KOBANE COMPLETAMENTE LIBERATA DA ISIS


Kobanê completamente liberata da ISIS

27 giugno 2015


Le forze delle YPG/YPJ hanno completamente liberato Kobanê dai gruppi di ISIS dopo un operazione avviata a seguito del massacro perpetrato in città il 25 giugno.Le operazioni delle YPG/YPJ adesso continuano nei villaggi a sud di Kobanê.

Le forze delle YPG/YPJ e le Asayish stanno portando avanti operazioni contro gli esponenti dei gruppi di ISIS che si erano infiltrati in città.I gruppi per due giorni erano stati accerchiati nei quartieri Mektel e Martire Moro e all’opedale Miştenur.

Gli esponenti dei gruppi si sono fatti esplodere in quanto non avevano più nessuna possibilità di fuggire dopo l’operazione delle YPG/YPJ di questa mattina.Le forze della resistenza hanno poi esteso la loro operazione nei quartieri Martire Moro e Mektel e liberato l’intera zona a mezzogiorno.

È stato riferito che dei 70 esponenti che si erano infiltrati in città,60 sono stati uccisi durante le operazioni.Mentre nel centro della città continuano le attività e le ricerche,forze delle  YPG/YPJ  sono state dislocate a sud della città per espellere gli esponenti dei gruppi dai villaggi.

ANF

 

Fonte:

http://www.retekurdistan.it/2015/06/kobane-completamente-liberata-da-isis/

ISIS MASSACRA CIVILI A KOBANE E RAQQA

Isis massacra civili a Kobanê e Raqqa

È stato riferito che gruppi di Isis che si sono infiltrati a Kobanê dal versante turco hanno ucciso molti civili.Gli scontri continuano in città e le forze delle YPG/YPJ hanno circondato i gruppi di Isis.

I gruppi di ISIS si sono infiltrati a Kada Azadi,l’ospedale aperto da MSF,al centro culturale nel quartiere Martire Moro e nella zona di Kanya Kurda come in altre zone della città.

I gruppi di ISIS hanno aperto il fuoco casualmente sui civili in queste zone dove si sono infiltrati.Stanno giungendo rapporti che affermano che molti civili hanno perso la vita negli scontri.

Le forze delle YPG/YPJ hanno circondato i gruppi di ISIS e continuano aspri scontri. Almeno 10 esponenti di ISIS sono stati uccisi negli scontri attorno all’ospedale di MSF e a Kana Azadi.

Una famiglia che stava lasciando la città per fuggire a Girê Spî è stata fermata ad un checkpoint dai gruppi di ISIS nel villaggio di Skîrwa ed è stata colpita con armi da fuoco.A seguito della sparatoria 10 persone sono rimaste gravemente ferite,molte delle quali donne e bambini.

I feriti sono stati portati a Girê Spî da altre persone che stavano compiendo lo stesso viaggio e volevano andare in Turchia (Kurdistan del nord) per ricevere cure mediche,ma sono stati tenuti in attesa al confine da funzionari.

Meryem Ehmed Bozan 28 anni è morto mentre aspettava al valico di confine.

Le persone che hanno accompagnato i feriti a Girê Spî hanno dichiarato che ISIS ha iniziato a uccidere arbitrariamente civili a Raqqa e che è iniziata una vera e propria pulizia etnica.

I nomi dei feriti sono: Şemsa Xelîl /(40 anni), Hesen (22), Umer Ehmed (4), Aya Ehmed (11), Elya Ehmed (12), Sebha Ebid (60), Mustefa Mihemed (60) e altri due i cui nomi non sono stati confermati.

Si teme che il bilancio delle vittime possa salire.

Fonte:

 

Storica affermazione elettorale dell’HDP per la pace e la democrazia

Storica affermazione elettorale dell’HDP per la pace e la democrazia

8 giugno 2015


Si sono svolte domenica 7 Giugno le  elezioni politiche in Turchia. Nonostante i numerosi brogli elettorali e le violenze che hanno preso di mira gli attivisti e le sedi elettorali dell’HDP, il Partito democratico dei popoli (HDP) ha  ottenuto un risultato di portata storica superando lo sbarramento elettorale del 10%,aggiudicandosi oltre 6 milioni di voti, il 13.1 % su scala nazionale e 80 seggi.

L’HDP promuovendo l’uguaglianza di genere, il sistema della co-presidenza, si è dimostrato ancora una volta il partito delle donne, assumendo un ruolo significativo nella rappresentanza dell’identità femminile in Turchia,  aggiudicandosi 32 seggi, il 40 % dei seggi ottenuti.

Particolarmente rilevanti sono i risultati elettorali ottenuti ad Istanbul, dove HDP ottiene 11 deputati, e nelle città di Dersim, Şırnak, Hakkari, Muş, Ağrı, Dersim e Iğdır che manderanno all’Assemblea Nazionale solo candidati eletti nell’HDP. L’Akp crolla sostanzialmente in tutte le regioni curde.

La vittoria del HDP (Partito Democratico dei Popoli) rappresenta una svolta alla deriva autoritaria dell’Akp, rappresentata dal progetto di repubblica presidenziale, dalle riforme costituzionali, dal congelamento del processo di risoluzione democratica, ma sopratutto dal sostegno esplicito dato alle organizzazioni islamiste per impedire lo sviluppo della rivoluzione democratica del Rojava.

Il risultato elettorale del HDP la rappresentanza democratica delle donne e dei popoli, dei religioni di Turchia, apre la prospettiva di una trasformazione democratica per tutti i popoli oppressi del Medio Oriente.

ll nostro augurio a tutti coloro che sono stati a fianco solidale con popolo curdo e che chiedono la democrazia per la Turchia e per il Medi Oriente…

UIKI Onlus
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia

 

Fonte:

http://www.retekurdistan.it/2015/06/storica-affermazione-elettorale-dellhdp-per-la-pace-e-la-democrazia/

Leggi anche qui:

HDP ottiene il 13,1% dei voti, 6 milioni di elettori, 80 deputati

http://www.retekurdistan.it/2015/06/hdp-ottiene-il-131-dei-voti-6-milioni-di-elettori-80-deputati/

14 febbraio: One billion rising revolution e Piazzate d’amore in varie città italiane – Gli eventi a Reggio Calabria

 

Anche quest’anno il 14 febbraio 2015 in più di 100 città in Italia si ballerà per dire basta alla violenza contro le donne e le bambine. Torna per il terzo anno consecutivo One billion rising la campagna ideata da Eve Ensler che ha spinto più di un miliardo di persone in 207 paesi a danzare e manifestare contro le violenze subite dalle donne.

Le Nazioni Unite stimano che 1 donna su 3 sul pianeta sarà picchiata o stuprata nel corso della vita. Questo significa un miliardo di donne e bambine. Per chiedere di porre fine a questa violenza, la scrittrice statunitense Eve Ensler, fondatrice del movimento V-Day e autrice de I monologhi della vagina, ha ideato la campagna One Billion Rising, dando vita, il 14 febbraio 2013, alla più grande manifestazione di massa nella storia dell’umanità: oltre 10.000 eventi in tutto il mondo, seguiti dai maggiori canali d’informazione (dal New York Times a The Guardian, dalla BBC ad HBO).

Dopo One Billion Rising (2013) e One Billion Rising for Justice (2014), l’appuntamento del 2015 è con One billion rising revolution, il 14 febbraio, sempre nel giorno di San Valentino: non fiori e cioccolatini, quindi, ma un vero atto d’amore celebrato dalle donne e dagli uomini che le rispettano, con la volontà di manifestare insieme per chiedere un mondo in cui le donne possano vivere al riparo dalla violenza e dall’abuso.

In Italia saranno oltre 100 le città coinvolte: da Roma a Milano, da Genova a Bologna, da Lecce a Trieste, insieme a decine di realtà di provincia in tutto il paese, da nord a sud, animate da una rete di associazioni e militanti che operano durante tutto l’anno sul territorio ma anche da scuole, università, istituzioni culturali. Tra le numerose associazioni nazionali aderenti alla campagna ricordiamo D.I.Re, Amnesty International, Fare Bene Onlus, Differenza Donna, Doppia Difesa Onlus, Arcilesbica, Arci Donna, Rete Se Non Ora Quando, CGIL Nazionale, Maschile Plurale.

A inaugurare la lunga serie di eventi italiani sarà l’Università La Sapienza di Roma, che con un giorno di anticipo, il 13 febbraio, aderisce all’iniziativa con flashmob, concerti, letture, esibizioni acrobatiche e performance a partire dalle ore 12.00 sul piazzale della Minerva, all’interno della città universitaria. Nella capitale si continuerà il giorno successivo con numerosi eventi in alcuni luoghi simbolo: Piazza Farnese (ore 12.00), Colosseo, Arco di Costantino (ore 14.00), Piazza del Campidoglio (ore 15.00) e al Pantheon (ore 15.30).

Danza e rivoluzione

Anche quest’anno al centro della manifestazione ci saranno la musica e la danza: le note di un unico inno, Break the Chain, per spezzare le catene della violenza, e dimostrare che si può farlo con gioia, in maniera politica ma con il sorriso. La danza è una delle più potenti forze sulla terra e noi abbiamo solo iniziato a sfruttarne il potenziale. La danza è sfida. È gioiosa e rabbiosa. È contagiosa e libera, fuori dal controllo di Stati e corporazioni. È  il più antico modo di comunicare il sentimento di libertà e riscatto. Abbiamo appena iniziato a danzare. Quest’anno dobbiamo andare oltre. Dobbiamo andare fino in fondo e arrivare al cambiamento. Dobbiamo creare la rivoluzione.

Per maggiori informazioni sugli eventi italiani e per aderire alla campagna

www.facebook.com/obritalia
http://obritalia.livejournal.com/
www.onebillionrising.org

Nicoletta Billi
Nicoletta Corradini
Coordinamento One Billion Rising Italia
[email protected]

 

 

Fonte:

http://www.amnesty.it/One-billion-rising-revolution

 

 

In alto i cuori in molte città d’Italia per chiedere gli stessi diritti per lo stesso amore, che sia eterosessuale o tra persone dello stesso sesso.
Nella giornata di San Valentino anche Amnesty International scende in piazza, insieme a moltissime associazioni italiane, per aderire alle Piazzate d’Amore, flashmob convocati per sabato 14 febbraio in oltre 30 città italiane.

L’idea nasce nell’ambito del lavoro comune portato avanti da molte associazioni per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate (Lgbti) unite, quest’anno, per rafforzare le loro richieste.

“Un simbolo semplice, un cuore e un uguale, per tenere assieme i valori dell’amore e dell’uguaglianza, per rivendicare l’applicazione piena dell’articolo 3  della nostra Carta costituzionale, per chiedere per tutti gli amori gli stessi diritti” – ha dichiarato Flavio Romani, presidente di Arcigay.

“In tema d’amore non dovrebbero esserci contrapposizioni – ha aggiunto – il diritto d’amare e di veder riconosciuto il proprio amore è legato al diritto di esistere di ogni essere umano, all’ambizione legittima di realizzare le proprie aspirazioni e progettare il proprio orizzonte”.

‪#‎LoStessoSi‬ è l’hashtag della mobilitazione sui social media. Le città dove avranno luogo le Piazzate d’Amore sono 33 (Torino, Genova, Milano, Pavia, Verona, Vicenza, Padova, Trieste, Ravenna, Parma, Pistoia, Empoli, Firenze, Cecina (LI), Livorno, Pesaro, Assisi (PG), Pescara, Roma, Viterbo, Napoli, Potenza, Foggia, Taranto, Lecce, Reggio Calabria, Messina, Cremona, Catania, Palermo, Cagliari, 2 eventi a Bologna) ma diverse altre stanno aderendo all’iniziativa. ‬‬

Per essere aggiornato su luoghi e orari dei flashmob, consultare la pagina Facebook ufficiale

Nell’ambito della campagna per i diritti umani in Italia, Amnesty International si batte per i diritti delle persone Lgbti, chiedendo una legge che consenta il matrimonio egualitario.

Tra le altre raccomandazioni, si chiede anche una legge che includa l’omofobia e la transfobia tra i motivi alla base dell’aggravante del reato d’odio e una legge che permetta la libera scelta dell’identità di genere senza l’obbligo di cambiamento chirurgico del sesso.

Le altre associazioni che aderiscono all’iniziativa: Anddos, Agedo, Arci, Arcigay, ArciLesbica, Articolo 29, Associazione LGBT Quore Torino, Associazione Radicale Certi Diritti, Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, Cgil Nazionale – Nuovi Diritti, Cild – Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, Condividilove, Coordinamento Torino Pride GLBT, Edge, Equality Italia, Esedomani Terni, Famiglie Arcobaleno, Gay Center, Gaycs, Gaynet, I Mondi Diversi, La Fenice Gay, Love out Law, Uaar.

Fonte:

 

Qui gli eventi a Reggio Calabria:

La Collettiva AutonoMIA, L’UDI e la CAV Gallico organizzano il 14 febbraio, dalle 17.30 in poi davanti al Teatro Cilea, per la giornata globale contro la violenza sulle donne e sulle bambine, One Billio Rising REVOLUTION
Lanciato dalla scrittrice Eve Ensler, fondatrice del V-Day, è un movimento globale che ha come principio fondante il diritto di ogni donna a vivere e decidere del proprio corpo, della propria salute e del proprio destino, scegliendo la danza come segno di rinascita, sfida e liberazione.
Lo spirito e gli obiettivi di quest’anno allargano l’orizzonte di rivendicazione, siamo consapevoli dell’impossibilità di porre fine alla violenza contro le donne senza analizzare l’influenza esercitata dalla povertà, dal razzismo, dalla guerra, dal disprezzo dell’ambiente, dal capitalismo, dall’imperialismo e dal patriarcato. La parola chiave di quest’anno quindi è RIVOLUZIONE.
A Reggio Calabria per questo motivo abbiamo deciso di dedicare la giornata alle donne curde di Kobane, a coloro che la rivoluzione l’agiscono nel quotidiano sia politicamente che con la resistenza sul campo.
Quattro saranno i momenti che verranno intervallati da interventi e discussione pubblica.
Attraverso un canto dedicato alle brigantesse faremo un omaggio al grande Mimmo Martino appena scomparso.
Con una loro danza dedicheremo la giornata alle donne di Kobane e alla loro rivoluzione.
Parte centrale sarà la danza OBR e chiuderemo l’evento insieme all’Arcigay “I due Mari” con il flash mob, che in contemporanea si svolgerà in tutte le piazze italiane, contro l’omotransfobia.
All’interno di Palazzo San Giorgio, sarà allestita la “galleria della rivoluzione” con la presenza delle realtà che la agiscono quotidianamente, con la loro attività, sul territorio.
Un filo rosso che ci unisce nella lotta quindi, e che, partendo da Kobane ci conduce, attraverso quella mondiale di OBR, quella italiana contro l’omotransfobia, alle “rivoluzioni” e le lotte delle donne e gli uomini calabresi.
Danzeremo quindi ma soprattutto racconteremo di noi, uomini e donne che rivendicano politiche serie di prevenzione e contrasto contro tutte le violenze, in particolare quelle contro le donne e le bambine.
Vi aspettiamo dunque: è la nostra rivoluzione!
“La mia rivoluzione è
Connessione non consumo
Passione non profitto
Orgasmo non proprietà
La mia rivoluzione è della terra e verrà da lei
Per lei, grazie a lei”
(Eve Ensler)
#LoStessoSi : Lo Stesso Amore Gli Stessi Diritti♥ FLASH MOB ♥
REGGIO CALABRIA_ Ore 17:30
Corso Garibaldi di Reggio calabria (difronte teatro Cilea)

Il 14 Febbraio, il giorno di San Valentino, l’Italia sarà attraversata da un’ondata d’Amore. In 26 piazze, da Palermo a Trieste, migliaia di persone alzeranno i loro cuori per dire che ogni amore merita le stesse tutele e che i diritti devono essere gli stessi, per tutte e tutti. Il 14 Febbraio vieni anche tu a dire #LoStessoSì

L’evento, si svolgerà all’interno dell’organizzazione #OBR, realizzato insieme a Collettiva AutonoMIA Reggio Calabria, Udi Reggio Calabria e Cav Gallico. Saranno due i momenti, il primo OBR, a seguire Piazzate d’amore. ( https://www.facebook.com/events/782117161869521/ )

Cerca i componenti del comitato Arcigay “I due mari” di Reggio Calabria o la Collettiva AutonoMIA Reggio Calabria per prendere il cartello!

♥ RICORDA L’HASHTAG ♥
#LoStessoSi

Fonte:

In ricordo di Barbara Kistler

 Dal profilo Facebook di Paola Staccioli :

Barbara Kistler era una militante di Zurigo, l’ho conosciuta a Roma. E’ stata uccisa in Turchia fra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 1993.

 

Fin da giovanissima partecipa con il movimento di resistenza ad azioni dimostrative contro obiettivi simbolici dello Stato o dell’economia capitalista. È poi inserita nel circuito della solidarietà nei confronti dei prigionieri politici. Nelle carceri tedesche fa colloqui con i detenuti della Raf, è presente nelle iniziative che riguardano i processi politici, ma anche nel dibattito sulle prospettive di potere in un paese a capitalismo avanzato. Sui temi della violenza, della lotta armata. Nel 1970 sono nate le Brigate rosse in Italia, sulla scia delle lotte operaie e studentesche, e la Raf nella Repubblica federale tedesca. Barbara è convinta della necessità di un’azione che vada oltre la resistenza, per una trasformazione rivoluzionaria in senso comunista della società.

Nel 1987 conosce i militanti comunisti turchi che hanno lasciato il paese dopo il colpo di stato dell’Ottanta. Sono insieme nelle contestazioni del Primo maggio, per le celebrazioni del cinquantenario della Pace del lavoro. Il patto fra padroni e sindacati, la fine del diritto di sciopero.

 

Nell’ottobre 1987, a dieci anni dalla morte nel carcere di Stammheim di tre prigionieri della RAF, i militanti della resistenza effettuano azioni antimperialiste. Barbara finisce in carcere. Non è la prima volta.

A Istanbul viene arrestata il 19 maggio 1991. Massacro di Hasanpaşa, viene definito. Diciotto arresti e due militanti, Ismail Oral e Hatice Dilek, uccisi a freddo.

 

Il clima è teso. Sono appena entrate in vigore le leggi speciali. Sono stati uccisi tre poliziotti ad opera del tikko, l’esercito operaio e contadino di liberazione della Turchia, braccio armato del Partito comunista turco marxista leninista.

 

Barbara è in un appartamento. Irrompono in casa. Passi pesanti, colpi. Una furia scatenata. E grida, grida contro Ismail. Urlano di volerlo ammazzare. Ismail non c’è. È uscito pochi minuti prima. Il telefono è sotto controllo. Possono catturarlo vivo. Invece lo vogliono uccidere.

Alle undici di sera otto agenti entrano nella casa in cui sono Ismail e Hatice. I compagni sono disarmati. Ismail tenta di fuggire. Il figlio di Hatice, un bambino otto anni, è l’unico testimone della cattura. Viene montata una messinscena per giustificare l’esecuzione.

 

Barbara rimane 15 giorni in una caserma. La protesta della Svizzera è formale. Per annebbiare l’opinione pubblica e mantenere buoni rapporti con la Turchia. Importante acquirente di armi, ottimo cliente per le banche svizzere, che ripuliscono i capitali del narcotraffico turco.

Barbara rimane sette mesi in carcere. È inserita in una Comune, i collettivi in cui i detenuti si uniscono per affinità politica.

Nel novembre del Novantuno viene espulsa dal paese e torna a Zurigo.

 

Cade armi in pugno alla fine di gennaio del 1993 per le ferite e il freddo sui monti del Kurdistan turco. Il suo gruppo, di circa cinquanta guerriglieri, viene attaccato dall’esercito. Le perdite sono pesanti, i superstiti seppelliscono frettolosamente i corpi dei caduti. Il governo della Turchia non ha mai riconosciuto la sua uccisione.

Dopo la morte Barbara viene nominata membro d’onore del Comitato centrale del Partito comunista turco marxista-leninista.

 

Il pensiero mi stritola il cuore. Immagino la sua vita che si spegne nell’agonia glaciale e inconsolata di un inverno montano. Un rivolo di sangue ferisce la neve candida fino a bagnare la terra forestiera che accoglie il suo corpo. Trentotto anni. Sufficienti per una scelta matura. Troppo pochi per volare via così, colpita da un nemico che nega la sua morte.

 

Ho i brividi ogni volta che ci penso. Una morte senza un corpo rimane una notizia sospesa. Vorrei andare fra quelle montagne. Toccare la terra, guardare il cielo che i suoi occhi hanno visto per l’ultima volta. Darle il saluto crudele ma necessario per il congedo definitivo. Quello che sua madre Rosemarie ha invano cercato fino alla morte, nel 2010. Vorrei andare fra quelle montagne, urlare al vento il suo nome e sentirne l’eco. Barbara Anna Kistler, militante del tikko. Nome di battaglia Kinem.

 

Stralci dal racconto del libro Non per odio ma per amore. Storie di donne internazionaliste. Di Paola Staccioli e Haidi Gaggio. Prefazione di Silvia Baraldini. Derive Approdi editore

 

 

 

 

Fonte:

https://www.facebook.com/notes/paola-staccioli/in-ricordo-di-barbara-kistler/10151307567163264?pnref=story

CHI HA SALVATO KOBANE

Le forze coinvolte nei combattimenti di terra – INFOGRAFICA

La città di Kobane, al confine tra Siria e Turchia, è stata assediata dalle milizie dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante il 16 settembre 2014. In pochi giorni l’ISIS conquista 350 tra villaggi e città limitrofe a Kobane, spingendo oltre 300.000 curdi a cercare un rifugio, principalmente in Turchia e Iraq.

Nelle settimane successive centinaia di guerriglieri Peshmerga, membri del PKK e quattro brigate del Free Syrian Army vengono in soccorso delle truppe del YPG e del YPJ, circondate dall’ISIS. Una coalizione internazionale guidata dagli Usa fornisce supporto aereo alle truppe di terra con raid mirati alle milizie jihadiste. Il 26 gennaio 2015 i curdi riconquistano la citta di Kobane. Allontanando – ma non eliminando – il pericolo ISIS.

Ecco quali sono le forze di fanteria coinvolte nei combattimenti di terra:

 

milizie - kobane - infografica di valerio evangelista - frontiere newsinfografica di Valerio Evangelista

 

Fonte:

http://frontierenews.it/chi-ha-salvato-kobane/

 

UIKI: KOBANE E’ LIBERA!

UIKI: Kobanê è libera!

Dopo 134 giorni di eroica resistenza agli attacchi di ISIS, oggi finalmente le forze di difesa del popolo YPG/YPJ hanno annunciato che la città di Kobanê nel Kurdistan occidentale, Rojava, è stata completamente liberata dalle bande del cosiddetto Stato Islamico. La popolazione di Kobanê ha iniziato a festeggiare, così come in altre città curde.

Questo è il risultato dell’eroica resistenza che ha visto la partecipazione di tutta la popolazione curda, donne, giovani, vecchi, bambini, e di volontari giunti a dare il loro contributo da tutte le parti del mondo. Le YPG/YPJ, in collaborazione con Burkan Al Firat e un contingente di peshmerga, non ha arretrato di un passo nonostante la grande disparità di armi e rifornimenti che vedevano l’ISIS in vantaggio: questo dimostra che quando un popolo si difende per la propria vita e per quello in cui crede, non è possibile sconfiggerlo.

Salutiamo dunque questo bellissimo risultato che ridà speranza a tutta la regione, ricordando che l’esperienza dei cantoni e dell’autonomia democratica cui i curdi hanno dato vita è ancora sotto attacco; occorre quindi tenere alta l’attenzione per liberare tutte le altre aree ancora a rischio e per chiedere che finisca l’appoggio che molti stati – inclusa la Turchia – continuano a dare a questi terroristi che non rispettano l’umanità.

Come Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia chiediamo ora a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, alle organizzazioni della società civile in Italia e a tutti i singoli e i gruppi che hanno simpatizzato con la resistenza di Kobane, di adoperarsi con tutti i mezzi e secondo le proprie possibilità per ricostruire insieme la città.

Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia
26.01.2015

 

 

 

Fonte:

http://www.uikionlus.com/uiki-kobane-e-libera/

Vogliamo la verità per Sakine, Fidan e Leyla

Vogliamo la verità per Sakine Fidan e Leyla

5 gennaio 2015


 Il silenzio è dei complici!

La prossima settimana, nel secondo anniversario dell’assassinio delle militanti curde Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Soleymez, la comunità curda marcerà a Parigi  per continuare a denunciare la complicità di Francia e Turchia in queste atroci uccisioni. Lo slogan che raccoglierà la giornata di lotta sarà “Il vostro silenzio è dovuto al vostro essere complici”.

Tra il 9 e il 10 gennaio 2013, all’interno dell’Ufficio di Informazione del Kurdistan nel cuore di Parigi, furono uccise a colpi di pistola tre militanti curde impegnate anche dall’esilio a costruire la pace per il loro popolo: Sakine Cansiz era tra le fondatrici del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, ancora considerato un’organizzazione terrorista dalla Turchia, dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea. Fidan Dogan era impegnata a livello diplomatico in Europa nel processo di soluzione democratica della questione curda. Leyla Saylemez era una giovane militante che aveva deciso di dedicare tutto il suo tempo alle attività dei giovani. Tutte e tre avevano dovuto sperimentare l’esilio, e sono state colpite perchè rappresentavano la forza delle donne nel movimento curdo.

Con la dichiarazione finale della prima conferenza delle donne del Medio Oriente si è deciso di fare del 9 gennaio la giornata contro i femminicidi politici.

Anche a Roma è importante mobilitarsi per rompere il silenzio, ricordando le compagne uccise con una giornata di lotta che dimostri la nostra solidarietà concreta con chi oggi sta combattendo una dura guerra contro l’Isis, per difendere il progetto dell’autonomia democratica che è contro il sistema capitalista e patriarcale, un progetto di rivoluzione sociale sulle proprie terre e un modello per tutto il Medio Oriente e oltre.

Numerosi gruppi di compagne e compagni stanno incontrando abitanti e rifugiati da Suruç al Rojava, i preziosi incontri di questi ultimi mesi non possono altro che spingerci a scendere in strada.

Venerdì 9 gennaio
dalle ore 13 alle ore 18
appuntamento davanti l’Ambasciata francese
piazza Farnese

Per chiedere che la Francia collabori a fare piena luce e a individuare tutti i responsabili, materiali e politici, dell’assassinio di Sakine, Fidan e Leyla

Rete romana di solidarietà con il popolo kurdo, Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia (UIKI), centro socio-culturale Ararat, Coalizione popolare internazionale contro l’ISIS

Fonte:

http://www.retekurdistan.it/2015/01/vogliamo-la-verita-per-sakine-fidan-e-leyla/#.VKxq9Hvpx6I

 

Kobane, simbolo o battaglia decisiva?

Sembra che a Kobane si decidano le sorti del conflitto in Siria. A giudicare dall’attenzione mediatica, pare che la guerra infuri solo in questa città al confine con la Turchia che da oltre una settimana è assediata dai miliziani dell’Isis. Eppure in Siria la guerra continua. L’aviazione del regime di Damasco sta bombardando da giorni la città di Da’ra, adoperando i famigerati barili bomba che hanno già distrutto mezza Aleppo. A Homs, nel quartiere periferico del Waer, solo ieri sono morte sei persone, fra cui 3 bambini, uccisi da un colpo di artiglieria lealista. Nei dintorni di Hama, ci sono intensi scontri fra brigate ribelli e forze governative. Tutto ciò non è rilevante, in quanto non c’è l’Isis ma la “cara” vecchia guerra fra regime e ribelli siriani.

Invece, Kobane ha assunto un significato simbolico perché vede i curdi del partito Pyd (alleati del Pkk) scontrarsi con l’Isis in una zona di confine con la Turchia che potrebbe coinvolgere quest’ultima nel conflitto. Ma chi sono questi curdi che si scontrano con l’Isis? All’inizio della rivolta siriana, ormai tre anni fa, l’esercito lealista si ritirò dalla regione del Hasaka, lasciandola in mano ai miliziani curdi che repressero il movimento curdo-siriano solidale con la rivoluzione. Uno dei principali leader di questo movimento era Mashaal Tammo, fondatore e presidente del Partito del Futuro Curdo, che fu assassinato nel 2011 e che aveva già trascorso tre anni nelle carceri siriane a causa delle sue posizioni.

La situazione dei curdi in Siria non è mai stata facile, anzi. Centinaia di migliaia di curdi siriani risultavano apolidi, in quanto il regime siriano non gli aveva mai riconosciuto la cittadinanza. Nel marzo del 2004, durante una partita di calcio, scoppiarono dei tumulti fra la tifoseria arabo-siriana e quella curdo-siriana che portarono all’intervento dell’esercito. Seguirono diversi giorni di arresti, repressione e decine di morti (tutti curdi). Vista questa situazione di repressione, parve normale ai curdi, non affiliati al Pyd o al Pkk (entrambi hanno da sempre goduto di una protezione siriana in funzione anti turca), allinearsi con la ribellione, subendo per questo la persecuzione del regime e dello stesso Pyd.

Dal canto suo, la Turchia di Erdogan ha necessità che il Pkk e il Pyd non si rafforzino, grazie a una legittimazione internazionale derivante dalla guerra che questi conducono contro l’Isis, in quanto li potrebbe indurre nel nome dell’indipendenza da Ankara a riaccendere la stagione degli attentati. Non va però dimenticato che Erdogan ha centinaia di migliaia di profughi siriani in casa, che premono perché la Turchia mantenga le sue promesse: la caduta di Assad. L’altro problema, forse più insidioso dei curdi è la presenza di una massiccia comunità alawita (setta a cui appartiene Assad) che potrebbe causare problemi qualora la Turchia decidesse, come ha già peraltro comunicato, d’intervenire contro il regime di Damasco.

Il dato certo è che la guerra dell’Isis sta legittimando molti attori: i curdi del Pyd si sono trasformati in eroi, nonostante la persecuzione portata avanti in Siria contro i curdi e i siriani solidali con la rivoluzione, anche grazie alle brigate di sole donne che agli occhi dell’Occidente richiamano all’emancipazione femminile; il regime di Assad pare sia diventato un partner (indiretto) degli Usa e l’Iran emerge sempre di più come la nuova potenza egemone che – nonostante la brutale repressione che porta avanti contro gli oppositori e il regime integralista che lo governa – tutela la democrazia contro il terrorismo di matrice sunnita. Chi escono delegittimati sono: la rivoluzione siriana, accomunata al fanatismo dell’Isis; l’Islam, in quanto viene costantemente associato al fondamentalismo; i musulmani, indistintamente, colpevoli di non condannare mai abbastanza l’Isis e, ovviamente, il popolo siriano che continua a venir massacrato nel disinteresse generale.

Fonte:
 

CON LA RESISTENZA DEL POPOLO PALESTINESE E CON LA RESISTENZA DELLE POPOLAZIONI KURDE-IRAKENE CONTRO GLI INVASORI

Dal blog di Germano Monti:

ypg_fsa_kobane

 

In piazza a Roma il 27 settembre :

Con la resistenza del popolo palestinese e con la resistenza delle popolazioni kurde – irakene contro gli invasori !

La guerra scatenata dallo Stato Sionista di Israele ha mietuto migliaia di vittime. Lo Stato di Israele, con la complicità attiva degli stati democratici, è il responsabile storico dell’oppressione del popolo palestinese.
Nonostante la tregua, continua il processo di colonizzazione, come testimoniano i recenti insediamenti in Cisgiordania, e Gaza rimane una prigione a cielo aperto per migliaia di palestinesi. Chiediamo la fine dell’assedio e dell’embargo a Gaza, lo smantellamento dei check point nella West Bank, la fine del processo di colonizzazione, la liberazione dei prigionieri palestinesi.
Le logiche belliche e gli interessi di regime dividono i Palestinesi, indeboliscono la loro resistenza, rendono impossibile la loro autodeterminazione.
Nel contesto mediorientale divampa la guerra e crescono le minacce verso tutti i popoli, le diverse componenti e minoranze religiose ed etniche. In Irak, alla storica oppressione imperialista si aggiungono l’invasione e i progetti neonazisti dell’Isis, che, usando strumentalmente il richiamo all’Islam, massacra donne, bambini e civili inermi. L’Isis, in convergenza fattuale con il  regime criminale di Al Assad, ha schiacciato nel sangue e nel terrore la pacifica rivoluzione del popolo siriano per la libertà, cominciata nel 2011. Perciò sosteniamo la resistenza delle popolazioni kurde e irakene per fermare i neonazisti dell’Isis.
Esprimiamo la nostra solidarietà con le persone di fede musulmana, denunciamo la campagna razzista di criminalizzazione da parte degli Stati occidentali verso i credenti musulmani, la cui stragrande maggioranza invece è fermamente contrapposta all’Isis.
Per una nuova solidarietà con il popolo palestinese e tutti i popoli oppressi dell’area che lottano per la libertà contro regimi tirannici e reazionari, dalla Tunisia all’Egitto ed alla Siria, i cui popoli sono fraternamente solidali con i Palestinesi! Per il diritto al ritorno dei profughi e in solidarietà con i rifugiati palestinesi di Yarmouk e degli altri campi assediati!
Sulla base di questi contenuti, rivolgiamo un appello a partecipare alla manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese del 27 settembre a Roma ore 14,30 in Piazza della Repubblica.

Appello approvato alla riunione  del 13 settembre

primi firmatari :

Comitato romano di Solidarietà con il popolo siriano, La Comune, Campagna per Yarmouk, Rete Italiana di Solidarietà con il Popolo Kurdo, Germano Monti ( Freedom Flotilla), Fouad Roueiha ( giornalista )

Per adesioni :  [email protected] 

 

 

 

Fonte:

http://vicinoriente.wordpress.com/2014/09/21/con-la-resistenza-del-popolo-palestinese-e-con-la-resistenza-delle-popolazioni-kurde-irakene-contro-gli-invasori/