Talmente presi dal Coronavirus, non ci stiamo preoccupando di queste terribili notizie (per noi e per il Pianeta)

Talmente presi dal Coronavirus, non ci stiamo preoccupando di queste terribili notizie (per noi e per il Pianeta)

Il Coronavirus è, inevitabilmente, l’argomento sulla bocca di tutti in questi giorni. Una situazione che si sta cercando di gestire, ma che di fatto ci sta facendo sottovalutare altri problemi molto seri che, una volta conclusa l’emergenza virus, ci troveremo comunque a dover affrontare.

Smettiamo per un attimo di pensare al Coronavirus, ai contagiati, a chi si trova in quarantena, ai supermercati svuotati e alle tante conseguenze di questa emergenza che sta vivendo il nostro paese. Prima o poi, tutto questo finirà ma, nel frattempo, l’attenzione verso altri gravi questioni che riguardano il nostro pianeta e tutti noi è un po’ troppo calata.

Mentre cerchiamo di isolare questo nuovo virus, cosa accade (di altro) nel mondo? La crisi climatica e sociale che stiamo vivendo è la più grande sfida che abbiamo mai affrontato. La vita sulla Terra è a rischio. Ma tutto questo non fa rumore. Il Coranavirus ci spaventa perché si amplificata in men che non si dica la percezione del rischio.

Per queste drammatiche situazioni, però, di cui siamo in gran parte a conoscenza da tempo, dalla guerra in Siria allo scioglimento dei ghiacci, dall’invasione di cavallette alla deforestazione selvaggia, non c’è (e non c’è stata) nessuna corsa verso possibili soluzioni reali.

Ma solo negazione, indifferenza. O, peggio, rassegnazione.

Invasione di cavallette

Invasione locuste Africa

©FAO

In varie zone del mondo, dall’Africa all’Asia, è in corso una vera e propria invasione di cavallette, una situazione senza precedenti che, ovviamente, sta creando gravi danni. Questi insetti, infatti, stanno devastando i raccolti e di conseguenza creando danni economici oltre che mettendo seriamente a rischio l’approvvigionamento alimentare di zone del pianeta già a rischio fame.

L’Antartide si scioglie

antartide senza neve

L’Antartide si sta sciogliendo di fronte agli occhi di tutto il mondo. Vi abbiamo mostrato le immagini incredibili di quanto sta accadendo nella terra dei ghiacci, riprese sia dai satelliti che dai ricercatori sulla terraferma. Lo scioglimento rapido dei ghiacciai è causato da temperature ben al di sopra dello zero, un fenomeno che l’Antartide fino a poco tempo fa non conosceva ma che ora, purtroppo, è sempre più comune.

L’ultimo record è stato di ben 20 gradi, con i i ricercatori della base del professor Escudero, dell’Istituto cileno antartico, che hanno filmato uno spettrale e preoccupante paesaggio senza neve.

Leggi anche:

L’Artico si scioglie

artico buchi permafrost

© Miriam Jones, U.S. Geological Survey

Anche l’Artico è ormai irriconoscibile, il permafrost si sta sciogliendo a causa del riscaldamento globale ma siamo alle prese anche con un altro problema: la possibilità che il metano intrappolato sotto i ghiacci, con la sua mole 25 volte più dannosa della CO2, possa fuoriuscire a breve.

Caldo record

Ce ne siamo accorti tutti, fa tanto, troppo caldo, per essere ancora inverno. E i dati parlano chiaro: gennaio è stato il più caldo di sempre e anche febbraio non è da meno. Sembra che a breve torneranno freddo e neve, ma nel frattempo si sono verificati diversi problemi: le api sono state scombussolate da questo clima pazzo, le processionarie sono tornate a farsi vive in anticipo e anche le colture sono a rischio. Una situazione generale decisamente preoccupante. Senza contare che nei prossimi giorni le temperature subiranno un brusco calo e si attendono pioggia e neve.

Alberi abbattuti e disboscamento

Deforestazione Amazzonia

Continua indisturbata la strage di alberi in tutto il mondo. Anche nelle nostre città vengono abbattuti come se niente fosse, per fare spazio a nuove costruzioni e infrastrutture, senza considerare i danni ambientali e che il disboscamento è un problema da prendere seriamente in considerazione dato che iniziano a scarseggiare, o ad essere sempre più “poveri”, i polmoni verdi in diverse parti del pianeta.

Inquinamento

Smog infelicità

E’ calata l’attenzione anche verso un problema diffuso un po’ ovunque, Italia compresa, quello dell’inquinamento. Le centraline continuano a segnalare qualità dell’aria pessima in diverse città e, nel frattempo, in zone rosse come Taranto e la terra dei Fuochi si continua a morire per gli effetti di una situazione di inquinamento insostenibile e trascurata per anni.

I bambini siriani muoiono sotto le bombe o di freddo

papa siria 3

Le immagini e le notizie che provengono dalla Siria sono devastanti: i bambini muoiono sotto le bombe anche quando sono a scuola, altri invece li porta via il freddo mentre sono tra le braccia dei propri genitori all’interno dei campi per rifugiati. Vi abbiamo parlato anche di quel papà che si è inventato un gioco per far ridere la sua bambina mentre scoppiano le bombe.

Massacro di delfini

delfini baia taiji

©RicO’Barry’sDolphinProject/Facebook

Continua proprio in questi giorni il crudele massacro di delfini nella Baia di Taiji. Si parla, solo nelle ultime ore, di 55 delfini massacrati, compreso un cucciolo strappato alla sua mamma. Una situazione terribile e una tradizione dura a morire che da anni gli animalisti cercano di fermare ma senza successo.

Leggi anche:

Il coronavirus ha drasticamente ridotto le emissioni inquinanti della Cina

 

Fonte:

https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/terribili-notizie-ambiente/?fbclid=IwAR0GGBhNH9Q4mHVo5CPRDRG3XIqSmkpIwkbWH1qjqxXj6Ke7NnbbaEcdeNA

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L’AMAZZONIA STA BRUCIANDO

L’Amazzonia sta andando a fuoco e il fumo si vede dallo spazio

Sono settimane che l’Amazzonia sta bruciando, mentre le politiche locali hanno intensificato la deforestazione. Lunedì, il fumo ha oscurato San Paolo.

Di Madeleine Gregory
21 agosto 2019, 11:34am

IMMAGINE A SINISTRA: NATIONAL OCEANIC AND ATMOSPHERIC ADMINISTRATION, IMMAGINE A DESTRA: ALBERTO SHIGUEMATSU

A metà della giornata di lunedì il cielo sopra San Paolo, in Brasile, è diventato buio.

La città, come altre parti degli stati federati del Brasile Mato Grosso e Paraná, è stata oscurata da una coltre di fumo causata dagli incendi che stanno divorando l’Amazzonia, stando alle testate locali.

All’inizio di questo mese, l’Amazonas (il più grande degli stati del Brasile) ha dichiarato lo stato di emergenza per via del numero sempre maggiore di incendi forestali, ha riportato Euro News. La stagione degli incendi nell’Amazzonia è solo all’inizio—va da agosto a ottobre, e raggiunge il suo picco a metà settembre—, ma il fumo è già così tanto che si può vedere dallo spazio.

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La settimana scorsa, la NASA ha pubblicato alcune immagini satellitari, che mostrano la distribuzione degli incendi e del fumo in Brasile. Citando il Global Fire Emissions Database, la NASA ha sottolineato che, per quanto i livelli degli incendi attuali siano leggermente sotto la media rispetto agli ultimi 15 anni, sono decisamente più alti della norma in alcuni stati, tipo Amazonas e Rondônia.

“Lo stato di Amazonas, in particolare, ha visto un’attività d’incendi ben sopra la media durante agosto,” ha detto Mark Parrington, uno scienziato che si occupa di emissioni legate agli incendi al Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine.

Stando a Parrington, le fiamme in Amazzonia rilasciano una media di 500-600 tonnellate di diossido di carbonio nel corso di un anno intero. Nel 2019, per ora, hanno già prodotto 200 tonnellate di gas serra. Stando al Global Fire Emissions Database, sono stati individuati 8.668 incendi nell’Amazonas fino a questo lunedì. Questo numero supera i dati degli anni passati ed è solo di poco inferiore al record del 2016 di 8.836.

Tramite le immagini satellitari si è potuto tracciare il moto di spostamento del fumo, che ha completamente saturato l’aria a San Paolo. Gustavo Faleiros, che lavora per il notiziario ambientalista InfoAmazonia, ha detto via mail che la qualità dell’aria è persino peggiore in campagna che in città.

“Chi abita in campagna ha iniziato a lamentarsi del fumo dovuto agli incendi, perché l’aria lì prima era pulita e nel frattempo la città è piena di fumo e cenere,” ha detto Alberto Shiguematsu, un abitante di San Paolo che sta pubblicando aggiornamenti su Twitter.

Stando a Shiguematsu, il cielo è diventato “molto scuro” intorno alle 15:15 di lunedì pomeriggio. Ha detto che nei 10 anni vissuti a San Paolo non aveva mai visto una cosa del genere. Magari leggeva sui giornali che c’era un incendio nell’Amazzonia, ma non avrebbe mai pensato che lo avrebbe colpito personalmente.

“Il fumo che arriva fin qui, a San Paolo, a migliaia di chilometri di distanza? Sono senza parole,” ha detto.

La notizia di questi incendi arriva nel mezzo di un’operazione di deforestazione estesa voluta dal presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, che ha scatenato non poche proteste localmente e molta preoccupazione a livello internazionale. Se il fumo dovuto agli incendi è una minaccia concreta per la salute degli abitanti della zona, un numero di incendi maggiore è anche un fattore di stress in più sulla foresta pluviale dell’Amazzonia come intero ecosistema.

In passato, l’umidità dell’Amazzonia l’ha protetta da incendi massicci, ma la siccità, la deforestazione e l’agricoltura potrebbero rendere gli incendi così frequenti da alterare completamente il paesaggio, ha avvertito uno studio nel 2014. Stando a un post di InfoAmazonia, l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile prevede che le precipitazioni piovose nell’Amazzonia centrale e settentrionale saranno il 40 o 50 percento sotto la norma nei prossimi tre mesi.

“C’è una relazione diretta tra l’aumento degli incendi e la deforestazione,” ha scritto Faleiros in un post. “Dei 10 comuni che hanno registrato gli incendi più consistenti nel 2019, sette sono anche nella lista di comuni con il numero più alto di avvisi di deforestazione.”

Questo articolo è apparso originariamente su VICE US.

Fonte:

https://www.vice.com/it/article/d3avvm/incendi-in-amazzonia-foresta-brasile-fumo-san-paolo?utm_campaign=sharebutton&fbclid=IwAR14prUMCLF0f02c8V9S24YsVegiqKzLlqPYI89xpe1rH48GKTvuP3art-Q

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22 dicembre 1988: Chico Mendes

 Lunedì 22 Dicembre 2014 18:18

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Il 22 dicembre 1988 Chico Mendes viene ucciso davanti alla porta di casa dai fazendeiros Alves da Silva, proprietari del seringal Cachoeira.

Chico Mendes era un estrattore di caucciù fin dalla nascita. Viveva nello sato dell’Acre in Brasile.

 

Il 10 marzo 1976 i lavoratori brasiliani, guidati da Chico Mendes, misero in atto la prima empate, l’occupazione delle terre per impedire il disboscamento delle foreste ad opera dei grandi latifondisti.

 

Negli anni successivi questa pratica si intensifica semre di più, i lavoratori dele foreste si riuniscono in assemblee popolari per decidere come combattere le speculazioni dei grandi proprietari. I seringueiros (raccoglitori di gomma) iniziarono ad organizzarsi per salvare ettari di foresta, dichiarati reservas extrativas, dove potessero continuare a raccogliere e lavorare il lattice di gomma e raccogliere frutti e fibre vegetali.  Tra il 1976 e il 1977 le empates si intensificano sempre di più. I lavoratori vengono colpti da una dura repressione: centinaia di seringueiros sono incarcerati, decine uccisi dalle guardie dei latifondisti.

Chico Mendes partecipò alla fondazione del Sindacato dei lavoratori Rurali di Brasileia e Xapuri. Cercava di unire la difesa della foresta con la rivendicazione di una riforma agraria.

 

Uno degli ultimi empates organizzati da Chico Mendes riguardava il seringal Equador, la cui proprietà era rivendicata dal fazendeiro Darli Alves, allo scopo di destinare l’area a pascolo dopo averla disboscata. L’ uccisione del leader sindacale era da tempo pianificata ai livelli alti dell’União Democrática Ruralista con coperture politiche e istituzionali. L’azione dei seringueiros infatti non era più un fatto isolato e doveva assolutamente essere fermata.

 

Chico Mendes sapeva di essere stato condannato a morte dai latifondisti. In uno dei suoi ultimi discorsi aveva detto: “Non voglio fio­ri sulla mia tomba, perché so che andrebbero a strapparli alla foresta. Voglio solo che la mia morte serva per mettere fine all’impunità dei jagunços, che possono contare sulla protezione della polizia federale dell’Acre e che, dal 1975 in avanti, hanno già ammazzato nella zona rurale più di cinquanta persone come me, leader seringueiros impegnati a salvare la foresta amazzonica e dimostrare che il progresso senza distruzione è possibile. ”

 

Solo la grande indignazione sollevatasi a livello nazionale e internazionale fece sì che Darli Alves, il mandante dell’omicidio, e il figlio Darci, l’esecutore, fossero arrestati e l’omicidio non rimanesse senza colpevoli come era sempre accaduto in passato. I due fratelli vennero condannati a 19 anni di reclusione ma 4 anni dopo, con la complicità della polizia, riuscirono a scappare. Darli Alves non era l’unico mandante dell’assassinio. Dietro ai due latifondisti c’erano fazendeiros dell’UDR molto più potenti come Joao Branco e Adalberto Aragao, ex sindaco di Rio Branco.

 

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/3572-22-dicembre-1988-chico-mendes