14 febbraio: One billion rising revolution e Piazzate d’amore in varie città italiane – Gli eventi a Reggio Calabria

 

Anche quest’anno il 14 febbraio 2015 in più di 100 città in Italia si ballerà per dire basta alla violenza contro le donne e le bambine. Torna per il terzo anno consecutivo One billion rising la campagna ideata da Eve Ensler che ha spinto più di un miliardo di persone in 207 paesi a danzare e manifestare contro le violenze subite dalle donne.

Le Nazioni Unite stimano che 1 donna su 3 sul pianeta sarà picchiata o stuprata nel corso della vita. Questo significa un miliardo di donne e bambine. Per chiedere di porre fine a questa violenza, la scrittrice statunitense Eve Ensler, fondatrice del movimento V-Day e autrice de I monologhi della vagina, ha ideato la campagna One Billion Rising, dando vita, il 14 febbraio 2013, alla più grande manifestazione di massa nella storia dell’umanità: oltre 10.000 eventi in tutto il mondo, seguiti dai maggiori canali d’informazione (dal New York Times a The Guardian, dalla BBC ad HBO).

Dopo One Billion Rising (2013) e One Billion Rising for Justice (2014), l’appuntamento del 2015 è con One billion rising revolution, il 14 febbraio, sempre nel giorno di San Valentino: non fiori e cioccolatini, quindi, ma un vero atto d’amore celebrato dalle donne e dagli uomini che le rispettano, con la volontà di manifestare insieme per chiedere un mondo in cui le donne possano vivere al riparo dalla violenza e dall’abuso.

In Italia saranno oltre 100 le città coinvolte: da Roma a Milano, da Genova a Bologna, da Lecce a Trieste, insieme a decine di realtà di provincia in tutto il paese, da nord a sud, animate da una rete di associazioni e militanti che operano durante tutto l’anno sul territorio ma anche da scuole, università, istituzioni culturali. Tra le numerose associazioni nazionali aderenti alla campagna ricordiamo D.I.Re, Amnesty International, Fare Bene Onlus, Differenza Donna, Doppia Difesa Onlus, Arcilesbica, Arci Donna, Rete Se Non Ora Quando, CGIL Nazionale, Maschile Plurale.

A inaugurare la lunga serie di eventi italiani sarà l’Università La Sapienza di Roma, che con un giorno di anticipo, il 13 febbraio, aderisce all’iniziativa con flashmob, concerti, letture, esibizioni acrobatiche e performance a partire dalle ore 12.00 sul piazzale della Minerva, all’interno della città universitaria. Nella capitale si continuerà il giorno successivo con numerosi eventi in alcuni luoghi simbolo: Piazza Farnese (ore 12.00), Colosseo, Arco di Costantino (ore 14.00), Piazza del Campidoglio (ore 15.00) e al Pantheon (ore 15.30).

Danza e rivoluzione

Anche quest’anno al centro della manifestazione ci saranno la musica e la danza: le note di un unico inno, Break the Chain, per spezzare le catene della violenza, e dimostrare che si può farlo con gioia, in maniera politica ma con il sorriso. La danza è una delle più potenti forze sulla terra e noi abbiamo solo iniziato a sfruttarne il potenziale. La danza è sfida. È gioiosa e rabbiosa. È contagiosa e libera, fuori dal controllo di Stati e corporazioni. È  il più antico modo di comunicare il sentimento di libertà e riscatto. Abbiamo appena iniziato a danzare. Quest’anno dobbiamo andare oltre. Dobbiamo andare fino in fondo e arrivare al cambiamento. Dobbiamo creare la rivoluzione.

Per maggiori informazioni sugli eventi italiani e per aderire alla campagna

www.facebook.com/obritalia
http://obritalia.livejournal.com/
www.onebillionrising.org

Nicoletta Billi
Nicoletta Corradini
Coordinamento One Billion Rising Italia
[email protected]

 

 

Fonte:

http://www.amnesty.it/One-billion-rising-revolution

 

 

In alto i cuori in molte città d’Italia per chiedere gli stessi diritti per lo stesso amore, che sia eterosessuale o tra persone dello stesso sesso.
Nella giornata di San Valentino anche Amnesty International scende in piazza, insieme a moltissime associazioni italiane, per aderire alle Piazzate d’Amore, flashmob convocati per sabato 14 febbraio in oltre 30 città italiane.

L’idea nasce nell’ambito del lavoro comune portato avanti da molte associazioni per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate (Lgbti) unite, quest’anno, per rafforzare le loro richieste.

“Un simbolo semplice, un cuore e un uguale, per tenere assieme i valori dell’amore e dell’uguaglianza, per rivendicare l’applicazione piena dell’articolo 3  della nostra Carta costituzionale, per chiedere per tutti gli amori gli stessi diritti” – ha dichiarato Flavio Romani, presidente di Arcigay.

“In tema d’amore non dovrebbero esserci contrapposizioni – ha aggiunto – il diritto d’amare e di veder riconosciuto il proprio amore è legato al diritto di esistere di ogni essere umano, all’ambizione legittima di realizzare le proprie aspirazioni e progettare il proprio orizzonte”.

‪#‎LoStessoSi‬ è l’hashtag della mobilitazione sui social media. Le città dove avranno luogo le Piazzate d’Amore sono 33 (Torino, Genova, Milano, Pavia, Verona, Vicenza, Padova, Trieste, Ravenna, Parma, Pistoia, Empoli, Firenze, Cecina (LI), Livorno, Pesaro, Assisi (PG), Pescara, Roma, Viterbo, Napoli, Potenza, Foggia, Taranto, Lecce, Reggio Calabria, Messina, Cremona, Catania, Palermo, Cagliari, 2 eventi a Bologna) ma diverse altre stanno aderendo all’iniziativa. ‬‬

Per essere aggiornato su luoghi e orari dei flashmob, consultare la pagina Facebook ufficiale

Nell’ambito della campagna per i diritti umani in Italia, Amnesty International si batte per i diritti delle persone Lgbti, chiedendo una legge che consenta il matrimonio egualitario.

Tra le altre raccomandazioni, si chiede anche una legge che includa l’omofobia e la transfobia tra i motivi alla base dell’aggravante del reato d’odio e una legge che permetta la libera scelta dell’identità di genere senza l’obbligo di cambiamento chirurgico del sesso.

Le altre associazioni che aderiscono all’iniziativa: Anddos, Agedo, Arci, Arcigay, ArciLesbica, Articolo 29, Associazione LGBT Quore Torino, Associazione Radicale Certi Diritti, Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, Cgil Nazionale – Nuovi Diritti, Cild – Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, Condividilove, Coordinamento Torino Pride GLBT, Edge, Equality Italia, Esedomani Terni, Famiglie Arcobaleno, Gay Center, Gaycs, Gaynet, I Mondi Diversi, La Fenice Gay, Love out Law, Uaar.

Fonte:

 

Qui gli eventi a Reggio Calabria:

La Collettiva AutonoMIA, L’UDI e la CAV Gallico organizzano il 14 febbraio, dalle 17.30 in poi davanti al Teatro Cilea, per la giornata globale contro la violenza sulle donne e sulle bambine, One Billio Rising REVOLUTION
Lanciato dalla scrittrice Eve Ensler, fondatrice del V-Day, è un movimento globale che ha come principio fondante il diritto di ogni donna a vivere e decidere del proprio corpo, della propria salute e del proprio destino, scegliendo la danza come segno di rinascita, sfida e liberazione.
Lo spirito e gli obiettivi di quest’anno allargano l’orizzonte di rivendicazione, siamo consapevoli dell’impossibilità di porre fine alla violenza contro le donne senza analizzare l’influenza esercitata dalla povertà, dal razzismo, dalla guerra, dal disprezzo dell’ambiente, dal capitalismo, dall’imperialismo e dal patriarcato. La parola chiave di quest’anno quindi è RIVOLUZIONE.
A Reggio Calabria per questo motivo abbiamo deciso di dedicare la giornata alle donne curde di Kobane, a coloro che la rivoluzione l’agiscono nel quotidiano sia politicamente che con la resistenza sul campo.
Quattro saranno i momenti che verranno intervallati da interventi e discussione pubblica.
Attraverso un canto dedicato alle brigantesse faremo un omaggio al grande Mimmo Martino appena scomparso.
Con una loro danza dedicheremo la giornata alle donne di Kobane e alla loro rivoluzione.
Parte centrale sarà la danza OBR e chiuderemo l’evento insieme all’Arcigay “I due Mari” con il flash mob, che in contemporanea si svolgerà in tutte le piazze italiane, contro l’omotransfobia.
All’interno di Palazzo San Giorgio, sarà allestita la “galleria della rivoluzione” con la presenza delle realtà che la agiscono quotidianamente, con la loro attività, sul territorio.
Un filo rosso che ci unisce nella lotta quindi, e che, partendo da Kobane ci conduce, attraverso quella mondiale di OBR, quella italiana contro l’omotransfobia, alle “rivoluzioni” e le lotte delle donne e gli uomini calabresi.
Danzeremo quindi ma soprattutto racconteremo di noi, uomini e donne che rivendicano politiche serie di prevenzione e contrasto contro tutte le violenze, in particolare quelle contro le donne e le bambine.
Vi aspettiamo dunque: è la nostra rivoluzione!
“La mia rivoluzione è
Connessione non consumo
Passione non profitto
Orgasmo non proprietà
La mia rivoluzione è della terra e verrà da lei
Per lei, grazie a lei”
(Eve Ensler)
#LoStessoSi : Lo Stesso Amore Gli Stessi Diritti♥ FLASH MOB ♥
REGGIO CALABRIA_ Ore 17:30
Corso Garibaldi di Reggio calabria (difronte teatro Cilea)

Il 14 Febbraio, il giorno di San Valentino, l’Italia sarà attraversata da un’ondata d’Amore. In 26 piazze, da Palermo a Trieste, migliaia di persone alzeranno i loro cuori per dire che ogni amore merita le stesse tutele e che i diritti devono essere gli stessi, per tutte e tutti. Il 14 Febbraio vieni anche tu a dire #LoStessoSì

L’evento, si svolgerà all’interno dell’organizzazione #OBR, realizzato insieme a Collettiva AutonoMIA Reggio Calabria, Udi Reggio Calabria e Cav Gallico. Saranno due i momenti, il primo OBR, a seguire Piazzate d’amore. ( https://www.facebook.com/events/782117161869521/ )

Cerca i componenti del comitato Arcigay “I due mari” di Reggio Calabria o la Collettiva AutonoMIA Reggio Calabria per prendere il cartello!

♥ RICORDA L’HASHTAG ♥
#LoStessoSi

Fonte:

Reggio – Picchiata perchè transessuale: Fabiana aggredita in un locale in centro

mercoledì 11 febbraio 2015 20:56

fabianascordo1

Picchiata perchè transessuale. E’ avvenuto nei giorni scorsi al centro di Reggio Calabria dove Fabiana Scordo è stata pestata da un ragazzo mentre si trovava all’interno di un locale al centro di Reggio. L’episodio è stato denunciato alla polizia da Fabiana che, ormai da anni, si è operata per diventare donna a tutti gli effetti.
Si tratta dell’ennesimo caso di omofobia nella città dello Stretto. Nell’aprile del 2012 un giovane, Claudio Toscano, era stato aggredito fuori da un locale a pochi passi dal Teatro Cilea di Reggio Calabria. In quella occasione l’Arcigay stigmatizzò l’aggressione omofoba con un’iniziativa di solidarietà nei confronti di Claudio Toscano e contro la violenza di genere.
La nuova aggressione, avvenuta pochi giorni fa ancora in un locale del centro reggino, è stata raccontata dalla stessa vittima ai microfoni del Fatto Quotidiano.
”Ancora oggi, dopo che sono stata operata, devo subire queste umiliazioni?” si domanda Fabiana. ”Reggio per certi versi è una città omofoba – racconta – perché molti, per paura o per vergogna, non denunciano queste aggressioni. Io ho fatto una scelta, mi sono operata e sono diventata donna. Voglio vivere come una persona normale”.
Assieme alla famiglia, che ha accettato le sue scelte, Fabiana gestisce una rivendita di tabacchi e conduce una vita tranquilla. Presto dovrebbe aprire una sartoria. Ma nella città, in cui per la prima volta l’estate scorsa è stato organizzato un gaypride, ancora c’è chi ha comportamenti omofobi.
“Ci sempre quelli che puntano il dito – aggiunge – che sono i primi che ti cercano per avere momenti di intimità. Cammino sul corso e non mi salutano, ma se mi vedono sola si avvicinano e mi lasciano il numero di telefono. Quello che voglio far capire è che per lo Stato io sono una donna, per alcuni cafoni sono una persona diversa”.

 

 

Fonte:

http://www.strill.it/citta/2015/02/reggio-picchiata-perche-transessuale-fabiana-aggredita-in-un-locale-in-centro/

Reggio – Picchiata perchè transessuale: Fabiana aggredita in un locale in centro

mercoledì 11 febbraio 2015
20:56
fabianascordo1

Picchiata perchè transessuale. E’ avvenuto nei giorni scorsi al centro di Reggio Calabria dove Fabiana Scordo è stata pestata da un ragazzo mentre si trovava all’interno di un locale al centro di Reggio. L’episodio è stato denunciato alla polizia da Fabiana che, ormai da anni, si è operata per diventare donna a tutti gli effetti.

Si tratta dell’ennesimo caso di omofobia nella città dello Stretto. Nell’aprile del 2012 un giovane, Claudio Toscano, era stato aggredito fuori da un locale a pochi passi dal Teatro Cilea di Reggio Calabria. In quella occasione l’Arcigay stigmatizzò l’aggressione omofoba con un’iniziativa di solidarietà nei confronti di Claudio Toscano e contro la violenza di genere.

La nuova aggressione, avvenuta pochi giorni fa ancora in un locale del centro reggino, è stata raccontata dalla stessa vittima ai microfoni del Fatto Quotidiano.
”Ancora oggi, dopo che sono stata operata, devo subire queste umiliazioni?” si domanda Fabiana.  ”Reggio per certi versi è una città omofoba – racconta – perché molti, per paura o per vergogna, non denunciano queste aggressioni. Io ho fatto una scelta, mi sono operata e sono diventata donna. Voglio vivere come una persona normale”.
Assieme alla famiglia, che ha accettato le sue scelte, Fabiana gestisce una rivendita di tabacchi e conduce una vita tranquilla. Presto dovrebbe aprire una sartoria. Ma nella città, in cui per la prima volta l’estate scorsa è stato organizzato un gaypride, ancora c’è chi ha comportamenti omofobi.

“Ci sempre quelli che puntano il dito – aggiunge – che sono i primi che ti cercano per avere momenti di intimità. Cammino sul corso e non mi salutano, ma se mi vedono sola si avvicinano e mi lasciano il numero di telefono. Quello che voglio far capire è che per lo Stato io sono una donna, per alcuni cafoni sono una persona diversa”.

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Reggio – Picchiata perchè transessuale: Fabiana aggredita in un locale in centro

mercoledì 11 febbraio 2015
20:56
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Picchiata perchè transessuale. E’ avvenuto nei giorni scorsi al centro di Reggio Calabria dove Fabiana Scordo è stata pestata da un ragazzo mentre si trovava all’interno di un locale al centro di Reggio. L’episodio è stato denunciato alla polizia da Fabiana che, ormai da anni, si è operata per diventare donna a tutti gli effetti.

Si tratta dell’ennesimo caso di omofobia nella città dello Stretto. Nell’aprile del 2012 un giovane, Claudio Toscano, era stato aggredito fuori da un locale a pochi passi dal Teatro Cilea di Reggio Calabria. In quella occasione l’Arcigay stigmatizzò l’aggressione omofoba con un’iniziativa di solidarietà nei confronti di Claudio Toscano e contro la violenza di genere.

La nuova aggressione, avvenuta pochi giorni fa ancora in un locale del centro reggino, è stata raccontata dalla stessa vittima ai microfoni del Fatto Quotidiano.
”Ancora oggi, dopo che sono stata operata, devo subire queste umiliazioni?” si domanda Fabiana.  ”Reggio per certi versi è una città omofoba – racconta – perché molti, per paura o per vergogna, non denunciano queste aggressioni. Io ho fatto una scelta, mi sono operata e sono diventata donna. Voglio vivere come una persona normale”.
Assieme alla famiglia, che ha accettato le sue scelte, Fabiana gestisce una rivendita di tabacchi e conduce una vita tranquilla. Presto dovrebbe aprire una sartoria. Ma nella città, in cui per la prima volta l’estate scorsa è stato organizzato un gaypride, ancora c’è chi ha comportamenti omofobi.

“Ci sempre quelli che puntano il dito – aggiunge – che sono i primi che ti cercano per avere momenti di intimità. Cammino sul corso e non mi salutano, ma se mi vedono sola si avvicinano e mi lasciano il numero di telefono. Quello che voglio far capire è che per lo Stato io sono una donna, per alcuni cafoni sono una persona diversa”.

– See more at: http://www.strill.it/citta/2015/02/reggio-picchiata-perche-transessuale-fabiana-aggredita-in-un-locale-in-centro/#sthash.osvRfGbj.dpuf

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A proposito di giornata della memoria

La memoria dimenticata: l’olocausto di rom e sinti.

http://frontierenews.it/2012/01/la-memoria-dimenticata-lolocausto-di-rom-e-sinti/

 

 

Gli omosessuali durante il nazifascismo:

http://it.peacereporter.net/articolo/876/Il+triangolo+rosa


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Dal blog di Vittorio Arrigoni:


Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele. (Primo Levi)
27/01/2011


“Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele.”
(Primo Levi)

“Di fronte alle sofferenze degli afroamericani, dei vietnamiti e dei palestinesi, il credo di mia madre  fu sempre: siamo tutti vittime dell’Olocausto”. (Norman G. Finkelstein, Introduzione a “L’industria dell’Olocausto”)

«Mia nonna fu uccisa da un soldato tedesco mentre era a letto malata. Mia nonna non è morta per fornire ai soldati israeliani la scusa storica per ammazzare le nonne palestinesi a Gaza. L’attuale governo israeliano sfrutta cinicamente e senza limiti il senso di colpa dei gentili per l’olocausto onde giustificare i suoi omicidii in Palestina».

(Sir Gerald Kaufman, membro del Parlamento britannico)

 

Giornata dell’amnesia
27/01/2011
Si consiglia a chi è di debole di memoria una cura al fosforo,
ma soffrono più di amnesia circa l’olocausto a Gaza o dalle parti di Tel Aviv?
La cura di fosforo bianco israeliano somministrato ai civili di Gaza due anni fa.

Fonte:

 

La mappa dell’estrema destra europea, dopo la Majdan

Intervista . Anton Shekhovtsov esperto di estrema destra dell’Europa orientale

Anton She­kho­v­tsov, visi­ting fel­low all’università di Vienna, è un esperto di for­ma­zioni di estrema destra dell’Europa orien­tale. Ha stu­diato in modo par­ti­co­lare il «sogno dell’impero euroa­sia­tico» di Ale­xan­der Dugin, filo­sofo russo, vero e pro­prio intel­let­tuale di rife­ri­mento di molte for­ma­zioni di estrema destra, soprat­tutto russe.

Nel con­flitto ucraino le forze neo­nazi hanno avuto un’importanza non da poco, tanto durante i giorni di Maj­dan, quanto dopo l’inizio della guerra. L’Ucraina è diven­tata un campo di bat­ta­glia dove atti­vi­sti di destra di tutta Europa, com­presi alcuni ita­liani, sono giunti per combattere.Neonazi ucraini

Qual­cuno ha scelto di stare con gli ucraini, altri con i filo­russi, in una ricom­po­si­zione della destra euro­pea che ha stor­dito alleanze ed equi­li­bri che dura­vano da anni. Di que­sto e della forza, attuale e poten­zial­mente futura, della destra in Ucraina ne abbiamo par­lato con She­kho­v­tsov, cer­cando anche di capire l’origine di alcuni feno­meni a cui abbiamo assi­stito in Ucraina.

Par­tiamo dalle for­ma­zioni di estrema destra ucraine: che forza hanno e quali sono i loro obiettivi

La forza attuale della destra in Ucraina dipende da alcuni fat­tori, per altro sto­rici. In primo luogo dalla forza del movi­mento pro­pria­mente di destra e in que­sto senso par­liamo di gruppi simili a Pravy Sek­tor, com­po­sto da con­ser­va­tori da un punto di vista sociale, di natura pro­le­ta­ria ma anche con un obiet­tivo che costi­tui­sce una sorta di idea circa la libe­ra­zione nazionale.

Que­sto era soprat­tutto vero negli anni 20 e durante la seconda guerra mon­diale. Dopo la seconda guerra mon­diale, i nazio­na­li­sti ucraini erano in esi­lio. Ma dopo l’indipendenza anche la destra ucraina è cam­biata, cam­biando anche la pro­pria nar­ra­zione. Oggi potremmo dire che è per certi versi in crisi per­ché rispetto ai risul­tati poli­tici del 2012, quando ave­vano 47 seggi in par­la­mento, hanno subito una scon­fitta elet­to­rale. Hanno fal­lito per­ché non sono riu­sciti ad entrare in par­la­mento come par­tito, ma solo con alcuni dei loro rap­pre­sen­tanti, attra­verso anche altri partiti.

E oggi sono cam­biati anche gli obiet­tivi: per Svo­boda ad esem­pio il nemico prin­ci­pale è il Crem­lino. Non tanto la Rus­sia o i russi, ma pro­prio Mosca, il cen­tro del potere russo. Putin, in pra­tica. Per altri gruppi di estrema destra, i nemici sono altri, oltre a Mosca. Ad esem­pio gli ame­ri­cani, gli ebrei. Que­sto soprat­tutto tra i gruppi più estremi, quelli dichia­ra­ta­mente neonazisti.

Che tipo di busi­ness, la guerra in Ucraina ha finito per favo­rire per que­sti gruppi di estrema destra, apparsi deci­sa­mente orga­niz­zati, basti pen­sare ai «battaglioni»?

I mem­bri dei gruppi di estrema destra e alcune pic­cole orga­niz­za­zioni hanno sem­pre agito in certi con­te­sti. Negli anni 90 ad esem­pio agi­vano come una sorta di mafia, con­trol­lando traf­fici e dando in cam­bio ser­vizi di sicurezza.

Non è cam­biato molto da allora, oggi gesti­scono certi busi­ness, dando in cam­bio ad esem­pio la sicu­rezza e il ser­vi­zio d’ordine nelle mani­fe­sta­zioni e non solo, a vari par­titi poli­tici. E lo fanno in cam­bio di soldi. E poi sono impie­gati in atti­vità che non sono facili da spie­gare spe­cie ad un euro­peo, ovvero i «seque­stri di atti­vità eco­no­mi­che» (ad esem­pio nei con­fronti di immigrati).

È una pra­tica che spesso è com­plessa, per quanto natu­ral­mente ille­gale, cui par­te­ci­pano spesso i gruppi di estrema destra. Non ho la con­ferma ma pare che un bat­ta­glione sia impie­gato per que­sto genere di atti­vità anche nelle regioni orien­tali, ovvia­mente nelle zone con­trol­late ancora da Kiev.

Membri del Russia National Unity

Mem­bri del Rus­sia Natio­nal Unity

In che modo in Ucraina sono coin­volti gruppi di estrema destra russi e non solo.

Come altre guerre, anche quella ucraina ha finito per atti­rare tanti atti­vi­sti di estrema destra, atti­rati dalla pos­si­bi­lità di com­bat­tere, avere armi, fare trai­ning e gua­da­gnarci qual­cosa in ter­mini eco­no­mici. Sap­piamo bene come que­ste situa­zioni eser­ci­tino fascino nei con­fronti dei mili­tanti di estrema destra, di tutta l’Europa, non solo quella orientale.

Lo saprete meglio di me, per molti espo­nenti dei gruppi di estrema destra ogni guerra è una sorta di sogno che si rea­lizza, una sorta di rea­liz­za­zione della loro volontà di vio­lenza. In ogni caso il più impor­tante gruppo coin­volto tra i filo­russi, tra i gruppi di estrema destra euro­peo, è russo e sono quelli del «Rus­sia Natio­nal Unity».

Si tratta di un’organizzazione non nuova, che esi­ste dall’inizio degli anni 90 in Rus­sia. In parte, a livello orga­niz­za­tivo ha una sua strut­tura di busi­ness e un strut­tura mili­tante, dichia­ra­ta­mente neo nazi­sta. Hanno par­te­ci­pato a vari con­flitti, come in Trans­ni­stria, in Cece­nia, dove hanno fatto bot­tino e incetta di armi e soldi e secondo le mie fonti hanno par­te­ci­pato al ten­tato colpo di Stato del 1993 a Mosca, ma in difesa del Par­la­mento, con­tro Eltsin.

E in seguito hanno par­te­ci­pato ad ogni con­flitto in cui sono riu­sciti a infi­larsi, per fare soldi, armi e trai­ning. Oggi sono il gruppo più forte pre­sente nell’Ucraina dell’est. Poi ci sono anche atti­vi­sti pro­ve­nienti dall’«Euroasian union», una sorta di gruppo gio­va­nile dell’organizzazione inter­na­zio­nale gui­data da Ale­xan­der Dugin. Uno dei loro mem­bri Ale­xan­der Pro­sel­kov è stato miste­rio­sa­mente ucciso in Ucraina. (Ale­xan­der Pro­sel­kov era stato nomi­nato mini­stro degli esteri della Repub­blica di Done­tsk da Pavel Guba­rev, quando Guba­rev era il gover­na­tore. Secondo i suoi com­mi­li­toni sarebbe stato ucciso da un kil­ler nelle regioni orien­tali dell’Ucraina, ndr). E poi ci sono molti sin­goli atti­vi­sti, cani sciolti, magari nean­che affi­liati ad un gruppo preciso.

Come giu­sti­fi­cano il fatto di com­bat­tere con­tro altri neo­na­zi­sti, come ad esem­pio i bat­ta­glioni com­po­sti dall’estrema destra ucraina e qual è la loro posi­zione rispetto a Putin.

Loro sono nazio­na­li­sti russi, com­bat­tono con­tro gli ucraini. Sia i mem­bri del «Rus­sia Natio­nal Unity» sia quelli legati a Dugin sono in oppo­si­zione com­pleta a Putin. Si sen­tono molto più radi­cali di Putin. Loro sono lì per com­bat­tere per qual­cosa che sognano per il dopo Putin, una rina­scita ancora più vistosa della Russia.

Loro pen­sano di poter pren­dere il potere in Rus­sia, dav­vero. Que­sta è una cosa in cui crede molto soprat­tutto Dugin. E stanno usando la loro par­te­ci­pa­zione a que­sto con­flitto soprat­tutto per aumen­tare il pro­prio potere in Rus­sia, dove fanno aper­ta­mente reclu­ta­mento per andare a com­bat­tere con­tro l’Ucraina.

Ma che potere effet­tivo hanno in Rus­sia que­sti gruppi?

Sono un gruppo mino­ri­ta­rio e negli ultimi tempi anche tra gli stu­diosi, hanno perso molto della rile­vanza che ave­vano avuto negli anni passati.

E invece nel Don­bass, in gene­rale, que­sti gruppi che tipo di potere e che influenza hanno? Per­ché sem­bra molto com­pli­cato capire, lato «filo­russi», chi comanda dav­vero, oltre ai tanti rumors che pro­ven­gono da quelle zone e non sem­pli­fi­cano le cose. Che infor­ma­zioni ha al riguardo?

È dav­vero com­pli­cato capire cosa suc­ceda in quella parte del paese, per­ché il ter­ri­to­rio occu­pato dalle forze sepa­ra­ti­sti, coa­diu­vato da forze russe, potremmo defi­nirlo diviso in tante aree coman­date da veri e pro­pri clan.

Tal­volta si tratta di indi­pen­den­ti­sti, tal­volta di cri­mi­nali, ma in gene­rale è un ter­ri­to­rio molto diviso e cao­tico, com­ple­ta­mente. Il che rende molto com­pli­cato capire se c’è qual­cosa di cen­tra­liz­zato o meno o com­pren­dere chi sta coman­dando in un dato territorio.

Ci sono troppi gruppi coin­volti ed è molto dif­fi­cile capire chi comanda, anche per­ché oltre a com­bat­tere con­tro l’esercito, tal­volta com­bat­tono anche tra di loro. La regione di Done­tsk è quella che appare più orga­niz­zata e centralizzata.

Chi ha di fatto pro­cla­mato la Repub­blica di Done­tsk, appar­tiene ad un’organizzazione sepa­ra­ti­sta che vive da tempo e che ha sem­pre avuto con­tatti con Mosca già dal 2005. Sono sepa­ra­ti­sti, filo­russi e orga­niz­zati. Si dice che già nel 2006 abbiano preso parte a trai­ning camp in Rus­sia orga­niz­zati dai ser­vizi di sicurezza.

Raduno di Svoboda
Raduno di Svoboda

Cosa è cam­biato nella destra euro­pea, dopo la crisi ucraina?

Con la guerra in Ucraina molti par­titi e gruppi di destra hanno dovuto rive­dere la pro­pria «poli­tica estera» e hanno dovuto pren­dere posi­zione. In realtà la destra ucraina ha perso molto con­senso europeo.

Ad esem­pio Svo­boda prima era appog­giata da alcuni gruppi che poi ne hanno preso le distanze, come il Front Natio­nal fran­cese, la destra austriaca, la stessa Job­bik o anche l’italiano Roberto Fiore e Forza Nuova (non a caso dal sito di Forza Nuova sono scom­parse le cro­na­che dei pre­ce­denti incon­tri con Svo­boda, al con­tra­rio di Casa Pound che invece sup­porta Kiev e in par­ti­co­lar modo Pravy Sek­tor ndr).

Devo aggiun­gere una cosa infine, per­so­nale: Svo­boda è molto più radi­cale a mio modo di vedere, nell’essere di estrema destra, rispetto a Pravy Sek­tor. Que­sti sono più inclu­sivi di Svo­boda. Pravy Sek­tor è soprat­tutto omo­fobo, men­tre Svo­boda è molto più chia­ra­mente neo­na­zi­sta e razzista.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/la-mappa-dellestrema-destra-europea-dopo-la-majdan/

 

Messina, che c’entra Peppino Impastato con i rosso-bruni?

 

Una inquietante sigla nazionalista, filo Assad e filo Putin, starebbe strumentalizzando il nome del militante di Dp ucciso da Cosa Nostra

di Ercole Olmi

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“L’Associazione di Promozione Sociale Peppino Impastato Messina e la nascente cellula messinese di Socialismo Patriottico hanno incontrato e portato solidarietà ai lavoratori del Birrificio Messina, ri-organizzatisi in cooperativa dopo le vicende legate ai licenziamenti ed alla dismissione della fabbrica degli ultimi anni”. E’ successo il 21 novembre scorso e ne dà notizia il sito di Socialismo patriottico con la foto ricordo dell’accaduto. Nel sito dell’organo ufficiale di Sp, Stato e Potenza, ci sono un paio di articoli del presidente di un’associazione Peppino Impastato, Sonny Foschino.

Socialismo patriottico? Qualcuno a Messina sta usando il nome di Peppino Impastato per un’operazione rosso-bruna? Cosa c’era di patriottico nella vita di Peppino Impastato, militante di Democrazia proletaria, organizzazione antistalinista, libertaria, pacifista e internazionalista?

Lo chiedo proprio a Sonny Foschino su fb che prima mi strapazza un po’, nega, poi dice che ci sarebbe un equivoco, poi minaccia di chiamare Ingroia, dice che mi rovinerà, dice di non avere paura di me e di aver già querelato Crocetta un paio di volte. Poi decide di rilasciare la seguente importante dichiarazione: “Il gruppo APS Peppino Impastato messina è un collettivo che lavora autonomamente e che non ha nulla a che spartire con l’associazione che presiedo”.

Sì, ma ci sono quegli articoli su Stato e Potenza? “Si, li pubblica e non vedo nulla di male in questo. Non sono tesserato a stato e potenza ma ciò non mi preclude il diritto di divulgare i miei articoli. Mi attacchi sui contenuto eventualmente, non sulla testata”.

Retitfico anch’io: qualcuno, non Foschino, sta strumentalizzando il nome di Peppino Impastato? Ma che cosa è “Socialismo patriottico”? A scorrere il sito sembra una sigla filo russa (con buona pace del patriottismo) con un programma militaresco, xenofobo, omofobo, familista, nuclearista, con l’ossessione della famiglia naturale, della solidarietà a tipetti tutto pepe come Bashar Al-Assad e il “compagno Kim Jon-Un” e soprattutto per la ratifica dei trattati commerciali con Putin.

Fate un lungo respiro, servitevi un cordiale, perché stiamo per sciorinare alcuni punti del programma di Socialismo patriottico: “Collaborazione con i BRICS e richiesta di ingresso nella SCO. Completamento del progetto italo-russo “South Stream” e avviamento di piani coordinati Eni-Gazprom per l’esplorazione e l’analisi geologica del sottosuolo nazionale, delle conformazioni montuose, dei bacini e degli arcipelaghi del territorio nazionale. Costruzione o completamento dei grandi collegamenti viari: Ponte sullo Stretto di Messina, Autostrada Due Mari, ristrutturazione dell’Autostrada del Sole, potenziamento della viabilità nelle due Isole maggiori. Completamento e sviluppo della rete TAV e della altre reti ferroviarie nazionali. Ritorno pianificato e compatibile all’energia nucleare per abbattere l’emissione di CO2. Istituzionalizzazione dei sindacati. Revisione delle politiche di accoglienza in base alle esigenze strutturali del paese. Aiutare economicamente le famiglie naturali che desiderano figli. Lotta serrata al commercio e al consumo di narcotici e all’abuso di alcoolici. Riconoscimento dell’unione tra uomo e donna come unico nucleo familiare istituzionale. Scioglimento delle società segrete e delle sette religiose in contrasto con gli interessi nazionali. Sgombero immediato delle occupazioni abusive a scopo associativo e politico. Aumento dei finanziamenti per la Difesa. Incremento dell’impiego di Polizia e Carabinieri nelle strade, trasferendo alcuni loro compiti burocratici agli uffici civili. Espulsione dei clandestini entro 24 ore verso il Paese di provenienza salvo comprovato impedimento. Intensificazione della collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all’immigrazione clandestina con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo. Espulsione e sconto della pena nei Paesi d’origine dei cittadini extracomunitari, dopo la condanna per reati superiori ad 1 anno. Carcere riabilitativo attraverso forme di lavoro socialmente utile alla comunità per pene inferiori ad anni 2. Ergastolo ostativo per i reati di estrema gravità (alto tradimento, attività mafiosa, terrorismo, genocidio e pedofilia)”.

Di Stato e Potenza s’è parlato a lungo, nel recentissimo passato, per certe sue collusioni con pezzi del Pdci, con gli ambienti siriani, con organizzazioni dichiaratamente di estrema destra come Zenit (sospettata di antisemitismo) e Casapound (ora in tandem con il leghista Borghezio) con le quali ha dato vita a manifestazioni “antimperialiste” a sostegno di Gheddafi o Assad.

Cosa c’entra tutto questo con Peppino Impastato che si batteva contro lo sfruttamento di classe che è lo stesso nei paesi Brics e in Occidente?

Sul profilo fb del capo di Sp, il reggiano Bonilauri, spicca una citazione di Costanzo Preve, ex filosofo di sinistra poi divenuto maestro rossobruno di personaggi ambigui come il “marxista” Diego Fusaro che ogni tanto abbindola anche circoli di sprovveduti a sinistra: «I centri sociali sono la guardia gratuita del ceto intellettuale di sinistra. La loro cultura è inesistente, trattandosi di ghetti consentiti e foraggiati dalla Sinistra Politicamente Corretta (SPC), che li può sempre usare come potenziale guardia plebea.
Privi di qualsiasi ragion d’essere storica, costoro, composti di semianalfabeti, intontiti dalla musica che ascoltano abitualmente ad altissimo volume e dallo spinellamento di gruppo, hanno una cultura della mobilitazione, dello scontro e della paranoia del fascismo esterno sempre attuale, ed è del tutto inutile porsi in un razionale atteggiamento dialogico, che pure potrebbe teoricamente chiarire moltissimi equivoci. Ma il paranoico non è un interlocutore.
Anche l’interesse per i migranti è un pretesto, perché essi li vivono come un raddoppiamento mimetico della loro marginalità». Stefano Bonilauri, è indicato sul web come veterano delle delegazioni italiane a Damasco per omaggiare il dittatore Assad. Il gruppo è in ottimi rapporti, oltre che con il Partito Nazional Socialista Siriano, con i governi di Iran e Corea del Nord, nonché con il Partito Comunista della Federazione Russa ed altre formazioni staliniste.

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Siamo sicuri che Peppino Impastato sarebbe stato un alfiere di questo tipo di socialismo nazionale?

Sonny Foschino, leader messinese dell’associazione, poliedrica figura di musicista, letterato e politico, collaboratore di Stato e Potenza, dice anche di essere un leader politico: “Peppino Impastato avrebbe sorriso vedendo i sorrisi, gli abbracci, la gioia che ha trasudato il corteo del 9 maggio 2014. Più di mille e duecento, secondo le stime, i giovani che hanno invaso Piazza Antonello. In testa una presenza importante: quella dell’istituto nautico Caio Duilio. Poi AUT, la corrente di pensiero che si ispira a Peppino Impastato, donnAUT e i ragazzi del progetto AULA AUT ormai presente in numerosi istituti di Messina e Provincia e da poco presente anche su Palermo. Gruppi di attivisti del movimento AUT stanno iniziando a formarsi anche su Catania, Roma, Reggio Calabria, Bologna e Forlì”.

Aut, la corrente di pensiero? A cosa pensa Aut? “Il Movimento Studentesco Aut – Unione degli Studenti Messina è un coordinamento di studenti messinesi in collaborazione con il sindacato studentesco Unione degli Studenti. E’ totalmente apartitico ed è politico solo nell’accezzione [la doppia z dev’essere uno sfizio patriottico, ndr] più antica e vera del termine: Diamo un servizio alla comunità tutta, mettendoci al servizio degli studenti. Ogni studente, di qualsivoglia posizione politica è bene accetto.La collaborazione con l’Uds nazionale consegna al movimento il carattere di sindacato studentesco, in grado di portare avanti battaglie legali contro ingiustizie quotidiane all’interno delle scuole…”.

Nè di destra, né di sinistra, dunque. Proprio come ogni esperienza rosso-bruna prescrive. Anche Sp ha una vera fissa su questo: “L’apertura della sezione si pone l’obiettivo di fornire un punto di riferimento per tutti i soggetti che rifiutano la dicotomia liberale destra-sinistra – recita un comunicato della sezione di Terni – garantendo una credibile alternativa al sistema anti-popolare e anti-nazionale, che condanna l’Italia ad essere un’appendice dell’offensiva ultra-liberista che Stati Uniti e Unione Europea stanno sferrando contro le potenze emergenti e il mondo in via di sviluppo… Famiglia, lavoro e militanza, sono le fondamenta su cui si regge la vita pubblica/privata del nostro militante”, recita la dichiarazione di apertura di una sezione ternana scimmiottando altre trinità del genere (da diopatriafamiglia a credereobbedirecombattere, c’è solo l’imbarazzo della scelta).

La sezione è stata intitolata all’Operaio Ternano Luigi Trastulli, ucciso dalla polizia nel 1949 mentre contestava la Nato e la guerra e ora ucciso di nuovo da questa operazione inquietante, ambigua da gente che rivendica niente meno che la vittoria della Grande Guerra e la trimurti “Patria, Popolo, Lavoro”.

 

Che cosa succede a Terni, Messina e altrove? Si tratta di un gruppo di “socialconfusi” che vivono nell’eterno presente globale, incapaci di decodificare quello che gli accade intorno? E’ la punta dell’iceberg di un’operazione di ricerca della legittimazione come molte esperienze nazimao o rossobrune hanno tentato negli anni (da Rinascita, organo della Sinistra nazionale, alla rivista Indipendenza)? E’ qualcuno che vivacchia con qualche finanziamento di ambasciate e partiti fratelli? E’ ancora peggio?

Il complottismo lo lasciamo ai professionisti di questa corrente di pensiero. Per ora poniamo solo domande a chiunque abbia a che fare con questi personaggi, ad esempio l’Uds che potrebbe capire se il proprio nodo messinese sia coerente con lo spirito che anima il sindacato studentesco, così come ha dovuto fare il Pdci nazionale a Terni in occasione di una manifestazione di fascisti filo Assad a cui presero parte anche militanti cossuttiani al seguito di Sp. Questi ultimi ci rimasero male a sentirsi maltrattati e se la cavarono con queste parole: “E’ opportuno ribadire, inoltre, che, almeno nella fase dei primi diciotto mesi di guerra in Siria, aver preso parte ad eventi pubblici ai quali contemporaneamente hanno preso parte (per proprio conto ed indipendentemente dal contesto) anche persone o sigle riconducibili al mondo della destra radicale, si è reso POLITICAMENTE NECESSARIO per evitare che la questione siriana (da noi trattata e sostenuta sin dall’estate del 2011) fosse lasciata nelle mani di una sola parte politica, con tutte le scontate conseguenze sia in termini di immagine internazionale per il governo siriano che in termini di credibilità per l’ambiente social-comunista, resosi in gran parte responsabile di gravissime omissioni e latitanze sul tema della politica internazionale, quando non di vere e proprie “complicità” politiche e/o morali con gli aggressori imperialisti (vedasi l’assalto all’Ambasciata Libica a Roma del 23/2/2011)”.

Davvero Peppino Impastato si sarebbe mobilitato per il Ponte di Messina, uno degli affari cruciali per Cosa Nostra, e per dittatori osceni come Assad, Gheddafi, Putin. Osceni come Obama e Renzi.

Rosso bruni: c’è un luogo del mondo, in questa epoca, dove se ne possono incontrare: è il Donbass, crocevia (oltre che di sincere aspirazioni internazionaliste) di tardive nostalgie campiste e di gesta pugnaci di soggetti di Forza Nuova, dei loro camerati francesi di Troiseme Voie, del Movimento sociale europeo e, come rivelava domenica il Fatto quotidiano, perfino di ammiratori di Salvini che hanno deciso di fare la guerra guerreggiata. E’ nella lettura delle vicende ucraine che tra i rosso-bruni si fa avanti la tesi dell’inattualità della dicotomia fascismo/antifascismo. Con buona pace dei carovanieri in buona fede che da molto tempo sono costretti a prendere nota della presenza nel Donbass di personaggi francesi, spagnoli, padani e italiani legati a doppio filo ai gruppi neofascisti.

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Prima di chiudere l’articolo l’ennesima precisazione di Foschini: “Io non minaccio nessuno! Sono abituato alle cose concrete. Come insegnava Peppino! Scriva scriva, è chiaro che alle sue dichiarazioni seguiranno le mie… È questa non è una minaccia, ma una constatazione. La saluto! HASTA la victoria! Siempre!”. Oddio! E adesso che c’entra il Che?

 

 

 

Fonte:

http://popoffquotidiano.it/2014/12/01/messina-che-centra-peppino-impastato-con-i-rosso-bruni/

 

Intervista al fascista italiano Andrea Palmeri, arruolato nelle milizie del Donbass

Avevo già pubblicato alcuni articoli sui fascisti filorussi in Ucraina spacciati per antifascisti da molti “compagni”:

https://www.peruninformazionelibera.blog/fascisti-italiani-ucraina-donetsk-come-kiev/

https://www.peruninformazionelibera.blog/ucraina-altro-che-compagni-la-repubblica-di-donetsk-e-lombra-nera-di-aleksander-dugin/

Aggiungo ora altre informazioni. Qui un articolo di un mese fa tratto dal blog di Germano Monti:

http://vicinoriente.wordpress.com/2014/09/09/fascisti-su-marte-no-nel-donbass-con-i-filo-russi/

Ma ancor più vi invito a leggere la seguente intervista tratta dal sito internet dei RIM- Giovani Italo-Russi di Irina Osipova, leader del movimento, al fascista italiano Andrea Palmeri, in questo momento arruolato nelle milizie del Donbass. In quest’intervista l’ideologia fascista è rivendicata apertamente da entrambi tanto che si fa cenno, tra le altre cose, all’ammirazione di Pavel Gubarev (neonazista per informazioni sul quale rimando ai primi due link citati sopra) nei confronti di Palmeri perchè sarebbe “un vero fascista italiano”. L’intervistato passa dalle lodi al fascismo, alla Russia e a Putin a discorsi contro l’immigrazione e gli omosessuali. Ecco l’intervista integrale:

Intervista esclusiva con il volontario italiano nel Donbass — Andrea Palmeri

palmieri3Эксклюзивное интервью для движения РИМ Российско-Итальянская Молодёжь с Андреа Пальмери, отца трех с половиной летнего сына, единственного итальянского добровольца на данный момент, приехавшего на Донбасс сражаться за свободу жителей региона, чтобы «остановить американский империализм и бойню невинных людей». Чтобы прочитать русскую версию интервью, необходимо нажать СЮДА bottorusso

Intervista esclusiva per moviemento RIM Giovani-Italo Russi ad Andrea Palmeri, padre del figlio di tre anni e mezzo, e l’unico volontario italiano in questo momento arruolato nelle milizie del Donbass a lottare per la liberà degli abitanti della regione per «fermare l’imperialismo americano e il massacro di gente innocente»

  •  Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto di lasciare l’Italia e di arruolarsi nella difesa del Donbass?

 

Premetto che la scelta di andare a combattere nel Donbass non è stata una scelta di impulso, ma ho meditato a lungo, essendo padre di un fantastico bimbo di 3 anni e mezzo. Io sono sempre stato affascinato dalla Russia, ho studiato il russo e lo parlo abbastanza correttamente, sono stato sposato con una cittadina russa, la madre di mio figlio. Insomma, un filo sentimentale mi lega alla vostra patria. Ho seguito la vicenda ucraina sin dal nascere e già dalle prime proteste ho avuto la sensazione che tutto fosse pilotato e gestito da agenti esterni, americani per essere precisi. Tutto era fatto per attaccare la Russia, per provocarla e per costringerla ad entrare in guerra, cosa che non è avvenuta per la lungimiranza di chi governa la Federazione Russa, perché ciò avrebbe portato a mio parere la guerra in tutta Europa e la guerra è sempre una cosa negativa da evitare. Poi l’esercito ucraino ha cominciato a bombardare il proprio popolo, donne e bambini e questa non è una guerra civile perché una guerra civile la combattono due fazioni non la si combatte contro la popolazione civile. Questo si chiama massacro! Ho deciso di andare per fare la mia piccolissima parte, cioé quello che un singolo puo fare. Convinto che questa fosse la guerra di tutti gli uomini liberi europei, secondo me qui non c’entrano fascismo o comunismo, l’importante è fermare l’imperialismo americano e il massacro di gente innocente.

  • Paverl Gubarev, l’ex governatore dell’autoproclamata Repubblica Popolare del Donetsk ha scritto sul suo profilo di Facebook parlando di te: “Un mese fa un vero fascista italiano si è unito alla nostra milizia”. Sicuramente sai che i termini fascista e fascismo nel mondo russo vengono interpretati diversamente dal loro significato originario, ed associati nella coscienza collettiva esclusivamente a dei crimini commessi dai nazisti durante la Seconda Guerra mondiale nelle terre russe. Cosa significa per te essere quindi un “vero fascista”? Quali sono le battaglie di coloro che si rifanno all’ideologia fascista in Italia?

palmieri2Certo lo so che il termine fascista in russo ha una connotazione solamente negativa, ma lo comprendo innanzitutto perché con la Guerra Patriottica i russi hanno combattuto il nazismo e poi perché non si conosce il fascismo italiano. Anzi, io sono convinto che il fascismo italiano da un punto di vista dottrinale ha molti più punti in comune con il socialismo di Lenin che con  l’ideologia nazionalsocialista. Comunque questi sono schemi e riferimenti di almeno 70 anni fa. Siamo in un mondo moderno. Secondo me questi schemi sono antiquati e da queste ideologie bisognerebbe solo prendere i valori, ma nemmeno tutti. Quindi per me non ha senso parlare di fascismo o comunismo oggi se non in chiave storica. Mi ha fatto piacere che Gubarev si sia ricordato della mia presenza, perché seguendolo su facebook lo stimo e mi piace la sua impostazione ideologica. Le battaglie di un fascista di oggi, premettendo che come ti ho detto siamo nel 2014, dovrebbero essere l’amore e la difesa della Patria, sovrattutto da ingerenze esterne, la difesa della famiglia, il rispetto della tradizione e della religione. Tutte cose che avvengono nella  Russia di oggi e non mi dite che Putin sia fascista!!! Invece in Unione Europea si assiste ad un immigrazione di massa incontrollata, che sta distruggendo la nostra cultura e le nostre tradizioni con il beneplacito dei nostri governanti. Abbiamo governi come quello italiano tanto per parlare di una situazione a me nota che non hanno sovranità né economica, né militare, né politica. La sovranità che non ha nemmeno l’Unione Europea che è appiattita ai voleri e agli obblighi impostoli dall’America. Ecco, queste sono cose su cui bisogna combattere. La distruzione dei valori tradizionali  come la famiglia con la propaganda omosessuale per esempio o con tutte quelle ventate di libertinaggio in ogni campo, dal sociale al privato che con l’idea di eguaglianza e di buonismo stanno distruggendo l’Europa. Ecco, questo va combattuto. Vedo la nostra Europa, per fare un paragone, come l’Impero Romano pochi anni prima di crollare. Queste, ti ripeto, non sono battaglie fasciste ma dovrebbero essere battaglie di tutti. In Russia si difende la famiglia, si difendono i valori tradizionali e religiosi di tutti e si combatte l’egemonia mondialista americana. Non mi sembra che in Russia siano fascisti. In italia è di pochi giorni fa la contestazione alle Sentinelle in piedi — pacifici cittadini che difendevano la famiglia da questo oscurantismo omosessuale e che sono stati tacciati di essere fascisti. Contestazione permessa e incoraggiata dai nostri politici libertari, che da voi, giustamente, non sarebbe stata permessa.

Palmieri

  •  Come sei stato accolto dal popolo il quale sei venuto a difendere?

Il popolo mi ha accolto con simpatia. Sono l’unico italiano e i russi, perché qui in Donbass vivono russi, hanno molta simpatia per gli italiani, amano la nostra terra ,la nostra musica e la nostra cucina. E logicamente, mi ringrazia per il fatto di essere venuto a combattere per la loro libertà.

  • E’ stato difficile imparare la lingua russa per parlare con gli abitanti locali e miliziani?

Il russo è una lingua molto difficile, io lo parlo abbastanza anche se non sono ancora in grado di capire sempre e tutto soprattutto quando parlano veloce, ma la mia conoscenza del russo è sufficiente per capire e farmi capire. Anche se devo ancora migliorare la mia conoscenza, spero con il tempo di parlarlo sempre in maniera migliore.

  • Spesso i movimenti ucraini nazionalisti come Pravyi Sektor e perfino il governo attuale di Kiev vengono definiti come “fascisti”. Credi che sia una definizione giusta?

Pravyi Sektor per me e un’incognita. Io capisco la lotta contro un governo corrotto quale era quello del presidente Ianukovich, poi vuoi per i finanziamenti americani, la loro protesta è sfociata prevalentemente in un odio antirusso e da qui hanno sposato un «iconografia» nazionalsocialista. Sono nazionalisti, amano l’Ucraina ma non riesco a capire questo odio verso i russi e comunque sono convinto che sono stati usati come pedine dai potenti che ora governano in Ucraina la tristemente famosa junta. La junta di Kiev per me non è fascista, viene cosi addidata perché come detto prima questa parola in russo ha una forte carica negativa. In Ucraina comandano oligarchi che fanno i loro interessi a scapito di del  proprio popolo e sono gestiti da gruppi di potere americani, che hanno finanziato in chiave antirussa la protesta di Maidan. Sono i soliti che ora gestiscono la junta ed i primi responsabili della tragedia del popolo del Donbass

  •  Lunedì parti sul fronte, come credi che debba essere strutturato il futuro delle terre del Sud-Est una volta finiti gli scontri militari?

La struttura delle terre dell Sud-Est è cosa assai complicata e non posso esprimermi. L’importante, io penso, che già si sta delineando la formazione di un nuovo stato un’entità sicuramente vicina a Mosca, ma con la sua indipendenza. E’ importante però che a tutti i cittadini di lingua russa che rimarranno fuori da questo nuovo stato vengano riconosciuti i diritti e non discriminati altrimenti non so cosa succederà.

  •  Ringrazio per l’occasione offerta per questa intervisa. Tutte le risposte erano molto corpose di contenuto ed interessanti. Infine, naturalmente viene spontaneo chiedere -Dove pensi di continuare la tua vita futura una volta tornato dal fronte?

Bella domanda, penso proprio  in Italia, ma se avrò qualche buona ragione per rimanerci potrei restare pure qui, ma ancora non mi pongo questo problema!

Irina Osipova

Fonte:

http://rodnoirim.org/andreapalmeridonbassITA/

 

Reggio, contestate le “sentinelle in piedi”

Formalmente si tratterebbe di una rete civica, ma molti riferimenti rimandano a organizzazioni legate all’estrema destra

Reggio, contestate le “sentinelle in piedi”

REGGIO CALABRIA La preparavano da tempo. In tandem con altre “sentinelle” d’Italia da settimana lavoravano all’ennesimo silente appuntamento in piazza, sperando di aumentare di una o due unità lo sparuto seguito che li sostiene a forza di lumini e libri letti al buio e in silenzio in piazza. Quello che probabilmente non si aspettava la delegazione reggina delle “sentinelle in piedi”, è che anche nella sonnolenta Reggio Calabria ci sarebbe stato chi sarebbe sceso in piazza a contestarle. Mentre una sessantina di persone tentano di leggere al buio i libri che hanno portato da casa o sono stati loro forniti dalla solerte organizzazione, una colorata delegazione con cartelli e bandiere ha voluto gridare a una città – sostanzialmente perplessa di fronte al presidio silente – che «la famiglia sono due persone che si amano». A piazza Italia non ci sono bandiere di partito né candidati, ma le donne della Collettiva autonomia, qualche attivista storico della sinistra reggina e qualcuno dell’arcigay, ma soprattutto persone non organizzate sotto sigle o bandiere che si fermano, chiedono, si informano, si arrabbiano. Perché forse nella propria propaganda le “sentinelle” non sono del tutto sincere.
Formalmente, o almeno così recita il volantino diffuso da solerti militanti, si tratterebbe di una rete civica che spontaneamente «ha deciso di reagire e di dare pubblicamente ragione alla speranza in un futuro che ancora si possa reggere sul ruolo sociale della famiglia naturale». Altrettanto formalmente, non sarebbe un’organizzazione omofoba ma aperta «alla partecipazione e al contributo di tutti, di tutte le religioni e di tutti gli orientamenti sessuali e di tutte le religioni». Peccato però che quello delle “Sentinelle in Piedi®” sia un marchio depositato presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi dal signor Emanuele Rivadossi, che ha eletto domicilio presso la società Jacobacci & Partners di Torino, il cui “main partner” è – casualmente – Massimo Introvigne, reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, organizzazione cristiana storicamente vicina all’estrema destra.
Ancora, nelle dichiarazioni delle “sentinelle”, la rete non avrebbe alcun riferimento politico o partitico, ma si richiamerebbe ai “Veilleurs debout” francesi, scesi l’anno scorso in piazza in Francia contro la legge Toubira, che ha istituzionalizzato il matrimonio omosessuale. Ma se le sentinelle d’oltralpe non sono che l’informale costola civica della destra neofascista francese oggi innamorata di Marine Le Pen, anche quelle italiane non sembrano disdegnare i più “neri” riferimenti. Promossa dal Forum provinciale delle associazioni familiari, forse non a caso, a Reggio la rete ha scelto come portavoce Luigi Iacopino, lo stesso soggetto che, nelle vesti di responsabile dei giovani del Msi Fiamma Tricolore, nel dicembre 2012 spiegava alla città cosa significasse l’esercito di manichini che avevano impiccato ai lampioni «per protestare contro la crisi» e il cui nome tuttora campeggia fra i responsabili di Area Briganti, organizzazione di fronte con cui l’estrema destra reggina tenta di far breccia tra i giovani all’insegna del “meridionalismo”.
Tutti riferimenti ideologici, anche se negati pubblicamente, tornano in maniera prepotente nelle parole d’ordine portate avanti dalla rete. «Stiamo manifestando perché vorremmo che la gente prendesse posizione su temi che consideriamo importanti – ha detto Iacopino al Corriere della Calabria in occasione della prima manifestazione pubblica delle sentinelle qualche settimana fa – il relativismo dilagante sta mettendo in discussione principi che reputiamo sacri e vorremmo ridefinire con più precisione». Minacce che per il portavoce delle sentinelle risiederebbero nella «teoria del gender che è piuttosto discutibile, nell’appiattimento culturale, nell’appiattimento anche sessuale, nel superamento delle differenze uomo donna, nel rifiuto della gravidanza da parte della donna per non essere asservita all’uomo, come sostengono le teorie più estreme. Noi reputiamo le differenze sessuali importanti perché definiscono la società, difendiamo la famiglia tradizionale, fondata da uomo e donna che devono procreare, fare figli, istruirli, educarli».
Una teoria che per le sentinelle avrebbe ispirato il ddl Scalfarotto, la proposta di legge che prevede solo un allargamento a omofobia e transfobia della legge Mancino che dal ’93 condanna l’istigazione alla violenza per motivi religiosi, etnici e razziali, ma per le sentinelle si mischia con il tema dei matrimoni e delle adozioni gay. Peccato però che la proposta di legge elaborata dal sottosegretario dempcrat si limiti a perseguire per legge la discriminazione omofobica e transfobica e non affronti neanche da lontano il tema delle unioni civili. Quella è una grana che il governo Renzi promette di affrontare in futuro sulla base del testo elaborato dalla senatrice dem Monica Cirinnà, che prevede l’istituzione della cosiddetta civil partnership che permetterebbe alle coppie omosessuali di usufruire degli stessi diritti e doveri delle coppie etero. Niente adozioni – sul punto il centrodestra ha fatto muro – ma un partner potrà adottare il figlio dell’altro per garantire una continuità relazionale. Nella propaganda delle Sentinelle tuttavia, tutto questo finisce in un minestrone dai toni quasi apocalittici e quasi surreali di chi, in uno dei pasi dell’Ue in cui più frequenti sono le aggressioni agli omosessuali, si sente «vittima di questi eterofobi, perché stanno per mettere il bavaglio alla stragrande maggioranza degli italiani che sono per il matrimonio fra uomo e donna».

Alessia Candito
[email protected]

Fonte:

http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/cronaca/item/25952-reggio,-contestate-le-%E2%80%9Csentinelle-in-piedi%E2%80%9D

28 giugno 1969: i moti di Stonewall

Sabato 28 Giugno 2014 06:5828 giugno1

È il giugno 1969. La situazione per gli omosessuali americani è particolarmente difficile, le irruzioni della polizia nei locali gay sono all’ordine del giorno, fino a pochi anni prima l’identità di tutti i presenti al momento di una retata veniva pubblicata sui quotidiani locali, qualsiasi scusa viene usata dalle forze dell’ordine per procedere ad un arresto per “pubblica indecenza”, i poliziotti addirittura sono soliti usare l’entrapment (adescamento), per spingere le persone ad infrangere la legge e quindi arrestarle.

Proprio in quest’anno esce il Manuale diagnostico e statistico dell’Associazione americana di psichiatria che ancora definisce l’omosessualità come una malattia mentale. A tutto il ’69 non esiste nessun movimento di diritti per gli omosessuali, proprio mentre la questione dei diritti civili (per i neri, per le donne, per i poveri, per le minoranze in genere) raggiunge la massima importanza negli Stati Uniti e in molte altre parti del mondo.

A New York i locali gay sono molto numerosi, soprattutto nel quartiere Greenwich Village, e la maggior parte di essi si sono vista revocare la licenza per la vendita degli alcolici proprio a causa delle frequentazioni omosessuali. Lo Stonewall Inn, in Cristopher Street, è sicuramente uno dei locali più famosi, ed è gestito dalla mafia newyorkese che ha fiutato nella clientela omosessuale un lauto guadagno, e che spesso riesce a contenere i danni delle retate e a continuare a vendere alcolici con qualche bustarella.

Venerdì 27 giugno lo Stonewall Inn è come sempre strapieno: ci sono alcune drag queen, ma soprattutto tantissimi giovani clienti. Verso l’una del 28 giugno sei agenti irrompono nel locale, rompendo gli oggetti a colpi di manganello e minacciando gli avventori. Circa duecento clienti vengono identificati e fatti uscire uno a uno mentre tre travestiti vengono fermati (la legge impone infatti che sia illegale indossare meno di tre capi di vestiario “adatti al proprio genere”).

Ma per la prima volta qualcuno reagisce. La miccia si accende , forse quando la trans gender Sylvia Riveira lancia una bottiglia contro un’agente, oppure quando una lesbica oppone resistenza all’arresto: la folla riunitasi davanti al locale attacca la polizia con un fitto lancio di pietre, i bidoni vengono dati alle fiamme, e i poliziotti sono costretti a barricarsi dentro al locale per alcune ore, fino al sopraggiungere di ingenti rinforzi.
Il giorno successivo i giornali parleranno di tredici persone arrestate e tre agenti feriti.

28 giugno2

Nelle serate successive, quelle di sabato e domenica, il neonato movimento omosessuale si fortifica, dando vita ad altre manifestazioni davanti allo Stonewall Inn, e ad altre tumulti con le forze dell’ordine: il seme è gettato, per la prima volta gli omosessuali utilizzano il termine gay nelle proprie rivendicazioni e non chiedono più solo di “essere lasciati in pace”, ma rivendicano parità di diritti. Gli scontri, una sorpresa per tutti, dimostrano per la prima volta che la comunità omosessuale è diventata movimento, deciso a combattere e a rifiutare il ruolo canonico di vittime.

Ben presto, dopo la svolta segnata dalla rivolta dello Stonewall, vedranno la luce altri gruppi ed organizzazioni come la “Gay Activists Alliance” dapprima a New York, quindi nel resto del paese. In altri paesi ci saranno negli anni successivi simili rivolte, come ad esempio in Canada nel 1981, quando a seguito dell’irruzione della polizia in un locale gay, ci sarà quella che sarà ancora ricordata come la “Stonewall canadese”.

 

 

Fonte:
http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/1908-28-giugno-1969-i-moti-di-stonewall

Apri la mente… apri il cuore – 17 maggio – giornata internazionale contro l’omofobia. Evento a Oppido Mamertina

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  • dalle ore 12.45 alle ore 23.00
  • Piazza Concesso Barca – Oppido Mamertina
PROGRAMMA
ore 12.45 – Piazza Concesso Barca – Oppido Mamertina – volantinaggio a cura dei Pagliacci Clandestini
ore 16.45 – Cinema di Oppido – presentazione della giornata e momento di riflessione
ore 17.30 – proiezione del film “Come non detto”
ore 20.00 – cena in piazza Concesso Barca
ore 22.00 – CONCERTO LIVE – Bucarelli Band – Trio acustico – Impro-viso + Jam session
Saranno allestiti stand informativi delle associazioni che hanno aderito alla giornata.Ringraziamo sin da ora tutte le organizzazioni che hanno dato adesione alla giornata e gli artisti che si esibiranno.In caso di condizioni meteo avverse tutte le iniziative previste si svolgeranno dentro il Cinema di Oppido.
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Come tutti gli anni ricorre il 17 maggio la giornata internazionale contro l’omofobia, indetta dall’Unione Europea. La giornata rispecchia i principi costitutivi sia dell’Unione Europea sia della Costituzione italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione. Sono le condizioni che consentono alla società di promuovere l’inclusione di tutti e di ciascuno e di battersi contro ogni offesa alle persone.
Arcigay “I Due Mari” di Reggio Calabria e l’Osservatorio provinciale contro i fenomeni di discriminazione omo-transfobica, insieme agli studenti dell’associazione Ricerca Alternativa, hanno inteso quest’anno, dedicare la giornata al tema del bullismo omofobico e al necessario ruolo della scuola nella prevenzione e nel contrasto di fenomeni discriminatori e omofobici oltre che nella diffusione di una cultura della non discriminazione e della non violenza. E’ proprio la circolare 7974 del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca a ribadire che: “La scuola si cimenta ogni giorno con la costruzione di una comunità inclusiva che riconosce le diversità di ciascuno (..) le scuole favoriscono la costruzione dell’identità sociale e personale da parte dei bambini e dei ragazzi, il che comporta anche la scoperta del proprio orientamento sessuale. Il loro ruolo nell’accompagnare e sostenere queste fasi non sempre facili della crescita risulta decisivo, anche grazie alla capacità di interagire positivamente con le famiglie. Le scuole, nello svolgere tale prezioso lavoro educativo ogni giorno, contrastano ogni forma di discriminazione, compresa l’omofobia. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca intende supportare il lavoro dei docenti impegnati quotidianamente nella formazione dei propri alunni sulle problematiche relative a tutte le tipologie di discriminazione…”.
A livello territoriale, in virtù di un avviato percorso con un nutrito gruppo di studenti della Piana di Gioia Tauro, celebreremo il 17 maggio ad Oppido Mamertina, con un ricco cartello di iniziative culturali e informative che trasformino la giornata in una giornata di festa, con la proiezione di un film, preceduta e seguita da un momento di riflessione/dibattito e un concerto finale in piazza.
Lanciamo quindi un appello a tutti i soggetti, le associazioni, le organizzazioni, i singoli cittadini, le Istituzioni a condividere lo spirito della giornata e a partecipare attivamente.
Siamo fortemente convinti che sia urgente e necessario un cambiamento sociale, culturale e politico, che non si fermi al 17 maggio, ma che incida sulle coscienze laiche di tutti i Calabresi per rendere effettivo lo strumento della Cultura del Rispetto, unico mezzo perché si realizzi la Dignità di ogni Persona.PROMUOVONO, ADERISCONO, PARTECIPANO
Arcigay “I Due Mari” Reggio Calabria
Osservatorio provinciale contro i fenomeni di discriminazione omo-transfobica
Ricerca AlternativaForum provinciale del Terzo settore
Forum della Piana del Terzo settore
Maestri Di Speranza
Musicanti Di Brema
FLC CGIL
Consigliera di Parità provinciale Daniela De Blasio
Arci Reggio Calabria
Il Frantoio delle Idee
Mammalucco onlus
Centro Studio Danza Gabriella Cutrupi
Pagliacci ClanDestini – Freckles
A RUA – Associazione Socio Culturale
AssociazioneCulturale Snap
Sul Reggiocalabria
Coordinamento 25 novembre
Sportello di ascolto e di sostegno psicologico per la comunità Lgbtqi
Libera Reggio Calabria
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….in aggiornamento costante…

Fonte:

Uganda, il vescovo Charles Wamika invoca la “pulizia” dai gay con il sangue

“Consegnate i vostri figli gay alle autorità e il vostro gesto sarà ricompensato in Paradiso“. Così un vescovo ugandese, Charles Wamika, si è rivolto ai fedeli del suo paese, ringraziandoli per l’aiuto che daranno nella liberazione della terra dai gay. L’appello, lanciato in occasione della Pasqua, si è spinto ben oltre. Facendo riferimento alla storia della chiesa cattolica, infatti, il vescovo ha ricordato che spesso è stata usata la forza ed è stato versato sangue pur di “ripulire la terra”.Wamika non ha fatto riferimento a fatti specifici, ma l’elenco delle brutalità di cui le gerarchie ecclesiastiche si sono rese complici e autrici nel corso dei secoli è lungo, dalle crociate ai roghi dell’Inquisizione, solo per citare i più famosi. Non si placa, dunque, in Uganda la caccia ai gay iniziata già da tempo (come non ricordare il tragico omicidio dell’attivista David Kato Kisule) e continuata con la legittimazione delle autorità civili grazie all’approvazione della legge che prevede l’ergastolo per le persone lgbt ugandesi. Di fronte all’evidente legittimazione della violenza contro persone ree solo di non essere eterosessuali, la chiesa di Roma questa volta ha taciuto, come anche quando si diffuse la notizia degli esorcismi pronti a liberare le persone dalla propria omosessualità.
Il Vaticano è intervenuto sulla vicenda ugandese solo una volta, all’inizio dello scorso mese, quando il Presidente del Consiglio Vaticano per la Giustizia e la Pace, il cardinale Peter Turkson aveva sostenuto che i gay “non sono criminali da perseguire” e che la comunità internazionale avrebbe dovuto fare pressioni sul governo locale. A intervenire sulle posizioni estreme della chiesa ugandese, però, Roma non ci pensa nemmeno.

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