BARGHOUTHI: LA CISGIORDANIA è TESTIMONE DI UN PROCESSO CHE PORTERA’ ALLA TERZA INTIFADA. – CRONACA SU QUANTO ACCADUTO NEGLI ULTIMI GIORNI.

Barghouthi: la Cisgiordania è testimone di un processo che porterà alla terza Intifada

Quds Press. In un comunicato stampa, il segretario generale del Movimento nazionale palestinese, Mustafa Barghouthi, ha espresso la sua opinione su quanto sta accadendo in Cisgiordania, dichiarando che le sistematiche violazioni ed attacchi che l’occupazione israeliana continua ad esercitare sulla città di Gerusalemme e nelle invasioni nella moschea al-Aqsa, porteranno a uno scontro con i cittadini palestinesi.Mostafa Barghouti, che è anche membro del Consiglio legislativo per l’iniziativa nazionale, denuncia il tentativo delle forze di occupazione di dividere al-Aqsa. Nello stesso comunicato stampa Barghouthi sottolinea la persistenza delle forze israeliane nel realizzare e attuare una tra le più atroci e crudeli divisioni razziali.Questa nuova strategia, si basa sulla morte e distruzione di tutti gli aspetti della vita e della cultura palestinese.Contemporaneamente, il segretario generale afferma che l’occupazione non riuscirà a scalfire la volontà del popolo palestinese. Nel comunicato stampa, viene segnalato l’intento di Israele di innalzare un muro divisorio tra la Cisgiordania e Gerusalemme. Tale progetto sta causando forti sentimenti di rabbia tra la popolazione palestinese, che ogni giorno aumentano grazie alle continue ingiustizie subite, e alle pratiche razziali a cui i cittadini vengono sottoposti – sia loro come persone sia i luoghi considerati per loro sacri. A fomentare tale senso di rabbia si aggiungono anche i continui ostacoli che Israele pone per la creazione di una Palestina indipendente.

Barghouthi ha tenuto a precisare che ciò a cui assistiamo oggi in Cisgiordania è solo l’inizio di un ampio movimento che porterà ad una sollevazione e reazione popolare, contro i progetti di occupazione  e contro i tentativi di Israele di ignorare ed emarginare la questione palestinese. “Il fallimento dei negoziati con l’occupazione e del progetto di Oslo sono ben chiari, e di questo il popolo palestinese ne è perfettamente consapevole”.

Barghouthi si è rivolto al suo popolo suggerendo una maggiore compattezza e coesione nell’affrontare Israele ed i suoi progetti, e di unirsi alla resistenza popolare e alla campagna di boicottaggio. Ha proseguito facendo richiesta che si rispettino e si attui il programma di consenso nazionale, il quale comprendeva diversi punti, tra cui una strategia basata su un’unità nazionale, per completare la riconciliazione nazionale, il sostegno della resistenza popolare in tutte le sue forme e la fine della collaborazione con le forze israeliane.

Traduzione di Asmaa Aboulabil

© Agenzia stampa Infopal

“Agenzia stampa Infopal – www.infopal.it”

http://www.infopal.it/barghouthi-la-cisgiordania-e-testimone-di-un-processo-che-portera-alla-terza-intifada/

 

Palestina: Violenza repressione e morti bloccati i valichi di frontiera,riassunto della giornata – red@zione

I fatti di oggi ripresi dal diario di Samantha Comizzoli, rimaniamo in attesa di aggiornamenti

i 3 feriti di Sarra. Tutti da proiettili veri.

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già 3 palestinesi feriti a Sarra, li stanno portando all’ospedale.

a città di Nablus comunica che domani tutto resterà chiuso, attività e scuole.

ore 23 ora italiana

Anche il villaggio di Sarra, Nablus, sotto attacco dai coloni e soldati.

coloni israeliani a Burin, Nablus.

rapito un’altro bambino dai soldati israeliani a Qalquilja: Gazi Ashraf (13 anni).

Chiusa ed attaccata dai soldati israeliani anche Qalquilja. I coloni israeliani sono a tutti e 4 gli ingressi di Nablus.

Campo profughi Jalazoun, Ramallah: i soldati israeliani hanno sparato in testa ad un palestinese.

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i soldati israeliani hanno attaccato il villaggio di Der Estja, Salfit.

I coloni israeliani hanno attaccato anche il villaggio di Jit, Nablus.

Appello urgente da far girare: la prima casa vicino alla DCO a Beit Eill, Ramallah, è sotto attacco dei coloni, stanno tentando di bruciarla. C’è una famiglia con i bambini.

Un colono israeliano è rimasto ferito alla testa dal lancio di un’anguria acerba nel villaggio di Beit Anoun.

ore 22 ora italiana

tolta la corrente elettrica a nord di Ramallah.

Chiuse la strada da Ramallah a Nablus, da Qalquilja a Nablus, strada per Awarta. Nablus è completamente bloccata.

i soldati israeliani hanno fatto evaucare la casa del martire a Ramallah, pronti per la demolizione.

L’avevo scritto in un’articolo tempo fa, spiegando che le intifade partono se partono da Nablus. Nablus è saltata, sia verso israele che verso la polizia palestinese. Non vedo la costruzione di un’Intifada, ma può essere che sia nata e che sia già iniziata.

Mohennid el halabi, di El Bireh, Ramallah. 19 anni. Ucciso oggi a Gerusalemme. Lo so che sembra un bambino, come tutti gli altri bambini palestinesi ai quali israele, spara, uccide, rapisce.

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ore 21 ora italiana

morto anche il secondo colono ferito.

Villaggio di Burin, Nablus, oggi. Colline in fiamme con soldati e coloni israeliani che sparano ai contadini e algi shebab.(clicca per il video

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ore 20 ora italiana

Foto segnalata ora a facebook. Scaricatevela…. Cos’è no si deve vedere cosa sta succedendo in Palestina?Il martire a Gerusalemme. Mohennid el halabi, di El Bireh, Ramallah.

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ore 19 ora italiana

Gerusalemme: attacco ai coloni israeliani con pugnale, 4 feriti. Dopo il palestinese ha sparato a 5 soldati israeliani. E’ martire.

ore 19 ora italiana

Burin, Nablus. Le colline bruciano..i coloni israeliani all’opera. E’ un disastro.

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ore 18 ora italiana

Aggiornamento su Nablus: la città continua ad essere isolata. Rimangono chiusi tutti i checkpoint. Nessuno può uscire e i mezzi da Ramallah non viaggiano. Ieri nel centro della città è stata guerra vera e propria, ma fra shebab e polizia palestinese, culminata poi nella notte con l’arrivo dei soldati israeliani. I contadini non possono andare nei loro terreni, alcuni anche in fiamme, perchè ci sono i coloni e i soldati. La situazione è molto simile al 2003/2004. Si ventila un peggioramente, aggiornerò appena avrò notizie.

 

ore 16 ora italiana

I soldati israeliani hanno rapito un’altro bambino, ad Al Kahlil. Amir Arif Jaber (10 anni).

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Fonte:

http://www.nuovaresistenza.org/2015/10/03/duri-scontri-in-palestina-riassunto-della-giornata-redzione/

 

Leggi anche Due israeliani uccisi a Gerusalemme – Ultima Ora – ANSA.it

AL-KHALIL, HEBRON, CISGIORDANIA: L’OMICIDIO DELLA RAGAZZA PALESTINESE E’ L’ENNESIMA ESECUZIONE EXTRAGIUDIZIARIA

28/9/2015

-1713612979Ramallah-Pic. Prove ottenute da Amnesty International indicano che l’omicidio della palestinese Hadil al-Hashlamoun, eseguito dalle forze d’occupazione israeliana ad al-Khalil, Hebron, nella Cisgiordania occupata, il 22 settembre 2015, è stato un’esecuzione extragiudiziale.
Secondo il rapporto di Amnesty International, i soldati israeliani hanno colpito e ferito letalmente la diciottenne dopo averla fermata al check-point nella Città Vecchia.
Foto del momento che ha portato alla sua morte e ai racconti di testimoni oculari intervistati da Amnesty International mostrano che Hadil non rappresentava in alcun momento una minaccia ai soldati a tal punto da permettere l’uso deliberato di forza letale.
Questo omicidio è l’ultimo di una lunga lista di uccisioni illegali eseguiti dalle forze d’occupazione israeliane in Cisgiordania, con un’impunità quasi totale, secondo quanto affermato da Amnesty.
Due testimoni oculari con i quali Amnesty ha parlato separatamente hanno affermato che al-Hashlamoun è arrivata al posto di blocco alle 7:40 del mattino circa, ed è stata fermata da due soldati d’occupazione, quindi le è stato ordinato di aprire il suo zaino perché venisse ispezionato. Lei era ferma, a circa tre metri dai soldati. Ha aperto il suo zaino e ne ha mostrato l’interno ai soldati, che hanno iniziato a spararle addosso e a quel punto lei si è immobilizzata, secondo i testimoni oculari.
 
Uno dei testimoni oculari, Fawaz Abu Aisheh, di 34 anni, ha dichiarato a Amnesty che i soldati israeliani stavano ordinando a al-Hashlamoun di “andare indietro” in ebraico, lingua che sembrava che lei non capisse.
D’accordo con Abu Aisheh, il soldato che le ha sparato per primo si è alzato e le si è avvicinato, fino ad arrivare a circa un metro dalla ragazza per poi spararle alla parte superiore del corpo per quattro o cinque volte di nuovo, mentre lei era a terra immobile.
Ha affermato che il soldato ha sparato alcune volte nonostante gli altri militari gli avessero gridato di fermarsi. Anche il primo testimone ha descritto il soldato avvicinandosi alla vittima per sparargli al petto.
Secondo l’organizzazione, la versione dei fatti raccontata da Israele contraddice le dichiarazioni rilasciate dai due testimoni oculari intervistati da Amnesty International e le foto dell’incidente che mostrano al-Hashlamoun ferma.
Colpirla diverse volte mentre giaceva al suolo ferita indica che il suo omicidio è un esecuzione extragiudiziale.
Omicidi illegali e intenzionali eseguiti per ordine del governo o di ufficiali militari o con la loro complicità o con il loro assenso, sono pari a esecuzioni extragiudiziali, sempre proibiti e che costituiscono crimine sotto le leggi internazionali, ha continuato l’articolo.
Un’esecuzione extragiudiziale rappresenta anche un omicidio intenzionale, costituendo una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, che si applica all’occupazione militare israeliana a lungo termine nei territori palestinesi, ed un crimine di guerra.
I residenti palestinesi di al-Khalil hanno sempre la loro libertà di movimento e il diritto economico severamente ridotti. In aggiunta, i palestinesi sono spesso soggetti a arresti arbitrari e a trattamenti umilianti da parte di funzionari dell’occupazione israeliana di stanza nella città, e sono spesso sottomessi alla violenza dei coloni, contro la quale la giustizia israeliana non investiga.
Traduzione di F.H.L.

© Agenzia stampa Infopal

Fonte “Agenzia stampa Infopal – www.infopal.it”

http://www.infopal.it/ai-lomicidio-israeliano-della-ragazza-palestinese-e-unesecuzione-extragiudiziaria/

BOMBARDAMENTO ISRAELIANO CONTRO LA STRISCIA DI GAZA

 19/9/2015

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Gaza-Ma’an e Quds Press. Venerdì notte, aerei da guerra israeliani hanno bombardato diverse aree della Striscia di Gaza, dopo che razzi erano caduti su una città israeliana al confine.
I missili israeliani hanno colpito un sito nel nord della città di Gaza usato come quartier generale dell’Amministrazione civile prima del ritiro delle forze israeliane da Gaza, nel 2005, distruggendo la torre di una radio. Una persona è rimasta ferita ed è stata portata all’ospedale Kamal Udwan.
Due missili hanno colpito Beit Hanoun, nella Striscia del nord, e un altro è atterrato su un terreno per l’addestramento militare “Abu Jarad”, nel sobborgo di Zaytoun della città di Gaza, utilizzato dalle brigate Ezzedine al-Qassam, di Hamas.
Venerdì sera, l’esercito israeliano ha dichiarato che un razzo era stato lanciato dalla Striscia ed era caduto su un terreno vicino a un autobus vuoto, a Sderot, danneggiando lievemente il veicolo, ma senza causare feriti. Nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità del lancio, ma Israele ha accusato Hamas, in quanto forza politica che gestisce la Striscia, e ha bombardato il sito di addestramento delle brigate Qassam.

© Agenzia stampa Infopal
Fonte “Agenzia stampa Infopal – www.infopal.it”

http://www.infopal.it/bombardamento-israeliano-contro-la-striscia-di-gaza-3/

IL LIBANO SCENDE IN PIAZZA. CHE SUCCEDE NEL PAESE DEI CEDRI?

La fine del mese di agosto ha visto l’accendersi di un forte movimento di protesta in Libano. In migliaia sono scesi in piazza a Beirut per protestare contro il mancato intervento delle autorità nello smaltimento dei rifiuti, allo stesso tempo contestando anche la corruzione e l’immobilità della classe politica del paese. Di seguito l’intervista ad Elia El Khazen, 29 anni, attivista del “Socialist Forum” di Beirut.

 

Quali sono i motivi che hanno portato recentemente tante persone a manifestare a Beirut? Come è nata la protesta che scoppiata nella capitale del Libano? Quali gli slogan ed i claims di chi è sceso in strada a far sentire la sua voce?

Dalla fine del mese di luglio, si stanno verificando proteste in Libano contro il fallimento del governo, per concordare un nuovo contratto per lo smaltimento dei rifiuti e il conseguente accumulo di rifiuti per strada . Alcune di queste proteste hanno avuto luogo spontaneamente nei quartieri più poveri, dove a partire dal 1998, il governo ha designato che la spazzatura di Beirut e del Monte Libano fosse destinata in una discarica a sud di Beirut (Naameh), e alcune proteste sono state organizzate dagli attivisti dei social media utilizzando l’hashtag ‘YouStink’ – “Puzzate”. Le manifestazioni hanno raggiunto uno dei punti più alti della storia contemporanea nella giornata di sabato 29 agosto, con decine di migliaia di persone – alcune stime dicono fino a 100.000 – convergenti per protestare contro entrambi i poli della classe dirigente. Il 29 agosto si è anche contestata, tra le altre cose, la violenza di stato che si è verificata in un modo senza precedenti nella manifestazione del 22 agosto e nelle altre proteste seguenti. Le richieste dei manifestanti variano tra il comunicato ufficiale degli organizzatori del movimento “YouStink” che chiedono un programma riformista esigendo impegni di responsabilità sul tema della repressione di stato e reclamando le dimissioni sia del ministro dell’ambiente e della sicurezza interna; inoltre viene richiesto il decentramento del riciclaggio dei rifiuti da parte del comune di Beirut e la richiesta di elezioni parlamentari. Le richieste delle parti della società più radicali e rivoluzionarie fanno leva lotte di carattere sociale per abbattare il regime nel suo complesso, richiamandosi all’idea della costituzione di comitati popolari ovunque per rovesciare l’attuale regime settario. Questi movimenti più radicali chiedono anche la creazione di una società laica e statale, lo scioglimento del parlamento, elezioni immediate sulla base di una non settaria proporzionale rappresentanza.

 

Qual è stato il livello di repressione di questa protesta da parte delle forze dell’ordine?

Il 22 agosto, la polizia antisommossa ed i soldati hanno usato i manganelli, cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e anche proiettili veri contro migliaia di manifestanti che si erano riuniti nel centro di Beirut. La retorica che ha preceduto questa oppressione da parte dello Stato era quella avviata dagli organizzatori di “YouStink”, i quali all’inizio delle proteste avevano etichettato una considerevole porzione di altri manifestanti come “infiltrati” e “provocatori”: questo ha dato carta bianca a qualsiasi repressione che sarebbe seguita. Fortunatamente la maggior parte dei manifestanti ha riggettato l’etichetta di “infiltrati” e contrapposto il tentativo di dividere il movimento tra quello di un “pacifico” corteo della società civile in piazza Martyr e quello degli “infiltrati violenti” nella piazza Riad el Solh, gridando slogan come “siamo TUTTI infiltrati, non abbiamo bisogno di attivisti benpensanti per etichettarci “- indossando queste parole sulle magliette e dipingendole sui muri. Per quanto riguarda i numeri della repressione, più di 24 persone sono ancora detenute, 7 dei quali sono minorenni…

 

Il Libano è situate nel cuore del medio – oriente, confinante con la Siria ed Israele. Qual è stata l’influenza della crisi Siriana? Quali i rapporti con Israele oggi?

Libano è stata enormemente influenzata dai suoi vicini ed è a sua volta restituito il favore. In primo luogo, Israele ha invaso il Libano innumerevoli volte da quando quest’ultimo ha proclamato l’indipendenza, creando pretesti per invasioni vuoti e senza senso, commettendo genocidi e bombardando molti villaggi e città, distruggendo le infrastrutture ed uccidendo i civili. L’aggressione di Israele del 2006 è stato uno degli ultimi esempi di continue violazioni di Israele che ha interessato gran parte delle infrastrutture e la capacità di stare in piedi sulle proprie gambe del Libano, questo senza togliere la presenza nel paese di una classe politica corrotta, nei suoi due poli, che ha governato Libano dalla fine della guerra civile. Due poli politici che hanno fallito miseramente nel fornire il più fondamentali dei servizi alle persone che risiedono in Libano, al contrario entrambi i poli hanno presieduto la continuazione delle politiche neoliberiste e la protezione perpetua del settore bancario che detiene oltre il 60 % del debito pubblico. Per quanto riguarda il regime siriano, è stato intrinsecamente legato alla classe dirigente libanese sin dalla sua occupazione del Libano nel 1976. Con l’inizio della rivoluzione siriana nel 2011, Hezbollah è stato coinvolto nel salvataggio del regime siriano al fine di evitare che collassasse completamente. Dal 2012 questo a sua volta ha polarizzato la scena politica in Libano e fatto si da mettere la difesa del regime come unica ragion d’essere di Hezbollah, politica perseguita dalla sconfitta contro Israele nel 2006. Con l’escalation delle politiche neoliberiste negli ultimi anni attraverso le privatizzazioni ed i tagli sulle prestazioni dei lavoratori, molte sezioni della popolazione libanese usate per supportare Hezbollah stanno mettendo in discussione la loro fedeltà e riconsiderano se vale ancora la pena e se è ancora una priorità che i loro figli della classe operaia sono inviati a morire in Siria inutilmente mentre la loro classe dirigente sta al caldo nelle loro case, mentre la popolazione ha una molto limitata accesso ad acqua, elettricità e altri servizi di base. Il 29 agosto la manifestazione ha visto il più grande afflusso di settori della classe operaia che soffrono di più dalla crisi gestione dei rifiuti e altre crisi da entrambi i sobborghi di Beirut e nelle aree rurali con organizzazioni locali alle loro prime fasi. Nella parte Siriana i profughi sono quelli che stanno scoprendo il più il peso della crisi della gestione dei rifiuti e altre crisi socio-economiche, ma sono purtroppo esclusi da qualsiasi protesta o manifestazione per i loro diritti più elementari, dato che lo stato libanese ha fatto si da negare loro sia fisicamente che ideologicamente ogni possibilità di organizzazione collettiva o di sindacalizzazione.

 

Cos’è il Forum Socialista? Quali le sue prospettive politiche?

Il Forum Socialista è un’organizzazione socialista rivoluzionaria in Libano. E’ emerso tra i due gruppi di sinistra radicale nel 2010. Ma ciascuno di questi gruppi ha una storia: uno di loro è iniziato nel 2000 e l’altra nel 1970. Fondamentalmente nel Forum Socialista abbiamo due pubblicazioni. Uno di loro è un quotidiano una piattaforma online quotidiana di nome “Al-Man –Hour”. L’altro è una rivista periodica araba che viene pubblicata due volte l’anno come un libro, prodotta da gruppi proveniente da Egitto, Siria, Tunisia, Marocco e Iraq. Il suo nome è “Thawra Daima” e si traduce in “Rivoluzione permanente”, un motto trozkista. I nostri gruppi hanno tenuto posizioni di sostegno alle rivolte arabe e le rivolte in tutto il mondo. Vediamo che la situazione attuale richiede una posizione che faccia da bussola nella realtà sulla questione della resistenza al capitalismo e la resistenza contro la dittatura, insieme con e per la democrazia progressista. Il forum Socialista è anche un ente fondatore del “Shaab Al youreed”, movimento formato in seguito alla protesta del 22 agosto scorso prima citata. Questo movimento raggruppa studenti, femministe radicali, attivisti di sinistra ed indipendenti sotto la bandiera di un movimento e si propone di elevare la discussione politica a una visione più strutturale della crisi in corso, facendo un collegamento di altre lotte tra loro. La nostra strategia è quella di andare verso la formazione di un partito politico, un partito rivoluzionario in Libano.

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/il-libano-scende-in-piazza-che-succede-nel-paese-dei-cedri

 

E’ MORTA LA MADRE DEL PICCOLO ALI, IL BIMBO BRUCIATO DAI COLONI ISRAELIANI

 7/9/2015

342702CNablus. Riham Dawabsha, la mamma del piccolo Ali, il bimbo di 18 mesi bruciato vivo in un attacco incendiario perpetrato il 31 luglio scorso da coloni israeliani, è morta domenica, dopo aver lottato per oltre un mese per sopravvivere. Ne hanno dato notizia i parenti e fonti ospedaliere.

I parenti hanno detto che Riham, 27 anni, che aveva riportato ustioni di terzo grado sul 90 percento del corpo, è deceduta domenica. Fonti dell’ospedale di Tel HaShomer hanno confermato il decesso.

Domenica mattina, Kamal al-Shakhra, capo di una squadra medica inviata all’ospedale Tel HaShomer dall’Autorità palestinese, aveva dichiarato in un comunicato stampa che la pressione sanguigna di Riham era scesa e che i suoi organi vitali avevano smesso di funzionare.

Il 31 luglio scorso, coloni israelian avevano rotto le finestre di due case a Duma, e lanciato liquidi infiammabili e cocktail molotov all’interno, uccidendo il piccolo Ali e ferendo in modo critico il resto della famiglia:

Coloni danno fuoco a due case palestinesi: bimbo di un anno e mezzo bruciato vivo. Altre 4 persone ferite.

http://www.infopal.it/ancora-a-rischio-di-morte-la-famiglia-al-dawabsha/

La famiglia di Dawabsha ha bisogno di un anno in terapia intensiva

L’8 agosto, Saad Dawabsha, il padre di Ali, è morto.

In condizioni critiche la mamma del piccolo Ali, il bimbo bruciato vivo dai coloni israeliani

Il piccolo Ahmad Dwabsheh ha aperto gli occhi

Gli assassini non sono mai stati arrestati.

Il piccolo sopravvissuto, Ahmad, ora è orfano di padre e madre.

(Fonte: Ma’an)

© Agenzia stampa Infopal

“Agenzia stampa Infopal – www.infopal.it”

http://www.infopal.it/e-morta-la-madre-del-piccolo-ali-il-bimbo-bruciato-dai-coloni-israeliani/

ISRAELE ARRESTA I GENITORI DEL DODICENNE PALESTINESE PICCHIATO DAL SOLDATO IN CISGIORDANIA

An Israeli soldier beating 12-year-old Mohamed al-Tamimi with a broken arm in the occupied West Bank village of Nabi Saleh near Ramallah on August 28, 2015 (AFP)

Le forze israeliane hanno arrestato i genitori del dodicenne, Mohamed al-Tamimi, che è stato liberato dalla sua famiglia dopo essere stato picchiato da un soldato israeliano la scorsa settimana.

Martedì  Bassam al-Tamimi,  attivista palestinese, ha riferito  all’agenzia ufficiale turca  Anadolu “L’esercito israeliano ha arrestato Basil e sua moglie, Nariman, mentre tentavano di attraversare un checkpoint dell’esercito all’ingresso di Nabi Saleh villaggio a nord di Ramallah”.

Venerdì scorso, nel corso di una manifestazione pacifica contro l’occupazione organizzata da un gruppo di palestinesi del villaggio cisgiordano di Nabi Salih vicino a Ramallah, le forze armate israeliane hanno attaccato i manifestanti e hanno arrestato alcuni di loro.

Uno dei soldati dell’esercito di occupazione raggiunto il ragazzo palestinese, lo prese per la testa, sbattendolo brutalmente su una roccia e tenendolo sotto tiro, nonostante il braccio ingessato, cercando di arrestarlo. La sua famiglia, tutti  disarmati, tra cui la madre e la sorella, hanno circondato il soldato per aiutare Mohamed fino a liberarlo.

Palestinian women try to prevent an Israeli soldier from arresting 12-year-old Mohamed al-Tamimi with a broken arm during an anti-settlement demo in the occupied West Bank village of Nabi Saleh near Ramallah, August 28, 2015. (AFP)

Dall’inizio del 2011, la distruzione di Tel Aviv di case palestinesi ha lasciato più di 4.600 palestinesi senza casa.

Oltre di mezzo milione di israeliani vivono in più di 120 insediamenti illegali costruiti dall’ occupazione israeliana dei territori palestinesi della Cisgiordania e di al-Quds Oriente nel 1967.

Gran parte della comunità internazionale, considera gli insediamenti israeliani illegali perché costruiti sui i territori che sono stati occupati da Israele nel 1967 e sono quindi soggetti alle Convenzioni di Ginevra, che vietano la costruzione sulle terre occupate.

fonte. http://www.presstv.com/Detail/2015/09/02/427360/Palestine-Israel-West-Bank-Mohamed-alTamimi-Nabi-Saleh

 

Tratto da https://invictapalestina.wordpress.com/2015/09/02/israele-arresta-genitori-del-ragazzo-palestinese-picchiato-dal-soldato-in-cisgiordania/

L’ESERCITO ISRAELIANO INVADE IL CAMPO PROFUGHI DI JENIN: MISSILI CONTRO DUE CASE E UN EX PRIGIONIERO SEQUESTRATO

 1/9/2015

460_0___10000000_0_0_0_0_0_jeninnightsoldiersJenin-PIC, Quds Press e Imemc. Martedì mattina, i soldati israeliani hanno proseguito l’invasione del campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, hanno lanciato missili contro due case, hanno demolito un magazzino e diversi muri.

L’invasione è iniziata lunedì sera.

Durante l’aggressione, i soldati hanno rapito un ex prigioniero politico, sua madre, suo figlio e suo fratello.

I soldati hanno lanciato due bombe “Energa” contro due case del campo e hanno circondato l’abitazione dell’ex prigioniero Majdi Abu al-Haija, che è stato portato in prigione dopo che i soldati ne avevano rapito la madre, il figlio Soheib, 18 anni, e il fratello ‘Ala.

I medici della Civil Defense hanno affermato che i soldati hanno impedito al personale medico e alle ambulanze di avvicinarsi alle case colpite, in particolar modo a quella di Abu al-Haija. E hanno aggiunto che alla moglie di Abu al-Haija hanno fratturato una gamba. Inoltre, i soldati hanno invaso e occupato diverse case vicine.

Sono scoppiati scontri tra i soldati e decine di giovani locali, che hanno lanciato sassi e bottiglie vuote contro gli invasori. C’è stato anche uno scontro a fuoco tra truppe di occupazione e resistenti armati, mentre gli elicotteri israeliani hanno sorvolato l’area.

Un soldato israeliano è stato lievemente ferito e trasportato all’ospedale di Rambam a Haifa.

© Agenzia stampa Infopal

 Fonte: Agenzia stampa Infopal – www.infopal.it

http://www.infopal.it/lesercito-israeliano-invade-il-campo-profughi-di-jenin-missili-contro-2-case-e-un-ex-prigioniero-sequestrato/

RILASCIATO L’ATTIVISTA ITALIANO CHE HA FILMATO LE VIOLENZE DEI SOLDATI ISRAELIANI

 Lunedì 31 Agosto 2015 11:39

altNegli ultimi giorni hanno avuto grande diffusione le immagini di un militare israeliano che rincorre e immobilizza un ragazzino palestinese di 12 anni, con un braccio ingessato, scaraventandolo, strattonandolo e trattenendolo a terra con brutalità, tra le urla terrorizzate del bambino che rischia di essere soffocato dalla stretta attorno al collo del soldato. Solo grazie all’intervento di un gruppo di donne e di altri bambini il ragazzino viene infine liberato a fatica dalla presa e dalle violenze del militare.

La scena si è svolta lo scorso venerdì, 28 agosto, a Nabi Saleh, in Cisgiordania, durante una delle manifestazioni che si svolgono settimanalmente contro l’espansione delle colonie israeliane nella zona.

A riprendere la scena c’era Vittorio Fera, attivista italiano di 31 anni membro dell’International Solidarity Movement, che insieme ad altri stava prendendo parte alla manifestazione in Cisgiordania.

Quello che le sue riprese non mostrano, e che è emerso solo dopo qualche ora, è che dopo la liberazione del ragazzino palestinese i soldati israeliani si avventano sullo stesso Vittorio Fera che aveva ripreso quelle immagini. L’attivista viene immobilizzato e ammanettato per poi essere portato via in stato di arresto con l’accusa, infondata e pretestuosa, di aver lanciato pietre contro i militari.

Questa mattina, durante l’udienza di convalida del processo per direttissima, il Tribunale di Gerusalemme ha poi disposto il rilascio su cauzione di Vittorio Fera ma le indagini a suo carico proseguiranno fino all’8 di settembre.

Le immagini riprese dall’attivista in questi giorni hanno scatenato molta indignazione sul web, oltre che prevedibili polemiche, alimentate anche da qualche imbecille nostrano come Tommaso Giuntella, presidente del PD romano, che sul proprio account Twitter si mostra incapace di riconoscere il sopruso e lo squilibrio di potere che stanno nell’aggressione di un militare armato di tutto punto contro un bambino disarmato e per il quale il solo problema in quelle immagini sembra essere il fatto che il soldato israeliano fosse rimasto da solo. Il violento arresto a cui Fera è stato sottoposto con accuse inesistenti mostra tutta l’arroganza di Israele e la volontà di non far diffondere quelle immagini, che non rappresentano purtroppo un episodio isolato ma testimoniano di una realtà di violenze e soprusi che per la popolazione palestinese è quotidianità.

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/15328-rilasciato-lattivista-italiano-che-ha-filmato-le-violenze-dei-soldati-israeliani

CISGIORDANIA, ARRESTATO ATTIVISTA ITALIANO: FILMAVA AGGRESSIONE A BAMBINO PALESTINESE

È Vittorio Fera, 31 anni, del Movimento Internazionale di solidarietà. Il fatto durante la protesta degli abitanti di Nabi Saleh contro la costruzione di un insediamento israeliano

L’arresto di Vittorio Fera L’arresto di Vittorio Fera

Un attivista italiano è stato arrestato venerdì in Cisgiordania nel corso di una manifestazione in un villaggio palestinese. La notizia è stata diffusa dall’International Solidarity Movement, una ong di solidarietà con il popolo palestinese. È accaduto durante la protesta che, ogni settimana, gli abitanti di Nabi Saleh compiono contro la costruzione di un insediamento illegale israeliano nelle terre del villaggio. Secondo l’ong, il fermo di Vittorio Fera, 31 anni, è stato confermato dal Consolato generale italiano a Gerusalemme e, sempre l’ong, fa sapere che l’italiano ricomparirà dinanzi al giudice lunedì.

La manifestazione e il video

 

 

Il giovane è accusato, pare, di aver «lanciato pietre e attaccato i soldati» durante la manifestazione: «Un’affermazione priva di fondamento», sottolineano dalla Ong. «Vittorio stava filmando il violento attacco delle forze israeliane a un ragazzo palestinese, che veniva aggredito e soffocato da un soldato», l’episodio le cui violente scene sono state registrate e che ha fatto il giro del mondo. Il Consolato generale italiano a Gerusalemme, spiega la Farnesina, è informato del caso e sta raccogliendo tutte le informazioni necessarie.


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http://www.corriere.it/esteri/15_agosto_30/israele-attivista-italiano-stato-arrestato-nabi-saleh-b6bb295a-4eed-11e5-ad01-b0aa98932a57.shtml

GRECIA-ISRAELE: ACCORDI MILITARI SENZA PRECEDENTI

Ali Abunimah

da A l’encontre

L’esercito greco e quello italiano si addestreranno presto in Israele.

È l’ultimo segnale dell’approfondirsi dell’alleanza militare costruita da Israele e dal governo greco, sotto la guida del partito di sinistra Syriza.

Il mese scorso alcuni piloti elicotteristi israeliani hanno effettuato esercitazioni di combattimento senza precedenti, della durata di 11 giorni, in Grecia, nei paraggi dell’Olimpo.[1]

Nel maggio[2] e poi nel luglio 2015, il governo diretto da Syriza ha addirittura firmato un accordo militare con Israele che non ha uguali se non quello, analogo, che esiste tra Israele e gli Stati Uniti, garantendo immunità legali per tutti i militari indistintamente nel corso dell’addestramento in un altro territorio.[3]

L’accordo militare è stato sottoscritto a nome del governo da Panagiotis Kammenos, il ministro della Difesa, membro dei Greci indipendenti (ANEL), junior partner del governo di coalizione. Non vi è dubbio, tuttavia, che Syriza dia il suo appoggio: in luglio [6 luglio], Nikos Kotzias, il ministro degli Esteri nominato da Syriza,[4] si è recato a Gerusalemme per discussioni al vertice con il Primo ministro israeliano Benyamin Netanyahou per «rafforzare i legami bilaterali tra i due paesi».

Subito quest’anno aerei da guerra israeliani hanno effettuato missioni di addestramento intensive in Grecia, un’esperienza che verrà certamente utilizzata per attaccare la Striscia di Gaza nelle future aggressioni militari israeliane.

 

Elicotteri israeliani in Grecia

 

Stando a un comunicato stampa delle forze aeree israeliane, «la collaborazione greco-israeliana si va estendendo negli ultimi anni e, alla luce dei successi al momento dei recenti dispiegamenti, scambievoli voli probabilmente continueranno nel 2016».

Il comandante della base aerea di Larissa, che era la base degli elicotteri israeliani durante le esercitazioni, cita la dichiarazione del colonnello Dormitis Stephazanki: «Comprendiamo la grande rilevanza di un’attività congiunta con lo Stato di Israele, che contribuisce alla sicurezza di entrambi i paesi. Nel corso degli ultimi giorni, abbiamo lavorato insieme in modo speciale. Il linguaggio comune, l’amicizia profonda e le cose che abbiamo imparato insieme hanno contribuito a migliorare la collaborazione tra le rispettive forze».

Dormitis ha detto di essere convinto che l’addestramento in Grecia aveva migliorato «l’atteggiamento [degli israeliani] nell’assumersi l’incarico dei voli ogni volta che è necessario».

«Abbiamo sorvolato zone montuose che in Israele non esistono e abbiamo sperimentato voli a lunga distanza partendo da basi aeree israeliane verso la Grecia», ha dichiarato il luogotenente colonnello Matan, comandante di una squadra di elicotteri Apache, fabbricati negli Stati Uniti (l’esercito israeliano fornisce solo i cognomi, forse per proteggere il personale da possibili accuse per crimini di guerra).

Gli Apache – battezzati con il nome delle popolazioni di amerindi che sono state bersaglio dell’espansione coloniale genocida in America settentrionalesono stati utilizzati ampiamente da Israele per effettuare esecuzioni estragiudiziali di palestinesi. È l’apparecchio usato nei massacri di civili a Gaza lo scorso anno.

Il colonnello Y, comandante di un’unità israeliana di ricognizione, ha descritto la partecipazione di Israele all’esercitazione come «storica», soggiungendo che «era la prima volta che gli aerei che raccolgono informazioni hanno lavorato con apparecchi stranieri su un terreno sconosciuto e complesso».

 

Appoggiare i crimini di guerra?

 

Secondo il Jerusalem Post, i piloti greci di elicotteri si addestreranno in Israele nel corso dei prossimi mesi. Il giornale riferisce che aerei da combattimento greci «parteciperanno all’esercitazione multinazionale Blue Flag che si svolgerà nei cieli sopra il Sud di Israele». In giugno, un reportage di Haaretz ha rivelato che le forze aeree italiane, greche e statunitensi parteciperanno a quell’esercitazione.

La collaborazione militare tra Israele, l’Italia e la Grecia prosegue nonostante il fatto che un’indagine indipendente pubblicata di recente, per ordine del Consiglio per i diritti umani dell’ONU, abbia scoperto massicce prove di crimini di guerra commessi da Israele al momento del suo attacco a Gaza durante l’estate scorsa, che ha ucciso oltre 2.200 palestinesi

Il mese scorso, Amnesty International ha pubblicato una sua indagine sull’aggressione israeliana contro la città di Rafah, a Sud della Striscia di Gaza. Anche qui, l’indagine ha concluso che centinaia di civili sono stati uccisi nel corso dei gravi crimini di guerra compiuti da Israele.

Amnesty ha scoperto che «alcune dichiarazioni pubbliche di comandanti dell’esercito israeliano e di soldati successive al conflitto forniscono ragioni imperiose per ricavare la conclusione che certi attacchi che hanno ucciso civili e distrutto case e proprietà sono stati effettuati e motivati per desiderio di vendetta – per dare una lezione o punire la popolazione di Rafah».

Inam Ouda Ayed bin Hammad, citato nel Rapporto di Amnesty, rievoca i cannoneggiamenti a tappeto e i bombardamenti che ci sono stati vicino alla sua casa nel quartiere al-Tannur di Rafah: «nel momento in cui sono uscito da casa, un Apache ha preso a spararci addosso».

Magari quegli stessi Apache e quegli stessi piloti hanno condiviso in Grecia occasioni cameratesche.

I Rapporti dell’ONU e di Amnesty hanno lanciato l’appello perché si facciano finalmente i conti con i crimini di guerra perpetrati a Gaza e nella Cisgiordania occupata. Viceversa, i governi di sinistra greco e italiano, come pure, ovviamente, l’amministrazione Barak Obama degli Stati Uniti, si limitano ad offrire la loro complicità e le loro ricompense unicamente ad Israele.

 

(Traduzione in francese di A l’Encontre; l’articolo è uscito il 5 agosto 2015 sul sito Electronic Intifada. L’autore del presente articolo, cofondatore del sito, ha pubblicato di recente The Battle for Justice in Palestine, Editions Haymarket, marzo 2014. Risiede negli Stati Uniti. Probabilmente per questo considera « di sinistra » anche il governo Renzi). Della vicenda avevamo già parlato sul sito : Kouvelakis: Dalla vicenda di Syriza alcuni insegnamenti per il nostro avvenire.

(Traduzione dal francese di Titti Pierini)

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[1]Un comunicato pubblicato il 3 agosto, sul sito «Israeli Air Force» http://www.iaf.org.il/4424-45323-en/IAF.aspx, indicava come, per due settimane, una squadriglia di elicotteri dell’aeronautica dell’IDF (Israeli Defense Forces) ed elicotteri e caccia dell’esercito greco avessero condotto esercitazioni congiunte, partendo dalla base di Larissa. «Era uno dei principali e complessi dispiegamenti di forze fuori da Israele». L’accento era posto soltanto sull’interesse di acquisire esperienza in voli ad alta quota (per gli elicotteri), nonché sulla raccolta di informazioni.

Il 28 luglio 2015, Israël Actualités, settimanale on line, poneva in rilievo una delle principali dimensioni dell’accordo militare (cfr. anche nota 3), concernente le varie poste in gioco disputate nel Mediterraneo orientale rispetto alle riserve di gas, che interessano sia Israele sia la Grecia. «Durante l’esercitazione, i dirigenti hanno discusso in particolare di “sicurezza marittima, energetica e di collaborazione nell’industria militare”, stando al Rapporto del ministero greco. L’accordo stipula che la marina israeliana potrà d’ora in poi intervenire per neutralizzare qualsiasi attacco islamista contro gli interessi greci e dello Stato ebraico, in acque cipriote e del Mediterraneo orientale. Unità scelte di Tsahal potrebbero anche, all’occorrenza, dispiegarsi sulle piattaforme di estrazione di gas di Cipro o installarsi in basi militari greche». Ali Abunimah lascia da parte questo aspetto decisivo dell’accordo (Redazione À l’Encontre).

[2]Il 21 maggio 2015 Israpresse sottolineava come sarebbero proseguiti tra Israele e la Grecia gli accordi «riguardanti prevalentemente la politica, la difesa, l’energia, il turismo, la cultura e l’accademia». «Dei festeggiamenti intervengono a rafforzare i legami tra i due paesi, divenuti incerti dopo l’arrivo al potere di Alexis Tsipras nel gennaio 2015». Il 26 gennaio 2015, l’influente quotidiano Yedioth Aharonoth citava l’ex ambasciatore di Israele in Grecia, Arye Makel, che riprendeva le dichiarazioni di Alexis Tsipras dell’agosto 2014 al momento dell’operazione militare “Protezione dei confini”, il quale «accusava lo Stato ebraico di assassinare bambini palestinesi». Dopo di allora i rapporti militari, tra gli altri, si sono consolidati, ma hanno segnato un nuovo corso. (Redazione À l’Encontre).

[3]Il 19 luglio 2015, così Israpresse presentava l’accordo: «Il capo dell’apparato della difesa israeliana e il ministro greco della Difesa nazionale hanno concluso un Accordo sullo statuto delle forze militari (Status of the force agreement, o SOFA), vale a dire una reciproca intesa giuridica che consente all’Esercito di Israele di stanziare truppe in Grecia e viceversa. Si tratta del primo SOFA che Israele conclude con un paese alleato, oltre agli Stati Uniti.

Il ministro israeliano ha espresso la propria gratitudine nei confronti del suo omologo per la sua visita in Israele, nonostante la difficile situazione del proprio paese, esprimendo la sua speranza di vedere la Grecia superare le grandi sfide che l’attendono. «Apprezziamo molto la collaborazione sicuritaria che si traduce nell’addestramento di nostri soldati e ufficiali in territorio greco. I nostri Stati condividono interessi comuni, dovendo affrontare le conseguenze dell’accordo sottoscritto la scorsa settimana tra le grandi potenze e l’Iran», ha dichiarato Ya’alon.

Da parte sua, il ministro greco ha affermato: «Il popolo greco è molto vicino a quello di Israele. Per quanto riguarda la nostra collaborazione militare, i rapporti sono eccellenti e continueremo a mantenerli e proseguiremo le esercitazioni comuni». Kammenos ha soggiunto: «Il terrorismo e la jihad non colpiscono solo il Medio oriente, ma anche i Balcani e l’Europa. È la guerra. Eravamo molto vicini anche a Israele per tutto ciò che concerne il progetto missilistico iraniano. Ci troviamo a portata di quei missili. Se un missile iraniano si dirige verso il Mediterraneo, questo può voler dire la fine di tutti i paesi dell’area» (Redazione A l’Encontre).

[4] Nikos Kotzias era il consigliere del Primo ministro greco Georgios Papandreou. Dopo la sua nomina agli Esteri, il 27 gennaio 2015, The Times of Israel (28 gennaio 2015) riferiva l’opinione di Emmanuel Karagiannis, greco d’origine, docente presso il King’s College di Londra, dove occupa la cattedra degli Studi militari: «Kotzias è un politico alquanto pragmatico, per cui non mi aspetto un peggioramento dei rapporti bilaterali. Kotzias considera la Turchia la principale potenza competitiva, in termini geopolitici nel Mediterraneo orientale. Credo quindi che il partenariato Grecia-Israele sopravvivrà a questo cambiamento politico [governo Tsipras]» (Redazione A l’encontre).

 

Tratto da: http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2328:grecia-israele-accordi-militari-senza-precedenti&catid=7:medio-oriente-e-mondo-arabo-islamico&Itemid=17