Tell al Zaater, agosto 1976: 3000 morti palestinesi per mano siriana

Dal blog di Valentina Perniciaro:

 

12 agosto 2013

 

3000 cadaveri…un migliaio in più di quelli di Sabra e Chatila: il paese è lo stesso, il Libano, ed anche il sangue è lo stesso,
sangue palestinese, sangue di profughi palestinesi.
La mano non è la stessa però: mentre a Sabra e Chatila i quasi duemila morti vengono fatti sotto ordine israeliano ( a gestire l’operazione c’è Ariel Sharon) e per mano cristiano maronita,
la strage di Tell al-Zaater, la collina del timo libanese, è mossa da mano siriana ( i servi tagliagole maroniti ci son sempre eh!),
visto che era proprio il generale Hafez Al-Assad, al potere dal 1970, che non poteva assistere silenzioso alla possibilità di un governo arabo-palestinese nella sua sfera influenza: il Libano.
Il massacro porta la data di oggi, 12 agosto,
ma già dal 1 giugno diecimila soldati siriani, con l’aiuto di milizie cristiane e dei reparti di Al-Saiqa (organizzazione palestinese di formazione baathista), mettono sotto assedio il campo profughi, con dentro più di 50.000 abitanti.
Un assedio privo di pertugi, dove nemmeno l’acqua e il pane riuscivano a passare,
un assedio di 52 giorni che vide anche molti palestinesi morire di fame e sete.
Fino al 12 agosto, data in cui si entrò nel campo e tremila persone morirono in meno di 24 ore.

Un massacro rimosso,
rimosso dalla memoria araba, che si ostina a mettere sotto il tappeto il sangue palestinese versato per mano araba,
rimosso dalla memoria di chi, asservito alla geopolitica, trova amici ed alleanze nel baathismo come se la storia non c’avesse insegnato nulla,
rimosso dalla memoria di chi si occupa di Palestina ma solo in senso anti-israeliano,
dimenticando questo massacro come i tanti che dal Settembre Nero del 1970 hanno mietuto migliaia e migliaia di vittime palestinesi per mano e scelta dei governi arabi.
I morti della collina del timo continuano ad essere morti di serie B,
anche tra di noi.
Un “noi” che grazie ai deliri geopolitici diventa sempre più pronto a schierarsi con i massacri del figlio di Assad, le milizie armate sciite del Partito di Dio Hezbollah e quelle iraniane, come se potessero essere la controparte alle milizie jihadiste sunnite di Nusra e delle altre componenti qaediste che hanno scippato la rivolta dalle strade siriane trasformandola in guerra civile religiosa.
Stiamo proprio messi male,
povera Palestina, disperata Siria.

a QUESTO LINK, la “ballata di Tell al Zaater” che ho dedicato ad Arrigoni quando fu ucciso.

 

 

 

Fonte:

http://baruda.net/2013/08/12/tell-al-zaater-agosto-1976-3000-morti-palestinesi-per-mano-siriana/

GAZA, LUGLIO 2014: UMANITA’ DOVE SEI? – PARTE PRIMA

Se le “democrazie” di tutto il mondo – compreso lo stato italiano – forniscono a Israele armi di distruzione di massa; se i media mainstream gridano allo scandalo di centinaia di razzi lanciati – che per fortuna non hanno fatto vittime ( e spero non ne faranno) – e chiamano terroristi i palestinesi, di cui la maggior parte donne e bambini, ammazzati come mosche; se i coloni israeliani si godono lo spettacolo dei bombardamenti seduti come a un cinema all’aperto e applaudendo a ogni esplosione; se Israele continua a fare vittime innocenti, dov’è l’umanità? Negli oltre cento martiri palestinesi di questi giorni.

D. Q.

 

Qui la foto che ritrae i coloni di Sderot mentre vanno al “cinema”:

“[…] gli abitanti di Sderot, nel sud di Israele, ieri notte hanno portato le loro sedie in cima alla collina che sovrasta la Striscia di Gaza per godersi lo spettacolo “cinematografico” dei bombardamenti: secondo il giornalista Allan Sorensen, che ha postato la foto su Twitter, gli spettatori applaudivano a al suono di ogni esplosione.”

sderot cinema

Fonte: Nena News

 

Qui un articolo de il manifesto sulle armi fornite a Israele:

Ecco il contributo dell’Italia ai raid dell’aviazione di Tel Aviv

— Manlio Dinucci,

Armi. La cooperazione sancita da una legge del 2005. Coinvolte le forze armate all’interno di un vincolo di segretezza

I cac­cia­bom­bar­dieri che mar­tel­lano Gaza sono F-16 e F-15 for­niti dagli Usa a Israele (oltre 300, più altri aerei ed eli­cot­teri da guerra), insieme a migliaia di mis­sili e bombe a guida satel­li­tare e laser.

Come docu­menta il Ser­vi­zio di ricerca del Con­gresso Usa (11 aprile 2014), Washing­ton si è impe­gnato a for­nire a Israele, nel 2009–2018, un aiuto mili­tare di 30 miliardi di dol­lari, cui l’amministrazione Obama ha aggiunto nel 2014 oltre mezzo miliardo per lo svi­luppo di sistemi anti-razzi e anti-missili. Israele dispone a Washing­ton di una sorta di cassa con­ti­nua per l’acquisto di armi sta­tu­ni­tensi, tra cui sono pre­vi­sti 19 F-35 del costo di 2,7 miliardi. Può inol­tre usare, in caso di neces­sità, le potenti armi stoc­cate nel «Depo­sito Usa di emer­genza in Israele». Al con­fronto, l’armamento pale­sti­nese equi­vale a quello di chi, inqua­drato da un tira­tore scelto nel mirino tele­sco­pico di un fucile di pre­ci­sione, cerca di difen­dersi lan­cian­do­gli il razzo di un fuoco artificiale.

Un con­si­stente aiuto mili­tare a Israele viene anche dalle mag­giori potenze euro­pee. La Ger­ma­nia gli ha for­nito 5 sot­to­ma­rini Dol­phin (di cui due rega­lati) e tra poco ne con­se­gnerà un sesto. I sot­to­ma­rini sono stati modi­fi­cati per lan­ciare mis­sili da cro­ciera nucleari a lungo rag­gio, i Popeye Turbo deri­vati da quelli Usa, che pos­sono col­pire un obiet­tivo a 1500 km. L’Italia sta for­nendo a Israele i primi dei 30 veli­voli M-346 da adde­stra­mento avan­zato, costruiti da Ale­nia Aer­mac­chi (Fin­mec­ca­nica), che pos­sono essere usati anche come cac­cia per l’attacco al suolo in ope­ra­zioni bel­li­che reali.

La for­ni­tura dei cac­cia M-346 costi­tui­sce solo una pic­cola parte della coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana, isti­tu­zio­na­liz­zata dalla Legge n. 94 del 17 mag­gio 2005. Essa coin­volge le forze armate e l’industria mili­tare del nostro paese in atti­vità di cui nes­suno (nep­pure in par­la­mento) viene messo a cono­scenza. La legge sta­bi­li­sce infatti che tali atti­vità sono «sog­gette all’accordo sulla sicu­rezza» e quindi segrete. Poi­ché Israele pos­siede armi nucleari, alte tec­no­lo­gie ita­liane pos­sono essere segre­ta­mente uti­liz­zate per poten­ziare le capa­cità di attacco dei vet­tori nucleari israe­liani. Pos­sono essere anche usate per ren­dere ancora più letali le armi «con­ven­zio­nali» usate dalla forze armate israe­liane con­tro i palestinesi.

La coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana si è inten­si­fi­cata quando il 2 dicem­bre 2008, tre set­ti­mane prima dell’operazione israe­liana «Piombo fuso» a Gaza, la Nato ha rati­fi­cato il «Pro­gramma di coo­pe­ra­zione indi­vi­duale» con Israele. Esso com­prende: scam­bio di infor­ma­zioni tra i ser­vizi di intel­li­gence, con­nes­sione di Israele al sistema elet­tro­nico Nato, coo­pe­ra­zione nel set­tore degli arma­menti, aumento delle eser­ci­ta­zioni mili­tari con­giunte.
In tale qua­dro rien­tra la «Blue Flag», la più grande eser­ci­ta­zione di guerra aerea mai svol­tasi in Israele, cui hanno par­te­ci­pato nel novem­bre 2013 Stati uniti, Ita­lia e Gre­cia. La «Blue Flag» è ser­vita a inte­grare nella Nato le forze aeree israe­liane, che ave­vano prima effet­tuato eser­ci­ta­zioni con­giunte solo con sin­goli paesi dell’Alleanza, come quelle a Deci­mo­mannu con l’aeronautica ita­liana. Le forze aeree israe­liane, sot­to­li­nea il gene­rale Ami­kam Nor­kin, stanno spe­ri­men­tando nuove pro­ce­dure per poten­ziare la pro­pria capa­cità, «accre­scendo di dieci volte il numero di obiet­tivi che ven­gono indi­vi­duati e distrutti». Ciò che sta facendo in que­sto momento a Gaza, gra­zie anche al con­tri­buto italiano.

Fonte:

http://ilmanifesto.info/ecco-il-contributo-dellitalia-ai-raid-dellaviazione-di-tel-aviv/

 

Qui gli ultimi aggiornamenti da Nena News:

11 lug 2014
by Redazione

Israele intima a 100mila gazawi residenti a Beit Lahiya e Beit Hanoun di lasciare le proprie case. Abbas fa lo stesso appello: “Negoziati falliti”. Obama si offre come mediatore

 

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Giorno 3 – giovedì 1o luglio

Giorno 2 – mercoledì 9 luglio

Giorno 1 – martedì 8 luglio

 

dalla redazione

AGGIORNAMENTO ore 18 – ONU: “L’ATTACCO ISRAELIANO POTREBBE VIOLARE IL DIRITTO INTERNAZIONALE”

Secondo l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’operazione israeliana in corso contro Gaza solleva dubbi sul rispetto del diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario e quello di guerra. La portavoce, Ravina Shamdasani, ha detto che l’ufficio ha ricevuto rapporti su “numerose vittime civili, compresi bambini, dovuti al bombardamento di case. Tali rapporti sollevano dubbi sul rispetto da parte israeliana del diritto internazionale”. La Shamdasani ha aggiunto che gli attacchi alle case sono una violazione del diritto di guerra a meno che non siano usate per fini militari, ma che “in caso di dubbio, se l’edificio è normalmente utilizzato per fini civili, come abitazione, non può essere considerato un target legittimo”.

 

AGGIORNAMENTO ore 17.30 – COLPITA LA MOSCHEA DI ZEITOUN

La moschea del quartiere di Zeitoun è stata colpita dall’aviazione israeliana dopo la preghiera del venerdì. Almeno sette i feriti.

 

AGGIORNAMENTO ore 15.15 – HAMAS MINACCIA: “COLPIREMO L’AEROPORTO DI TEL AVIV”

Le Brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno emesso un comunicato diretto alle compagnie aeree internazionali, nel quale avvertono dell’intenzione di colpire con i missili l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, perché sede della base aerea militare n. 27.  ”Decliniamo ogni responsabilità legale e etica per danni ai vostri passeggeri o ai vostri aerei da e per il suddetto aeroporto”, si legge nel comunicato. Secondo l’Autorità israeliana per gli aeroporti, le attività dello scalo sono state sospese per 10 minuti dopo l’allarme lanciato da una sirena di emergenza, ma tutti i voli programmati sono partiti e arrivati senza problemi.

AGGIORNAMENTO ORE 14.10: LE REAZIONI INTERNAZIONALI

OIC: L’organizzazione per la Cooperazione islamica ha condannato i continui raid israeliani su Gaza e ha esortato il  Consiglio di Sicurezza dell’Onu a impegnarsi per il cessate-il-fuoco.

TURCHIA: Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan avverte Tel Aviv: “Fermate l’oppressione, altrimenti la distensione dei rapporti tra Turchia e Israele non sarà possibile”.

Le relazioni tra i due Paesi erano precipitate ai minimi storici nel 2010, in seguito al blitz delle forze speciali israeliane sula Mavi Marmara, una delle navi della Freedom Flotilla che tentava in maniera pacifica di rompere il blocco su Gaza. Nell’assalto, avvenuto in acque internazionali, erano stati uccisi nove attivisti turchi. L’azione aveva provocato l’espulsione l’ambasciatore israeliano, la richiesta di scuse formali, di un risarcimento per le vittime e della fine dell’embargo sulla Striscia.

Lo crisi diplomatica tra i due Paesi, trasformatasi in uno stallo delle relazioni, è durata oltre un anno e la svolta, che dovrebbe portare a una normalizzazione, è arrivata con l’intervento del presidente Usa, Barack Obama.

Ieri Erdogan, candidato per le presidenziali di agosto, ha detto che sebbene le prime due condizioni – scuse e risarcimento – siano state soddisfatte, l’operazione militare contro Gaza mostra che Israele non ha intenzione di soddisfare la terza condizione posta da Ankara, cioè la fine dell’embargo. Condizione che comunque Tel Aviv non sembrava affatto intenzionata a soddisfare.  Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 13.15: L’Egitto ha chiuso il valico di Rafah dopo appena un giorno di apertura durante il quale sono riuscite a passare soltanto 11 persone. Nei raid israeliani sono stati feriti 600 palestinesi e il Cairo aveva aperto il valico ieri per consentire ai feriti gravi di curarsi in Egitto.

 

AGGIORNAMENTO ORE 13.00: LE REAZIONI INTERNAZIONALI

EGITTO: Oggi il Cairo ha stigmatizzato l’attacco israeliano a Gaza, parlando di “oppressive politiche di punizione collettiva” con un impiego “eccessivo e non necessario della forza militare” che sta provocando la “morte di innocenti”.

Una critica che arriva dopo il rifiuto egiziano di mediare una cessate-il-fuoco tra Tel Aviv e Hamas, che aveva fatto sperare in una fine delle violenze. L’intervento egiziano era stato richiesto da Abbas che ieri ha dovuto arrendersi di fronte al diniego del Cairo.

Il ministero egiziano degli Esteri ha rivolto un appello alla cosiddetta comunità internazionale per il raggiungimento di quella tregua che però il Cairo non ha voluto mediare, come accaduto nel 2012 per la precedente campagna militare contro Gaza denominata ‘Pilastri di difesa’.

Da allora la situazione in Egitto è molto cambiata. Il golpe del 3 luglio dell’anno scorso ha portato al potere il generale Abdel Fattah al-Sisi, nemicoga giurato dei Fratelli Musulmani legati ad Hamas. Soltanto ieri l’Egitto ha aperto il valico di Rafah, l’unica via di fuga oltre a Erez controllato dagli israeliani, per consentire il passaggio dei feriti più gravi. Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 12.00: Sono 11 le vittime della quarta notte consecutiva di raid israeliani sulla Striscia di Gaza, tra cui cinque membri della famiglia Ghannam la cui casa, a Rafah, è stata rasa al suolo. L’offensiva denominata ‘Barriera Protettiva’ sinora ha fatto cento morti tra i palestinesi intrappolati in questo piccolo lembo di terra e circa la metà sono donne e bambini. È la più grande operazione militare israeliana contro Hamas a Gaza dal 2012: sono stati colpiti 1.090 obiettivi, mentre i razzi lanciati dalla Striscia sarebbero 407 e altri 118 sono stati intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome, secondo quanto riferito dalle Forze armate israeliane.

Nonostante le dichiarazioni di Tel Aviv che parla di attacchi mirati, nel mirino dell’aviazione israeliana non ci sono soltanto basi di Hamas e della Jihad islamica, o gli edifici pubblici, ma le case di decine di famiglie di gazawi. Oltre 300 abitazioni private sono state distrutte o danneggiate e circa duemila persone sono rimaste senza casa.

Durante la notte la marina israeliana ha puntato i suoi cannoni sul porto di Gaza City, colpendo anche l’Arca di Gaza, l’imbarcazione già bruciata lo scorso aprile che avrebbero dovuto compiere un viaggio simbolico nel Mediterraneo per rompere l’embargo israeliano.

 

porto

 

L’allerta è alta per il timore di un’offensiva di terra. Israele ha schierato i suoi carri armati al confine, ha richiamato almeno 40.000 riservisti  e ieri ha bombardato il versante palestinese del valico di Erez. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha accusato di codardia gli israeliani, dicendo che un’offensiva di terra sarebbe un errore. In una dichiarazione separata, il braccio armato del movimento islamico che governa Gaza dal 2007, le Brigate al-Qassam, ha di fatto minacciato di rapire soldati israeliani: “Un’offensiva via terra sarebbe un’opportunità per i prigionieri palestinesi”.

TERRITORI OCCUPATI

C’è rabbia nei Territori Occupati per la sorte dei palestinesi di Gaza. Ieri sera Betlemme una marcia di solidarietà è finita in scontri con i soldati israeliani: almeno nove i feriti tra i palestinesi, tra cui un ragazzo colpito da un proiettile al piede. Intanto, nel secondo venerdì di Ramadan, le autorità israeliane hanno limitato l’accesso alla moschea di al-Aqsa. Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 9.30: Un razzo sparato dalla Striscia di Gaza ha colpito una stazione di rifornimento nei pressi di Ashdod, stamattina, 28 chilometri dal nord di Gaza, provocando un’esplosione in cui sono rimaste ferite tre persone, di cui una in maniera grave, secondo quanto riferito da fonti israeliane.

Nella Striscia, invece, il bilancio delle vittime continua ad aumentare. Secondo il portavoce del Servizio di emergenza di Gaza, Ashraf al-Qudra, sono circa 95 i gazawi uccisi da quando è iniziata l’operazione ‘Barriera Protettiva’ quattro giorni fa.

AGGIORNAMENTO ORE 9.00: Due razzi sono stati lanciati dal Libano, dall’area di Hasbaya, alle 6.30 di stamattina e sono caduti nei pressi dell’insediamento di Kfar Yuval, senza provocare danni, secondo quanto riferito dalle Forze armate israeliane che hanno risposto con l’artiglieria.

 

Gerusalemme, 11 luglio 2014, Nena News – L’offensiva via terra si avvicina. La tragedia che soffoca Gaza potrebbe intensificarsi ancora di più: con una serie di sms il governo di Tel Aviv ha intimato a 100mila gazawi residenti nel nord della Striscia, a Beit Lahiya, Beit Hanoun e Abasan al-Saghira, di lasciare le proprie case. Il presidente dell’ANP Abbas – dopo aver annunciato il fallimento di ogni tentativo di dialogo anche attraverso la mediazione parziale dell’Egitto – ha fatto appello alla popolazione perché se ne vada nel timore di una carneficina.

Israele ha richiamato 20.000 riservisti e stanotte è entrata in azione la marina israeliana che ha lanciato almeno due missili verso il porto di Gaza City. In fiamme anche Arca di Gaza della FreedomFlotilla.

gazaark

 

Novanta palestinesi sono morti nei raid. Ogni tentativo diplomatico è fallito. Ieri, durante una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il Segretario Generale Ban Ki-moon ha lanciato un appello al cessate-il-fuoco, mentre il presidente Usa, Barack Obama ha parlato con il premier Netanyahu offrendosi come mediatore per un cessate-il-fuoco con Hamas. Negli ultimi giorni sono stati lanciati circa 550 razzi dalla Striscia di Gaza, mentre i raid israeliani sono stati oltre 800.

Fonte:

IL DRAMMA DI GAZA: EFFETTI DELLE ARMI ISRAELIANE SULLA POPOLAZIONE GAZAWI

Qui c’è un video  di un’intervista di pochi giorni fa alla dottoressa Paola Manduca, genetista dell’Università di Genova, sugli effetti cancerogeni e sulle mutazioni genetiche provocate dalle armi  sulla popolazione gazawi durante l’attacco israeliano “Piombo Fuso“. Si parla delle armi con metalli tossici e di quelle al fosforo bianco:

http://www.primocanale.it/video/il-dramma-di-gaza-vi-racconto-come-si-vive-sotto-le-bombe-62117.html

Per approfondire visitare il sito http://www.newweapons.org/

 

A seguire alcuni articoli tratti dal blog di Valentina Perniciaro:

Qui un comunicato stampa dell’11 maggio 2010 tratto sempre da http://www.newweapons.org/

http://baruda.net/2010/05/12/le-armi-di-gaza/

Qui uno studio del Prof. Alberto Breccia del Comitato Scientifico dell’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) e le testimonianze di due medici norvegesi – che hanno operato allo Shifa Hospital a Gaza durante Piombo Fuso – il Dott Erich Fosse e il Dott Gilbert Mads, sull’uso di armi basate su nano sistemi e sostanze chimiche:

 http://baruda.net/2009/06/04/da-rainews-24-le-armi-letali-di-gaza-e-le-nanotecnologie/

 
Qui un articolo sulle bombe Dime, utilizzate durante Piombo Fuso e precendetemente anche in  Libano nel 2006 e a Gaza lo stesso anno, durante l’operazione “Pioggia d’estate”:

Foto di Mahmud Hams _I corpi spezzati di Gaza_
Foto di Mahmud Hams _I corpi spezzati di Gaza_

Gli effetti delle bombe DIME

Gli effetti delle bombe DIME

 

Foto di Mahmud Hams _L'Ospedale di Al-Shifa_

Foto di Mahmud Hams _L’Ospedale di Al-Shifa_

 

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http://baruda.net/2009/01/13/bombe-dime-piovono-sulla-popolazione-di-gaza/

 

PROFUGHI SIRIANI: AL VOTO SOTTO TORTURA

      redazione

      venerdì 30 maggio 2014 10:22

Ufficialmente i profughi siriani in Libano stanno correndo a migliaia nei seggi allestiti per loro in Libano per votare, annunciano, per Assad. Questa sarebbe la loro “libera scelta”.

Pochi si azzardano a smentire, a negare le verità ufficiali, propalate a nome dei profughi da loro portavoce.

Ma il periodico on line NOW LEBANON ha avuto il coraggio di entrare nell’Hezbollastan, cioè nei quartieri e nei territori libanesi sotto il controllo del partito di Dio. E quello che ha aprpeso è molto diverso, anzi, di più.

I racconti riferiti da NOW LEBANON dimostrano che i profughi vengono intimiditi, in alcuni casi torturati dai miliziani di Hezbollah, fino a quando non accettano di recarsi a votare e di far votare, il che vuol dire ovviamente per Assad.

Il portale NOW LEBANON riferisce con coraggio dove e chi ha raccolto queste testimonianze. Uno scandalo nello scandalo.

Sarebbe importante capire cosa facciano le numerose organizzazioni internazionali presenti: devono far finta di non sapere, di non vedere? Sono anch’esse sotto il ricatto, la minaccia di Hezbollah? E i paesi europei che hanno consentito che questa ignobile farsa elettorale si svolgesse anche qui, in Europa?

 

 

 

Fonte:

http://ilmondodiannibale.globalist.it/Detail_News_Display?ID=104392&typeb=0

 

I RIFUGIATI DI YARMOUK RACCONTANO DEI TRATTAMENTI BRUTALI PER MANO DEI SIRIANI

28 aprile 2014

Volontari distribuiscono cibo gratuitamente ai residenti del campo profughi di Yarmouk, Siria.

Voluntari distribuiscono cibo gratuitamente ai residenti del campo profughi di Yarmouk, Siria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCRITTO DA MARTIN CHULOV, tradotto da Fiore Haneen Tafesh Sarti

Famiglie palestinesi che sono riuscite a fuggire dal campo siriano sono ora in Libano con le storie terribili della loro sofferenza.

Trascinandosi dietro un sacchetto di plastica con i vestiti e gli avanzi di cibo che sono riusciti a salvare, Umm Samir scacciato dalla sua casa in rovina, sta strisciando nel buio prima dell’alba per il suo secondo viaggio di esilio in 68 anni.

Giorni difficili, poiché lei ha fatto il suo percorso dal campo profughi palestinese di Yarmouk di Damasco fino a Beirut, dove ora si confronta con la realtà amara di essere di nuovo diventata una rifugiata, e il sogno di tutta una vita di tornare alla sua città natale è ora più lontano che mai.

“Ho sempre pensato che l’unica volta che avrei dovuto lasciare Yarmouk sarebbe stato per tornare in Palestina”, ha detto da una piccola cantina situata nel campo palestinese di Sabra – Shatila, nel cuore della capitale libanese, dove la famiglia ha cercato riparo tre giorni fa. “Ora mi trovo qui.”

Dall’altra parte della stanza, la figlia di Umm Samir, il genero, e cinque dei suoi 10 bambini, sono accovacciati in silenzio sul pavimento. Il padre dei bambini, Abu Sameer, ingobbito, colpiva l’aria, mentre Umm Samir si sposta velocemente tra rabbia e dolore.

“Non mi aspettavo questo”, ha detto Umm Samir circa l’assedio inesorabile sul campo di Yarmouk, che ha visto molti patire la fame fino al punto di morte. “Non pensavo che il regime siriano avrebbe fatto questo alla nostra gente. Il velo è caduto. Possiamo vedere chiaramente quanto ci hanno sfruttati.”

Negli ultimi quindici giorni, l’assedio di Yarmouk, il campo sostenuto dalla Siria nel corso di quattro decenni, come simbolo del suo (presunto, ndt) impegno per la causa palestinese, ha raggiunto un limite. Molti di quelli che restano sono stati in grado di nutrirsi, oppure hanno dovuto lasciarlo. Altri, come Abu Samir e la sua famiglia, hanno deciso che un suicidio a correre per le frontiere gelosamente custodite del campo era una scommessa migliore che restare in edifici abbandonati e frutteti saccheggiati.

“Abbiamo lasciato il campo a piccoli gruppi, ma cinque dei nostri figli sono ancora lì”, ha detto Abu Samir. ” Era troppo pericoloso portarli con noi. Stavamo morendo”, ha detto della sua decisione di lasciare. “Non avevamo scelta”.

La situazione disperata di coloro che hanno lasciato alle spalle è stata descritta la scorsa settimana dalle Nazioni Unite per il soccorso Works Agency (UNRWA) e dai piani di Observer. Entrambi hanno evidenziato la portata di una catastrofe crudamente in contrasto con una recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che chiedeva che aiuti umanitari fossero consegnati a tutti coloro che sono coinvolti in una guerra implacabile in Siria.

La settimana scorsa, dopo una richiesta del segretario generale Onu Ban Ki-moon, le cose sono cambiate a Yarmouk, pacchi di cibo hanno potuto raggiungere alcuni che li hanno ricevuti per la prima volta in 15 giorni. L’UNRWA ha riferito che i funzionari siriani avevano permesso l’entrata nelcampo di quasi 700 pacchi, ciascuno in grado di alimentare tra le cinque e le otto persone. La consegna facilita una crisi immediata, ma non riesce ad affrontare un deficit di scorte profondo, causato da mesi di ritardo nelle consegne dall’inizio dell’anno.

E i nuovi rifornimenti non hanno raggiunto tutti coloro che ne hanno bisogno. Un residente di Yarmouk, che ha chiesto di non essere nominato, era quasi troppo esausto per farsi sentire su tutta la linea telefonica venerdì. “E’ un incubo”, ha detto. “Da soli quattro mesi abbiamo mangiato solo riso e erba, ravanelli e erbaccia.”

Alla domanda sul perché non avesse cercato di scappare, ha detto: “Se fossimo stati presi, saremmo stati portati dritti al Palestine Branch (divisione dell’Intelligence). Chi va lì dentro non ne esce. E’ così che tante persone sono scomparse”.

Molti degli esuli di Yarmouk dicono che il nome della loro ex casa sarà presto inciso nella infamia nello stesso modo che Sabra – Shatila 32 anni fa, quando più di 1.000 palestinesi furono massacrati da milizie cristiane libanesi che all’epoca erano alleate dell’occupazione israeliana.

I fantasmi del 1982 sono profondamente sinonimo di sofferenza palestinese.

Ma alcuni dei nuovi arrivati dicono che la scala degli orrori attuali a Yarmouk e in altri campi siriani potrebbe presto perfino superare un episodio di tale dolore.

Iran e Siria “fingono di essere contro Israele”, ma questo è solo uno stratagemma, secondo Umm Ibrahim, la matriarca di una famiglia di Yarmouk, arrivata a Sabra – Shatila nelle ultime settimane. “Le alture del Golan sono state in silenzio per quanto tempo?” chiede retoricamente. “La resistenza palestinese le utilizzava per venire attraverso il Libano a combattere Israele, autorizzata ad entrare attraverso la terra siriana. Nemmeno a un uccello è stato permesso di volare attraverso la recinzione di confine.”

Il risentimento ribolle tra le due famiglie dei nuovi rifugiati. “Gli arabi sono nemici più grandi che gli israeliani”, ha detto Umm Samir. “Loro non si comportano così con i loro peggiori nemici.”

Indesiderati in Siria, coloro che fuggono da Yarmouk hanno appena capito che tipo di casa sia il Libano. Ai nuovi arrivi è dato un visto di una settimana, che impone loro di riferire alle autorità o di pagare una multa di $ 200, che pochi tra loro si possono permettere. Mentre l’UNRWA e le altre organizzazioni umanitarie offrono qualche aiuto alimentare e spazio di vita, le condizioni sono molto peggiori qui che in condizionidi pre-guerra in Siria.

“Non si preoccupano minimamente dinoi “, ha detto Umm Samir, che era troppo giovane per ricordare il suo primo viaggio in esilio nel 1948 dalla città palestinese di Safed, in quello che oggi è Israele, e troppo angosciata per voler ricordare il suo secondo viaggio della settimana scorsa. “Ho pensato che se avessi mai lasciato la mia casa ancora una volta prima di morire, sarebbe stato per tornare in Palestina.”

Fuori Sabra-Shatila, nella vicina ambasciata palestinese, l’alto funzionario Qassem Abu Mazen, responsabile per gli arrivi a Yarmouk, ha cercato di minimizzare la portata della crisi. “Le cose sono effettivamente migliorate nelle ultime settimane”, ha detto. “Non sono peggiorate. La leadership palestinese ha deciso di prendere una posizione di neutralità. Questo ci ha portato più vicino al regime siriano, nonostante tutto quello che è successo. E’ stata una decisione difficile, ma ci ha resi meno di parte. Questo è un gioco di scacchi che deve essere giocato da tutti nella regione”, ha detto della guerra siriana.

“Ma c’è una sola mente, l’America. Serve i loro interessi in modo che possano rimanere nella regione.”

Nel campo, i nuovi arrivati non credono assolutamente in tutto questo.

“I nostri cosiddetti leaders hanno le loro ragioni per la loro vicinanza al regime siriano”, ha detto Umm Samir. “E non ha nulla a che fare con noi. Vergogna su di loro e sul loro silenzio.”

ORIGINALE: http://www.theguardian.com/world/2014/apr/27/yarmouk-refugees-brutal-treatment-syrians

 

 

Fonte:

http://myfreesyria.com/2014/04/28/i-rifugiati-di-yarmouk-raccontano-dei-trattamenti-brutali-per-mano-dei-siriani/