Elisa e la colpa di essere donna (e lesbica)

Ci colpisce tutte e tutti l’ennesimo caso di femminicidio ai danni della giovane Elisa Pomarelli, la ragazza piacentina uccisa da quello che credeva un amico (http://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2019/09/07/scomparsi-piacenza-catturato-sebastiani_0d3acac5-5037-407f-b83c-548e1806f8fd.html).

Colpisce noi donne in quanto donne, non solo per i numeri elevati dei casi di violenza ma per la stessa discriminazione di genere perpetuata in tutti i campi, persino quello dell’autodeterminazione personale. Ogni volta che una donna è uccisa da un uomo si parla di raptus, di gelosia, di amore non corrisposto, quasi a voler giustificare in qualche modo l’assassino. Come se, in una società ancora troppo patriarcale, noi donne dovessimo essere in qualche maniera sottomesse agli uomini in tutte le nostre scelte: che lavoro fare, come vestirci, se e quando avere figli, perfino chi e come amare. Se pensiamo questo capiamo il senso del termine femminicidio.

Colpisce – questa vicenda – la comunità lgbt+: un’amica di Elisa e del suo assassino, Massimo Sebastiani, ha raccontato che Elisa amava le donne e lo aveva detto  all’amico ossessionato da lei (https://www.lagazzettadilucca.it/rubriche/2019/09/lamica-di-elisa-pomarelli-e-massimo-sebastiani-rivela-elisa-amava-le-donne/). Data l’ossessione di Sebastiani,  Elisa sarebbe stata uccisa anche se fosse stata eterosessuale; tuttavia il fatto che lui, pur sapendo dell’orientamento sessuale di lei, non abbia desistito dai suoi desideri  malati denota una componente lesbofobica in questo femminicidio. Sebastiani non poteva accettare non solo che Elisa non lo corrispondesse ma anche che non fosse attratta dagli uomini; etero o omo lui la voleva per sé e basta, incurante dei sentimenti di lei.

Colpisce – questa e simili vicende – tutti gli uomini che rispettano le donne e tutte le persone di buon senso che, giustamente, anche di fronte al cattivo gusto – per usare un eufemismo –    di come certa stampa ha raccontato questa tragica storia, (http://www.gaypost.it/elisa-gigante-buono-il-giornale-titolo-vergogna?fbclid=IwAR0N3KD1mTa3V4h54HYAwTtOnJ18bhOqkdvJSfp8lYa534TdUjKc4rpeWLw) si sono indignate/i.

A tutte le Elise, uccise da un uomo solo per aver cercato di essere se stesse, va il mio pensiero.

 

D. Q.

What do you want to do ?

New mail

ASPETTANDO IL REGGIO CALABRIA PRIDE 2019

In attesa del Reggio Calabria Pride 2019 (https://www.facebook.com/events/364214037845974/), organizzato da Arcigay I Due Mari Reggio Calabria e Agedo Reggio Calabria (Associazione genitori di persone lgbt), potete trovare eventi, patrocini e informazioni sulla pagina Facebook ufficiale https://www.facebook.com/reggiocalabriapride/

L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, testo

 

*

 

Riporto qui il manifesto politico del Reggio Calabria Pride presentato in conferenza stampa lo scorso 18 maggio. #WAITINGFORPRIDE 🏳️‍🌈 #27luglio

L'immagine può contenere: testo

L'immagine può contenere: 1 persona, testo

L'immagine può contenere: testo

L'immagine può contenere: testo

L'immagine può contenere: testo

L'immagine può contenere: testo

 

Fonte:

https://www.facebook.com/pg/reggiocalabriapride/photos/?tab=album&album_id=1735655643236014&__xts__%5B0%5D=68.ARBmYwMWUsMSpVrQlJOiJsqyffnVmRqtTioKbtkkqIWrN-9IrpfVnbLx17jaHENyIF_KJjh7UW0tzriecHQZB035uQQBmrrANF5o7dCe7EhOWrb_nzXN5JMEaDGCt-gTQBztBZpC7dMguq81TVi4ZsIFA_hf_uz4DIXkaIzYRiybkdj4zLhiz2CKe7bjiUW3s2TQmAEqGMbpao89RgM_kv5k4lW5ZjHq9TARnpZDauVp8IK8pkSrAVC0Atb6UEs_nWjhBMoPW3Mk4TZTwG8UED79A5eqFZkumrFA9aCP4mkqZVWSW1wJtPlWgyyxwu12CuvlQQ1hV9KR9LG91N-PZhKWosVb&__tn__=-UC-R

WORLD PRIDE 2019: I RAGAZZI DI 50 ANNI FA ALLO STONEWALL INN

 In RainbowStorie

La metro, a New York, è un delirio. Per capirsi: la stazione del Rockfeller Center sta proprio dentro il Rockfeller Center. Se hai culo, la trovi perché ci scendi. Poi devi pregare per riveder la luce del giorno, tra un exit messo lì, in mezzo a uno dei tanti corridoi tra le vetrine dei negozi ultra-chic. Ma riprenderla, al contrario, può essere davvero un’impresa, se non impossibile. Per questa ragione, l’altro giorno, abbiamo deciso di uscire sulla 5th Avenue e farci una bella passeggiata, fino allo Stonewall Inn, nel cuore del Greenwich Village.

ALLO STONEWALL INN, SULLE NOTE DI I WILL SURVIVE

Arrivati a destinazione, l’effetto è quello sperato. Tutte le persone che conosco e che sono già state qui mi hanno detto: «Non ti credere. È un bar piccolissimo». Un “nulla di che”, a vederlo così, decontestualizzando il tutto. Ma non è questa la “grandezza” che ci si aspetta da un posto simile. Lo Stonewall Inn sta di fronte una piazzetta. In questa, c’è una ringhiera, sormontata da centinaia di bandierine arcobaleno. Al suo interno, un parco molto piccolo, con delle panchine. Lì c’è il memoriale di Stonewall, diventato monumento nazionale. Dentro ci trovi delle statue: una coppia di maschi, in piedi, e una coppia di donne, sedute. C’è pure un pianoforte. A un certo punto, un ragazzo si siede e suona I will survive. E tutti e tutte, lì intorno, ci mettiamo a cantare. Ed è questo che rende grande quel luogo.

E A UN CERTO PUNTO, I RAGAZZI E LE RAGAZZE DI CINQUANT’ANNI FA

È un viavai di persone, lo Stonewall Inn. Un santuario arcobaleno vero e proprio, con la gente che fa la fila per fare una fotografia di fronte alla vetrina, in cui campeggia l’insegna del locale, a neon. Coppie di donne che si abbracciano, ragazzi che in gruppo si fotografano. A un certo punto, in mezzo a quella calca, un gruppo di persone anziane esce fuori. La gente si raduna in cerchio. Sono i “veterani”. Sono quei/lle giovani di cinquant’anni fa che si ribellarono alle disposizioni legali di allora, quando indossare più di due abiti non conformi al proprio genere comportava l’arresto e la galera. Dopo un iniziale moto di sorpresa, la folla realizza. E tutti e tutte battiamo le mani, nello stesso momento. Un lungo applauso, che è il suono stesso della gratitudine.

LE PAROLE DEL SINDACO DE BLASIO

Il numero 53 di Christopher Street a New York in questi giorni è stato un viavai di varia umanità. Ieri, nel giorno della commemorazione della rivolta, sul palco allestito in fondo alla piazzetta prospiciente al locale si sono alternati attivisti e attiviste, i veterani stessi, drag queen e anche personaggi della politica, nazionale e locale. Come Bill de Blasio, il sindaco della Grande Mela, che ha ricordato il dovere di proseguire quella lotta di liberazione, omaggiando Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson. Con una ferma condanna al suprematismo bianco, che vuole riportarci indietro nella lotta per i diritti civili. Ci guardiamo, noi della delegazione italiana. Gli sguardi un po’ smarriti, un po’ divertiti allo stesso tempo: «Uguale a Virginia, proprio» si sente dire, da un punto imprecisato, in mezzo alla folla.

LA CHIAMATA ALL’ARCOBALENO E IL VALORE DEGLI ALLEATI

E sempre da quel palco gli attivisti e le attiviste che si sono avvicendati ci hanno ricordato, ancora e a chiare lettere, che chi vive la condizione di non aver avuto problemi col colore della sua pelle e con il suo orientamento sessuale, deve usare tale privilegio per rendere migliore la vita agli altri. Un richiamo a fare delle scelte precise, di fronte alle ingiustizie. Una chiamata all’arcobaleno, se preferiamo. Ad un certo punto, in quella piccola marea di orgoglio, ci fermiamo a parlare con una donna. Ha i capelli bianchi, è un’attivista. Lesbica e nera. Il suo nome è Mandy Carter: «Senza gli alleati» ci rivela «non saremmo andati da nessuna parte». Ed è lì, ci dice, perché si sente a casa. Perché sa che non può essere altrove.

LA GRANDEZZA DELLO STONEWALL INN

«Niente di che» mi hanno detto in molti e molte, quando hanno visto questo luogo. Senza alcun intento denigratorio, sia chiaro. Un modo per farmi capire che quel bar è piccolino, niente di ciclopico, in una città in cui i grattacieli incombono e il consumismo più sfrenato corrode le coscienze. Non posso fare a meno di ricordare i versi di Kavafis, in Itaca:

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in cammino: che cos’altro ti aspetti?

La grandezza dello Stonewall Inn la puoi comprendere in questa prospettiva. Recandoti in quel luogo, pullulante di vita. E realizzando che, pur essendo un punto infinitamente piccolo in una città gigantesca, quel posto ti somiglia più di quanto saresti disposto ad ammettere. È piccolo, apparentemente insignificante. Eppure da lì tutto è partito. Un punto infinitamente piccolo, si diceva, che ha generato tutto ciò che è stato. Il nostro big bang. La vita che esplode, tutta insieme, e che crea il tempo a venire, mettendo in moto il circuito degli eventi.

Fonte:

L’OMICIDIO DI MARIELLE FRANCO RISVEGLIA LA SOCIETA’ BRASILIANA

Marielle Franco durante un’intervista a Rio de Janeiro, il 9 gennaio 2018. (Ellis Rua, Ap/Ansa)

Un documentario sull’asessualità

Tra pochi minuti sul canale Cielo.

 

Da
Pasionaria.it ha aggiunto 3 nuove foto.

Stasera su Cielo va in onda alle 23.15 il documentario “Asex – Liberi di non farlo”, dedicato all’asessualità (noi ne avevamo parlato qui: http://bit.ly/2sfUvzk). Ieri la Gazzetta di Parma ha pubblicato un’intervista alla regista Eleonora Soresini e su Facebook le è arrivata una marea di insulti, tra cui: “Ma chi ti scopa”, “Con quella faccia chi ti si ficca”, “Malata di mente”. Ecco la risposta di Eleonora: “Le persone asessuali e le persone lgbtqia provano questo genere di discriminazione sulla loro pelle ogni giorno. L’ignoranza, unitamente all’intolleranza, genera odio. Quello che possiamo fare noi è metterci la faccia e non aver paura di dire a tutti chi siamo”. Grazie Eleonora per il tuo esempio! #SiamoTuttiAsessuali

Nessun testo alternativo automatico disponibile.
L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, sMS
Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Fonte:

Argentina, libertà e assoluzione per Higui

ARGENTINA #LibertadYAbsolucionParaHigui
Oggi, 17 maggio, Giornata Nazionale di mobilitazione per la libertà immediata e per l’assoluzione di Eva Analia de Jesus, detta Higui,ingiustamente detenuta da sette mesi per essersi difesa dall’ attacco di una banda di dieci uomini che volevano infliggerle uno stupro correttivo perchè lesbica.

Aveva con sè un coltello, perchè minacciata più volte in altre occasioni e, mentre era a terra con dieci uomini che la picchiavano e la minacciavano di stupro, non ha esitato ad autodifendersi, ferendo a morte uno degli assalitori. Quando è arrivata la polizia Higui era ancora lì, sanguinante, ferita e con gli abiti strappati. Si è ritrovata in una cella, dove è agli arresti dall’ottobre 2016, accusata di omicidio. I suoi assalitori sono tutti a piede libero. Questa in breve la vicenda drammatica che sta mobilitando nel Paese numerose organizzazioni e associazioni femministe perchè Higui venga rilasciata e assolta per legittima difesa. A tutt’ oggi non è ancora stata definita la data del processo, sono stati negati gli arresti domiciliari e tutto il fascicolo che riguarda Higui è pieno di gravi irregolarità. Per tutte queste ragioni è stata indetta per oggi, giornata globale di lotta contro l’omolesbotransfobia, una mobilitazione nazionale per la libertà immediata di Higui.

In questi mesi la mobilitazione militante ha prodotto diversi video che raccontano la vicenda e la vita di Higui. La sua famiglia è molto attiva nell’ organizzare la mobilitazione per liberarla. Qui di seguito i link di video, articoli e la traduzione del comunicato del Coordinamento per la Libertà e l’Assoluzione di Higui postato dal collettivo Cagne Sciolte di Roma.
http://agenciapresentes.org/…/negaron-excarcelacion-a-higu…/
https://vimeo.com/216850987
https://www.facebook.com/notes/cagne-sciolte/siamo-tutt-per-limmediata-liberazione-e-assoluzione-per-higui/1552050808152903/

Nessun testo alternativo automatico disponibile.
L'immagine può contenere: 6 persone, persone che sorridono, folla e spazio all'aperto

Russia, arrestati alcuni attivisti gay. Protestavano contro abusi in Cecenia verso gli omosessuali. Altre informazioni da Amnesty International

La polizia russa ha arrestato una decina di attivisti gay oggi a San Pietroburgo nel corso di una protesta contro i presunti abusi nei confronti degli omosessuali in Cecenia, denunciate da Novaya Gazeta. Lo ha constato un giornalista presente oggi a San Pietroburgo e la testata online Fontanka.ru.
Attivisti Lgbt sono allarmati dopo le notizie diffuse da Novaya Gazeta che da circa un mese pubblica una serie di reportage denunciando che la polizia cecena arresta, tortura e uccide le persone sospettate di essere omosessuali.
Fontanka.ru ha scritto che gli attivisti arrestati hanno urlato “Kadirov (il leader ceceno filo-Cremlino, ndr) all’Aia”, riferendosi alla Corte penale internazionale.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Fonte:

*
Altre informazioni e un appello da Amnesty International:

Cecenia: uomini sospettati di omosessualità rapiti, torturati e uccisi

Il 1 aprile il Novaya Gazeta, quotidiano indipendente russo, ha riportato che oltre cento uomini sospettati di essere omosessuali erano stati rapiti nei giorni precedenti, nell’ambito di una campagna coordinata. A quanto si dice, gli uomini sono stati torturati o comunque maltrattati e costretti a svelare l’identità di altre persone LGBTI a loro note. Novaya Gazeta ha affermato di aver verificato le informazioni su almeno tre uomini che sono stati uccisi dai loro carcerieri, anche se affermano che in base alle loro fonti ci sono stati molti altri omicidi.

Pare che alcuni degli uomini rapiti siano stati riconsegnati alle loro famiglie, probabilmente perché i loro rapitori non hanno confermato il loro orientamento sessuale, ma essi rimangono in grave pericolo a causa dell’intolleranza omofobica locale. Membri dell’Ong Russian LGBTI network hanno confermato queste informazioni e hanno creato una linea telefonica diretta per offrire aiuto a coloro che potrebbero star cercando protezione al di fuori della regione.

Le reazioni dei funzionari ceceni a queste notizie variano dalla negazione (per esempio da parte di Alvi Karimov, portavoce del leader ceceno) al ritenerle false, a ulteriori velate minacce. Il 3 aprile Dimitry Peskov, addetto stampa dell’Amministrazione Presidenziale Russa, ha annunciato che il Ministero degli Interni stava “verificando le informazioni sulla presunta persecuzione di uomini con orientamento non-tradizionale”.

News correlate

lgbti-cecenia

Minacce contro i giornalisti che hanno denunciato le persecuzioni in Cecenia

Fonte:

La marcia trans nel nome di Hande Kader

Hande Kader era diventata l’icona del movimento lgbt in Turchia. I fotografi l’avevano immortalata al gay pride dell’estate 2015, a Istanbul, mentre resisteva alla repressione della polizia: una giovane transessuale di 22 anni contro l’«ordine» del sultano Recep Erdogan, che non tollerava quel genere di manifestazione blasfema nel mese del Ramadan. Lo scorso agosto è stata uccisa, in circostanze non ancora chiarite e che difficilmente si chiariranno. A lei è idealmente dedicata la Trans freedom march, il corteo per i diritti e le libertà delle persone transessuali, giunto alla terza edizione, che attraverserà oggi pomeriggio le strade di Torino (partenza ore 16,30 da Piazza Vittorio Veneto).

La manifestazione è solo l’evento principale fra una serie di appuntamenti che si svolgono nel capoluogo in occasione della giornata internazionale in memoria delle vittime della transfobia: ad organizzare è il Coordinamento Torino pride, con patrocinio di comune e regione (oggi sfilerà anche la sindaca 5stelle Chiara Appendino con famiglia e fascia tricolore»), e con il supporto di Cgil, Cisl e Uil.

Lo stesso drammatico destino dell’attivista turca è stato condiviso,fra ottobre 2015 e settembre 2016, da altre 294 persone in tutto il mondo, come rilevato nel rapporto stilato da Transgender Europe, rete internazionale per i diritti delle persone trans. Il primato lo detiene il Brasile, seguito da Messico e Stati Uniti. Nel Vecchio continente la macabra classifica è guidata da Italia e Turchia, con 5 morti violente in ciascun Paese. Statistiche che riguardano solo gli omicidi accertati, e dunque che vanno arrotondate per eccesso.

Dal 2008, cioè da quando si celebra il giorno della memoria delle vittime della transfobia, le morti violente di cui si è avuta notizia sono state 2264: anche nel computo assoluto gli stati europei dove la situazione è più grave sono gli stessi, Turchia (44 vittime) e Italia (32). Proprio alla situazione in questi due Paesi è dedicato il convegno in programma domattina (ore 9,30 Museo della Resistenza), che vedrà la partecipazione di due esponenti dell’organizzazione lgbt turca Pembe Hayat e dell’eurodeputato Daniele Viotti (Pd).

Obiettivi della violenza omicida – rivelano i dati di Transgender Europe – sono nella stragrande maggioranza dei casi le persone trans che si prostituiscono. E i più indifesi tra gli indifesi, in un intreccio di transfobia e razzismo, sono i migranti: in Europa, gli stranieri sono un terzo di tutte le vittime conteggiate dal 2008.

Nei nomi di Hande Kader e delle altre 294 trans uccise che verranno letti al termine del corteo torinese risuonerà forte la richiesta di giustizia, ma anche la ribellione alle discriminazioni, nella Turchia di Erdogan come ovunque. Non solo: la memoria delle vittime sarà anche rivendicazione orgogliosa della propria identità, contro chi riduce le vite delle persone trans a «devianza» da compatire, a malattia da curare o a fenomeno da baraccone.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/la-marcia-trans-nel-nome-di-hande-kader/

What do you want to do ?

New mail

What do you want to do ?

New mail

CALABRIA PRIDE 2016

Evento su Facebook:

https://www.facebook.com/events/1701350036784643/

 

 

PROGRAMMA CALABRIA PRIDE 2016

Fonte:
*
Il percorso del #CalabriaPride2016
30 Luglio | TROPEA |
Concentramento ore 16:00 Piazza Contura
Partenza ore 17:30
Fonte:

ReggioCalabria for #Orlando

 

 

14GIU

 

  • Oggi alle ore 19:00
  • sulle scale del Teatro Cilea Reggio Calabria

  • Dettagli

    La strage compiuta sabato notte al locale lgbt Pulse di Orlando, in Florida,
    è l’atto più spietato e carico di odio che un uomo solo abbia mai compiuto nei confronti di persone gay, lesbiche, bisessuali e trans.
    Esprimiamo la nostra vicinanza come AGEDO Reggio Calabria e come Collettiva AutonoMIA alle vittime e ai superstiti, e ribadiamo con forza l’urgenza di una lotta comune contro tutte le forme di omo-lesbo-bi-trans fobia, misoginia, xenofobia, islamofobia che attraversano quotidianamente la nostra società.
    Ritroviamoci quindi oggi pomeriggio alle 19.00 sulle scale del Teatro Cilea per condividere un momento di riflessione. Ci auguriamo che interverranno tutte e tutti i cittadini e il maggior numero possibile di associazioni, collettivi, gruppi, senza distinzioni identitarie perché la lotta contro tutte le forme di odio e di discriminazione non ha bisogno di confini, ma solo di legami comuni. Agedo Reggio Calabria e Collettiva AutonoMia
    Fonte: