Russia, arrestati alcuni attivisti gay. Protestavano contro abusi in Cecenia verso gli omosessuali. Altre informazioni da Amnesty International

La polizia russa ha arrestato una decina di attivisti gay oggi a San Pietroburgo nel corso di una protesta contro i presunti abusi nei confronti degli omosessuali in Cecenia, denunciate da Novaya Gazeta. Lo ha constato un giornalista presente oggi a San Pietroburgo e la testata online Fontanka.ru.
Attivisti Lgbt sono allarmati dopo le notizie diffuse da Novaya Gazeta che da circa un mese pubblica una serie di reportage denunciando che la polizia cecena arresta, tortura e uccide le persone sospettate di essere omosessuali.
Fontanka.ru ha scritto che gli attivisti arrestati hanno urlato “Kadirov (il leader ceceno filo-Cremlino, ndr) all’Aia”, riferendosi alla Corte penale internazionale.

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Altre informazioni e un appello da Amnesty International:

Cecenia: uomini sospettati di omosessualità rapiti, torturati e uccisi

Il 1 aprile il Novaya Gazeta, quotidiano indipendente russo, ha riportato che oltre cento uomini sospettati di essere omosessuali erano stati rapiti nei giorni precedenti, nell’ambito di una campagna coordinata. A quanto si dice, gli uomini sono stati torturati o comunque maltrattati e costretti a svelare l’identità di altre persone LGBTI a loro note. Novaya Gazeta ha affermato di aver verificato le informazioni su almeno tre uomini che sono stati uccisi dai loro carcerieri, anche se affermano che in base alle loro fonti ci sono stati molti altri omicidi.

Pare che alcuni degli uomini rapiti siano stati riconsegnati alle loro famiglie, probabilmente perché i loro rapitori non hanno confermato il loro orientamento sessuale, ma essi rimangono in grave pericolo a causa dell’intolleranza omofobica locale. Membri dell’Ong Russian LGBTI network hanno confermato queste informazioni e hanno creato una linea telefonica diretta per offrire aiuto a coloro che potrebbero star cercando protezione al di fuori della regione.

Le reazioni dei funzionari ceceni a queste notizie variano dalla negazione (per esempio da parte di Alvi Karimov, portavoce del leader ceceno) al ritenerle false, a ulteriori velate minacce. Il 3 aprile Dimitry Peskov, addetto stampa dell’Amministrazione Presidenziale Russa, ha annunciato che il Ministero degli Interni stava “verificando le informazioni sulla presunta persecuzione di uomini con orientamento non-tradizionale”.

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