Grave provocazione poliziesca a Piazza Montecitorio

 

 

Al termine di una conferenza stampa dei movimenti contro il piano casa di Renzi e Lupi, la Digos si è fatta largo tra giornalisti e attivisti per prelevare Paolo Di Vetta, portavoce dei Blocchi Precari Metropolitani, e tradurlo ai domiciliari.

 

Rinnovati gli arresti domicialiari anche a Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa. Luca e Paolo erano sottoposti all’obbligo di firma giornaliero per gli incidenti del 31 ottobre scorso in via del Tritone, e data la loro partecipazione alla manifestazione del 12 aprile e allo sgombero della Montagnola, il Gip ha disposto gli arresti domiciliari vista la “pericolosità dei soggetti”.

 

Le foto dell’arresto di EidonPress

 

ore 18,30 assemblea a Piazza Montecitorio:

 

La cronaca della giornata da il Manifesto del 21/05/2014 di Valerio Renzi:

 

Il clima di assedio contro i movimenti si inasprisce. Alla fine di una conferenza stampa sull’approvazione del piano casa di Renzi e Lupi in Piazza Montecitorio, la digos si fa largo tra giornalisti e attivisti e notifica a Paolo Di Vetta (portavoce dei Blocchi Precari Metropolitani) il ritorno agli arresti domiciliari traducendolo immediatamente nella propria abitazione. Una modalità che assomiglia ad una provocazione e una vendetta vera e propria, così gli animi si scaldano partono insulti e spintoni. Di Vetta era stato agli arresti domiciliari, poi tramutati in obbligo di firma giornaliero, per gli incidenti scoppiati il 31 ottobre scorso in via del Tritone. Ora il magistrato chiede un inasprimento delle misure cautelari: Di Vetta ha continuato infatti la sua normale attività politica, fatta di occupazioni e momenti di piazza (anche duri come il 12 aprile). Dopo un paio d’ore la notizie che anche per Luca Fagiano, del Coordinamento cittadino di lotta per la casa, è stato disposto il ritorno agli arresti domiciliari.

 

Durante la conferenza stampa i movimenti avevano rilanciato la mobilitazione contro il governo Renzi e i provvedimenti passati a colpi di fiducia, dl Poletti e piano casa. Proprio Di Vetta aveva dichiarato: “verificheremo se si può continuare a occupare, se ci staccano la luce, se staccano l’acqua e il gas e se si possono fare cortei. Saranno giornate di ‘verifica’ che costruiranno il percorso verso Torino, dove l’11 luglio si terrà il vertice sulla disoccupazione giovanile. Il governo questa nostra azione di resistenza la vede come il fumo negli occhi”.

 

In aula solo pochi minuti il piano casa era passato in aula semi deserta, con i parlamentari impegnati in campagna elettorale, con 272 voti a favore e 92 contrari. A favore tutto l’arco delle larghe intese che sostengono Renzi, contrari 5 stelle e Sel, astenuti Fdi e Forza Italia. A difendere il provvedimento il ministro Lupi che ha parlato di “una legge che affronta organicamente il problema e non il solito decreto tampone che si limita al vecchio rito della proroga degli sfratti. Con un decreto che mobilita quasi due miliardi di euro, andiamo concretamente incontro a chi ha bisogno e vive il dramma dell’emergenza casa, con i fondi sull’affitto e sulla morosità incolpevole; diamo quasi 600 milioni di euro per l’edilizia popolare attraverso il recupero degli alloggi inagibile ex Iacp; rilanciamo l’housing sociale e riaffermiamo la certezza del diritto per chi si vede occupare abusivamente la casa ”. Per i democratici interviene Simona Bonafé, capolista alle europee del Pd nella circoscrizione del centro, che attacca le “occupazioni abusive” e parla di un successo del governo. Di tutt’altro avviso il M5S che interviene in aula con Federica Daga “ci accusate di esserci intolleranti e poco inclini al dialogo? Si, siamo intolleranti perché siamo gli indignati e gli offesi di questo paese”, dice la Daga che poi attacca “noi non avremmo mai tolto il diritto all’assistenza sanitaria, alla residenza, agli allacci all’acqua e luce, persone disperate che non hanno un reddito. Questo lo avete fatto voi”. Sel ha invece parlato di provvedimento “disumano” e si dissocia dal coro il Pd romano che con il capogruppo D’Ausilio ha parlato di “alcune misure contenute nel decreto Lupi, appena convertito, rischino di rendere più arduo questo percorso: in particolare l’articolo 5 potrebbe mettere a rischio la tenuta sociale di diversi luoghi della città in un momento di grave crisi economica”. Per i sindacati degli inquilini le risorse non solo sono insufficienti per il sostegno all’affitto e la risoluzione dell’emergenza abitativa, la legge non da neanche risposte a chi non ha disponibilità economiche per accedere ad un mutuo o per pagare l’affitto.

 

Ora che il piano casa è legge la battaglia sul famigerato articolo 5, quello che prevede il distacco delle utenze e il diniego delle residenze per chi vive in occupazione, si sposterà nelle aule dei tribunali. Molti potrebbero essere i rilievi di incostituzionalità come spiega l’avvocato Bartolo Mancuso, che si è occupato della vicenda per il Forum diritti lavoro, “il provvedimento negando la residenza, che è definita come il luogo abituale di dimora e che è strettamente legata ai diritti fondamentali della persona, subordina i diritti della persona alla difesa della proprietà privata. Non è in caso che i primi dodici articoli della Costituzione parlano dei diritti fondamentali e il diritto alla proprietà privata arriva solo all’articolo 42”. “La residenza e le leggi anagrafiche – spiega ancora Mancuso – sono un passaggio fondamentale nella costruzione del diritto moderno e della democrazia”

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/grave-provocazione-poliziesca-a-piazza-montecitorio

 

 

Lettera di Mauro Gentile: per la costruzione di un coordinamento degli imputati del 15 Ottobre

Riceviamo e pubblichiamo da Mauro Gentile questa lettera invito alla costruzione di un coordinamento degli imputati del 15 Ottobre, Proposta che facciamo nostra e rilanciamo:

A due anni dal mio arresto: riflessioni sul 12 aprile e una proposta agli imputati del processo per i fatti del 15 ottobre!

Ancona, 19.04.2014
Compagne/i,

la ricorrenza dei miei due anni di detenzione agli arresti domiciliari per i fatti del 15 ottobre coincide con la violenta repressione avvenuta nei giorni scorsi, durante la manifestazione del 12 aprile e poi con lo sgombero di 200 famiglie avvenuto a Roma nel quartiere Montagnola: la mia solidarietà e complicità con Ugo, Simon, Matteo e Lorenzo agli arresti per i fatti del 12 aprile.

 

La repressione di quest’ultima settimana avviene mentre la classe dominante prova a darsi nuovo lustro con il governo Renzi-Berlusconi e si acuisce lo scontro tra i fautori del partito americano (di cui Renzi e Berlusconi sono fieri esponenti) e il partito dell’UE ma nulla cambia per le masse popolari. Prosegue l’eliminazione sistematica delle conquiste così come prosegue la repressione: gli abusi di polizia a cui abbiamo assistito in questi giorni esplicitano una volta di più che il nemico non è disposto ad accogliere richieste e rivendicazioni e che è responsabilità di tutti noi non cadere nell’errore di intavolare trattative con quelle istituzioni che ci affamano ogni giorno. Il post-12 aprile ha innescato un dibattito sul bilancio di questa giornata di lotta: leggo le posizioni dei fautori delle rivendicazioni al governo Renzi e leggo le posizioni di altri che criticando i primi sostengono la via della rivendicazione all’UE. Questo dibattito è sano: l’apatia e la scarsità di dibattito all’interno del movimento è quanto di più negativo pertanto che il dibattito prosegua e si sviluppi. Esso è un segnale positivo così come lo è l’immediata solidarietà per i compagni arrestati e fermati. Però giungiamo a prendere atto che non è cambiando il referente delle nostre rivendicazioni che registreremo l’ulteriore sviluppo delle mobilitazioni nel nostro paese. Superiamo la concezione infantile dei nostri compiti che ci confina al ruolo di ribelli da strada o elemosinatori di trattative e referendum. Passiamo dalla protesta alla lotta per il potere! A questa condizione potranno ulteriormente svilupparsi le organizzazioni operaie e popolari scese in strada dall’ ottobre 2013. Iniziamo a volare alto: che si estenda il crescente movimento di lotta per la casa, che si prenda l’iniziativa e si elevi l’organizzazione della classe operaia dai call-center alle fabbriche, che si lavori verso la prospettiva di far ingoiare al nemico il nostro governo del paese e non ci si limiti alle petizioni, alle rivendicazioni, alla trattative!

 

La crescente repressione in corso nel paese ci sarà d’aiuto nel comprendere la situazione e i nostri compiti. Che serva allo scopo anche la battaglia in corso contro il processo per i fatti del 15 ottobre. Approfitto di questa lettera per esprimere considerazioni funzionali ad un bilancio e ad un rilancio dell’azione degli imputati e della generosa rete solidale radunatasi da due anni a questa parte.

 

A due anni di distanza nonostante l’impegno che molti hanno messo per creare una rete solidale per sostenere noi imputati, abbiamo raccolto veramente poco. L’errore che continuiamo a fare è quello di non riuscire a coordinare ed organizzare una lotta concreta ed efficace che consenta di contrastare l’avanzata degli apparati repressivi. Subire l’accanimento politico e giudiziario rimanendo fermi alle solite strategie di lotta e di solidarietà impone un cambiamento che porti più concretezza e unità tra le organizzazioni operaie e popolari.  Si può e si deve migliorare la concezione della lotta che stiamo portando avanti per non continuare a subire violente repressioni e per non ripetere gli errori del passato. Lancio questo appello affinché si possa costruire una rete solidale concreta per non far cadere nel dimenticatoio processi e processati, e fare un passo in avanti nella concezione che ci guida sul terreno della resistenza, lotta e solidarietà alla repressione.

 

Il processo per i fatti del 15 ottobre sta lentamente cadendo nel dimenticatoio, ci troviamo a ripetere cosi l’errore già commesso nel processo per i fatti di Genova 2001. Questo processo (quello del 15 Ottobre), così come quello per i fatti di Genova 2001 è un vero e proprio atto intimidatorio. Con esso la classe dominante lancia un chiaro monito a tutti quelli che oggigiorno non ci stanno ad abbassare la testa e lottano per la costruzione di un mondo migliore: si accaniscono con noi imputati per i fatti del 15 Ottobre a suon di reati assurdi (tipo “devastazione e saccheggio”) e pene esemplari, per intimorire quanti da un capo all’altro del paese animano le lotte e i movimenti contro l’attacco ai diritti e per costruire l’alternativa ai governi dei poteri forti.E’ principalmente per tale motivo che dobbiamo sviluppare un fronte ampio di lotta e solidarietà con tutti gli inquisiti per i fatti del 15 Ottobre con l’obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote alle Autorità e rispedire al mittente questo attacco repressivo.

 

Come ribadito nelle giornate del 14 e 15 Marzo a Roma, nelle aule di Tribunale così come nelle piazze, bisogna passare dalla difesa all’attacco, prendere noi il pallino del gioco in mano, passare da accusati ad accusatori e portare “sul banco degli imputati” quelle stesse autorità che vorrebbero condannare lo sviluppo della lotta di classe nel nostro paese. Finora la solidarietà verso gli imputati nel processo 15 ottobre non è mancata e ha avuto modo di esprimersi in maniera generosa in diverse occasioni ma dobbiamo riconoscere che nel complesso non siamo riusciti a contrapporre alle arringhe di Minisci & co la nostra difesa politica collettiva, che difendesse la nostra identità di perseguitati politici e che al contempo utilizzasse il processo in un ottica di attacco e di rottura.

 

Di certo non è mai troppo tardi per cominciare soprattutto per gli imputati di questo processo (che sfornerà nuove condanne se non saremo in grado di mettere i bastoni tra le ruote e inceppare i meccanismi della repressione).

 

E’ proprio per fare ciò, che oggi sento il dovere di lanciare un appello affinché da subito, partendo da quelli che sono gli imputati più sensibili, si costruisca un “Coordinamento imputate/i 15 ottobre”. Questa proposta è per consentire a tutti noi imputati di essere uniti e parte attiva nell’organizzare la difesa legale, per rafforzare un nodo fondamentale della rete di solidarietà finora sviluppatasi (che ha avuto il suo punto più debole proprio nell’assenza di coordinamento tra gli imputati), per iniziare a praticare a partire da noi imputati la battaglia contro la persecuzione politica al livello che oggi occorre ovvero passare da accusati ad accusatori

 

E’ necessario fare un assemblea e discutere di questo progetto e la volontà di portarlo avanti per dare una svolta concreta a questo processo e alla solidarietà che ne è cresciuta attorno.

 

A quanti concordano con questa proposta chiedo di attivarsi facendola circolare e arrivare anzitutto presso gli altri imputati di questo processo.  Il primo passo è informare tutti gli imputati dei vari processi del 15 ottobre svolti finora e chiedere l’adesione a tale progetto affinché partecipino attivamente al processo e allo sviluppo della rete solidale. Gli imputati firmatari dovranno essere i primi ad impegnarsi e sostenere la crescita del coordinamento, così come i movimenti aderenti, soprattutto quelli non colpiti da arresti che hanno modo di muoversi e partecipare a manifestazioni ed assemblee, questi sono anche la voce di noi agli arresti. Impariamo dagli imputati ai processi contro il movimento NO TAV, disimpariamo da cattivi consiglieri che ci raccomandano di star buoni e tutto si risolverà!

 

Rompere il silenzio sul 15 ottobre è dar voce a chi sta pagando per aver difeso i diritti di tutti, è mobilitarsi concretamente, è intraprendere una nuova strada. Organizzare una mobilitazione su scala nazionale indetta dal coordinamento dovrà essere il passo successivo per richiamare in tutte le città eventi per sostenere le spese legali ed assemblee pubbliche che mettano al centro la solidarietà incondizionata a chi oggi è colpito dalla repressione.

 

Per rafforzare ancora di più la mobilitazione e per fare della lotta, della resistenza e della solidarietà alla repressione un terreno concreto di battaglia per la costruzione di una società migliore, propongo di sviluppare campagne in comune e in sinergia tra quelli che sono i processati per i fatti del 15 ottobre 2011 con quelli per i processi relativi ai fatti del 14 dicembre 2010 e del 14 settembre 2011 (in avvio in queste settimane). Unire in una campagna comune anche la mobilitazione di solidarietà per i processi relativi ai fatti del 31 ottobre e del 12 aprile.

Dalle piazze ai tribunali iniziamo a volare alto: passare dalla protesta alla lotta per il potere!

La solidarietà è un’arma: impariamo ad usarla!

Mettiamo fine alla persecuzione politica per i fatti del 15 ottobre!

Uniamo e coordiniamo le lotte contro la repressione!

 

Mauro Gentile, militante comunista agli arresti domiciliari per i fatti di Roma del 15 Ottobre 2011

 

Fonte:

http://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=1564