Intervista a Carmen Ferrara, attivista non-binary e ricercatrice in formazione

 

Carmen Ferrara

Io: Ti definisci un’attivista per i diritti LGBTI non-binary. Ti va di spiegarci cosa significa?

C.F.: Certo. Io sono una persona non binaria, non colloco la mia identità di genere in maniera binaria, non sono un mix di maschile e femminile, rifiuto proprio di definirmi in relazione a questi parametri. Per convenzione e per una scelta politica utilizzo i pronomi femminili. Rispetto alla mia identità di attivista, innanzitutto ci tengo a dire che non si fa attivismo, ma si è attiviste. Quando ero al terzo anno di liceo mi sono innamorata della mia compagna di banco. Non ho fatto coming-out come lesbica, perché questo presupponeva che io fossi donna. Ho semplicemente detto di provare dei sentimenti per una ragazza. Provengo da un piccolo paese vesuviano e non avevo internet a casa, ma lo usavo a casa di amici. Tramite un sito di incontri ho scoperto l’esistenza di associazioni e ho iniziato a frequentare Antinoo Arcigay Napoli, ormai quasi dieci anni fa. Ho preso consapevolezza dei miei diritti e delle ingiustizie sociali, per cui è stato naturale iniziare ad impegnarmi attivamente.

Io: Rispetto al tuo percorso di studi, cosa ti ha spinto al punto da voler intraprendere un dottorato di ricerca nell’ambito degli studi di genere?

C.F.: Ho fatto un liceo delle scienze umane, che all’epoca di chiamava socio-psico-pedagogico. Per la mia famiglia era strano che dopo il liceo volessi fare l’Università perché provengo da un contesto umile. La mia famiglia non aveva possibilità economiche e mi sono mantenuta facendo vari lavori: il call center, la cameriera, le pulizie, la badante. Sapevo che studiare era un modo per migliorare la qualità della mia vita, per prendere le distanze da modalità violente che caratterizzavano l’ambiente in cui sono cresciuta e soprattutto per potermi difendere. Sia alla triennale che alla magistrale ho studiato Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, volevo comprendere la società e imparare l’inglese per ampliare le mie opportunità. Durante la stesura della tesi mi sono approcciata alla ricerca e me ne sono appassionata. La prima è stata sui migranti LGBTI, la seconda è stata sulla pianificazione strategica delle politiche di inclusione a Malta. Dopo di che ho iniziato a collaborare con un think tank, spin-off dell’Università di Cambridge che si chiama GenPol- Gender & Policy Insights. Un dottorato in studi di genere mi sembrava la naturale evoluzione del mio percorso e quindi ho fatto domanda per un dottorato transdisciplinare dal titolo “Mind, Gender and Language” sempre alla Federico II di Napoli.

Io: Nel libro che hai pubblicato sottolinei l’importanza dell’intersezionalità, cos’è e perché è importante?

C.F.: L’intersezionalità è un concetto spesso abusato, ma se applicato con criterio consente di rendere visibili forme di oppressione che altrimenti sarebbero neutralizzate. Nel caso delle donne trans nere, ad esempio, è fondamentale adottare un approccio intersezionale per comprendere le discriminazioni che possono subire. Facciamo il caso che in un progetto per l’inclusione lavorativa delle persone trans e delle persone migranti i datori di lavoro accettino di assumere solo persone trans bianche e persone migranti cisgender. Cisgender, per intenderci, è il contrario di transgender. Come ci insegna Kimberlé Crenshaw, che è colei che ha teorizzato questo concetto, se una donna trans nera non viene assunta da nessuna azienda e per leggere l’accaduto si utilizza la lente dell’identità di genere, i datori di lavoro potranno dire che non hanno fatto alcuna discriminazione di genere, perché loro hanno assunto delle persone trans. Se guardiamo alla razza, loro diranno che non sono stati razzisti, perché hanno assunto persone migranti. Però non hanno assunto nessuna donna trans nera e questa discriminazione può essere vista solo se si osservano contestualmente le dimensioni del genere e della razza e il  loro punto di intersezione. Nelle pratiche politiche è importantissimo adottare un approccio intersezionale, perché non ci si può battere per i diritti delle persone LGBTI senza considerare le persone LGBTI migranti e/o disabili e, aggiungo, è controproducente impegnarsi per i diritti di una minoranza senza fare fronte comune.

Io: C’è qualcosa che vorresti aggiungere?

C.F.: Sì, un altro aspetto importante da considerare è legato alla povertà, alla lotta di classe. E quando parlo di povertà ovviamente parlo di povertà economica, educativa, deprivazione materiale e affettiva. Noi che siamo meridionali lo sappiamo bene. In questo momento, tra le varie cose, mi sto occupando di una particolare forma di violenza di genere, che è la violenza domestica nelle relazioni con partner LGBTI ed è sconvolgente il numero di survivors senza fissa dimora, per cui non esistono servizi, né rifugi. Questo è un dato che come associazione conosciamo bene, ma supportare la ricerca vuol dire raccogliere dati e avere contezza di un fenomeno consente di fare pressione sul legislatore e di porre in essere politiche e servizi che tengano conto dei bisogni specifici.

Raccogliere informazioni è propedeutico alla creazione di una società più giusta. Poi credo sia importante che chiunque lo faccia (come te hai un blog, da poco ne ho aperto uno anch’io) per sensibilizzare in più ambiti possibili.
In conclusione vorrei dire che in questo momento di pandemia, è fondamentale più che mai non dimenticare tutte le persone che vivono ai margini, in spazi senza privacy e senza poter accedere ai paracaduti sociali, pensa alle sex workers senza cittadinanza.
Io sono senza dubbio una persona privilegiata sotto tanti punti di vista e, tra l’altro, posso dirti che oltre ai legami di sangue che lasciano il tempo che trovano se non coltivati, per molte persone queer come me la comunità diventa la tua famiglia. Quando sono stata a Malta per il periodo di ricerca etnografica non conoscevo nessuno, ma il fatto che fossi un’attivista mi ha fatto trovare lì una comunità che mi ha accolta come se mi conoscesse da sempre. Mi ritengo veramente una persona molto fortunata.

Intervista ad un’attivista aroace su asessualità e afobia

Oggi ho contattato un’attivista aroace che mi ha concesso un’intervista.
Di seguito il testo:
“Io: La pagina è gestita da un collettivo o da una persona singola?
stop.afobia_ita: La pagina è gestita solo da me (sono donna).
Io: Sei un’attivista asex, aroace? Come definisci il tuo impegno?
stop.afobia_ita: Sono un’attivista aroace (precisamente gray-A, cioè non provo né attrazione sessuale né romantica, se non in particolari e rare circostanze), gestisco due pagine: “Aroaceitalia”, che si occupa di trasmettere visibilità, consapevolezza e informazione positiva sull’asessualità e sull’aromanticismo; “L’afobia esiste”, il cui scopo è quello di sensibilizzare le persone all’esistenza dell’odio e delle discriminazioni nei confronti delle persone aro/ace.
Io: Ti va di descrivere brevemente le diverse sfumature all’interno dello spettro dell’asessualità?
stop.afobia_ita: Le sfumature dell’asessualità si dividono in due categorie: quelle per orientamento sessuale e quelle per comportamento sessuale.
Quelle per orientamento sessuale ci dicono quanto spesso l’asessuale prova attrazione sessuale o se questo accade in particolari circostanze. “Graysessualita’ “è un termine-ombrello che si utilizza per definire tutta l’area grigia dello spettro dell’asessualità, una delle cui sottocategorie è la famosa “demisessualità”, che consiste nel non provare attrazione sessuale finché non si ha un coinvolgimento emotivo con una determinata persona.
Quelle per comportamento sessuale indicano che rapporto ha l’asessuale con la sessualità: gli asessuali sex-repulsed sono totalmente repulsi dal sesso; gli asessuali sex-indifferent sono indifferenti rispetto agli atti sessuali; gli asessuali sex-favorable farebbero o avrebbero rapporti sessuali volentieri, ma comunque il sesso non è per loro un interesse primario.
C’è, inoltre, una differenziazione tra gli asessuali con una con una libido alta o bassa.
Io: Come gestisci il tuo orientamento sessuale nelle relazioni sentimentali?
stop.afobia_ita: Gestire il mio orientamento sessuale (così come quello romantico) è assai difficile, tanto da farmi preferire una vita da single.
Sono sex-favorable, a volte mi è capitato di avere delle esperienze sessuali positive, anche grazie al fatto che provavo attrazione sessuale per la persona con cui le ho intrattenute, ma si è trattato di una rarità, dell’eccezione che conferma la regola.
Io: In quali circostanze capita più spesso di subire afobia?
stop.afobia_ita: Generalmente succede dopo un coming out o quando si parla di questi argomenti dal vivo o su internet. L’asessualità e l’aromanticismo, non essendo sempre così evidenti, hanno bisogno di venire allo scoperto per essere discriminate.
Io: Gli asessuali sono ormai parte integrante della comunità Lgbtqia+, come si evincerebbe dalla stessa sigla.  E’ sempre così o c’è discriminazione e/o emarginazione anche all’interno della comunità? Se sì, quanto è frequente?
 
stop.afobia_ita: ebbene, come detto da te, ormai la maggior parte delle associazioni LGBT+ ci includa nella comunità, c’è comunque una buona parte di singole persone appartenenti alla comunità che non sono per niente favorevoli alla nostra inclusione e che ci discriminano. Ne sono un chiaro esempio attivisti come Francesco Mangiacapra (che definisce l’asessualità come un disturbo simile a pedofilia, zoofilia e necrofilia curabile con lo stupro), Giovanni Dall’Orto (che ci ritiene privilegiati per via della nostra presunta “castità”, che ci porterebbe a essere santificati dalla Chiesa; sostiene anche che l’asessualità non avrebbe senso di esistere perché è una negazione della sessualità); Iconize (che ha descritto noi asessuali come dei gay con un problema).
Ultimamente c’è anche una corrente del femminismo radicale lesbico e bisessuale che tende a escluderci e discriminarci appellandosi ai principi radicali. Questa corrente viene denominata “aerf” (aroace exclusionary radical feminism).
Io: Alcune di queste discriminazioni mi sembrano quantomeno discutibili. Come si pone il resto della comunità Lgbtqia+ in proposito?
stop.afobia_ita: La parte della comunità che ci supporta si schiera contro queste discriminazioni (per esempio, Arcigay ha inserito l’afobia nella campagna contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, parlando proprio delle posizioni prese dal sedicente attivista Francesco Mangiacapra), al contrario gli “esclusionisti” le considerano come una sciocchezza in confronto a ciò che hanno passato e passano tuttora le persone appartenenti alle prime quattro lettere della sigla. Secondo loro, non siamo abbastanza oppressi per essere parte della comunità.
Io: Che mi dici del Collettivo Asessuale Carrodibuoi? Ne esistono altri simili in Italia?
stop.afobia_ita: Il Collettivo Asessuale Carrodibuoi è l’unica associazione interamente dedicata all’asessualità esistente in Italia e si occupa, anch’essa, di trasmettere informazione sulle varie sfaccettature del tema in questione.
Io: Che tu sappia, all’estero c’e’ la stessa discriminazione nei confronti degli aroace?
stop.afobia_ita: Ovunque si parli di asessualità o aromanticismo e le persone aroace facciano coming out, purtroppo il trattamento è lo stesso. Probabilmente nelle nazioni in cui l’emancipazione della donna non è ancora arrivata ai livelli dell’Occidente la situazione potrebbe essere ben peggiore per le donne asessuali, ma anche per gli uomini, anch’essi vittime del patriarcato.
Io: Se il ddl Zan fosse approvato, secondo te, migliorerebbe la situazione di voi attivisti aroace fuori e dentro la comunità Lgbtqia+?
stop.afobia_ita: La nostra situazione potrebbe migliorare leggermente, ma non del tutto, purtroppo la strada è ancora tanta da fare. Non c’è abbastanza consapevolezza sull’asessualità e sull’aromanticismo, non vengono neanche visti come orientamenti veri e propri dalla maggior parte delle persone, quindi, secondo queste, non dovrebbero essere contemplate dal ddl Zan.
Io: In Italia ci sono associazioni di psicologi che vi sostengono?
stop.afobia_ita: No e spesso anche gli psicologi LGBT-friendly non sono informati dell’esistenza dei nostri orientamenti, molte persone aroace hanno avuto esperienze molto negative con professionisti della salute mentale che hanno patologizzato la loro asessualità e il loro aromanticismo. Tuttavia ci sono anche molti psicologi interessati a studiare questi temi e a portare un po’ di informazione, posso fare il nome della dottoressa Giulia Alleva, la quale, con il mio aiuto, ha compiuto degli studi sul tema o del dottor Antonio Prunas, che ha diffuso informazioni corrette sul tema.
Io: Quali altri tipi di attrazione esistono oltre a quella sessuale e a quella romantica che possono essere provati da una persona asex?
stop.afobia_ita: Lo SAM (Split Attraction Model) divide i tipi di attrazione in due gruppi: l’attrazione fisica e quella emotiva. Dell’attrazione fisica fanno parte:
-l’attrazione estetica, il desiderare di guardare una persona perché si trova piacevole il suo aspetto;
-l’attrazione sensoriale, il desiderare di avere un contatto non sessuale con una persona (baci, abbracci, coccole);
-l’attrazione sessuale, cioè il desiderare di avere un contatto sessuale con una persona.
Dell’attrazione emotiva fanno parte:
-l’attrazione platonica, il desiderio di instaurare una profonda amicizia con una persona;
-l’attrazione romantica, il desiderio di instaurare una relazione romantica con qualcuno;
-l’attrazione alterous, un tipo di attrazione emotiva diverso sia dall’attrazione platonica che da quella romantica.
Le persone asessuali possono sperimentare tutti i tipi di attrazione eccezion fatta per quella sessuale, lo stesso vale per gli aromantici con l’attrazione romantica.
Aggiungo che, solitamente, l’attrazione alterous è prerogativa degli aromantici.
Io: Conosci persone aroace nonbinary? Se sì, sono meno discriminate all’interno della comunità Lgbtqia+?
stop.afobia_ita: Durante il mio percorso da attivista ho avuto modo di conoscere diverse persone non-binary. Si tratta di persone doppiamente discriminate sia dentro che fuori dalla comunità LGBTQ+, poiché anche le persone enby sono molto malviste dalle prime quattro lettere. Spesso queste persone, che non rientrano nella divisione di genere binaria e che non provano né attrazione sessuale né romantica sono disumanizzate, trattate come delle piante o dei robot.
Io: Secondo te una persona aroace può essere sex positive e perché?
stop.afobia_ita: La sex-positivity consiste nell’avere un’opinione positiva della sessualità, nel vederla come un qualcosa di sano e di piacevole, se fatto tra persone consapevoli e consenzienti. Io mi ritengo sex-positive e penso che tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, dovrebbero esserlo.
Io: Mi accenni brevemente alla storia della vostra bandiera?
stop.afobia_ita: All’inizio si utilizzava principalmente il triangolo dello spettro asessuale di AVEN (il maggior portale d’informazione internazionale sull’asessualità). Nel 2010 è stata proposta su AVEN stesso quella che è l’attuale bandiera asessuale, composta da quattro strisce orizzontali: una nera (a indicare l’asessualità), una grigia (per la graysessualità e la demisessualità), una bianca (per i partner allosessuali, cioè non-asessuali) e, infine, una viola (che sta a significare “comunità”).
 
Io: Ti ringrazio molto per per le tue risposte esaustive. Vuoi chiudere quest’intervista con un’ulteriore riflessione o appello per chi la leggerà?
stop.afobia_ita: Ringrazio te per avermi dato quest’opportunità. L’unica cosa che voglio aggiungere riguarda la petizione che ho creato alcuni mesi fa. Il suo scopo è quello di far aggiungere nella Treccani i termini “asessuale”, “aromantico” e “afobia” e le rispettive definizioni corrette. La risposta che ho ricevuto da parte dei destinatari della petizione è che, per ora, ufficializzeranno solo il primo, poiché ci sono abbastanza attestazioni nei media. È un traguardo molto importante per la comunità asessuale, finalmente esisteremo, secondo la lingua italiana. La petizione rimane aperta, per chi volesse firmarla e condividerla. Perciò, ciò che chiedo a chi leggerà, è di parlare più spesso di aromanticismo e di afobia soprattutto su internet: se in futuro ci saranno maggiori riconoscimenti per questi termini, potrebbero venire inseriti anch’essi nella Treccani.
Io: Ancora grazie per tutte le informazioni. Buon attivismo!
stop.afobia_ita: Grazie a te e buon lavoro!”
D. Q.
Qui la petizione citata nell’articolo:
Bandiera asessuale
La bandiera asessuale (dal sito https://www.carrodibuoi.it/)
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SPAZZA L’ODIO – per la legge contro omotransfobia e misoginia

6 Luglio 2020

Sabato 11 luglio alcune piazze italiane saranno occupate da chi vuole “restare libero” di discriminare e seminare odio, opponendosi al disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia.

Noi vogliamo invece riempire il web di colori e messaggi positivi con un grande evento diffuso che coinvolga piazze virtuali e reali.

Durante l’intera giornata, in particolare dalle ore 11:00 alle ore 17:00 di Sabato 11 Luglio, ti invitiamo a pubblicare su facebook, instagram e twitter una foto, un piccolo video, un tuo contributo che ci aiuti a “spazzare l’odio” da questo Paese utilizzando gli hastag: #spazzalodio #davocealrispetto.
Libera la tua fantasia e scegli la modalità migliore per comunicare a tutte e tutti la necessità di spazzare via dal nostro paese l’odio omotransfobico e misogino.

Se siete un’associazione, un gruppo di amici, un’organizzazione o un collettivo vi invitiamo ad organizzare flash mob nella vostra città o paese (nel rispetto delle norme di distanziamento e di sicurezza), realizzare fotografie o piccoli video da pubblicare in rete con gli hashtag #spazzalodio#davocealrispetto, usando i cartelli della nostra campagna.

Se decidete di annunciare il flashmob pubblicamente, vi chiediamo di comunicarci quanto prima luogo, ora ed eventuali eventi pubblicati sui social network per poterli promuovere anche sui canali della campagna.

Trovate i materiali della campagna sulla home page del nostro sito www.davocealrispetto.it

L’approvazione di una buona ed efficace legge contro l’omotransfobia e la misoginia dipende anche da noi. Mobilitiamoci tutte e tutti insieme per fare un importante passo di civiltà.

(ELENCO IN CONTINUO AGGIORNAMENTO)

→ROMA←

La piazza di Roma organizzata da AGEDO ROMA – NO all’omotransfobia:

Sabato 11 ore 11

presso piazza del Pantheon Roma

→VICENZA←

La piazza di Vicenza organizzata dal Vicenza Pride:

Sabato 11 alle ore 11:30

presso Piazza Matteotti Vicenza

→VARESE←

L’iniziativa fotografica organizzata da Associazione Cuori InVersi – Circolo ARCO

dal 5 all’11luglio alle ore 17

presso Il Salotto Viale Belforte 178

→CREMONA←

Il turno di Cremona, organizzata da Arcigay Cremona La Rocca:
Domenica 12 luglio alle ore 18

presso Piazza Roma

→LIVORNO←

L’iniziativa organizzata da Agedo Livorno-Toscana e L.E.D. Arcigay Livorno

Sabato 11 luglio 2020 alle ore 11

presso Terrazza Mascagni

→BRESCIA←

L’iniziativa organizzata da Arcigay Orlando Brescia

Sabato 11 luglio dalle ore 17 alle 18

presso Campo Marte via Ugo Foscolo

→PADOVA←

L’iniziativa organizzata da Arcigay Tralaltro Padova

Sabato 11 lug alle ore 11:00

Venerdì 14 set alle ore 13:00

presso Palazzo Moroni, Via VIII Febbraio

→TARANTO←

L’iniziativa organizzata da Arcigay Strambopoli – QueerTown

sab 11 luglio dalle ore 18:00 alle 21:30

presso Piazza Maria Immacolata

→BERGAMO←

L’iniziativa organizzata da Bergamo Pride

Sabato 11 luglio alle ore 17:00

presso Piazza Pontida

→PALERMO←

L’iniziativa organizzata da Ali d’aquila – persone cristiane LGBT

Sabato 11 luglio dalle ore 11 alle ore 13:30

presso Via Generale Magliocco

 

 

 

Fonte:

https://www.davocealrispetto.it/2020/07/06/spazza-lodio-per-la-legge-contro-omotransfobia-e-misoginia/

 

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17 maggio, giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia: la campagna di Arcigay Rete Donne Transfemminista

Dalla pagina Facebook di Arcigay Rete Donne Transfemminista:

Per celebrare il #17maggio abbiamo scelto storie d’odio per raccontare #omofobia#lesbofobia#transfobia#bifobia e #afobia esattamente nelle forme in cui le incontriamo, tutti i giorni, nella realtà. Le cinque storie sono tratte dalla cronaca degli ultimi 12 mesi, mostrano l’attitudine dell’odio a cambiare forma, sembianze, linguaggio, attori, occasioni. Ma sempre odio resta, anche quando chi lo pratica lo rivendica in nome di una fraintesa libertà, quasi fosse un diritto.

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https://www.facebook.com/retedonnetransfemminista/

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ASPETTANDO IL REGGIO CALABRIA PRIDE 2019

In attesa del Reggio Calabria Pride 2019 (https://www.facebook.com/events/364214037845974/), organizzato da Arcigay I Due Mari Reggio Calabria e Agedo Reggio Calabria (Associazione genitori di persone lgbt), potete trovare eventi, patrocini e informazioni sulla pagina Facebook ufficiale https://www.facebook.com/reggiocalabriapride/

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Riporto qui il manifesto politico del Reggio Calabria Pride presentato in conferenza stampa lo scorso 18 maggio. #WAITINGFORPRIDE 🏳️‍🌈 #27luglio

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Fonte:

https://www.facebook.com/pg/reggiocalabriapride/photos/?tab=album&album_id=1735655643236014&__xts__%5B0%5D=68.ARBmYwMWUsMSpVrQlJOiJsqyffnVmRqtTioKbtkkqIWrN-9IrpfVnbLx17jaHENyIF_KJjh7UW0tzriecHQZB035uQQBmrrANF5o7dCe7EhOWrb_nzXN5JMEaDGCt-gTQBztBZpC7dMguq81TVi4ZsIFA_hf_uz4DIXkaIzYRiybkdj4zLhiz2CKe7bjiUW3s2TQmAEqGMbpao89RgM_kv5k4lW5ZjHq9TARnpZDauVp8IK8pkSrAVC0Atb6UEs_nWjhBMoPW3Mk4TZTwG8UED79A5eqFZkumrFA9aCP4mkqZVWSW1wJtPlWgyyxwu12CuvlQQ1hV9KR9LG91N-PZhKWosVb&__tn__=-UC-R

La strage di Orlando apra il percorso per una moratoria internazionale contro l’omo/transfobia

La strage di Orlando apra il percorso per una moratoria internazionale contro l’omo/transfobia

Quanto successo ad Orlando, Stati Uniti, e quanto scongiurato al Gay Pride californiano è un campanello di allarme molto forte. 50 persone sono morte per mano di un esaltato e molte altre sarebbero potute morire se il progetto di attacco in California fosse andato a buon fine. Si tratta di un attacco terroristico? Si tratta di una strage figlia di un’inveterata omofobia? Si tratta di un eccidio teso a colpire l’”american way of life”? O si può identificare in un’efferata rappresaglia risultata dalla fusione tra queste componenti? Chi segue i risvolti della politica internazionale e i simboli della guerra del terrore tra un certo radicalismo di matrice islamica e l’Occidente, sa bene che da vari gruppi terroristici è giunto l’invito a colpire gli infedeli durante il mese sacro del Ramadan. Invito che può essere raccolto e portato a termine da qualsiasi esaltato si senta investito di questa missione.
Ma attenzione a derubricarlo come vile attacco terroristico. Perché qui si ha più l’impressione che quest’odio contro gli omosessuali sia un sentimento che mescola imprudentemente certi dettami religiosi presunti tali e fobie personali e che questa ultima componente giochi il ruolo maggiore nel trasformare un astio profondo e personale in un progetto di sangue. L’attacco di Orlando non è stato rivendicato dall’Isis, ma gli è stato dedicato dal suo autore che ha deciso di rendersi strumento solitario di un certo fondamentalismo che si fonde a paure e inadeguatezze tutte personali.
In questo contesto non possiamo non ricordarci che lo scorso Giugno 2015 la Corte Suprema degli USA aveva stabilito che il matrimonio omosessuale, quale diritto garantito dalla Costituzione, doveva essere sottratto alla discrezionalità dei singoli Stati confederati e riconosciuto in tutto il territorio statunitense. La decisione della Corte aveva visto 5 voti favorevoli e 4 contrari, palesando una spaccatura all’interno dell’Assise.
Lo scorso 27 maggio, durante l’incontro con Monica Cirinnà organizzato da Arcigay Calabria, tra i vari punti toccati, si è parlato anche di una forte recrudescenza di atti ed episodi di intolleranza omofobica – soprattutto nelle grandi città – subito dopo l’approvazione del DDL sulle Unioni Civili. Quasi a riaffermare il principio che a ogni azione corrisponda una reazione uguale e opposta. Uno scenario che negli Stati Uniti ha preso la forma più eclatante. Non a caso Obama, nelle sue dichiarazioni, ha sottolineato una volta di più quanto sia necessario rivedere l’allegro accesso alle armi che ogni americano ha.
La strage di Orlando è innanzitutto un attacco a una minoranza che in troppi pensano non debba avere alcuna tutela e alcun diritto. E’ un attacco ai principi costituzionali americani e occidentali, è un attacco alla Persona Umana quale sacra portatrice di diritti inalienabili e inviolabili sanciti dalla Dichiarazione dei Diritti fondamentali dell’Uomo, è un attacco alla tradizione del diritto positivo e al principio di laicità dello Stato. E’ un attacco ai più deboli come molti ne abbiamo visti, donne (come non ricordarsi degli stupri etnici), minoranze religiose (non dimentichiamo la strage di copti in Egitto), minoranze etniche (le lotte fatte contro al segregazione razziale in USA), minoranze culturali. E’ un attacco al cuore del principio democratico, quello del rispetto e della dialettica con la minoranza che scongiura il formarsi e il prevalere del pensiero unico, del “pensiero etico”, del principio secondo cui vi sia un detentore – primus inter pares – di un primato morale che gli da diritto di vita o di morte su chi gli sta intorno.
Dobbiamo batterci affinchè la paura non prevalga, dobbiamo mostrarci forti e coraggiosi contro chi fomenta l’odio, dobbiamo depotenziare immediatamente il tremendo impatto simbolico del sangue di Orlando, non solo sugli americani, ma sugli esaltati che potrebbero trarne ispirazione. Dobbiamo restare saldi nell’affermare con maggiore forza che i principi e gli architravi su cui abbiamo costruito la nostra storia e il nostro complesso di valore sono inviolabili e sono quelli che hanno permesso che fiorisse una libertà che agogna chi scappa da guerre, conflitti, persecuzioni di vario tipo e per la quale richiede di essere accolto in Europa o in America.
E’ doveroso essere in lutto, ma occorre lavorare con maggiore impegno per scongiurare rovinose e sconcertanti derive. Se è vero che il mondo arabo-musulmano è schiavo di una sessualità medievale che ha bisogno di essere liberata attraverso una battaglia culturale, è altrettanto vero che a livello nazionale e internazionale servono strumenti idonei a sostenere questo cambiamento.
Una legge contro l’omo/trans fobia è stata attesa per troppo tempo e non più essere rinviata. Al tempo stesso la politica internazionale, da cui la comunità LGBTI attende un segnale forte di solidarietà e vicinanza, è chiamata a disegnare strumenti vincolanti sul piano del diritto internazionale per prevenire e reprimere stragi come quella a cui siamo stati costretti ad assistere. Bisogna avviare il percorso per il riconoscimento di una moratoria internazionale contro fenomeni di omo/trans fobia, anche legata a strumentalizzazioni religiose, con la stessa convinzione con cui è stata promossa quella contro le mutilazioni genitali femminili. Ne va della nostra libera esistenza.
Silvio Nocera
Associazione culturale FIDEM – Festival delle Idee Euromediterranee
Lucio Dattola
Arcigay Calabria

 

 

Fonte:

https://www.facebook.com/calabriapride/posts/575466279300528

 

 

Qui il comunicato di ieri dell’Arcigay nazionale:

 

Strage Orlando, il cordoglio di Arcigay: “Odio feroce verso un simbolo di libertà”. Presidi per ricordare le vittime

rose

Bologna, 12 giugno 2016 – “Leggiamo con orrore della strage che si è consumata la scorsa notte nella discoteca di Orlando”: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. Che prosegue: “Esprimiamo innanzitutto la nostra vicinanza alla comunità lgbt, colpita da questo attacco, ai familiari e alle persone vicine alle numerosissime vittime. Che si sia trattato di attacco terroristico o di crimine d’odio,    la comunità lgbt ricorre come bersaglio esplicito di entrambi i fenomeni: essa viene colpita in quanto destinataria di un odio particolare o perché, come in altri fatti analoghi, rappresentativa dell’esercizio della libertà, in un luogo di divertimento. In questo senso, e in entrambi i casi, si colpisce al cuore una comunità che ha fatto della visibilità e del contrasto alla paura una battaglia quotidiana. Già stasera alle 22,30 assieme ad altre associazioni, Arcigay organizza un presidio nella Gay Street di Roma per ricordare le vittime della strage. Domani  altri due presidi ricorderanno le vittime a Milano e a Napoli, dove si trovano  due delle sedi diplomatiche degli Stati Uniti in Italia. In altre città si stanno organizzando iniziative analoghe, di cui saranno noti i dettagli nelle prossime ore”, conclude Piazzoni.
Fonte:
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Qui un articolo dell’Ansa sulla strage:

Orlando, strage al club gay: 50 morti

Rivendicazione dell’Isis. E’ il massacro peggiore della storia Usa. Killer era seguito da Fbi

dell’inviata Serena Di Ronza ROMA

 Una telefonata al 911 – il numero delle emergenze negli Usa – in cui ha giurato fedeltà all’Isis e al suo leader al Baghdadi. Poi l’ingresso in un night club di Orlando frequentato dalla comunità gay per perpetrare la strage più grave della storia d’America provocata da armi da fuoco. L’intero Paese è sotto shock. Alla fine si contano almeno 50 morti e 53 persone ferite, di cui molte versano in gravi condizioni. “Un atto di terrore e di odio”, ha tuonato Barack Obama parlando alla nazione in diretta tv, dalla Casa Bianca. Dal volto traspariva tutta la frustrazione per quello che considera un fallimento personale: non essere stato in grado di portare a termine una vera stretta sulla vendita di pistole e fucili, almeno 300 milioni quelle oggi in circolazione negli Stati Uniti.

Ma a scuotere l’America è soprattutto lo spettro del terrorismo. Con lo Stato islamico che attraverso l’Amaq, la sua agenzia di stampa, ha rivendicato l’attentato definendo l’autore “un combattente” del Califfato. Il killer, ucciso dalla polizia, si chiama Omar Mateen, 29 anni, cittadino americano di origini afghane. Un profilo simile al killer di San Bernardino, originario del Pakistan, e ai fratelli autori dell’attentato alla maratona di Boston, le cui radici erano in Cecenia. E che sembra Omar abbia citato nella sua telefonata. Si tratta di giovani in tutto e per tutto integrati nella società americana. Almeno così sembrava.

Omar, nato a New York ed ex guardia giurata, viveva in una cittadina a quasi 200 chilometri dal luogo della mattanza, Fort Pierce. E in queste ore di febbrili indagini da parte dell’Fbi il confine tra l’atto di un folle che odiava i gay e quello di un ‘lupo solitario’ radicalizzatosi all’Islam è ancora labile.

Certo è che il killer era noto al Bureau: l’Fbi indagò due volte su di lui per terrorismo (e due volte fu interrogato, nel 2013 e nel 2014). Ma anche se fu inserito in una lista di presunti ‘simpatizzanti’ dell’Isis, le indagini non proseguirono, ha confermato stasera Ronald Hopper, un agente speciale dell’Fbi. “Il movente religioso non c’entra nulla, ha visto due gay che si baciavano a Miami un paio di mesi fa ed era molto arrabbiato”, ha giurato invece il padre del killer. Che poi però si è scoperto essere un sostenitore dei talebani afghani: “I nostri fratelli del Waziristan, i nostri guerrieri nel movimento e i talebani dell’Afghanistan stanno risollevandosi”, arringa Mir Seddique Mateen in un video su YouTube.

Tutte le piste vengono seguite. Mentre si cerca di ricostruire quei terribili minuti che hanno sconvolto la vita delle centinaia di persone che sabato sera affollavano il Pulse, il locale gay più famoso della Florida dove era in corso una serata di musica latinoamericana. Omar è entrato e ha cominciato a sparare all’impazzata. I testimoni raccontano di scene di terrore con la gente che urlava e il fuggi fuggi generale. Il killer impugnava un fucile d’assalto e una pistola, e portava con sé un ordigno. Un secondo congegno esplosivo sarebbe stato ritrovato nell’auto dell’uomo.

La sparatoria, iniziata all’interno del locale, sarebbe poi continuata fuori, quando una guardia che lavorava nel club ha tentato di affrontare l’aggressore. Quest’ultimo si è ritirato nel retro e ha ripreso a sparare prendendo degli ostaggi. La polizia ha quindi deciso di intervenire ricorrendo a delle ‘esplosioni controllate’ per farsi largo. Almeno nove agenti hanno preso parte all’operazione che è terminata con la morte del killer. Uno degli agenti è rimasto leggermente ferito, mentre un altro si è salvato da un proiettile alla testa grazie all’elmetto. In serata, a sostegno della pista dell’omofobia, è arrivata un’altra notizia da Los Angeles, dove un uomo armato fino ai denti con fucili stile militare ed esplosivi è stato arrestato a Santa Monica, mentre era diretto al Gay Pride. Per gli investigatori non ci sarebbe alcun legame con la strage di Orlando. Ma oggi è tutta la comunità Lgbt americana a piangere, come dopo la strage di Charleston fu quella afroamericana. E che si tratti di terrorismo islamico o di puro e semplice odio per chi viene ritenuto diverso, non c’è dubbio che oggi l’America si è svegliata più debole e vulnerabile che mai.

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Reggio, contestate le “sentinelle in piedi”

Formalmente si tratterebbe di una rete civica, ma molti riferimenti rimandano a organizzazioni legate all’estrema destra

Reggio, contestate le “sentinelle in piedi”

REGGIO CALABRIA La preparavano da tempo. In tandem con altre “sentinelle” d’Italia da settimana lavoravano all’ennesimo silente appuntamento in piazza, sperando di aumentare di una o due unità lo sparuto seguito che li sostiene a forza di lumini e libri letti al buio e in silenzio in piazza. Quello che probabilmente non si aspettava la delegazione reggina delle “sentinelle in piedi”, è che anche nella sonnolenta Reggio Calabria ci sarebbe stato chi sarebbe sceso in piazza a contestarle. Mentre una sessantina di persone tentano di leggere al buio i libri che hanno portato da casa o sono stati loro forniti dalla solerte organizzazione, una colorata delegazione con cartelli e bandiere ha voluto gridare a una città – sostanzialmente perplessa di fronte al presidio silente – che «la famiglia sono due persone che si amano». A piazza Italia non ci sono bandiere di partito né candidati, ma le donne della Collettiva autonomia, qualche attivista storico della sinistra reggina e qualcuno dell’arcigay, ma soprattutto persone non organizzate sotto sigle o bandiere che si fermano, chiedono, si informano, si arrabbiano. Perché forse nella propria propaganda le “sentinelle” non sono del tutto sincere.
Formalmente, o almeno così recita il volantino diffuso da solerti militanti, si tratterebbe di una rete civica che spontaneamente «ha deciso di reagire e di dare pubblicamente ragione alla speranza in un futuro che ancora si possa reggere sul ruolo sociale della famiglia naturale». Altrettanto formalmente, non sarebbe un’organizzazione omofoba ma aperta «alla partecipazione e al contributo di tutti, di tutte le religioni e di tutti gli orientamenti sessuali e di tutte le religioni». Peccato però che quello delle “Sentinelle in Piedi®” sia un marchio depositato presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi dal signor Emanuele Rivadossi, che ha eletto domicilio presso la società Jacobacci & Partners di Torino, il cui “main partner” è – casualmente – Massimo Introvigne, reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, organizzazione cristiana storicamente vicina all’estrema destra.
Ancora, nelle dichiarazioni delle “sentinelle”, la rete non avrebbe alcun riferimento politico o partitico, ma si richiamerebbe ai “Veilleurs debout” francesi, scesi l’anno scorso in piazza in Francia contro la legge Toubira, che ha istituzionalizzato il matrimonio omosessuale. Ma se le sentinelle d’oltralpe non sono che l’informale costola civica della destra neofascista francese oggi innamorata di Marine Le Pen, anche quelle italiane non sembrano disdegnare i più “neri” riferimenti. Promossa dal Forum provinciale delle associazioni familiari, forse non a caso, a Reggio la rete ha scelto come portavoce Luigi Iacopino, lo stesso soggetto che, nelle vesti di responsabile dei giovani del Msi Fiamma Tricolore, nel dicembre 2012 spiegava alla città cosa significasse l’esercito di manichini che avevano impiccato ai lampioni «per protestare contro la crisi» e il cui nome tuttora campeggia fra i responsabili di Area Briganti, organizzazione di fronte con cui l’estrema destra reggina tenta di far breccia tra i giovani all’insegna del “meridionalismo”.
Tutti riferimenti ideologici, anche se negati pubblicamente, tornano in maniera prepotente nelle parole d’ordine portate avanti dalla rete. «Stiamo manifestando perché vorremmo che la gente prendesse posizione su temi che consideriamo importanti – ha detto Iacopino al Corriere della Calabria in occasione della prima manifestazione pubblica delle sentinelle qualche settimana fa – il relativismo dilagante sta mettendo in discussione principi che reputiamo sacri e vorremmo ridefinire con più precisione». Minacce che per il portavoce delle sentinelle risiederebbero nella «teoria del gender che è piuttosto discutibile, nell’appiattimento culturale, nell’appiattimento anche sessuale, nel superamento delle differenze uomo donna, nel rifiuto della gravidanza da parte della donna per non essere asservita all’uomo, come sostengono le teorie più estreme. Noi reputiamo le differenze sessuali importanti perché definiscono la società, difendiamo la famiglia tradizionale, fondata da uomo e donna che devono procreare, fare figli, istruirli, educarli».
Una teoria che per le sentinelle avrebbe ispirato il ddl Scalfarotto, la proposta di legge che prevede solo un allargamento a omofobia e transfobia della legge Mancino che dal ’93 condanna l’istigazione alla violenza per motivi religiosi, etnici e razziali, ma per le sentinelle si mischia con il tema dei matrimoni e delle adozioni gay. Peccato però che la proposta di legge elaborata dal sottosegretario dempcrat si limiti a perseguire per legge la discriminazione omofobica e transfobica e non affronti neanche da lontano il tema delle unioni civili. Quella è una grana che il governo Renzi promette di affrontare in futuro sulla base del testo elaborato dalla senatrice dem Monica Cirinnà, che prevede l’istituzione della cosiddetta civil partnership che permetterebbe alle coppie omosessuali di usufruire degli stessi diritti e doveri delle coppie etero. Niente adozioni – sul punto il centrodestra ha fatto muro – ma un partner potrà adottare il figlio dell’altro per garantire una continuità relazionale. Nella propaganda delle Sentinelle tuttavia, tutto questo finisce in un minestrone dai toni quasi apocalittici e quasi surreali di chi, in uno dei pasi dell’Ue in cui più frequenti sono le aggressioni agli omosessuali, si sente «vittima di questi eterofobi, perché stanno per mettere il bavaglio alla stragrande maggioranza degli italiani che sono per il matrimonio fra uomo e donna».

Alessia Candito
[email protected]

Fonte:

http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/cronaca/item/25952-reggio,-contestate-le-%E2%80%9Csentinelle-in-piedi%E2%80%9D

Apri la mente… apri il cuore – 17 maggio – giornata internazionale contro l’omofobia. Evento a Oppido Mamertina

 programma-17-maggio


  • dalle ore 12.45 alle ore 23.00
  • Piazza Concesso Barca – Oppido Mamertina
PROGRAMMA
ore 12.45 – Piazza Concesso Barca – Oppido Mamertina – volantinaggio a cura dei Pagliacci Clandestini
ore 16.45 – Cinema di Oppido – presentazione della giornata e momento di riflessione
ore 17.30 – proiezione del film “Come non detto”
ore 20.00 – cena in piazza Concesso Barca
ore 22.00 – CONCERTO LIVE – Bucarelli Band – Trio acustico – Impro-viso + Jam session
Saranno allestiti stand informativi delle associazioni che hanno aderito alla giornata.Ringraziamo sin da ora tutte le organizzazioni che hanno dato adesione alla giornata e gli artisti che si esibiranno.In caso di condizioni meteo avverse tutte le iniziative previste si svolgeranno dentro il Cinema di Oppido.
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Come tutti gli anni ricorre il 17 maggio la giornata internazionale contro l’omofobia, indetta dall’Unione Europea. La giornata rispecchia i principi costitutivi sia dell’Unione Europea sia della Costituzione italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione. Sono le condizioni che consentono alla società di promuovere l’inclusione di tutti e di ciascuno e di battersi contro ogni offesa alle persone.
Arcigay “I Due Mari” di Reggio Calabria e l’Osservatorio provinciale contro i fenomeni di discriminazione omo-transfobica, insieme agli studenti dell’associazione Ricerca Alternativa, hanno inteso quest’anno, dedicare la giornata al tema del bullismo omofobico e al necessario ruolo della scuola nella prevenzione e nel contrasto di fenomeni discriminatori e omofobici oltre che nella diffusione di una cultura della non discriminazione e della non violenza. E’ proprio la circolare 7974 del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca a ribadire che: “La scuola si cimenta ogni giorno con la costruzione di una comunità inclusiva che riconosce le diversità di ciascuno (..) le scuole favoriscono la costruzione dell’identità sociale e personale da parte dei bambini e dei ragazzi, il che comporta anche la scoperta del proprio orientamento sessuale. Il loro ruolo nell’accompagnare e sostenere queste fasi non sempre facili della crescita risulta decisivo, anche grazie alla capacità di interagire positivamente con le famiglie. Le scuole, nello svolgere tale prezioso lavoro educativo ogni giorno, contrastano ogni forma di discriminazione, compresa l’omofobia. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca intende supportare il lavoro dei docenti impegnati quotidianamente nella formazione dei propri alunni sulle problematiche relative a tutte le tipologie di discriminazione…”.
A livello territoriale, in virtù di un avviato percorso con un nutrito gruppo di studenti della Piana di Gioia Tauro, celebreremo il 17 maggio ad Oppido Mamertina, con un ricco cartello di iniziative culturali e informative che trasformino la giornata in una giornata di festa, con la proiezione di un film, preceduta e seguita da un momento di riflessione/dibattito e un concerto finale in piazza.
Lanciamo quindi un appello a tutti i soggetti, le associazioni, le organizzazioni, i singoli cittadini, le Istituzioni a condividere lo spirito della giornata e a partecipare attivamente.
Siamo fortemente convinti che sia urgente e necessario un cambiamento sociale, culturale e politico, che non si fermi al 17 maggio, ma che incida sulle coscienze laiche di tutti i Calabresi per rendere effettivo lo strumento della Cultura del Rispetto, unico mezzo perché si realizzi la Dignità di ogni Persona.PROMUOVONO, ADERISCONO, PARTECIPANO
Arcigay “I Due Mari” Reggio Calabria
Osservatorio provinciale contro i fenomeni di discriminazione omo-transfobica
Ricerca AlternativaForum provinciale del Terzo settore
Forum della Piana del Terzo settore
Maestri Di Speranza
Musicanti Di Brema
FLC CGIL
Consigliera di Parità provinciale Daniela De Blasio
Arci Reggio Calabria
Il Frantoio delle Idee
Mammalucco onlus
Centro Studio Danza Gabriella Cutrupi
Pagliacci ClanDestini – Freckles
A RUA – Associazione Socio Culturale
AssociazioneCulturale Snap
Sul Reggiocalabria
Coordinamento 25 novembre
Sportello di ascolto e di sostegno psicologico per la comunità Lgbtqi
Libera Reggio Calabria
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….in aggiornamento costante…

Fonte: