VENAUS 2005-2015: DIECI ANNI DOPO, LA VALLE RESISTE ANCORA!

Venaus 2005-2015: dieci anni dopo, la Valle resiste ancora! [diretta dalla marcia]

La diretta in aggiornamento dalla marcia:

ore 13.45: pochi minuti fa la testa del corteo è arrivata al presidio di Venaus! Dietro ancora tantissimi No Tav in marcia, 20.000 oggi a ribadire che oggi come ieri la resistenza continua.

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ore 13: il corteo ha sostato al bivio dei passeggeri per ricordare che proprio qui 10 anni fa la polizia provò a bloccare con le cariche l’avanzata dei No TCVszUiGWoAEkwAhav verso Venaus: non ci sono riusciti allora, non ci riusciranno nemmeno oggi! Dal furgone si leva poi un lungo applauso e un saluto resistente a tutti/e i/le No Tav che oggi non possono essere alla marcia perché sottoposti a misure restrittive per aver preso parte attivamente alla battaglia contro l’alta velocità: liber* tutt*!

ore 12.45: la marcia sta ripercorrendo la strada che 10 anni fa portò alla storica liberazione di Venaus. Una grossa parte del corteo non è ancora giunta al bivio dei passeggeri ma si trova ancora sui tornanti sopra Susa, a riprova del successo di partecipazione di questo 8 dicembre.

ore 12.30: dalle rocce che costeggiano la strada verso Venaus viene calato uno striscione di solidarietà con tutt* i No Tav arrestati e inquisiti, contro l’accusa di terrorismo (recentemente respinta per la seconda volta anche dalla Cassazione…).

notore 12.15: dopo una breve sosta di contestazione all’Hotel Napoleon di Susa che ospita le truppe d’occupazione, la testa del corteo è arrivata al bivio dei passeggeri, dove inizia la strada che conduce al presidio di Venaus. Si parla di 20.000 persone in marcia!

ore 12: il corteo è entrato poco fa nel centro di Susa. Qualche giornale mainstream schierato da sempre a difesa di un’opera inutile e indifendibile scrive di “un migliaio” di persone (sic!) ma le immagini e le voci che arrivano dalla marcia parlano chiaro: la Valle che resiste ancora una volta è un fiume in piena!

ore 11.45: è il popolo No Tav delle grandi occasioni quello che oggi riempie le strade della Valle di Susa: un serpentone lungo e partecipato sta marciando sulla statale verso i luoghi della resistenza di 10 anni fa, accompagnato dalle note della banda No Tav che suona canti di lotta. Da dentro il corteo non si riesce a vedere né la testa né la coda!

ore 11.30: il corteo ha mosso i primi passi in direzione di Venaus, dietro lo striscione che ben racconta lo spirito di questa giornata di lotta: oraCVskTUtVAAAy7Ig come allora la resistenza continua! Tante le realtà e i comitati che in tutta Italia si battono in difesa del territorio presenti alla marcia.

ore 11.00: alcuni pullman e No Tav in arrivo da molte città d’Italia sono ancora bloccati al casello di Avigliana, dove le persone vengono identificate e fotografate una per una. Tantissimi intanto riempiono il piazzale di Susa, aspettando l’arrivo di tutti la testa del corteo inizia a posizionarsi: la marcia è aperta dai bimbi No Tav!

 

CVsYtTCXAAE1lqmSusa – Dieci anni dopo la prima grande vittoria del movimento Notav, quando l’allora capo del governo decise la sospensione dei lavori previsti nei pressi di Venaus – dopo che quegli stessi terreni furono invasi da decine di migliaia di persone, rompendo le staccionate e buttando fuori le forze dell’ordine – il movimento Notav torna su quelle strade per ribadire, ancora una volta, le ragioni della propria storica opposizione ad un’opera inutile e dannosa.

Fin dalle prime ore del mattino, tanti efastidiosi i posti di blocco attuati dalla Questura ai caselli dell’autostrada A12 e sulle statali. Fermati pullman da Bergamo e del Terzo Valico. Controlli rigorosi, persone filmate e controllate approfonditamente. Dopo Avigliana, al momento (h 10.30) si scorre tranquilli.

Già tante le persone concentratesi a Susa, nei pressi del piazzale del cimitero.

Qui la diretta con Alberto Perino che presenta la manifestazione di oggi (da Radio Blackout)

Fonte:
*
8 dicembre 2015 at 08:45

Era l’8 dicembre 2005 e liberavamo Venaus

[Tratto da NO TAV la Valle che Resiste – a cura del Centro Sociale Askatasuna e del Comitato di lotta popolare Velleità Alternative autoproduzioni – Febbraio 2006

Foto di Carlo Ravetto e Luca Perino]

8 dicembre: VENAUS LIBERATA

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L’idea di riprendersi Venaus è concreta, i giorni di blocco sono stati giorni impareggiabili, e il sondaggio popolare decreta la manifestazione. Tutti sono convinti dell’utilità di una manifestazione, tutti sanno che il movimento ancora una volta ci può riuscire. E’ chiaro quello che si andrà a fare, con l’astuzia e la determinazione che contraddistinguono ormai il movimento bisogna provarci. Il giorno prima i preparativi sono frenetici, un commerciante di Rivoli che affitta e ripara generatori di corrente è un no tav convinto, e si dice disposto a donare per la causa un container per ricostruire il presidio, la nostra base logistica per reinsediarci a Venaus. Lo andiamo a prendere il giorno prima del corteo, gli facciamo fare il giro dei blocchi in statale e dovunque passa è salutato da un’ovazione.

E’ il comune di Bussoleno a mettere a disposizione il furgone che lo deve caricare e che vogliamo portare a Venaus, l’area individuata è quella del prato davanti all’ingresso del cantiere.

La manifestazione è convocata per la mattina alle 10.30 in Piazza della stazione a Susa, è la manifestazione del riscatto, siamo almeno 10.000, e chi c’è sa cosa fare, sa che questo è il corteo della svolta, oggi ci riprendiamo Venaus!

Le strade sono presidiate in maniera massiccia dalle forze dell’ordine, il bivio dei Passeggeri è chiuso da uomini e mezzi, così come la strada che da Mompantero porta a Venaus, solo Giaglione è libera. Il percorso della manifestazione è semplice e il movimento lo conosce già: l’ultima volta il 4 giugno, lo abbiamo fatto in 30.000, e quella stessa piazza l’abbiamo riempita di 50.000 no tav allo sciopero generale della Valle. E’ questo il passaporto della manifestazione, tutto questo più le botte prese nella notte di Venaus, e l’occupazione dell’ autostrada: è questo che si legge sui volti votati alla riscossa. Alcuni compagni sono giunti da fuori per partecipare a quella che sarà la Manifestazione per eccellenza.

Aprono i sindaci, davanti a loro una schiera di giornalisti e cameraman, anche loro hanno capito che oggi il movimento farà notizia, a seguire il container addobbato con il nonno combattivo della bandiera disegnato su una tavola di legno enorme, dietro ancora si apre il corteo con una talpa in gommapiuma che simboleggia gli scavi sospirati di Venaus il furgone dell’amplificazione dei comitati, il camper no tav e dietro migliaia di persone con le bandiere, i cartelli autoprodotti, e tanto coraggio.

La manifestazione si snoda in salita, alla prima curva verso Venaus ci si prepara, dietro al container i compagni si schierano: 7 scudi di plexigass, uno per ogni lettera vergata in rosso a comporre il più combattivo dei NO TAV e ai lati 2 scudi con i manifesti che chiamavano a raccolta per la manifestazione del 4 giugno, elmetti da cantiere in testa ed il pensiero rivolto al bivio dei Passeggeri, passaggio simbolico verso il cantiere, nonche il primo punto da cui hanno impedito il libero accesso a Venaus.

Dal furgone si spiegano una volta in più le ragioni del corteo, si salutano le realtà venute da fuori, e si dichiarano le intenzioni di scendere a Venaus; quando la testa del corteo giunge ai Passeggeri i sindaci contrattano il passaggio del container e di una delegazione, intorno si crea una folla incredibile che si posiziona man mano dietro agli scudi formando un’onda d’urto e tutt’intorno sulle collinette antistanti a formare quasi una curva di tifosi per la partita che da lì a poco si giocherà.

Dal furgone si continua a spiegare la situazione, “oggi siamo noi a provare a passare i blocchi, abbiamo anche noi gli scudi, spingeremo verso Venaus!”, l’intervento è accolto da applausi e grida d’incitamento, inizia la contesa, passa il container e la polizia si schiera compatta a chiudere il varco, le arieti no tav ci provano e si comincia a spingere, il contatto è determinato, la polizia carica ma non riesce ad andare oltre pochi centimetri dalla propria postazione, calci e manganelli colpiscono gli scudi e chi ne rimane fuori. Nicoletta Dosio è colpita in pieno volto da una manganellata che gli rompe il naso, la professoressa sanguina vistosamente, il corteo spinge e risponde alle cariche, volano oggetti ed è naturale che sia così. I compagni della fila di scudi sono circondati da gente che non si tira indietro, molti sono di Venaus, tutti sono lì per provarci. Non si indietreggia , la massa spinge e la colluttazione dura diversi minuti. Dalle curve sopra le collinette si scattano foto e si fanno riprese, ma soprattutto si incita a non mollare l’azione, dalla casa accanto al blocco vola qualche vaso di terracotta all’indirizzo della polizia, un anziano no tav colpisce un poliziotto con l’ombrello. E’ il momento, il corteo si divide, una parte prosegue in su verso Giaglione e si riversa giù dalla montagna per i sentieri. Tutti i punti sono buoni, inizia a nevicare quasi a rendere la coreografia della giornata di resistenza alpina perfetta, al bivio dei Passeggeri continua il fronteggiamento ma inizia a filtrare gente dai lati dello schieramento delle forze dell’ordine che ormai allo sbaraglio si aprono sconfitte. Sono migliaia i no tav che sono già al cantiere, l’area è recintata a ferro di cavallo, il prato su cui si sono costruiti i giorni meravigliosi di resistenza sono circondati da quella rete rossa che vilmente i tecnici di CMC, passamontagna calato sul volto, protetti dalla polizia, hanno piantato nel terreno durante la notte del blitz. I manifestanti si dispongono tutt’intorno alla rete, a guardar bene sembra quasi che si aspetti il segnale del via. La discesa sotto gli osceni piloni dell’autostrada, già vergati a vernice con due scritte no tav enormi, è composta da una cascata colorata di no tav, da Giaglione scendono i furgoni e il resto della manifestazione che passa vicino alla chiesa di Venaus le cui campane, ancora una volta, scandiscono i rintocchi della lotta.

Il via arriva, la rete cade sotto i piedi di chi si va a riprendere la propria terra, i no tav guidati da una bandiera issata si dirigono verso il cantiere con la polizia che indietreggia chiudendosi a testuggine. Le reti sono divelte, prese a calci persino dai bambini, la rete arancione è sequestrata e servirà poi a comporre scritte no tav sui prati antistanti. E’ una massa enorme quella che invade il prato, l’avanguardia della manifestazione intima alle forze dell’ordine la fuga, è ancora una volta la bialera a separare no tav e agenti, che disperatamente tentano ancora di disperdere la folla. Due lacrimogeni lanciati oggi non fanno di certo desistere nessuno! “Via!” è il segnale e si entra nel cantiere, lì i mezzi di CMC e LTF, lasciati incustoditi, vengono giustamente danneggiati, camper, gru e macchinari saranno resi inutilizzabili, i wc chimici formeranno una barricata verso la via interna dove gli agenti si sono ritirati.

Nel tragitto verso l’interno del cantiere vengono individuate le provviste delle forze dell’ordine che vengono requisite e distribuite tra i manifestanti. L’altra parte del prato è gremita di manifestanti, il prato del cantiere è completamente invaso, la forza pubblica è schiacciata nell’unico rifugio lasciatogli. Si schierano a difesa dell’ingresso principale, sono ridicoli, gli viene costruita una barricata in faccia laddove sorgeva il vecchio presidio, non sanno cosa fare, sono immobili e palesemente preoccupati.

Siamo ovunque, è di nuovo tutto del movimento, la gente è euforica. Nel prato si dà vita ad un comizio dove tutti acclamano la liberazione di Venaus, c’è chi la chiama la battaglia di VenausGrado in ricordo di Stalingrado, e anche il paesaggio innevato facilita i paragoni. Persino gli amministratori sono euforici, “ci siamo ripresi la dignità riprendendoci il cantiere” dice il sindaco di Venaus, “in montagna abbiamo sempre vinto” afferma il sindaco di Susa”, “A sarà düra” risponde la gente, il comizio è di tutti, la virttoria è collettiva.

Ignare le forze dell’ordine annunciano il prossimo ritiro che non avverrà, ma rimarranno mogie e schierate all’interno di quella piccola area rimastagli.

La giornata si completa calando sul prato il container, dando vita al nuovo presidio, bandiera no tav e albero di natale in cima, inaugurazione del sindaco e del più assiduo presidiante, Biagio fuochista di Venaus.

E’ sancito, Venaus è libera.

Per gli elicotteri di polizia e carabinieri rimane un’enorme scritta NO TAV fatta con la rete che hanno messo, aiutati dai manganelli, la notte del 5.

La gente di Venaus rimane sul posto, quando cala il buio in corteo si torna a Susa, la vittoria è schiacciante, il corteo è festoso e cantando Bella Ciao torna alla piazza da dove è partito, dove c’è una piccola distribuzione di viveri e bevande calde.

Nella serata una fiaccolata porterà alcune centinaia di abitanti della Val di Susa a sfilare festeggiando la vittoria tra Venaus e Novalesa.

La prima pagina dei quotidiani, la prima notizia dei tg ed ogni discussione è aperta dalla notizia “La Valle di Susa si è ripresa Venaus”, questo è il risultato di quell’8 dicembre, nel nome della dignità di un popolo che diventa comunità in lotta, che sa diventare movimento, che se serve sa come e quando combattere.

 

Torino, donna egiziana denuncia tentato stupro della figlia, ricoverata in TSO, e il marito al CIE

Un momento della rimozione forzata del blocco stradale messo in atto da una donna egiziana, con i suoi 4 figli minorenni, per protestare contro il trattenimento del marito nel Cie, in quanto irregolare, in corso Massimo d'Azeglio a Torino, 29 agosto 2015. ANSA/ALESSANDRO DI MARCOUn momento della rimozione forzata del blocco stradale messo in atto da una donna egiziana, con i suoi 4 figli minorenni, per protestare contro il trattenimento del marito nel Cie, in quanto irregolare, in corso Massimo d’Azeglio a Torino, 29 agosto 2015.
ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

GAZA: IL BILANCIO DELLE VITTIME SALE A 842 PALESTINESI UCCISI E OLTRE 4000 FERITI. CISGIORDANIA: LA RESISTENZA SI ESTENDE, DURANTE LE PROTESTE DI IERI E OGGI UCCISI 7 PALESTINESI TRA CUI UN ATTIVISTA PER I DIRITTI DELL’INFANZIA

Ultimi aggiornamenti da Nena News:

 

25 lug 2014

by Redazione

Sale il numero delle vittime gazawi dopo il bombardamento della scuola dell’UNRWA a Beit Hanoun. Ieri notte il checkpoint di Qalandiya teatro di una manifestazione di massa: 10mila i presenti, due i palestinesi uccisi, 200 i feriti. Altri tre palestinesi uccisi oggi a Nablus e Hebron.

 

Una scuola di Jabaliya rifugio agli sfollati (Foto: Alessio Romenzi  -Time)

Una scuola di Jabaliya rifugio agli sfollati (Foto: Alessio Romenzi -Time)

 

AGGIORNAMENTI:

ORE 18.45 – TEAM UNRWA NON RIESCE A FARE SOPRALLUOGO A BEIT HANOUN, GAZA

Gli ispettori dell’Unrwa, tra cui esperti di armi, oggi hanno dovuto concludere in anticipo l’ispezione nella scuola di Beit Hanoun, teatro ieri della strage (16 morti) provocata dai raid israeliani, che hanno colpito l’istituto in cui si erano rifugiate 1.500 persone.

Il portavoce dell’agenzia Onu, Chris Gunness, ha riferito che,   le Forze armate israeliane erano state avvisate del sopralluogo. Il team si è dovuto allontanare dall’edificio a causa di spari esplosi intorno alla scuola. Gunness non ha specificato chi stesse sparando.

“Torneremo a Beit Hanoun quando le condizioni di sicurezza lo consentiranno”, ha detto.

Ore 18.30 – LA COMPAGNIA TEDESCA LUFTHANSA HA RESO NOTO CHE RIPRENDERÀ I VOLI DA E PER TEL AVIV SABATO

Ore 18.25 – FORZE ARMATE ISRAELIANE: 35 I SOLDATI MORTI

Ore 18.20: UNRWA: 160,487 SFOLLATI IN 83 STRUTTURE ONU

Ore 18.15– UE: INDAGINE SU MORTE DI 15 PALESTINESI IN RAID SULLE STRUTTURE ONU

L’Unione europea oggi ha chiesto una “immediata” indagine sulla morte di 15 palestinesi che si trovavano in un edificio delle Nazioni Unite bombardato dagli israeliani a Gaza.

Il portavoce della Commissione europea, Maja Kocijancic, ha esortato “le parti belligeranti a rispettare l’inviolabilità delle strutture Onu”.

17.50 – GAZA. 150.137 PALESTINESI NELLE STRUTTURE DELL’UNRWASempre più difficile la situazione a Gaza, dove sono 150.137 i palestinesi che hanno trovato rifugio nelle 84 strutture dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) presenti nella Striscia di Gaza.Sale il numero delle vittime: 842 morti e oltre 4.000 feriti. Oggi un medico che portava soccorso a Beit Hanoun è morto mentre viaggiava a bordo di un ambulanza colpita dai raid israeliani.BtZKdBxCUAA3I3MFOTO UNRWAOre 17.40 – I PALESTINESI DENUNCIANO ISRAELE ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALEIl ministro palestinese della Giustizia, Saleem Al-Saqqa, e il procuratore del tribunale di Gaza, Ismail Jabr, oggi hanno presentato una denuncia per crimini di guerra a Gaza contro lo Stato di Israele alla Corte penale internazionale (ICC) dell’Aia. Per procedere, la Corte dovrà stabilire se ha giurisdizione nell’Autorità nazionale palestinese. Usa e Israele non hanno ratificato, e Tel Aviv ha dichiarato di non voler ratificare, al trattato che istituisce l’ICC che non è un organismo dell’Onu.Ore 17.20 –CISGIORDANIA: OGGI 5 MORTI NELLE PROTESTE CONTRO ATTACO A GAZA

Un altro palestinese è stato ucciso oggi in Cisgiordania, durante le manifestazioni contro l’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. Ieri due ragazzi sono deceduti nel corso della protesta a Qalandia, cui hanno partecipato tra i 10mila e i 20mila palestinesi.

Tra le vittime anche il 47enne Hashem Abu Maria che ha lavorato per la Ong palestinese Defence for Children. Gli altri morti sono: Khaled Azmi Khaled Yousef, 18, Tayeb Abu Shehada, 22, Sultan al-Zaaqiq, 30, and Abd al-Hamid Breigheth, 35.

Il 18enne Yousef è stato ucciso da un colono israeliano che ha aperto il fuoco sui manifetsanti durante una Marcia vicino alla città di Nablus. Gli altri sono stati vittime del fuoco dei soldati israeliani.

Ore 17.15 – EGITTO: UCCISI DUE MILITARI EGIZIANI NEL SINAI

Un ufficiale egiziano riferito della morte di due ufficiali nel nord del Sinai. Le vittime sono state uccise da un commando armato vicino alla città di el-Arish oggi.

Due giorni fa l’esercito del Cairo ha ucciso tre miliziani in Sinai, tra cui il fratello del presunto leader del gruppo armato  Ansar Beit al-Maqdis, legato ad al Qaeda. (AP)

Ore 16.40 – ESERCITO DICHIARA MORTO IL SOLDATO CHE HAMAS HA DETTO DI AVERE CATTURATO DOMENICA 

Le Forze armate israeliane hanno confermato il decesso del sergente Oron Shaul, dato per disperso da Israele, la cui cattura però è stata rivendicata da Hamas che ha diffuso i documenti e il numero di matricola del soldato. L’esercito ha detto che il militare è morto in combattimento domenica scorsa, ma non ha recuperato il corpo.

Ore 16.30 – AL MASRI: NESSUN CESSATE IL FUOCO. SEI MORTI IN CISGIORDANIA

Sempre più in salita la strada verso la tregua proposta da Kerry. L’agenzia palestinese Ma’an ha riferito che il leader e parlamentare di Hamas, Mushir al-Masri, ha detto che sul tavolo “non c’è alcun cessate il fuoco con Israele” e cha la resistenza sta “portando avanti la battaglia con saggezza”.

Le condizioni della tregua, tra cui il mantenimento delle truppe israeliane a Gaza, sono difficili da accettare per Hamas. Nella Striscia, però, c’è un’emergenza umanitaria. Mancano acqua e cibo. Oltre 150.000 sfollati si sono rifugiati nelle scuole dell’Onu, che però sono diventate un target militare negli ultimi giorni. I raid israeliani ieri hanno colpito la scuola di Beit Hanoun, dell’Unrwa, facendo strage tra i palestinesi ospitati nell’edificio. L’agenzia dell’Onu ha negato che all’interno dell’edificio ci fossero armi.

Intanto, ieri sera la Cisgiordania è stata teatro di proteste e scontri che proseguono anche oggi. Sei palestinesi sono stati uccisi.

Ore 16.10 – GAZA: 838 PALESTINESI MORTI

Mentre la diplomazia si muove lentamente verso un cessate il fuoco che forse potrebbe essere annunciato stasera dal segretario di Stato John Kerry, al Cairo, nella Striscia di Gaza prosegue l’attacco israeliano, come pure i lanci di razzi di Hamas verso Israele.

Il bilancio delle vittime palestinesi è salito a 838 morti. Sono, invece, 33 i soldati israeliani deceduti dall’inizio dell’offensiva israeliana via terra.

Ore 16.00 – CISGIORDANIA: 4 MORTI NEL ‘GIORNO DELLA RABBIA’

Sale il bilancio dei palestinesi uccisi oggi in Cisgiordania durante le proteste contro l’attacco a Gaza. Sono quattro i palestinesi uccisi: tre da soldati israeliani e uno da un colono.

Ore 15.50 – Mustafa al-Sawaf, editore del quotidiano Al-Risale, vicino ad Hamas, ha detto che il movimento islamico sta esaminando la proposta di cessate il fuoco di Kerry, ma resta problematica la questione delle clausole che chiedono la demilitarizzazione di Hamas e la presenza delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza. Clausole difficili da accettare per il movimento islamico. (Ynetnews)

ore 15.40 – CONFERENZA STAMPA KERRY-BAN KI-MOON POSTICIPATA ALLE 20.30 (19.30 ITALIANE): FORSE ANNUNCERANNO IL CESSATE IL FUOCO. (Guardian)

ore 15.25 -IRAN. CENTINAIA DI MIGLIAIA IN PIAZZA PER GAZA

Le città iraniane si mobilitano in sostegno dei palestinesi. Come ogni anno dal 1979, l’ultimo venerdì del mese islamico del Ramadan è il giorno della solidarietà con il popolo palestinese, ma quest’anno l’attacco israeliano a Gaza ha fatto scendere in strada centinaia di migliaia di persone per partecipare alle manifestazioni organizzate dallo Stato Islamico.

A Teheran tra la folla anche il presidente iraniano Hassan Rouhani.

Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha chiesto all’Egitto il permesso di trasportare a Gaza aiuti umanitari. Zarif è in attesa della risposta del Cairo.

Stessa richiesta è stata avanzata dal governo turco a quello di Tel Aviv, che però ha negato il permesso.

ore 15.30 – INIZIATO DA UNA VENTINA DI MINUTI IL GABINETTO DI SICUREZZA DEL GOVERNO ISRAELIANO PER DISCUTERE LA PROPOSTA DI CESSATE IL FUOCO PRESENTATA DAL SEGRETARIO DI STATO USA JOHN KERRY.

ore 15.20 – ANCORA UN MORTO IN CISGIORDANIA: UCCISO DAI SOLDATI ISRAELIANI UN 47ENNE PALESTINESE A BEIT UMMAR, TRA HEBRON E BETLEMME. TRE MORTI OGGI

ore 14.45 – A NABLUS UCCISI DUE GIOVANI PALESTINESI. FATAH FA APPELLO AL “GIORNO DELLA RABBIA”

Sono morti due dei quattro manifestanti feriti da un gruppo di coloni che hanno aperto il fuoco da un’auto a Hawwara, vicino Nablus. I loro nomi: Khaled Azmi Oude, di 18 anni, e Tayeb Mohammad Saleh Shade, 25 anni.

Fatah e altre fazioni palestinesi hanno chiamato il popolo della Cisgiordania a protestare ovunque, nel “giorno della rabbia” per il massacro in corso a Gaza. Tace il presidente Abbas che da Amman fa solo appello ai palestinesi perché donino sangue da inviare gli ospedali di Gaza e Cisgiordania.

ore 14.00 – MINISTRO ESTERI TURCO INCONTRA MESHAAL IN QATAR PER DISCUTERE DELLA TREGUA

Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, è volato a Doha dove incontrerà il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, per discutere della proposta statunitense di tregua a partire da domenica. Secondo Channel 10, emittente israeliana, Netanyahu ha accettato la tregua e farà pressioni sul gabinetto di sicurezza perché accetti.

ore 13.45 – COLONO SPARA CONTRO MANIFESTANTI

Un colono ha aperto il fuoco contro manifestanti in marcia a Nablus, 4 feriti.

ore 13.30 – BAMBINO DI 5 ANNI UCCISO DA UN CECCHINO

La giornalista Noor Harazeen ha scritto su Twitter che il cuginetto Walid, di 5 anni, è stato ucciso da un cecchino israeliano a Shayajie.

ore 13.10 – SOLDATO ISRAELIANO UCCISO DA FUOCO AMICO

Oggi a Gaza è morto un altro soldato israeliano, il sergente Yair Ashkenazy, di 36 anni di Rehovot. E’ stato ucciso da fuoco amico durante un’operazione a nord della Striscia.

ore 13 – HAARETZ: “A BREVE CONFERENZA STAMPA DI KERRY AL CAIRO, FORSE PER ANNUNCIARE CESSATE IL FUOCO”

Un giornalista di Haaretz, Barak David, citando fonti diplomatiche, ha detto che il segretario di Stato Usa Kerry a breve terra una conferenza stampa al Cairo con il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, e rappresentanti delle Nazioni Unite per annunciare il cessate il fuoco”.

ore 12.50 – GABINETTO DI SICUREZZA ISRAELIANO POSPOSTO ALLE 14 ITALIANE

ore 12.10 – SCONTRI IN CORSO A GERUSALEMME. INIZIATI I FUNERALI DI UNO DEI GIOVANI UCCISI IERI A RAMALLAH

Sono in corso scontri intorno alla Moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, dopo che le autorità israeliane hanno bloccato l’ingresso alla Spianata agli uomini sotto i 50 anni, per la preghiera dell’ultimo venerdì di Ramadan. Un giovane palestinese è stato gravemente ferito da un proiettile di gomma. Anche la notte appena trascorsa è stata una notte di scontri: la polizia ha lanciato gas lacrimogeni, granate stordenti, proiettili di gomma e acqua chimica contro i manifestanti, ferendone almeno 40. Quaranta anche i palestinesi arrestati, ha detto il portavoce della polizia Rosenfeld.

Sono in corso i funerali di uno dei giovani uccisi ieri a Ramallah, Mohammed Al Araj. Si temono scontri.

ore 12.00 – LA BATTAGLIA DI QALANDIYA NEI TWEET DEL GIORNALISTA STATUNITENSE JONATHAN MILLER DI CHANNEL 4: PALLOTTOLE ISRAELIANE CONTRO BIGLIE LANCIATE CON LE FIONDE

Tweet di Jonathan Miller da Qalandiya, Ramallah

Tweet di Jonathan Miller da Qalandiya, Ramallah

 

ore 11.45 – HAMAS: “MISSILI VERSO L’AEROPORTO DI TEL AVIV”

Le Brigate Al Qassam hanno dichiarato di aver lanciato tre missili M75 contro l’aeroporto di Tel Aviv e di averlo colpito. Nei giorni scorsi le autorità aeree europee e statunitense avevano bloccato i voli di linea verso il Ben Gurion, per poi riprenderli ieri dopo due giorni di stop.

ore 11.30 – IL VALICO DI KEREM SHALOM APERTO

Oggi il valico di Kerem Shalom resterà aperto per permettere l’ingresso di aiuti umanitari, carburante e bombole di gas per usi domestici dentro Gaza. Lo ha fatto sapere il Ministero degli Interni palestinesi, sottolineando che in genere il venerdì e il sabato è chiuso.

ore 11.00 – COLPITI L’EDIFICIO DEL MINISTERO DELLA SICUREZZA DI HAMAS E L’UFFICIO MILITARE DI THABET

Secondo l’esercito israeliano, durante la notte sono stati bombardati la sede del Ministero della Pubblica Sicurezza di Hamas e l’ufficio militare di Raad Thabet, leader del braccio armato.

ore 10.40 – BILANCIO DELLE VITTIME SALE A 815, STERMINATA LA FAMIGLIA DI UN LEADER DELLA JIHAD ISLAMICA

Da mezzanotte ad ora sono stati uccisi 16 gazai, facendo salire il bilancio a 815 morti, secondo il Ministero della Salute. Oltre 5.240 i feriti. Nella notte l’esercito israeliano ha colpito la casa di Salah Ahmad Abu Hasanin, leader delle Brigate Al Quds della Jihad Islamica, uccidendolo insieme a tre dei suoi figli, il 15enne Abd al-Aziz, il 12enne Hadi e Abd al-Hadi, 9 anni.

A Deir al-Balah, una donna di 23 anni, Shayma Hussein Abd al-Qader Qannan, è rimasta uccisa nel bombardamento della casa della famiglia al-Sheikh Ali. Era incinta, ma i medici sono riusciti a salvare il suo bambino.

ore 10.15 – TREGUA DA DOMENICA PROPOSTA DA JOHN KERRY

Il segretario di stato John Kerry ha presentato alle parti una proposta che prevede, da domenica, una tregua temporanea di una settimana durante le quale Israele e Hamas comincerebbero a negoziare al Cairo su punti di sicurezza, economici e politici, per un accordo duraturo. Tuttavia durante la tregua proposta da Kerry  le forze israeliane non lascerebbero del tutto la Striscia di Gaza, uno dei punti piu’ contestati da parte palestinese.  Gli Stati Uniti, il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon e l’Unione Europea si farebbero garanti con entrambe le parti che i negoziati riguarderanno temi essenziali: per Israele, il disarmo di Gaza e la distruzione dei tunnel, per Hamas, la fine del blocco di Gaza e la ricostruzione dei danni che la Striscia ha subito durante le devastanti offensive militari israeliane.

 

ore 10 – IL GOVERNO ISRAELIANO DISCUTE DELLA TREGUA

Oggi il gabinetto di sicurezza israeliano si incontra per discutere della proposta di tregua del segretario di Stato Usa John Jerry.

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Diretta di ieri – Giovedì 24 luglio

dalla redazione

Gerusalemme, 25 luglio 2014, Nena News – Il popolo gaawi entra nel 18esimo giorno di bombardamenti costretto a piangere 805 morti, 5.200 i feriti secondo il Ministero della Salute. Nella notte è salito il bilancio, dopo il bombardamento della scuola dell’Unrwa a Beit Hanoun, dove hanno perso la vita 16 persone, almeno 200 i feriti. E mentre Israele tenta di giustificare un’azione gravissima – colpire una struttura dell’Onu dove si stavano rifugiando 1500 persone – i portavoce dell’agenzia Onu tornano a dire di non aver ricevuto alcun avvertimento da parte delle autorità militari e di aver più volte segnalato la presenza di sfollati nel loro edificio.

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In queste ore sono ripresi i bombardamenti anche a Gaza City, mentre le zone di Shajaye e Zeitun si svuotano: centinaia le persone in fuga, molte accolte nella chiesa ortodossa di San Porfirio, come si vede nella foto di Michele Giorgio.

Nelle stesse ore a infiammarsi era anche la Cisgiordania e Gerusalemme: tutta a parte est della Città Santa è scesa in piazza nella notte che precede gli ultimi giorni di Ramadan, Leylat al-Qard (La notte del destino). Una notte importante per i musulmani, trascorsa a pregare e a leggere il Corano. Per i palestinesi la notte del destino dovrebbe essere trascorsa nella moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme, ma le restrizioni imposte dall’occupazione israeliana non permettono più di farlo. E oggi la notte del destino arriva mentre Gaza è sotto attacco.

Così ieri da Shuafat a Silwan, da Wadi al-Joz a At-Tur scontri con le forze di polizia, che hanno lasciato feriti 5 poliziotti a causa del lancio di fuochi d’artificio; 39 palestinesi sono stati arrestati.

Scene da Intifada a Qalandiya, tra Ramallah e Gerusalemme. Ieri il gruppo 48ThosandMarch ha organizzato un marcia verso Gerusalemme, partita alle 21.30 dal campo profughi Al Amari di Ramallah. Migliaia di persone hanno partecipato, chi dice 10mila che 20mila. I ragazzi hanno lanciato molotov e pietre, incendiato copertoni e attaccato i simboli dell’occupazione in uno dei peggiori checkpoint della Cisgiordania, quello di Qalanidya.

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L’esercito si era preparato prima chiudendo alcuni accessi alla città, per poi rispondere con il lancio di gas lacrimogeni, proiettili di gomma, granate stordenti, ma soprattutto pallottole vere: due giovani sono stati uccisi, Mohammad Al Araj, 19, and Majed Sufian, 27; oltre 200 i feriti, di cui circa 10 in gravi condizioni. Le ambulanze hanno fatto la spola da Qalandiya all’ospedale governativo di Ramallah fino a notte inoltrata. Secondo l’esercito i due palestinesi uccisi avrebbero sparato con i kalashnikov contro i soldati.

Sul piano diplomatico, secondo quanto riportato da fonti statunitensi, il segretario di Stato Usa Kerry ha proposto un piano in due fasi per fermare l’operazione contro Gaza: una settimana di tregua a partire da domenica durante la quale partano i negoziati veri e propri sui vari aspetti, economici, politici e di sicurezza tra Hamas e Israele, alla presenza di attori internazionali. La proposta sarebbe in fase di discussione: Israele vorrebbe mantenere la presenza militare dentro Gaza durante la tregua di una settimana, possibilità che Hamas non accetta insistendo di volere l’assicurazione di un serio allentamento del blocco contro la Striscia come precondizione al dialogo. Nena News

 

La marcia di ieri a Ramallah

La marcia di ieri a Ramallah

Fonte:
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Vedi anche il seguente articolo di Radio BlackOut:

luglio 25, 2014 in Hot News

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Palestina, notte di rivolta nella west bank, a Gaza mattinata di bombe e resistenza
La notte appena trascorsa potrebbe segnare un momento di svolta nello scenario mediorientale. Non si vedevano cortei così dalla seconda intifada, quella del 2000, commentano le tv arabe. E’ infatti stata una notte di guerrigilia in tutti i territori, a decine di migliaia hanno infatti partecipato alla cosidetta 48March che si è snodata in ogni centro cittadino dei territori di cisgiordania dirigendosi verso i checkpoint e il muro dell’aprthaid che divide i palestinesi dall’occupazione israeliana. Gli scontri più pesanti sono stati a Qalandya, nel sobborgo che divide Ramallah da Gerusalemme, dove oltre 10.000 persone hanno sfilato sino al checkpoint dove sono scoppiati scontri violentissime con i soldati israeliani che hanno risposto sparando sulla folla. Folla che per ore ha combattuto con fionde e molotov, innalzando barricate e sparando fuochi d’artificio per tenere a distanza le truppe israeliane. Proprio a Qualandya ci sarebbero stati i primi due morti, uccisi per colpi da arma da fuoco, mentre altri due sarebbero in fin di vita nell’ospedale di Ramallah. Si parla di oltre 100 feriti, di cui moltissimi per ferite provocate da proiettili. Quello che si è consumato ieri notte è comunque un segnale determinante, alla vigilia dell’ultimo venerdì di Ramadan, e forse davvero la parola Intifada non è solo un hastag che ieri sera impazzava nel mondo arabo che seguiva costantemente quanto stava accadendo, da Betlemme ad Hebron, dalla città vecchia di Gerusalemme sin dentro lo mosche di Al Aqsa, dove la polizia israeliana aveva vietato l’ingresso agli uomini con meno di 50 che si sarebbero recati per la preghiera serale. L’ennesima provocazione orribile dello stato occupante.
A Gaza invece ieri è stata la giornata della strage della scuola dell’Onu. Almeno 17 le vittime, fra cui molti bambini, circa 200 i feriti secondi fonti mediche. La scuola dell’Unrwa -agenzia ONU per i rifugiati, era utilizzata come riparo dagli abitanti di Beit Hanun, a nord della Striscia, costretti ad abbandonare le lora abitazioni con l’ingresso delle truppe israeliane. Stamattina ancora bombe sulla striscia, il conto dei morti è salito a 818. Per domani nuovi cortei in tutto il mondo, in risposta all’appello dei “giovani palestinesi nel mondo” in sostegno alla popolazione palestinese e la sua resistenza, che passa dalla mobilitazione internazionale boicottaggio di Israele.

Ascolta la diretta con Bilal sulla notte di rivolta ieri nella westbenk e il suo appello alla solidarietà internazionale

 

 

Fonte:

 http://radioblackout.org/2014/07/dalla-cisgiordania-la-resistenza-non-si-estende/

Chi c’era dietro le BR? Tanti, tanti proletari.

marzo 25, 2014 in Hot News, L’informazione di Blackout

 

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Rieccoci. Non che parlare degli anni settanta ci dispiaccia. Ripercorrere quegli avvenimenti, interrogarne i protagonisti e ricostruire su linee nuove una narrazione che ci restituisca qualche tratto di verità è senz’altro un esercizio meritevole. Peccato che tutte le volte che i media mainstream tirano fuori qualche pezzo di quelle storie è sempre all’insegna del mistero, della dietrologia delle trame occulte. Che palle! Possibile che a quelle altezze (o bassezze forse) nessuno si  interroghi su qualcosa che ne valga la fatica?

 

La vicenda recente è semplice: quattro anni fa un misterioso individuo che affermava di esser stato a bordo della famosa “moto Honda di via Fani” scrive una lettera anonima a La Stampa, in cui afferma di esser stato lì come “agente dei servizi segreti”, agli ordini del “colonnello Guglielmi” del Sismi, con l’incarico di “proteggere le Brigate Rosse” impegnate contro la scorta del presidente della Democrazia Cristiana. Naturalmente è in fin di vita e vuole, così sembra, scaricare la coscienza. Ma in realtà, anomalia tra le anomalie, non lo fa affatto. Suggerisce, allude, invita a scavare, da qualche flebile indizio… nessuna rivelazione però. Nessuna confessione. Un rebus sgangherato piuttosto.

 

Cui prodest? Ai giornali di sicuro. A chi sui misteri costruisce carriere. Alle commissioni parlamentari  strapagate con i soldi pubblici. L’effetto però è più nefasto. E’ di più ampia portata. Ha a che fare con la costruzione di un discorso schizofrenico ma molto pericoloso su cui convergono interessi e impostazioni ideologiche differenti, dal PC di allora al PD di oggi, dalle destre ai populismi.

 

Simili ordini di discorso attecchiscono ovviamente su un terreno malsano e incerto, dove i proletari non possono neanche immaginare di organizzare simili tiri contro lo stato, in cui le rivoluzioni sono inutili se non infide, sempre e comunque manovrate dai poteri forti, in cui c’è sempre un grande vecchio che non si trova e una verità data in pasto agli imbecilli per celarne un’altra.

 

Sradicare quegli eventi dall’ordine del possibile. Negarne non solo la verità ma anche una ragionevole ipoteticità. Vincere sui morti dopo aver vinto sui vivi, questo il senso più profondo che cogliamo. Sicuramente in Italia stiamo peggio che altrove. Appare confermata una certa diffusa tendenza ai capri espiatori, alle spiegazioni monocausali, alle semplificazioni. Troppo complicato domandarsi come i brigatisti potessero sopravvivere nelle fabbriche dove molti operai sapevano, durare anni e anni in clandestinità, magari aiutati in una fuga all’estero. Qual’era il contesto sociale che li proteggeva, che, con tutti i limiti di una simile prospettiva, faceva il tifo per loro? Perché dopo il sequestro e l’assassinio dell’on. Moro le Brigate Rosse videro un’esplosione di ingressi nell’organizzazione? Perché, ancora, ci vollero leggi speciali, torture e assassini più o meno mirati per indebolirli? Poi c’è chi ci marcia come dicevamo più sopra ma è ancora un’altra storia.

 

Abbiamo fatto qualche riflessione con Marco Clemementi, compagno e storico dell’Università di Cosenza, autore del bel libro “Storia delle Brigate Rosse”.

 

Ci ha poi raggiunto telefonicamente negli studios di Blackout un compagno, amico e collaboratore, Paolo Persichetti, che anche su questi temi scrive e studia da giornalista e da blogger con il suo Insorgenze.

 

 

Fonte:

http://radioblackout.org/2014/03/chi-cera-dietro-le-br-tanti-tanti-proletari/