ROMA # 17M PER I BENI COMUNI CONTRO LA DEMOCRAZIA E CONTRO LE GRANDI OPERE

 

17 / 5 / 2014

Decine di migliaia di persone hanno invaso, sabato 17 maggio, per la manifestazione nazionale promossa dal Forum dei movimenti  per l’acqua: c’era chi lotta contro le grandi opere, con in testa i NoTav e i NoGrandiNavi di Venezia, i movimenti per il diritto all’abitare, da una settimana in mobilitazione permanente contro l’approvazione del “piano casa” del ministro Lupi, chi si oppone alle devastazioni ambientali con in prima fila gli Stop Biocidio di Campania, Abruzzo e Lazio e poi ancora centri sociali, spazi e teatri occupati, sindacati di base.

Tante voci differenti, ma alla ricerca di un’orizzonte comune di lotta, che lungo tutto il percorso del corteo e dagli interventi dal palco in piazza Navona, hanno rinnovato la volontà dei movimenti di non subire come ineluttabili le politiche decise dalla Troika a livello europeo e attuate dal governo Renzi nel nostro Paese. Tutti insieme in una mobilitazione che si è inserita nella cornice della Giornate europee di azione e che ha voluto esprimere direttamente anche la propria complicità con gli zapatisti del Chiapas, comunità che nei loro territori non si fermano nella volontà di trasformare l’esistente.

Nei fatti la manifestazione del 17 maggio ha espresso un significato che è andato al di là della battaglia per la difesa dello storico risultato referendario del giugno 2011, per l’acqua come risorsa di tutti non mercificabile, ed ha investito l’insieme dei tentativi di privatizzazione dei beni comuni e di distruzione dei servizi pubblici e del welfare. Nel mirino le fallimentari politiche di austerity che, in tutta Europa, toccano le condizioni di vita di milioni di persone impoverite dalla crisi. Per questo grande spazio hanno trovato le rivendicazioni di diritti sociali, reddito, casa e servizi per tutti. Per questo le lotte contro la devastazione ambientale, per il diritto alla salute, contro quelle grandi opere, che sono parte di uno stesso disegno di distruzione e rapina nei confronti delle comunità e dei territori, hanno trovato una significativa collocazione nel corteo.

Una bella giornata di mobilitazione, dunque, che costituisce una tappa significativa nella costruzione del percorso che porterà i movimenti sociali in lotta contro precarietà e austerity a Torino il prossimo 11 luglio, contro il vertice dei capi di governo di tutta l’Unione Europa sulla “disoccupazione giovanile”.

La cronaca e video racconto del corteo:

Il commento finale alla manifestazione

17.05.14 Roma – Commento finale al corteo

 

18:17 Roma dopo il forum dell’acqua parlano i movimenti contro le grandi opere. Interviene Tommaso Cacciari per l’Ass.NoGrandiNavi

18:06 Roma in piazza navona musica e teatro in attesa dell’arrivo di tutto il corteo

17:56 Roma i primi spezzoni entrano in piazza navona

17:47 Roma arrivato camion d’apertura a piazza navona. Interviene attivista di #StopBiocidio del Lazio

17:09 Roma – dal camion intervento dei movimenti romani del diritto all’abitare: “contro l’art.5 contenuto nel decreto Lupi, per la piena legittimità delle occupazioni”

16:49 Roma – interventi dal camion mentre si arriva al campidoglio: contro il decreto salva Roma, le privatizzazioni e l’amministrazione comunale.

16:38 Roma – la testa del corteo arriva in piazza Venezia. Tutti insieme oggi per rimettere al centro i diritti, per rivendicare reddito contro precarietà, per un’altra Europa senza confini e senza disuguaglianze.

16:23 Roma – numeroso lo spezzone dei movimenti per il diritto all’abitare, che si oppongono al piano casa di Renzi e al Jobs Act. Verso il corteo dell’11 luglio a Torino

16:20 Roma – il corteo prosegue per le strade di Roma. Si susseguono gli interventi dal camion contro le privatizzazioni e le speculazioni sui beni comuni.

16:09 Roma – interventi dal camion che ricordano l’assissinio brutale da parte dei paramilitari messicani di Galeano, compagno zapatista. “Con le comunità in lotta, sempre dalla parte giusta”

16:05 Roma – srotolato striscione in via Cavour in solidarietà con gli zapatisti e gli ultimi gravi avvenimenti in Chiapas.

15:45 Roma – dal camion intervento no tav e invito ad essere tutti a torino 11 luglio. Parlano gli esponenti di #StopBiocidio Abruzzo

e di Salvatore di #StopBiocidio Lazio

15:32 Roma – dal camion vengono ricordate tutte le opere inutili e le speculazioni come l’expo

15:17 Roma – Tanti spezzoni, tante realtà provenienti da tutta Italia, insieme in strada per i beni comuni, contro le privatizzazioni, per manifestare contro le politiche di austerità e precarietà dell’UE e del governo Renzi. Un commento di Marco Bersani

15:17 Roma – parte il corteo numeroso da piazza della Repubblica.

14:20 Roma – sotto al ministero delle infrastrutture presenti anche i comitati no autostrada Orte-Mestre: contro la speculazione delle grandi opere inutili

14:15 Roma – sotto al ministero delle infrastrutture sventolano tante bandiere “no grandi navi”. A gran voce il comitato “no grandi navi” ribadisce: “le navi fuori dalla laguna e no scavo nuovi canali”

14:14 Roma – i comitati veneti sotto al min.infrastrutture per una conf.stampa. “nessuna decisione senza i cittadini:fuori le grandi navi dalla laguna”

14:13 Roma – inizia la conferenza stampa No Grandi Navi davanti al Ministero delle Infrastrutture a Porta Pia.

13:43 Roma – i no grandi navi verso la manifestazione nelle giornate europee di mobilitazione

13:37 Roma – arrivata la delegazione dal veneto. Tutti insieme per dire no grandi navi no grandi opere

12:46 Barriera roma ripartono i pulman dal nord est dopo essere stati perquisiti

12:05 Roma – appena usciti dal casello autostradale, fermato il pullman da Bologna dei comitati. Perquisito il pullman e i bagagli. Ennesima provocazione in una giornata di manifestazione per i beni comuni, ennesimi divieti di un governo che prova a criminalizzare ogni forma di dissenso

12:05 Roma – fermati e perquisiti dalla polizia gli autobus dei comitati di Bologna diretti alla manifestazione.

 

Fonte:

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/roma-17m-per-i-beni-comuni-la-democrazia-e-contro-le-grandi-opere-la-cronaca-multimediale/17171

IL 3 LUGLIO 2011, I SUOI 4357 LACRIMOGENI SPARATI E LA TORTURA SU UN RAGAZZO

.Giusto per non dimenticare, riporto qui quanto accaduto ormai quasi tre anni fa in Val Susa contro i No Tav, ricopiando dalla vecchia piattaforma di Controinformazione (r)esistente:

Dal blog baruda.net di Valentina Perniciaro:

3 luglio 2013
Due anni fa a quest’ora il cielo azzurro sopra quelle montagne non aveva nulla di minaccioso,
anzi ci aveva accolti a migliaia da tutta Italia, così come i paeselli inerpicati, i tetti di lavagna, l’odore del pane fresco e poi quello dei boschi, sempre più fitto.

Due anni fa eravamo in tanti a resistere alla violenza di Stato, ad una militarizzazione di un territorio inaccettabile e stupratrice, a migliaia e migliaia di lacrimogeni lanciati a colpirci in faccia o comunque sul corpo.
Quel giorno non cercavano il morto, cercavano i nostri occhi, cercavano di mutilarci e soffocarci. Di farci capire che quelle montagne ormai son proprietà del filo spinato e degli anfibi, degli alberi tirati giù, dei cantieri fantasma, dei loro appalti milionari, del saccheggio della terra:
volevano farci capire che dobbiamo sparire, ridurci a pulviscolo nell’aria, permettere ai loro cingoli e alle trivelle di mangiare la nostra terra e il futuro dei nostri figli:
4357 lacrimogeni lanciati.
Se penso a metterli tutti in fila, visto che bel candelotto hanno questi Cs, si costruirebbe un lungo percorso tossico, di rappresaglia collettiva.
Non ce li dimentichiamo quei quattromila lacrimogeni ad appestare quei boschi, a limitare la respirazione, a farci sputare a terra l’odio per voi e la gioia infinita di essere tutti insieme:
tutti insieme contro la devastazione e il saccheggio che cercate di portare avanti impunemente nei territori, nelle nostre vite, nei posti di lavoro, nelle scuole.
Una sola cosa avete capito chiara, e da prima di quel giorno: “A sarà düra”
Fonte:
 
 
Qui http://baruda.net/2011/07/06/val-susa-ma-quali-black-bloc/ il racconto di Valentina su quella giornata di tre anni fa che potete leggere anche in quest’altro link del mio vecchio sito, non più attivo, che esiste solo come archivio elettronico: http://parolenude.iobloggo.com/233/val-susa-ma-quali-black-block/&cid=286736
  Foto di Valentina Perniciaro _tonnellati di CS a frammentazione nei boschi_

Foto di Valentina Perniciaro _Lacrimogeni sparati addosso_
Foto di Valentina Perniciaro _il cavalcavia da dove lanciavano sassi e lacrimogeni_
Foto di Valentina Perniciaro _l'assedio nel bosco_ Foto di Valentina Perniciaro _l’assedio nel bosco_
Qui il video della conferenza stampa di Fabiano Di Berardino, un ragazzo torturato dalle forze dell’ordine in Val di Susa il 3 luglio 2011:

Qui invece avevo riportato l’articolo dal sito dei No Tav dove si parla per la prima volta della quantità di lacrimogeni usati lanciati quel giorno:

Lettera di Mauro Gentile: per la costruzione di un coordinamento degli imputati del 15 Ottobre

Riceviamo e pubblichiamo da Mauro Gentile questa lettera invito alla costruzione di un coordinamento degli imputati del 15 Ottobre, Proposta che facciamo nostra e rilanciamo:

A due anni dal mio arresto: riflessioni sul 12 aprile e una proposta agli imputati del processo per i fatti del 15 ottobre!

Ancona, 19.04.2014
Compagne/i,

la ricorrenza dei miei due anni di detenzione agli arresti domiciliari per i fatti del 15 ottobre coincide con la violenta repressione avvenuta nei giorni scorsi, durante la manifestazione del 12 aprile e poi con lo sgombero di 200 famiglie avvenuto a Roma nel quartiere Montagnola: la mia solidarietà e complicità con Ugo, Simon, Matteo e Lorenzo agli arresti per i fatti del 12 aprile.

 

La repressione di quest’ultima settimana avviene mentre la classe dominante prova a darsi nuovo lustro con il governo Renzi-Berlusconi e si acuisce lo scontro tra i fautori del partito americano (di cui Renzi e Berlusconi sono fieri esponenti) e il partito dell’UE ma nulla cambia per le masse popolari. Prosegue l’eliminazione sistematica delle conquiste così come prosegue la repressione: gli abusi di polizia a cui abbiamo assistito in questi giorni esplicitano una volta di più che il nemico non è disposto ad accogliere richieste e rivendicazioni e che è responsabilità di tutti noi non cadere nell’errore di intavolare trattative con quelle istituzioni che ci affamano ogni giorno. Il post-12 aprile ha innescato un dibattito sul bilancio di questa giornata di lotta: leggo le posizioni dei fautori delle rivendicazioni al governo Renzi e leggo le posizioni di altri che criticando i primi sostengono la via della rivendicazione all’UE. Questo dibattito è sano: l’apatia e la scarsità di dibattito all’interno del movimento è quanto di più negativo pertanto che il dibattito prosegua e si sviluppi. Esso è un segnale positivo così come lo è l’immediata solidarietà per i compagni arrestati e fermati. Però giungiamo a prendere atto che non è cambiando il referente delle nostre rivendicazioni che registreremo l’ulteriore sviluppo delle mobilitazioni nel nostro paese. Superiamo la concezione infantile dei nostri compiti che ci confina al ruolo di ribelli da strada o elemosinatori di trattative e referendum. Passiamo dalla protesta alla lotta per il potere! A questa condizione potranno ulteriormente svilupparsi le organizzazioni operaie e popolari scese in strada dall’ ottobre 2013. Iniziamo a volare alto: che si estenda il crescente movimento di lotta per la casa, che si prenda l’iniziativa e si elevi l’organizzazione della classe operaia dai call-center alle fabbriche, che si lavori verso la prospettiva di far ingoiare al nemico il nostro governo del paese e non ci si limiti alle petizioni, alle rivendicazioni, alla trattative!

 

La crescente repressione in corso nel paese ci sarà d’aiuto nel comprendere la situazione e i nostri compiti. Che serva allo scopo anche la battaglia in corso contro il processo per i fatti del 15 ottobre. Approfitto di questa lettera per esprimere considerazioni funzionali ad un bilancio e ad un rilancio dell’azione degli imputati e della generosa rete solidale radunatasi da due anni a questa parte.

 

A due anni di distanza nonostante l’impegno che molti hanno messo per creare una rete solidale per sostenere noi imputati, abbiamo raccolto veramente poco. L’errore che continuiamo a fare è quello di non riuscire a coordinare ed organizzare una lotta concreta ed efficace che consenta di contrastare l’avanzata degli apparati repressivi. Subire l’accanimento politico e giudiziario rimanendo fermi alle solite strategie di lotta e di solidarietà impone un cambiamento che porti più concretezza e unità tra le organizzazioni operaie e popolari.  Si può e si deve migliorare la concezione della lotta che stiamo portando avanti per non continuare a subire violente repressioni e per non ripetere gli errori del passato. Lancio questo appello affinché si possa costruire una rete solidale concreta per non far cadere nel dimenticatoio processi e processati, e fare un passo in avanti nella concezione che ci guida sul terreno della resistenza, lotta e solidarietà alla repressione.

 

Il processo per i fatti del 15 ottobre sta lentamente cadendo nel dimenticatoio, ci troviamo a ripetere cosi l’errore già commesso nel processo per i fatti di Genova 2001. Questo processo (quello del 15 Ottobre), così come quello per i fatti di Genova 2001 è un vero e proprio atto intimidatorio. Con esso la classe dominante lancia un chiaro monito a tutti quelli che oggigiorno non ci stanno ad abbassare la testa e lottano per la costruzione di un mondo migliore: si accaniscono con noi imputati per i fatti del 15 Ottobre a suon di reati assurdi (tipo “devastazione e saccheggio”) e pene esemplari, per intimorire quanti da un capo all’altro del paese animano le lotte e i movimenti contro l’attacco ai diritti e per costruire l’alternativa ai governi dei poteri forti.E’ principalmente per tale motivo che dobbiamo sviluppare un fronte ampio di lotta e solidarietà con tutti gli inquisiti per i fatti del 15 Ottobre con l’obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote alle Autorità e rispedire al mittente questo attacco repressivo.

 

Come ribadito nelle giornate del 14 e 15 Marzo a Roma, nelle aule di Tribunale così come nelle piazze, bisogna passare dalla difesa all’attacco, prendere noi il pallino del gioco in mano, passare da accusati ad accusatori e portare “sul banco degli imputati” quelle stesse autorità che vorrebbero condannare lo sviluppo della lotta di classe nel nostro paese. Finora la solidarietà verso gli imputati nel processo 15 ottobre non è mancata e ha avuto modo di esprimersi in maniera generosa in diverse occasioni ma dobbiamo riconoscere che nel complesso non siamo riusciti a contrapporre alle arringhe di Minisci & co la nostra difesa politica collettiva, che difendesse la nostra identità di perseguitati politici e che al contempo utilizzasse il processo in un ottica di attacco e di rottura.

 

Di certo non è mai troppo tardi per cominciare soprattutto per gli imputati di questo processo (che sfornerà nuove condanne se non saremo in grado di mettere i bastoni tra le ruote e inceppare i meccanismi della repressione).

 

E’ proprio per fare ciò, che oggi sento il dovere di lanciare un appello affinché da subito, partendo da quelli che sono gli imputati più sensibili, si costruisca un “Coordinamento imputate/i 15 ottobre”. Questa proposta è per consentire a tutti noi imputati di essere uniti e parte attiva nell’organizzare la difesa legale, per rafforzare un nodo fondamentale della rete di solidarietà finora sviluppatasi (che ha avuto il suo punto più debole proprio nell’assenza di coordinamento tra gli imputati), per iniziare a praticare a partire da noi imputati la battaglia contro la persecuzione politica al livello che oggi occorre ovvero passare da accusati ad accusatori

 

E’ necessario fare un assemblea e discutere di questo progetto e la volontà di portarlo avanti per dare una svolta concreta a questo processo e alla solidarietà che ne è cresciuta attorno.

 

A quanti concordano con questa proposta chiedo di attivarsi facendola circolare e arrivare anzitutto presso gli altri imputati di questo processo.  Il primo passo è informare tutti gli imputati dei vari processi del 15 ottobre svolti finora e chiedere l’adesione a tale progetto affinché partecipino attivamente al processo e allo sviluppo della rete solidale. Gli imputati firmatari dovranno essere i primi ad impegnarsi e sostenere la crescita del coordinamento, così come i movimenti aderenti, soprattutto quelli non colpiti da arresti che hanno modo di muoversi e partecipare a manifestazioni ed assemblee, questi sono anche la voce di noi agli arresti. Impariamo dagli imputati ai processi contro il movimento NO TAV, disimpariamo da cattivi consiglieri che ci raccomandano di star buoni e tutto si risolverà!

 

Rompere il silenzio sul 15 ottobre è dar voce a chi sta pagando per aver difeso i diritti di tutti, è mobilitarsi concretamente, è intraprendere una nuova strada. Organizzare una mobilitazione su scala nazionale indetta dal coordinamento dovrà essere il passo successivo per richiamare in tutte le città eventi per sostenere le spese legali ed assemblee pubbliche che mettano al centro la solidarietà incondizionata a chi oggi è colpito dalla repressione.

 

Per rafforzare ancora di più la mobilitazione e per fare della lotta, della resistenza e della solidarietà alla repressione un terreno concreto di battaglia per la costruzione di una società migliore, propongo di sviluppare campagne in comune e in sinergia tra quelli che sono i processati per i fatti del 15 ottobre 2011 con quelli per i processi relativi ai fatti del 14 dicembre 2010 e del 14 settembre 2011 (in avvio in queste settimane). Unire in una campagna comune anche la mobilitazione di solidarietà per i processi relativi ai fatti del 31 ottobre e del 12 aprile.

Dalle piazze ai tribunali iniziamo a volare alto: passare dalla protesta alla lotta per il potere!

La solidarietà è un’arma: impariamo ad usarla!

Mettiamo fine alla persecuzione politica per i fatti del 15 ottobre!

Uniamo e coordiniamo le lotte contro la repressione!

 

Mauro Gentile, militante comunista agli arresti domiciliari per i fatti di Roma del 15 Ottobre 2011

 

Fonte:

http://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=1564

Sole e Baleno: e’ solo quando non conosci o dimentichi la storia, che la storia si ripete

5 marzo 2014 at 14:12

 

Torino 5 marzo 1998, sono passati  sedici anni e l’opposizione al TAV è sempre più forte e dispiegata. Nella memoria di moltissime persone resta il ricordo dell’enorme ingiustizia di cui furono vittime Edo, Sole e Silvano, ed anzi fa pensare che oggi per battere i notav ritornino le stesse accuse, la stessa macchinazione, a volte le stesse facce e le stesse penne, colpevoli e responsabili di un’ingiustizia di stato.

 

manifesto-baleno-sole

 

 

 

“Nel marzo 1998 i PM Laudi e Tatangelo della Procura di Torino arrestano gli anarchici Edo, Sole e Silvano, e scaricano loro addosso un’accusa pesantissima: associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.

 

L’ipotesi è che abbiano realizzato attentati in Val Susa a tralicci di telefonia, centraline elettriche autostradali e al portone di un comune della valle, e che ne stessero pianificando altri.

 

Con il supporto di ROS e DIGOS, li accusano di fabbricare micidiali ordigni esplosivi. Vengono identificati come ‘Lupi Grigi’ che fanno attentati contro il progetto del TAV Torino-Lione, arrestati, imputati. La Procura di Torino è inflessibile – il PM Laudi dichiara addirittura di possedere ‘prove granitiche’ della loro responsabilità – e la stampa locale sostiene l’inquisizione, ridenominandoli ecoterroristi.

 

Il 28 marzo 1998, dopo tre settimane in prigione alle Vallette di Torino, Edo viene trovato morto impiccato nella sua cella.

 

Il 15 luglio 1998 Soledad, la sua compagna, si toglie la vita nella comunità dove scontava la misura cautelare.

 

Silvano resta vivo e viene processato in primo, secondo e terzo grado.

 

E senza sorpresa assiste alla sua, e quindi loro, assoluzione: dopo alcuni anni, i magistrati di Cassazione lo ritengono sì responsabile di alcuni fatti minori ma, lontani dalla contaminazione ambientale torinese, sviliscono tutte le altre ipotesi accusatorie di Torino: secondo la Cassazione, come avevano sempre sostenuto i tre, l’ipotesi era sbagliata, non esisteva alcuna associazione a finalità eversiva chiamata ‘Lupi Grigi’.

 

Non che ce ne fosse proprio bisogno, ma le parole della Cassazione sono una bocciatura professionale a magistrati e inquirenti torinesi, non senza una leggera venatura politica positiva per i tre imputati.

 

Pur in presenza di affermazioni eversive ricavate dai volantini sequestrai all’imputato e dalle rivendicazioni degli illeciti perpetrati dai sodali dell’organizzazione (‘Lupi grigi’), si è affermata la sussistenza di una organizzazione terroristica eversiva ex art. 270 bis cp sulla scorta di comportamenti illeciti inidonei ad offendere il bene giuridico tutelato dalla norma…Aldilà delle proclamate intenzioni (peraltro miranti, con metodi illeciti, a sollecitare l’attenzione della pubblica opinione e a protestare in merito al degrado ecologico della Val di Susa per la progettata costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità) le azioni contestate all’imputato, essendo rimaste circoscritte all’offesa di beni, di proprietà privata o di enti pubblici locali, situati soltanto in zona circoscritta e periferica del territorio dello Stato e non avendo, invece, colpito specifici organi, istituzioni, organismi di portata nazionale, la cui incolumità e normalità di funzionamento è necessaria per la sopravvivenza dell’ordinamento democratico italiano, si sono dimostrate inidonee a produrre l’evento del reato in questione, di guisa che detto comportamento associativo non può essere sussunto nell’illecito di cui all’art. 270 bis cp”.

 

Fonte:

http://www.notav.info/post/sole-e-baleno-e-solo-quando-non-conosci-o-dimentichi-la-storia-che-la-storia-si-ripete/

 

Leggi anche qui

http://ita.anarchopedia.org/Sole,_Baleno_e_Pelissero

 

 

La Repubblica e il #14dic2010

 

Prendiamo parola indignati in risposta ad un articolo del quotidiano La Repubblica sull’apertura del processo sul 14 dicembre 2010: una mistificazione faziosa della realtà, ma la potenza di quella giornata di conflitto e dignità non si può cancellare. Ed evidentemente fa ancora paura.

“Gli studenti si stanno riappropriando delle piazze in tutta Italia, dalle grandi metropoli alle cittadine di provincia, per opporsi alla riforma della scuola voluta dal ministro Mariastella Gelmini”. C’era un tempo in cui “La Repubblica”, diretta da Ezio Mauro, idolatrava gli studenti. Non che la cosa ci importasse particolarmente, anzi. Gli unici motivi che all’epoca spinsero il quotidiano a pubblicare continue marchette editoriali nei confronti del movimento dell’Onda erano legati all’impotenza e alle incapacità dell’antiberlusconismo di una certa sinistra, assieme alla speranza che gli studenti potessero veramente spazzarlo via dalla scena politica.

Cose che ci erano già molto chiare all’epoca, quando durante le occupazioni delle facoltà ci trovavamo spesso assediati dai giornalisti di questa impresa giornalistica, pronti a narrare in maniera epica anche il più insignificante degli accaduti. “Ti prego, posso farti una foto mentre bevi il caffè sotto lo striscione?”. “No, levate”. “Ti prego, lo facciamo per dare visibilità alla vostra protesta” “Levate”. E così per loro siamo diventati degli eroi da osannare con l’occupazione del Colosseo e degli altri monumenti in tutto il paese, da venerare durante la contestazione davanti al Senato. Poi la fine del governo Berlusconi, Repubblica festeggia e si allinea alle politiche di austerità di Mario Monti e della Bce, diventando la più grande sostenitrice dei tagli. Da quel momento, di qualunque natura siano le mobilitazioni, a prescindere dai fatti, nella rappresentazione mediatica di Repubblica gli studenti in mobilitazione si trasformarono automaticamente in violenti, il book block da splendidi simboli della cultura a pericolosi simboli di violenza, un lancio di uova in pericoloso attentato, i disoccupati in criminali, il movimento No Tav in un’organizzazione terroristica, e i centri sociali in mostri da criminalizzare.

Per questo, leggendo l’articolo pubblicato ieri sul sito di Repubblica, pur non sorprendendoci particolarmente, siamo profondamente indignati. Se da una parte ci viene da sorridere rispetto al palese voltafaccia di convenienza della linea editoriale, dall’altro non possiamo che rimanere schifati di fronte al modo in cui viene presentata la notizia dell’inizio del processo sulla giornata del 14 dicembre 2010.

Innanzitutto i ventisei ragazzi coinvolti nel procedimento sono già stati condannati senza appello dal giornale per aver “trasformato il corteo in una guerriglia urbana”, ignorando volutamente il fatto che il nostro ordinamento giuridico prevede la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva. Altra questione, la mistificazione e la totale decontestualizzazione dei fatti: una insorgenza generazionale di massa, seguita a mesi (o meglio anni) di mobilitazioni diffuse del mondo della formazione, che vide protagonista tutto il corteo, diventa nell’articolo un attacco di piccoli gruppi che, in maniera organizzata, “assaltarono il centro storico”. Mica Montecitorio, dove Silvio Berlusconi aveva appena ottenuto la fiducia al Governo attraverso la compravendita di parlamentari e senatori. E ancora, come se non bastasse, non ritroviamo nell’articolo nessun accenno alle facoltà occupate da mesi, agli studenti in mobilitazione in tutta Italia contro la peggior riforma dell’università che il paese ricordi, ai ricercatori sui tetti, ad una sfiducia contro un governo corrotto che avveniva giorno dopo giorno nelle piazze di tutto il paese. Senza questi fatti, non si può comprendere il 14 dicembre. Ed infatti, quell’articolo non informa, ma criminalizza. Non narra dei fatti, ma riporta la tesi dell’accusa. Chissà se Repubblica si è semplicemente scordata di questi piccoli dettagli o se ha preferito tacerli per meglio portare avanti un’operazione di mistificazione della realtà.

Da segnalare inoltre il maldestro tentativo di far passare come equo questo processo, solo per il fatto che il Pubblico Ministero, Luca Tescaroli, è lo stesso ad aver aperto un procedimento d’indagine contro il poliziotto che il 14 novembre 2012 (e non 2011 come riportato erroneamente da repubblica) colpì ripetutamente e senza motivo (ma questa volta sì che Repubblica specifica “secondo l’accusa”) un manifestante immobilizzato a terra. Cose che dovrebbero succedere sempre, e non solo quando gli atti di violenza perpetrati dalle forze dell’ordine sono talmente chiari ed eclatanti. Non si tratta quindi di un atto di eroismo del Pm, ma di una cosa normale, se vivessimo in un paese democratico. E invece sono innumerevoli le teste spaccate, le costole rotte, gli arresti arbitrari, le torture psicologiche e fisiche, considerate ormai normale amministrazione dalla magistratura e dalle forze politiche.

Il 14 dicembre 2010 in via del Corso non c’erano gruppi organizzati, non c’erano frange che “volevano rovinare un corteo pacifico”, non c’erano buoni e cattivi. C’era, che vi piaccia o meno, un’intera generazione in rivolta contro i politici e i potenti che pianificano la distruzione del futuro, dei diritti e della vita di milioni di persone. A piazza del Popolo c’era il movimento che ha delegittimato il Parlamento dal basso, ben prima del pronunciamento della Corte Costituzionale, che ha provato a difendere ciò che restava dell’università e della scuola pubblica – i dati dell’abbandono scolastico ed universitario sono allarmanti, e sappiamo chi sono i responsabili di questa situazione – un movimento che ha saputo rispondere all’ennesima violenta compravendita di voti per la fiducia con la giusta determinazione e grande dignità.

In quella piazza, noi lo ricordiamo bene, c’erano oltre 100 mila persone (e non certo 20 mila!) decise a non scappare, a non fermarsi davanti alle cariche e ai lacrimogeni lanciati dalle forze dell’ordine, a rimanere incordonati per proteggere tutto il corteo dai caroselli dei blindati lanciati a folle velocità contro i manifestanti, rivendicando il diritto di arrivare a manifestare, come in tutto il mondo accade, sotto i palazzi del potere e quindi a Montecitorio. Negli occhi abbiamo le immagini di un fiume di gente incontenibile, che dopo ogni carica ritornava all’attacco superando qualsiasi argine. Ricordiamo le urla e gli applausi con cui la piazza festeggiava il blindato in fiamme e i gruppi di carabinieri messi in fuga a suon di sampietrini. Ricordiamo l’odore acre dei lacrimogeni che quel giorno piovevano a grappoli su piazza del Popolo, ma senza riuscire a scalfire la determinazione di una generazione che ha smesso di accettare passivamente il ricatto della precarietà, la violenza della disoccupazione e dello sfruttamento, la distruzione di scuole ed università.

Per quanto si tenti di mistificarla, è questa la verità che appartiene a una generazione di studenti e di giovani. In tanti, e Repubblica in primis, sembrano avere la memoria corta e in tasca soltanto una verità a tempo determinato: quella che in base alle circostanze del momento fa comodo al governo di riferimento.

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/la-repubblica-e-il-14-dicembre-2010

VAL SUSA: CHI SONO I DELINQUENTI?

16 marzo 2014 at 09:48

 

“La Valle di Susa è stata trasformata in un parco divertimenti per delinquenti. Gente che, quando non sa cosa fare, va in valle. E la cosa peggiore è che sono persone che con la valle e con il Tav non hanno nulla a che fare”. Queste sono le parole, citate da La Stampa, dell’avvocato Pierfranco Bertolino, legale di parte civile nel maxi processo Notav, nonchè difensore del giornalista che ha redatto l’articoli linkato, durante un intervento alla conferenza regionale del Sap.

 

Guardando questo video , viene da chiedersi se l’avvocato non sia diventato un notav, perché effettivamente polizia, carabinieri, esercito, cacciatori di Sardegna, guardia di finanza nulla hanno a che fare con la valle e con il tav; si trovano a difendere un treno e un opera inutile che non vedranno mai, che forse forse a distanza di anni di resistenza e di ragioni espresse dai notav qualcuno di loro, come il corvo , si pone delle domande e passa dall’altra parte… Mentre per quelli che non si fanno nessuna domanda rimane la parte iniziale della dichiarazione dell’avvocato Bertolino: “La Valle di Susa è stata trasformata in un parco divertimenti per delinquenti.” In un altro video, che ovviamente digos e pm non hanno prodotto all’interno del maxi processo notav, si vede bene come in un contesto di difesa della Libera Repubblica della Maddalena, l’agente di polizia attacca alcuni manifestanti notav sparando un lacrimogeno ad altezza uomo senza alcun motivo.

 

“La Valle di Susa è stata trasformata in un parco divertimenti per delinquenti” ma chi sono i delinquenti?