AGGIORNAMENTI SULLA SITUAZIONE DEI CIVILI A ALEPPO

Dal mio profilo Facebook:

 

Da Fiore Haneen Sarti:

“Per favore, COPIAINCOLLATE LA TRADUZIONE E DIFFONDETE!
CHE VEDANO CHI SAREBBERO I ‘TERRORISTI’ CHE IL BOIA ASSAD E PUTIN STANNO UCCIDENDO!
SI FERMI IL MASSACRO ORA!!!

Parole tenere per una bambina che non riesce a trovare i propri genitori.
Aleppo è in un triste momento, con un sempre decrescente numero di sopravvissuti, e questi sono gli ultimi degli ultimi.
Um Fatima è l”ultima sopravvissuta adulta di tre famiglie, il cui appartamento è stato cancellato dalle bombe russe o siriane.

“Io non so cosa Assad vuole da noi! Eravamo a casa dormendo, e improvvisamente l’intera casa ci è crollata addosso! Mio Dio, tutti i miei bambini sono morti! ”

Poi, Um Fatima va verso un vicino di casa: il ragazzo col cappello si chiama Mahmoud, viveva all’ultimo piano.
E’ il maggiore dei fratelli, e suo fratello Mohammed Ismahel, il più piccolo, ha solo un mese.
Il suo volto è l’unico sereno, in questa bolgia.
Ma quello e Il sonno della morte, perchè Ismahel è stato soffocato dalle macerie. E Mahmoud non vuole lasciare lì il suo corpicino.

“Mio Dio, tutti i miei figli sono morti, mio Dio aiutami!!”
Aleppo è un posto dove i bambini hanno smesso di piangere.

Nel corridoio, Mahmoud sta ancora cullando suo fratello. La guerra ha ribaltato i ruoli, il ragazzo ora è il padre che hanno perduto.
– “Non ti preoccupare, non moriranno invano. Non piangere, non piangere…”
– “Mahmoud e Abdullah sono morti!”
– “Dio ci vendicherà contro l’oppressore (Assad)”
– “L’edificio ci è crollato addosso, ecco cosa ci è successo!”

– “Loro hanno bisogno dei loro genitori! Sono tuoi questi bambini?”

Un’infermiera porta dentro questi bambini, che vagano di camera in camera. Non si conoscono i loro nomi, e loro non sanno di essere rimasti orfani. Il loro padre è morto sotto le macerie, e stanno cercando la mamma.

“Venite, andiamo a vedere dov’è la vostra mamma. Pensate che sia fuori dell’ospedale?”
Um Fatima ora vede la prova che più temeva:
“Perchè mi hai lasciata??!” Chiama la figlia che descrive come la sua roccia, sapendo che quella domanda, in quel posto, non avrà risposta.

In un’altra stanza, fratello e sorella stanno ancora aspettando notizie della loro madre, su un altro letto di ospedale ricoperto di polvere.
Esausti oltre le parole di una vita al di là dell’immaginabile.”

-3:40
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“Aleppo è un luogo dove i bambini hanno smesso di piangere.”

Queste sono le scene di puro terrore e dolore nell’ultimo ospedale, negli ultimi giorni di Aleppo.

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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

“BREAKING!!!!!!!!
FATE GIRARE!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Giornalista · Piace a 81.886 persone
foto di Bilal Abdul Kareem.
Bilal Abdul Kareem
  • Loretta Facchinetti
  • Joshua Evangelista
  • Veronica Bellintani
  • Pisani Simona
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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

“ECCO I ‘PASSAGGI SICURI’ PER I CIVILI STABILITI DAL REGIME E DALLA RUSSIA!
ASSAD E PUTIN DAVANTI AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE!!!

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-2:56
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Aleppo evacuation monitoring ha aggiunto un nuovo video.

#حلب ١٦/١٢/٢٠١٦

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Donatella Quattrone
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-1:14
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Day of Solidarity with Syria ha aggiunto un nuovo video.

URGENT!!
Bilaal just sent this message.
His battery is low and internet connection poor. This is what’s really happening in Aleppo!

https://t.co/DY2XNKtrSP

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Donatella Quattrone
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L'immagine può contenere: sMS e spazio all'aperto

Una Lenta Impazienza – Il Blog

URGENTE: DEVI LEGGERE E POI CONDIVIDERE QUESTO POST! SVEGLIATI!
#ALEPPO

#Dovesiete in Italia? I civili che dovevano essere allontanati forzatamente da Aleppo (“

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Donatella Quattrone
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#Aleppo
#dovesiete? #wakeup
URGENTE: devi CONDIVIDERE questo post!
(in basso gli eventi delle città italiane per Aleppo).

L'immagine può contenere: sMS e spazio all'aperto

Una Lenta Impazienza – Il Blog

URGENTE: DEVI LEGGERE E POI CONDIVIDERE QUESTO POST! SVEGLIATI!
#ALEPPO

#Dovesiete in Italia? I civili che dovevano essere allontanati forzatamente da Aleppo (“

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Raffaele Bondesan http://www.lavoroculturale.org/siria-mathias-enard/

Lo scrittore francese Mathias Énard, autore di Bussola e Zona, ha vissuto a lungo in Siria, e questa è una sua…
lavoroculturale.org

 

Donatella Quattrone
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Francesco Tronci

#Aleppo TAGLIATE TUTTE COMUNICAZIONI anche internet via sat! Rischio massacro

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Donatella Quattrone
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Fiore Haneen Sarti

Truppe iraniane hanno bloccato i civili durante la ‘deportazione’.
La PULIZIA ETNICA ad Aleppo cpontinua, sotto gli occhi COMPLICI della comunità internazionale

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Donatella Quattrone
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Fouad Roueiha

ATTENZIONE NOTIZIA URGENTE:
75.000 civili ammassati a Succari, posto di blocco tra Aleppo est ed Aleppo ovest, bloccati dalle forze di regime. Messaggi vocali d

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Donatella Quattrone

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Francesco Tronci

#Aleppo URGENTE: Secondo attivisti milizie iraniane e libanesi bloccano evacuazione civili da Aleppo est. Si tratta della terza volta. 800 persone bloccate sulla strada e prese in ostaggio. Minacciano di assaltare Aleppo est.

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SIRIA. #FreeBassel, PRIGIONIERO NELLE CARCERI DEL REGIME

Bassel Safadi è un attivista siriano che ha commesso un crimine imperdonabile per il regime di Damasco: diffondere informazioni, scrivere articoli, contribuire alla libera circolazione del sapere. Per salvargli la vita è stata lanciata una campagna internazionale. Che parla di lui, e di altre migliaia di detenuti nelle carceri siriane.

 

 

“Sono venuti a prendermi quelli della sicurezza militare, non so dove mi portano…”. E’ la mattina del 3 ottobre scorso quando Noura Ghazi Safadi, una giovane avvocatessa di Damasco, risponde al telefono.

Dall’altro capo c’è il marito Bassel Khartabil, meglio noto come Bassel Safadi. Informatico, attivista e ricercatore siriano, è stato prelevato insieme ad un compagno di cella dalla prigione di Adra dopo 1.296 giorni di prigionia.

Noura ha cercato di sentire altri prigionieri, i rumos che circolano parlano di un trasferimento verso l’area militare di Qaboun e Bassel avrebbe lasciato ad un compagno di prigionia la sua fede nuziale evidentemente per paura di non tornare più.

E’ un attivista nonviolento siro-palestinese Bassel, che ha preso parte alla rivoluzione siriana fin dai primi giorni, mettendo a disposizione le sue competenze di informatico specializzato nella libera circolazione dei saperi e dell’open source.

Ha collaborato con organizzazioni internazionali come Human Rights Watch e scritto articoli, un crimine gravissimo agli occhi del regime.

Tra i più noti progetti a cui ha lavorato come informatico, oltre a promuovere in Siria il lavoro della Creative Commons Foundation, ci sono Wikipedia, Mozzilla e Global Voices. I suoi interessi spaziavano anche all’uso dell’informatica per valorizzare il patrimonio archeologico siriano e, con un software oper source da lui programmato, ha creato una rappresentazione in 3D dell’ area archeologica di Palmira dal realismo fotografico, divenuta particolarmente preziosa alla luce dei danni inferti da Daesh e visto il costante martellamento cui la cittadina è sottoposta.

Bassel è stato arrestato dal regime di Bashar Al-Asad il 15 marzo 2012, nel primo anniversario dell’inizio della rivoluzione siriana, pochi giorni prima della data prevista del suo matrimonio con Noura Ghazi, conosciuta durante le manifestazioni di piazza. Si sarebbero poi sposati dietro le sbarre della sua cella. 

Nei primi giorni di prigionia Bassel è stato torturato ed interrogato, poi è stato accusato di spionaggio per conto di uno Stato ostile e da allora fino a sabato scorso è rimasto imprigionato ad Adra, a nord-est di Damasco.

Probabilmente il suo destino sarebbe stato ancora peggiore se la sua cattura non avesse provocato una forte reazione della società civile siriana e non avesse attirato una grande attenzione mediatica.

Grazie agli sforzi della campagna #FreeBassel del suo caso si sono occupate numerose organizzazioni internazionali tra cui Amnesty International e persino l’allora Alta Rappresentante dell’ Unione Europea per la politica estera Caterine Ashton, che nel 2014 ne ha chiesto l’immediata scarcerazione

Il 21 aprile del 2015 il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla Carcerazione Arbitraria ha riconosciuto come illegittima la detenzione di Bassel Safadi, che viola gli articoli 9, 14 e 19 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, sottoscritta dalla Siria nel 1969.

Con il trasferimento del 3 ottobre la vita di Bassel potrebbe essere di nuovo in pericolo, come denunciano gli attivisti della campagna #FreeBassel, che hanno lanciato una petizione urgente online per chiedere nuovamente al regime siriano l’immediato rilascio dell’ informatico.

“Questo trasferimento potrebbe essere un segnale positivo o far temere il peggio” ha detto Noura Ghazi a Osservatorio Iraq, che l’ha raggiunta telefonicamente. “Ma io ho una terribile sensazione, vi prego fate il possibile, bussate ad ogni porta per far pressione sul regime siriano”. 

Noura sta per pubblicare “In attesa”, un libro di poesie dedicate da diversi poeti siriani a Bassel e che potrebbe essere pubblicato presto anche in italiano.

“Noi non vogliamo assolutamente lasciare la Siria, ma se saremo costretti a farlo quando Bassel uscirà, sicuramente sceglieremo l’Italia, un paese che somiglia alla Siria per il calore umano e le abitudini della sua gente. Oltretutto Bassel ha una nonna italiana”.

In questi tre anni e mezzo a Bassel sono stati anche assegnati premi e riconoscimenti per i suoi sforzi per portare la libertà in Siria, uno dei paesi più repressivi del mondo e classificata come “nemico di Internet” da Reporters Senza Frontiere, e per il contributo dato alla libera circolazione delle idee e delle informazioni. 

Nel 2012 l’illustre rivista Foreign Affairs lo ha inserito al 19° posto nella sua classifica annuale dei “Top thinkers” per la perseveranza mostrata nel sostenere la necessità di una natura nonviolenta della rivoluzione siriana, nonostante tutte le difficoltà.

Ma il caso di Bassel non è isolato: erano decine di migliaia i prigionieri per reati d’opinione in Siria prima dello scoppio della rivoluzione, ed il loro numero è aumentato drammaticamente con l’inizio della crisi. 

Il regime siriano da sempre ricorre alla tortura e a trattamenti inumani e degradanti a danno dei suoi prigionieri, ma con l’inizio della rivoluzione questa pratica si è estesa a dismisura, come testimonia il “Rapporto Caesar”, con cui attraverso documenti trafugati da un disertore è stata documentata l’uccisione attraverso tortura o privazione del cibo di almeno 11mila detenuti nelle strutture carcerarie ufficiali e non ufficiali del regime di Damasco.

Secondo le stime sono oltre 3mila i siro-palestinesi uccisi dalle forze governative nelle carceri o nelle aree assediate del paese.

 

05 Ottobre 2015
di:
Fouad Roueiha

Il massacro di Houla

Dal profilo Facebook di Fouad Roueiha : “Houla è un paesino in provincia di Banias, sulla costa, vicino alla mia città natale ed in un area dove la grande maggioranza è alawita. Generalmente non faccio riferimento all’identità comunitaria o settaria, ma in questo caso parliamo del più efferato massacro settario compiuto dalle forze assadiste, in particolar modo diretto da un alawita turco che non ha esitato a farsi vanto delle sue azioni. Ho sentito il racconto di un volontario (per la cronaca, di religione cristiana) della mezza luna rossa siriana che entrò tra i primi nel paesino dopo il massacro. Un racconto straziante (ho anche la registrazione audio… ma per pubblicarla dovrei tradurla) che mi ha tolto il sonno per varie notti. Il giorno del massacro di Houla Assad aveva interrotto tutti i collegamenti internet e telefonici con tutta Banias, pochi giorni dopo ci fù un distacco di Latakia, la mia città natale dove la mia famiglia vive nel “quartiere sunnita”… non potete immaginare il terrore, la paura che qualcuno fosse entrato nel palazzo in cui vive buona parte dei miei parenti ed avesse iniziato a sterminarli uno per uno, a straziarne i corpi. Non auguro a nessuno di vivere una paura simile, la notte del 28 maggio del 2012 non la dimenticherò mai.”   Fonte: https://www.facebook.com/Abu.Diana/posts/10153320025078627?pnref=story

SIRIA: BINNISH, PROVINCIA DI IDLIB. SINTOMI DA INALAZIONE DI CLORO DOPO ATTACCO AEREO DEL REGIME

Dal blog di Fouad Roueiha:

foto di ANA Associazione Nuovi Media.
foto di ANA Associazione Nuovi Media.
foto di ANA Associazione Nuovi Media.
foto di ANA Associazione Nuovi Media.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANA Associazione Nuovi Media

#Binnish, prov. di #Idlib, #Siria – 24 marzo 2015 – Foto di alcune delle persone che hanno manifestato sintomi legati all’inalazione di cloro dopo un attacco aereo condotto dalle forze del regime sulla località di Binnish, in provincia di Idlib, martedì sera. Video che mostra alcuni casi https://www.facebook.com/video.php?v=935758523123135Photo di المكتب الإعلامي في بنّش M.Press.Binnish

[source: http://www.facebook.com/Huna.Souria/posts/1629595237274248]

 

Fonte:

http://hunasouria.altervista.org/binnish-prov-di-idlib-siria-24-marzo-2015-foto-di-alcune-delle-person/

SIRIA. SARMIN, PROVINCIA DI IDLIB: BOMBARDAMENTI CON ARMI AL CLORO

Dal blog di Asmae Dachan:

Denuncia shock da Sirmin: “Ci hanno bombardato con armi al cloro” – video

CATO8-rXEAEmjYa

Medici e uomini della protezione civile siriani hanno denunciato ieri mattina, attraverso i microfoni di media attivisti locali, l’ennesimo attacco con bombe al cloro sul villaggio di Sirmin, in provincia di Idlib, controllato dalle milizie Nusra. In rete sono stati diffusi foto e video che mostrano gli effetti devastanti di queste armi sulla popolazione. Secondo fonti locali indipendenti ci sarebbero più di 115 intossicati e diverse vittime, soprattutto bambini. Un’intera famiglia è rimasta uccisa per l’esplosione di un ordigno al cloro sulla propria abitazione. I medici denunciano l’impossibilità di salvare vite umane per mancanza di mezzi adeguati ad affrontare una simile emergenza.

L’opposizione siriana punta il dito contro l’aviazione militare del regime, che più volte è ricorsa ad attacchi con armi illegali e che sta bombardando la periferia di Idlib ininterrottamente da mesi.

In Siria, negli ultimi 4 anni sono state usate in diverse offensive armi chimiche come confermato anche dal OPCW – Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. L’attacco su Al Ghouta il 21 agosto 2013 costò la vita a oltre un migliaio di civili, oltre la metà dei quali bambini, colpiti all’alba con ami chimiche mentre dormivano nelle proprie case. Ancora nessun colpevole a processo.

Intanto su twitter è stato lanciato un appello denuncia al segretario americano Kerry: #KerryNoNegoWithKiller

+18 Attenzione: immagini drammatiche

 

“SALVATE I SUPERSTITI”, IN SIRIA PIU’ DI 80MILA DETENUTI SPARITI – SABATO 31 GENNAIO PRESIDIO DELLA CAMPAGNA “SAVE THE REST” A ROMA

a. a lettere (Nota: questa foto non era presente sull’edizione cartacea de Il Garantista, solo in quella on-line e proviene in realtà dalla Palestina, non dalla Siria. Lo scrivo per correttezza d’informazione. Ciò non muta il contenuto dell’articolo. D. Q.)

 

Sembravano banconote da 500 lire siriane, piegate e abbandonate negli angoli delle vie di Damasco. Una volta aperti, i foglietti si rivelavano volantini della campagna Inquzu al baqia, ”Salvate i Superstiti”. Siamo a dicembre del 2014 e un gruppo di attivisti vuol riaccendere i riflettori sulla questione dei prigionieri e dei dispersi dall’inizio della rivolta contro Assad, dal marzo del 2011. «Sono 215.000 i detenuti di cui si ha certezza nelle carceri del regime, lo ha verificato sulla base agli standard internazionali, il Syrian Network for Human Rights (SN4HR)» ci dice Susan Ahmad, la portavoce della campagna.

Numeri che si riferiscono ad un rapporto del SN4HR dell’aprile del 2013, l’ultimo che è stato possibile realizzare, e riguardano solo le persone di cui sono noti il nome, la data e le circostanze dell’arresto. Nello stesso rapporto di parla di 80.000 persone sparite, ma questo numero, come quello dei prigionieri, è ben al di sotto di quello reale. «In molti casi non possiamo registrare gli arresti sommari o le detenzioni perché i parenti hanno paura di parlarne» prosegue la Ahmad «I prigionieri non sono arrestati in virtù di un crimine, tutt’altro. Non sono rari i casi di arresti arbitrari e casuali ai check point, è persino nato un mercato intorno agli arresti: quando una persona viene presa, spesso i famigliari vengono contattati e ricattati da militari che si offrono di “aiutare” a far uscire il loro caro in cambio di una ricompensa a a sei zeri. Ci sono famiglie che hanno venduto casa e rinunciato a tutto, per poi scoprire che loro figlio era morto sotto tortura da tempo».

Capita anche il contrario: quando il regime comunica la morte di un detenuto, i famigliari devono recarsi a recuperare la carta d’identità della vittima e firmare, volenti o nolenti, una dichiarazione in cui si dice che il loro congiunto è morto per cause naturali, rinunciando quindi ad ogni ipotesi di rivalsa legale. «Spesso il cadavere non viene consegnato ed è accaduto più volte che un prigioniero dato per morto bussasse alla porta di casa dopo mesi. Sono migliaia le famiglie che non hanno certezza della morte dei loro cari».

”Salvate i superstiti” chiede la liberazione dei prigionieri di coscienza, di quelli in mano agli estremisti (una goccia nel mare), la fine degli arresti arbitrari e che i colpevoli di abusi siano processati. L’ obiettivo immediato è che tutti i luoghi di detenzione siano rivelati e resi accessibili alle ispezioni e all’intervento della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa siriana e che siano rivelati anche i luoghi di sepoltura. La campagna ha raggiunto l’apice nell’ultima settimana di gennaio, con manifestazioni nel nord della Siria ma anche all’estero, in Libano, Canada, negli USA, o qui in Europa a Londra, Istanbul e Parigi, mentre a Roma e Berlino si muoveranno il 31. Durante le iniziative in piazza si leggono lettere dei prigionieri e si rappresentano le condizioni di detenzione. La protesta si è espressa anche attraverso i social network, invasi di testimonianze, interviste, vignette, e col“twitter storm” del 26 di questo mese. Uno sforzo coordinato dalla società civile che resiste in Siria, ma che ha visto coinvolti i siriani della diaspora sparsi ormai in tutto l’occidente ed il mondo arabo.

La prigionia

Oltre alle carceri, ci sono prigionieri chiusi nelle strutture dei servizi segreti e in luoghi sconosciuti. Basta poco per finire in questi gironi infernali: poche righe scritte da qualche informatore in un “taqrir”, un rapporto, magari una parola di troppo davanti al fruttivendolo sotto casa, la foto di una manifestazione o i contatti sbagliati nella rubrica del cellulare. Può bastare anche solo il trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Le condizioni di detenzione variano, ma sono sempre disumane. Nelle carceri destinate ai prigionieri politici e nelle sedi dei servizi segreti la brutalità delle torture fisiche e psicologiche raggiungono il loro picco. Alle percosse continue e gli elettroshock si aggiungono il freddo, il sovraffollamento, la fame, la mancanza di assistenza sanitaria e condizioni igieniche drammatiche: ogni giorno c’è chi muore di stenti o per banali infezioni. Anche l’umiliazione fa parte della quotidianità, anche le più elementari esigenze fisiologiche sono strumento di tortura, in celle con 50 persone ed oltre in cui si dorme a turno, corpi straziati che si incastrano gli uni con gli altri in cerca di riposo prima di un altro giorno di agonia. Diffuse anche le torture relative alla sfera sessuale, dai “semplici” stupri fino ai casi di detenuti costretti ad assistere o persino a partecipare allo stupro di propri congiunti. In alcune strutture detenuti privilegiati possono comprare, corrompendo i carcerieri, un po’ di dignità, ma si tratta di una esigua minoranza.

Le testimonianze

 Già nell’estate del 2012, un rapporto basato su 200 interviste ad ex detenuti realizzato da Human Right Watch (HRW) denunciava il sistematico ricorso alla tortura da parte del regime di Assad, svelando la collocazione di 27 delle numerose strutture segrete e descrivendo nei dettagli i più comuni metodi di tortura riportati dai superstiti. Nel settembre del 2013 HRW ha avuto accesso ad alcuni di questi luoghi dopo la conquista di Raqqa da parte delle forze ribelli. Qui sono stati trovati strumenti di tortura e documenti che provano i crimini descritti nel precedente rapporto. Le prove più consistenti sono però nel cosiddetto “rapporto Caesar”: un documento di 31 pagine con le foto di 11.000 corpi, trafugate dal disertore chiamato Caesar, che tra settembre 2011 ed agosto 2013 aveva il compito di fotografare e catalogare i morti nelle prigioni di Assad di un’area del Paese. Immagini esaminate da giuristi e procuratori del calibro di Desmon De Silva, ex procuratore capo del Tribunale Speciale per la Sierra Leone, che ha detto al quotidiano britannico The Guardian che le prove «documentano uccisioni su scala industriale» e ha aggiunto: «Questa è la pistola fumante che non avevamo mai avuto prima » mentre David Crane, anche lui tra i procuratori del Tribunale Speciale, ha affermato che: «Si tratta esattamente del tipo di prove che un procuratore cerca e si augura di trovare. Ci sono foto con numeri che corrispondono a documenti governativi e c’è la persona che le ha scattate. Sono prove che vanno al di là di ogni ragionevole dubbio». Tuttavia, nonostante le foto siano state mostrate al Congresso USA ed al Consiglio di Sicurezza dell’ Onu, non ci sono state conseguenze per il regime di Assad che oggi sembra sempre più riabilitato, quasi un alleato dell’occidente nella lotta contro il sedicente “Stato Islamico”.

Presente e memoria

Le foto trafugate da Caesar mostrano corpi emaciati, con chiari segni di percosse e torture elettriche, alcuni hanno gli occhi cavati o altre mutilazioni. Foto che ricordano tragicamente quelle scattate dall’Armata Rossa 70 anni fa nel campo di Auschwitz. C’è un filo rosso che lega il 27 gennaio del ‘45 ed il nostro presente e non è solo nella similitudine tra quelle foto: il regime di Hafiz al Assad, padre dell’attuale dittatore Bashar, si era servito della consulenza di vari criminali di guerra nazisti nel formare ed addestrare i servizi segreti e le forze speciali. Il più noto era l’austriaco Alois Brunner, la cui morte è stata accertata solo quest’anno. Il gerarca, ritenuto responsabile dell’uccisione di 140.000 ebrei, giunse in Siria nel 1954 dove divenne consigliere di Hafiz al Assad col nome di Dr. Georg Fischer. Nella sua ultima intervista, rilasciata nell’ 87 dalla sua casa di Damasco, Brunner dichiarò «Tutti gli ebrei meritavano di morire, erano agenti del demonio e la feccia dell’umanità. Non mi pento e lo rifarei ancora».

Forse dovremmo ripensare il senso della Giornata della Memoria: si dice che, quando l’Armata Rossa entrò ad Auschwitz, il mondo scoprì le dimensioni tragiche dell’olocausto nazi-fascista. Stavolta non ci sono scuse, sappiamo in dettaglio cosa sta succedendo in Siria, continueremo a ripeterci, con aria contrita, “Mai più!” o faremo qualcosa per fermare lo sterminio in atto ?

 

 

Fonte:

 http://ilgarantista.it/2015/01/27/salvate-i-superstiti-in-siria-piu-di-80mila-detenuti-spariti/

 

 

Sabato 31 gennaio 2015 ci sarà a Roma un presidio della campagna Save The Rest:

Sabato dalle ore 9.45 alle ore 14.30
Accogliamo l’invito a mobilitarci che ci giunge dalla società civile siriana, il grido di dolore per coloro che vivono un esperienza da molti descritta come peggiore della morte: la prigionia e la tortura nelle carceri, nelle celle segrete di Assad e nelle sedi dei servizi segreti.
Con un pensiero anche per i prigionieri delle altre forze controrivoluzionarie o sedicenti rivoluzionarie, che tuttavia tradiscono gli ideali di Libertà e Dignità in nome dei quali il popolo siriano era sceso in piazza fin dal marzo 2011, rapendo o detenendo cittadine e cittadini senza un giudizio equo e/o in condizioni disumane.Ecco il messaggio che abbiamo raccolto e fatto nostro e che ripeteremo di fronte alla sede ONU qui a Roma, in piazza San Marco, sul lato destro di piazza Venezia guardando l’altare della patria.-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_
Una campagna per i Diritti Umani, per salvare migliaia di detenuti innocenti e di rapiti nelle prigioni siriane. Salviamoli!”Questa testimonianza non potrà ridarmi indietro ciò che ho perduto. Ho perso parte della mia vita e momenti preziosi con la mia famiglia. Ho perso alcuni tra i miei più cari amici, morti sotto i miei occhi, nonostante io abbia tentato disperatamente di salvarli.
Ma la morte è stata più svelta di me e la ferocia dei carcerieri più forte dei miei tentativi”.Queste sono poche righe da una lettera di un detenuto politico nelle carceri di Assad, ottenuta con grande difficoltà. Mentre leggete queste righe, forse quell’uomo potrebbe essere ancora torturato, umiliato, sofferente ed affamato. Chiuso ed avvolto in tenebre in cui avvengono cose difficili persino da immaginare.

Con il crescere della violenza e brutalità delle forze di Assad, il numero di prigionieri siriani e di desaparecidos è in aumento: solo nell’agosto del 2014, 250 persone sono morte sotto tortura, mediamente 8 persone ogni giorno!

Il regime di Assad non ha ratificato lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale e, nonostante la detenzione arbitraria e l’uccisione sotto tortura di cui si è reso colpevole siano tra i crimini più documentati di sempre, gli Stati del “mondo libero” non si sono assunti le loro responsabilità.

In un rapporto presentato anche alle Nazioni Unite, il fotografo che ha disertato le fila dell’esercito siriano regolare noto come “Caesar”, ha documentato l’uccisione sotto tortura di 11.000 persone attraverso le foto che ha trafugato.
Di fronte a tali evidenze, non possiamo restare a guardare gli uomini di Assad mentre uccidono altre migliaia di innocenti sotto tortura.

Con la campagna #SaveTheRest , “Salvate i superstiti”, chiediamo:

– La liberazione di tutti i prigionieri di coscienza e di sapere dove sono e quali siano le sorti degli scomparsi.

– La fine dei processi sommari che rappresentano un flagrante oltraggio ai Diritti Umani.

– La persecuzione e il processo di tutti coloro che si sono macchiati del crimine di tortura o hanno abusato dei detenuti.

In attesa che si realizzi quanto detto, chiediamo urgentemente:

– L’invio di commissioni investigativa per constatare le condizioni di detenzione dei prigionieri, sia nelle carceri che negli altri luoghi di detenzione noti o segreti.

– Provvedere alle cure mediche necessarie, sotto la supervisione della Croce Rossa Internazionale e della Mezzaluna Rossa siriana.

– Che siano rivelati i luoghi di prigionia o la sorte di tutti gli scomparsi.

– Conoscere i luoghi di sepoltura delle vittime della tortura.

Link su Facebook:

CON LA RESISTENZA DEL POPOLO PALESTINESE E CON LA RESISTENZA DELLE POPOLAZIONI KURDE-IRAKENE CONTRO GLI INVASORI

Dal blog di Germano Monti:

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In piazza a Roma il 27 settembre :

Con la resistenza del popolo palestinese e con la resistenza delle popolazioni kurde – irakene contro gli invasori !

La guerra scatenata dallo Stato Sionista di Israele ha mietuto migliaia di vittime. Lo Stato di Israele, con la complicità attiva degli stati democratici, è il responsabile storico dell’oppressione del popolo palestinese.
Nonostante la tregua, continua il processo di colonizzazione, come testimoniano i recenti insediamenti in Cisgiordania, e Gaza rimane una prigione a cielo aperto per migliaia di palestinesi. Chiediamo la fine dell’assedio e dell’embargo a Gaza, lo smantellamento dei check point nella West Bank, la fine del processo di colonizzazione, la liberazione dei prigionieri palestinesi.
Le logiche belliche e gli interessi di regime dividono i Palestinesi, indeboliscono la loro resistenza, rendono impossibile la loro autodeterminazione.
Nel contesto mediorientale divampa la guerra e crescono le minacce verso tutti i popoli, le diverse componenti e minoranze religiose ed etniche. In Irak, alla storica oppressione imperialista si aggiungono l’invasione e i progetti neonazisti dell’Isis, che, usando strumentalmente il richiamo all’Islam, massacra donne, bambini e civili inermi. L’Isis, in convergenza fattuale con il  regime criminale di Al Assad, ha schiacciato nel sangue e nel terrore la pacifica rivoluzione del popolo siriano per la libertà, cominciata nel 2011. Perciò sosteniamo la resistenza delle popolazioni kurde e irakene per fermare i neonazisti dell’Isis.
Esprimiamo la nostra solidarietà con le persone di fede musulmana, denunciamo la campagna razzista di criminalizzazione da parte degli Stati occidentali verso i credenti musulmani, la cui stragrande maggioranza invece è fermamente contrapposta all’Isis.
Per una nuova solidarietà con il popolo palestinese e tutti i popoli oppressi dell’area che lottano per la libertà contro regimi tirannici e reazionari, dalla Tunisia all’Egitto ed alla Siria, i cui popoli sono fraternamente solidali con i Palestinesi! Per il diritto al ritorno dei profughi e in solidarietà con i rifugiati palestinesi di Yarmouk e degli altri campi assediati!
Sulla base di questi contenuti, rivolgiamo un appello a partecipare alla manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese del 27 settembre a Roma ore 14,30 in Piazza della Repubblica.

Appello approvato alla riunione  del 13 settembre

primi firmatari :

Comitato romano di Solidarietà con il popolo siriano, La Comune, Campagna per Yarmouk, Rete Italiana di Solidarietà con il Popolo Kurdo, Germano Monti ( Freedom Flotilla), Fouad Roueiha ( giornalista )

Per adesioni :  [email protected] 

 

 

 

Fonte:

http://vicinoriente.wordpress.com/2014/09/21/con-la-resistenza-del-popolo-palestinese-e-con-la-resistenza-delle-popolazioni-kurde-irakene-contro-gli-invasori/

OFFENSIVA DELLO “STATO ISLAMICO IN IRAQ E LEVANTE”: ISIL CONQUISTA LARGA PARTE DELL’IRAQ OCCIDENTALE

Dal blog di Fouad Roueiha:

ELEZIONI IN SIRIA: SE QUESTO E’ UN VOTO

ALEPPO, 15 MAGGIO 2014: CIRCA 30 PERSONE SONO RIMASTE UCCISE

‪da
Fouad Roueiha

#‎Aleppo‬, ‪#‎Siria‬ – 15 maggio 2014 –
Circa 30 persone sono rimaste uccise, tra cui donne e bambini, e decine ferite in seguito all’esplosione di un’autobomba in un garage vicino alla frontiera di Bab Al Salameh tra Siria e Turchia, vicino ad Azaz in provincia di Aleppo, nel nord della Siria. Il bilancio dei morti potrebbe salire, mentre molti feriti sono stati trasportati agli ospedali in territorio turco.

Video che mostrano i primi momenti dopo l’esplosione:
http://youtu.be/0NaYtHV5mEA
http://youtu.be/g2To1_66uPE
Arrivo di feriti all’ospedale di Kilis in Turchia.
https://youtu.be/r8LCBKhx5eY (Immagini forti)

Foto
http://on.fb.me/1sRSmFv (Immagine forte)
http://on.fb.me/1ljFdA4 (Immagine forte)

Fonte:

https://www.facebook.com/Huna.Souria/posts/1481150678785372