TURCHIA: 126 DETENZIONI PROVVISORIE, 13 PERSONE FERITE

126 detenzioni provvisorie, 13 persone ferite

Dal blog di Murat Cinar:

Pubblicato su 2 Giugno 2014, 06:43am

Il 31 Maggio 2014 è stato l’anniversario della rivolta del Parco Gezi. In diverse città della Turchia sono state organizzate delle manifestazioni di protesta. Particolarmente il punto di partenza della rivolta di un anno fa ossia Taksim era molto caldo. Dalle prime ore della giornata tutta l’area è stata blindata da parte della polizia. Con il passare del tempo anche le vie che danno sulla Piazza sono state bloccate quindi verso l’ora ufficiale del ritrovo ossia le 19:00 la polizia ha iniziato a provare ad allontanare le persone che volevano manifestare. In pochi minuti la polizia ha iniziato a caricare e sparare dei lacrimogeni.

Secondo quanto dichiarato dall’Associazione per i Diritti Umani e l’Associazione(IHD) dei Giuristi Progressisti(CHD), durante le manifestazioni organizzate per il primo anniversario della rivolta di Gezi 126 persone sono state fermate dalla polizia, 13 persone sono rimaste ferite. Il Questore d’Istanbul, Altinok, che si è recato a Taksim, per far visita ai poliziotti ivi impiegati, ha affermato: “Gli abitanti di Istanbul si sono comportati bene e pacificamente. Non c’è stata molta partecipazione a queste protesta. Abbiamo passato una bella giornata senza che ai nostri amici poliziotti siano stati creati grossi problemi. La pace e la sicurezza si addicono ad Istanbul”.

Sette avvocati appartenenti alla ÇHD di cui tre dirigenti sono stati fermati dalla polizia ad Ankara, İzmir, Adana e İstanbul.

126 fermi, 13 feriti, “İstanbul è pacificata”

Secondo quanto dichiarato dall’Associazione per i Diritti Umani e l’Associazione dei Giuristi Contemporanei, durante le attività organizzate per il primo anniversario della rivolta di Gezi 126 persone sono state fermate dalla polizia, 13 persone sono rimaste ferite. Il Questore d’Istanbul Altinok che si è recato a Taksim, per far visita ai poliziotti ivi impiegati, ha affermato: “Gli abitanti di Istanbul si sono comportati bene e pacificamente. Non c’è stata molta partecipazione a queste attività. Abbiamo passato una bella giornata senza che ai nostri amici poliziotti siano stati creati grossi problemi. La pace e la sicurezza si addicono ad Istanbul”.

Sette avvocati appartenenti alla ÇHD (Associazione dei Giuristi Contemporanei) di cui tre dirigenti sono stati fermati dalla polizia ad Ankara, İzmir, Adana e İstanbul.

 

 

Fonte:

http://turchia.over-blog.com/2014/06/126-detenzioni-provvisorie-13-persone-ferite.html

 

 

TURCHIA: IN MIGLIAIA SFIDANO I DIVIETI NEL GIORNO DELL’ANNIVERSARIO DI GEZI PARK

1 / 6 / 2014

 

Durissima la violenza di Erdogan contro i manifestanti nell’anniversario di Gezy Park.

La Piattaforma Taskim Solidarity  aveva invitato tutti in piazza alle 19 nella Piazza simbolo di Taksim e in molte altre città del Paese.

Erdogan aveva vietato ogni concentramento: “alle nostre forze di polizia sono state date istruzioni chiare. Faranno tutto ciò che è necessario” ed infatti per cercare di fermare i manifestanti sono stati schierati nella sola Istanbul più di 25mila agenti appoggiati da 50 blindati.

Ma nonostante questo imponente schieramento migliaia di persone sono scese in piazza a Istanbul, Ankara, Antalya, Adana e in altre città sono scese in piazza, sfidando lacrimogeni, idranti e cariche per affermare il diritto a manifestare e riportare nelle strade i temi delle lotte di quest’anno: la libertà, i diritti e la difesa dei beni comuni contro il saccheggio e la devastazione.

Presi di mira durante le violenze della polizia anche diversi giornalisti che documentavano quel che succedeva mentre in rete decine di foto e video attestavano le brutalità della polizia.

Lacimogeni anche verso le finestre dei palazzi da cui la gente solidarizzava con i manifestanti.

Gli scontri sono durati fino a tarda notte, gli avvocati turchi parlano di più di un centinaio di fermati a Istanbul.

 

CRONACA DA MILANO IN MOVIMENTO

Istanbul blindata ad un anno dalla rivolta (aggiornamenti)

Ad un anno dalla rivolta di Gezi Park e di Piazza Taksim Istanbul risulta completamente blindata.

In questo anno il governo Erdogan ha aumentato la morsa repressiva sul paese (come ben dimostrato dalla feroce repressione delle proteste dopo la strage nella miniera di Soma). La società turca sembra però in continuo movimento.

Questi gli aggiornamenti dalla città: divieto di riunirsi, nessuna manifestazione autorizzata, piazza blindata, i quartieri popolari e via di fuga occupati militarmente, poliziotti ad ogni angolo e ogni dove, vie laterali bloccate, elicotteri in aria, cielo grigio a rischio pioggia.

15,15 –  Istiklal Caddesi, la lunga via pedonale che dalla parte medievale della città porta a Piazza Taksim è completamente bloccata. Polizia in tutte le vie laterali.

16,23 – Mentre Erdogan, con i soliti toni arroganti ed autoritari minaccia la piazza pontificando che: “Non vi sarà consentito fare come l’anno scorso”. Si parla di un blitz ad un’agenzia di stampa (oltre al fermo e successivo rilascio di una troupe della CNN). Si parla di qualcosa come 25.000 agenti mobilitati.

16,45 – Arresti immotivati avvengono su Istiklal Caddesi. L’apparato poliziesco è schierato ovunque.

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16,53 – Giunge notizia di una prima carica su Istitklal in direzione Taksim, ma visto lo spiegamento di forze e la frammentarietà della situazione è difficile verificare.

17,01 – Su Istiklal diversi concentramenti spontanei. Tra i vari canti di lotta, come l’anno scorso, risuona “Bella Ciao”.

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18,15 – Utilizzo di gas sempre nella zona di Istiklal. Poliziotti in borghese eseguono fermi.

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18,51 – Incidenti in corso a Cihangir, una zona molto vicina a Piazza Taksim.

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 18,55 – La polizia carica i manifestanti in fondo a Istiklal spingendoli verso Galata Tower (https://vine.co/v/MpueLgHXWhh). Lo scopo principale sembra quello di impedire a qualsiasi costo ai manifestanti di raggiungere Taksim ed ai concentramenti di strutturarsi.

19,03 – Incidenti in corso anche ad Ankara con massiccio uso di idranti.

19,05 – Incidenti in corso anche nella città di Adana, nel Sud del paese. Ad Istanbul, plotoni di polizia vengono fermati dalla popolazione solidale.

19,57 – Barricate a Galata (Istanbul).

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20,03 – Manifestazioni anche a Denizli, Kadikoy, Antakya e molte altre città.

20,08 – Fermi violenti ad Istanbul.

20,15 – Su Istiklal i fermi sono assolutamente casuali.

20,23 – Continua l’uso massiccio di lacrimogeni per contrastare qualsiasi tipo di assembramento ad Istanbul: https://vine.co/v/Mpu30QqE5aj

1,49 – Incidenti in moltissime città turche. Ad Istanbul si parla di molti arresti con cifre che vanno da 70 a più di 100. Repressione molto dure con cariche indiscriminate verso qualsiasi tipo di assembramento. Il governo Erdogan non ha nulla da invidiare in termini repressivi con le giunte militari di 30 anni fa (sempre e comunque fedeli cani da guardia della NATO). Impressionanti l’assordante silenzio dell’Europa e degli Stati Uniti…

Tratto da:

 

 

Fonte:

http://www.globalproject.info/it/mondi/turchia-in-migliaia-sfidano-i-divieti-nel-giorno-dellanniversario-di-gezy-park/17282

 

 

 

 

TURCHIA: DALLE ELEZIONI AL PRIMO MAGGIO – AUDIOREPORTAGE

 

 

 

Dalle voci di sindacati, esponenti di movimento e della società civile, un reportage che descrive il clima conseguente ai risultati di elezioni amministrative che non hanno visto intaccata la leadership del controverso primi Ministro Turco Recep Tayp Erdoğan; contemporaneamente guardando al 1 maggio, giorno in cui tutto il variegato fronte che si oppone al governo vorrà raggiungera Piazza Taksim nonostante i divieti.

Qui l’audio:

https://soundcloud.com/dinamopress/audioreportage-di-serena-tarabini-turchia-dalle-elezioni-al-primo-maggio

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/turchia-dalle-elezioni-al-primo-maggio-audioreportage

TURCHIA: ELEZIONI AMMINISTRATIVE,ERDOGAN VINCE ANCORA. ACCUSE DI BROGLI

Notizia scritta il 31/03/14 alle 12:29. Ultimo aggiornamento: 31/03/14 alle: 16:13

trchiaElezioni amministrative in Turchia.  Qui il voto ha assunto i tratti di un vero e proprio test di gradimento nei confronti del premier Erdogan, che alla fine ha vinto un po’ in tutto il paese aggiudicandosi anche le due principali città: Istanbul e Ankara. Mesi di scandali legati alla corruzione nel paese,  intercettazioni perlomeno imbarazzanti, la brutale repressione nei confronti dei movimenti antigovernativi di Gezi Park e da ultimo la chisura di twitter e youtube non hanno  influito sull’esito del voto.

L’Akp ottiene, a livello nazionale,  il 45,6% anche se registra un calo rispetto al 49,6% conquistato alle politiche del 2011. Il principale partito di opposizione, il Chp, si  ferma invece al 29%. I nazionalisti ottengono  il 15,3% dei voti e il partito curdo del Bdp si attesta quasi al 6%. Tra le grandi città Erdogan tiene il controllo  sia di Istanbul che della capitale, Ankara. Smirne invece, la terza città del paese,  tradizionalmente socialdemocratica,  è rimasta  nelle mani dell’opposizione, come la maggior parte della costa dell’Egeo fino ad Antalya e con la Turchia europea.

Il commento a questa tornata elettorale della giornalista Orsola Casagrande. [Download

L’analisi del giornalista turco che vive in Italia Murad Cynar. [Download

Ottimi risultati per il BDP,  il partito kurdo che ha imposto i suoi candidati sindaco nelle principali città kurde. Quale il clima e la situazione a Van? Lo abbiamo chiesto a Pino Giampietro della conf. Cobas in questi giorni in Turchia al seguito di una commissione di osservatori internazionali

Dopo la vittoria Erdogan fa la voce grossa.  Il premier ha minacciato: “chi ha tradito la nazione pagherà. C’e’ chi cercherà di scappare domani, ma pagheranno per quello che hanno fatto”.

Non mancano le accuse di brogli avanzate dall’opposizione che ha portato prove di un voto manipolato, segnalando diversi blackout alquanto sospetti in diverse zone del paese durante le operazioni di scrutinio.

La giornata alle urne è stata macchiata anche dal sangue con scontri tra sostenitori dei diversi candidati nelle province vicino al confine con la Siria: il bilancio è di otto morti e almeno venti feriti.

Fonte:

http://www.radiondadurto.org/2014/03/31/turchia-erdogan-vince-ancora/

TURCHIA: IL MOVIMENTO DI GEZI PARK TORNA IN PIAZZA

12 mar 2014

by Redazione di Nena News

Nuova ondata di proteste in tutto il Paese dopo la morte del giovanissimo Berkin Elvan, ucciso da un candelotto lacrimogeno. La polizia attacca le manifestazioni.

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AGGIORNAMENTO ore 15.30 – SCONTRI IN TURCHIA DOPO LA MORTE DI BERKIN ELVAN

Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza oggi per commemorare la morte di Berkin Elvan. La polizia ha cercato di disperdere la folla a Ankara e Istanbul con gas lacrimogeni e cannoni d’acqua. “Gli assassini di Berkin sono i poliziotti dell’AKP (il partito di Erdogan, ndr)”, hanno gridato i manifestanti.

di Serena Tarabini

Istanbul, 12 marzo 2014, Nena News – Okmeydanı è un quartiere a maggioranza alevita, corrente dell’Islam con riti e credenze  marcatamente eterodossi. In questo quartiere vive la famiglia, di confessione alevita, di Berkin Elvan e li si trova l’ospedale dove era ricoverato.

Berkin Elvan vi era entrato 269 giorni prima, colpito da un candelotto lacrimogeno alla testa, sparato ad altezza uomo, mentre stava andando a comprare il pane. Con i suoi 15 anni, 14 al momento del ferimento, rappresenta la più giovane e la più inaccettabile di quelle che sono diventate le sette vittime della repressione della polizia durante le proteste di Gezi Park. Polizia che non ha risparmiato di cariche e lacrimogeni nemmeno le decine di persone che da giorni presidiavano l’ospedale e la cui rabbia e dolore sono esplosi ieri mattina alla notizia della morte del ragazzo.

Nel corso della giornata nel quartiere le serrande dei negozi si sono abbassate e le strade si sono riempite di gente, che circondava la Cem evi, la casa assembleare dove gli aleviti, uomini  e donne insieme, svolgono le loro cerimonie. Quando arriviamo, nel tardo pomeriggio, vediamo le barricate erette per impedire l’accesso alla polizia; e la spontaneità ed efficienza  dei preparativi per l’accoglienza con cibo, bevande, illuminazione, sedie per le centinaia, forse migliaia, di persone che si sarebbero recate lì per rendere omaggio alla famiglia e al corpo del ragazzo. Le foto di Berkan sono ovunque, attaccate ai muri o nelle mani delle persone, si lanciano cori, si chiacchiera, si beve un tè, si prega. Ogni tanto partono piccoli cortei per il quartiere.

Nel frattempo la notizia della morte di Berkin scuoteva il Pese e faceva riesplodere le piazze. Non si possono contare le diverse forme  di protesta che si sono susseguite nel corso di tutta la giornata in decine e decine di città di tutto il territorio turco. Solo ad Istanbul, in serata i concentramenti erano molti: nella centrale Taksim ma anche in tanti altri quartieri, per iniziativa dei Forum, gli ambiti di discussione seguiti a Gezi Park, di associazioni, di partiti o anche solo di semplici cittadini.

A Taksim il dispiegamento di forze di polizia è impressionante, mentre la rabbia, il dolore e il numero di persone sono alti. Sembrano riecheggiare nell’aria le parole pronunciate dal primo ministro Erdoğan durante i giorni di Gezi: “Ho dato io gli ordini alla polizia”. E contro il premier e il suo governo ancora una volta esplode la rabbia. A Taksim assistiamo al consueto rituale: l’ingresso alla piazza è impedito e i manifestanti che si radunano a migliaia sulla centrale via Istiklal, vengono attaccati a più riprese con i toma, i blindati della polizia che sparano acqua pressurizzata a cui sono stati aggiunti additivi chimici irritanti.

Seguono i lacrimogeni, che tornano a intossicare le strade del centro  per ore, le cariche con i manganelli e i fucili a salve, gli inseguimenti, i feriti, gli arresti a decine. L’azione della polizia è pesante, ma i manifestanti sono tantissimi e non demordono. Lo stesso scenario si sta svolgendo in altri quartieri, a Osmanbey, non troppo lontano, e a Kadikoy, nella parte asiatica, dove i manifestanti, nonostante l’ingente utilizzo di gas lacrimogeni, rifiutano di disperdersi e a tratti costringono la polizia ad arretrare. Il tutto va avanti fino a notte fonda. L’allerta è massima anche oggi, per lo svolgimento dei funerali e altre manifestazioni già convocate in tutto il Paese.

Si tratta della più grande manifestazione dopo Gezi Park. Ed in un altro duro colpo per l’immagine di Recep Tayp Erdoğan, a due settimane da un banco di prova delicato per il suo governo come quello delle elezioni amministrative. Il premier intanto tace: questa volta non può gridare al complotto. Nena News

Fonte:

http://nena-news.it/turchia-il-movimento-di-gezi-park-torna-piazza/

*

Nuova ondata di proteste in tutto il Paese dopo la morte del giovanissimo Berkin Elvan, ucciso da un candelotto lacrimogeno. La polizia attacca le manifestazioni.

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Nuova ondata di proteste in tutto il Paese dopo la morte del giovanissimo Berkin Elvan, ucciso da un candelotto lacrimogeno. La polizia attacca le manifestazioni.

 

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AGGIORNAMENTO ore 15.30 – SCONTRI IN TURCHIA DOPO LA MORTE DI BERKIN ELVAN

Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza oggi per commemorare la morte di Berkin Elvan. La polizia ha cercato di disperdere la folla a Ankara e Istanbul con gas lacrimogeni e cannoni d’acqua. “Gli assassini di Berkin sono i poliziotti dell’AKP (il partito di Erdogan, ndr)”, hanno gridato i manifestanti.

di Serena Tarabini

Istanbul, 12 marzo 2014, Nena News – Okmeydanı è un quartiere a maggioranza alevita, corrente dell’Islam con riti e credenze  marcatamente eterodossi. In questo quartiere vive la famiglia, di confessione alevita, di Berkin Elvan e li si trova l’ospedale dove era ricoverato.

Berkin Elvan vi era entrato 269 giorni prima, colpito da un candelotto lacrimogeno alla testa, sparato ad altezza uomo, mentre stava andando a comprare il pane. Con i suoi 15 anni, 14 al momento del ferimento, rappresenta la più giovane e la più inaccettabile di quelle che sono diventate le sette vittime della repressione della polizia durante le proteste di Gezi Park. Polizia che non ha risparmiato di cariche e lacrimogeni nemmeno le decine di persone che da giorni presidiavano l’ospedale e la cui rabbia e dolore sono esplosi ieri mattina alla notizia della morte del ragazzo.

Nel corso della giornata nel quartiere le serrande dei negozi si sono abbassate e le strade si sono riempite di gente, che circondava la Cem evi, la casa assembleare dove gli aleviti, uomini  e donne insieme, svolgono le loro cerimonie. Quando arriviamo, nel tardo pomeriggio, vediamo le barricate erette per impedire l’accesso alla polizia; e la spontaneità ed efficienza  dei preparativi per l’accoglienza con cibo, bevande, illuminazione, sedie per le centinaia, forse migliaia, di persone che si sarebbero recate lì per rendere omaggio alla famiglia e al corpo del ragazzo. Le foto di Berkan sono ovunque, attaccate ai muri o nelle mani delle persone, si lanciano cori, si chiacchiera, si beve un tè, si prega. Ogni tanto partono piccoli cortei per il quartiere.

Nel frattempo la notizia della morte di Berkin scuoteva il Pese e faceva riesplodere le piazze. Non si possono contare le diverse forme  di protesta che si sono susseguite nel corso di tutta la giornata in decine e decine di città di tutto il territorio turco. Solo ad Istanbul, in serata i concentramenti erano molti: nella centrale Taksim ma anche in tanti altri quartieri, per iniziativa dei Forum, gli ambiti di discussione seguiti a Gezi Park, di associazioni, di partiti o anche solo di semplici cittadini.

A Taksim il dispiegamento di forze di polizia è impressionante, mentre la rabbia, il dolore e il numero di persone sono alti. Sembrano riecheggiare nell’aria le parole pronunciate dal primo ministro Erdoğan durante i giorni di Gezi: “Ho dato io gli ordini alla polizia”. E contro il premier e il suo governo ancora una volta esplode la rabbia. A Taksim assistiamo al consueto rituale: l’ingresso alla piazza è impedito e i manifestanti che si radunano a migliaia sulla centrale via Istiklal, vengono attaccati a più riprese con i toma, i blindati della polizia che sparano acqua pressurizzata a cui sono stati aggiunti additivi chimici irritanti.

Seguono i lacrimogeni, che tornano a intossicare le strade del centro  per ore, le cariche con i manganelli e i fucili a salve, gli inseguimenti, i feriti, gli arresti a decine. L’azione della polizia è pesante, ma i manifestanti sono tantissimi e non demordono. Lo stesso scenario si sta svolgendo in altri quartieri, a Osmanbey, non troppo lontano, e a Kadikoy, nella parte asiatica, dove i manifestanti, nonostante l’ingente utilizzo di gas lacrimogeni, rifiutano di disperdersi e a tratti costringono la polizia ad arretrare. Il tutto va avanti fino a notte fonda. L’allerta è massima anche oggi, per lo svolgimento dei funerali e altre manifestazioni già convocate in tutto il Paese.

Si tratta della più grande manifestazione dopo Gezi Park. Ed in un altro duro colpo per l’immagine di Recep Tayp Erdoğan, a due settimane da un banco di prova delicato per il suo governo come quello delle elezioni amministrative. Il premier intanto tace: questa volta non può gridare al complotto. Nena News

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Dal blog http://turchia.over-blog.com/  a cura di Murat Cinar:

Pubblicato su 12 Marzo 2014, 11:51am

 

Ieri (11 Marzo 2014) Berkin Elvan ha perso la sua vita dopo 296 giorni di coma all’ospedale perché è stato colpito alla sua testa con un lacrimogeno il 16 Giugno 2013 mentre andava a comprare del pane in zona Okmeydani (Istanbul) dove si svolgevano le manifestazioni di protesta solidali con la rivolta del Parco Gezi.

Ieri sera in diverse parti della Turchia sono state organizzate delle manifestazioni di protesta ed in primis il governo insieme al Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan sono stati presi di mira. Le persone in piazza non hanno risparmiato gli slogan come “Governo dimissioni” e “Erdogan assassino”.

Erdogan durante e dopo la rivolta ha sempre mantenuto una linea piuttosto coerente e contro le manifestazioni. Spesso volentieri ha legittimato la reazione della polizia. Durante la rivolta e dopo con Berkin in totale 8 persone hanno perso la loro vita. Per questo Erdogan ha ricevuto delle critiche negative da una parte del Paese a proposito le sue dichiarazioni.

La rete dei giornalisti indipendenti BiaNet oggi ha ripubblicato una dichiarazione pubblica di Erdogan (durante un comizio nella città di Erzurum il 23 Giugno 2013) in cui dice apertamente queste parole:

In Piazza Taksim c’è il Centro Culturale Ataturk. Hanno appeso degli striscioni e dei manifesti su questo Centro delle organizzazioni illegali e legali e quelli che insultano il Primo Ministro. Non basta. Monumento della Repubblica, Monumento di Ataturk, la stessa cosa. Hanno appeso le foto dei traditori della patria con quelle di Ataturk e la bandiera turca. Dove sono i nazionalisti? Dove sono quelli del CHP? Perché non hanno rimosso queste cose? Ci sono rimaste per 3, 4, 5 giorni. Sono rientrato dall’estero, ho notato che erano ancora lì. Ormai la cosa aveva superato il limite di sopportazione. Ho parlato con il mio Ministro degli Interni. Ho detto di pulire in 24 ore il Centro Culturale di Ataturk. 24 ore. Ho detto di pulire la Piazza ed il Monumento. Dopo di che ho detto di pulire anche il Parco Gezi.

Chiedono: <Chi ha dato l’ordine alla polizia?> L’ho dato io!

Avremmo dovuto guardare le forze dell’occupazione? Avremmo dovuto guardare tutto questo perché il resto del mondo deve divertirsi guardando quello che succedeva? Abbiamo pulito tutto. Il Monumento è stato pulito. Piazza Taksim è stata pulita. Il Parco Gezi è stato pulito“.

 

Fonte:

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Su Berkin Elvan leggere anche i seguenti articoli:
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Sulla rivolta di Piazza Taksim  per Gezi Park leggere il blog di Andrea Mazzone: