MESSINA E IL SOSTEGNO A FREDOM FLOTILLA

Marianne verso Gaza - Foto di Pablo Miranzo Marianne verso Gaza – Foto di Pablo Miranzo

Salperà il prossimo 14 settembre 2016 verso Gaza, AMAL (Speranza), la nave acquistata dalla Coalizione internazionale Freedom Flotilla, che per ora si trova a Barcelona.

Per discutere del progetto e dell’itinerario è stato organizzato un incontro il prossimo 2 settembre, a partire dalle 17:30, presso la Sala Ovale del Comune di Messina. Nel comunicato diramato, si legge anche la notizia che in tanti attivisti aspettavano: Estelle, l’imbarcazione sequestrata nella spedizione nel 2012, sarà restituita. A stabilirlo, con una sentenza che ha segnato la storia, è stata la Corte suprema.

Gli organizzatori, però, non vogliono abbassare la guardia sui fatti gravi che ancora accadono a Gaza: i cechi bombardamenti, anche sulla popolazione inerme, passano costantemente nel silenzio generale, inclusi i social network che normalmente sono invasi dai “Je suis”, dichiarazioni di solidarietà, di turno.

AMAL sarà in Italia a settembre, dunque, e la sua sua ultima tappa sarà proprio nella città di Messina. Ecco perché, in previsione di questo arrivo, il comitato messinese auspica “l’adesione ai principi della Freedom Flotilla da parte di tutte le organizzazioni democratiche a livello locale e nazionale”, ma anche “la promozione di dibattiti, letture di poesie, proiezione film, concerti a favore della Palestina e di Gaza su tutto il territorio nazionale”.

Al progetto hanno già aderito numerose associazioni, tra cui l’ARCI Thomas Sankara, il movimento Cambiamo Messina dal Basso, la Casa RossaR@PMessina, il Centro cultutrale islamico, la CGIL area Lavoro e Società, la Comunità palestinese cittadina, il Coordinamento siciliano di solidarietà con la Palestina, il CUB Gruppo Pari opportunità di CMdB, il Partito della Rifondazione comunista, Sangha dello Stretto, il partito SEL Sinistra italiana.

Gli organizzatori lanciano appelli affinché possano arrivare nuove adesioni. L’invito, infatti, è molto chiaro: il Gruppo chiama “a raccolta tutte le organizzazioni democratiche del paese e singoli Cittadini, per rompere il blocco che impedisce ai Palestinesi di Gaza qualsiasi contatto con il mondo”.

I principi che stanno alla base di Freedom Flotilla e che accomunano tutti i membri e i partecipanti sono innanzitutto quelli legati al credere nei diritti umani universali, nella libertà e nell’uguaglianza di tutti. La finalità è, si legge nel comunicato diramato, “ispirare e unire le comunità di tutto il mondo contro il blocco illegale e immorale di Gaza e agire uniti per porvi fine”. Oltre ad opporsi a qualsiasi forma di punizione collettiva e dichiarazione di colpa, il collettivo Freedom Flotilla respinge “qualsiasi forma di razzismo e discriminazione, inclusi antisemitismo e islamofobia”.

A voler segnare qualche tappa della storia del progetto, basti ricordare che nel 2008 le barche del Free Gaza Movement iniziarono i primi i tentativi via mare con lo scopo di cassare il blocco israeliano di Gaza che opprimeva e ancora opprime la popolazione palestinese e nega a essa il diritto alla libertà di movimento e di commercio. Qualche successo fu segnato: le prime imbarcazioni, infatti, furono in grado di arrivare cinque volte a Gaza e tornare indietro in Europa. La dura risposta di Israele non si fece attendere: tutte le barche salpate alla volta di Gaza, l’anno successivo, quindi nel 2009, furono non solo fermate, ma anche attaccate violentemente dalla marina israeliana, tanto da dover capitolare.

Questi eventi sono stati la spinta per la nascita di un coordinamento internazionale a cui partecipano attivisti provenienti da tutto il mondo: Italia, Spagna, Svezia, USA, Canada, Australia, Norvegia, Grecia. Nasce così la Coalizione internazionale della FreedomFlotilla.

Nel 2010, la Freedom Flotilla I fu attaccata e abbordata ancora dalla marina israeliana in acque inernazionali. A farne le spese, morendo, furono ben 10 attivisti che si trovavano a bordo della nave Mavi Marmara.

Nel 2011, la Freedom Flotilla II, insieme alla nave italiana “Stefano Chiarini“, tenta di partire dalla Grecia e dalla Turchia. Delle 12 imbarcazioni, solo tre riescono a partire verso Gaza e vengono attaccate dalla marina israeliana in acque internazionali. Le imbarcazioni vengono confiscate illegalmente da Israele.

Nel 2012, Estelle parte dalla Finlandia e fa sosta in ben 13 porti europei per sensibilizzare le popolazioni sulla grave crisi umanitaria causata dal blocco di Gaza. In Italia approda a La Spezia e poi da Napoli parte diretta a Gaza. Ancora una volta, viene attaccata dalla marina israeliana in acque internazionali e trainata al porto israeliano di Ashdod.

Nel biennio 2013-2014, inizia la campagna “commercio e non aiuti”. Viene costruita l’Arca di Gaza per trasportare prodotti dal porto verso gli acquirenti internazionali e incoraggiare il mondo a commerciare con i produttori di Gaza. Israele si sente minacciato e non si limita solo a sabotare il progetto, ma addirittura decide di bombardare l’Arca fino ad distruggerla.

Nel 2015, Marianne salpa da Messina verso Gaza e viene bloccata in acque internazionali dalla marina israeliana e le persone a bordo private della libertà. La Svezia, palesemente contraria al sequestro, protesta contro Israele per questa operazione che sembra contraria al diritto internazionale, chiedendo inoltre che il console svedese possa mettersi in contatto diretto con le persone detenute. Il Primo Ministro israeliano, una volta avvenuto l’ancoraggio, lancia pubblicamente un plauso alla sua marina militare per l’andamento dell’operazione. Tanto che i mass media leggono e interpretano positivamente tale comportamento. Ma gli attivisti denunciano una realtà differente. Infatti, sembrerebbe che dalle prime dichiarazioni rilasciate dai passeggeri liberati, supportate da un video (dove si sentono le scariche delle pistole elettriche taser, che provocano le grida di dolore delle persone colpite), emergerebbe una storia differente: quasi 40 militari a fronte di 18 tra passeggeri ed equipaggio sulla Marienne.

 

 

Fonte:

http://www.ilcarrettinodelleidee.com/sito/messina-e-provincia/incitta/item/3574-messina-e-il-sostegno-a-freedom-flotilla.html

UN NUOVA FREEDOM FLOTILLA PACIFICA VERSO GAZA

Posted on 28 luglio 2014 by

comunicato stampa
La Coalizione della Freedom Flotilla
Condanna l’attacco israeliano a Gaza, il blocco in atto e la complicità internazionale.

Pianifichiamo l’invio di una nuova Freedom Flotilla per sfidare il blocco

La Coalizione Internazionale della Freedom Flotilla (composta da campagne Inglesi, Francesi, Svedesi, Norvegesi, Spagnole, Italiane, Greche, Turche, Statunitensi, Canadesi e Australiane) condanna l’attacco militare israeliano contro i civili di Gaza, denuncia l’insuccesso della comunità internazionale nel fermare l’attacco, e rinnova l’opposizione al blocco economico imposto da Israele ai Palestinesi di Gaza e la collaborazione di altri governi.

Notiamo che la richiesta di rimuovere il blocco è un punto centrale dei colloqui in corso per fermare la violenza, e che i governi che rifiutano il blocco dovrebbero utilizzare la propria influenza ora per far sì che un accordo che pone fine alla violenza, ponga fine anche al blocco dannoso.

Contestualmente annunciamo che stiamo progettando una nuova Flotilla nel prossimo futuro, per sfidare l’assedio di Gaza, con partecipanti da tutto il mondo. Annunciamo la nostra intenzione di ripartire da Gaza trasportando prodotti palestinesi da esportazione, continuando così il lavoro dell’Arca di Gaza.

Siamo civili pacifici, che agiscono in solidarietà con il popolo palestinese, indipendenti da qualsiasi governo. Contrariamente a quanto espresso di recente da alcuni media, non abbiamo chiesto scorta militare, non abbiamo alcuna intenzione di farlo, e partiremo, come sempre, senza alcuna scorta militare.

La  Mavi Marmara,  la nave madre della Freedom Flotilla del 2010, che ha pagato il prezzo dell’assalto della marina militare israeliana che uccise  nove cittadini turchi e uno statunitense, sarà presto pronta ad unirsi alla Flotilla che trasporterà centinaia di attivisti pacifici da tutto il mondo.

Maggiori informazioni sui nostri piani saranno disponibili in poche settimane. Chiediamo ai sostenitori in tutto il mondo di stare allerta per gli  aggiornamenti e di prepararsi  a prender parte alla nostra campagna per far cadere il blocco israeliano di Gaza.

Freedom Flotilla Coalition:
European Campaign to end the Siege on Gaza
International Committee for Breaking the Siege on Gaza (ICBSG)
Freedom Flotilla Italia
Gaza’s Ark
IHH
Rumbo a Gaza
Ship to Gaza Greece
Ship to Gaza Norway
Ship to Gaza Sweden

Per maggiori informazioni:
Zohar Chamberlain Regev (Rumbo a Gaza/Spain)  +34 (647) 077-426   [email protected]
Dror Feiler (StG-Sweden)  +46 (70) 285-5777  [email protected]
İzzet Shahin (IHH/Turkey)  +90 (530) 341 2134  [email protected]
Ehab Lotayef (Gaza’s Ark/Canada)  +1 (514) 941-9792  [email protected]

 

 

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/2014/07/28/6203/

 

GAZA, LUGLIO 2014: UMANITA’ DOVE SEI? – PARTE PRIMA

Se le “democrazie” di tutto il mondo – compreso lo stato italiano – forniscono a Israele armi di distruzione di massa; se i media mainstream gridano allo scandalo di centinaia di razzi lanciati – che per fortuna non hanno fatto vittime ( e spero non ne faranno) – e chiamano terroristi i palestinesi, di cui la maggior parte donne e bambini, ammazzati come mosche; se i coloni israeliani si godono lo spettacolo dei bombardamenti seduti come a un cinema all’aperto e applaudendo a ogni esplosione; se Israele continua a fare vittime innocenti, dov’è l’umanità? Negli oltre cento martiri palestinesi di questi giorni.

D. Q.

 

Qui la foto che ritrae i coloni di Sderot mentre vanno al “cinema”:

“[…] gli abitanti di Sderot, nel sud di Israele, ieri notte hanno portato le loro sedie in cima alla collina che sovrasta la Striscia di Gaza per godersi lo spettacolo “cinematografico” dei bombardamenti: secondo il giornalista Allan Sorensen, che ha postato la foto su Twitter, gli spettatori applaudivano a al suono di ogni esplosione.”

sderot cinema

Fonte: Nena News

 

Qui un articolo de il manifesto sulle armi fornite a Israele:

Ecco il contributo dell’Italia ai raid dell’aviazione di Tel Aviv

— Manlio Dinucci,

Armi. La cooperazione sancita da una legge del 2005. Coinvolte le forze armate all’interno di un vincolo di segretezza

I cac­cia­bom­bar­dieri che mar­tel­lano Gaza sono F-16 e F-15 for­niti dagli Usa a Israele (oltre 300, più altri aerei ed eli­cot­teri da guerra), insieme a migliaia di mis­sili e bombe a guida satel­li­tare e laser.

Come docu­menta il Ser­vi­zio di ricerca del Con­gresso Usa (11 aprile 2014), Washing­ton si è impe­gnato a for­nire a Israele, nel 2009–2018, un aiuto mili­tare di 30 miliardi di dol­lari, cui l’amministrazione Obama ha aggiunto nel 2014 oltre mezzo miliardo per lo svi­luppo di sistemi anti-razzi e anti-missili. Israele dispone a Washing­ton di una sorta di cassa con­ti­nua per l’acquisto di armi sta­tu­ni­tensi, tra cui sono pre­vi­sti 19 F-35 del costo di 2,7 miliardi. Può inol­tre usare, in caso di neces­sità, le potenti armi stoc­cate nel «Depo­sito Usa di emer­genza in Israele». Al con­fronto, l’armamento pale­sti­nese equi­vale a quello di chi, inqua­drato da un tira­tore scelto nel mirino tele­sco­pico di un fucile di pre­ci­sione, cerca di difen­dersi lan­cian­do­gli il razzo di un fuoco artificiale.

Un con­si­stente aiuto mili­tare a Israele viene anche dalle mag­giori potenze euro­pee. La Ger­ma­nia gli ha for­nito 5 sot­to­ma­rini Dol­phin (di cui due rega­lati) e tra poco ne con­se­gnerà un sesto. I sot­to­ma­rini sono stati modi­fi­cati per lan­ciare mis­sili da cro­ciera nucleari a lungo rag­gio, i Popeye Turbo deri­vati da quelli Usa, che pos­sono col­pire un obiet­tivo a 1500 km. L’Italia sta for­nendo a Israele i primi dei 30 veli­voli M-346 da adde­stra­mento avan­zato, costruiti da Ale­nia Aer­mac­chi (Fin­mec­ca­nica), che pos­sono essere usati anche come cac­cia per l’attacco al suolo in ope­ra­zioni bel­li­che reali.

La for­ni­tura dei cac­cia M-346 costi­tui­sce solo una pic­cola parte della coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana, isti­tu­zio­na­liz­zata dalla Legge n. 94 del 17 mag­gio 2005. Essa coin­volge le forze armate e l’industria mili­tare del nostro paese in atti­vità di cui nes­suno (nep­pure in par­la­mento) viene messo a cono­scenza. La legge sta­bi­li­sce infatti che tali atti­vità sono «sog­gette all’accordo sulla sicu­rezza» e quindi segrete. Poi­ché Israele pos­siede armi nucleari, alte tec­no­lo­gie ita­liane pos­sono essere segre­ta­mente uti­liz­zate per poten­ziare le capa­cità di attacco dei vet­tori nucleari israe­liani. Pos­sono essere anche usate per ren­dere ancora più letali le armi «con­ven­zio­nali» usate dalla forze armate israe­liane con­tro i palestinesi.

La coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana si è inten­si­fi­cata quando il 2 dicem­bre 2008, tre set­ti­mane prima dell’operazione israe­liana «Piombo fuso» a Gaza, la Nato ha rati­fi­cato il «Pro­gramma di coo­pe­ra­zione indi­vi­duale» con Israele. Esso com­prende: scam­bio di infor­ma­zioni tra i ser­vizi di intel­li­gence, con­nes­sione di Israele al sistema elet­tro­nico Nato, coo­pe­ra­zione nel set­tore degli arma­menti, aumento delle eser­ci­ta­zioni mili­tari con­giunte.
In tale qua­dro rien­tra la «Blue Flag», la più grande eser­ci­ta­zione di guerra aerea mai svol­tasi in Israele, cui hanno par­te­ci­pato nel novem­bre 2013 Stati uniti, Ita­lia e Gre­cia. La «Blue Flag» è ser­vita a inte­grare nella Nato le forze aeree israe­liane, che ave­vano prima effet­tuato eser­ci­ta­zioni con­giunte solo con sin­goli paesi dell’Alleanza, come quelle a Deci­mo­mannu con l’aeronautica ita­liana. Le forze aeree israe­liane, sot­to­li­nea il gene­rale Ami­kam Nor­kin, stanno spe­ri­men­tando nuove pro­ce­dure per poten­ziare la pro­pria capa­cità, «accre­scendo di dieci volte il numero di obiet­tivi che ven­gono indi­vi­duati e distrutti». Ciò che sta facendo in que­sto momento a Gaza, gra­zie anche al con­tri­buto italiano.

Fonte:

http://ilmanifesto.info/ecco-il-contributo-dellitalia-ai-raid-dellaviazione-di-tel-aviv/

 

Qui gli ultimi aggiornamenti da Nena News:

11 lug 2014
by Redazione

Israele intima a 100mila gazawi residenti a Beit Lahiya e Beit Hanoun di lasciare le proprie case. Abbas fa lo stesso appello: “Negoziati falliti”. Obama si offre come mediatore

 

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Giorno 3 – giovedì 1o luglio

Giorno 2 – mercoledì 9 luglio

Giorno 1 – martedì 8 luglio

 

dalla redazione

AGGIORNAMENTO ore 18 – ONU: “L’ATTACCO ISRAELIANO POTREBBE VIOLARE IL DIRITTO INTERNAZIONALE”

Secondo l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’operazione israeliana in corso contro Gaza solleva dubbi sul rispetto del diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario e quello di guerra. La portavoce, Ravina Shamdasani, ha detto che l’ufficio ha ricevuto rapporti su “numerose vittime civili, compresi bambini, dovuti al bombardamento di case. Tali rapporti sollevano dubbi sul rispetto da parte israeliana del diritto internazionale”. La Shamdasani ha aggiunto che gli attacchi alle case sono una violazione del diritto di guerra a meno che non siano usate per fini militari, ma che “in caso di dubbio, se l’edificio è normalmente utilizzato per fini civili, come abitazione, non può essere considerato un target legittimo”.

 

AGGIORNAMENTO ore 17.30 – COLPITA LA MOSCHEA DI ZEITOUN

La moschea del quartiere di Zeitoun è stata colpita dall’aviazione israeliana dopo la preghiera del venerdì. Almeno sette i feriti.

 

AGGIORNAMENTO ore 15.15 – HAMAS MINACCIA: “COLPIREMO L’AEROPORTO DI TEL AVIV”

Le Brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno emesso un comunicato diretto alle compagnie aeree internazionali, nel quale avvertono dell’intenzione di colpire con i missili l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, perché sede della base aerea militare n. 27.  ”Decliniamo ogni responsabilità legale e etica per danni ai vostri passeggeri o ai vostri aerei da e per il suddetto aeroporto”, si legge nel comunicato. Secondo l’Autorità israeliana per gli aeroporti, le attività dello scalo sono state sospese per 10 minuti dopo l’allarme lanciato da una sirena di emergenza, ma tutti i voli programmati sono partiti e arrivati senza problemi.

AGGIORNAMENTO ORE 14.10: LE REAZIONI INTERNAZIONALI

OIC: L’organizzazione per la Cooperazione islamica ha condannato i continui raid israeliani su Gaza e ha esortato il  Consiglio di Sicurezza dell’Onu a impegnarsi per il cessate-il-fuoco.

TURCHIA: Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan avverte Tel Aviv: “Fermate l’oppressione, altrimenti la distensione dei rapporti tra Turchia e Israele non sarà possibile”.

Le relazioni tra i due Paesi erano precipitate ai minimi storici nel 2010, in seguito al blitz delle forze speciali israeliane sula Mavi Marmara, una delle navi della Freedom Flotilla che tentava in maniera pacifica di rompere il blocco su Gaza. Nell’assalto, avvenuto in acque internazionali, erano stati uccisi nove attivisti turchi. L’azione aveva provocato l’espulsione l’ambasciatore israeliano, la richiesta di scuse formali, di un risarcimento per le vittime e della fine dell’embargo sulla Striscia.

Lo crisi diplomatica tra i due Paesi, trasformatasi in uno stallo delle relazioni, è durata oltre un anno e la svolta, che dovrebbe portare a una normalizzazione, è arrivata con l’intervento del presidente Usa, Barack Obama.

Ieri Erdogan, candidato per le presidenziali di agosto, ha detto che sebbene le prime due condizioni – scuse e risarcimento – siano state soddisfatte, l’operazione militare contro Gaza mostra che Israele non ha intenzione di soddisfare la terza condizione posta da Ankara, cioè la fine dell’embargo. Condizione che comunque Tel Aviv non sembrava affatto intenzionata a soddisfare.  Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 13.15: L’Egitto ha chiuso il valico di Rafah dopo appena un giorno di apertura durante il quale sono riuscite a passare soltanto 11 persone. Nei raid israeliani sono stati feriti 600 palestinesi e il Cairo aveva aperto il valico ieri per consentire ai feriti gravi di curarsi in Egitto.

 

AGGIORNAMENTO ORE 13.00: LE REAZIONI INTERNAZIONALI

EGITTO: Oggi il Cairo ha stigmatizzato l’attacco israeliano a Gaza, parlando di “oppressive politiche di punizione collettiva” con un impiego “eccessivo e non necessario della forza militare” che sta provocando la “morte di innocenti”.

Una critica che arriva dopo il rifiuto egiziano di mediare una cessate-il-fuoco tra Tel Aviv e Hamas, che aveva fatto sperare in una fine delle violenze. L’intervento egiziano era stato richiesto da Abbas che ieri ha dovuto arrendersi di fronte al diniego del Cairo.

Il ministero egiziano degli Esteri ha rivolto un appello alla cosiddetta comunità internazionale per il raggiungimento di quella tregua che però il Cairo non ha voluto mediare, come accaduto nel 2012 per la precedente campagna militare contro Gaza denominata ‘Pilastri di difesa’.

Da allora la situazione in Egitto è molto cambiata. Il golpe del 3 luglio dell’anno scorso ha portato al potere il generale Abdel Fattah al-Sisi, nemicoga giurato dei Fratelli Musulmani legati ad Hamas. Soltanto ieri l’Egitto ha aperto il valico di Rafah, l’unica via di fuga oltre a Erez controllato dagli israeliani, per consentire il passaggio dei feriti più gravi. Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 12.00: Sono 11 le vittime della quarta notte consecutiva di raid israeliani sulla Striscia di Gaza, tra cui cinque membri della famiglia Ghannam la cui casa, a Rafah, è stata rasa al suolo. L’offensiva denominata ‘Barriera Protettiva’ sinora ha fatto cento morti tra i palestinesi intrappolati in questo piccolo lembo di terra e circa la metà sono donne e bambini. È la più grande operazione militare israeliana contro Hamas a Gaza dal 2012: sono stati colpiti 1.090 obiettivi, mentre i razzi lanciati dalla Striscia sarebbero 407 e altri 118 sono stati intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome, secondo quanto riferito dalle Forze armate israeliane.

Nonostante le dichiarazioni di Tel Aviv che parla di attacchi mirati, nel mirino dell’aviazione israeliana non ci sono soltanto basi di Hamas e della Jihad islamica, o gli edifici pubblici, ma le case di decine di famiglie di gazawi. Oltre 300 abitazioni private sono state distrutte o danneggiate e circa duemila persone sono rimaste senza casa.

Durante la notte la marina israeliana ha puntato i suoi cannoni sul porto di Gaza City, colpendo anche l’Arca di Gaza, l’imbarcazione già bruciata lo scorso aprile che avrebbero dovuto compiere un viaggio simbolico nel Mediterraneo per rompere l’embargo israeliano.

 

porto

 

L’allerta è alta per il timore di un’offensiva di terra. Israele ha schierato i suoi carri armati al confine, ha richiamato almeno 40.000 riservisti  e ieri ha bombardato il versante palestinese del valico di Erez. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha accusato di codardia gli israeliani, dicendo che un’offensiva di terra sarebbe un errore. In una dichiarazione separata, il braccio armato del movimento islamico che governa Gaza dal 2007, le Brigate al-Qassam, ha di fatto minacciato di rapire soldati israeliani: “Un’offensiva via terra sarebbe un’opportunità per i prigionieri palestinesi”.

TERRITORI OCCUPATI

C’è rabbia nei Territori Occupati per la sorte dei palestinesi di Gaza. Ieri sera Betlemme una marcia di solidarietà è finita in scontri con i soldati israeliani: almeno nove i feriti tra i palestinesi, tra cui un ragazzo colpito da un proiettile al piede. Intanto, nel secondo venerdì di Ramadan, le autorità israeliane hanno limitato l’accesso alla moschea di al-Aqsa. Nena News

 

AGGIORNAMENTO ORE 9.30: Un razzo sparato dalla Striscia di Gaza ha colpito una stazione di rifornimento nei pressi di Ashdod, stamattina, 28 chilometri dal nord di Gaza, provocando un’esplosione in cui sono rimaste ferite tre persone, di cui una in maniera grave, secondo quanto riferito da fonti israeliane.

Nella Striscia, invece, il bilancio delle vittime continua ad aumentare. Secondo il portavoce del Servizio di emergenza di Gaza, Ashraf al-Qudra, sono circa 95 i gazawi uccisi da quando è iniziata l’operazione ‘Barriera Protettiva’ quattro giorni fa.

AGGIORNAMENTO ORE 9.00: Due razzi sono stati lanciati dal Libano, dall’area di Hasbaya, alle 6.30 di stamattina e sono caduti nei pressi dell’insediamento di Kfar Yuval, senza provocare danni, secondo quanto riferito dalle Forze armate israeliane che hanno risposto con l’artiglieria.

 

Gerusalemme, 11 luglio 2014, Nena News – L’offensiva via terra si avvicina. La tragedia che soffoca Gaza potrebbe intensificarsi ancora di più: con una serie di sms il governo di Tel Aviv ha intimato a 100mila gazawi residenti nel nord della Striscia, a Beit Lahiya, Beit Hanoun e Abasan al-Saghira, di lasciare le proprie case. Il presidente dell’ANP Abbas – dopo aver annunciato il fallimento di ogni tentativo di dialogo anche attraverso la mediazione parziale dell’Egitto – ha fatto appello alla popolazione perché se ne vada nel timore di una carneficina.

Israele ha richiamato 20.000 riservisti e stanotte è entrata in azione la marina israeliana che ha lanciato almeno due missili verso il porto di Gaza City. In fiamme anche Arca di Gaza della FreedomFlotilla.

gazaark

 

Novanta palestinesi sono morti nei raid. Ogni tentativo diplomatico è fallito. Ieri, durante una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il Segretario Generale Ban Ki-moon ha lanciato un appello al cessate-il-fuoco, mentre il presidente Usa, Barack Obama ha parlato con il premier Netanyahu offrendosi come mediatore per un cessate-il-fuoco con Hamas. Negli ultimi giorni sono stati lanciati circa 550 razzi dalla Striscia di Gaza, mentre i raid israeliani sono stati oltre 800.

Fonte:

LA MARINA ISRAELIANA DISTRUGGE L’ARCA DI GAZA

Guarda il video:
Guarda il video:
Guarda il video:

11 lug 2014
by Redazione

Ieri notte la marina israeliana ha sparato missili verso la costa. Colpito il porto e distrutta l’Arca di Gaza. Sarebbe dovuta partire a settembre con a bordo prodotti tipici gazawi.

 

L'Arca di GAza distrutta (Foto: Michele Giorgio/Nena News)

L’Arca di GAza distrutta (Foto: Michele Giorgio/Nena News)

 

dalla redazione – video di Michele Giorgio

Gaza City, 11 luglio 2014, Nena News – Ieri notte, nell’ambito dell’operazione militare “Barriera Protettiva”, la Marina israeliana ha bombardato il porto di Gaza City. L’Arca di Gaza, progetto internazionale e palestinese della campagna Freedom Flotilla, sarebbe dovuta partire a settembre con a bordo prodotti tipici gazawi. L’obiettivo era quello di rompere l’assedio via mare, imposto da Israele contro la Striscia dal 2007, non dall’esterno come in passato, ma dall’interno.

L’Arca in precedenza doveva salpare la scorsa primavera ma ad aprile un incendio scoppiato durante la notte impedì la partenza. La nave fu rimessa in sesto, con l’obiettivo di salpare il prossimo settembre.

 

 

Fonte:

http://nena-news.it/video-la-marina-israeliana-distrugge-larca-di-gaza/

ASILO “VITTORIO ARRIGONI”: NOVITA’

Posted on 18 giugno 2014 by

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L’attività per l’apertura dell’asilo “Vittorio Arrigoni” a Gaza è in pieno svolgimento. Dobbiamo comunicare alcune novità che – non lo nascondiamo – ci hanno provocato qualche apprensione.
In breve, è avvenuto che il proprietario dello stabile di Gaza City opzionato dagli operatori dell’associazione “Ghassan Kanafani” (dopo che l’ipotesi di Khan Younis si era rivelata impraticabile a causa della lievitazione dei costi) ha pensato bene di pretendere molti più soldi di quanti ne erano stati pattuiti. Naturalmente, i compagni hanno rifiutato il ricatto, individuando immediatamente una nuova struttura che, a conti fatti, si è rivelata molto più vantaggiosa, da tutti i punti di vista.
La struttura sorge nel campo profughi di El Burej, nel centro della Striscia di Gaza. Il campo, sorto nel 1949, nel corso degli anni ha più che raddoppiato la popolazione, passando dagli originari 13.000 residenti agli attuali 29.000 profughi ufficialmente registrati dall’UNRWA (ma il totale dei residenti raggiunge le 35.000 unità). Come negli altri campi della Striscia, le condizioni di vita sono estremamente difficili: la densità della popolazione è altissima e non esistono impianti per lo smaltimento dei rifiuti, con i conseguenti pericoli continui per la salute collettiva. Le sole scuole esistenti sono quelle gestite dall’UNRWA, le quali non accolgono i bambini in età che qui da noi corrisponde a quella degli asili e delle scuole materne, cioè non prima del compimento del sesto anno, quando iniziano le scuole primarie, corrispondenti alle nostre elementari. L’asilo “Vittorio Arrigoni” sarà, dunque, la sola struttura a disposizione delle bambine e dei bambini più piccoli del campo e delle zone circostanti.

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Veniamo alla struttura: si tratta di un’ex scuola privata e dunque – a differenza dell’edificio di Gaza City – già completamente arredata ed in regola con le norme previste per l’edilizia scolastica, il che comporta un notevole risparmio, sia economico, sia in termini di tempo. Queste condizioni permetteranno l’apertura dell’asilo ancora prima di quanto originariamente previsto per l’inizio dell’anno scolastico, il prossimo 1 settembre: infatti, l’attività inizierà già da luglio, con un summer camp , mentre a settembre inizierà l’anno scolastico vero e proprio, con la capacità di accogliere più di un centinaio di bambine e bambini, che arriveranno a 200/250 quando l’asilo sarà a pieno regime.

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Ci dispiace per lo stress inferto alle tante persone ed associazioni che hanno contribuito e contribuiscono alla realizzazione del progetto, perché ci rendiamo conto che i cambiamenti di locazione possono aver generato preoccupazioni sul successo dell’iniziativa, ma dobbiamo dire con grande chiarezza che questo progetto è nato sulla base di un rapporto di fiducia nei confronti dei compagni dell’associazione “Ghassan Kanafani”, e che – stante la nostra forzata lontananza dai luoghi – senza questa fiducia, non ci saremmo certo lanciati in un’impresa del genere. La nostra fiducia nei compagni palestinesi non ha nulla di ingenuo, perché si fonda nella conoscenza del loro lavoro e nel rapporto che con loro si è sviluppato in questi anni, a partire dalla prima raccolta di fondi per l’ospedale Al Awda, subito dopo l’operazione “Piombo Fuso”, e dalla prima nostra delegazione che riuscì ad entrare a Gaza, nel marzo del 2009. Le difficoltà incontrate dai nostri amici sono state grandi, ma ancora più grande è stata la loro determinazione nell’affrontarle e superarle… non possiamo che essere orgogliosi di loro.
Il nostro lavoro non è finito. Innanzitutto, dobbiamo perseguire nell’iniziativa per il recupero dei 2.500 euro sequestrati dalla magistratura insieme a tutti gli altri beni presenti all’interno dell’Angelo Mai a Roma, sgomberato nei mesi scorsi ma recentemente riaperto e nuovamente in attività. Non ci sono informazioni sui tempi del dissequestro dei beni, anche se ci auguriamo che non siano troppo lunghi. In ogni caso, la sottoscrizione continua, almeno fino all’inizio dell’anno scolastico.
In secondo luogo, pensiamo che sia necessario ampliare e sviluppare ulteriormente il progetto, per esempio realizzando scambi culturali e visite sia fra i bambini palestinesi e quelli italiani, sia fra gli educatori palestinesi ed italiani, come avviene per le scuole in condizioni di normalità. Il problema è che Gaza, come tutta la Palestina occupata, non vive una situazione normale: è sotto assedio, con Israele che sigilla il mare e due lati del confine, mentre la giunta militare egiziana si occupa di sigillare il solo confine non controllato direttamente da Tel Aviv. Per realizzare compiutamente il progetto dell’asilo “Vittorio Arrigoni” è dunque necessario combattere l’assedio, riaprire al mondo la Striscia di Gaza, ed è per questo che siamo impegnati, insieme alla coalizione internazionale della Freedom Flotilla, nel sostegno all’Arca di Gaza, che sfiderà il blocco israeliano nei prossimi mesi. Sempre con Vik e la Palestina nel cuore.

P.S. Un grandissimo grazie al volontario italiano che ci ha inviato le nuove fotografie della struttura.

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/2014/06/18/asilo-vittorio-arrigoni-novita/

GRAZIE ALLA SOLIDARIETA’ L’ARCA DI GAZA POTRA’ SALPARE ENTRO BREVE TEMPO!

 

logo for mailing to list

 

 

 

Londra, 12 Maggio 2014

 

 

 

Cari sostenitori, care sostenitrici,

 

come rappresentanti del comitato direttivo Arca di Gaza, nei giorni scorsi ci siamo incontrati a Londra (UK) con gli altri partner internazionali della Freedom Flotilla Coalition.  

 

Tutti assieme oggi diciamo al mondo che la nostra campagna di sfida al blocco della Striscia di Gaza non si fa scoraggiare da minacce o violenze.
 

Il comunicato ufficiale della nostra conferenza stampa a Londra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie al vostro sostegno l’Arca era quasi pronta: sarebbe salpata nel giro di poche settimane. Con il vostro aiuto riusciremo a ripararla, e saremo comunque pronti a salpare entro pochi mesi. Vi terremo informati.

 

Siamo commossi dai numerosi messaggi di solidarietà verso i Palestinesi della Striscia di Gaza che abbiamo ricevuto nelle scorse settimane.

 

Adesso abbiamo bisogno che tutti voi, le vostre famiglie, i vostri amici, colleghi, associazioni e organizzazioni, saliate a bordo con noi per sostenere questo progetto.

 

Vi preghiamo di contribuire il più generosamente possibile e vi invitiamo ad inoltrare questo messaggio a chi pensiate voglia supportare questa campagna.

 

 

 

Per donare seguite questo link.
Grazie!

 

 

 

In  solidarietà con il popolo palestinese,

 

Comitato direttivo Arca di Gaza

 



Fonte:

http://www.gazaark.org/it/2014/05/12/con-la-vostra-generosa-e-costante-solidarieta-arca-di-gaza-salpera-entro-breve/

GRUPPI ACQUISTO SOLIDALE ARCA DI GAZA

Posted on 2 maggio 2014 by paola


L’economia della Striscia di Gaza è devastata da quasi sette anni di assedio e di blocco delle persone e delle merci. Agli abitanti della Striscia non è permesso di potersi spostare fuori dai confini: non possono commerciare liberamente con l’estero né con il resto dei territori palestinesi, hanno enormi difficoltà e spesso l’impossibilità di reperire materie prime e non possono esportare i prodotti dell’agricoltura e dell’artigianato locale. La Striscia è un enorme carcere a cielo aperto, dove sono sospesi i diritti e viene messa a dura prova la dignità di una popolazione di 1.800.000 abitanti.

Uno dei diritti primari che deve essere restituito ai Palestinesi di Gaza è quello di potersi sostentare svolgendo liberamente le proprie attività economiche, come stabilito dalle leggi e dalle convenzioni internazionali: il blocco illegale imposto da Israele alla Striscia di Gaza deve essere abolito in maniera totale, permanente e incondizionata.

Il progetto Arca di Gaza è un’iniziativa internazionale nata per dare una risposta politica al blocco e riaffermare il diritto dei Palestinesi a potersi spostare e poter commerciare liberamente. Grazie all’impegno e alle donazioni di moltissime persone da tutto il mondo è stato possibile acquistare un peschereccio palestinese a Gaza, riadattarlo come cargo – nel porto di Gaza City e impiegando manodopera locale – e acquistare le attrezzature per metterlo in sicurezza e a norma. Obiettivo: esportare da Gaza, sfidando il blocco via mare, i prodotti dell’agricoltura e dell’artigianato palestinese. Gli ordini di acquisto pervenuti da tutto il mondo hanno permesso di finanziare i produttori locali per una prima fornitura di beni.

Dopo quasi due anni di impegno degli attivisti internazionali nel mondo, e vari mesi di lavoro di cantiere in loco, l’Arca era praticamente pronta a partire.
Nella notte del 29 aprile 2014 un vile attentato dinamitardo ha tentato di cancellare il progetto: una carica esplosiva ha gravemente danneggiato l’Arca, causandone il parziale affondamento.

Ma le idee di giustizia e di libertà sono inaffondabili: proseguiamo con determinazione nel rivendicare il diritto dei Palestinesi di commerciare con l’estero via mare, attraverso il porto di Gaza, e il diritto degli acquirenti da tutto il mondo di poter ricevere i prodotti ordinati.

Rispondiamo all’attentato terroristico con il rinnovato impegno a realizzare una rete di solidarietà con i produttori palestinesi, proseguendo quindi nella costituzione di una rete italiana G.A.S. Arca di Gaza, a cui possono aderire singoli o gruppi di acquisto solidale preesistenti. Una forma di coordinamento utile non solo a facilitare la conoscenza e l’acquisto di prodotti e produttori palestinesi, ma capace di esercitare pressioni e chiedere giustizia rivendicando il semplice diritto a intrattenere rapporti commerciali con la Palestina, il diritto di poter tranquillamente ricevere i beni ordinati da qualsiasi produttore palestinese, diritti che potranno essere pienamente garantiti solo quando il blocco sarà abolito in maniera definitiva e incondizionata.

Chi desidera aderire al progetto, ordinare prodotti da Gaza e rivendicare il diritto a riceverli, può contattarci all’indirizzo [email protected], indicando la propria posizione geografica: vi metteremo in contatto con il punto di raccolta ordini più vicino.

Sul sito Arca di Gaza è possibile consultare l’elenco dei prodotti disponibili (http://www.gazaark.org/it/prodotti/), ma soprattutto è possibile leggere le storie dei produttori: spesso si tratta di cooperative di donne, giovani, disabili. Sono portatori di cultura, tradizioni e competenze che messe a frutto possono realizzare prodotti degni di essere annoverati tra le eccellenze a livello mondiale; invece sono messi in ginocchio da questo assedio che li schiaccia nella fatica quotidiana della sopravvivenza.

Il motto del progetto – che era appena stato trascritto sull’Arca – è appunto ‘Building Hope’: rilanciare l’economia e le esportazioni di Gaza (e del resto della Palestina) per ricostruire la speranza nel futuro.

Nessuna forma di oppressione e di violenza può fermare la determinazione del diritto e la passione nel perseguire la giustizia.

  • Firmiamo e continuiamo a far girare in rete la petizione internazionale che chiede all’ONU di agire per far cessare immediatamente l’assedio (http://goo.gl/Dz0dr5)
  • Associamoci, come singoli o come GAS già attivi, alla rete italiana dei Gruppi di Acquisto Solidale Arca di Gaza (GASAG): [email protected]

Freedom Flotilla Italia

freedomflotilla.it 
facebook.com/arcadigaza.gazaark
@FreedomFlotITA

@ArcadiGaza

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/2014/05/02/gruppi-acquisto-solidale-arca-di-gaza/

GAZA’S ARK ATTACCATA

Gaza City – Gaza

GA attacked

Alle 03:45 ora di Gaza il 29 aprile, la guardia notturna a bordo dell’Arca di Gaza ha ricevuto una chiamata a lasciare la barca, perché stava per essere attaccata .

La guardia ha lasciato, ma poiché non succedeva niente , è tornata dopo 5 minuti. Pochi minuti dopo, una grande esplosione ha scosso la barca causando ingenti danni .

La barca è affondata parzialmente e è ora è adagiata in acque poco profonde. La guardia non è stato ferita, ma è stata portata in ospedale per accertamenti .

Mahfouz Kabariti, Project Manager della Gaza’s Ark, dice: “L’entità e la natura del danno sono attualmente oggetto di indagine . Forniremo un aggiornamento quando disponibile. ”

“Gaza’s Ark e tutti i nostri partner nel Freedom Flotilla Coalition stiamo considerando la nostra prossima mossa in risposta a questo vile atto di terrorismo , ma la nostra posizione rimane chiara: né questo né nessun altro attacco fermerà i nostri sforzi per sfidare il blocco di Gaza fino a quando non finisca”, aggiunge David Heap del comitato direttivo della Gaza’s Ark.

aggiunge David Heapdel comitato direttivo della Gaza’s Ark


“Imbarcazioni della Freedom Flotilla sono state sabotate prima . Questo attacco viene mentre eravamo quasi pronti a salpare . Si può affondare una barca ma non si può affondare un movimento”, conclude Ehab Lotayef, un altro membro del comitato direttivo.


Per informazioni:

Ehab Lotayef +1-514-941-9792 <[email protected]>

David Heap +1-519-859-3579  <[email protected]>

www.gazaark.org
@GazaArk
[email protected]
#GazaArkAttacked

 

Fonte:

http://www.gazaark.org/2014/04/28/gazas-ark-attacked/

 

Puoi leggere la notizia anche qui:

http://www.freedomflotilla.it/2014/04/29/una-carica-di-esplosivo-contro-larca-la-speranza-il-diritto-inaffondabili/

 

PETIZIONE PER LA FINE DEL BLOCCO DI GAZA E PER LA LIBERTA’ DI MOVIMENTO DEI PALESTINESI

Per firmare la petizione riempire il forum che si trova in primo piano sulla pagina.


Gaza's Ark

April 26, 2014

Per la fine del blocco di Gaza e per la libertà di movimento dei Palestinesi

Per costruire un futuro di pace, i Palestinesi devono avere totale libertà di movimento per viaggiare e commerciare, verso e dal porto di Gaza e attraverso la Palestina. Una pace duratura può essere raggiunta solo togliendo il blocco imposto a Gaza in maniera totale, permanente e incondizionata, restituendo così ai Palestinesi i diritti sanciti dalla legge internazionale.

Chiediamo alla Segreteria Generale dell’ONU e ai nostri governi:

  di fare tutto quanto in loro potere per far pressione su Israele affinchè revochi  tutte le restrizioni alla libertà di movimento e commercio imposte ai Palestinesi,  permettendo anche all’ imbarcazione internazionale Arca di Gaza di partire da Gaza in sicurezza e senza ostacoli;

  di richiedere alle autorità israeliane il pieno rispetto delle acque territoriali della Palestina, compreso il diritto dei palestinesi di pescare almeno 20 miglia nautiche dalla costa di Gaza e l’accesso in sicurezza a tutte le loro terre, per condurre altre attività pacifiche in tutta la loro zona economica e accedere liberamente alle acque internazionali, come fanno le altre nazioni costiere;

  di chiedere l’immediata restituzione di tutte le barche sequestrate da Israele, sia le barche da pesca palestinesi di Gaza, sia tutte le imbarcazioni delle missioni internazionali di solidarietà che hanno contrastato il blocco, e anche il pagamento ai proprietari  della piena compensazione finanziaria per la perdita continuativa di utilizzo delle proprie imbarcazioni e attrezzature.

 

Fonte:

http://www.gazaark.org/it/2014/04/26/per-la-fine-del-blocco-di-gaza-e-per-la-liberta-di-movimento-dei-palestinesi/

Sulla missione dell’Arca di Gaza, leggi qui:

http://www.gazaark.org/it/su-di-noi/missione/