MIGLIAIA DI CIVILI ATTENDONO ANCORA DI LASCIARE ALEPPO DOPO IL NUOVO ACCORDO. IL MONDO SI DIVIDE TRA COMPLICITA’ E SOLIDARIETA’

Dal mio profilo Facebook:

Donatella Quattrone ha condiviso un link.
L’accordo raggiunto il 17 dicembre permetterà di riprendere l’ evacuazione di Aleppo Est e di altre zone della Siria. Secondo le Naz…
bobfabiani.blogspot.com/2016/12/miglia…
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Francesco Tronci

#Aleppo Dopo gli ultimi eventi la situazione sta precipitando. Domanda a sinistra del Pd: quanti della sinistra italiana che sostiene Assad sanno cosa sta avven

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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto un nuovo video.

CIVILI BLOCCATI DA GIORNI: I FERITI COMINCIANO A MORIRE.
PARTECIPA ALLE PIAZZE PER ALEPPO!
#Aleppo Poco fa la pagina Aleppo evacuation monitoring ha pubblicato

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Francesco Tronci presso Aleppo.

#Aleppo Nonostante l’accordo (definitivo?) raggiunto stanotte l’espulsione da Aleppo est non è ancora iniziata: il regime pretende il completamento definitivo d

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Siria | manifestazione a Damasco contro il regime assassino di Assad. ! La rivoluzione continua!

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We Are All Hamza Al-Khateeb

Protesters from Tokyo next to the Russian embassy refuse the Russian and Iranian war on Syria. They stand in solidarity withthe oppressed people of Aleppo.
Thank from the bottom of our heart. 🌹

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Da Fiore Haneen Sarti:

“MI SEMBRA CHE QUESTA SIA LA COSA PIU’ LUCIDA CHE HO LETTO IERI. CIO’ CHE RIVELA LA COMPLICITA’ DI TUTTI SUL MASSACRO IN CORSO.

“No, in realtà, la Siria non è un “ancora”, ma una novità assoluta.

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Ziad Majed

Rime Allaf: “No, actually, Syria is not an “again” but an absolute first. It is nothing like Bosnia or Rwanda or Chechnya or any other “never again” genocidal e

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Da Fiore Haneen Sarti:

Haifa, Palestina, 15 dicembre.

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علي مواسيSegui

العشرات الآن في حيفا: عاشت سوريّا ويسقط بشّار الأسد.

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Per il PD di Renzi la “serenità” è una testa spaccata

Mercoledì 12 Ottobre 2016 09:26

testaspaccatademariaNel PD di Renzi ad essere consigliati di “stare sereni” c’è minimo da guardarsi le spalle con tre occhi, dato che un simile augurio prelude ad accoltellamenti alle spalle e colpi sporchi e bassamente sleali – che spesso si risolvono ai danni degli stessi colleghi di partito, in una primordiale faida di potere.

Così non deve sorprendere che nella giornata di ieri, nel corso delle violente operazioni di sgombero del Condominio Sociale Occupato di via Mario de Maria a Bologna, piccoli cloni renziani come la neo-assessora alla casa Virginia Gieri parlino, dopo aver dichiarato di “non conoscere la strategia di operazione della polizia”, di occupanti “usciti serenamente”.

Non solo la mattinata bolognese è stata costellata da minacce e intimidazioni da parte della celere ai cronisti, fisicamente impossibilitati a documentare gli eventi da vicino (anche se non è mancato chi ha sgomitato fino all’ultimo per accaparrarsi l’osso rancido mollato dal banchetto della questura: “sembra di vedere bambini usati come scudi umani…”); non solo l’estrema resistenza degli occupanti ed il corteo selvaggio dei solidali hanno comunicato un’atmosfera nel quartiere Bolognina non esattamente da Mulino Bianco; ma c’è chi effettivamente è rimasto intossicato dai gas al peperoncino, raggiunto dagli agenti dopo l’abbattimento da parte di questi di un muro interno (in un edificio il cui sgombero è stato caldeggiato da taluni media per presunti dissesti strutturali) e finito in ospedale, con la testa aperta. Non è mancato il tentativo da parte degli agenti di insabbiare i propri misfatti sequestrando i telefoni cellulari degli occupanti e cancellando foto e video che li inchiodavano.

murodemariaLa realtà viene così ad essere contraddetta in modo assolutamente plateale e grottesco: una costante istituzionale degli ultimi tempi laddove nella vicina Piacenza, davanti all’uccisione dello scioperante Abdesselem, la locale procura si era sprecata a dichiarare che al momento della tragedia “non fosse in corso nessun picchetto”. Oppure che a Roma, durante la sua custodia nelle mani dello Stato, il povero Stefano Cucchi sia morto di “epilessia”.

Non possiamo a questo punto che augurare a nostra volta tanta serenità al PD nei mesi a venire; ed un grande NO sociale, dal basso e da più parti, che dia finalmente la sveglia a questo disastrato paese.

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/varie/item/17712-per-il-pd-di-renzi-la-serenit%C3%A0-%C3%A8-una-testa-spaccata

VENTIMIGLIA, IL SINDACO ORDINA LO SGOMBERO DEI MIGRANTI

Sabato 28 Maggio 2016 13:25

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Sgombero imminente per i migranti in transito a Ventimiglia? Nella giornata di ieri è stato notificato un ultimatum alle persone bloccate nella cittadina ligure dalla polizia che impedisce loro di arrivare in Francia. L’ordinanza intima di lasciare l’accampamento di fortuna che si è creato qualche settimana fa sul fiume Roja.

Mentre centinaia di uomini, donne e bambini muoiono annegati alle porte dell’Europa, il sindaco Enrico Ioculano, giovane promessa del Partito democratico, continua la sua guerra ai migranti palesando una volta di più quali sono le priorità politiche delle amministrazioni di centro-sinistra. C’è poco da stupirsi, per rendersi conto del livello di questo piccolo uomo, Loculano era già saltato agli onori delle cronache qualche mesa fa per aver emanato un’ordinanza che vietava ai cittadini di Ventimiglia di offrire cibo ai migranti. Ordinanza ritirata pochi giorni fa grazie alla determinazione degli attivisti noborder che hanno continuato ad organizzare pubblicamente pasti di solidarietà con i tanti che chiedono semplicemente di poter lasciare l’Italia e proseguire il proprio viaggio.

Ieri le forze dell’ordine hanno quindi comunicato alle persone presenti all’accampamento di Via tenda di lasciare i propri ripari avanzando motivazioni di carattere igienico-sanitario descrivendo il campo come insalubre. Una scusa pretestuosa che fa ancora più rabbia visto che la situazione difficile del campo è stata scientemente voluta da un amministrazione che vuole creare “emergenza” per poi gridare al degrado e giustificare gli sgomberi. Già nei mesi scorsi a Ventimiglia è stato smantellato il campo della croce rossa rendendone di fatto impraticabile l’accesso senza dover lasciare le proprie impronte digitali, cosa che giustamente i migranti vogliono evitare perché ciò renderebbe loro ancora più difficile uscire dall’Italia. L’amministrazione comunale, dopo aver costretto i migranti in campi di fortuna, ha fatto inoltre di tutto per rendere la vita impossibile a solidali e volontari che provano ad organizzare con i migranti dei livelli minimi di servizi per garantire a chi è in transito una vita quotidiana decente. Una strategia infame, pensata per mettere contro residenti e migranti impedendo alle persone in transito di lavarsi, dormire e mangiare, creando “marginalità” e malessere per rendere Ventimiglia meno “attrattiva” per chi è in viaggio ignorando senza vergogna la geografia quanto la storia della città. Al di là della pagliacciata inscenata ieri da Ioculano, che si è dimesso dal PD per protesta contro l’operato del governo, lo spirito che anima il sindaco è lo stesso del piano Alfano. Annunciato il 7 maggio scorso dal ministro dell’interno, il piano prevede controlli capillari su treni e mezzi di trasporto con la ridicola pretesa d’impedire ai migranti di arrivare alla frontiera di Ventimiglia. Un’idea velleitaria che ha avuto come solo effetto quello di moltiplicare le torture della polizia italiana e francese sui migranti. Nei giorni scorsi le persone in transito hanno denunciato nell’indifferenza generale le minacce, le percosse, le pinze sui genitali per ottenere le impronte digitali e pochi giorni fa un ragazzo è rimasto quasi sordo per le botte ricevute dalle forze dell’ordine.
Aprire le frontiere e permettere a chi vuole di lasciare il nostro paese è la sola soluzione possibile, ma l’Italia continua ad essere schiva delle direttive UE accollandosi l’onere di fare il gendarme dell’Europa.

Ascolta l’aggiornamento registrato ieri con una compagna di No Border Ventimiglia

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/migranti/item/17146-ventimiglia-il-sindaco-ordina-lo-sgombero-dei-migranti

Acqua: il re è nudo

Non sono passati più di tre giorni dalla rivendicazione da parte di Renzi dell’astensionismo nel referendum sulle trivellazioni (“referendum inutile”, come certamente hanno capito gli abitanti di Genova), che il governo e il Pd compiono l’ulteriore atto di disprezzo della volontà popolare.

 

Leggi anche: Il Pd, la maggioranza e il Governo affossano i referendum per l’acqua pubblica

 

Il tema questa volta è l’acqua e la legge d’iniziativa popolare, presentata dai movimenti nove anni fa, dopo aver raccolto oltre 400.000 firme. Una legge dimenticata nei cassetti delle commissioni parlamentari fino alla sua decadenza e ripresentata, aggiornata, in questa legislatura dall’intergruppo parlamentare in accordo con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua. La legge è stata approvata ieri alla Camera, fra le contestazioni dei movimenti e dei deputati di M5S e SI, dopo che il suo testo è stato letteralmente stravolto dagli emendamenti del Partito Democratico e del governo, al punto che gli stessi parlamentari che lo avevano proposto hanno ritirato da tempo le loro firme in calce alla legge.

Nel frattempo, procede a passo spedito l’iter del decreto Madia (Testo unico sui servizi pubblici locali) che prevede l’obbligo di gestione dei servizi a rete (acqua compresa) tramite società per azioni e reintroduce in tariffa l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, ovvero i profitti, nell’esatta dicitura abrogata dal voto referendario.

Un attacco concentrico, con il quale il governo Renzi prova a chiudere un cerchio: quello aperto dalla straordinaria vittoria referendaria sull’acqua del giugno 2011 (oltre 26 milioni di “demagoghi” secondo la narrazione renziana), sulla quale i diversi governi succedutisi non avevano potuto andare oltre all’ostacolarne l’esito, all’incentivarne la non applicazione, ad impedirne l’attuazione. Il rilancio della privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici risponde a precisi interessi delle grandi lobby finanziarie che non vedono l’ora di potersi sedere alla tavola imbandita di business regolati da tariffe, flussi di cassa elevati, prevedibili e stabili nel tempo, titoli tendenzialmente poco volatili e molto generosi in termini di dividendi: un banchetto perfetto, che Partito Democratico, Governo Renzi e Ministro Madia hanno deciso di apparecchiare per loro.

Ma poiché la spoliazione delle comunità locali attraverso la mercificazione dell’acqua e dei beni comuni, necessita una drastica sottrazione di democrazia, ecco che lo stravolgimento della legge d’iniziativa popolare sull’acqua e lo schiaffo al vittorioso referendum del 2011 non rappresentano semplici effetti collaterali di quanto sta accadendo, bensì ne costituiscono il cuore e l’anima. A tutto questo occorre rispondere con una vera e propria sollevazione dal basso, con iniziative di contrasto in tutti i territori e l’inondazione di firme in calce alla petizione popolare per il ritiro del decreto Madia, promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua all’interno della stagione appena aperta dei referendum sociali.

Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia.

*Forum italiano dei movimenti per l’acqua

 

Leggi anche: Stop Madia! Difendere la vittoria del referendum sull’acqua

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/acqua-il-re-e-nudo

DOPO L’EXPO

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di Mario Vitiello

A qualche giorno dalla fine dell’Expo, è possibile iniziare a fare alcuni bilanci dell’evento che ha occupato la scena politica e sociale milanese (e a tratti anche nazionale) negli ultimi cinque anni. Expo è un evento complesso, che riguarda la città di Milano e probabilmente l’intera nazione, che interessa molti settori, e ancora oggi sono tante le domande aperte, molti i rischi incombenti – non tutti noti – e innumerevoli le ferite che si devono ancora rimarginare. Per questo è necessario premettere qualche informazione riguardo gli assetti delle società che governano Expo, per comprendere quali siano le criticità e le contraddizioni presenti sullo scenario milanese (ma non solo) per i prossimi anni.

La proprietà delle aree è di Arexpo Spa, la società che ha comperato il milione di metri quadri su cui si sta svolgendo l’evento. Li ha acquistati da Cabassi, da Fondazione Fiera e da Poste Italiane, pagandoli uno sproposito (grazie ad una speculazione tipo “mani sulla città” garantita dalla giunta Moratti), indebitandosi con le banche (principalmente Intesa San Paolo per circa 160 milioni) e con la stessa Fondazione Fiera (per circa 50 milioni di euro). La gara indetta negli scorsi mesi per trovare un compratore per le aree del sito è andata deserta, e in molti stanno pensando a cosa fare di queste aree, che per il momento sembrano interessare a tutti ma che nessuno vuole.

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A meno che non intervenga un soggetto “forte”, sia sotto il profilo politico sia sotto quello finanziario, che garantisca la realizzazione di nuove opere, nuove infrastrutture Expo Spa è la società che ha costruito l’Expo e che sta gestendo lo show.

I compiti di Expo S.p.A. sono in sintesi: organizzare e gestire l’Evento; redigere il piano finanziario dettagliato delle opere essenziali; gestire i finanziamenti pubblici degli enti finanziatori; stipulare i contratti relativi alla gestione operativa dell’Evento ed acquisire i proventi, nel rispetto del dossier di candidatura e successive modificazioni; redigere alla chiusura dell’Evento un rendiconto finanziario generale, da sottoporre all’approvazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze; (da wikipedia).

Expo Spa ha realizzato il sito e ha gestito il processo costruttivo dei padiglioni “standard”, ha stipulato i contratto con i paesi ospiti, sta gestendo il management di tutto lo svolgimento, sta percependo proventi di vario tipo (pubblicità, merchandising, …) e sta incassando il denaro proveniente dalla vendita dei biglietti. Ad oggi non è chiaro a nessuno quale sia il bilancio definitivo di Expo Spa. Certo è che erano attesi 29 milioni di visitatori, e forse si arriverà a 20 milioni. Il masterplan prevedeva che l’accesso costasse 30-32 euro, mentre fin dal mese di aprile erano sul mercato biglietti a 20 euro, che diventavano 10 euro per le scuole. Dal mese di giugno i visitatori serali (comunque contati nel conto complessivo) entrano con 5 euro. Molti paesi non stanno pagando i creditori, tra cui gli Stati Uniti. Si può affermare, senza timore di grosse smentite, che Expo produrrà un importante passivo che dovrà essere ripagato dall’unico soggetto capace di una operazione di questo genere e portata: il ministero dell’Economia, cioè lo Stato tramite Cassa Depositi e Prestiti. Questa voragine inoltre avrà sicuramente ripercussioni sul bilancio del comune di Milano, sull’economia dell’intera regione ed in generale sul “sistema paese”.

Ingresso-Expo

Sul piano politico (e delle politiche) Expo è una specie di buco nero. Tutti si sono improvvisamente scoperti “expottimisti”, a partire ovviamente dal Pd e dalla giunta del sindaco Pisapia, che ha ereditato l’Expo quando ne avrebbe volentieri fatto a meno ma che non a saputo dire l’unico “no” che avrebbe dato un senso al suo mandato. L’euforia da Expo è stata venduta con gran dispiegamento di forze, ed  alla fine il mantra che ripete ossessivamente “Expo è un successo” si è affermato con modalità orwelliane.

La saldatura tra Comunione e Liberazione e Pd nella gestione di tutta l’area metropolitana è oramai definitiva. Sotto i profilo culturale Expo si è rivelato essere esattamente quello che molti avevano sempre temuto:la materializzazione di una specie di Disneyland in versione padana, con una dose rilevante di kitch e una enorme capacità di imporre il pensiero unico dell’”Expo felice”. In questo ambito, occorre riconoscerlo, ha dato una grossa mano il contribuito di (pare) circa 50 milioni elargito da Expo alle maggiori testate e giustificato sotto la voce “comunicazione istituzionale”. Gli effetti sul turismo sono contraddittori, in città il flusso dei turisti è sicuramente aumentato e le statistiche dicono che i visitatori sono raddoppiati rispetto al 2014.

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Però Milano non è una città turistica, e raddoppiare un numero piccolo non è un gran risultato … È ormai chiaro però che Expo si è rivelato un competitore con la città. Expo ha funzionato da attrazione verso il sito espositivo, con grandi afflussi concentrati nei weekend e lunghe code agli accessi, e da dissuasione rispetto alla città: molti ristoratori lamentano un calo delle presenze in centro, molti esercizi commerciali fuori dalle rotte verso Expo non hanno registrato alcun incremento di clientela. Sul piano della legalità Expo ha avuto il pregio di far emergere il peggio del peggio della corruzione, della connivenza tra settori dello stato, con manager incaricati di gestire la cosa pubblica e criminalità organizzata. Soprattutto ha dimostrato, per quanto fosse già chiaro, che la macchina del “grande evento”, così come è pensata, genera un diffuso agire criminale. Ormai è chiaro che non esiste una “grande opera” sana e pulita, le grandi opere per definizione sono un precipitato di criminalità e di connivenza tra impresa, stato ed organizzazioni malavitose, tanto da rendere difficile distinguere i confini tre questi soggetti.

Il dopo Expo per ora assomiglia a un qualcosa a metà tra un film con Fantozzi e un film di Fellini. Sicuramente subiremo con violenza la narrazione del successo di Expo, e si userà il numero di visitatori per giustificarlo. Invece i numeri reali del bilancio verranno tenuti nascosti almeno per tutta la campagna elettorale, che si svolgerà nella prossima primavera.

L’unico soggetto che ne uscirà bene sarà, come al solito,Fondazione Fiera Milano (Ffm) che venderà la sua quota in Areepo allo Stato, incasserà le plusvalenze e non dovrà nemmeno preoccuparsi delle bonifiche, delle dismissioni e di qualsiasi cosa riserverà il dopo-sito. L’area di Expo rischia di rimanere abbandonata a se stessa per i prossimi mesi e forse per i prossimi anni. Tutti resteranno fermi in attesa che vengano definiti gli accordi tra i poteri forti, che per l’area milanese in questa fase significano l’intreccio tra Fondazione Fiera, Ferrovie dello Stato, che sta per trasformare gli ex scali ferroviari in nuove speculazioni edilizie, Aler, che procederà con la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, l’Università, che tenterà di diventare l’ennesimo agente del Real Estate. Uno scenario ad elevato rischio di bolla speculativa, perché a Milano non esiste nessun bisogno reale, cioè capace di suscitare mercato, di nuove edificazioni o di nuovi interventi, che finiranno per moltiplicare i fallimenti di Santa Giulia o di City Life.

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Infine si devono considerare i progetti infrastrutturali, che trovano nuova forza dallo Sblocca Italia, e che incombono sull’area metropolitana e in particolare sul Parco Sud (trivelle, discariche e stoccaggi di idrocarburi). Questi progetti confermano la gigantesca menzogna di Expo rispetto al tema dell’esposizione: cibo, filiera corta, alimenti a km zero, agricoltura sostenibile e periurbana etc., e dimostrano l’inutilità della Carta di Milano, spacciata come “High Agreement” quando in realtà nessuno sa cosa ci sia scritto e finirà dimenticata. Expo è stato e sarà un furto alla collettività. È stato realizzato con risorse pubbliche che hanno drenato le casse del Comune, della Regione e domani anche dello Stato.

Expo inoltre non ha ridistribuito ricchezza. Al contrario ha generato limitatissimi ritorni economici diffusi, mentre invece haprodotto enormi plusvalenze per pochi soggetti collocati in posizione strategica. Expo infine è stata la vittoria della logica emergenziale, violenta e privatistica di concepire l’economia e più in generale i rapporti sociali in questa fase di crisi. L’unica risposta accettabile, che peraltro potrebbe solo in parte restituire quanto sottratto negli scorsi anni, consiste nel convertire il sito per restituirlo alla città ed al territorio.

Il dopo Expo deve diventare un luogo sociale, deve restituire alla città le aree e le infrastrutture, deve diventare bene comune e patrimonio di tutti i cittadini, deve sdebitarsi per tutto quello che è stato sottratto a Milano e al paese.Ma questo non è ancora sufficiente. È necessario che anche l’intero processo decisionale su cosa fare dell’Expo sia oggetto di una valutazione e di una decisione partecipata. Un dispositivo di partecipazione attiva in cui i cittadini possano esprimere un punto di vista che di sicuro sarebbe differente da quello di Fiera, Expo e Compagnia delle Opere

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*Comitato No Expo
Fonte il Granello di Sabbia

 

Citato in http://comune-info.net/2015/11/dopo-lexpo/

RILASCIATO L’ATTIVISTA ITALIANO CHE HA FILMATO LE VIOLENZE DEI SOLDATI ISRAELIANI

 Lunedì 31 Agosto 2015 11:39

altNegli ultimi giorni hanno avuto grande diffusione le immagini di un militare israeliano che rincorre e immobilizza un ragazzino palestinese di 12 anni, con un braccio ingessato, scaraventandolo, strattonandolo e trattenendolo a terra con brutalità, tra le urla terrorizzate del bambino che rischia di essere soffocato dalla stretta attorno al collo del soldato. Solo grazie all’intervento di un gruppo di donne e di altri bambini il ragazzino viene infine liberato a fatica dalla presa e dalle violenze del militare.

La scena si è svolta lo scorso venerdì, 28 agosto, a Nabi Saleh, in Cisgiordania, durante una delle manifestazioni che si svolgono settimanalmente contro l’espansione delle colonie israeliane nella zona.

A riprendere la scena c’era Vittorio Fera, attivista italiano di 31 anni membro dell’International Solidarity Movement, che insieme ad altri stava prendendo parte alla manifestazione in Cisgiordania.

Quello che le sue riprese non mostrano, e che è emerso solo dopo qualche ora, è che dopo la liberazione del ragazzino palestinese i soldati israeliani si avventano sullo stesso Vittorio Fera che aveva ripreso quelle immagini. L’attivista viene immobilizzato e ammanettato per poi essere portato via in stato di arresto con l’accusa, infondata e pretestuosa, di aver lanciato pietre contro i militari.

Questa mattina, durante l’udienza di convalida del processo per direttissima, il Tribunale di Gerusalemme ha poi disposto il rilascio su cauzione di Vittorio Fera ma le indagini a suo carico proseguiranno fino all’8 di settembre.

Le immagini riprese dall’attivista in questi giorni hanno scatenato molta indignazione sul web, oltre che prevedibili polemiche, alimentate anche da qualche imbecille nostrano come Tommaso Giuntella, presidente del PD romano, che sul proprio account Twitter si mostra incapace di riconoscere il sopruso e lo squilibrio di potere che stanno nell’aggressione di un militare armato di tutto punto contro un bambino disarmato e per il quale il solo problema in quelle immagini sembra essere il fatto che il soldato israeliano fosse rimasto da solo. Il violento arresto a cui Fera è stato sottoposto con accuse inesistenti mostra tutta l’arroganza di Israele e la volontà di non far diffondere quelle immagini, che non rappresentano purtroppo un episodio isolato ma testimoniano di una realtà di violenze e soprusi che per la popolazione palestinese è quotidianità.

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/15328-rilasciato-lattivista-italiano-che-ha-filmato-le-violenze-dei-soldati-israeliani

Chi c’era dietro le BR? Tanti, tanti proletari.

marzo 25, 2014 in Hot News, L’informazione di Blackout

 

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Rieccoci. Non che parlare degli anni settanta ci dispiaccia. Ripercorrere quegli avvenimenti, interrogarne i protagonisti e ricostruire su linee nuove una narrazione che ci restituisca qualche tratto di verità è senz’altro un esercizio meritevole. Peccato che tutte le volte che i media mainstream tirano fuori qualche pezzo di quelle storie è sempre all’insegna del mistero, della dietrologia delle trame occulte. Che palle! Possibile che a quelle altezze (o bassezze forse) nessuno si  interroghi su qualcosa che ne valga la fatica?

 

La vicenda recente è semplice: quattro anni fa un misterioso individuo che affermava di esser stato a bordo della famosa “moto Honda di via Fani” scrive una lettera anonima a La Stampa, in cui afferma di esser stato lì come “agente dei servizi segreti”, agli ordini del “colonnello Guglielmi” del Sismi, con l’incarico di “proteggere le Brigate Rosse” impegnate contro la scorta del presidente della Democrazia Cristiana. Naturalmente è in fin di vita e vuole, così sembra, scaricare la coscienza. Ma in realtà, anomalia tra le anomalie, non lo fa affatto. Suggerisce, allude, invita a scavare, da qualche flebile indizio… nessuna rivelazione però. Nessuna confessione. Un rebus sgangherato piuttosto.

 

Cui prodest? Ai giornali di sicuro. A chi sui misteri costruisce carriere. Alle commissioni parlamentari  strapagate con i soldi pubblici. L’effetto però è più nefasto. E’ di più ampia portata. Ha a che fare con la costruzione di un discorso schizofrenico ma molto pericoloso su cui convergono interessi e impostazioni ideologiche differenti, dal PC di allora al PD di oggi, dalle destre ai populismi.

 

Simili ordini di discorso attecchiscono ovviamente su un terreno malsano e incerto, dove i proletari non possono neanche immaginare di organizzare simili tiri contro lo stato, in cui le rivoluzioni sono inutili se non infide, sempre e comunque manovrate dai poteri forti, in cui c’è sempre un grande vecchio che non si trova e una verità data in pasto agli imbecilli per celarne un’altra.

 

Sradicare quegli eventi dall’ordine del possibile. Negarne non solo la verità ma anche una ragionevole ipoteticità. Vincere sui morti dopo aver vinto sui vivi, questo il senso più profondo che cogliamo. Sicuramente in Italia stiamo peggio che altrove. Appare confermata una certa diffusa tendenza ai capri espiatori, alle spiegazioni monocausali, alle semplificazioni. Troppo complicato domandarsi come i brigatisti potessero sopravvivere nelle fabbriche dove molti operai sapevano, durare anni e anni in clandestinità, magari aiutati in una fuga all’estero. Qual’era il contesto sociale che li proteggeva, che, con tutti i limiti di una simile prospettiva, faceva il tifo per loro? Perché dopo il sequestro e l’assassinio dell’on. Moro le Brigate Rosse videro un’esplosione di ingressi nell’organizzazione? Perché, ancora, ci vollero leggi speciali, torture e assassini più o meno mirati per indebolirli? Poi c’è chi ci marcia come dicevamo più sopra ma è ancora un’altra storia.

 

Abbiamo fatto qualche riflessione con Marco Clemementi, compagno e storico dell’Università di Cosenza, autore del bel libro “Storia delle Brigate Rosse”.

 

Ci ha poi raggiunto telefonicamente negli studios di Blackout un compagno, amico e collaboratore, Paolo Persichetti, che anche su questi temi scrive e studia da giornalista e da blogger con il suo Insorgenze.

 

 

Fonte:

http://radioblackout.org/2014/03/chi-cera-dietro-le-br-tanti-tanti-proletari/