ALEPPO, RINVIATA EVACUAZIONE E RIPRENDONO COMBATTIMENTI. L’ORGANIZZAZIONE THE SYRIA CAMPAIGN LANCIA UN APPELLO

Aleppo, rinviata evacuazione e riprendono combattimenti

Erdogan, Damasco ha rotto tregua. Tv, ‘razzi dai miliziani’

14 dicembre, 16:54

Danni nel vecchio suq di Aleppo

 

BEIRUT – Sarebbero contrasti in seno agli alleati Russia, Siria e Iran ad impedire l’applicazione della tregua ad Aleppo che dovrebbe consentire l’evacuazione di ribelli armati e civili. Lo affermano fonti dell’opposizione.

Attivisti hanno infatti dichiarato oggi che sono ripresi i bombardamenti sulle zone di Aleppo est ancora in mano agli insorti, nonostante il cessate il fuoco annunciato ieri sera.

mentre gli autobus destinati ad evacuare civili e combattenti starebbero rientrando nei depositi, secondo alcuni media libanesi.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha da parte sua annunciato un colloquio con il suo omologo russo Vladimir Putin della situazione della tregua ad Aleppo. “Le forze del regime hanno cominciato ad attaccare di nuovo – ha detto -, rompendo il cessate il fuoco”. Secondo la tv di stato siriana, razzi sono stati sparati dai ribelli su di una zona appena riconquistata uccidendo almeno sei persone.

Secondo attivisti citati dalla tv panaraba Al Jazira, a bloccare la tregua sarebbe la richiesta di Teheran di ottenere la liberazione di alcuni prigionieri iraniani nelle mani degli insorti. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) afferma che a bloccare l’iniziativa sono le forze governative e le milizie sciite alleate, contrarie all’accordo raggiunto ieri dalla Russia con la Turchia senza discuterne con il governo di Damasco.

In Siria “il regime e alcuni gruppi stanno cercando di bloccare il cessate il fuoco ad Aleppo”, ha detto da parte sua il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. “A causa di questi ostacoli, l’evacuazione non si è potuta compiere interamente, ma siamo pronti” a riprenderla, ha aggiunto il capo della diplomazia di Ankara, citato dall’agenzia statale Anadolu.

“Spero che tutti osserveranno” la tregua “e che le brutalità e le persecuzioni si fermeranno”, ha aggiunto Cavusoglu, parlando di contattic in corso con i ministri degli Esteri russo ed iraniano. La Mezzaluna rossa turca sta intanto lavorando per ampliare la sua capacità di accoglienza nei campi nel nord della Siria, prevedendo che le evacuazioni da Aleppo nelle prossime ore, in caso di successo delle tregua, giungano fino a 50 mila persone.

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Fonte:

http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/siria/2016/12/14/siria-aleppo-rinviata-evacuazione-e-nuovi-combattimenti_fd0b3aa0-9c80-4de2-8336-efd697399265.html?idPhoto=3

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Intanto l’organizzazione no-profit The Syria Campaign lancia un appello per salvare i civili chiedendo di telefonare al Ministero degli affari esteri e all’ambasciata russa per chiedere di intervenire. Di seguito l’appello in lingua inglese e italiana e il banner.

“EMERGENCY UPDATE: Yesterday’s deal to evacuate the remaining civilians in Aleppo has collapsed. Shelling and airstrikes have resumed.

This is an emergency. Please do everything in your power to take action for the safe passage of these civilians. Make a call now and demand life saving action.

AUSTRALIA: Department of Foreign Affairs and Trade 1300 555 135 // Russian Embassy +61 2 6295 9033

CANADA: Department of Foreign Affairs +1 800 267 8376 // Russian Embassy +1 613 235 43 41

FRANCE: Ministry of Foreign Affairs +33 1 43 17 53 53 // Russian Embassy +33 3 8824 2015

GERMANY: Foreign Ministry +49 3018 17 0 // Russian Embassy +49 30 226 51 183

IRELAND: Department of Foreign Affairs and Trade + 353 (0) 1 408 2000 // Russian Embassy +353 (0) 1 492 2048

ITALY: Ministry of Foreign Affairs +39 06 36911 // Russian Embassy +39 06 494 1680

THE NETHERLANDS: Ministry of Foreign Affairs +31 77 465 67 67 // Russian Embassy +31 070 364 64 73

SWEDEN: Ministry for Foreign Affairs +46 8 405 10 00 // Russian Embassy +46 8 13 04 41

UNITED KINGDOM: Foreign and Commonwealth Office +44 20 7008 1500 // Russian Embassy +44 20 7229 6412

UNITED STATES: State Department +1 202 647 9572 // Russian Embassy +1 202 298 5700

EMERGENCY UPDATE: ieri, l’accordo per far uscire da Aleppo i civili rimasti intrappolati, è fallito. Bombardamenti e attacchi aerei sono ripresi.
Questa è un’emergenza. Per favore, fai qualunque cosa sia in tuo potere per perchè il passaggio sia garantito ai civili. Chiama ora e chiedi un’azione di salvataggio.

Australia: Ministero degli affari esteri e del commercio 1300 555 135 // Ambasciata Russa + 61 2 6295 9033
Canada: Ministero degli affari esteri. + 1 800 267 8376 // Ambasciata Russa + 1 613 235 43 41
Francia: Ministero degli affari esteri. + 33 1 43 17 53 53 // Ambasciata Russa + 33 3 8824 2015
Germania: Ministero degli esteri. + 49 3018 17 0 // Ambasciata Russa + 49 30 226 51 183
Irlanda: Ministero degli affari esteri e commercio + 353 (0) 1 408 2000 // Ambasciata Russa + 353 (0) 1 492 2048
Italia: Ministero degli affari esteri. + 39 06 36911 // Ambasciata Russa + 39 06 494 1680
Paesi bassi: il ministero degli affari esteri. + 31 77 465 67 67 // Ambasciata Russa + 31 070 364 64 73
Svezia: Ministero per gli affari esteri. + 46 8 405 10 00 // Ambasciata Russa + 46 8 13 04 41
Regno Unito: Foreign Office + 44 20 7008 1500 // Ambasciata Russa + 44 20 7229 6412
Stati Uniti: il dipartimento di stato + 1 202 647 9572 // Ambasciata Russa + 1 202 298 5700

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Fonte:

https://www.facebook.com/TheSyriaCampaign/photos/a.608812989210718.1073741828.607756062649744/1239032359522108/?type=3&theater

Per seguire le info della pagina clicca qui:

https://www.facebook.com/TheSyriaCampaign/?qsefr=1

ALEPPO, DICEMBRE 2016: MESSAGGIO ALL’UMANITA’

Mentre mancano pochi giorni a Natale, Cristo si è fermato ad Aleppo. Dopo quasi sei anni di uno sterminio sistematico e continuo la città di Aleppo è caduta. Ma a cadere nell’inferno siriano non è solo un popolo,  è l’intera umanità mentre si consuma in diretta mondiale l’ultima parabola di un genocidio. I peggiori criminali della Terra si accaniscono contro un popolo, contro uomini e donne innocenti, contro bambini, compiendo massacri e torture inenarrabili. Un popolo colpito mortalmente lascia i suoi ultimi disperati messaggi a un’umanità sorda e dormiente (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/videos/vb.698384406/10154860016429407/?type=2&theater ; https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154860483289407?pnref=story). Le donne chiedono ai propri mariti di ucciderle per evitare di finire stuprate e poi uccise dai soldati del regime di Assad  (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861107424407?pnref=story). Considerate se questi sono uomini, se queste sono donne che anelano alla morte per sfuggire alle torture!
Intanto si consumano orrori terrificanti : esecuzioni in massa e persone bruciate vive (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861141004407), altre che uccidono i propri bambini perché non cadano nella tortura https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861244114407). Considerate se questi sono uomini, se questi sono bambini!
Dove sono i potenti della Terra? E L’Onu adesso parla di “totale mancanza di umanità” riferendosi agli almeno 82 civili, uomini, donne e bambini massacrati in massa mentre il suo portavoce spera che le segnalazioni siano errate o esagerate anche se provenienti da fonti attendibili (http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2016/12/13/siria-onu-esecuzione-di-almeno-82-civili-ad-aleppo_60e362fc-a7f6-4f3b-b883-a03361085330.html). Come se si stessero svegliando adesso e non credessero alle loro orecchie. Il papa, invece, perso nelle sue preghiere, invia una lettera al boia Assad (http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2016/12/12/siria-papa-ad-assad-garantire-diritto-umanitario-e-aiuti_6f54abb7-f2de-442b-be59-101e3a90119b.html) senza il coraggio di alzare le ginocchia.
Il boia Assad e il boia Putin, festeggiano la “vittoria” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/13/aleppo-ce-laccordo-per-levacuazione-di-ribelli-e-civili-russia-battaglia-finita-onu-strage-di-bambini-e-carneficina/3257196/)  ottenuta anche con l’aiuto del boia Erdogan che adesso punta  a conquistare la sua parte di territorio siriano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/13/siria-turchia-aiuta-damasco-a-riprendere-aleppo-e-punta-a-controllare-al-bab-vuole-completare-la-zona-cuscinetto/3252702/).
Macello! Macelleria siriana!
Ai potenti della Terra, agli attivisti dalla pietà selettiva che inseguono una sola causa e ignorano altre violazioni dei diritti umani e a  tutti gli indifferenti chiedo: quando vi domanderanno dov’eravate mentre fiumi di sangue innocente venivano versati, mentre un popolo veniva assediato, imprigionato, torturato, violentato, affamato e sterminato, che cosa risponderete? Intanto dormite ormai e riposate perché non siete stati capaci di vegliare un’ora soltanto.

Mentre ci copriamo di lustrini, un popolo muore in un silenzio assordante, calpestato anche dall’indifferenza di troppi, lanciando, in urla di dolore, un disperato messaggio all’umanità: “Torna presto perché è già tardi. Amen”.

 

D. Q.

ALEPPO: ATTESO BLACKOUT DELLE COMUNICAZIONI

SI PREGA DI DARE MASSIMA DIFFUSIONE
Aggiornamento da parte di Rami Jarrah, giornalista siriano:

A causa dei numerosi attacchi con gas cloro assieme ai barili bomba sul distretto di Hanano la maggior parte dei civili hanno dovuto fuggire aprendo la strada ad un’offensiva di terra. Il regime siriano ha preso il controllo sia del distretto di Hanano che del distretto di Sakhour, la gran parte dei civili che si trovavano lì sono stati spostati in altre parti della città assediata.

Le zone che in questo momento stanno assistendo a pesanti bombardamenti aerei da parte sia dell’aviazione russa che di quella del regime siriano sono:
Shaar
Myassar
Karam al bek
Mash’had
Fardos
Zibdiyeh
Kalaseh
52 civili sono stati uccisi ieri e oltre 110 feriti, in aggiunta ai 6 civili uccisi oggi fino a questo momento.

La fornitura di Internet che giunge dalla Turchia alimenta dei server che si trovano nell’area di Hadariyeh, area che è stata conquistata dalla forze curde [che partecipano all’assedio con le forze del regime di Assad] generando il timore che la fornitura di Internet possa essere tagliata nella parte assediata della città. Ciò significherà un semi blackout delle comunicazioni.

L’unico accesso internet rimanente sarà attraverso sistemi satellitari, molto rari in città.
Gli abitanti di Aleppo est sono stati totalmente abbandonati e vengono ancora esaminati rispetto alla loro fede religiosa e alle loro forme di resistenza. Tutti gli “sforzi” per proteggere i siriani sono falliti e il bagno di sangue in corso genera nient’altro che RADICALISMO, proprio quella realtà che tutti gli Stati impegnati in Siria dicono di voler prevenire.

È responsabilità della comunità internazionale non solo lanciare offensive contro il terrorismo, ma anche eliminare la causa primaria del problema. Il regime siriano è un’imbracatura centralizzata del terrorismo che è stata graziata dal “mondo civile” per tutti i crimini che ha commesso, lasciando senza alcuna speranza i siriani che si rifiutano di vivere sotto una dittatura.

Questa è radicalizzazione, questa è la ragione per la quale vediamo crescere il risentimento da parte di queste comunità oppresse, questo è il motivo per cui la comunità internazionale ha perso ogni credibilità.

#Aleppogenocide

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TESTIMONIANZA DA ALEPPO: SOTTO LE BOMBE SENZA NULLA

Testimonianza da Aleppo: sotto le bombe senza nulla, sopravviveremo per 10 giorni

globalist 20 novembre 2016

Non abbiamo nulla, ne medicine ne ospedali. “Possiamo andare avanti soltanto per una decina di giorni, e solo lo stretto necessario. Siamo isolati, non abbiamo alcun contatto con il mondo esterno…”
Questa la drammatica testimonianza che arriva da Aleppo, la città siriana ormai allo stremo, da giorni sotto violenti e indiscriminati bombardamenti continui nella parte est. Bombardamenti che non hanno risparmiato, nelle ultime, anche l’ultimo ospedale pediatrico. A parlare, raggiunto al telefono dal Giornale Radio RAI, è Hisham Scafe, attivista per i diritti umani di Aleppo.
“Nelle ultime 48 ore i bombardamenti sono aumentati – racconta – L’unico ospedale pediatrico funzionante di Aleppo est è stato completamente distrutto… tre piani… distrutti… Ci sono morti e feriti tra bambini e il personale medico…La situazione è catastrofica…”
Hisham Scafe tiene il conto drammatico dei bombardamenti:”Abbiamo subito 210 raid. Nei bombardamenti sono andate distrutte quelle poche scorte di medicine che avevamo. Solo per qualche giorno potremo fare fronte alle urgenze. Siamo isolati dal mondo”. Si calcola che ad Aleppo sotto le bombe ci siano da 250 a 400mila civili. Torna forte, ed inascoltata, la richiesta di corridoi umanitari.

 

Fonte:

http://www.globalist.it/world/articolo/208339/testimonianza-da-aleppo-sotto-le-bombe-senza-nulla-sopravviveremo-per-10-giorni.html

ALEPPO EST: ATTACCHI AEREI COLPISCONO ALTRI 4 OSPEDALI. SISTEMA SANITARIO DEVASTATO

Aleppo Est: attacchi aerei colpiscono altri 4 ospedali nelle ultime 24 ore. Sistema sanitario devastato

15 Ottobre 2016
Il sistema sanitario già devastato nell’area assediata di Aleppo Est ha vissuto ieri una giornata ancora peggiore, con attacchi confermati contro quattro ospedali e un’ambulanza, che hanno ferito almeno due medici e ucciso l’autista del veicolo. È stato il peggior danno alle strutture sanitarie provocato dagli attacchi aerei siriani e russi dopo l’interruzione del cessate il fuoco a fine settembre.
Quest’ultimo episodio di distruzione avviene nell’ambito di un’intensificazione della campagna di bombardamenti contro la città assediata, che ha visto almeno 62 persone uccise e 467 ferite, tra cui 98 bambini, solo tra l’11 e il 13 ottobre, secondo rapporti ottenuti dalla Direzione della Sanità e dal centro forense di Aleppo Est. Questi dati possono essere sottostimati perché molte famiglie stanno seppellendo i propri cari per proprio conto, invece di portare i loro corpi negli ospedali.
“La campagna di bombardamenti indiscriminati ha preso una chiara svolta verso il peggio” dichiara Carlos Francisco, capo missione di MSF per la Siria.“Uno degli ospedali colpiti ieri è stato gravemente danneggiato. Era un centro traumatologico importante che era stato già colpito tre volte nelle ultime settimane. Il ritmo degli attacchi sta soffocando la scarsa capacità di cure che il sistema sanitario è ancora in grado di offrire, in una città che sta rapidamente collassando, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Danneggiando i pochi luoghi rimasti dove si possono salvare delle vite, è chiaro che la Siria e la Russia stanno spremendo la vita fuori da Aleppo Est.”
Stando ai resoconti condivisi con MSF dalle fonti ospedaliere, il custode del magazzino di uno degli ospedali è rimasto ustionato nell’attacco di ieri e due medici sono rimasti feriti. Prima di ieri, c’erano solo 35 medici rimasti per una popolazione assediata di circa 250.000 persone, di cui sette chirurghi con le capacità necessarie per curare i molti feriti di guerra, secondo la Direzione della Sanità. Dall’inizio dell’assedio di Aleppo Est a luglio, gli ospedali sono stati colpiti 27 voltee non un singolo ospedale in questo periodo è rimasto intatto.
Oltre a questo, il bombardamento di ieri ha completamente distrutto un’ambulanza gestita dalla Al Sham Humanitarian Foundation (AHF), ONG che fornisce cure mediche gratuite alla popolazione siriana dal 2011, e ha ucciso il suo autista. All’inizio della settimana la Direzione della Sanità ha dichiarato che c’erano solo 11 ambulanze ancora funzionanti in città a seguito degli ultimi attacchi e che a causa del blocco mancano pezzi di ricambio per le riparazioni. Un piccolo numero di veicoli per il trasporto dei feriti è gestito da volontari e ONG come AHF.
“Lo abbiamo detto in passato e lo diciamo ancora una volta: tutte le parti del conflitto devono consentire – oggi, prima che sia troppo tardi – l’evacuazione sicura dei feriti e malati gravi da Aleppo Est, e devono far entrare forniture mediche essenziali e beni di prima necessità per una popolazione che sta soffrendo non solo per la costante pioggia di bombe, ma anche per la mancanza di qualunque forma di assistenza” dichiara Pablo Marco, direttore delle operazioni di MSF in Medio Oriente.
MSF supporta otto ospedali ad Aleppo Est. Gestisce sei strutture mediche nel nord della Siria e supporta oltre 150 centri sanitari e ospedali in tutto il paese, molti dei quali nelle aree assediate.
Fonte:

SIRIA, BARILI-BOMBA COLPISCONO OSPEDALE DI ALEPPO

Sabato 01 Ottobre 2016 – 12:15
Siria, barili-bomba colpiscono ospedale di Aleppo
La situazione nella città siriana si fa sempre più tesa e drammatica
Siria, barili-bomba colpiscono ospedale di Aleppo

Alcuni barili bomba hanno colpito il più grande ospedale di Aleppo, in Siria. Secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, sembra che le bombe siano state lanciate da velivoli delle forze fedeli al governo di Damasco, contro i ribelli anti-governativi. La situazione ad Aleppo è drammaticamente peggiorata e la tensione è salita negli ultimi giorni, dopo che l’esercito siriano ha scatenato un’offensiva su vasta scala per riconquistare le parti della città in mano ai ribelli. Nelle ultime settimane 338 persone sono rimaste uccise nella zona assediata di Aleppo est, di cui 106 bambini, ha fatto sapere ieri l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

I media ufficiali siriani hanno accusato i ribelli di aver sparato diversi colpi di mortaio e bombole a gas cariche sulle zone controllate dal governo ad Aleppo nella parte occidentale, uccidendo almeno 20 civili nella sola giornata di ieri, ferendone altre 60.

Scritto da
  • redazione web
Fonte:

BUNKER BUSTER BOMBS SU ALEPPO

Ad Aleppo usati ordigni per colpire bambini fino negli scantinati

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ALEPPO

Domani ad Aleppo si sarebbe dovuto aprire il nuovo anno scolastico, ma i bambini non andranno a scuola. Gli scantinati che ormai da qualche anno sono stati trasformati in aule rimarranno vuoti e probabilmente alcuni saranno distrutti dalle bombe. I civili ormai sono il vero bersaglio e l’aberrazione è tale che vengono utilizzati ordigni creati appositamente per andarli ad uccidere in quei pochi luoghi dove cercano disperatamente rifugio. Quei sotterranei che ospitano le scuole, gli ospedali e che sono ormai obiettivi su cui si abbattono senza sosta i bombardamenti degli ultimi giorni.

Non c’è più alcun luogo sicuro ad Aleppo. Non le case, le strade, le scuole, gli ospedali. Tutto e tutti sono diventati bersagli di un conflitto che non risparmia nessuno. Negli ultimi cinque giorni sono più di 300 i bambini uccisi o feriti in città. “Qui è più facile vedere bambini che vengono estratti dalle macerie o soccorsi sul pavimento di un ospedale, che seduti a un banco di scuola”, ci ha raccontato stanotte uno dei nostri colleghi in Siria. Questa è Aleppo, l’inferno dei bambini.

La metà delle vittime dei bombardamenti degli ultimi giorni sulla città sono i più piccoli. Sono sotto le macerie, nei pochi ospedali da campo che sono rimasti e spesso non possono essere soccorsi e curati perché manca tutto. Non ci sono i più semplici medicinali, mancano antibiotici, anestetici. Gli operatori sanitari sono costretti a prendere i respiratori e passarli da un paziente all’altro nel disperato tentativo di salvare una vita. Molti bambini non ce l’hanno fatta proprio perché i respiratori non erano sufficienti.

Si lavora senza tregua, oltre ogni capacità umana, 24 ore al giorno, in mezzo ai bombardamenti, per cercare a qualunque costo di salvare la vita a donne, uomini e bambini feriti che affollano le strutture. Sabato scorso, in un attacco aereo, ha perso la vita Samer, un nostro collega di 39 anni, padre di due bambini e in attesa del terzo. Samer cercava di salvare dei bambini. Lui era uno dei tanti eroi di questa guerra che non ha più nessuna regola, in cui si bombardano volutamente i rifugi sotterranei con ordigni progettati proprio per devastare quei pochi luoghi protetti in cui le persone possono nascondersi. Progettati per uccidere i bambini.

L’utilizzo di questi ordigni deve essere indagato come un potenziale crimine di guerra. Ogni ora, ogni giorno che passa senza che venga messo in atto un cessate il fuoco e la fine ai bombardamenti, costerà altre vite. È un’onta che perseguiterà la comunità internazionale per i prossimi decenni: ad Aleppo non c’è più alcun luogo dove i bambini possano stare al sicuro e tra poco non ci saranno neanche più luoghi dove possano essere salvati. Tutto questo sta accadendo sotto gli occhi del mondo intero. Non ci sono alibi, non c’è altro tempo. Tutto questo va fermato immediatamente.

 

 

Fonte:

http://www.huffingtonpost.it/valerio-neri/ad-aleppo-usati-ordigni-per-colpire-bambini-fino-negli-scantinati_b_12262728.html?utm_hp_ref=italy

 

Russian bunker buster bombs kill families hiding in Aleppo cellars

Weapons intended for use against reinforced military positions have been used on Aleppo, according to rescue workers Reuters

A Russian bomb designed to penetrate hardened military positions is among a growing arsenal of “shock and awe” munitions being dropped on Aleppo.

Syrian rebels in the city have distributed pictures of an unexploded Betab-500 bomb. The 500kg bomb is powered by a rocket to help it bore into reinforced targets — usually hardened aircraft shelters and military runways.

Rescue workers have reported mysterious new bunker buster munitions that have killed families who thought they were safe in their cellars.

“We are familiar with the other kinds of munition like phosphorus, cluster and barrel bombs, but this is new, “said…

 

 

Fonte:

http://www.thetimes.co.uk/article/russian-bunker-buster-bombs-kill-families-hiding-in-aleppo-cellars-ltf50tkjj

SIRIA, DI NUOVO IN PARTENZA GLI AIUTI UMANITARI

Siria, di nuovo in partenza gli aiuti umanitari

L’Onu riprende l’invio di aiuti in Siria, invio che era stato interrotto per ragioni di scurezza dopo il bombardamento di un convoglio lunedì.

Fra i primi camion a partire da quelli carichi di medicine destinati a Moadamiya, vicino a Damasco. La carovana dovrebbe arrivare a destinazione nella giornata di giovedì.

Il raid del 19 settembre contro una colonna umanitaria ha provocato una ventina di morti. Il giorno dopo l’attacco contro due ambulanze ha fatto quattro vittime.

Stati uniti e Russia si accusano a vicenda. Mosca ha anche mostrato delle immagini girate con un drone, in cui, secondo i russi, si vedrebbe un veicolo con a bordo un mortaio di grosso calibro a prossimità dei tir umanitari.

Bombe col paracadute

Approfittando delle dispute diplomatiche a New York, sul terreno la guerra continua e provoca morti. Come a Talbiseh, vicino a Homs, dove le bombe sono piovute dal cielo con i paracadute.

La località è stata colpita 6 volte mercoledì, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, provocando almeno un morto e diversi feriti, fra cui bambini.

Questo conflitto, la peggiore tragedia umanitaria dalla fine della Seconda guerra mondiale secondo l’Onu, ha provocato almeno 300mila morti.

 

 

Fonte:

http://it.euronews.com/2016/09/21/siria-di-nuovo-in-partenza-gli-aiuti-umanitari

SIRIA: ATTACCO AL CONVOGLIO DI AIUTI DELLE NAZIONI UNITE

Siria: l'”orribile” attacco al convoglio di aiuti delle Nazioni Unite é una flagrante violazione del diritto internazionale

Urum al-Kubra – 20 settembre 2016 © OMAR HAJ KADOUR/AFP/Getty Images

 20 settembre 2016

L’attacco di lunedì sera a un convoglio di aiuti delle Nazioni Unite e della Mezzaluna Rossa siriana, destinati a 78.000 persone ad Aleppo, è una flagrante violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario, ha dichiarato Amnesty International.

Testimoni in Siria hanno riferito all’organizzazione che il convoglio, insieme al magazzino della Mezzaluna Rossa siriana in cui erano stoccati gli aiuti, sono stati bombardati intensamente per due ore lunedì sera, aumentando il sospetto che le forze governative siriane abbiano deliberatamente preso di mira l’operazione di soccorso.

“Un prolungato attacco contro un convoglio umanitario e i suoi operatori, sufficientemente orribile in ogni circostanza, in questo caso avrà anche un impatto disastroso non solo per i civili disperati ai quali era destinata l’assistenza, ma per le operazioni umanitarie che salvano vite in tutta la Siria” ha dichiarato Philip Luther, direttore della ricerca e dell’advocacy per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

“Se il convoglio è stato – come sembra – deliberatamente attaccato, questo sarebbe un ulteriore crimine di guerra commesso dal governo siriano. Mostra come i civili in Siria stanno pagando con la loro vita cinque anni di totale impunità per i crimini di guerra sistematici e i crimini contro l’umanità. Fino a quando la comunità internazionale non si impegnerà seriamente nel portare i responsabili davanti alla giustizia, questi crimini spaventosi continueranno ogni giorno”.

Il capo delle operazioni umanitarie dell’Onu, Stephen O’Brien, aveva dichiarato in precedenza che il convoglio era in viaggio con tutti i permessi necessari e che a tutte le parti coinvolte nel conflitto era stato notificato il suo percorso.

Dopo l’attacco, l‘Onu ha annunciato una sospensione temporanea di tutti i convogli di aiuti in Siria.

Almeno 20 civili sono stati uccisi durante l’attacco, secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa.

I testimoni intervistati da Amnesty International hanno riferito che una serie di aeromobili, compresi elicotteri e aerei da combattimento di fabbricazione russa, hanno preso parte al bombardamento, nel comune di Urum al-Kubra nella zona ovest del governatorato di Aleppo. Ventuno dei 31 camion del convoglio sono stati parzialmente o completamente distrutti.

“Le esplosioni si sono concentrate solo sulle vicinanze del centro della Mezzaluna Rossa, che è lontano da qualsiasi presenza militare. Non ho potuto avviare un’operazione di ricerca e soccorso fino a che il bombardamento non si è fermato … è continuato per almeno due ore” un soccorritore a Urum al-Kubra ha raccontato ad Amnesty International.

Abu Haytham, un attivista, ha riferito di aver sentito un aereo da guerra nella zona, ma non avrebbe mai immaginato che l’edificio siriano della Mezzaluna Rossa sarebbe stato preso di mira. Quando è arrivato sul luogo dopo il bombardamento, molti camion erano in fiamme e l’edificio era stato distrutto.

“Ho visto corpi di uomini a terra” ha dichiarato. “Mi è stato detto che erano camionisti e volontari che avevano scaricato i camion. I camion avevano il logo dell’UNHCR. Gli aiuti includevano farmaci, cibo e altri generi disperatamente necessari.

FINE DEL COMUNICATO

 

 

 

Fonte:

http://www.amnesty.it/siria-orribile-attacco-al-convoglio-di-aiuti-delle-nazioni-unite-e-una-flagrante-violazione-del-diritto-internazionale

UN POETA NELLE CARCERI DI ASSAD

 

Faraj Bayrakdar è stato torturato per quasi 14 anni in quanto scrittore dissidente. Oggi, pluripremiato e libero, sente che le sue sofferenze sono niente rispetto al dolore del popolo siriano

di Joshua Evangelista*

Dalla “festa di benvenuto”, la haflet al-istiqbal, inizia una lenta agonia che molto spesso porta alla morte. Il rapporto di Amnesty International racconta come si vive, e si muore, nelle carceri di Assad. Da decenni il regime siriano usa la tortura per stroncare gli oppositori, o presunti tali. Come è successo al poeta Faraj Bayrakdar, che ha passato quasi 14 anni dietro le sbarre, dal 1987 al 2000. «Tra un anno o due, dieci o venti la libertà si metterà la minigonna e mi accoglierà», scriveva in cella sul cartoncino delle sigarette, sperando di non essere visto dalle guardie. Oggi, rifugiato politico in Svezia, gira il mondo raccontando l’efferatezza del regime baathista, prima che la spettacolarizzazione della violenza plastica dei militanti dell’Isis renda definitivamente sopportabile le ingiustizie della dittatura all’opinione pubblica. «La memoria collettiva degli occidentali è piena di buchi e il regime è riuscito a trovare qualcuno peggiore per ripulirsi l’immagine. Così si dimenticano i passaggi che hanno portato a questa tragedia e si insiste con la retorica del male minore. È come se a un killer togli il pugnale insanguinato, gli dai una pacca sulla spalla e gli chiedi gentilmente di non farlo più».

Non ritiene inevitabile che l’attenzione sia concentrata sulla minaccia dell’Isis, soprattutto dopo gli ultimi attentati in Europa?

Nessuno può battere Isis, Jabhat al Nusra o le altre fazioni di matrice fondamentalista. Almeno finché non si rovescia Assad, che è l’altra faccia della medaglia. Mentre il mondo chiude gli occhi e sotto banco tratta con i terroristi, i media dimenticano che i massacri non vengono perpetuati solo dall’Isis.

Nel frattempo la guerra contro Isis sembra ben lontana dalla fine.

Potrebbero toglierli di mezzo subito, ma non conviene. Costa troppo. E chi paga? Arabia Saudita o Qatar? Prima che la guerra finisca si arriverà a un collasso totale. A quel punto il popolo tornerà alla vita di tutti i giorni, ma sarà una calma apparente. Non si dimenticherà cosa ha fatto il regime per mezzo secolo e come si è arrivati a questa spirale di fanatismo. Milioni di persone ogni notte incontrano nei loro incubi i propri morti e questo non è un problema che risolvi in venti anni. Gli incubi si tramandano di generazione in generazione.

Incubi che accompagnano i siriani anche nei disperati tentativi di raggiungere l’Europa.

L’Europa sta totalmente perdendo il controllo dei flussi migratori. Eppure tutti sapevano che rimuovendo il regime di Assad nel 2011 ciò non sarebbe accaduto. Ma evidentemente è più conveniente tenere milioni di disperati alle porte del continente.

Come siamo arrivati a questo?

Due settimane prima delle rivolte del 2011 ho scritto una lettera aperta all’Europa in cui criticavo Bruxelles per aver deciso di sostenere i “nostri” dittatori a discapito dei diritti umani. Erano le premesse per un’invasione di persone disperate, dissi.

Così è stato.

Non posso non ricordare i silenzi che hanno accompagnato i primi mesi della rivoluzione, quando centinaia di migliaia di persone laiche marciavano nelle strade chiedendo più diritti. Poi sono arrivate le bombe. E cosa hanno fatto gli occidentali? Invece di sostenere i giovani che sognavano una Siria libera, hanno destinato i propri soldi ai movimenti fondamentalisti: armi, cibo e medicine solo per loro.

Eppure molti di quei giovani hanno deciso di unirsi proprio ai quei movimenti.

È normale: sono i movimenti più ricchi. A Idlib conosco persone totalmente laiche che hanno deciso di combattere per l’Isis. Succede quando devi provvedere alla tua famiglia e gli altri non hanno nemmeno i soldi per darti un po’ di pane. E le potenze cosa fanno? Sostengono coloro che sono funzionali ai loro interessi, a occhi chiusi.

Non pensa che sia colpa anche di alleanze e scelte strategiche quanto meno discutibili da parte del fronte anti-assadiano?

Anche se i nostri rivoluzionari non fossero incappati in così tanti errori strategici, il risultato non sarebbe cambiato. Era stato già tutto deciso. Del resto anche il regime ha fatto tanti errori, eppure è lì, sempre forte.

Dalle sue parole traspare molto pessimismo.

Eppure non ho paura del futuro. Prima o poi i siriani ricostruiranno la Siria. Ma la soluzione inizia con la fine del regime. La storia insegna che siamo diversi da come veniamo dipinti dai media europei: non siamo mai stati paurosi delle minoranze. Faccio un esempio: da chi è stata gestita la transizione post francese? Da Fares al-Khoury, un cristiano, che è stato ministro, presidente e molto altro ancora. E per essere rappresentati nelle assemblee, i musulmani si rivolgevano a lui.

Se non ha paura del futuro, avrà immaginato come sarà ricostruzione. Quale sarà il ruolo della diaspora?

La diaspora tornerà in Siria, sosterrà la rinascita con soldi, training, con il know how appreso all’estero. Ma sarà chi è rimasto a costruire la nuova Siria. Ma, come per le crisi degli anni passati, dipenderà tutto dagli accordi che la nuova classe dirigente prenderanno con le potenze internazionali e dal “conto” economico e di persone che queste chiederanno. Noi, da fuori, faremo lobby, manderemo soldi: se necessario lavoreremo 14 ore al giorno e la metà del salario la destineremo alla ricostruzione.

A proposito di superpotenze impegnate in Siria, avrà sicuramente seguito il tentato golpe in Turchia. Le purghe che sono seguite hanno ricordato, a qualcuno, quelle che Hafez perpetrò nel 1982 nei confronti degli insorti della Fratellanza musulmana. 

Due cose sopra tutte le altre mi preoccupano della Turchia. La libertà d’espressione e la questione curda. Ma i paragoni non reggono: il regime turco non ha ancora perpetrato crimini di un livello equiparabile a quello siriano. Nel 1982 Assad bombardava Hama e faceva almeno 14000 morti. L’Erdogan del post golpe non ha ancora fatto nulla di simile, sebbene abbia arrestato migliaia di persone, ma è presto per farsi un’idea completa. Lo tengo d’occhio, può diventare una feroce dittatura.

Cosa ne pensa dell’accoglienza turca verso i migranti siriani?

A passarsela peggio sono i siriani in Libano. Dovremmo prima di tutto preoccuparci per le loro condizioni. I turchi sono stati accoglienti, anzi: il popolo ha dato più di quello che ha ricevuto. Sappiamo bene che un’Europa così attenta ai soldi e che non vuole spendere nell’accoglienza conviene mantenere i rifugiati in Turchia, questo è ovvio. Ma allora io lancio una provocazione: se è chiaro che nella società turca i siriani hanno maggiori possibilità di integrazione, i soldi europei per l’accoglienza ai rifugiati dovrebbero essere molti di più.

Nel frattempo però, la Turchia è scesa prepotentemente in campo contro i curdi del Rojava. Che idea si è fatto del confederalismo democratico curdo e, più in generale, del ruolo dei curdi nel conflitto?

Li stanno usando e quando la guerra sarà finita il mondo si dimenticherà di loro. Ha sempre fatto così. I curdi sono utopici, hanno grandi sogni. Eppure in tutto il corso della storia qualcuno li ha sfruttato. Li usano e poi li abbandonano. Io sono sempre stato, in Siria, un attivista per i diritti dei curdi. Lo ero quando Assad impediva di parlare la loro lingua, di preservare la loro cultura. Molti in Siria mi considerano un poeta curdo, addirittura. Lo dico, non stimo Saleh (co-presidente del PYD, ndr), non mi piace la sua ambiguità verso Assad. Ma penso che quando la guerra finirà la Siria dovrà fare i conti con la voglia d’indipendenza dei curdi. Andrà fatto un referendum per capire cosa vuole la popolazione delle regioni a prevalenza curda. Ma sono sincero, non credo che le super potenze permetteranno la creazione di uno stato del Kurdistan. Indipendenza o meno, io sarò sempre dalla loro parte e mi batterò affinché abbiano gli stessi diritti e doveri degli altri cittadini.

A Stoccolma lei è un punto di riferimento per i migranti che riescono a raggiungere la Svezia. Vede in loro lo stesso popolo che ha dovuto lasciare dodici anni fa?

Quasi tutti i siriano che arrivano qui hanno il mio numero e ricevo molte chiamate da chi è stato in prigione, hanno bisogno di parlare con qualcuno che ha vissuto lo stesso dramma. Non sono più gli stessi. Vedo nei loro occhi solo dolore e sofferenza, fatico a identificarli come siriani. Ma non vale solo per loro, dopo il 2011 tutti siamo cambiati in peggio. Anche la Svezia non è più la stessa rispetto a quando sono arrivato io.

E lei come è cambiato dopo 13 anni di segregazione e torture?

In carcere ero stato annullato e per questo motivo avevo dimenticato molte abitudini del vivere in comunità. Una volta uscito non sapevo più vestirmi, mi dimenticavo di salutare. Soprattutto: non sapevo più ridere. Non mi riesce bene nemmeno ora. Quando lo faccio mi sento graffiare la gola.

C’è un filo conduttore tra la sofferenza di allora e quella che prova ogni giorno vedendo il suo popolo sotto assedio?

No. È come se avessi sofferto per niente. Tutte le umiliazioni e le torture che ho subito sono nulla rispetto a quello che vive oggi il mio popolo. Mentre i miei aguzzini volevano vedermi agonizzante, sapevo che fuori da quelle mura c’era una famiglia che nonostante tutto sarebbe sopravvissuta. Oggi non è così. Tutti sanno che da un momento all’altro chiunque potrà ammazzarli.

Ha ancora senso fare poesia di fronte a una tragedia di queste dimensioni?

Alcuni miei colleghi riescono a produrre sulla Siria anche tre poesie al giorno. Io no. Negli ultimi cinque anni ho scritto pochi versi. E tra questi solo alcuni sulla Siria. In prigione avevo 24 ore al giorno per comporre. Ho pubblicato sette antologie, per intenderci. Lì c’era un tentativo continuo di cancellare il tuo significato come essere umano e creare versi o fare sculture con pezzetti di legno raccattati nella cella erano dei modi per dare un senso alla nostra esistenza.

E oggi come dà senso all’esistenza?

Dopo il 2011 la mia situazione è diventata ben più complicata. Perché la rivoluzione “impegna”. Passo le giornate sui social network per capire come sta il mio popolo. Inoltre ritengo che il mio ruolo di autore sia cambiato. In carcere scrivevo per me, cercavo la forma, una qualità di scrittura che appagasse la mia tribolazione. Oggi invece serve una dialettica semplice, devo raggiungere il popolo. Meglio fare video, postare foto sui social e rinunciare a un arabo ricercato. Ho scritto una canzone nel dialetto di Homs, su YouTube ha avuto tantissime visualizzazioni e al Jazeera ha fatto un documentario su di me che ha raggiunto milioni di persone. La gente è disinformata, il mio nuovo ruolo è creare consapevolezza. È un modo per non rendere vano il sacrificio dei 400 mila sognatori che nel 2011 erano scesi in piazza a Homs. O dei 600 mila di Hama. A questo punto della mia vita non ho più pretese personali. Mi basta sapere che sto facendo qualcosa per aiutare il mio popolo.


*Una versione ridotta di questa intervista è stata pubblicata su “Il Dubbio” del 20 agosto 2016.

 

 

Fonte:

http://frontierenews.it/2016/09/siria-faraj-bayrakdar-poeta-carceri-assad/