Missouri, ecco come la polizia uccide i neri

Dodici colpi a bruciapelo: un video mostra il secondo omicidio di St.Louis. E in un altro video un agente minaccia di morte la folla. L’hanno sospeso

di Checchino Antonini

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Un agente di polizia della cittadina di St. Ann, nel Missouri, è stato sospeso a tempo indeterminato per aver puntato un fucile contro i manifestanti a Ferguson minacciandoli di morte. Una notizia che non ha precedenti in Italia dove da anni chi fa servizio di ordine pubblico ha le modalità identiche a chi opera nei teatri della guerra globale. Tutto ciò grazie a una riforma del reclutamento delle forze dell’ordine che prevede la precedenza assoluta per i reduci di guerra.

L’ufficiale è stato successivamente identificato come il luogotenente Ray Albers, un veterano con vent’anni di servizio, come ha spiegato Aaron Jimenez, della polizia di St.Ann, al St. Louis Post-Dispatch.

In un video si vede il corpulento, poliziotto calvo è puntare il suo fucile semi-automatico contro una folla di persone, tra cui alcuni giornalisti, che camminavano lungo una strada di Ferguson poco prima della mezzanotte di martedì.

Ecco dunque altre foto e altri video dal Missouri, sconvolto dalle proteste della popolazione nera dopo la sequela di omicidi da parte di poliziotti perlopiù bianchi.

Immagini forti, che potrebbero urtare la vostra sensibilità. Anzi, che potrebbero, dovrebbero, sconvolgerci. E indignarci. Perché cose del genere accadono spesso anche a queste latitudini come dimostra la triste litania di nomi che abbiamo imparato a conoscere grazie alle denunce di amici, familiari di vittime di malapolizia, o grazie ad associazioni che si battono per memoria, verità e giustizia. Ieri, 20 agosto, la polizia di St. Louis, nel Missouri, ha diffuso il video della morte di Kajieme Powell, un ragazzo afroamericano di 25 anni ucciso martedì dalla polizia a circa 5 chilometri da Ferguson, dove da settimane si protesta per l’uccisione di un altro ragazzo nero, Michael Brown, 18 anni. Nel video si vede Powell camminare su un marciapiede con un oggetto in mano (un coltello, secondo la polizia e alcuni testimoni). Powell viene raggiunto da due agenti che gli puntano le pistole addosso ordinandogli di sdraiarsi in terra. Powell non obbedisce e si muove verso i due agenti che a quel punto sparano. Dodici colpi di pistola. Questo il video:

Intanto, a Ferguson, è comparso il ministro della Giustizia, Eric Holder, mandato da Obama dopo che anche la notte precedente ha tenuto scena la piazza per l’uccisione del 18/enne nero Michael Brown da parte di un poliziotto. Nella protesta più pacifica degli ultimi dieci giorni, nella notte si sono comunque verificati tafferugli con la polizia che ha arrestato altre 47 persone. La popolazione afroamericana di Ferguson non si fida della giustizia bianca locale e sul luogo sono arrivati già da una settimana fa 40 agenti dell’Fbi che hanno già interrogato oltre 100 testimoni; ora faranno il punto con Holder sull’inchiesta relativa al rispetto dei diritti civili. Il ministro della Giustizia ha promesso un’inchiesta “equa e approfondita” e incontrerà anche i genitori di Michael Brown i cui funerali di terranno lunedì prossimo.

 

La visita del ministro della Giustizia coincide con la convocazione del Gran Giurì locale, che esaminerà le prove contro il poliziotto Darren Wilson – secondo l’autopsia indipendente, il giovane è stato colpito da sei proiettili, due dei quali alla testa – e dovrà decidere se incriminarlo per l’uccisione di Michael. Da quel maledetto giorno, l’agente è stato solo sospeso con paga. Nessuno sa dove sia dopo che la polizia ha deciso di allontanarlo da casa per le minacce ricevute, ma la solidarietà nei suoi confronti cresce su Facebook dove il profilo aperto per sostenerlo ha già superato i 30 mila “mi piace”. Intanto, crescono le richieste per far rimuovere il pubblico ministero Bob McCulloch del Missouri dal caso di Michael Brown.

 

La famiglia del giovane ha tentato invano di ottenere la sua ricusazione, in quanto teme che possa non essere imparziale a causa dei suoi legami con il dipartimento di polizia. Il padre di McCulloch era un agente che venne ucciso da un nero; la madre è impiegata per il dipartimento, il cugino e lo zio sono pure poliziotti. Ma il pubblico ministero ha fatto sapere che non intende rinunciare al caso.

 

 

 

 

Fonte:

http://popoffquotidiano.it/2014/08/21/missouri-ecco-come-la-polizia-uccide-i-neri-video/

 

Leggi anche:

http://popoffquotidiano.it/2014/08/19/90-anni-pacifista-ebrea-arrestata-mentre-protesta-per-brown/

http://popoffquotidiano.it/2014/08/18/lautopsia-su-brown-sei-proiettili-di-cui-due-alla-testa-mentre-aveva-le-mani-alzate/

 

 

 

BOICOTTA COLA COLA! BOICOTTA IL MONDIALE! NO EXPO 2015!

Ecco un altro motivo per dire No all’ Expo 2015: il suo sponsor ufficiale sarà niente meno che Coca Cola Company! Non che su questo ci sia da stupirsi. La Coca Cola Company è sponsor  delle cose peggiori tra cui la coppa del mondo (fonte: https://www.facebook.com/SalviamoCeraunavolta?fref=ts: post di Carlinho Utopia del 30 maggio).


(Fonte foto: https://www.facebook.com/SalviamoCeraunavolta/photos/pcb.1512174172336085/1512173859002783/?type=1&theater)

 
La cosa sorprendente è che qui si dice che Coca Cola valorizzerà tematiche quali “l’equilibrio alimentare, l’importanza di una vita sana, di stili di vita attivi, nel rispetto di un ambiente sostenibile”. Fonte: http://www.expo2015.org/it/innovazione-e-sostenibilita–the-coca-cola-company-e-official-soft-drink-partner-di-expo-milano-2015
Per chi non sapesse quanto Coca Cola sia tutto il contrario della sostenibilità, invito a leggere i seguenti articoli:

 

Coca Cola compra zucchero sporco di sangue indio:

http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=94740&typeb=0&Brasile-Coca-Cola-compra-zucchero-

 

Ecco come la Fanta sfrutta gli immigrati a Rosarno :

 

 
La Fanta è un prodotto della Coca-Cola Corporation.
  La Fanta è un prodotto della Coca-Cola Corporation.

 

http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=87961&typeb=0&Ecco-come-la-Fanta-sfrutta-gli-immigrati-a-Rosarno

 

E ricordiamoci che la Coca Cola è anche israeliana.

Articolo su Coca e Cola e occupazione:

La dottrina Kerry: ai palestinesi Coca-Cola. Le armi a Israele 

  http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=72309

 

L'aereo militare V-22 Osprey a decollo verticale che gli Usa forniranno a Israele

Caso Alpi, via il segreto dopo vent’anni

Aggiornamento.Qui il video della trasmissione di Rai 3 per celebrare il ventesimo anniversario dell’omicidio di Ilaria Alpi:
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Di

 

Caso Alpi-Hrovatin. Il governo annuncia l’operazione trasparenza. La procura pronta ad acquisire dalla Camera i documenti utili all’inchiesta. Articolo21: «È la vittoria delle 70mila firme»

 

Miran Hrovatin e Ilaria Alpi in Somalia

 

 

Vent’anni di misteri, depi­staggi, falsi testi­moni e inchie­ste finite nel nulla. E una pila di docu­menti segreti, tenuti sotto chiave per tutti que­sti anni negli archivi della Camera dei depu­tati per deci­sione dei ser­vizi segreti civili e mili­tari. Ieri il governo, nel giorno dell’anniversario dell’agguato di Moga­di­scio del 20 marzo ‘94, ha annun­ciato l’apertura degli archivi riser­vati dei ser­vizi sul caso di Ila­ria Alpi e Miran Hro­va­tin, la gior­na­li­sta e l’operatore del Tg3 assas­si­nati in Soma­lia men­tre erano sulle tracce dei traf­fici di armi e rifiuti tos­sici tra le pie­ghe della coo­pe­ra­zione italiana.

 

La deci­sione del governo è arri­vata in rispo­sta a una let­tera di inter­pello della pre­si­dente della Camera Laura Bol­drini, che ha rece­pito la richie­sta di Green­peace e una peti­zione lan­ciata da Arti­colo 21 che ha rag­giunto in pochi giorni 70mila firme: «Abbiamo avviato la pro­ce­dura di dese­cre­ta­zione degli atti sul caso Ila­ria Alpi. Il governo è for­te­mente impe­gnato su que­sto fronte — ha spie­gato alla Camera il sot­to­se­gre­ta­rio ai rap­porti con il Par­la­mento Sesa Amici — e vent’anni sono un tempo suf­fi­ciente per man­te­nere la sicu­rezza nazionale».

 

Sono carte che potreb­bero impri­mere una svolta alla ricerca della verità sui man­danti, sul con­te­sto dell’agguato, sui tanti depi­staggi che hanno impe­dito fino a ora il rag­giun­gi­mento della verità. Sull’omicidio di Ila­ria Alpi è ancora aperto un fasci­colo presso la pro­cura di Roma, affi­dato al pm Eli­sa­betta Penic­cola. Ieri alla noti­zia della pros­sima aper­tura degli archivi segreti il pro­cu­ra­tore di Roma, Giu­seppe Pigna­tone, ha dichia­rato di voler acqui­sire gli atti utili all’inchiesta.

 

L’unico con­dan­nato per l’esecuzione di Ila­ria e Miran, il somalo Omar Hashi Has­san, è dete­nuto da dodici anni sulla base di un testi­mone che avrebbe dichia­rato di aver inven­tato tutto, d’accordo con le auto­rità italiane.

 

Alla comu­ni­ca­zione del sot­to­se­gre­ta­rio Amici ha subito rispo­sto entu­sia­sta Laura Bol­drini: «È un segnale impor­tante con­tro il muro di silen­zio». Anche se nelle scorse set­ti­mane non erano man­cati dubbi e per­ples­sità sull’operazione di dese­cre­ta­zione dei fasci­coli sul traf­fico inter­na­zio­nale di rifiuti e sulle «navi a per­dere» — pra­tica che com­pren­deva anche gli atti segreti rela­tivi al caso Alpi — avviata dall’ufficio di pre­si­denza di Mon­te­ci­to­rio. La richie­sta di aper­tura degli archivi era arri­vata da Green­peace nel dicem­bre 2013, e dopo una prima rispo­sta posi­tiva di Bol­drini la noti­zia — sol­le­vata dal mani­fe­sto — di una rimo­zione sol­tanto par­ziale del segreto dai dos­sier riser­vati (solo 152 su diverse migliaia acqui­siti negli anni dalle com­mis­sioni par­la­men­tari d’inchiesta) aveva fatto sor­gere la neces­sità di una domanda di dese­cre­ta­zione «allargata».

 

Un’esigenza di verità cui ha cer­cato di rispon­dere la peti­zione lan­ciata da Arti­colo 21 pro­mossa da Ste­fano Cor­ra­dino e Beppe Giu­lietti, anche per­ché nel frat­tempo fonti di Mon­te­ci­to­rio ave­vano rive­lato al mani­fe­sto che i ser­vizi segreti mili­tari, nella pri­ma­vera scorsa, hanno negato l’autorizzazione all’apertura dei dos­sier riser­vati sui rifiuti e sulla Soma­lia a un uffi­cio di Montecitorio.

 

Non è ancora noto quanti e quali docu­menti ver­ranno avviati alla dese­cre­ta­zione: i dos­sier dei ser­vizi sul caso Alpi-Hrovatin sono 1.500 (ma il gene­rale Ser­gio Sira­cusa, ex diret­tore del Sismi, ne aveva mostrati circa 8mila alla com­mis­sione pre­sie­duta da Carlo Taor­mina), cui vanno aggiunti 750 docu­menti dell’ultima com­mis­sione sui rifiuti e le migliaia di atti acqui­siti dalle com­mis­sioni eco­ma­fia dalla XII alla XV legi­sla­tura. «È il miglior modo di ono­rare, più che la memo­ria, il lavoro di Ila­ria», ha com­men­tato in serata la mini­stra degli Esteri Fede­rica Moghe­rini. Entu­sia­sti anche tutti i sog­getti che nei giorni scorsi ave­vano ade­rito alla peti­zione di Arti­colo 21, dal segre­ta­rio della Fnsi Franco Siddi («è una svolta straor­di­na­ria che apre final­mente una brec­cia per verità e giu­sti­zia») all’associazione Ila­ria Alpi, agli stessi pro­mo­tori: «Segui­remo passo passo — assi­cu­rano Cor­ra­dino e Giu­lietti di Arti­colo 21 — l’iter e le rispo­ste che saranno for­nite da chi aveva appo­sto il segreto. Que­sto risul­tato è anche il frutto delle 70 mila per­sone che hanno chie­sto di met­tere fine al regime dei segreti e della clandestinità».

 

Ora la palla passa al governo e ai ser­vizi segreti — Aise e Aisi, ex Sismi e Sisde — gli stessi ser­vizi che solo nel mag­gio scorso ave­vano negato l’apertura degli archivi. Ma i ser­vizi di sicu­rezza sono con­trol­lati dalla pre­si­denza del Con­si­glio e dal governo, che sem­bra aver espresso una volontà poli­tica chiara. Non è pos­si­bile pre­ve­dere se gli atti declas­si­fi­cati daranno un impulso nuovo all’inchiesta sulla morte di Ila­ria e Miran. La madre di Ila­ria, Luciana Alpi, dopo un lungo periodo di disil­lu­sione ha detto di aver ritro­vato la spe­ranza. Dopo vent’anni di oblio, inqui­na­menti e omissioni.

 

* Toxi­cLeaks

 

Fonte:

http://ilmanifesto.it/archivi-via-il-segreto-dopo-ventanni/

 

 

Leggi anche qui:

http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=99943&typeb=0&Ilaria-e-Miran-dovevano-morire-in-nome-dello-Stato

E qui:
http://ilmanifesto.it/bazar-somalia-ventanni-dopo-ilaria-alpi/