GAZA. MARGINE PROTETTIVO UCCIDE ANCORA. 4 MORTI A RAFAH

06 ago 2015

Ordigno inesploso rimasto tra le macerie di una casa è saltato in aria uccidendo quattro membri della famiglia Abu Naqira. Trenta i feriti, 10 in condizioni gravi. Sarebbero 7mila le bombe inesplose ancora nella Striscia.

Raid su Gaza durante l'offensiva Margine Protettivo

dalla redazione

Gerusalemme, 6 agosto 2015, Nena News – A quasi un anno dalla fine della più brutale operazione militare israeliana contro Gaza, Margine Protettivo, nella Striscia si muore ancora: stamattina un ordigno inesploso è saltato in aria tra le macerie di una casa distrutta a Rafah, nel sud di Gaza.

Almeno quattro le vittime, tutte appartenenti alla stessa famiglia, tutti tra i 18 e i 38 anni: Bakr Hasan Abu Naqira, Abdul-Rahman Abu Naqira, Ahmad Hasan Abu Naqira e Hassan Ahmad Abu Naqira. Trenta i feriti. Secondo i medici che hanno accolto i feriti all’ospedale di Rafah, il bilancio potrebbe salire: dieci dei trenta feriti sono in gravissime condizioni. La bomba è esplosa mentre la famiglia stava ripulendo le rovine della propria casa. L’esplosione ha provocato danni anche alle abitazioni vicine.

Secondo l’agenzia Onu Ocha, sarebbero oltre 7mila gli ordigni israeliani inesplosi ancora presenti tra le macerie di una Gaza mai ricostruita. Tra le case, per le strade rase al suolo. Bombe a orologeria, perché molti gazawi vivono proprio tra quelle macerie, negli scheletri delle proprie case in attesa che entrino gli aiuti per la ricostruzione, bloccati sia da Israele che dall’assenza di pressioni e finanziamenti internazionali.

La storia si ripete: anche nelle precedenti operazioni, Piombo Fuso del 2008-2009 e Colonna di Difesa del 2012, dopo il cessate il fuoco si continuava a morire in questo modo: 111 i morti (di cui 64 bambini) per bombe inesplose tra il 2009 e il 2012, quattro al mese nel solo 2012. Nena News

 

Fonte:

http://nena-news.it/gaza-margine-protettivo-uccide-ancora-4-morti-a-rafah/

A proposito di giornata della memoria

La memoria dimenticata: l’olocausto di rom e sinti.

http://frontierenews.it/2012/01/la-memoria-dimenticata-lolocausto-di-rom-e-sinti/

 

 

Gli omosessuali durante il nazifascismo:

http://it.peacereporter.net/articolo/876/Il+triangolo+rosa


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Dal blog di Vittorio Arrigoni:


Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele. (Primo Levi)
27/01/2011


“Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele.”
(Primo Levi)

“Di fronte alle sofferenze degli afroamericani, dei vietnamiti e dei palestinesi, il credo di mia madre  fu sempre: siamo tutti vittime dell’Olocausto”. (Norman G. Finkelstein, Introduzione a “L’industria dell’Olocausto”)

«Mia nonna fu uccisa da un soldato tedesco mentre era a letto malata. Mia nonna non è morta per fornire ai soldati israeliani la scusa storica per ammazzare le nonne palestinesi a Gaza. L’attuale governo israeliano sfrutta cinicamente e senza limiti il senso di colpa dei gentili per l’olocausto onde giustificare i suoi omicidii in Palestina».

(Sir Gerald Kaufman, membro del Parlamento britannico)

 

Giornata dell’amnesia
27/01/2011
Si consiglia a chi è di debole di memoria una cura al fosforo,
ma soffrono più di amnesia circa l’olocausto a Gaza o dalle parti di Tel Aviv?
La cura di fosforo bianco israeliano somministrato ai civili di Gaza due anni fa.

Fonte:

 

6 anni fa Piombo Fuso

6 anni fa, il 27 dicembre 2008, iniziò l’operazione militare israeliana su Gaza denominata Piombo Fuso. L’attivista italiano dell’ISM Vittorio Arrigoni, che si trovava a Gaza, ha raccontato l’orrore di quei giorni sulle pagine del quotidiano il manifesto e nel suo blog http://guerrillaradio.iobloggo.com/ Questo racconto è diventato poi anche un libro, Gaza. Restiamo umani e, dopo l’omicidio di Vik un film.
Dopo la morte di Vittorio la madre Egidia Beretta e la sorella Alessandra hanno cercato di riportare in vita il blog Guerrilla Radio. Non riuscendoci qualche giorno fa hanno lasciato un invito a rileggere gli articoli di Vik che parlano dei territori occupati della Palestina. In occasione di questa tristissima ricorrenza riporto il suo primo articolo su Piombo Fuso perchè le parole e la testimonianza di Vittorio sono sempre vive.

Di Vittorio Arrigoni da http://guerrillaradio.iobloggo.com/:

Buon natale e felice anno nuovo a Gaza da Israele
27/12/2008
Un messaggio cordiale di fine anno a tg1 tg2 rete 4 canale 5 italia uno, Claudio Pagliara su tutti,
ma anche il tg3:
ANDATE A FARE IN CULO.
 
Siamo sotto le bombe a Gaza,
e molte sono cadute a poche centinaia di metri da casa mia.
 
E amici miei,
ci sono rimasti sotto.
 
Siamo a 160 morti sinora,
una strage senza precedenti.
 
Terroristi?
Hanno spianato il porto , dinnanzi a casa mia
e raso al suolo le centrali di polizia.
 
Mi riferiscono che i media italiani tutti in toto danno per buono il comunicato militare israeliano di base terroristiche bombardate.
Cazzate.
Li ho conosciuto, questi ragazzi,
li ho salutati tutti i giorni recandomi al porto per pescare coi pescatori palestinesi, o la sera per recarmi nei caffè del centro.
Diversi li conoscevo per nome. Un nome, una storia, una famiglia.
 
Sono giovani, diciotto ventanni,
per lo più che se ne fottono di Fatah e Hamas,
che si sono arruolati nella polizia per poter aver assicurato un lavoro in una Gaza che sotto assedio ha l’80 perce tno di popolazione disoccupata.
 
Aprite le orecchie,
colletti bianchi della disinformazione occidentale.
Queste divise ammazzate oggi (senza contare le decine di civile che si trovavano a passare per caso, molti bambini stavano tornando a casa da scuola)
sono i nostri poliziotti di quartiere.
Se ne stavano tutti i giorni dell’anno a presidiare la stessa piazza,
la stessa strada,
li ho presi in giro solo ieri notte per come erano imbaccuccati per riparsi dal freddo,
dinnanzi a casa mia.
 
Non hanno mai sparato un colpo verso Israele,
ne mai lo avrebbero fatto, non è nella loro mansione.
Si occupano della sicurezza interna,
e qui al porto siamo ben distanti dai confini israeliani.
 
Ho una videocamera con me ma sono un pessimo cameraman,
perchè non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime.
Non ce la faccio.
Non riesco perchè sto piangendo anche io.
 
Ambulanze e sirene in ogni dove,
in cielo continuano a sfrecciaree i caccia israeliani con il loro carico di terrore e morte.
Devo  correre,
all’ospedale AL Shifa necessitano di sangue.
 
non sono umani,
credo che non lo siano mai stai.
 
V.
Fonte:

 

 

 

GAZA, LUGLIO 2014: UMANITA’ DOVE SEI? – PARTE PRIMA

Se le “democrazie” di tutto il mondo – compreso lo stato italiano – forniscono a Israele armi di distruzione di massa; se i media mainstream gridano allo scandalo di centinaia di razzi lanciati – che per fortuna non hanno fatto vittime ( e spero non ne faranno) – e chiamano terroristi i palestinesi, di cui la maggior parte donne e bambini, ammazzati come mosche; se i coloni israeliani si godono lo spettacolo dei bombardamenti seduti come a un cinema all’aperto e applaudendo a ogni esplosione; se Israele continua a fare vittime innocenti, dov’è l’umanità? Negli oltre cento martiri palestinesi di questi giorni.

D. Q.

 

Qui la foto che ritrae i coloni di Sderot mentre vanno al “cinema”:

“[…] gli abitanti di Sderot, nel sud di Israele, ieri notte hanno portato le loro sedie in cima alla collina che sovrasta la Striscia di Gaza per godersi lo spettacolo “cinematografico” dei bombardamenti: secondo il giornalista Allan Sorensen, che ha postato la foto su Twitter, gli spettatori applaudivano a al suono di ogni esplosione.”

sderot cinema

Fonte: Nena News

 

Qui un articolo de il manifesto sulle armi fornite a Israele:

Ecco il contributo dell’Italia ai raid dell’aviazione di Tel Aviv

— Manlio Dinucci,

Armi. La cooperazione sancita da una legge del 2005. Coinvolte le forze armate all’interno di un vincolo di segretezza

I cac­cia­bom­bar­dieri che mar­tel­lano Gaza sono F-16 e F-15 for­niti dagli Usa a Israele (oltre 300, più altri aerei ed eli­cot­teri da guerra), insieme a migliaia di mis­sili e bombe a guida satel­li­tare e laser.

Come docu­menta il Ser­vi­zio di ricerca del Con­gresso Usa (11 aprile 2014), Washing­ton si è impe­gnato a for­nire a Israele, nel 2009–2018, un aiuto mili­tare di 30 miliardi di dol­lari, cui l’amministrazione Obama ha aggiunto nel 2014 oltre mezzo miliardo per lo svi­luppo di sistemi anti-razzi e anti-missili. Israele dispone a Washing­ton di una sorta di cassa con­ti­nua per l’acquisto di armi sta­tu­ni­tensi, tra cui sono pre­vi­sti 19 F-35 del costo di 2,7 miliardi. Può inol­tre usare, in caso di neces­sità, le potenti armi stoc­cate nel «Depo­sito Usa di emer­genza in Israele». Al con­fronto, l’armamento pale­sti­nese equi­vale a quello di chi, inqua­drato da un tira­tore scelto nel mirino tele­sco­pico di un fucile di pre­ci­sione, cerca di difen­dersi lan­cian­do­gli il razzo di un fuoco artificiale.

Un con­si­stente aiuto mili­tare a Israele viene anche dalle mag­giori potenze euro­pee. La Ger­ma­nia gli ha for­nito 5 sot­to­ma­rini Dol­phin (di cui due rega­lati) e tra poco ne con­se­gnerà un sesto. I sot­to­ma­rini sono stati modi­fi­cati per lan­ciare mis­sili da cro­ciera nucleari a lungo rag­gio, i Popeye Turbo deri­vati da quelli Usa, che pos­sono col­pire un obiet­tivo a 1500 km. L’Italia sta for­nendo a Israele i primi dei 30 veli­voli M-346 da adde­stra­mento avan­zato, costruiti da Ale­nia Aer­mac­chi (Fin­mec­ca­nica), che pos­sono essere usati anche come cac­cia per l’attacco al suolo in ope­ra­zioni bel­li­che reali.

La for­ni­tura dei cac­cia M-346 costi­tui­sce solo una pic­cola parte della coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana, isti­tu­zio­na­liz­zata dalla Legge n. 94 del 17 mag­gio 2005. Essa coin­volge le forze armate e l’industria mili­tare del nostro paese in atti­vità di cui nes­suno (nep­pure in par­la­mento) viene messo a cono­scenza. La legge sta­bi­li­sce infatti che tali atti­vità sono «sog­gette all’accordo sulla sicu­rezza» e quindi segrete. Poi­ché Israele pos­siede armi nucleari, alte tec­no­lo­gie ita­liane pos­sono essere segre­ta­mente uti­liz­zate per poten­ziare le capa­cità di attacco dei vet­tori nucleari israe­liani. Pos­sono essere anche usate per ren­dere ancora più letali le armi «con­ven­zio­nali» usate dalla forze armate israe­liane con­tro i palestinesi.

La coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana si è inten­si­fi­cata quando il 2 dicem­bre 2008, tre set­ti­mane prima dell’operazione israe­liana «Piombo fuso» a Gaza, la Nato ha rati­fi­cato il «Pro­gramma di coo­pe­ra­zione indi­vi­duale» con Israele. Esso com­prende: scam­bio di infor­ma­zioni tra i ser­vizi di intel­li­gence, con­nes­sione di Israele al sistema elet­tro­nico Nato, coo­pe­ra­zione nel set­tore degli arma­menti, aumento delle eser­ci­ta­zioni mili­tari con­giunte.
In tale qua­dro rien­tra la «Blue Flag», la più grande eser­ci­ta­zione di guerra aerea mai svol­tasi in Israele, cui hanno par­te­ci­pato nel novem­bre 2013 Stati uniti, Ita­lia e Gre­cia. La «Blue Flag» è ser­vita a inte­grare nella Nato le forze aeree israe­liane, che ave­vano prima effet­tuato eser­ci­ta­zioni con­giunte solo con sin­goli paesi dell’Alleanza, come quelle a Deci­mo­mannu con l’aeronautica ita­liana. Le forze aeree israe­liane, sot­to­li­nea il gene­rale Ami­kam Nor­kin, stanno spe­ri­men­tando nuove pro­ce­dure per poten­ziare la pro­pria capa­cità, «accre­scendo di dieci volte il numero di obiet­tivi che ven­gono indi­vi­duati e distrutti». Ciò che sta facendo in que­sto momento a Gaza, gra­zie anche al con­tri­buto italiano.

Fonte:

http://ilmanifesto.info/ecco-il-contributo-dellitalia-ai-raid-dellaviazione-di-tel-aviv/

 

Qui gli ultimi aggiornamenti da Nena News:

11 lug 2014
by Redazione

Israele intima a 100mila gazawi residenti a Beit Lahiya e Beit Hanoun di lasciare le proprie case. Abbas fa lo stesso appello: “Negoziati falliti”. Obama si offre come mediatore

 

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Giorno 3 – giovedì 1o luglio

Giorno 2 – mercoledì 9 luglio

Giorno 1 – martedì 8 luglio

 

dalla redazione

AGGIORNAMENTO ore 18 – ONU: “L’ATTACCO ISRAELIANO POTREBBE VIOLARE IL DIRITTO INTERNAZIONALE”

Secondo l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’operazione israeliana in corso contro Gaza solleva dubbi sul rispetto del diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario e quello di guerra. La portavoce, Ravina Shamdasani, ha detto che l’ufficio ha ricevuto rapporti su “numerose vittime civili, compresi bambini, dovuti al bombardamento di case. Tali rapporti sollevano dubbi sul rispetto da parte israeliana del diritto internazionale”. La Shamdasani ha aggiunto che gli attacchi alle case sono una violazione del diritto di guerra a meno che non siano usate per fini militari, ma che “in caso di dubbio, se l’edificio è normalmente utilizzato per fini civili, come abitazione, non può essere considerato un target legittimo”.

 

AGGIORNAMENTO ore 17.30 – COLPITA LA MOSCHEA DI ZEITOUN

La moschea del quartiere di Zeitoun è stata colpita dall’aviazione israeliana dopo la preghiera del venerdì. Almeno sette i feriti.

 

AGGIORNAMENTO ore 15.15 – HAMAS MINACCIA: “COLPIREMO L’AEROPORTO DI TEL AVIV”

Le Brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno emesso un comunicato diretto alle compagnie aeree internazionali, nel quale avvertono dell’intenzione di colpire con i missili l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, perché sede della base aerea militare n. 27.  ”Decliniamo ogni responsabilità legale e etica per danni ai vostri passeggeri o ai vostri aerei da e per il suddetto aeroporto”, si legge nel comunicato. Secondo l’Autorità israeliana per gli aeroporti, le attività dello scalo sono state sospese per 10 minuti dopo l’allarme lanciato da una sirena di emergenza, ma tutti i voli programmati sono partiti e arrivati senza problemi.

AGGIORNAMENTO ORE 14.10: LE REAZIONI INTERNAZIONALI

OIC: L’organizzazione per la Cooperazione islamica ha condannato i continui raid israeliani su Gaza e ha esortato il  Consiglio di Sicurezza dell’Onu a impegnarsi per il cessate-il-fuoco.

TURCHIA: Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan avverte Tel Aviv: “Fermate l’oppressione, altrimenti la distensione dei rapporti tra Turchia e Israele non sarà possibile”.

Le relazioni tra i due Paesi erano precipitate ai minimi storici nel 2010, in seguito al blitz delle forze speciali israeliane sula Mavi Marmara, una delle navi della Freedom Flotilla che tentava in maniera pacifica di rompere il blocco su Gaza. Nell’assalto, avvenuto in acque internazionali, erano stati uccisi nove attivisti turchi. L’azione aveva provocato l’espulsione l’ambasciatore israeliano, la richiesta di scuse formali, di un risarcimento per le vittime e della fine dell’embargo sulla Striscia.

Lo crisi diplomatica tra i due Paesi, trasformatasi in uno stallo delle relazioni, è durata oltre un anno e la svolta, che dovrebbe portare a una normalizzazione, è arrivata con l’intervento del presidente Usa, Barack Obama.

Ieri Erdogan, candidato per le presidenziali di agosto, ha detto che sebbene le prime due condizioni – scuse e risarcimento – siano state soddisfatte, l’operazione militare contro Gaza mostra che Israele non ha intenzione di soddisfare la terza condizione posta da Ankara, cioè la fine dell’embargo. Condizione che comunque Tel Aviv non sembrava affatto intenzionata a soddisfare.  Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 13.15: L’Egitto ha chiuso il valico di Rafah dopo appena un giorno di apertura durante il quale sono riuscite a passare soltanto 11 persone. Nei raid israeliani sono stati feriti 600 palestinesi e il Cairo aveva aperto il valico ieri per consentire ai feriti gravi di curarsi in Egitto.

 

AGGIORNAMENTO ORE 13.00: LE REAZIONI INTERNAZIONALI

EGITTO: Oggi il Cairo ha stigmatizzato l’attacco israeliano a Gaza, parlando di “oppressive politiche di punizione collettiva” con un impiego “eccessivo e non necessario della forza militare” che sta provocando la “morte di innocenti”.

Una critica che arriva dopo il rifiuto egiziano di mediare una cessate-il-fuoco tra Tel Aviv e Hamas, che aveva fatto sperare in una fine delle violenze. L’intervento egiziano era stato richiesto da Abbas che ieri ha dovuto arrendersi di fronte al diniego del Cairo.

Il ministero egiziano degli Esteri ha rivolto un appello alla cosiddetta comunità internazionale per il raggiungimento di quella tregua che però il Cairo non ha voluto mediare, come accaduto nel 2012 per la precedente campagna militare contro Gaza denominata ‘Pilastri di difesa’.

Da allora la situazione in Egitto è molto cambiata. Il golpe del 3 luglio dell’anno scorso ha portato al potere il generale Abdel Fattah al-Sisi, nemicoga giurato dei Fratelli Musulmani legati ad Hamas. Soltanto ieri l’Egitto ha aperto il valico di Rafah, l’unica via di fuga oltre a Erez controllato dagli israeliani, per consentire il passaggio dei feriti più gravi. Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 12.00: Sono 11 le vittime della quarta notte consecutiva di raid israeliani sulla Striscia di Gaza, tra cui cinque membri della famiglia Ghannam la cui casa, a Rafah, è stata rasa al suolo. L’offensiva denominata ‘Barriera Protettiva’ sinora ha fatto cento morti tra i palestinesi intrappolati in questo piccolo lembo di terra e circa la metà sono donne e bambini. È la più grande operazione militare israeliana contro Hamas a Gaza dal 2012: sono stati colpiti 1.090 obiettivi, mentre i razzi lanciati dalla Striscia sarebbero 407 e altri 118 sono stati intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome, secondo quanto riferito dalle Forze armate israeliane.

Nonostante le dichiarazioni di Tel Aviv che parla di attacchi mirati, nel mirino dell’aviazione israeliana non ci sono soltanto basi di Hamas e della Jihad islamica, o gli edifici pubblici, ma le case di decine di famiglie di gazawi. Oltre 300 abitazioni private sono state distrutte o danneggiate e circa duemila persone sono rimaste senza casa.

Durante la notte la marina israeliana ha puntato i suoi cannoni sul porto di Gaza City, colpendo anche l’Arca di Gaza, l’imbarcazione già bruciata lo scorso aprile che avrebbero dovuto compiere un viaggio simbolico nel Mediterraneo per rompere l’embargo israeliano.

 

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L’allerta è alta per il timore di un’offensiva di terra. Israele ha schierato i suoi carri armati al confine, ha richiamato almeno 40.000 riservisti  e ieri ha bombardato il versante palestinese del valico di Erez. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha accusato di codardia gli israeliani, dicendo che un’offensiva di terra sarebbe un errore. In una dichiarazione separata, il braccio armato del movimento islamico che governa Gaza dal 2007, le Brigate al-Qassam, ha di fatto minacciato di rapire soldati israeliani: “Un’offensiva via terra sarebbe un’opportunità per i prigionieri palestinesi”.

TERRITORI OCCUPATI

C’è rabbia nei Territori Occupati per la sorte dei palestinesi di Gaza. Ieri sera Betlemme una marcia di solidarietà è finita in scontri con i soldati israeliani: almeno nove i feriti tra i palestinesi, tra cui un ragazzo colpito da un proiettile al piede. Intanto, nel secondo venerdì di Ramadan, le autorità israeliane hanno limitato l’accesso alla moschea di al-Aqsa. Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 9.30: Un razzo sparato dalla Striscia di Gaza ha colpito una stazione di rifornimento nei pressi di Ashdod, stamattina, 28 chilometri dal nord di Gaza, provocando un’esplosione in cui sono rimaste ferite tre persone, di cui una in maniera grave, secondo quanto riferito da fonti israeliane.

Nella Striscia, invece, il bilancio delle vittime continua ad aumentare. Secondo il portavoce del Servizio di emergenza di Gaza, Ashraf al-Qudra, sono circa 95 i gazawi uccisi da quando è iniziata l’operazione ‘Barriera Protettiva’ quattro giorni fa.

AGGIORNAMENTO ORE 9.00: Due razzi sono stati lanciati dal Libano, dall’area di Hasbaya, alle 6.30 di stamattina e sono caduti nei pressi dell’insediamento di Kfar Yuval, senza provocare danni, secondo quanto riferito dalle Forze armate israeliane che hanno risposto con l’artiglieria.

 

Gerusalemme, 11 luglio 2014, Nena News – L’offensiva via terra si avvicina. La tragedia che soffoca Gaza potrebbe intensificarsi ancora di più: con una serie di sms il governo di Tel Aviv ha intimato a 100mila gazawi residenti nel nord della Striscia, a Beit Lahiya, Beit Hanoun e Abasan al-Saghira, di lasciare le proprie case. Il presidente dell’ANP Abbas – dopo aver annunciato il fallimento di ogni tentativo di dialogo anche attraverso la mediazione parziale dell’Egitto – ha fatto appello alla popolazione perché se ne vada nel timore di una carneficina.

Israele ha richiamato 20.000 riservisti e stanotte è entrata in azione la marina israeliana che ha lanciato almeno due missili verso il porto di Gaza City. In fiamme anche Arca di Gaza della FreedomFlotilla.

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Novanta palestinesi sono morti nei raid. Ogni tentativo diplomatico è fallito. Ieri, durante una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il Segretario Generale Ban Ki-moon ha lanciato un appello al cessate-il-fuoco, mentre il presidente Usa, Barack Obama ha parlato con il premier Netanyahu offrendosi come mediatore per un cessate-il-fuoco con Hamas. Negli ultimi giorni sono stati lanciati circa 550 razzi dalla Striscia di Gaza, mentre i raid israeliani sono stati oltre 800.

Fonte:

IL DRAMMA DI GAZA: EFFETTI DELLE ARMI ISRAELIANE SULLA POPOLAZIONE GAZAWI

Qui c’è un video  di un’intervista di pochi giorni fa alla dottoressa Paola Manduca, genetista dell’Università di Genova, sugli effetti cancerogeni e sulle mutazioni genetiche provocate dalle armi  sulla popolazione gazawi durante l’attacco israeliano “Piombo Fuso“. Si parla delle armi con metalli tossici e di quelle al fosforo bianco:

http://www.primocanale.it/video/il-dramma-di-gaza-vi-racconto-come-si-vive-sotto-le-bombe-62117.html

Per approfondire visitare il sito http://www.newweapons.org/

 

A seguire alcuni articoli tratti dal blog di Valentina Perniciaro:

Qui un comunicato stampa dell’11 maggio 2010 tratto sempre da http://www.newweapons.org/

http://baruda.net/2010/05/12/le-armi-di-gaza/

Qui uno studio del Prof. Alberto Breccia del Comitato Scientifico dell’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) e le testimonianze di due medici norvegesi – che hanno operato allo Shifa Hospital a Gaza durante Piombo Fuso – il Dott Erich Fosse e il Dott Gilbert Mads, sull’uso di armi basate su nano sistemi e sostanze chimiche:

 http://baruda.net/2009/06/04/da-rainews-24-le-armi-letali-di-gaza-e-le-nanotecnologie/

 
Qui un articolo sulle bombe Dime, utilizzate durante Piombo Fuso e precendetemente anche in  Libano nel 2006 e a Gaza lo stesso anno, durante l’operazione “Pioggia d’estate”:

Foto di Mahmud Hams _I corpi spezzati di Gaza_
Foto di Mahmud Hams _I corpi spezzati di Gaza_

Gli effetti delle bombe DIME

Gli effetti delle bombe DIME

 

Foto di Mahmud Hams _L'Ospedale di Al-Shifa_

Foto di Mahmud Hams _L’Ospedale di Al-Shifa_

 

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http://baruda.net/2009/01/13/bombe-dime-piovono-sulla-popolazione-di-gaza/

 

ASILO “VITTORIO ARRIGONI”: NOVITA’

Posted on 18 giugno 2014 by

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L’attività per l’apertura dell’asilo “Vittorio Arrigoni” a Gaza è in pieno svolgimento. Dobbiamo comunicare alcune novità che – non lo nascondiamo – ci hanno provocato qualche apprensione.
In breve, è avvenuto che il proprietario dello stabile di Gaza City opzionato dagli operatori dell’associazione “Ghassan Kanafani” (dopo che l’ipotesi di Khan Younis si era rivelata impraticabile a causa della lievitazione dei costi) ha pensato bene di pretendere molti più soldi di quanti ne erano stati pattuiti. Naturalmente, i compagni hanno rifiutato il ricatto, individuando immediatamente una nuova struttura che, a conti fatti, si è rivelata molto più vantaggiosa, da tutti i punti di vista.
La struttura sorge nel campo profughi di El Burej, nel centro della Striscia di Gaza. Il campo, sorto nel 1949, nel corso degli anni ha più che raddoppiato la popolazione, passando dagli originari 13.000 residenti agli attuali 29.000 profughi ufficialmente registrati dall’UNRWA (ma il totale dei residenti raggiunge le 35.000 unità). Come negli altri campi della Striscia, le condizioni di vita sono estremamente difficili: la densità della popolazione è altissima e non esistono impianti per lo smaltimento dei rifiuti, con i conseguenti pericoli continui per la salute collettiva. Le sole scuole esistenti sono quelle gestite dall’UNRWA, le quali non accolgono i bambini in età che qui da noi corrisponde a quella degli asili e delle scuole materne, cioè non prima del compimento del sesto anno, quando iniziano le scuole primarie, corrispondenti alle nostre elementari. L’asilo “Vittorio Arrigoni” sarà, dunque, la sola struttura a disposizione delle bambine e dei bambini più piccoli del campo e delle zone circostanti.

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Veniamo alla struttura: si tratta di un’ex scuola privata e dunque – a differenza dell’edificio di Gaza City – già completamente arredata ed in regola con le norme previste per l’edilizia scolastica, il che comporta un notevole risparmio, sia economico, sia in termini di tempo. Queste condizioni permetteranno l’apertura dell’asilo ancora prima di quanto originariamente previsto per l’inizio dell’anno scolastico, il prossimo 1 settembre: infatti, l’attività inizierà già da luglio, con un summer camp , mentre a settembre inizierà l’anno scolastico vero e proprio, con la capacità di accogliere più di un centinaio di bambine e bambini, che arriveranno a 200/250 quando l’asilo sarà a pieno regime.

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Ci dispiace per lo stress inferto alle tante persone ed associazioni che hanno contribuito e contribuiscono alla realizzazione del progetto, perché ci rendiamo conto che i cambiamenti di locazione possono aver generato preoccupazioni sul successo dell’iniziativa, ma dobbiamo dire con grande chiarezza che questo progetto è nato sulla base di un rapporto di fiducia nei confronti dei compagni dell’associazione “Ghassan Kanafani”, e che – stante la nostra forzata lontananza dai luoghi – senza questa fiducia, non ci saremmo certo lanciati in un’impresa del genere. La nostra fiducia nei compagni palestinesi non ha nulla di ingenuo, perché si fonda nella conoscenza del loro lavoro e nel rapporto che con loro si è sviluppato in questi anni, a partire dalla prima raccolta di fondi per l’ospedale Al Awda, subito dopo l’operazione “Piombo Fuso”, e dalla prima nostra delegazione che riuscì ad entrare a Gaza, nel marzo del 2009. Le difficoltà incontrate dai nostri amici sono state grandi, ma ancora più grande è stata la loro determinazione nell’affrontarle e superarle… non possiamo che essere orgogliosi di loro.
Il nostro lavoro non è finito. Innanzitutto, dobbiamo perseguire nell’iniziativa per il recupero dei 2.500 euro sequestrati dalla magistratura insieme a tutti gli altri beni presenti all’interno dell’Angelo Mai a Roma, sgomberato nei mesi scorsi ma recentemente riaperto e nuovamente in attività. Non ci sono informazioni sui tempi del dissequestro dei beni, anche se ci auguriamo che non siano troppo lunghi. In ogni caso, la sottoscrizione continua, almeno fino all’inizio dell’anno scolastico.
In secondo luogo, pensiamo che sia necessario ampliare e sviluppare ulteriormente il progetto, per esempio realizzando scambi culturali e visite sia fra i bambini palestinesi e quelli italiani, sia fra gli educatori palestinesi ed italiani, come avviene per le scuole in condizioni di normalità. Il problema è che Gaza, come tutta la Palestina occupata, non vive una situazione normale: è sotto assedio, con Israele che sigilla il mare e due lati del confine, mentre la giunta militare egiziana si occupa di sigillare il solo confine non controllato direttamente da Tel Aviv. Per realizzare compiutamente il progetto dell’asilo “Vittorio Arrigoni” è dunque necessario combattere l’assedio, riaprire al mondo la Striscia di Gaza, ed è per questo che siamo impegnati, insieme alla coalizione internazionale della Freedom Flotilla, nel sostegno all’Arca di Gaza, che sfiderà il blocco israeliano nei prossimi mesi. Sempre con Vik e la Palestina nel cuore.

P.S. Un grandissimo grazie al volontario italiano che ci ha inviato le nuove fotografie della struttura.

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/2014/06/18/asilo-vittorio-arrigoni-novita/