese. A queste persone non viene data voce e sono proprio loro a pagare il prezzo più alto.

 

 

 

Fonte:

https://diariodisiria.com/2016/06/06/aleppo-vigilia-di-ramadan-nel-segno-del-sangue/

SIRIA. SOFFOCATI DA GAS VELENOSO A JOBAR, DAMASCO

A quindici giorni dal secondo anniversario dal massacro chimico di Al Ghouta (per info qui alcuni articoli tratti dal blog di Asmae Dachan: https://diariodisiria.wordpress.com/2013/08/22/dallaltra-parte-del-mare-il-giorno-delle-stragi-alla-periferia-di-damasco/ ;  https://diariodisiria.wordpress.com/2013/11/10/al-ghouta-tre-mesi-dopo-lattacco-chimico/ ; http://diariodisiria.wordpress.com/2014/03/24/al-ghouta-oltre-le-armi-chimiche-resta-lassedio/ ; http://diariodisiria.wordpress.com/2014/05/20/siria-9-mesi-dopo-lattacco-chimico-nascono-bimbi-malformati-immagini-shock/ ; https://diariodisiria.wordpress.com/2014/08/17/1-anniversario-dellattacco-chimico-su-al-ghouta-mobilitazione-internazionale/ ) si registra l’ennesimo attacco chimico da parte del regime siriano.
Qui la notizia:

# Damasco, 06-08-2015: Forze del regime all’inizio di questa sera hanno di nuovo usato gas velenosi, che si ritiene essere gas cloro, a Damasco nel quartiere Jobar vicino Abbasid Square, portando al verificarsi di un numero di casi di asfissia. Uno dei residenti colpiti è stato visto nel settore ospedaliero della zona.”

Qui l’originale:

 

#‎Damascus‬, 06-08-2015: Regime forces earlier this evening again used poison gas, believed to be chlorine gas, in Damascus’ Jobar neighbourhood near Abbasid Square, leading to the occurrence of a number of cases of asphyxiation. One of the residents affected is seen in the area’s field hospital.

From: S.N.N.

SIRIA. SARMIN, PROVINCIA DI IDLIB: BOMBARDAMENTI CON ARMI AL CLORO

Dal blog di Asmae Dachan:

Denuncia shock da Sirmin: “Ci hanno bombardato con armi al cloro” – video

CATO8-rXEAEmjYa

Medici e uomini della protezione civile siriani hanno denunciato ieri mattina, attraverso i microfoni di media attivisti locali, l’ennesimo attacco con bombe al cloro sul villaggio di Sirmin, in provincia di Idlib, controllato dalle milizie Nusra. In rete sono stati diffusi foto e video che mostrano gli effetti devastanti di queste armi sulla popolazione. Secondo fonti locali indipendenti ci sarebbero più di 115 intossicati e diverse vittime, soprattutto bambini. Un’intera famiglia è rimasta uccisa per l’esplosione di un ordigno al cloro sulla propria abitazione. I medici denunciano l’impossibilità di salvare vite umane per mancanza di mezzi adeguati ad affrontare una simile emergenza.

L’opposizione siriana punta il dito contro l’aviazione militare del regime, che più volte è ricorsa ad attacchi con armi illegali e che sta bombardando la periferia di Idlib ininterrottamente da mesi.

In Siria, negli ultimi 4 anni sono state usate in diverse offensive armi chimiche come confermato anche dal OPCW – Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. L’attacco su Al Ghouta il 21 agosto 2013 costò la vita a oltre un migliaio di civili, oltre la metà dei quali bambini, colpiti all’alba con ami chimiche mentre dormivano nelle proprie case. Ancora nessun colpevole a processo.

Intanto su twitter è stato lanciato un appello denuncia al segretario americano Kerry: #KerryNoNegoWithKiller

+18 Attenzione: immagini drammatiche

 

Il massacro di Hama

Sono passati trentatre anni dal massacro di Hama in Siria a opera di Hafez al Assad. A distanza di decenni la storia continua quotidianamente a ripetersi perchè la famiglia Assad è ancora al governo.
Riporto un post pubblicato l’anno scorso sul blog di Asmae Dachan:

 

Hama 2 febbraio 20142 febbraio 1982 – 2 febbraio 2014

A Hama, 32 anni fa, si scriveva una delle pagine più sanguinose nella storia della Siria, firmata dal padre dell’attuale presidente/dittatore bashar al assad, hafiz al assad. Oltre 30 mila civili, tra cui donne e bambini, vennero uccisi; i loro corpi finirono nelle fosse comuni. Migliaia di persone vennero arrestate, altre migliaia fuggirono; interi quartieri vennero rasi al suolo, con case, scuole, luoghi di culto bombardati mentre le persone erano al loro interno.

Una strage taciuta, che non è mai entrata nei libri di storia; un genocidio che si è consumato in un arco di tempo breve, di circa un mese, di cui si venne a conoscenza solo grazie alle testimonianze dei sopravvissuti che riuscirono a fuggire e alla successiva scoperta delle fosse comuni. Di quel periodo esistono poche foto, scatti rubati e nascosti per decenni per paura di ritorsioni. Ciò che scatenò la furia omicida di assad padre furono alcune iniziative di opposizione messe in atto dagli abitanti della città, che rivendicavano il riconoscimento dei propri diritti civili e sociali.

Hama, 32 anni dopo, è una città che non ha dimenticato; i suoi abitanti, che per un trentennio hanno dovuto tacere e convivere con il proprio dolore in silenzio, sono stati particolarmente motivati, nel 2011, a prendere parte alle manifestazioni antigovernative. Uno dei giovani simbolo delle proteste pacifiche in Siria, ribattezzato l’usignolo della rivolta, era proprio un trentenne di Hama, Ibrahim Qashoush; per punirlo dei suoi canti, il regime lo condannò a morte: il 4 luglio 2011 il suo corpo venne ritrovato abbandonato su una strada, con le corde vocali recise.

Chi ha commesso il massacro nell’82 è chi, ancor oggi, detiene il potere politico ed economico in Siria; la mano che ha ucciso oltre 30 mila civili allora è la stessa che, in 3 anni, ha ucciso oltre 150 mila persone: la stessa dinastia, gli assad, con il passaggio di consegne di padre in figlio e lo stesso partito,  il baa’th, che continua a calpestare i diritti del popolo siriano. 32 anni dopo, cosa è rimasto di Hama, la città conosciuta per i suoi millenari mulini, “ribattezzata la città dei martiri”? E’ rimasta l’amarezza del silenzio, scrivono in Siria, è rimasto il senso di un’ingiustizia che si protrae nel tempo, per quelle vittime a cui nessuno ha potuto rendere omaggio, per quei dispersi di cui si è ormai persa la memoria, per quegli innocenti finiti nelle carceri del regime, come la famigerata prigione sotterranea di Tadmor, Palmira, per reati d’opinione, torturati e privati dei loro più elementari diritti umani.

Riesaminare gli accadimenti di Hama dell’82 significa comprendere meglio anche ciò che accade dal 2011 ad oggi: il regime degli assad, che ha preso il potere in Siria con un colpo di Stato, imponendo la sua bandiera, prendendo il pieno controllo politico, sociale ed economico del paese,  ricorrendo alla violenza, alla tortura, alla violazione dei diritti umani per eliminare ogni forma d’opposizione, è lo stesso che ha scatenato una feroce e sanguinaria repressione contro i manifestanti inermi che hanno chiesto libertà e democrazia. La differenza è che oggi, nell’epoca della tecnologia, di internet, della diffusione su larga scala di fotocamere e videocamere connesse in rete, dispositivi satellitari che riprendono dall’alto in tempo reale, ciò che accade in Siria è documentato, istante per istante. La devastazione, le fosse comuni, i bombardamenti, sono ripresi e immortalati e immediatamente condivisi in rete.

Sono passati 32 anni da quel genocidio. La Siria continua a sanguinare. Gli assad e il partito baa’th sono ancora al governo. La comunità internazionale, che non ha mai condannato quel massacro, continua ad assistere indifferente al genocidio del popolo siriano. Nessun minuto di silenzio per i morti di allora, nessua presa di posizione per i morti di oggi. Tutto ciò rende la ricorrenza di oggi, agli occhi dei siriani, in particolare degli abitanti di Hama, ancor più dolorosa.

 

 

Fonte:

https://diariodisiria.wordpress.com/2014/02/02/il-massacro-di-hama-32-anni-dopo-tra-oblio-e-dolore-video/

 

L’ARMA DELLO STUPRO: 5OO DONNE E BAMBINI SIRIANI RAPITI IN UN VILLAGGIO A NORD DI ALEPPO

10450538_377365225744879_7360139289715259306_n

L’emittente panaraba Al Arabia ha diffuso ieri la drammatica denuncia del Syrian National Coalition (il principale organismo politico di opposizione) secondo cui almeno 500 donne e bambini del villaggio di Seifat, a Nord di Aleppo, sarebbero stati rapiti dalle truppe di Assad.

“Un’azione sporca e vile”, denuncia il SNC, chiedendo l’immediato rilascio di tutti i civili ingiustamente trattenuti dal regime. Si teme che, come già accaduto in passato in altri villaggi siriani, le donne e i bambini diventino vittime di stupri di massa. Come emerge da un rapporto diffuso dal Human Right Watch per voce della referente per il Medio Oriente, Sarah Leah Whitson, il regime siriano ha usato lo stupro di massa come arma di punizione collettiva in tutti i villaggi dove ha sconfitto la resistenza dei ribelli. Donne, ma anche bambini, violentati e seviziati; una brutalità che, oltre al danno alla singola vittima, è un messaggio forte a tutti gli oppositori; un segno di demarcazione del territorio. “Il regime – ha affermato Whitson – usa sistematicamente e impunemente la violenza sessuale nelle carceri e nei territori dove riesce a vincere sulla resistenza locale. Una forma di abuso e di umiliazione della vittima e di tutta la sua comunità”.

Gli abusi vengono commessi sia dai militari, che dalle milizie paragovernative e dai shabbiha (squadroni della morte). Ma non è solo il regime, secondo lo stesso rapporto, ad usare lo stupro come arma di massa. I militanti di Daesh (Isis) hanno commesso violenze ai danni di donne e bambini in tutti i villaggi che hanno conquistato. Lo conferma anche un rapporto delle Nazioni Unite, secondo cui i seguaci di Al Baghdady e altri gruppi di combattenti legati ad Al Qaeda hanno commesso uccisioni di massa, sequestri e stupri contro i civili, abusando sessualmente delle donne e  coinvolgendo i bambini nei combattimenti.

Chi sopravvive ai bombardamenti spesso si trova a subire forme di violenza brutale e a portarne i segni e le conseguenze per sempre. Allo stato attuale delle cose non esiste alcuna forma di tutela, assistenza, recupero per le vittime di abusi. Donne, bambini e anziani seviziati affrontano il loro dolore in silenzio e spesso in segreto, per paura di essere etichettati e giudicati. Civili doppiamente vittime di barbarie disumane, che oltre alle bombe e agli spari vedono il proprio corpo diventare un terreno di battaglia e conquiste e che lottano disarmati per sopravvivere, lontano da ogni clamore, dimenticati dal mondo.

 

 

Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/10/12/larma-dello-stupro-500-donne-e-bambini-siriani-rapiti-in-un-villaggio-a-nord-di-aleppo/

#Not_in_our_name: le guerre e il terrorismo stanno uccidendo il dialogo


Prendo il seguente appello di Asmae Dachan dal suo blog http://diariodisiria.wordpress.com:

Di Asmae Dachan:


1397298_611763265539907_779226832_oDi fronte al clima di odio, terrore, paura che stiamo vivendo in questi giorni diventa imperativo fermarsi e ristabilire alcuni concetti fondamentali, per evitare di farsi trascinare dal vortice del caos mediatico e politico.

Le notizie che giungono dalla Siria e dall’Iraq, sulle persecuzioni delle minoranze cristiane e yazidi, da parte di Isis stanno scuotendo l’opinione pubblica mondiale. Non è accettabile, né moralmente, né civilmente, né religiosamente, che una persona o un gruppo di persone vengano minacciate e subiscano violenza per la loro appartenenza etnica e/o religiosa e ogni atto che sia contrario al principio universale dell’uguaglianza tra esseri umani è da condannare senza riserva alcuna.

Il rispetto della sacralità della vita umana è alla base di ogni società civile e deve essere il presupposto su cui fondare ogni ragionamento e ogni azione.

Oggi il dialogo, la fratellanza, la solidarietà, l’umana vicinanza vengono fortemente minacciati. Si rischia di veder bruciati, insieme a case, luoghi di culto, monumenti e libri, anche secoli di convivenza, rispetto e confronto. La Siria e l’Iraq sono infatti la culla delle religioni monoteiste e della civiltà e sono da sempre un esempio di tolleranza, fratellanza e apertura all’altro, con tutte le difficoltà che si sono presentate nel tempo. Ed è proprio da questo punto che bisogna partire: i drammatici accadimenti di questi giorni non devono farci dimenticare che la convivenza serena e fraterna tra cristiani e musulmani in questi due paesi dura da secoli, da quando, cioè, sono nate e si sono sviluppate queste due grandi civiltà. È un errore storico attribuire il merito della pacifica e costruttiva convivenza ai regimi che governano questi due paesi. Tutt’altro: le loro politiche hanno comportato l’inasprimento dei rapporti tra le diverse comunità che compongono le rispettive società civili, creando un clima di tensione che è l’avamposto del settarismo.

La situazione in Iraq e Siria negli ultimi anni è diventata quantomeno drammatica: la guerra scatenata contro l’Iraq nel 2003 e di fatto mai finita (quella che è stata venduta al mondo come guerra per esportare la democrazia) e la repressione del regime di Damasco contro quello che dovrebbe essere il suo stesso popolo, iniziata nel 2011 dopo quarant’anni di dominio della dinastia degli Assad , hanno provocato centinaia di migliaia di morti. Son due situazioni diverse, ma le conseguenze sulla popolazione e sugli equilibri sociali sono tristemente simili. Di fatto la guerra, i bombardamenti, gli stupri, i sequestri, la tortura, le violenze sono l’humus in cui nascono e crescono i germogli malefici del terrorismo. Sono in molti ad approfittare della situazione di generale caos per condurre guerre parallele e fare i propri interessi e gli interessi dei loro mandanti. Il caso di Daesh/Isis, il famigerato Stato islamico di Siria e Levante, ne è una prova. Orde di barbari mercenari si sono infiltrati nei due paesi, armati e formati da potenze straniere e di fatto sostenuti e lasciati liberi dai governi dei due paesi e approfittando della situazione di totale anarchia, sono diventati una potenza. Da più di un anno i siriani gridano che Isis non è contro Assad, ma contrasta, stupra e uccide i suoi oppositori e soprattutto bestemmia e calunnia l’islam dicendo che opera in nome della fede. Nessuno ha dato ascolto ai siriani, anzi, parte della politica e della stampa ha continuato a etichettare Isis come ribelli anti-Assad, cosa del tutto falsa perché In Siria Isis si muove e opera solo dove le truppe governative si sono ritirate e apre il fuoco, perseguita e massacra i civili e gli oppositori al regime.

Oggi Isis è una potenza militare che spaventa e di fronte all’escalation della sua violenza, che ha portato in Iraq all’avvicinamento a zone dove sorgono giacimenti petroliferi, sembra che il mondo si stia svegliando. Nessuno ha mosso un dito per i civili siriani (+ dell’80 per cento musulmani), uccisi da questi barbari, arrivando persino a negare il massacro, ma oggi che si grida alla persecuzione delle minoranze, in Siria come in Iraq, scatta l’allarme. Passerebbe quindi il messaggio che se a morire è la maggioranza musulmana poco importa, ma guai a toccare gli altri. Così facendo si fa solo il gioco di Isis che vuole creare tensione e fomentare l’odio settario. In questo quadro i regimi cantano vittoria, spacciandosi come tutori delle minoranze e la già inaccettabile morte di innocenti viene persino strumentalizzata.

È necessario, quindi, fermarsi e fare chiarezza:

1- In Siria la principale causa di morte sono i bombardamenti aerei operati dal regime siriano, che colpiscono in maniera scellerata e indiscriminata tutta la popolazione, distruggendo e uccidendo a prescindere dalla fede e dall’etnia; ad oggi si contano oltre 200 mila vittime in 41 mesi, di cui oltre 18 mila sono bambini sotto i 16 anni. In Siria muoiono musulmani, cristiani, laici, atei, curdi e armeni da oltre 3 anni. E’ un genocidio che colpisce l’intera popolazione.

2- In Iraq persino l’Onu ha smesso di contare i morti, ma ormai più fonti affermano che sarebbero circa un milione; i cristiani sono tra il 5 e l’8% della popolazione, hanno subito e subiscono le sofferenze e le atrocità che subiscono tutte le altre componenti sociali. Con l’avanzata di Isis la loro situazione è persino peggiorata e sono iniziate le minacce, le persecuzioni casa per casa con tanto di marchiatura in stile nazista. Alle persecuzioni contro gli yazidi si sta dando una valenza religiosa, ma in realtà Isis è interessata ad occupare le loro terre per mettere mani sui giacimenti petroliferi.

3- Isis non rappresenta il sentimento, i valori, i principi dell’islam, tutt’altro: Isis va definito per quello che è, ovvero un gruppo (anche se si definisce Stato) di terroristi mercenari il cui operato è contrario alla fede islamica. Isis sta uccidendo i musulmani in Siria e in Iraq e sta uccidendo con loro le altre componenti etniche e religiose. Isis strumentalizza, mortifica e bestemmia il nome di Dio. L’unica divinità a cui risponde Isis è il denaro. Isis non rappresenta i siriani, non rappresenta gli iracheni, non rappresenta l’islam.

4-Isis è formata da mercenari stranieri che non hanno nulla a che spartire con la causa del popolo siriano che si è opposto a quasi mezzo secolo di tirannia, né con la causa del popolo iracheno che ormai lotta per la sua sopravvivenza dopo anni di genocidio. Isis è una creatura dei servizi segreti internazionali che trova sostegno in diverse monarchie e stati stati finalizzata a “creare scompiglio”, a condurre guerre per procura. Per approfondire di leggano questi articoli: http://www.sirialibano.com/tag/isis, http://www.pagina99.it/news/mondo/6681/Che-succede-in-Iraq.html, http://popoffquotidiano.it/2014/08/11/hillary-clinton-lisil-e-roba-nostra-ma-ci-e-sfuggito-di-mano/, http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=107832&typeb=0.

5 – La strategia della falsa informazione sta mietendo tante vittime: foto spacciate per quello che non sono (seguirà un mio articolo sulla bufala della decapitazione dei bambini cristiani) stanno provocando reazioni anche dall’alto, tra i potenti del mondo. Basterebbe un minimo di attenzione e professionalità per verificare l’origine e la matrice di una foto e di una notizia, ma quella mediatica è una guerra che i regimi e i terroristi combattono senza esclusione di colpi e la stampa disattenta e persino complice ne diventa un amplificatore.

Per chi ha fede, per chi crede, per chiunque abbia una coscienza e un minimo di onestà intellettuale sembra persino scontato dover ribadire che non esiste una guerra in nome di Dio, che nulla e nessuno può giustificare la persecuzione, la minaccia, l’offesa e l’uccisione di un innocente. Non cadiamo nel tranello dell’odio settario, non smettiamo di dialogare, non lasciamo che i seminatori di conflitto prevalgano sui costruttori di ponti. Ci vuole tanta determinazione e tanto coraggio, soprattutto ora, ma è proprio di fronte a queste difficoltà che il mondo dei credenti delle diverse religioni e la società civile tutta, laica, atea, debbono stringersi le mani e far sentire che la vera forza è il dialogo e l’impegno per la pace. Non si tratta di buonismo, anzi: è molto più impegnativo ribadire le ragioni del dialogo e tendere verso l’altro che ergere muri e chiudersi nell’inferno dell’odio.

Volendo immaginare un manifesto dei siriani, degli iracheni, dei musulmani che in questo momento vengono associati erroneamente e ingiustamente al terrorismo bisogna ripetere all’infinito: “no, non in nostro nome”. I cristiani sono nostri fratelli, gli esseri umani di ogni religione ed etnia sono nostri fratelli.

Come autrice di questo blog, come siriana, come musulmana lo ripeto anche io e propongo la campagna: “Not_in_our_name”, per dire no alle persecuzioni, alle false notizie, ai seminatori di odio.

 

 

Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/08/12/not_in_our_name-le-guerre-e-il-terrorismo-stanno-uccidendo-il-dialogo/

SIRIA: ISIS E L’INFIBULAZIONE DEI CERVELLI

Dal blog di Asmae Dachan:

Posted on |

1512389_10152114831072270_2104092952_n

Cosa può legittimare e giustificare il silenzio del mondo di fronte al genocidio in corso in Siria, che in 40 mesi ha causato più di 200 mila vittime accertate, tra cui oltre 15 mila bambini? Nulla, assolutamente nulla e allora è importante creare un capro espiatorio. L’aviazione di bashar al assad sta bombardando le città siriane con i barili Tnt, distruggendo interi quartieri, ospedali, acquedotti, scuole e luoghi di culto, provocando la fuga di oltre 4 milioni di persone (3 milioni si trovano nella condizione di profughi nei paesi limitrofi e circa 1 milione sono partiti per altre destinazioni) e generando 9 milioni di sfollati interni (gente senza più una casa) “perché sta colpendo i terroristi”. Già, perché secondo quanto riportano i media siriani e chi sostiene ancora il regime di Damasco in Siria è scoppiata un’improvvisa epidemia di terrorismo che ha contagiato i bambini, le donne, i giovani, gli anziani, per cui tutti meritano di morire. Via allora, si rada al suolo l’intero paese, si proceda con l’arresto, la tortura e l’uccisione degli oppositori pacifici e di quelli che hanno disertato per non uccidere il proprio stesso popolo e al contempo si liberino tutti quei criminali detenuti da anni per reati legati al terrorismo. Questi ultimi si sono organizzati, sono stati pagati e armati, con il bene placito del regime e la complicità di servizi segreti internazionali e governi che hanno tutto l’interesse a mantenere lo stato di instabilità sociale, politica, economica in Siria.

E così i civili siriani, che nel 2011 hanno dato il via ad un movimento pacifico, laico, eterogeneo, comprensivo di tutte le componenti etniche e religiose della società siriana, oggi si trovano a dover subire i bombardamenti e le incursioni del regime da un lato e dall’altro le aggressioni, le violenze, le barbarie dei terroristi di daesh/isis il cui capo si è anche autoproclamato califfo.

I media internazionali che alla Siria non hanno mai riservato lo spazio che questo dramma richiede, i media che hanno sempre giustificato il fatto di non condividere e diffondere video girati da citizen reporter che documentano in tempo reale la situazione negli ospedali da campo, nelle città colpite dai barili, nelle tendopoli perché “non si possono verificare le fonti”, continuano a citare le agenzie del regime e a dare la più ampia visibilità possibile a isis e al suo capo criminale al baghdady (evidentemente considerato attendibile). In questo modo, sulla Siria si sente solo parlare del giuramento di assad per il prossimo settennato e al contempo delle minacce alle minoranze religiose e alle donne del famigerato isis/califfato. Quindi? La conclusione, per chi della Siria sa poco o nulla, sarà quella di dire che “assad non è poi così male e così cattivo ed è sempre meglio lui che i terroristi fondamentalisti persecutori”. Concetti che vengono ripetuti e argomentati anche da personaggi nostrani…

In questo quadro delirante trovano voce solo quelle che per milioni di siriani e di donne e uomini liberi nel mondo – che non ci stanno a farsi prendere in giro – sono le due facce della stessa medaglia: assad e il suo terrorismo di stato, isis e il terrorismo internazionale in finti abiti religiosi. A tal proposito basta ammirate le vignette disegnate da artisti siriani, come quelli di Kafranbel (https://www.facebook.com/kafrev?fref=ts) per capire cosa pensi veramente la Siria su questo argomento.

Non ci si dimentica di nulla? Già, ma è una dimenticanza “collaterale” … in fondo cosa sono milioni di civili inermi? Da che mondo è mondo in ogni conflitto sono i civili, gli ultimi, i dimenticati a pagare e lo fanno in silenzio, per cui anche ai siriani tocca la stessa sorte. Qualcuno sa quante persone sono cadute ieri in Siria? No, perché i media non ne parlano, non fa più notizia, non ha mai fatto notizia (non dimentichiamo che l’Onu ha cessato la conta dei morti e questo la dice lunga…). Nessuno mostra le immagini dei bombardamenti, che arrivano incessantemente attraverso la rete, nessuno mostra le immagini dei civili pelle e ossa nelle città assediate, nessuno raccoglie le denunce dei medici che di fronte a più di 1 milione di feriti, tra cui circa 650 mila mutilati e a migliaia di casi di malati oncologici, diabetici ecc. rimasti senza cure non sanno più cosa fare, nessuno ascolta gli appelli delle donne che non hanno più nemmeno acqua potabile per dissetare i propri figli. La gente non deve sapere del dolore e delle sofferenze dei civili. La Siria deve morire e deve farlo in silenzio.

Si alzano così solo le bandiere e gli inni all’odio; le preghiere per la pace e le richieste d’aiuto cadono nel vuoto. Così l’alter ego del regime, isis/califfato si è invece guadagnato le copertine dei media di tutto il mondo con la sua nuova uscita: infibulazione alle donne di Iraq e Siria. Come se le donne di questi due paesi non abbiano già subito abbastanza: senza più una casa, senza più alcun sostegno, stuprate, rese vedove, costrette a tumulare i propri figli a causa delle violenze del regime, ora si trovano minacciate da questa nuova barbara, disumana, blasfema sentenza. Blasfema, sì, perché ormai dovrebbero saperlo anche i muri che l’infibulazione è una pratica abominevole che nulla ha a che vedere con l’islam, ma evidentemente dire che è un insegnamento del Profeta (bestemmia) è funzionale ad alimentare il clima di odio anti-islamico e a ritrarre il criminale al baghdady come l’incarnazione dell’”islam fondamentalista, persecutore misogino e criminale che il bravo assad combatte a suon di bombe”.

È evidente che questi criminali non conoscono la Siria e i siriani se pensano che avranno campo libero nel voler allungare le loro insulse mani sulle donne: gli uomini e le donne siriani pagheranno anche con la vita pur di non farli avvicinare. Ma in fondo è quello che loro vogliono, nuove vittime, nuove morti. L’infibulazione non fa parte della cultura siriana ed è un’abominevole violenza che non trova alcun riscontro negli insegnamenti dell’islam e questo bisogna ripeterlo fino allo sfinimento perché la gente capisca. Bisogna che la politica, la società civile, gli intellettuali comprendano che questi terroristi sono funzionali ai regimi liberticidi e che catalizzando su se stessi e sui loro deliri l’attenzione del mondo tolgono importanza al dramma taciuto di un popolo che continua a morire sotto le bombe, che continua a fuggire e che spesso, cercando di raggiungere l’Europa, non trova altro che la morte in mare.

Ma la cosa forse più importante è che la notizia di questo decreto, ripresa, amplificata, pubblicata e commentata ovunque, si basa su un fake. A tal proposito si legga la ricostruzione minuziosa e approfondita del collega Lorenzo Trombetta: http://www.sirialibano.com/short_news/infibulate-tutte-le-donne-come-un-falso-fa-notizia.html. L’ennesima bufala mediatica, come quella della crocifissione dei cristiani (vedi http://www.diariodisiria.wordpress.com/2014/05/10/siria-sulla-croce-lumanita-intera/) costruita ad arte per distogliere la già flebile attenzione sul dramma dei civili e alimentare nella gente la convinzione che in Siria sia in atto un’offensiva contro le minoranze a cui il regime si trova a dover rispondere. Naturalmente molti discutibili personaggi hanno colto la palla al balzo per far parlare di sé denunciando questo famigerato proclama, pur non essendosi mai interessati al genocidio in atto da più di tre anni in Siria.

Anche in questo caso, le macchinazioni del regime e dei suoi sostenitori, compresi quindi coloro che questi mercenari barbari li stanno pagando, hanno prodotto un’infibulazione dei cervelli e delle coscienze della gente. Quella gente che ora grida giustamente contro l’infibulazione ma che in 40 mesi non si è accorta degli stupri e delle torture subite dalle donne, persino dalle bambine per mano degli uomini di assad. Quella gente che ora applaude soddisfatta dicendo “come volevasi dimostrare, l’alternativa ad assad è solo il terrorismo fondamentalista”. Quella stessa gente che è pronta a gridare il suo dissenso per altri drammi che si stanno consumando nel mondo, come il genocidio a Gaza, ma che sulla morte quotidiana di civili siriani non si pronuncia e arriva persino a negare ciò che sta accadendo.

La Siria sta morendo con i suoi figli, i suoi giovani, le sue donne e i suoi uomini, la sua storia, le sue città. Non fingiamo di non saperlo. Bisogna gridare contro l’infibulazione e contro tutti i crimini commessi ai danni dei civili, ma non farlo a spot, farlo prendendo una posizione ferma e urgente, chiedendo che si parli del dramma dei civili e si ascoltino le loro voci, senza lasciarle soffocare dalle grida dei violenti guerrafondai. I piccoli angeli morti nella sacralità delle loro case, i giovani uccisi in piazza mentre cantavano libertà, gli innocenti inghiottiti dal mare mentre tentavano di fuggire dalla morte, meritano rispetto e considerazione, non di finire nel dimenticatoio o, peggio ancora, di essere inseriti nell’elenco degli “effetti collaterali di una guerra”. La guerra è crimine contro l’umanità intera.

 

 

Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/07/24/siria-isis-e-linfibulazione-dei-cervelli/

I GIOVANI DI DAMASCO CONTRO LE #BLOOD ELECTIONS: OPERAZIONE #011

 

 

1897971_1487276464839460_1237180827587477775_n30 maggio 2014 – Damasco

 

Operazione #011

 

Campagna di iniziative pacifiche dalla capitale Damasco

 

Per contrastare le bugie e le falsità che sta diffondendo il regime nell’ambito della Campagna elettorale  “Sawa” (insieme) – ribattezzate elezioni del sangue #BloodElections – un gruppo di giovani attivisti e attiviste hanno realizzato un sondaggio nel cuore della capitale Damasco. L’iniziativa è denominata #o11.

 

“Per quanto ci assedierete, la nostra voce non verrà mai repressa”.

 

Testimonianze:

 

1 – “In teoria io dovrei votare per questo regime e votare nuovamente bashar al assad, per la seconda volta, perché lui è l’unica persona che deve vincere le elezioni. C’è una costruzione che ormai ha 10 anni, dal 2004 al 2014, il dipartimento di matematica presso la facoltà di scienze, ebbene non hanno ancora finito di costruirlo. Dai, nel giro di 50 anni, quando prenderà il potere hafiz al assad junior, forse sarà terminato”.

 

2 – “Io sono diverso da tutti gli attivist – il tono è sarcastico – i, io voglio prendere parte a questa festa nazionale. Questa festa a cui prenderanno parte tutti i cittadini per votare il dottor bashar al assad. Questo medico che adesso ci darà la democrazia. Uccideremo i bambini e li metteremo tutti in un’urna elettorale. Ma noi, qui ad Al Ghouta, abbiamo un problema: non abbiamo nemmeno un’urna elettorale, né un seggio, non ne abbiamo. Se giri per tutta Al Ghouta non ne trovi. Chissà se se ce ne manderà con i suoi aerei, visto che ogni giorni li usa per mandarci regali. Potrebbe legare ad un barile un’urna ad esempio e farcelo gettare da uno dei suoi aerei. Se volesse mandarne due di urne, va bene ugualmente, ma che le mandi grandi. Li mandi quanto prima, qui la gente fa a gara per votare. Cosa dobbiamo fare noi, abbiamo solo lui… Dio lo maledica”.

 

3 – “Le elezioni di una singola persona, non abbiamo alternative… bashar hafiz al assad … Dio mio – sgnignazza – .

 

4 –  Dichiarazione rilasciata all’interno del Palazzo Alatham a Damasco: “Che razza di elezioni sono queste? Prima dovrei riconoscere questo regime per poi eleggerlo”.

 

5 – “Ma quali elezioni, si tratta solo di una farsa. E poi come la mettiamo con il sangue dei martiri e il grido dei prigionieri? Lasciaci in pace, basta pagliacciate. Io non voterò.

 

6 – Dichiarazione rilasciata all’interno della Moschea degli Omayadi a Damasco: “Mio fratello è rimasto ucciso durante un funerale a Kafar Susa. Ridatemi mio fratello e tutti gli altri martiri come lui. Poi fate le elezioni che volete”.

 

7 – “Perché mai dovremmo votare per lui? Per i martiri che sono caduti in questi tre anni? O per i detenuti che ci vengono restituiti ormai cadaveri? Per quale ragione dovrebbe rimanere bashar?”.

 

8 – “Se tu dovessi votare, per quale ragione dovremmo votarlo?  Siamo senza elettricità, né acqua corrente, né cibo, siamo ridotti alla fame. Tante donne sono state stuprate”.

 

9 – “Perché mai dovrei votare per questo regime che ha ucciso, che ha fatto fuggire migliaia di persone, che ha commesso crimini, ha ucciso mio fratello. E ora, dovrei votarlo? Perché mai dovrei votarlo? Cosa ci ha dato il regime per votarlo e per sostenerlo? O per dire, ok, siamo con lui. Cosa?”.

 

10 – “Certamente non prenderò parte alle elezioni. Di quali elezioni parliamo mentre la gente sta morendo?”.

 

11 – Località Baramakah – “Elezioni? Cosa significa elezioni? Assolutamente, non voterò”.

 

12 – “Noi eravamo soliti manifestare qui, all’interno della Moschea, era la nostra espressione di persone libere. Non prenderemo parte alle elezioni di bashar al assad. Non vogliamo questo regime. Il punto di cui il regime è più orgoglioso nel suo programma elettorale sono sicuramente i 600 bambini uccisi in una sola ora ad Al Ghouta”.

 

13 – “Di quali elezioni sta parlando? Prima non dovrebbe avere il pieno controllo del Paese? Quelli che hanno in controllo ora sono quelli di hales e abu alfadel alabbasi (terroristi di daesh e sciiti iraniani), la guardia repubblicana iraniana, le forze curde al nord, e le forze sciiti richiamate da tutto il mondo per dar man forte alle milizie di assad che sono impegnate a tormentare i civili nel cuore di Damasco. Perché non va a fare le elezioni nel suo quartiere e in quello vicino? Gli basterà”.

 

14 – “Ma quali elezioni vuole fare, se mio padre è stato ucciso, mio fratello arrestato e mio zio è caduto martire. Ma quali elezioni? Sono elezioni illegittime”.

 

15 – “Che Iddio ce ne salvi, ma quali elezioni? Noi qui a Qudsia siamo tutti contro assad. Lui ci ha uccisi, ci ha costretto alla fuga, ha distrutto le nostre case. Non ci ha permesso di vivere come tutte le persone del mondo, allora perché mai dovremmo eleggerlo? Perché?Esiste una persona razionale qui a Qudsia che lo voterebbe? Noi siamo contrari a tutto ciò”.

 

16 – “Stiamo per metterci a tavola, cosa c’è di meglio di un pranzo con il sottofondo dei Mig?”.

 

Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/06/02/i-giovani-di-damasco-contro-le-bloodelections-operazione-011/

 

 

 

SIRIA: 9 MESI DOPO L’ATTACCO CHIMICO, NASCONO BIMBI MALFORMATI. IMMAGINI SHOCK

Ein Tarma Damascus bambino nato deforme 21 ospedale di Alzahra20 maggio 2014 – Damasco, periferia meridionale

Da Ein Tarma arriva la denuncia di un medico che opera in un ospedale da campo: “Da un paio di settimane stiamo registrando casi di bambini che nascono con gravissime malformazioni. Il primo caso era a Douma, il 10 maggio. Sin ora di questi piccoli non ne è sopravvissuto nemmeno uno. Le deformazioni riguardano sia gli arti, che gli organi vitali. Tutte le mamme che sono arrivate qui abitano nella zona tra Al Ghouta – dove lo scorso agosto c’è stato l’attacco con armi chimiche –  ed Ein Tarma, Douma, Saqba e Kafar Batna, che sono nell’area circostante. Nessuna ha potuto effettuare analisi o ecografie a causa della gravissima crisi medico-sanitaria in cui ci troviamo. Sono certamente le conseguenze dei gas che queste donne hanno inalato. Solo il tempo ci dirà quali e quante conseguenze sulla popolazione civile, sull’acqua e sulle coltivazioni ci sono state. Le nascite di questi piccoli sono un grave segnale. Gravissimo. Le loro madri sono distrutte, hanno shock fortissimi quando le informiamo che i piccoli sono morti, ma ancor di più quando li vedono”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e gli enti internazionali dovrebbero raccogliere le denunce di questi medici. Le armi chimiche, dimenticando le oltre 1400 vittime, sono state oggetto di dibattito per tutto questo tempo, con discutibili  indagini che puntavano il dito contro il regime a volte, altre contro “i ribelli”. Di fatto si è solo creato caos mediatico, si è confusa l’opinione pubblica, si sono giocate partite di potere, si è temporeggiato, dando ad assad ulteriore licenza di uccidere e di nascondere questo suo ennesimo crimine: solo l’esercito regolare, infatti, possiede un arsenale così massiccio e solo il regime, che uccide con i bombardamenti, i cecchini e l’assedio, ha interesse a commettere simili stragi. Il fatto stesso che un regime, o un qualunque Stato, abbia un arsenale chimico, che qualcuno glielo abbia venduto, dovrebbe suscitare l’indignazione del mondo. Le armi chimiche di assad, prima e dopo l’attacco di Al Ghouta nell’agosto 2013 sono state più volte usate, in dosi meno massicce, ma altrettanto pericolose per la popolazione inerme. Questi poveri bambini e le loro mamme sono le ennesime vittime di questo devastante crimine.

 

+ 18 – Video shock: Il primo caso di neonato malformato nato ad Al Ghouta. Si tratta della piccola Fatima Abdelghaffar

 

 

 

 

Fonte:

http://diariodisiria.wordpress.com/2014/05/20/siria-9-mesi-dopo-lattacco-chimico-nascono-bimbi-malformati-immagini-shock/