“Stava andando a comprare una pallina da ping pong” racconta l’amica del bambino ucciso nella favela Caju

“STAVA ANDANDO A COMPRARE UNA PALLINA DA PING PONG” racconta l’amica del bambino ucciso nella favela Caju

Un’amica di Herinaldo Vinicius de Santana, di 11 anni, morto ieri (23.09) dopo essere stato ucciso a colpi di fucile nella favela Parque Alegria, nel Complexo do Caju, a Rio de Janeiro, racconta che il bambino è stato colpito mentre andava a comprare una pallina da ping pong. Secondo la giovane, due poliziotti delle UPP (Unità di Polizia Pacificatrice) di Caju che erano di pattuglia nella comunità, sarebbero stati spaventati dal bambino, che stava correndo, e avrebbero aperto il fuoco.

“Stava giocando a ping pong ed era andato a comprare una pallina. Aveva 80 centesimi in tasca. I poliziotti si sono spaventati e gli hanno sparato. Non c’erano banditi o trafficanti lì intorno. Tutti quelli che erano lì si sono disperati. Quando hanno visto che era morto, le persone hanno cominciato a gridare. Le ultime parole che ha detto sono state “Voglio mia mamma”. Ma quando lei è arrivata, era già morto”, racconta l’amica.

Sempre secondo la ragazzina, la madre di Herinaldo, che lavora come colf in un condominio di lusso della Zona Sul di Rio (ndt. la zona benestante, nei pressi delle più famose spiagge della città), non riesce a darsi pace. Oltre a Herinaldo, ha altri tre figli. La famiglia vive nell’ antico Instituto Estadual de Infectologia São Sebastião, occupato insieme ad altre famiglie.

“Era un bravissimo ragazzo. Sempre disposto a dare una mano. Sua madre era sempre molto preoccupata per lui e si raccomandava di non rimanere in strada fino a tardi. Ci mancherà tanto” dice.

Secondo la Secretaria Estadual de Saúde, Herinaldo Vinicius de Santana, di 11 anni, è entrato al pronto soccorso della Maré alle 16. Sono state tentate manovre di rianimazione, ma il bambino è morto poco dopo. Organi interni della Polizia Pacificatrice hanno apertoun’inchiesta per appurare le circostanze della morte. Cinque poliziotti militari che erano in servizio nella zona sarebbero stati “allontanati dal servizio in strada”. La polizia civile sta indagando.

Una manifestazione di protesta degli abitanti della favela per la morte del piccolo Herinaldo ha bloccato a lungo le principali vie di comunicazione della zona.

Sui social network gli amici piangono la morte di Herinaldo. “Vogliamo giustizia. Oggi è toccato a lui, domani sarà un altro bambino. Lui non meritava questa fine, era un bravo ragazzo, sempre sorridente, poi arriva un poliziotto e gli toglie la vita! Non ci posso ancora credere, è impossibile riuscire a sopportare tutto questo(…)”, ha scritto un’amica.

fonte: http://extra.globo.com/…/ele-estava-indo-comprar-uma-bolinh…

“Il Resto del Carlinho (Utopia)”
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“La polizia è vigliacca è assassina e si nasconde dietro la divisa” dice la madre del giovane giustiziato buttato giù da un tetto dalla polizia militare di San Paolo

“LA POLIZIA È VIGLIACCA E ASSASSINA E SI NASCONDE DIETRO LA DIVISA”
dice la madre del giovane giustiziato buttato giù da un tetto dalla polizia militare di San Paolo
di Claudia Belfort – video André Caramante – Ponte Jornalismo *
—>Guarda il video IN HD – assista em HD<—
In un video esclusivo di Ponte Jornalismo, Cleusa Glória da Silva, madre del giovane Fernando Henrique, 18 anni, che venne gettato giù da un tetto e, dopo essere stato bloccato e ammanettato, giustiziato a colpi di pistola da poliziotti militari lo scorso 7 settembre, manda a dire che questa esecuzione non rimarrà impunita e che a nulla serve minacciarla, perché lei “non ha paura di questa polizia corrotta”.
L’assassinio di Fernando è stata la seconda mostruosità, nelle sue parole, che ha dovuto subire per mano della polizia militare. La prima fu quando aveva solo 17 anni e venne violentata da un sergente della polizia militare, a Belo Horizonte. Da questo stupro nacque un bambino che, 18 anni dopo, è stato assassinato sempre per mano di poliziotti militari.
Nel video, Cleusa racconta della violenza sessuale che dovette subire e dice che non lascerà che la morte di suo figlio rimanga impunita. Racconta anche che da giovane avrebbe voluto seguire la carriera di suo nonno, anche lui poliziotto militare, ma che “Grazie a Dio, non ha seguito questa carriera schifosa”, che “la polizia militare è vigliacca, assassina e che si nasconde dietro la divisa”.

fonte: http://ponte.org/a-policia-e-covarde-e-assassina-e-se-esco…/

Per saperne di più sui fatti accaduti a San Paolo:
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E ora chi si commuoverà per Cristian? Chi si indignerà per l’ennesima morte di un bambino nero di appena 12 anni di una favela carioca?

E ORA CHI SI COMMUOVERÀ PER CRISTIAN? CHI SI INDIGNERÀ PER L’ENNESIMA MORTE DI UN BAMBINO NERO DI APPENA 12 ANNI DI UNA FAVELA CARIOCA? [Guarda il video: https://www.facebook.com/RestoDelCarlinhoUtopia/videos/701979596568149/?video_source=pages_finch_main_video]
Un bambino che stava giocando a pallone nel campetto della favela di Manguinhos, che è scappato quando la polizia ha cominciato a sparare, ma si è fermato per aiutare una donna che era caduta ed in quel momento è stato colpito alla schiena dallo sparo di un poliziotto. Anche in Brasile c’è stata commozione per la foto del corpicino senza vita di Aylan sulla spiaggia di Bodrun. Ma la commozione, così come l’indignazione, è ormai selettiva. Nelle favelas si puo’ morire, anzi, se si muore è meglio… tanto sono tutti banditi e poi bisogna far la guerra alla droga, pensa la gente perbene di un paese ormai assuefatto alla barbarie quotidiana, allo sterminio.

Il Brasile è il paese al mondo con il maggior numero di omicidi, solo nel 2012 le vittime sono state 56.000, 30 mila delle quali giovani tra i 15 ed i 29 anni. Di questo totale di giovani, oltre il 90% erano di sesso maschile ed il 77% neri. La polizia brasiliana è quella che più uccide al mondo: ci sono voluti 30 anni alla polizia degli Stati Uniti per uccidere lo stesso numero di persone che quella brasiliana ha ucciso negli ultimi cinque! Nella sola Rio de Janeiro, la polizia è responsabile di quasi il 16% di tutti gli omicidi commessi in città… e si tratta “solo” dei dati ufficiali. L’impunità, per i poliziotti è la regola.

Lo sterminio della popolazione povera, nera, delle favelas e delle periferie prosegue. Non fa notizia. “Siamo solo gente delle favelas, per loro dobbiamo morire tutti!” Dice la nonna di Cristian nel video realizzato da Patrick Granja del Jornal A Nova Democracia. E forse tra poco meno di un anno, quando la fiaccola dei giochi olimpici si accenderà a Rio de Janeiro, la città delle spiagge, del samba e del futebol… di Cristian non vi ricorderete più nemmeno voi che state leggendo.
[credit video: Jornal A Nova Democracia – https://youtu.be/VSXgfuFUWO8]

Comunicato del Forum Sociale della favela di Manguinhos:
Noi del Fórum Social de Manguinhos – FSM. comunichiamo con dolore, ma principalmente con molto odio, che un altro bambino è stato assassinato dallo stato brasiliano, per mano della polizia dello Stato di Rio de Janeiro.
Intorno alle 10 della mattina di oggi, a seguito di un’incursione delle forze speciali della polizia militare, CORE, BOPE, si sono sentiti i primi spari nella favela di Manguinhos.
Cristian Soares da Silva, di 12 anni, un bambino, nero, come potete immaginare, è stato ucciso dai poliziotti nel corso dell’operazione. Giocava a pallone, attività quotidiana di qualunque bambino, tanto nelle favelas come nelle zone bene della città. La differenza è che nelle zone bene i bambini bianchi non devono scappare per proteggersi dalla polizia, tanto meno dalle pallottole che vengono dai loro fucili.
Christian ha cercato di mettersi in salvo, ma è stato ucciso alle 11.30, vicino al campetto in cui stava giocando a pallone.
Gli abitanti della favela di Manguinhos, conoscendo bene il modus operandi della polizia carioca, hanno tentato di proteggere il corpo e la dignità di Christian (è quello che resta ai favelados quando vengono colpiti).
La difesa del corpo e pertanto della dignità di quel bambino, che non potrà mai più giocare a pallone e crescere, è stata difesa a costo di molta violenza, lacrimogeni e fucili impugnati di fronte a quelli che lì vivono e non sopportano più il massacro di questo maledetto stato genocida.
(ndt. per protezione del corpo si intende l’evitare che i poliziotti, come d’abitudine, rimuovano il cadavere per eliminare prove e per alterare la scena del delitto)
Noi del Forum Sociale di Manguinhos siamo mobilitati insieme agli abitanti della favela perché la favela non resti in silenzio davanti all’ennesima morte.
Cristian, come Matheus, Paulo Roberto, Mauricio Afonso, Johnatha, non sarà dimenticato, come tanti altri che sono caduti per mano di questo maledetto stato genocida.
Continueremo a lottare, in mezzo alle granate e ai fucili puntati sulle nostre facce, e le tante minacce che il nostro popolo soffre ogni giorno.

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"E ORA CHI SI COMMUOVERÀ PER CRISTIAN? CHI SI INDIGNERÀ PER L'ENNESIMA MORTE DI UN BAMBINO NERO DI APPENA 12 ANNI DI UNA FAVELA CARIOCA? [Guarda il video: https://www.facebook.com/RestoDelCarlinhoUtopia/videos/701979596568149/?video_source=pages_finch_main_video] Un bambino che stava giocando a pallone nel campetto della favela di Manguinhos, che è scappato quando la polizia ha cominciato a sparare, ma si è fermato per aiutare una donna che era caduta ed in quel momento è stato colpito alla schiena dallo sparo di un poliziotto. Anche in Brasile c'è stata commozione per la foto del corpicino senza vita di Aylan sulla spiaggia di Bodrun. Ma la commozione, così come l'indignazione, è ormai selettiva. Nelle favelas si puo' morire, anzi, se si muore è meglio... tanto sono tutti banditi e poi bisogna far la guerra alla droga, pensa la gente perbene di un paese ormai assuefatto alla barbarie quotidiana, allo sterminio. Il Brasile è il paese al mondo con il maggior numero di omicidi, solo nel 2012 le vittime sono state 56.000, 30 mila delle quali giovani tra i 15 ed i 29 anni. Di questo totale di giovani, oltre il 90% erano di sesso maschile ed il 77% neri. La polizia brasiliana è quella che più uccide al mondo: ci sono voluti 30 anni alla polizia degli Stati Uniti per uccidere lo stesso numero di persone che quella brasiliana ha ucciso negli ultimi cinque! Nella sola Rio de Janeiro, la polizia è responsabile di quasi il 16% di tutti gli omicidi commessi in città... e si tratta "solo" dei dati ufficiali. L'impunità, per i poliziotti è la regola. Lo sterminio della popolazione povera, nera, delle favelas e delle periferie prosegue. Non fa notizia. "Siamo solo gente delle favelas, per loro dobbiamo morire tutti!" Dice la nonna di Cristian nel video realizzato da Patrick Granja del Jornal A Nova Democracia. E forse tra poco meno di un anno, quando la fiaccola dei giochi olimpici si accenderà a Rio de Janeiro, la città delle spiagge, del samba e del futebol... di Cristian non vi ricorderete più nemmeno voi che state leggendo. [credit video: Jornal A Nova Democracia - https://youtu.be/VSXgfuFUWO8] Comunicato del Forum Sociale della favela di Manguinhos: Noi del Fórum Social de Manguinhos - FSM. comunichiamo con dolore, ma principalmente con molto odio, che un altro bambino è stato assassinato dallo stato brasiliano, per mano della polizia dello Stato di Rio de Janeiro. Intorno alle 10 della mattina di oggi, a seguito di un'incursione delle forze speciali della polizia militare, CORE, BOPE, si sono sentiti i primi spari nella favela di Manguinhos. Cristian Soares da Silva, di 12 anni, un bambino, nero, come potete immaginare, è stato ucciso dai poliziotti nel corso dell'operazione. Giocava a pallone, attività quotidiana di qualunque bambino, tanto nelle favelas come nelle zone bene della città. La differenza è che nelle zone bene i bambini bianchi non devono scappare per proteggersi dalla polizia, tanto meno dalle pallottole che vengono dai loro fucili. Christian ha cercato di mettersi in salvo, ma è stato ucciso alle 11.30, vicino al campetto in cui stava giocando a pallone. Gli abitanti della favela di Manguinhos, conoscendo bene il modus operandi della polizia carioca, hanno tentato di proteggere il corpo e la dignità di Christian (è quello che resta ai favelados quando vengono colpiti). La difesa del corpo e pertanto della dignità di quel bambino, che non potrà mai più giocare a pallone e crescere, è stata difesa a costo di molta violenza, lacrimogeni e fucili impugnati di fronte a quelli che lì vivono e non sopportano più il massacro di questo maledetto stato genocida. (ndt. per protezione del corpo si intende l'evitare che i poliziotti, come d'abitudine, rimuovano il cadavere per eliminare prove e per alterare la scena del delitto) Noi del Forum Sociale di Manguinhos siamo mobilitati insieme agli abitanti della favela perché la favela non resti in silenzio davanti all'ennesima morte. Cristian, come Matheus, Paulo Roberto, Mauricio Afonso, Johnatha, non sarà dimenticato, come tanti altri che sono caduti per mano di questo maledetto stato genocida. Continueremo a lottare, in mezzo alle granate e ai fucili puntati sulle nostre facce, e le tante minacce che il nostro popolo soffre ogni giorno. "Il Resto del Carlinho (Utopia)" Il Brasile che NON vi raccontano. Articoli, reportages, video e film raccolti in ordine sparso e tradotti in italiano http://carlinhoutopia.wix.com/carlinhonews seguici anche sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/RestoDelCarlinhoUtopia"

Brasile, la polizia militare di Rio ha il grilletto facile

5 AGOSTO 2015 | di

Dal 5 al 21 agosto del prossimo anno, Rio de Janeiro ospiterà le XXXI Olimpiadi.

A un anno esatto da questo importante evento, per la prima volta assegnato a una metropoli sudamericana, Amnesty International ha pubblicato un drammatico rapporto sull’uso delle armi da parte della polizia militare di Rio, raramente indagato in modo adeguato.

Dal 2005 al 2014 sono stati registrati 8471 omicidi da parte della polizia militare nello stato di Rio, 5132 dei quali nel territorio metropolitano.

Almeno il 16 per cento degli omicidi registrati in città negli ultimi cinque anni è stato commesso da agenti della polizia militare in servizio. Nella favela di Acari, su cui abbiamo recentemente scritto in questo blog, la percentuale è del 90 per cento.

Un grilletto facile, quello della polizia militare di Rio, quanto invisibile. Le persone uccise – giovani e poveri neri – vivevano in quella parte della città (nella foto di Luiz Baltar, il Complexo do Caju) messa da parte, nascosta per lasciare spazio e visibilità allo scintillio e alla modernità di una megalopoli di 12 milioni di abitanti: la maggior parte delle persone uccise dalla polizia militare dal 2010 al 2013 erano neri di età compresa tra 15 e 29 anni.

Questi omicidi sono raramente investigati. Quando una persona è uccisa a seguito di un’operazione di polizia, un funzionario civile viene incaricato di stabilire se l’atto sia stato commesso per autodifesa o se, al contrario, occorra aprire un’indagine.

Nella maggior parte dei casi, sul rapporto del funzionario civile c’è scritto che la persona faceva parte di una banda criminale ed è morta dopo aver opposto resistenza. Per sicurezza, spesso si altera la scena del crimine piazzando un’arma o qualche altra “prova” accanto al cadavere.

Dunque, la persona assassinata è responsabile della propria morte e il caso è chiuso.

Eduardo de Jesus, 10 anni, è stato ucciso dalla polizia militare il 2 aprile di quest’anno nella favela del Complexo de Alemao. Era seduto sull’uscio di casa.

Sua madre, Terezinha Maria de Jesus, ha sentito uno sparo ed è corsa fuori, dove ha trovato il cadavere del figlio. Ha gridato e un agente le ha puntato il fucile contro minacciando di uccidere anche lei come aveva appena fatto col “figlio di un bandito”. I colleghi del poliziotto hanno prima tentato di porre una pistola accanto al corpo di Eduardo, poi hanno cercato di portarlo via ma sono stati costretti a ritirarsi dall’intervento degli abitanti della favela.

Questo è uno dei pochi casi in cui un agente della polizia militare è stato congedato e nei suoi confronti è stata aperta un’indagine.

Non sappiamo come andrà a finire. Magari verrà stabilito che il piccolo Eduardo, per il mero fatto di stare seduto sulla porta di casa, stava opponendo resistenza. Del resto, su 220 indagini avviate nel 2011, solo quattro si sono concluse con l’incriminazione di agenti della polizia militare; 183 sono ancora aperte.

Intanto, Terezinha e altri parenti, dopo aver ricevuto minacce e intimidazioni, hanno lasciato la favela.

 

 

Fonte:

http://lepersoneeladignita.corriere.it/2015/08/05/brasile-la-polizia-militare-di-rio-ha-il-grilletto-facile/

22 dicembre 1988: Chico Mendes

 Lunedì 22 Dicembre 2014 18:18

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Il 22 dicembre 1988 Chico Mendes viene ucciso davanti alla porta di casa dai fazendeiros Alves da Silva, proprietari del seringal Cachoeira.

Chico Mendes era un estrattore di caucciù fin dalla nascita. Viveva nello sato dell’Acre in Brasile.

 

Il 10 marzo 1976 i lavoratori brasiliani, guidati da Chico Mendes, misero in atto la prima empate, l’occupazione delle terre per impedire il disboscamento delle foreste ad opera dei grandi latifondisti.

 

Negli anni successivi questa pratica si intensifica semre di più, i lavoratori dele foreste si riuniscono in assemblee popolari per decidere come combattere le speculazioni dei grandi proprietari. I seringueiros (raccoglitori di gomma) iniziarono ad organizzarsi per salvare ettari di foresta, dichiarati reservas extrativas, dove potessero continuare a raccogliere e lavorare il lattice di gomma e raccogliere frutti e fibre vegetali.  Tra il 1976 e il 1977 le empates si intensificano sempre di più. I lavoratori vengono colpti da una dura repressione: centinaia di seringueiros sono incarcerati, decine uccisi dalle guardie dei latifondisti.

Chico Mendes partecipò alla fondazione del Sindacato dei lavoratori Rurali di Brasileia e Xapuri. Cercava di unire la difesa della foresta con la rivendicazione di una riforma agraria.

 

Uno degli ultimi empates organizzati da Chico Mendes riguardava il seringal Equador, la cui proprietà era rivendicata dal fazendeiro Darli Alves, allo scopo di destinare l’area a pascolo dopo averla disboscata. L’ uccisione del leader sindacale era da tempo pianificata ai livelli alti dell’União Democrática Ruralista con coperture politiche e istituzionali. L’azione dei seringueiros infatti non era più un fatto isolato e doveva assolutamente essere fermata.

 

Chico Mendes sapeva di essere stato condannato a morte dai latifondisti. In uno dei suoi ultimi discorsi aveva detto: “Non voglio fio­ri sulla mia tomba, perché so che andrebbero a strapparli alla foresta. Voglio solo che la mia morte serva per mettere fine all’impunità dei jagunços, che possono contare sulla protezione della polizia federale dell’Acre e che, dal 1975 in avanti, hanno già ammazzato nella zona rurale più di cinquanta persone come me, leader seringueiros impegnati a salvare la foresta amazzonica e dimostrare che il progresso senza distruzione è possibile. ”

 

Solo la grande indignazione sollevatasi a livello nazionale e internazionale fece sì che Darli Alves, il mandante dell’omicidio, e il figlio Darci, l’esecutore, fossero arrestati e l’omicidio non rimanesse senza colpevoli come era sempre accaduto in passato. I due fratelli vennero condannati a 19 anni di reclusione ma 4 anni dopo, con la complicità della polizia, riuscirono a scappare. Darli Alves non era l’unico mandante dell’assassinio. Dietro ai due latifondisti c’erano fazendeiros dell’UDR molto più potenti come Joao Branco e Adalberto Aragao, ex sindaco di Rio Branco.

 

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/3572-22-dicembre-1988-chico-mendes

GAZA, LUGLIO 2014: UMANITA’ DOVE SEI? – PARTE SECONDA

Cristo si è fermato a Gaza.Sono passati 17 giorni da quando è iniziata l’operazione Bordo Protettivo e Israele ha già ucciso quasi 800 palestinesi. La follia sionista non sta risparmiando nulla, civili, donne, bambini che giocano sulla spiaggia, case, moschee, ospedali, scuole. Tutto questo con la complicità dei governi e dei media. Penso spesso in questi giorni a Vittorio Arrigoni e al suo “Restiamo umani”. Sento che diventa ogni giorno più difficile restare umani, di fronte all’odio sconfinato d’Israele e al sangue delle centinaia di vittime palestinesi, ma ci stiamo provando. In contrapposizione al silenzio colpevole dei grandi della terra e alla disinformazione, in tanti, in Italia, in Europa e nel mondo ci stiamo mobilitando per gridare il nostro appoggio al popolo gazawi. In questi giorni, in tante città, si stanno tenendo manifestazioni in sostegno alla Palestina. In particolare, i Giovani Palestinesi  ( che hanno organizzato una manifestazione ieri  a Roma: https://www.facebook.com/events/809035842462292/) hanno indetto per sabato 26 luglio una giornata di mobilitazione in tutta Europa.

Qui il loro appello:

Giovani palestinesi in Europa appello all’azione:
Contro i crimini sionisti in Palestina, sostegno alla Resistenza palestinese
L’orrore dei crimini sionisti in Palestina ha raggiunto livelli terrificanti. In pieno giorno, i sionisti stanno massacrando le famiglie, bombardando alla cieca case, cliniche e moschee a Gaza.
Quello che abbiamo di fronte è un regime coloniale,che usa il suo potere per schiacciare la volontà di un popolo a resistere.
In questa lotta sbilanciata tra una ideologia razzista e l’eroica resistenza del popolo palestinese, i governi europei, ancora intrappolati nei loro vecchi retaggi coloniali, hanno chiaramente affermato la loro posizione a sostegno del regime sionista.
La lotta in corso a Gaza e in tutta la Palestina è nostra: è una lotta per far prevalere la giustizia su un progetto coloniale che mira a cancellare il popolo Palestinese, è una lotta contro il colonialismo in tutte le sue forme e manifestazioni.
Questa lotta non terminarà fino a che Gaza non sarà liberata dall’assedio, la colonizzazione della Palestina storica non verrà smantellata, e i sionisti non smetteranno di imprigionare e torturare il nostro popolo. Questa lotta sarà vinta solo quando saremo tutti uniti intorno ad una visione condivisa che si basi sui principi di dignità, giustizia e liberazione della Palestina!
La resistenza in Palestina trova sostegno nella nostra mobilitazione, nelle strade, e nel rafforzamento, in tutto il mondo, della campagna di boicottaggio di Israele e sanzioni contro lo stato sionista. Siamo chiamati a prenderci le nostre responsabilità, è nostro dovere organizzarci rimanendo autonomi, è nostro dovere unificare tutto il sostegno sincero e incodizionato alla nostra causa!

Noi, giovani palestinesi in Europa, chiediamo una giornata di azione, ovunque in Europa, Sabato 26 Luglio
● Contro l’aggressione di Gaza e di tutta la Palestina – Stop all’embargo
● Sostegno totale e incondizionato alla resistenza palestinese, in tutte le sue forme
● Libertà per tutti i prigionieri palestinesi
● Supporto per la campagna BDS – Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele
● Contro la vergognosa complicità europea

Giovani Palestinesi in Italia, PYM Francia, PYM Swezia, PYM Spagna, GUPS Francia, GUPS-Athene(Grecia), Palung Danimarca, Asociación de Amistad Palestina-Granada Turab (Spagna).

http://www.ipetitions.com/petition/stop-zionist-crimes-in-palestine-support-to-the

Fonte:

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=669419449808405&id=103055993111423

 

Queste sono gli eventi che si terranno quel giorno:

ROMA, Piazza del Colosseo ore 18 https://www.facebook.com/events/1457741847809206/

OSTIA, ore 18 al Pontile
https://www.facebook.com/events/1447621908840869/1451735465096180/?notif_t=plan_mall_activity

MACERATA, ore 18, Piazza della Libertà, https://www.facebook.com/events/618468958268104/?ref_newsfeed_story_type=regular

MILANO, ore 16.30, Porta Venezia https://www.facebook.com/events/837271866291635/

MILANO, Piazza San Babila, https://www.facebook.com/events/312513108921398/?ref=3&ref_newsfeed_story_type=regular

PORDENONE, ore 16, davanti al municipio (https://www.facebook.com/events/679333058825184/)

Bologna, ore 15.30

FOLIGNO, ore 17.30, Piazza della Repubblica

REGGIO CALABRIA, ore 19 al Museo dello Strumento Musicale https://www.facebook.com/events/1509303145966951/

GINEVRA, ore 15, Place du Molard (https://www.facebook.com/events/673509596077191/681655548595929/?notif_t=plan_mall_activity)

 

 

Free Gaza! Free Palestine! Stay human!

D. Q.

 

 

 

Qui gli ultimi aggiornamenti da Nena News:

 

24 lug 2014
by Redazione

Strage in una scuola dell’Unrwa a Beit Hanun. Almeno 17 vittime, un centinaio i feriti. In 17 giorni di offensiva i palestinesi uccisi sono più di 750. Washington parla di tregua vicina, ma Hamas non accetta il disarmo dei gruppi armati. Un giovane ucciso a Betlemme dai soldati israeliani.

(Foto: AP)

(Foto: AP)

AGGIORNAMENTI: 

Ore 23.15 – OLTRE 100 FERITI, DUE MORTI A QALANDIYA. SCONTRI ANCHE A GERUSALEMME

Un’altra vittima a Qalandiya, durante la manifestazione in corso. I due ragazzi uccisi sono il 19enne Mohammad al-Araj e Muhammad Arar. Almeno 108 i feriti, 60 da proiettili veri. I manifestanti lanciano pietre, molotov e fuochi d’artificio, i soldati israeliani sparano pallottole e proiettili di gomma.

Ore 22.30 – QALANDIYA: UN MORTO E 50 FERITI. SCONTRI A BETLEMME

Durissimi gli scontri in corso a Qalandiya, a Ramallah: un morto e almeno 50 feriti durante la marcia verso Gerusalemme. Sono 20mila i manifestanti, strada piena da Qalandiya a Al Amari. Scontri anche a Betlemme, vicino al checkpoint 300.

Ore 21.45 – MARCIA SU GERUSALEMME: A QALANDIYA IN MIGLIAIA

Sono migliaia i palestinesi che stanno prendendo parte alla marcia su Gerusalemme, partita stasera dal campo profughi Al Amari di Ramallahe diretta verso il checkpoint di Qalandiya, dove sono in corso durissimi scontri. Incendi e ambulanze che vanno e vengono: sarebbero già 14 i feriti, di cui uno molto grave dopo essere stato colpito da una pallottola alla testa.

Ore 21.15 – BOMBARDATO L’OSPEDALE AL-DURRA A : MUORE UN BAMBINO DI DUE ANNI

L’esercito israeliano ha bombardato stasera l’ospedale Mohammed al-Durra tra Gaza City e Jabaliya . Un bambino di due anni e mezzo, Ibrahim al-Sheikh Omar, è morto mentre si trovava nell’unità di terapia intensiva. Fonti mediche hanno raccontato che il piccolo è stato colpito dalle schegge ed è morto sul colpo. Altri 30 sono rimasti feriti. Secondo l’esercito israeliano l’ospedale era utilizzato come base di lancio di missili da parte delle fazioni armate palestinesi.

ORE 21 – HAMAS: “PRONTI A CESSATE IL FUOCO SUBITO SE CESSA L’ASSEDIO DI GAZA”. ESERCITO ISRAELIANO: “AVEVAMO AVVERTITO UNRWA E CROCE ROSSA DEGLI ATTACCHI PROVENIENTI DALLA ZONA DELLA SCUOLA”

Il capo dell’ufficio politico di Hamas Khaled Meshaal ha dichiarato che il movimento è pronto  a firmare un accordo per il cessate il fuoco  a condizione che l’assedio israeliano di Gaza venga revocato. ”Chiediamo- ha detto Meshaal a una serie di organi di stampa in lingua araba – il pieno impegno internazionale per la fine dell’aggressione e dell’assedio di Gaza, un impegno concreto. Non siamo interessati al meccanismo, quello che ci interessa sono vere garanzie perché l’assedio venga tolto. Abbiamo ottenuto queste promesse in passato, e non ne è venuto fuori nulla”.

“Vogliamo un aeroporto internazionale, vogliamo un porto, vogliamo un’apertura al mondo esterno, e non una situazione in cui siamo controllati da alcuni valichi di frontiera che trasformano Gaza in un’enorme prigione, che nessuno può lasciare anche per trattamenti medici trattamento o per lavoro […] Quando avremo una bozza di accordo chiaramente formulata che ci garantisca queste cose, e la comunità internazionale darà il suo sostegno a questo progetto, il fuoco potrà cessare. Anche oggi “.

Intanto Haaretz riferisce che altre unità dell’esercito israeliano si stanno dirigendo verso il confine con Gaza. L’esercito ha confermato di aver sparato colpi di mortaio in direzione della scuola Unrwa di Beit Hanoun in risposta al fuoco proveniente dai dintorni dell’edificio, ma che “sono ancora in corso le verifiche per capire chi abbia colpito la scuola”. Una fonte militare israeliana ha inoltre detto a Haaretz che nei giorni scorsi alcuni suoi rappresentanti avevano contattato l’Unrwa e la Croce Rossa per riferire che le truppe venivano colpite dalla zona della scuola e che l’esercito avrebbe risposto agli attacchi.

Ore 20.20 – UNRWA: “OLTRE 141MILA RIFUGIATI NELLE NOSTRE 83 SCUOLE”

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ORE 19.15 – 779 VITTIME PALESTINESI, 84 SOLO OGGI. USA E ONU CONDANNANO ATTACCO A SCUOLA UNRWA. GRAN BRETAGNA SOLLECITA HAMAS AD ACCETTARE TREGUA UMANITARIA SENZA CONDIZIONI

Sono 779 le vittime palestinesi dell’attacco israeliano a Gaza dallo scorso 8 luglio, 84 solo oggi, tra cui sei membri della famiglia Abu-Itta colpiti dall’esplosione e dalle schegge della casa vicina bombardata dall’aviazione israeliana.

il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ha condannato duramente l’attacco alla scuola dell’Unrwa di Beit Hanoun, che ha causato 17 vittime e oltre 200 feriti tra i palestinesi che vi avevano trovato rifugio. Dura condanna anche da parte degli Stati Uniti: “Siamo profondamente rattristati e preoccupati per il tragico incidente – ha dichiarato dal Cairo il portavoce del dipartimento di Stato americano Jen Psaki – e ribadiamo il nostro appello affinché entrambe le parti raddoppino i propri sforzi per la protezione dei civili”.

Il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha detto in conferenza stampa al Cairo che “Hamas deve accettare un cessate il fuoco umanitario, senza condizioni”. Eppure ieri era stato il ministro israeliano della Giustizia Tzipi Livni a dichiarare che non ci sarebbe stata alcuna tregua finché non fossero stati smantellati tutti i tunnel a Gaza, mentre ieri sera Hamas si era detto disponibile alla tregua umanitaria a condizione che il blocco imposto a Gaza fosse allentato.

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ORE 17.45 – ESERCITO:”FORSE SU SCUOLA UNRWA RAZZI DI HAMAS”. GIURA IL NEOPRESIDENTE ISRAELIANO RIVLIN

L’esercito israeliano ha dichiarato che alcuni razzi lanciati da Hamas sono caduti su Beit Hanoun e che potrebbero essere stati questi a provocare le vittime della scuola dell’Unrwa: lo rende noto Haaretz. Intanto, alla Knesset giura il neopresidente israeliano Reuven Rivlin.

ORE 17 – STRAGE BEIT HANOUN, 17 VITTIME. UNRWA: “ISRAELE AVEVA LE COORDINATE DELL’EDIFICIO. MAI CONCESSA UNA FINESTRA DI FUGA PER I CIVILI”

Il bilancio delle vittime dell’attacco alla scuola dell’Unrwa a Beit Hanun è salito a 17 vittime e oltre 200 feriti. Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa, ha dichiarato via Twitter che ”precise coordinate del rifugio dell’UNRWA a Beit Hanoun erano state formalmente comunicate all’esercito israeliano”. Ha poi aggiunto che “nel corso della giornata, l’UNRWA ha provato a coordinare con l’esercito israeliano una finestra per la fuga dei civili, ma non è mai stata concessa”.  Gunness ha detto di non poter né confermare né smentire la presenza di Hamas all’esterno dell’edificio, aggiungendo che comunque “Israele e Hamas devono rispettare l’inviolabilità dell’Onu e della legge umanitaria”.

 

Ore 16:25 – DALLA FRANCIA 11 MILIONI DI EURO PER GAZA

Il Presidente francese Hollande ha dichiarato che il suo Paese donerà 11 milioni di euro agli abitanti di Gaza. I fondi saranno distribuiti ad organizzazioni non governative attive nella zona.

Secondo fonti palestinesi Israele non permetterebbe ai soccorritori di raggiungere Khan Yunis per poter evacuare i feriti e raccogliere i cadaveri.

ore 16:10 – Razzi su Ashkelon. I media israeliani riferiscono di duri scontri tra i gruppi armati palestinesi e i soldati di Tel Aviv nel quartiere Shujaiyya a est della città di Gaza.

Salgono a 15 le vittime del bombardamento della scuola dell’Unrwa a Beit Hanun. 150 i feriti. Un bilancio che, visto l’alto numero di feriti, appare provvisorio. E’ la quarta volta, da quando è iniziata l’offensiva israeliana su Gaza, che viene colpita una struttura dell’Onu. E’, però, la prima volta che si registrano vittime.

ore 15:44 – I GRUPPI ARMATI PALESTINESI PROMETTONO VENDETTA PER LA STRAGE DI BEIT HANUN. TV AL-MAYADEEN: “770 LE VITTIME DALL’INIZIO OFFENSIVA”

I “Comitati di resistenza” palestinesi hanno detto poco fa che «la strage di Bait Hanun avrà una risposta. Ci vendicheremo per il sangue dei martiri»

Secondo la rete panaraba al-Mayadeen le vittime palestinesi dall’inizio dell’offensiva israeliana sono 770. Più di 4700 feriti.

 Ore 15:25 – MASSACRO NELLA SCUOLA UNRWA A BEIT HANUN. LE VITTIME SONO GIA’ 13. DECINE I FERITI.

Decine di vittime e feriti nel bombardamento di una scuola dell’Unrwa a Beit Hanun nel nord della Striscia di Gaza. La scuola ospitava coloro che avevano dovuto lasciare le loro case da quando è iniziata l’operazione “Bordo Protettivo”.

Il Dottor Ashram al-Qidra, portavoce del Ministero della Sanità a Gaza, ha detto che al momento sono già 13 le vittime. Decine i feriti.

Un testimone oculare ha raccontato all’agenzia Ma’an: “eravamo seduti nel cortile della scuola quando ci sono piovute addosso le bombe”. Alcuni presenti parlano di 5 bombe sganciate dagli israeliani.

 Ore 15:15 – MINISTRO AFFARI STRATEGICI ISRAELIANO, YUVAL STEINITZ:“POSSIBILITA’ DI ALLARGARE OPERAZIONE MILITARE”

Il Ministro israeliano degli Affari Strategici, Yuval Steiniz, ha detto che “Israele sta vagliando la possibilità di allargare l’operazione militare”.

La tv al-Mayadeen sostiene che Israele ha arrestato circa 150 giovani palestinesi nella zona di Khaza’a e li ha portati a Sufa. 4 feriti (di cui 2 in condizioni gravi) in un raid dell’aviazione israeliana a Shajaiyya, ad est di Gaza.

Le brigate al-Qassam hanno attacco con diversi missili mezzi corazzati israeliani che erano penetrati nella zona est di al-Tuffah. Non è ancora noto l’esito dell’offensiva.

ore 15:10 BREAKING, DECINE DI MORTI E FERITI IN SCUOLA UNRWA A BEIT HANOUN COLPITA DA TIRI ISRAELIANI

ore 15:00 MINISTERO INTERNI PALESTINESI: “ISRAELE ARRESTA FERITI E SOCCORRITORI”

Bombardamenti in corso nella parte occidentale di Beit Lahya e nel campo profughi di Maghazi.

Secondo il Ministero degli interni palestinesi Israele avrebbe arrestato diversi soccorritori e feriti a Khaza’a a est di Khan Yunis. La notizia è confermata dal corrispondente del tv panaraba al-Mayadeen che aggiunge: “Israele sta arrestando i feriti che erano in un’ambulanza”.

Prosegue il lancio di razzi su Israele. Un missile caduto nei pressi di Sha’ar HaNeghev ha provocato un incendio.

ore 14:00 –  746 VITTIME. LA MINISTRA ISRAELIANA LIVNI: “FINE OPERAZIONE QUANDO NON CI SARA’ PIU’ PERICOLO TUNNEL”

Intervistato da Sky News, il ministro delle finanze israeliano, Naftali Bennet, ha accusato Hamas di usare i civili come scudi umani. Sulla crescita di consensi per Hamas tra la popolazione locale, il leader di “Casa Ebraica” ha detto che i sostenitori del movimento islamico sono “immorali” e poi ha aggiunto: “noi vogliamo vivere fianco a fianco con loro, sono loro ad inseguirci. Abbiamo consegnato la terra [si riferisce al ritiro dei coloni dalla Striscia nel 2005, ndr], e loro l’hanno resa un fortino del terrore”. La ministra di giustizia, Tzipi Livni, ha ribadito stamane che “Israele deve continuare l’operazione su Gaza. Quando non ci sarà più il pericolo dei tunnel, allora si discuterà di una fine”.

Ore 13.15 – UNRWA: “UCCISE TRE NOSTRE INSEGNANTI”

Il portavoce dell’agenzia Onu Unrwa, Chris Gunness, ha fatto sapere oggi che tre delle insegnanti del loro staff sono state uccise in un attacco israeliano, due nella loro casa e una mentre tornava dopo un giorno di lavoro in un rifugio dell’agenzia: “Tre insegnanti dell’Unrwa sono state uccise. Il mio cuore si spezza per ogni cooperante umanitario che paga un simile prezzo, morire aiutando gli altri”.

Ore 12.45 – SCONTRI A GERUSALEMME E IN CISGIORDANIA. STASERA MARCIA VERO GERUSALEMME DA QALANDIYA

Nella notte di ieri scontri tra manifestanti palestinesi e forze militari israeliane a Gerusalemme, nei quartieri di Ras al-Amoud e Silwan. Scontri anche a Ramallah, Nablus e Betlemme in Cisgiordania. Per stasera il neonato gruppo 48ThousandMarch ha organizzato un’azione a Ramallah: alle 9.30 di stasera una marcia partirà dal campo profughi di Al Amari e si dirigerà verso il checkpoint di Qalandiya, dove è prevista una preghiera per le vittime di Gaza. Poi i manifestanti tenteranno di raggiungere Gerusalemme, attraverso il checkpoint israeliano. Si attendono scontri.

Ore 12.40 – KERRY DAL CAIRO: TURCHIA E QATAR FACCIANO PRESSIONE SU HAMAS PER TREGUA. MOSCHEA DI AL AQSA: VENERDÌ INGRESSO VIETATO AGLI UNDER 50

Prosegue la campagna diplomatica del Segretario di Stato Usa che oggi è di nuovo in Egitto, dopo la visita di ieri in Israele e Cisgiordania. Al Cairo ha incontrato i ministri degli Esteri di Turchia e Qatar e ha chiesto loro di premere su Hamas affinché si giunga a un cessate il fuoco. Kerry avrebbe avuto anche un’altra conversazione telefonica con Netanyahu. Oggi il sistema di difesa israeliano Iron Dome ha intercettato cinque razzi lanciati dalla Striscia di Gaza verso Tel Aviv. Domani vietato l’ingresso alla moschea di al Aqsa, Gerusalemme, ai minori di 50 anni. Israele teme scontri.

Ore 12.30 – LIEBERMAN: BRASILE IRRILEVANTE NELL’ARENA INTERNAZIONALE

Stizzita la reazione del ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, alla decisione del governo brasiliano di richiamare il proprio ambasciatore in Israele. “Questa scelta dimostra il doppio standard del Brasile che lo rende parte del problema invece di contribuire alla soluzione. Questa condotta mostra perché il Brasile, che è una potenza culturale ed economica, resta irrilevante nell’arena internazionale”.

ORE 12.00 – ESERCITO EGIZIANO:  SVENTATO ATTENTATO A KEREM SHALOM

L’esercito egiziano ha riferito di avere sventato un attacco kamikaze al kibbuz di Kerem Shalom, valico di passaggio sui confini tra la Striscia di Gaza, L’Egitto e Israele. ieri sera. I militari hanno ucciso l’attentatore sucida che indossava una cintura esplosiva, riporta l’agenza Ma’an. Inoltre, l’esercito del Cairo ha distrutto un veicolo che trasportava un missile a Sheikh Zuweid, nel nord del Sinai, uccidendo due persone che erano a bordo.

Ore 11.45 – HAMAS: UCCISI 8 SOLDATI ISRAELIANI. TEL AVIV NON CONFERMA

Le Brigate al Qassam hanno riferito di avere ucciso otto soldati israeliani, oggi, a nord-est di Gaza City. Se la notizia fosse confermata, sarebbe il più alto numero di vittime in un unico attacco del braccio armato di Hamas contro le truppe israeliane. Le Brigate al Qassam hanno anche rivendicato la distruzione di un blindato israeliano che trasportava un RPG 29, un lanciarazzi. Tel Aviv non ha rilasciato dichiarazioni.

ORE 11.30 – UNRWA: COLPITA SCUOLA CON 1.500 SFOLLATI

L’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha riferito che la scuola femminile Deir Al Balah, a Gaza, è stata colpita dal fuoco israeliano stamattina alle 7.45 (8.45 italiane): 5 persone sono rimaste ferite. All’interno dell’edificio avevano trovato rifugio circa 1.500 persone. “Questa è la seconda volta in tre giorni che Israele colpisce una scuola dell’Unrwa e torniamo a condannare quanto accaduto nella maniera più dura possibile”, ha detto il portavoce Unrwa, Chris Gunness. “Le Forze armate israeliane ci hanno detto che possiamo muoverci liberamente in veicoli con il marchio dell’Onu. Chiediamo a tutte le parti di rispettare gli obblighi stabiliti dalle leggi internazionali per tutelare civili e di astenersi da qualsiasi azione che possa mettere a repentaglio l’incolumità degli operatori umanitari”. Lunedì è stata colpita la scuola Unrwa Maghazi, una ragazza è rimasta ferita. Quando lo staff dell’agenzia Onu si è recato nella scuola per un sopralluogo, l’area è finita di nuovo sotto il fuoco israeliano “mettendo a rischio la vita dello staff Unrwa”.

Ore 11.15 – LA CISGIORDANIA PROTESTA CONTRO L’ATTACCO A GAZA

I palestinesi in Cisgiordania guardano con rabbia e dolore alla Striscia di Gaza. Ogni sera ci sono manifestazioni di protesta contro Israele, che finiscono in scontri con i soldati israeliano o anche con la polizia palestinese. Lanci di pietre e molotov contro i militari israeliani che rispondono con gas lacrimogeno, cannoni ad acqua, proiettili di gomma e anche veri. Sono due i morti e decine i feriti palestinesi nelle proteste degli ultimi giorni.

Quattro persone sono state arrestate dagli israeliani ieri ad Abu Dis, vicino a Gerusalemme, tra cui un tredicenne. La Mezza Luna Rossa ha riferito di diversi casi di soffocamento da gas lacrimogeno, anche tra i soccorritori.

Ore 11.00 –L’ASTRONAUTA ALEXANDER GERST: “LA FOTO PIÙ TRISTE SCATTATA SINORA”

L’immagine della Striscia di Gaza vista dallo spazio sta facendo il giro del Web. Si vedono la pioggia di fuoco su Gaza e i razzi su Israele. “È la foto più triste che abbia scattato sinora”, ha commentato l’astronauta tedesco Alexander Gerst dalla stazione spaziale International Space Station, 300 chilometri dalla terra.

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Ore 10.45 – GAZA: 729 PALESTINESI UCCISI E OLTRE 4.000 FERITI. ISRAELE: 32 SOLDATI MORTI

I raid israeliani dal cielo, da terra e da mare non si fermano e da stamattina hanno fatto 34 morti tra i palestinesi, di cui dieci membri della famiglia al-Astal (due bambini di tre e cinque anni), la cui casa è stata colpita a Khan Yunis. Il bilancio delle vittima sale rapidamente (729 morti, oltre 4.000 feriti), mentre la diplomazia parla di cessate il fuoco e sembra essersi aperta la possibilità di una tregua umanitaria di cinque giorni da sabato, fine del mese islamico del Ramadan.

Sono, invece, 32 i soldati israeliani deceduti e 28 quelli rimasti feriti nei combattimenti che infiammano la Striscia di Gaza da 17 giorni. È il più alto numero di perdite militari israeliane dall’invasione del Libano nel 2006, fa notare l’agenzia palestinese Ma’an.

Ore 10.15 – BRASILE  RICHIAMA AMBASCIATORE. LE COMPAGNIE USA RIPRISTINANO  I VOLI DA E PER ISRAELE

Il governo Brasialiano ha richiamato il suo ambasciatore a Tel Aviv in segno di protesta per lo “sproporzionato uso della forza da parte di Israele” nella Striscia di Gaza. La diplomazia si muove per raggiungere un cessate il fuoco tra Israele e Hamas che è disponibile  auna tregua umanitaria. Ieri il ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, ha incontrato il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, a Ramallah, e oggi vede il premier israeliano Benjamin Netanyahu. C’è bisogno di una “soluzione stabile”, ha detto Hammond, “il cessate il fuoco non è sufficiente” .

Oggi si riunisce la Knesset (il Parlamento israeliano) in seduta straordinaria per discutere della operazioni militari a Gaza. Le compagnie aeree statunitensi tornano a volare da e per il Ben Gurion di Tel Aviv. La decisione di ripristinare i voli è arrivata dopo la visita, ieri, del segretario di Stato statunitense, John Kerry, a Gersulamme e Ramallah. Kerry è al Cairo per proseguire il suo lavoro diplomatico con gli egiziani, al fine di arrivare a un cessate il fuoco. Continuano i raid israeliani nella Striscia di Gaza, mentre risuonano le sirene in diverse località del centro di Israele per il lancio di razzi.

ore 9.00 – CESSATE IL FUOCO A PARTIRE DA SABATO?

Il nostro corrispondente e giornalista del Manifesto, Michele Giorgio riporta (citando fonti palestinesi) della possibilità di un cessate il fuoco di 5 giorni a partire da sabato.

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Diretta di ieri, mercoledì 23 luglio

dalla redazione Gerusalemme, 24 luglio 2014, Nena News – Sono 718 le vittime gazawi (81.5% civili), ad ora, giovedì 23 luglio ore 8 del mattino. La notte ha portato con sé altri 23 morti, durante bombardamenti che non hanno mai smesso di piovere su Gaza. Molte delle vittime arrivano dal villaggio di Khuza’a, vicino Khan Younis, teatro ieri di un nuovo massacro di civili. Sale a 32 il numero dei soldati israeliani uccisi in combattimento dall’inizio dell’operazione di terra, il 17 luglio.

L’emergenza umanitaria è indescrivibile, i dati forniti dall’Ocha sono impietosi: 1 milione e 200mila persone senza accesso o con accesso limitato all’acqua, l’80% della popolazione con poche ore di elettricità al giorno, 130mila sfollati (70mila dei quali nelle scuole dell’Unrwa, pienissime, dove manca tutto, dal cibo ai bagni), oltre duemila case completamente distrutte, oltre 3mila seriamente danneggiate. In un simile massacro, la diplomazia mondiale continua ad incontrarsi e a parlare di tregua, ognuno alle proprie condizioni. Ieri sia il segretario di Stato Usa Kerry che il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon sono arrivati nella regione, incontrando sia il presidente palestinese Abbas a Ramallah che il premier israeliano Netanyahu a Gerusalemme.

Tutti parlano di grandi sforzi diplomatici e di tregua vicina: “Abbiamo sicuramente fatto dei passi avanti, ma c’è ancora molto da fare”, ha detto Kerry ripetendo un mantra che nell’ultimo anno hanno sentito in molti, riferito all’andamento pessimo dei negoziati tra Israele e ANP.

Da parte loro né Israele né Hamas paiono pronti al cessate il fuoco, con il movimento islamista fermo nelle sue posizioni: nessuno a Gaza accetterà il ritorno allo status quo, non saranno state massacrate centinaia di persone per non ottenere nessun diritto. Khaled Meshaal ieri è stato chiaro: “Nessuno può disarmare la resistenza”, ha detto dopo il documento redatto dai 28 ministri degli Esteri della Ue che chiedevano il disarmo delle Brigate al-Qassam e di tutte le milizie armate della Striscia. “Non accetteremo nessuna proposta che non includa l’alleviamento dell’assedio sui gazawi – ha aggiunto il leader islamista – Quanti soldati israeliani devono vedere prima di decidere di eliminare il blocco? A Gaza tutto sta collassando: non c’è acqua, elettricità, medicine, carburante, cibo. Invito il segretario Ban Ki-moon a venire a Gaza e vedere con i suoi occhi questo massacro”.

Un punto importante è stato però segnato ieri dal voto del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu che con 29 voti a favore, 17 astenuti (tra cui l’Italia e tutti i paesi Ue) e un contrario (gli Stati Uniti) ha approvato la creazione di una commissione di inchiesta che indaghi eventuali crimini di guerra compiuti da Israele contro Gaza.

Sono diverse le organizzazioni per i diritti umani che hanno detto di aver raccolto già numerose e consistenti prove di tali crimini, tra cui il bombardamento dell’ospedale Al Wafa. Dall’altra parte del muro di separazione, in Cisgiordania ci sono stati ancora scontri notturni tra giovani manifestanti e forze militari israeliani. Lo stesso a Gerusalemme. Mohammed Qasim Hamamra, 19 anni del villaggio di Husan, a Ovest di Betlemme, è morto per le ferite subite ieri, negli stessi scontri in cui aveva perso la vita anche Mahmoud Hamamra, 32, colpito al petto da un proiettile. Mohammed è spirato in ospedale stamattina. Nena News

 

 

Fonte:

http://nena-news.it/diretta-gaza-emergenza-umanitaria-senza-precedenti-solo-le-diplomazie-parlano-di-tregua/

 

 

Isabel, la testimone

  • 2 luglio 2014
  • 12.28

 

Il 23 maggio 2014 più di cento poliziotti hanno fatto irruzione in un edificio a Niterói, vicino Rio de Janeiro, in Brasile. Nell’edificio si trovava un bordello, dove si prostituivano circa 300 donne.

Durante la retata la polizia ha picchiato e stuprato le donne; più di cento di loro sono state arrestate per essere interrogate e sono stati messi i sigilli all’edificio. Ma la polizia non aveva nessun mandato per entrare nella casa, come hanno denunciato i legali delle prostitute.

Il fotografo Giorgio Palmera ha incontrato Isabel, una delle ragazze picchiate, e ha realizzato un reportage multimediale sulla sua storia insieme a Ivano De Luca.

Isabel ha denunciato i fatti di cui è stata vittima insieme alle sue compagne e ora teme le eventuali ritorsioni della polizia.

Secondo uno studio di Amnesty international, pubblicato a maggio del 2014, l’80 per cento dei brasiliani ha paura di subire torture compiute dalla polizia. In un sondaggio svolto in 21 paesi, il Brasile è emerso come quello dove la popolazione teme di più le forze dell’ordine.

A Rio de Janeiro la situazione è peggiore che nel resto del paese: tra il 2013 e il 2014 il numero di persone uccise dalla polizia è cresciuto del 69 per cento. Nel 2008 è stato istituito un corpo militare speciale – le unità di pacificazione – che dovevano servire a riportare l’ordine e a rendere più sicure le favelas. Secondo Amnesty international nel 2014 le denunce di violenza gratuita ed efferata compiuta dalla polizia sono aumentate soprattutto in relazione agli interventi militari nelle favelas e durante le proteste contro i Mondiali.

Fonte:

http://www.internazionale.it/video/brasile/2014/07/02/isabel-la-testimone/

Luiz Felipe, 4 anni. Ieri è stato “pacificato” per sempre dalla polizia in una favela di Rio, a mezz’ora dallo stadio di Maracanã

26 giugno 2014

Di
Carlinho Utopia

Luiz Felipe Rangel Bento, 4 anni

Luiz Felipe, 4 anni. Stava dormendo insieme alla madre, nella sua casa della favela di Morro da Quitanda, parte dell’insieme di favelas Chapadão, nella zona di Costa Barros (a mezz’ora dallo stadio Maracanã). È stato ucciso da una “bala perdida” (così chiamano da queste parti le pallottole vaganti) del fucile di un poliziotto militare delle Unità di Polizia Pacificatrice (UPP) che gli ha letteralmente distrutto il volto. Anche altri 2 abitanti della favela sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco, ma fortunatamente senza gravi conseguenze.

 

La polizia non ha ancora chiarito quale fosse l’obbiettivo dell’operazione che si è svolta nella favela e nemmeno da quale arma sia partita la pallottola che ha “pacificato” per sempre il piccolo Luiz Felipe. Le incursioni poliziesche “giustificate” dalla “guerra alla droga” sono la realtà quotidiana delle favelas carioca, così come quotidiane sono queste morti violente di innocenti, di preferenza, giovani e neri.

 

Quando si è sparsa la notizia della morte di Luiz, nella favela è scoppiata la rivolta. Molti giovani sono scesi in strada spontaneamente, è stato dato fuoco ad un pullman e bloccato tutto il traffico nella zona.

 

Leggendo post e commenti a questa notizia sulle reti sociali, ho deciso di tradurvi questo post di Rodrigo Mondego…

 

I SIGNORI DELLA GUERRA NON AMANO I BAMBINI!

Ho appreso della morte di un bambino durante un’operazione della Polizia Militare nella favela della zona di Costa Barros a Rio de Janeiro. Il piccolo Luiz Felipe Rangel Bento è stato colpito da un colpo di fucile alla testa mentre dormiva nel letto di sua madre, aveva solo 4 anni.

La storia in sé è già estremamente triste, ma ciò che mi ha lasciato ancor più sconvolto è stata la quantità di bambini morti che ho trovato mettendo ”bambino morto in Costa Barros” su Google. Con una rapida ricerca ha trovato 3 casi, in tre sono stati uccisi durante le operazioni della PM in quella favela, così come il bambino Luiz. Questi i casi:

Un bambino di 11 anni Guilber Wesley Rodrigues de Andrade è stato ucciso nel 2010 all’interno della Scuola durante un’operazione della PM.

http://ultimosegundo.ig.com.br/brasil/rj/menino-de-11-anos-morto-por-bala-perdida-em-escola-e-enterrado-no-rio/n1237721692237.html

 

Una bambina di 11 anni Bruna Ribeiro da Silva è stata uccisa nel 2012.

http://noticias.terra.com.br/brasil/policia/rj-morre-menina-baleada-em-operacao-do-bope-em-costa-barros,8e80ac68281da310VgnCLD200000bbcceb0aRCRD.html

 

Una bambina di 4 anni Yasmin de Moura Camille uccisa nel 2012 mentre giocava nella strada di casa. (Nello stesso articolo c’è la notizia della morte del giovane Elizeu Trigueiro Santos da Silva 15 anni, morto una settimana prima)

https://br.noticias.yahoo.com/crian%C3%A7a-4-anos-morre-baleada-costa-barros-071119842.html

 

La politica di Pubblica Sicurezza con questa logica di guerra è più che fallita, la dimostrazione di ciò è che, anche dopo tutte queste operazioni e tutte queste morti le comunità stanno ancora soffrendo a causa della criminalità organizzata del traffico di droga. La guerra alla droga uccide molto più di qualsiasi overdose, serve solo per lo sterminio dei poveri, dei neri e per i profitti esorbitanti dell’industria delle armi.

 

Abbiamo bisogno di una “Sicurezza Pubblica” più umana, che non uccida i nostri figli, agisca con intelligenza attraverso l’accertamento dei reati e non con la truculenza nei confronti della popolazione. La smilitarizzazione della polizia non sarà certo la bacchetta magica che metterà fine a tutti i problemi di violenza, ma sarà un passo verso qualcosa d’altro. Abbiamo bisogno e meritiamo un’altra polizia.

 

Il caso di questo bambino Luiz e di tutti gli altri bambini  mi hanno lasciato davvero male, non riesco a trattenere le lacrime, mentre scrivo questo post. Ho visto la foto del volto di Luiz Felipe spappolato dallo sparo ma preferisco postare una sua bella foto , perché lui si merita che noi lo si conosca come non dovrebbe mai aver cessato di essere: un bel bambino.

 

 

 

Fonte:

http://carlinhoutopia.wix.com/carlinhonews#!luiz-felipe-4-anni-pacificato-per-semp/cik5

BOICOTTA COLA COLA! BOICOTTA IL MONDIALE! NO EXPO 2015!

Ecco un altro motivo per dire No all’ Expo 2015: il suo sponsor ufficiale sarà niente meno che Coca Cola Company! Non che su questo ci sia da stupirsi. La Coca Cola Company è sponsor  delle cose peggiori tra cui la coppa del mondo (fonte: https://www.facebook.com/SalviamoCeraunavolta?fref=ts: post di Carlinho Utopia del 30 maggio).


(Fonte foto: https://www.facebook.com/SalviamoCeraunavolta/photos/pcb.1512174172336085/1512173859002783/?type=1&theater)

 
La cosa sorprendente è che qui si dice che Coca Cola valorizzerà tematiche quali “l’equilibrio alimentare, l’importanza di una vita sana, di stili di vita attivi, nel rispetto di un ambiente sostenibile”. Fonte: http://www.expo2015.org/it/innovazione-e-sostenibilita–the-coca-cola-company-e-official-soft-drink-partner-di-expo-milano-2015
Per chi non sapesse quanto Coca Cola sia tutto il contrario della sostenibilità, invito a leggere i seguenti articoli:

 

Coca Cola compra zucchero sporco di sangue indio:

http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=94740&typeb=0&Brasile-Coca-Cola-compra-zucchero-

 

Ecco come la Fanta sfrutta gli immigrati a Rosarno :

 

 
La Fanta è un prodotto della Coca-Cola Corporation.
  La Fanta è un prodotto della Coca-Cola Corporation.

 

http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=87961&typeb=0&Ecco-come-la-Fanta-sfrutta-gli-immigrati-a-Rosarno

 

E ricordiamoci che la Coca Cola è anche israeliana.

Articolo su Coca e Cola e occupazione:

La dottrina Kerry: ai palestinesi Coca-Cola. Le armi a Israele 

  http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=72309

 

L'aereo militare V-22 Osprey a decollo verticale che gli Usa forniranno a Israele

DUE PAROLE SUI MONDIALI DI CALCIO IN BRASILE

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09 giugno 2014

di Silvestro Montanaro*

Pubblicato il 9 giugno 2014 sulla pagina Facebook dell’autore

disegno di Ivan Navarro Sardella

Anni fa, Roberto Murolo e Lina Sastri interpretarono una straordinaria melodia, “Quante bugie”. Era dedicata alla loro città, Napoli, ed invitava ad andare oltre le apparenze per scoprirne, con i suoi “eterni” mali e vicoli, il dolore profondo che ne impregna la storia quotidiana.

In sintesi, dicevano, se volete conoscere Napoli, andate in giro per i suoi quartieri popolari. Lì scoprirete quante bugie si raccontano… e che il sole, il mare e l’allegria sono solo una parte dell’anima e del vissuto della gente che vi abita. Il resto ha un sapore tremendamente amaro.

In questi ultimi giorni prima del mondiale di calcio in Brasile, infuria la polemica. Avevo sperato che le intelligenze si destassero e finalmente facessero i conti con questo sempre più mostruoso colosseo che sono gli eventi messi in piedi dalla Fifa. Niente contro il calcio, per carità, ma quanto calcio è restato in questo business miliardario che ancora ne porta il nome?

Ed ancora, niente contro i grandi eventi internazionali, ma come non vedere che alcuni grandi flussi di spesa pubblica, cioè soldini dei contribuenti, vengono investiti in eventi come la Coppa del mondo, in paesi con stridenti disparità sociali e maleodoranti ingiustizie, senza neanche pensarli per un attimo come possibile strumento di riqualificazione urbana e sociale? E come non vedere che alla fine di quei soldini di tutti, a trarre beneficio, e’ sempre e solo una ben nota minoranza?

Ora una cerchia crescente di “cantanti” prezzolati, accusa quasi di razzismo chi critica la faraonica, costosa, violenta e corrotta operazione dei mondiali in Brasile. Perché criticate, dice questa lercia compagnia? Forse che il Brasile, in quanto sud del mondo, non ha diritto ad organizzare questo tipo di eventi? Ed aggiungono che eventuali ruberie e mancanze, in fondo, ci son sempre state e sempre ci saranno, ad ogni latitudine. Insomma, viva la Coppa e viva il Brasile, il paese più bello del mondo e, udite udite, il più socialista grazie ai governi prima di Lula ed ora della Dilma Roussef. Miserabili bugiardi…

Nessuno mette in discussione il diritto del Brasile di organizzare un grande evento. È ormai l’ottava economia mondiale e ci ha persino superati. Ma sono i brasiliani ad aver che dire. La critica di massa, espressasi in questi mesi in migliaia di manifestazioni, è ad un investimento che rende profitti per pochi e lascia inalterati, ed anzi aggrava, i problemi di sempre. Scuola, sanità, diritti elementari sono e resteranno per pochi. I miliardi investiti avrebbero potuto riqualificare ambienti urbani terribili, invece hanno prodotto violente ulteriori emarginazioni.

Ed è ovvio per chiunque sia in buona fede che un biglietto per assistere ad una partita, pari al salario minimo brasiliano, suoni più che un’offesa per tanta gente di quella parte del mondo. Il paese più “socialista” del mondo con Lula e Dilma ha sicuramente aumentato salari e pensioni, ma nello stesso tempo non ha voluto controllare un vertiginoso aumento dei prezzi che quegli aumenti ha volatilizzato. Prezzi che, con il mondiale, ora sono alle stelle.

Quello stesso paese più “socialista” del mondo, con Lula e Dilma, si e’ definitivamente consegnato ai signori della grande finanza. Lo sviluppo si e’ basato anche su una diffusione dei consumi a dir poco drogata. Non un aumento reale della capacità di spesa dei cittadini, ma strumenti finanziari come gli acquisti con carte di credito che hanno riempito anche le famiglie più fragili economicamente, tuttora maggioritarie, di inutili tessere magnetizzate. In media ogni famiglia ne possiede una dozzina e sono tutte divenute carte di debito grazie ad interessi finanziari che, nel Brasile “socialista“, arrivano e superano tranquillamente il 100%. Un mare immenso di debiti grava su tanta parte delle famiglie brasiliane. Debiti da ripagare, ma non si sa con quali soldi.

E sempre in questo “paradiso in terra“, la finanza ha talmente in mano le leve del il potere che gestisce in proprio la salute e la scuola. Ovviamente quelle private e a caro costo. Indovinate chi si oppone nei fatti ad una riqualificazione di quelle pubbliche ridotte in condizioni miserabili? Chissà perché mi viene in mente che tra certi che qui da noi inneggiano ad un simile sistema paese, sicuramente ci sono quelli del “e vai! Abbiamo anche noi una banca!

In questo straordinario santuario del progresso, ora chi contesta, sia esso un poveraccio, o un insegnante della scuola pubblica o un medico di un ospedale pubblico al collasso, è un criminale. In ogni caso sospetto di volere un ritorno delle destre al potere. “Taci, il nemico ti ascolta!” Sembra più fascismo, più stalinismo, no?

Chi critica questi mondiali e’ un criminale ed un nemico del paese. E da nemico viene e va trattato. La critica è nemico. Lessico socialista? Ma via! È gravissimo, soprattutto in un paese che non ha mai fatto i conti con il suo passato dittatoriale e che ha i suoi strumenti di ordine interno (polizia, esercito, forze speciali…) ancora impregnate di quella violenza e spirito di morte, tanto da non esser ancora stato capace di risolvere il problema degli squadroni della morte e delle lupare bianche ai danni dei marginali, fossero anche bambini.

Ed allora, a chi andrà da quelle parti, chiedo di parlare con la gente normale e visitare qualche quartiere popolare. Per capire, per scoprire che carnevale, pallone, mare e amore affollano anche qui il proscenio di mille canzoni. Ahimè, profondamente bugiarde.
Il carnevale come la coppa durano pochi giorni… poi c’e’ la vita, quella vera, con tutta la fatica dei suoi problemi. Quella che a certi bugiardi di professione non e’ mai interessata.

*Silvestro Montanaro,

  scrittore, giornalista ed autore televisivo. La sua serie di reportages televisivi “C’era una volta…“, è andata in onda su Rai 3 dal 1999 al 2013.

  Il sito “I grandi reportages di Silvestro Montanaro” raccoglie quasi tutti i suoi documentari.

Fonte:

http://carlinhoutopia.wix.com/carlinhonews#!due-parole-sui-mondiali-in-brasile-di-s/cqxu