Uganda, il vescovo Charles Wamika invoca la “pulizia” dai gay con il sangue

“Consegnate i vostri figli gay alle autorità e il vostro gesto sarà ricompensato in Paradiso“. Così un vescovo ugandese, Charles Wamika, si è rivolto ai fedeli del suo paese, ringraziandoli per l’aiuto che daranno nella liberazione della terra dai gay. L’appello, lanciato in occasione della Pasqua, si è spinto ben oltre. Facendo riferimento alla storia della chiesa cattolica, infatti, il vescovo ha ricordato che spesso è stata usata la forza ed è stato versato sangue pur di “ripulire la terra”.Wamika non ha fatto riferimento a fatti specifici, ma l’elenco delle brutalità di cui le gerarchie ecclesiastiche si sono rese complici e autrici nel corso dei secoli è lungo, dalle crociate ai roghi dell’Inquisizione, solo per citare i più famosi. Non si placa, dunque, in Uganda la caccia ai gay iniziata già da tempo (come non ricordare il tragico omicidio dell’attivista David Kato Kisule) e continuata con la legittimazione delle autorità civili grazie all’approvazione della legge che prevede l’ergastolo per le persone lgbt ugandesi. Di fronte all’evidente legittimazione della violenza contro persone ree solo di non essere eterosessuali, la chiesa di Roma questa volta ha taciuto, come anche quando si diffuse la notizia degli esorcismi pronti a liberare le persone dalla propria omosessualità.
Il Vaticano è intervenuto sulla vicenda ugandese solo una volta, all’inizio dello scorso mese, quando il Presidente del Consiglio Vaticano per la Giustizia e la Pace, il cardinale Peter Turkson aveva sostenuto che i gay “non sono criminali da perseguire” e che la comunità internazionale avrebbe dovuto fare pressioni sul governo locale. A intervenire sulle posizioni estreme della chiesa ugandese, però, Roma non ci pensa nemmeno.

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