Accorinti: «Pronto a tutto per fermarlo. Altro che ponte, qui servono le strade»

Intervista a Renato Accorinti. «Renzi ha cambiato idea? Io sto con Delrio», dice il sindaco di Messina, «è un’opera devastante e antieconomica tanto che quando è stato presentato il project financing nessuno si è fatto avanti. Sarebbero dovuti venire cinesi, americani, giapponesi, arabi ma poi nessuno ha fatto un passo»

«Il Ponte non si farà, dico no senza se e senza ma. Sono pronto a tutto per impedirlo». Renato Accorinti è arrabbiato. Inferocito. Le parole di Renzi per lui sono un pugno allo stomaco. Da anni il sindaco di Messina conduce la sua battaglia contro il Ponte ed è pronto a ritornare in piazza con il popolo e la fascia tricolore.

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Se l’aspettava questo cambio di marcia del governo Renzi sul Ponte?

Guardi, quando voleva farlo Berlusconi all’inizio eravamo in dieci a manifestare. Lo facevamo carte alla mano, sulla base di studi scientifici ed economici. Col tempo il movimento No Ponte si è allargato, perché la gente ha capito che sarebbe un’opera devastante sotto il profilo ambientale ed economico e non porterebbe alcun vantaggio, la Sicilia ha bisogno di ben altro. Basta farsi un giro per capirlo. Da dieci diventammo 25 mila. E quella manifestazione contro il Ponte è stata la più grande mobilitazione mai vista nell’isola.

Quella di Renzi dunque è propaganda elettorale?

Prima il ministro Alfano, ora Renzi. Strano, quattro mesi fa ero in Calabria per l’elettrodotto e il premier disse che al Sud prima del Ponte servono ben altre infrastrutture.

Cosa è cambiato?

O Renzi è mal informato e mal consigliato, oppure parla in questi termini per fare campagna elettorale. Ma se è così si sbaglia, noi il Ponte non lo vogliamo. Come la Raggi ha detto no alle Olimpiadi io dico no al Ponte.

Una questione ideologica?

No, il cemento se serve a costruire una scuola ben venga. Magari. Qui parliamo di un’opera che illustri geologi, a cominciare da Mario Tozzi, ambientalisti, economisti considerano inutile e dannosa. Il Ponte, a unica campata, insisterebbe in un’area ad alto rischio sismico. Ci sono studi scientifici. Serve ben altro…

Cosa?

In molte zone della Sicilia le ferrovie sono a binario unico. Lo sa Renzi? Altro che alta velocità, qui non ci servono treni che vanno a 400 all’ora ma una rete almeno decente. Lo sa Renzi che il treno che collega Messina a Palermo procede a 60 all’ora e impiega 4 ore quando va bene per coprire 200 km? Ci servono strade, autostrade. Ci sono quattro province che non sono collegate con l’aeroporto di Catania. È normale che da un anno l’autostrada Messina-Catania sia interrotta per 5 km, in direzione Taormina, per una frana e nessuno si prende la briga di togliere un secchio di terra? È normale che i turisti che alloggiano a Taormina non sanno come andare a Erice, per ammirare questa cittadina meravigliosa? È normale che per andare a Piazza Armerina da Messina o Catania si debba attraversare il deserto? Lo sa qual è la verità?

Me lo dica

Se devi andare da Messina a Trapani, fai prima ad andare a Bombay e tornare. Quando una parte del corpo va in cancrena sono guai, ecco i governi, e non dico sia colpa di Renzi ma di tutti quelli passati, hanno mandato in cancrena il Sud.

Si sente solo in questa battaglia dal punto di vista istituzionale?

All’Anci nazionale ho chiesto una sessione straordinaria da dedicare al Sud perché l’Italia va da Bolzano a Pantelleria. In quella sede bisognerà fare l’elenco di tutto ciò che serve.

Lo riproporrà all’assemblea dell’Anci a Bari?

Dal palco a Bari mi mangerò il mondo, e dirò che sto con il ministro Delrio.

Delrio è contro il Ponte?

Delrio ha sempre parlato di cura del ferro, mi trovo perfettamente d’accordo con lui. In Sicilia serve investire sull’intermodalità. A Roma l’aeroporto l’ha costruito il comune? Il sistema ferroviario, la rete autostradale l’hanno fatta i comuni? Basta allora. Il governo si assuma le proprie responsabilità, finanzi le opere che servono. Qui la gente vuole lavorare e se si aprono i cantieri si creano migliaia di posti di lavoro per anni. Ricordo a tutti che Torino l’hanno fatta i meridionali.

Ma se il governo trovasse i soldi per il Ponte?

È un’opera devastante e antieconomica tanto che quando è stato presentato il project financing nessuno si è fatto avanti. Sarebbero dovuti venire cinesi, americani, giapponesi, arabi ma poi nessuno ha fatto un passo avanti: hanno capito che avrebbero guadagnato con i pedaggi solo tra 200 anni. Si presentò solo l’italo-canadese Zappia pronto a mettere sul piatto 5 miliardi, ma era solo una manovra per riciclare denaro proveniente dal traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Non lo dice Accorinti, lo dicono gli esperti dell’antimafia.

Insomma sindaco, si prepara alle barricate?

Sono e sarò in prima fila contro il Ponte. Stiamo lavorando per promuovere lo Stretto di Messina come patrimonio dell’umanità. È un bene da preservare, non da perforare con cemento e danneggiare con tonnellate di metallo.

 

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/pronto-a-tutto-per-fermarlo-altro-che-ponte-qui-servono-le-strade/

Ponte sullo Stretto torna nell’agenda del governo. Una storia di annunci, penali e appetiti mafiosi

Fabio Bonasera

Cronaca – Doveva essere il ponte sospeso dei record per un costo di 4 miliardi di euro. Finora lo Stato ha pagato 300 milioni per la mancata costruzione. Sempre sostenuto da Berlusconi, a fasi alterne da Prodi. Affossato dal governo Monti e dall’Ue. Nel 2005 la Dia aveva illustrato in Parlamento il rischio di infiltrazioni di Cosa nostra.

L’intenzione sarebbe di riesumare il sogno che non fu solo di Silvio Berlusconi. Il ddl annunciato da Angelino Alfano pare sia in fase di stesura e potrebbe essere pronto a giorni. Sarebbe stato il ponte dei record, quello sullo Stretto di Messina, secondo il progetto dell’associazione temporanea di imprese Eurolink. Il collegamento stabile tra Cannitello, in provincia di Reggio Calabria, e Ganzirri, villaggio del capoluogo peloritano, prevedeva un ponte sospeso, lungo tre chilometri e 666 metri, con due corsie stradali e due binari ferroviari. Alti 382,60 metri sul livello del mare, i due piloni chiamati a reggerlo. Costo dell’appalto, circa quattro miliardi di euro. Tempi stimati per la realizzazione, cinque anni e dieci mesi.

Un’opera imponente, tramontata il 15 aprile 2013, quando la Stretto di Messina Spa, concessionaria costituita nel 1981 per la sua progettazione, la realizzazione e l’esercizio, viene liquidata con decreto del presidente del consiglio dei ministri, all’epoca Mario Monti. Che, già l’anno prima, aveva fatto stanziare 300 milioni per le penali da pagare per la mancata costruzione.

Di Ponte sullo Stretto si parla da decenni. Significativa, nel 1981, la costituzione della Stretto di Messina, partecipata da Italstat e Iri, con il 51 per cento, e da Ferrovie dello Stato, Anas, Regioni Sicilia e Calabria. Dal primo ottobre 2007, Anas assume il controllo con l’81,848 per cento. Ormai surreali, nel 1985, le dichiarazioni di Bettino Craxi, per il quale il Ponte si sarebbe realizzato a breve. L’anno dopo, l’allora presidente dell’Iri, Romano Prodi afferma che il ponte è una priorità e che i lavori verranno ultimati nel 1996. Lo stesso Prodi, quando torna a Palazzo Chigi nel 2006, deciso ad affossare il progetto per evitare infiltrazioni mafiose, i cui rischi erano stati esposti al Parlamento appena un anno prima dalla Direzione investigativa antimafia, trasferisce buona parte delle risorse alla Salerno-Reggio Calabria.

Eppure, l’infrastruttura, nel 2001, è presente nei programmi elettorali dei due candidati premier di centrodestra e centrosinistra, Berlusconi e Francesco Rutelli. Vince il fondatore di Forza Italia e, nell’ottobre 2005, l’Ati Eurolink Scpa, guidata da Impregilo Spa, si aggiudica la gara come contraente generale per la sua costruzione, con un’offerta di tre miliardi 880 milioni di euro. Nascono in quel periodo le spinte nopontiste che, nel gennaio 2006, a Messina, danno vita a un corteo di protesta di 15-20mila persone. Alla guida, l’attuale sindaco della città dello Stretto, Renato Accorinti, accolto con i manifestanti, nella piazza del municipio, dal primo cittadino di allora, Francantonio Genovese, azionista della Caronte & Tourist e successivamente deputato del Pd, attualmente agli arresti e sotto processo nell’ambito dell’inchiesta Corsi d’oro sulla formazione professionale.

Il 27 marzo 2006, Impregilo firma il contratto per la progettazione finale e la realizzazione dell’opera. Dopo le resistenze di Prodi, Berlusconi riprende le fila del discorso, una volta tornato alla guida del governo, nel 2008. Il 2 ottobre 2009, la Stretto di Messina impartisce al contraente generale l’ordine di inizio della progettazione definitiva ed esecutiva. Secondo gli impegni del presidente del consiglio, i lavori dovranno iniziare nel 2010 per finire nel 2016. I primi cantieri, riguardanti opere propedeutiche, prendono il via a dicembre, a Cannitello, con la variante ferroviaria poi ultimata nel 2012.

Il secondo fendente al Ponte lo infligge, nell’ottobre 2011, l’Unione Europea,escludendolo dai finanziamenti comunitari, seppur confermando il corridoio 1 Berlino-Palermo. Infine, il colpo di grazia di Monti. Dei soldi stanziati, pare siano stati spesi in tutto 300 milioni per saggi, carotaggi, simulazioni e quant’altro. Ora non resta che attendere il disegno di legge annunciato dal ministro dell’Interno per capire da dove si vorrà ripartire.

 

 

Fonte:

http://meridionews.it/articolo/36558/ponte-sullo-stretto-torna-nellagenda-del-governo-una-storia-di-annunci-penali-e-appetiti-mafiosi/