IL CORO DELL’ARMATA ROSSA E IL NATALE IN SIRIA

E’ di stamattina la notizia di un aereo militare russo diretto in Siria e  precipitato nel Mar Nero senza superstiti. A bordo c’erano 92 persone tra cui 60 membri del  Coro dell’Armata rossa e il resto quasi tutti militari (http://bobfabiani.blogspot.it/2016/12/ultimora-ministro-della-difesa-russo.html), eccetto 9 giornalisti (http://it.euronews.com/2016/12/25/incidente-aereo-in-russia-sul-tupolev-viaggiavano-anche-9-giornalisti?utm_medium=Social&utm_campaign=Echobox&utm_source=Facebook&utm_term=Autofeed#link_time=1482679173). La pietà non è selettiva. Mi dispiace per i membri del Coro dell’Armata rossa e per i giornalisti, che certo non meritavano di finire in questo modo, ma tra dei militari che andavano a trascorrere le feste in un paese che avevano bombardato (ricordiamoci dei bombardamenti russi sulla Siria) con il coro a seguito che andava a cantare sulle macerie e i civili siriani, il mio pensiero più grande resta verso quest’ultimi.

Ieri era la vigilia di Natale. Ecco come è stata trascorsa in Siria:

Dalla pagina Una Lenta Impazienza – Il Blog

di Francesco Tronci

#SIRIA VIGILIA DI COSA?
La scorsa notte bombe a grappolo hanno colpito Khan al-Asal, zona rurale di Aleppo dove la popolazione espulsa dalla città si è sistemata. Le bombe di Putin inseguono i residenti di Aleppo est, anche quando essi sono stati cacciati dalle loro case ed espulsi dalla città. Oggi, invece, almeno sei morti (tra cui una donna e due bambini) e decine di feriti in un bombardamento russo su Al-Atareb, sempre zona rurale di Aleppo ovest. Nel frattempo 7 persone di diversa età sono state giustiziate dalle forze di Assad nel quartiere Sakhour di Aleppo est.

Non solo: almeno 47 (tra cui 14 bambini di meno di 8 anni) sono i morti dei bombardamenti di Erdogan su al-Bab, città controllata da Daesh. Una strage i cui numeri sono destinati a crescere, dato che molti sono i feriti gravi e i dispersi. Il bombardamento è giunto come rappresaglia dopo la sconfitta delle forze turche e dei loro alleati da parte di Daesh e mentre Erdogan riceveva Bana Alabed, la bambina di Aleppo che si è salvata dall’assedio. Gli abitanti di al-Bab hanno giustamente detto: “His warplanes are killing us and his forces are besieging us while he is receiving the child Bana who got out of the siege, is this how he understands humanity?”.

Nel frattempo la città di Aleppo viene depredata. Ha scritto l’attivista Abdulkafi Alhamdo: “Il mio vecchio quartiere di Aleppo è stato evacuato perfino di cavi e rubinetti. Il padre di uno dei miei amici è riuscito ad entrare e ha visto qualcosa di simile a un mercato di mobili di seconda mano. Le case vengono svuotate di tutto. Egli ha descritto una situazione simile: un soldato o un ufficiale arriva con un commerciante e vende l’edificio per intero. Il commerciante arriva con i suoi lavoratori per prendere l’edificio e rivenderlo”.

Non dimenticarsi della Siria.
#SaveAleppo
#SaveSyria
#FreeSyria

 
*

Oggi ad Aleppo è stata celebrata la messa di Natale tra le rovine di una chiesa:

Aleppo, la messa di Natale tra le rovine di una chiesa

E’ successo mel quartiere Jdeideh ad Aleppo dove gli abitanti hanno celebrato la messa in una chiesa distrutta dai raid

globalist 25 dicembre 2016

Fonte:
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

MIGLIAIA DI CIVILI ATTENDONO ANCORA DI LASCIARE ALEPPO DOPO IL NUOVO ACCORDO. IL MONDO SI DIVIDE TRA COMPLICITA’ E SOLIDARIETA’

Dal mio profilo Facebook:

Donatella Quattrone ha condiviso un link.
L’accordo raggiunto il 17 dicembre permetterà di riprendere l’ evacuazione di Aleppo Est e di altre zone della Siria. Secondo le Naz…
bobfabiani.blogspot.com/2016/12/miglia…
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Donatella Quattrone

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Francesco Tronci

#Aleppo Dopo gli ultimi eventi la situazione sta precipitando. Domanda a sinistra del Pd: quanti della sinistra italiana che sostiene Assad sanno cosa sta avven

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Donatella Quattrone
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-0:44
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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto un nuovo video.

CIVILI BLOCCATI DA GIORNI: I FERITI COMINCIANO A MORIRE.
PARTECIPA ALLE PIAZZE PER ALEPPO!
#Aleppo Poco fa la pagina Aleppo evacuation monitoring ha pubblicato

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Donatella Quattrone
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Francesco Tronci presso Aleppo.

#Aleppo Nonostante l’accordo (definitivo?) raggiunto stanotte l’espulsione da Aleppo est non è ancora iniziata: il regime pretende il completamento definitivo d

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Donatella Quattrone
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-1:40
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Siria | manifestazione a Damasco contro il regime assassino di Assad. ! La rivoluzione continua!

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Donatella Quattrone
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L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto
We Are All Hamza Al-Khateeb

Protesters from Tokyo next to the Russian embassy refuse the Russian and Iranian war on Syria. They stand in solidarity withthe oppressed people of Aleppo.
Thank from the bottom of our heart. 🌹

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Donatella Quattrone

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Da Fiore Haneen Sarti:

“MI SEMBRA CHE QUESTA SIA LA COSA PIU’ LUCIDA CHE HO LETTO IERI. CIO’ CHE RIVELA LA COMPLICITA’ DI TUTTI SUL MASSACRO IN CORSO.

“No, in realtà, la Siria non è un “ancora”, ma una novità assoluta.

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Ziad Majed

Rime Allaf: “No, actually, Syria is not an “again” but an absolute first. It is nothing like Bosnia or Rwanda or Chechnya or any other “never again” genocidal e

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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

Haifa, Palestina, 15 dicembre.

L'immagine può contenere: 2 persone, notte, folla e spazio all'aperto
علي مواسيSegui

العشرات الآن في حيفا: عاشت سوريّا ويسقط بشّار الأسد.

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Argentina, le donne scioperano contro la violenza di genere. #NiUnaMenos.

Dal blog di Bob Fabiani:

Oct 19

 

Una cinquantina di organizzazione che lottano contro la discriminazione e la violenza di genere hanno invitato le donne argentine a vestirsi di nero e ad abbandonare il loro posto di lavoro per un’ora (è accaduto tra le 13 e le 14 di oggi, 19 ottobre) in quello che è stato ribattezzato il #MiercolesNegro (mercoledì nero). 

La protesta è nata in seguito alla morte di Lucia Perez, sedicenne violentata e uccisa a Mar del Plata, nella notte tra l’8 e il 9 ottobre 2016. 

Nel pomeriggio di oggi, 19 ottobre è prevista anche un’imponente manifestazione di piazza a Buenos Aires. 
(Fonte.:lanacion;bbc)
Bob Fabiani
Link
-www.lanacion.com.ar/paro-de-mujeres-y-reclamo-en-el-obelisco;
-www.bbc.com/news/world-latin-america/argentine-women-to-strike-after-fatal-rape-of-teenager

Fonte:
http://bobfabiani.blogspot.it/2016/10/argentina-le-donne-scioperano-contro-la.html

Ricostruzione (ufficiale) e contesto in cui è maturato l’attacco terroristico di Dhaka

Dal blog di Bob Fabiani:

3 luglio 2016

Ora che le autorità locali del Bangladesh hanno spiegato come si sono svolti i fatti possiamo ricostruire l’attentato, le sue modalità passo dopo passo. Tuttavia, è importante capire bene il contesto in cui questo attentato terroristico, firmato, Daesh è maturato.
Per avere un quadro più preciso della situazione #AltraInformazione ha cercato – attraverso una breve inchiesta – di approfondire alcune situazioni che stanno caratterizzando la vita sociale del paese asiatico quelle in cui, maturano “certi brodi di coltura” che poi, possono favorire non solo e non soltanto il proselitismo ma, il reclutamento di Daesh qui in Bangladesh e, in genere tutta l’Asia. Sbaglierebbero coloro i quali, sull’onda emotiva della strage (per carità si deve avere pietà di quanti hanno trovato la morte ma, questa pietà, in realtà, la meritano tutti i caduti per mano dei terroristi … che siano in Bangladesh, Iraq, Siria e senza dimenticare l’Africa n.d.t), a “fare di tutto un erba un fascio” – per usare un modo di dire classico – perché, il terrorismo in Asia è molto diverso da quello di altre zone del mondo. Insomma, non si deve tentare un’analisi uniforme, quasi che ce ne fosse una “standard” che, si possa declinare e tirare fuori, a ogni tragedia e strage. I posti, i paesi, le storie non sono tutte uguali e, se, in qualche modo, si vuole davvero vincere questa drammatica sfida globale (nel senso che ormai, non passa giorno in cui il mondo non sia investito dal dramma di un’attacco terroristico che solo apparentemente ha la stessa matrice, nel marchio di fabbrica di Daesh) allora sarà bene riflettere attentamente e cambiare rotta il più in fretta possibile se, per esempio, non si vuole ancor di più alimentare il dramma delle migrazioni di milioni di migranti. 

– La ricostruzione dell’attacco jihadista a Dhaka

Procediamo dunque ricostruendo passo dopo passo ciò che è avvenuto a Dhaka, capitale del Bangladesh. 
Venti persone sono state uccise durante un attacco terroristico subito rivendicato da Daesh (IS) nella capitale del Bangladesh, Dhaka. 
Le vittime sono nove cittadini italiani, sette giapponesi, e tre bengladesi oltre, a una cittadina di nazionalità indiana. 
Appena l’allarme è avvertito dalle forze speciali queste, si organizzano per mettere a segno un blitz in cui riescono a liberare tredici persone. Il blitz va a segno dopo molte ore : e gli ostaggi sono rimasti in mano dei jihadisti per undici ore.

. La dinamica dell’attentato

Attorno alle 20 di venerdì 1 luglio (quattro ore meno in Italia) un commando di 7 uomini armati ha preso d’assalto l’Holey Artisan Bakery,  una panetteria che è anche un ristorante nel quartiere diplomatico della città.
Gli assalitori hanno fatto esplodere ordigni urlando “Allahu Akbar”, hanno confermato ambienti ai massimi livelli delle forze dell’ordine bengladesi che, poi sono state confermate anche in ambito governativo. Subito è seguita una sparatoria con la polizia e, qui, hanno perso la vita anche due agenti.
Il commando jihadista è riuscito a trincerarsi nel ristorante, con circa 30 ostaggi tra clienti e dipendenti. I terroristi hanno separato i cittadini bangladesi dagli stranieri e hanno portato questi ultimi al piano superiore del locale.
Alle 7,40, ora locale (le 3,40 in Italia) le forze speciali bangladesi hanno fatto irruzione nel ristorante con i carri armati e le armi pesanti. Durante la conferenza stampa le autorità militari hanno spiegato ai giornalisti locali e a quelli internazionali che, questa azione si è resa necessaria per aprirsi la strada e stanare i jihadisti all’interno del locale. La manovra è costata la vita a 6 assalitori mentre, uno è rimasto ferito e subito messo in stato di arresto.

. Le vittime

Le autorità locali insieme a quelle militari hanno poi reso noto ciò che hanno trovato una volta entrati all’interno del ristorante, al termine dell’irruzione. Qui, hanno confermato la liberazione di 13 ostaggi come effetto diretto del blitz mentre, spiegano i responsabili delle forze speciali, 20 persone erano già morti e, alcuni di questi, erano stati giustiziati a colpi di machete. Lo ha confermato l’ufficiale dell’esercito bangladese Naim Asraf Chowdhury : “le vittime sono state assalite brutalmente con armi affilate”.

– Le testimonianze dei superstiti

Secondo alcune testimonianze raccolte dal quotidiano locale Daily Star sono stati risparmiati coloro i quali sapevano recitare un versetto del Corano. Gli assalitori sono stati descritti dai testimoni come giovani tra i 20 e i 27 anni.

– La rivendicazione dei jihadisti

Circa 4 ore dopo l’assalto i jihadisti di Daesh hanno rivendicato l’attentato attraverso la loro agenzia-stampa Amaq. In seguito hanno pubblicato varie foto dall’interno del locale nelle quali si vedono corpi che giacciono in pozze di sangue.

– Il contesto della strage : Bangladesh, un paese tra ingiustizia sociale e violenza. 

Partiamo dalla fine (intesa come attualità di questi ultimi 365 giorni).
Nell’ultimo anno in Bangladesh i miliziani di Daesh hanno moltiplicato attacchi e omicidi che hanno colpito stranieri, rappresentanti delle minoranze religiose, blogger e intellettuali oltre che insegnati laici quindi, la prima cosa sulla quali riflettere è la seguente : la strage di venerdì 1 luglio non è un fatto isolato anzi, come vedremo, era facilmente intuibile.
Certo quello che balza subito agli occhi è che questo attentato segna un salto di qualità in quella che deve essere considerata una vera e propria “guerra interna” al famigerato mondo jihadista che vede contrapposti due schieramenti : da una parte Deash e, dall’altra Al Qaeda, molto attiva nel continente asiatico. La guerra ha come obiettivo finale la “leadership jihadista” e, l’offensiva – senza quartiere – messo in azione da Daesh mira a relegare in un angolo, assolutamente di retrovia, Al Qaeda. 
Tuttavia, tutto questo non basta a capire cosa sta accadendo in Bangladesh. C’è molto altro.
Il Bangladesh è uno di quei paesi in cui – anche se le autorità lo negano con forza praticamente ogni giorno – il jihadismo sembra aver attecchito da tempo. Ecco perché, purtroppo, quel che è accaduto all’Holey Artisan Bakery a Dhaka non costituisce una sorpresa.
Se da un lato, in altre parti del mondo il “radicalismo jihadista” può avere successo per colpa delle guerre occidentali qui, nel Bangladesh, non è questa la ragione. Qui, il “radicalismo” fa proseliti per via della violenza sociale. 
Il governo del paese non fa nulla per estirpare questa violenza anzi, l’alimenta ad arte.
In che modo?
Da molto tempo, nel Bangladesh la violenza sociale si rinnova attraverso un sistematico sfruttamento manifatturiero delle multinazionali che, al pari delle reiterate lotte politiche interne creano un drammatico terreno di disperazione. E’ qui, che le formazioni criminali riescono a fare proseliti, con un successo sempre maggiore.
Il governo in questo contesto invece di favorire le attività dei sindacati e le organizzazioni che lottano per i diritti civili nega l’esistenza del problema e, anzi, sistematicamente usa il pugno duro per colpire in questa direzione come e più di un regime autoritario e dittatoriale. 
Così si alimenta e si presta il fianco all’espandersi della povertà che insieme alla devastazione sociale condanna milioni di persone non solo e non soltanto alla miseria ma contribuendo, a spingerli tra le braccia di Daesh oppure di Al Qaeda a loro volta, come abbiamo visto impegnati a giocarsi una grande fetta del cosiddetto “mercato jihadista”. 
Il Bangladesh è il paese dove regna l’ingiustizia dove i salari sono minimi e sostanzialmente, il paese asiatico, è un posto dove non vengono rispettati i diritti civili e dove, i diritti dei lavoratori non esistono (e il governo non se ne cura). Del resto è qui che è accaduta la più grande tragedia sul luogo di lavoro che, per numeri e drammi è stata molto più grande dell’orrenda starge del 1 luglio anche se, quest’ultima, sul mondo avrà un impatto diverso con le vittime occidentali di mezzo. Ma al di là di queste considerazioni, laddove si tenta di individuare il contesto della strage di Dhaka allora, non è possibile non menzionare l’amara storia del Rana Plaza sempre a Dhaka. 

L’orrenda strage sul lavoro del Rana Plaza

Bangladesh, Dhaka, Rana Plaza è il 24 aprile del 2013 quando un edificio commerciale di otto piani – edificio figlio evidentemente di abusi speculativi locali – crolla pesantemente su stesso e si sbriciola rapidamente. Siamo a Savar, un sub-distretto della capitale. Il bilancio della tragedia è gravissimo e i soccorsi termineranno solo un mese dopo : era il 13 maggio 2013. 
Il bilancio è il seguente : mille vittime e oltre duemila feriti, alcuni dei quali rimarranno menomati a vita e quindi per sempre inabili al lavoro. 
E’ considerato – a ragione – il più grave incidente mortale avvenuto in una fabbrica tessile di cui il Bangladesh è famoso nel mondo tanto che, qui, fanno a gara, tutte (nessuna esclusa!) le multinazionali del settore arrivati qui, per seguire uno dei “mantra felici” del “capitalismo d’assalto” ossia, delocalizzare per abbattere i costi facendolo possibilmente in paesi dove, i sindacati sono deboli o inesistenti e, dove i lavoratori non devono troppo alzare la voce in tema di diritti : e il Bangladesh questi requisiti li ha tutti e, come si vede benissimo dall’ultimo anno sono anche i diretti responsabili della pentola che sta per scoppiare se non lo ha già fatto.
La drammatica tragedia del Rana Plaza ha avuto il merito di scoperchiare il tema della sicurezza (assolutamente inesistente) insieme a quello dei diritti e, sopratutto (e scandalosamente) dei risarcimenti che non arrivano.
Sono tutti coinvolti : marchi europei, americani e italiani. 
Al Rana Plaza avevano i loro laboratori piccole fabbrichette locali che lavoravano con e per conto di grandi marchio internazionali : erano loro a fare il lavoro sporco e gli altri si appropriavano dei guadagni. Se non ci fossero state campagne internazionali di attenzione questa storia si sarebbe dimenticata in fretta.
Al lettore virtuale di queste pagine, non deve sembrare che io sia uscito fuori-tema perché, in realtà questa drammatica storia tragica è molto più legata (e quindi da mettere in relazione) alla strage accaduta due giorni fa. Se si riannodano i fili degli eventi allora si capisce perfettamente di quale porta sia l’ingiustizia che si abbatte sui i cittadini di questo paese asiatico e, da ultimo si possono anche comprendere meglio tutti gli assassini mirati che sono stati commessi contro blogger, attivisti, intellettuali e, da ultimo anche contro insegnanti laici. 
E’ attraverso questa drammatica violenza sociale il terreno fertile dal quale si può preparare il brodo di coltura che serve a Daesh e ai jihadisti di Al Qaeda, un terreno perfetto per sviluppare l’odio contro tutto e tutti.
(Fonte.:thedailystar;internazionale;ilmanifesto)
Bob Fabiani
Link
-www.thedailystar.net/city/those-who-cited-quran-verse-were-spared;
-www.internazionale.it/notizie;
-www.ilmanifesto.info 

Fonte:
http://bobfabiani.blogspot.it/2016/07/ricostruzione-ufficiale-e-contesto-in.html

Ottava giornata di scioperi in Francia

Dal blog di Bob Fabiani:

May

26

Ottava giornata di scioperi in Francia.

Oggi, 26 maggio, i lavoratori delle 19 centrali nucleari del paese hanno deciso di aderire allo sciopero per un giorno. La mobilitazione contro la #LoiTravail ha già coinvolto altri settori, tra cui l’aviazione civile, le ferrovie e i porti. Sei delle otto raffinerie sono chiuse e le autorità francesi sono state costrette a imporre il razionamento dei carburanti e ad attingere alle riserve strategiche. Il premier Manuel Valls – più arrogante che mai – ha ribadito ieri, 25 maggio, che il suo governo non è disposto a negoziare sulla riforma (sbagliata secondo i francesi).
(Fonte.:bbc)
Bob Fabiani
Link
-www.bbc.com/news/world-europe/french-labour-dispute-nuclear-power-plant-workers-to-joint-strike

Fonte:

14N #SocialStrike!

Dal blog di Bob Fabiani:
Nov 13
Ci siamo la giornata del 14N domani intende porre alcune tematiche che il governo Renzi ha sistematicamente ignorato. Si comincerà alla mezzanotte di oggi 13N quando gli attivisti dello #scioperosociale si recheranno nei locali della movida romana con l’obiettivo di parlare con i lavoratori dei locali del centro, a Roma come in tutta Italia.
Le ragioni della giornata di sciopero sono state dichiarate con chiarezza: si va dalla netta contrapposizione al jobsact, alla legge 30, dal “patto per la scuola” a rivendicazioni precise sul salario minimo europeo al reddito di cittadinanza.
È una prova importante perché pone al governo precise domande alle quali non si potrà rispondere con la solita arroganza del premier-abusivo. Sarà una prova di maturità del governo che dovrà capire che non è sempre possibile attestarsi su posizioni reazionarie quelle degli imprenditori o, di Confindustria. Chissà se il premier capirà che il paese potrà diventare moderno se, al suo interno, il governo, è in grado di mettere in campo politiche “per” i lavoratori e “non” contro.
Sarà interessante vedere se Renzi sia in grado di mettere da parte autoritarismo e quel modo un pò goffo di liquidare (con una malcelata cattiveria) le istanze della cittadinanza.
L’ampia coalizione di attivisti sociali che ha reso possibile il 14N non è ancora un movimento ma, forse, lo potrà diventare se saprà andare oltre il 14N in modo da poter prendere spunto dallo sciopero che seppero costruire i precari dei fast food USA in America e in tutto il mondo.
Questa piattaforma allargata di studenti, precari, disoccupati e attivisti si riflette anche nella giornata di sciopero che mira a rivendicare il salario minimo orario, il reddito base, l’estensione degli ammortizzatori sociali, la redistribuzione ai beneficiari (disoccupati) dei fondi del progetto Garanzia Giovani. Inoltre richiede la stabilizzazione dei precari nella scuola e, al tempo stesso ricorda al governo che c’è bisogno di un massiccio investimento nell’istruzione e nel campo della ricerca.
La convergenza con la Fiom
Lo sciopero sociale contro la crisi ha trovato un filo conduttore con la Fiom. Non si tratta solo di una occasione isolata ma, al contrario di provare a “lavorare insieme” – come ha detto il segretario Landini che ha incontrato alla Sapienza di Roma, precari, studenti e Cobas -.
È un vero e proprio percorso nel tentativo di “Unire ciò che è stato diviso questo è il compito del sindacato”.
Tutto nasce dalla necessità di unire le lotte per provare a far capire al governo che, la strada intrapresa è sbagliata e non porta da nessuna parte. Ecco che allora lo sciopero venata ke Fiom va a convergere con lo sciopero sociale per unire le proteste e le voci dei lavoratori. Significative le parole di Landini: “Lo sciopero no si fa contro ma per le proposte che abbiamo presentato al premier molti mesi fa: politica industriale, investimenti, un piano per la mobilità, i trasporti, la banda larga. L’estensione dei diritti invece della cancellazione”.
Richieste precise e chiare. Richieste che però sono in netta contrapposizione con il jobsact tanto che Landini chiosa: “Punti che non vedo né nel jobsact né nella kegge di stabilità”.
Siamo al bivio.
In tutta Italia stanno esplodendo delle gravi criticità che stanno favorendo il conflitto sarà anche per questa ragione che, il segratario generale annuncia: “Siamo in piazza ma stiamo studiando un ricorso alla Corte costituzionale sul jobsact sulla falsariga della CGIL che è ricorsa alla Corte europea per la legge sui contratti a termine”.
Domani i “due scioperi” a Milano confluiranno in una unica piazza: dal palco Fiom parleranno anche i precari dello sciopero sociale. Le prove di dialogo sono appena iniziate ma per tutelare al meglio i lavoratori, il sindacato ha bisogno di aprirsi: è quello che la Fiom ha iniziato a fare. Nella speranza che non sia troppo tardi.
(Fonte.:fattoquotidiano;ilmanifesto;larepubblica)
Bob Fabiani
Link
-www.lavoro,gov.it;
-www.fiom-cgil.it;
#scioperosociale;
#socialstrike;
#14N
Fonte:

Nigeria: #BringBackOurGirls (Riportate a casa le ragazze)

Fonte: https://www.facebook.com/bringbackourgirls/photos/pb.218477488363292.-2207520000.1399839681./220820721462302/?type=3&theater

Dal blog di Bob Fabiani:

Il 14 aprile scorso, lo stesso giorno in cui un’autobomba nell’aerea della stazione degli autobus del Nyanya Motor Park di Abuja che, ha lasciato sul terreno e sul selciato nigeriano almeno 70 morti e ben 124 feriti, in contemporanea, un raid organizzato e attuato da “Boko Haram”, un movimento islamico nigeriano – attivo in una regione tra le più povere del mondo, con una mortalità infantile, bassa alfabetizzazione e disoccupazione giovanile di massa che concorre a reclutare facilmente reclute agli islamisti radicali – fanno irruzione nell’istituto secondario femminile di Chibok – paesino dello stato del Borno, nel Nord-Est della Nigeria –  mentre 230 ragazze  sono alle prese con gli esami di fine anno. 
Accade tutto in pochi minuti. Le ragazze , di età comprese tra i 15 e i 18 anni, di religione cristiana e musulmane, sono state caricate su un camion  e sparite lungo il confine con il Camerun.
Purtroppo ci sono ancora posti in Africa dove il diritto allo studio è messo in serio pericolo da terroristi pronti a tutto: le ragazze nigeriane erano consapevoli dei rischi che correvano per la loro intraprendenza e, per il solo fatto di aver deciso di aspirare a un futuro diverso, un futuro che non fosse quello privo di cultura di una parte delle donne nigeriane delle generazioni che le hanno precedute e, che hanno dovuto provare, sulla loro pelle, la tragedia della guerra civile, un tratto comune a tanti stati del Continente.
La scuola femminile del Chibok era la sola scuola che aveva riaperto i battenti per consentire così, alle migliori studentesse dei vari villaggi; di poter sostenere gli esami di fine anno.
-IL VIDEO DEI RAPITORI DI BOKO HARAM.
Alcuni giorni dopo il rapimento di massa delle ragazze nigeriane, mentre il mondo, almeno sul web e su i social network si mobilitava in soccorso per le ragazze rapite, lo sceicco Abubakar Shekau gira in video con un messaggio delirante:”Ho rapito io le vostre figlie, sono schiave e le venderò al mercato in nome di Allah a cui appartengono.
Il mondo con il fiato sospeso accusa il colpo. Mentre, man a mano che passano le ore si scoprono alcune conferme al messaggio dei terroristi. Sembrerebbe che le giovani siano state messe all’asta a 12 dollari l’una e comprate per diventare “mogli” dei miliziani.
-LA REAZIONE DEI SOCIAL NETWORK IN SOCCORSO DELLE REGAZZE DELLA NIGERIA.
Nove giorni dopo l’orrore del rapimento di massa delle 276 studentesse nigeriane, il 23 aprile, nel pomeriggio, in una città del Sud della Nigeria è partito il primo tweet con l’hastag “BringBackOurGirls” (“Riportate a casa le nostre ragazze”). Era l’149 del 23 aprile 2014 e, l’autore del tweet è un avvocato nigeriano, Ibrahim M.Abullahi che, ha tratto ispirazione dalla ex ministra dell’Istruzione del governo nigeriano, Oby Ezekwesili, in occasione di un suo intervento durante la cerimonia di Port Harcourt, capitale mondiale del libro per l’Unesco, ha chiesto il rilascio delle ragazze rapite. 
Nell’occasione scandendo bene le parole ha coniato l’hastag che poi ha permesso a 1,7 milioni di persone, in tutto il mondo, di ripetere quelle parole:”Bring back the girl!”

Immediato è stato il “tam tam virale”: da Lagos – capitale della Nigeria da più di 20 milioni di persone – a Londra è partita una “Marcia globale” per salvare le ragazze nigeriane al quale hanno partecipato Malala, la ragazza pakistana, ferita quasi a morte dai talebani per lo stesso motivo per cui sono state rapite le studentesse nigeriane: la loro colpa è quella di credere nella salvezza dell’istruzione e in un futuro lontano da orrori e guerre tribali. Insiema a Malala ha aderito anche la first lady americana, Michelle Obama.
Il movimento planetario con 1 milione e 700 mila tweet, è riuscito nell’impresa di mettere sotto pressione il governo nigeriano, annicchilito, sfibrato dalla lunga guerra con Boko Haram e, grazie alla mobilitazione dei social ha infine, “costretto” i grandi del mondo ad agire.
-LA REAZIONE DELL’INTELLIGENCE MONDIALE CONTRO BOKO HARAM
La grande mobilitazione di solidarietà rilanciata in rete #RIDATECI INDIETRO LE NOSTRE RAGAZZE ha smosso anche l’intelligence occidentale per aiutare la Nigeria. E’ stato approntato un supporto che prevede l’invio di team esperti, coadiuvati da immagini satellitari e l’immancabile uso dei droni, ma questa volta solo di sorveglianza.
La macchina è partita e ora tutti ne vogliono fare parte. L’occidente – nessuno escluso – e la Cina che anche attraverso l’impegno per riportare a casa le 276 ragazze rapite, vogliono in questo modo mantenere e, se possibile, migliorare i propri interessi nell’aerea del paese africano, il paese che sta vivendo un caotico boom, anche economico, tanto da far diventare la Nigeria, il Paese migliore dell’Africa. 
La Nigeria tuttavia mostra tutti insieme le tipiche contraddizioni del Continente: grande crescita annua  che si attesta intorno al 7% del Pil ma anche corruzione dilagante e, una terra ancora segnata dalla povertà, sopratutto al Nord-Est, dove impervarsa Boko Haram e, dove a farla da padrone è l’Islam radicale, quello duro e puro, tutte questo concorre a mostrare le due facce della Nigeria, di gran lunga il paese più ricco d’Africa: per capire la netta differenza tra la Nigeria e gran parte dell’Africa, basta un unico dato: la ricchezza della sola Lagos vale quanto tutta quella che riesce a produrre il Kenia.
-INFORMANDO PER L’HASTAG LANCIATO IN RETE A FAVORE DELLE RAGAZZE NIGERIANE.
Anche queste pagine virtuali sono a disposizione per la campagna mondiale #BringBackOurGirls.
La speranza è che tornino presto dai loro cari e che possano lasciarsi alle spalle questa brutta avventura. Dipenda dall’impegno di tutti noi non far calare il sipario su questo rapimento di massa e, che ci fa capire che il dramma dello schiavismo non è ancora del tutto debellato:#Ridateci Indietro Le Nostre Ragazze.
(Fonte:punchng;guardian;nytimes;lastampa;corrieredellasera,ilmanifesto;jeuneafrique)
Link
-http://www.punchng.com;
-http://english.cntv.cn;
-www.nytimes.com;
-www.jeuneafrique.com;
-malalafund.org;
-BringBackOurGirls-Facebook
-#BringBackOurGirls

Fonte:

http://bob-fabiani.blogspot.it/2014/05/africanland-attualitabringbackourgirlsr.html

 

 

Nota personale:

Su Facebook ho trovato anche la seguente foto che condivido qui contro l’ipocrisia dei grandi del mondo.

Fonte:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=347312548767573&set=a.107979969367500.19060.100004664924363&type=1&theater