Rio de Janeiro odora di morte

Rio de Janeiro odora di morte

La campana ha suonato ancora una volta al Cimitero di Caju. Aliston, 17 anni, un’altra giovane vittima della polizia a Rio de Janeiro

di Victor Ribeiro, pubblicato su Midia Coletiva il 21.06.16

traduzione di Laura Recanatini per il Resto del Carlinho Utopia

Foto del cimitero di Victor Ribeiro. Il giovane nelle foto è Aliston

L’anno scorso, lavorando per il Jornal A Nova Democracia, ho seguito 6 funerali di giovani uccisi dagli spari della polizia militare. Cercavamo le famiglie delle vittime uccise per mano della polizia, per verificare i fatti e soprattutto per contestare le versioni “ufficiali”, quelle pubblicate da una stampa razzista, che descrive sempre la vittima come sospetta. E contemplare la versione delle famiglie e dei residenti come la versione ufficiale.

Il 20 giugno scorso siamo andati a solidarizzare con la famiglia di Aliston Ancelmo Ferreira, di 17 anni, ucciso la mattina del 18, mentre partecipava ad una festa nella favela di Manguinhos.

Aliston è stato colpito alla schiena da un colpo di fucile mentre cercava di proteggersi con altri partecipanti alla festa, dall’attacco del “caveirão” (temibile veicolo blindato della polizia di Rio e “chauffeur” di morte).

Qunado sono arrivato ho abbracciato Ana Paula Oliveira (madre di un altro giovane ucciso a Manguinhos), e lei mi ha detto: “Ancora una volta, amico mio, ci si vede al cimitero, un altro giovane ucciso.”

È stato uno dei funerali più difficili per me,  in questi giorni di indagini sulle morti nella città di Rio de Janeiro. In effetti il ​​caso di Aliston sembrava come tutti i precedenti: giovane innocente, nero, di una favela “pacificata”, ucciso da un colpo di fucile, il cui futuro è stato interrotto dalla farsa della sicurezza per le Olimpiadi in città.

Ma questa volta vedere la famiglia semplice di Aliston versare lacrime su una bara senza corone di fiori, tanti giovani abbracciati guardare quel corpo immobile del loro amico, la madre con quel bisogno di essere sostenuta per la troppa sofferenza … non ho resistito. Mi sono ritirato e ho pianto.

Foto di Victor Ribeiro

Marlon, di 16 anni, amico di Aliston, che si trovava nella stessa festa mi ha detto: “Sono arrivati ​​all’alba e hanno iniziato a sparare. Tutti quanti abbiamo cominciato a correre. Tante persone si sono ferite durante la fuga. Avrebbe potuto morire un sacco di gente”. Qualcuno gli chiede: “E tu continuerai ad andare alle feste?”  Marlon risponde: “No zia, non ci andrò mai più”

Triste é la realtà dei giovani della favela, il cui spazio di divertimento e tempo libero è un campo di guerra. Il cui piacere va messo sulla bilancia insieme alla necessità di sopravvivere.

Le parole del pastore confortavano  parenti e amici, quando qualcuno mi avvisa della sospetta presenza di un P2 (ndt. così vengono chiamati in gergo gli agenti di polizia in borghese infiltrati) nella camera mortuaria. In effetti c’era una persona in piedi nelle vicinanze, che sembrava scattare ogni tanto delle foto dei presenti.

La campana ha suonato una volta ancora al Cimiterio di Caju, e noi là in processione fino al grande settore delle tombe a terra, quelle dei più poveri o dei senza nome, dove sarebbe stato sepolto Aliston. La procedura è stata rapida e il becchino ha detto: “Tomba 73.491. Annotate questo numero per sapere dove è sepolto.”

La nonna di Aliston ha dovuto essere sostenuta dai parenti perché non riusciva neanche a rimanere in piedi, mentre i giovani amici guardavano la fossa, senza mai distogliere lo sguardo, in un profondo segno di addio che é rimasto impresso nella mia memoria.

A poco a poco i parenti hanno lasciato la tomba di Aliston e Ana Paula si é avvicinata a me dicendomi: “Vado a visitare la tomba di Johnatha, ci vediamo là all’ingresso del cimitero.”

Alla fine, davanti al bus che ha portato le persone di Manguinhos al funerale, il padre di Aliston è venuto verso di noi e ci ha detto che voleva registrare un’intervista in modo che divulgassimo la versione della famiglia sul caso. Soprattutto perché il solo servizio sull’accaduto é stato trasmesso dalla TV Record, che, tra le altre sciocchezze tipiche di questo giornalismo irresponsabile di questi canali,  ha detto che la morte è avvenuta nella favela di Jacaré, il che dimostra il totale disprezzo per la memoria della vittima e per il conforto della famiglia.

Il padre di  Aliston, Paulo Roberto Ferreira 58 anni, ci ha raccontato: “Le ragazze sono corse a casa a chiamarmi… Quando sono arrivato sul posto (dove si è svolta la festa) ho trovato il corpo di mio figlio a terra, colpito… la polizia aveva accerchiato i ragazzi e non permetteva a nessuno di uscire per proteggersi dagli spari. Nonostante non mi lasciassero soccorrere mio figlio, io ho afferrato il suo corpo e tutto insanguinato sono riuscito a trasportarlo al posto di pronto soccorso dove ne hanno certificato la morte. Non so se è a causa delle Olimpiadi, ma stiamo pagando uu prezzo molto alto, vogliono far sembrare Rio una città sicura. Credo più nella giustizia divina che nella nostra di qui”.

Anch’io, signor Paulo, è stato tutto quello che sono riuscito a rispondere.

Rio de Janeiro odora di morte.

Ana Paula Oliveira - foto: Katja Schilirò

09.07.15

Ogni Lutto Una Lotta (Cada Luto Uma Luta) di Ana Paula Oliveira e Victor Ribeiro

“Ogni volta che parlo di mio figlio, divento più forte”

Ana Paula Oliveira, madre di Johnatha (19 anni), che è stato ucciso dalla polizia (UPP – Unità di Polizia di Pacificatrice), nella favela Manguinhos a Rio de Janeiro, il 14 maggio 2014.

Fonte:

http://carlinhoutopia.wix.com/carlinhonews#!rio-de-janeiro-odora-di-morte/c1w5f