GAZA SOTTO ATTACCO: BOMBARDATA DA ISRAELE E DALL’IDIFFERENZA DEI MEDIA “OCCIDENTALI”.

Lunedì 22 Agosto 2016 14:09

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Ieri notte è avvenuto un nuovo durissimo bombardamento contro Gaza, il più duro dal 2014. L’ esercito israeliano, muovendosi via mare e via aerea, ha aperto una nuova fase di terrore e morte contro la popolazione che vive nella Striscia, prendendo come pretesto ufficiale il lancio di un razzo dai territori palestinesi che peraltro non ha sortito alcun effetto.

Circa cinquanta raid aerei e tiri di artiglieria serrati si sono dati a partire dalla nottata, riportando lo scontro e l’embargo imposti unilateralmente a livelli altissimi, a culmine di una crescita della ritorsione repressiva contro i palestinesi sempre più intensa e costante negli ultimi mesi.
Non si contano difatti gli eccidi arbitrari e le detenzioni a danni di civili palestinesi delle ultime settimane.

Mentre si acuiscono i dispositivi legislativi israeliani che tendono a criminalizzare financo i più piccoli, con la possibilità di tradurli in carcere se sospettati di “terrorismo”, lo stato sionista cerca di avanzare per la prima volta pure lungo il fronte di Hebron, laddove vuole installare altri suoi avamposti di controllo e repressione totale. gaza2208201602

Europa, Stati Uniti e amici di Israele intanto soprassiedono come da copione alla gravità dell’operazione bellica effettuata dall’ esercito di Netanyahu, mentre nelle settimane scorse, attraverso molti dispositivi mediatici, hanno usato il rifiuto di tendere la mano di un judoka egiziano a quello israeliano alle Olimpiadi di Rio come forma di agit-prop contro una “demonizzazione” dello Stato di Israele da parte del mondo arabo, narrazione fuorviante ma che ben si incastra nella creazione di un immaginario occidentale a dir poco tollerante e ossequioso rispetto all’ atteggiamento nazista nei Territori Occupati.

[eventuali aggiornamenti nelle prossime ore]

 

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/17495-gaza-sotto-attacco-bombardata-da-israele-e-dallindifferenza-dei-media-occidentali

BRASILE: ALMENO OTTO UCCISIONI DI POLIZIA DURANTE LE OLIMPIADI

Forze di sicurezza in Brasile
Forze di sicurezza in Brasile

Il Brasile ha perso la più importante medaglia di Rio 2016: diventare campione dei diritti umani“, ha dichiarato Atila Roque, direttore generale di Amnesty International Brasile.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani, a Rio de Janeiro durante lo svolgimento delle Olimpiadi sono state uccise almeno otto persone nel corso di operazioni di polizia e manifestazioni pacifiche sono state duramente represse.

Le autorità brasiliane hanno perso un’occasione d’oro per dare seguito alla promessa di adottare politiche in materia di sicurezza che avrebbero reso Rio una città sicura per tutti. L’unico modo per rimediare ai molti errori commessi durante le Olimpiadi è quello di assicurare indagini efficaci sulle uccisioni e sulle altre violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di polizia e assicurare i responsabili alla giustizia” – ha aggiunto Roque.

Nel 2016 le uccisioni ad opera della polizia sono aumentate di mese in mese mentre Rio si preparava a dare il benvenuto al mondo.

Secondo l’Istituto per la pubblica sicurezza dello stato di Rio de Janeiro, in città la polizia ha ucciso 35 persone ad aprile, 40 a maggio e 49 a giugno, con una media sempre superiore a un omicidio al giorno.

Operazioni di polizia segnate dalla violenza si sono svolte per tutta la durata delle Olimpiadi in diverse parti di Rio, tra cui Acari, Cidade de Deus, Borel, Manguinhos, Alemão, Maré, Del Castilho e Cantagalo. Tre persone sono state uccise a Del Castilho, quattro a Maré e una a Cantagalo. Il bilancio potrebbe aumentare se arriverà la conferma di ulteriori morti in due altre favelas, Acari e Manguinhos.

Gli abitanti di queste zone hanno denunciato altre violazioni dei diritti umani da parte della polizia, come irruzioni nelle abitazioni, minacce di morte e aggressioni fisiche e verbali.

La “guerra alla droga” e l’uso di armi pesanti nel corso delle operazioni di sicurezza hanno posto a rischio la vita degli stessi agenti di polizia, almeno due dei quali sono stati uccisi nei primi 10 giorni delle Olimpiadi.

Nella prima settimana di svolgimento dei Giochi (5-12 agosto), nella regione metropolitana di Rio hanno avuto luogo 59 scontri a fuoco (in media, quasi otto e mezzo al giorno), rispetto ai 32 della settimana precedente.

Nello stesso periodo, la violenza armata ha causato almeno 12 morti e 32 feriti, secondo Cross-Fire, una app lanciata a luglio da Amnesty International per segnalare episodi di violenza nelle favelas.

Le manifestazioni di protesta sono state durante represse dalle forze di polizia, sia all’interno che all’esterno degli impianti sportivi. Dal 5 al 12 agosto, proteste pacifiche sono state sciolte con violenza, anche mediante l’uso di gas lacrimogeni e granate stordenti. Diverse persone sono state arrestate mentre altre sono state allontanate dagli impianti sportivi per il mero fatto d’indossare magliette su cui erano scritti messaggi di protesta, in violazione del diritto alla libertà d’espressione.

A San Paolo, il 5 agosto, la polizia ha represso una manifestazione con estrema violenza arrestando 100 persone, tra cui almeno 15 minorenni.

Al termine dei Giochi olimpici ci ritroviamo con politiche di pubblica sicurezza ancora più militarizzate, basate su una repressione molto selettiva, sull’uso eccessivo della forza e sull’impiego di agenti di polizia nelle favelas come se fossero in azione da combattimento. Il risultato già si è visto: l’aumento del numero delle uccisioni e di altre violazioni dei diritti umani, soprattutto ai danni di giovani neri” – ha commentato Roque.

Ancora una volta, l’eredità di un grande evento sportivo svolto in Brasile è stata macchiata dalle uccisioni di polizia e dalle violazioni dei diritti umani ai danni di manifestanti pacifici. Il Comitato olimpico internazionale e altri organismi che si occupano di organizzazione di eventi sportivi non devono permettere che questi si svolgano a scapito dei diritti umani delle persone” – ha concluso Roque.

 

 

Fonte:

http://www.amnesty.it/Brasile-almeno-otto-uccisioni-polizia-durante-olimpiadi

Olimpiades para quem? Maschere e paradossi della città olimpica

Un reportage dalle strade di Rio de Janeiro, per raccontare la guerra ai poveri dietro la vetrina delle Olimpiadi.

Praça Mauá, piazza principale del centro di Rio de Janeiro, di fronte alla baia di Guanabara. Un cartello verde e azzurro indica che lí inizia il Boulevard olimpico, un enorme stradone costellato di maxischermi che permettono a chi non puó assistere di persona alle competizioni di seguire quelle che preferisce, dentro di uno scenario appositamente costruito. Come recita il cartello, il boulevard è parte del complesso del “Porto maravilha”, nome con cui si indica l’insieme di opere che hanno portato a una ristrutturazione completa della zona portuaria di Rio. Il retro del cartello, negli stessi colori allegri, esibisce una scritta in lettere capitali: POLICIA MILITAR. Sembra uno scherzo, un atto di protesta per rimarcare la pesante ambiguità che caratterizza queste olimpiadi, salutate dalla stampa nazionale e straniera come la messa in scena del meglio che il Brasile ha dato al mondo (in termini di apertura e rispetto delle differenze), ma realizzate al prezzo della rimozione dalle proprie case di più di 77 mila persone a partire dal 2009, anno in cui la città fu scelta come sede dei giochi (1).

Sembra, ma non è. È la stessa prefettura che ha voluto il cartello, che scopro essere uno dei tanti che marcano posti di polizia, nel centro cittadino. L’accostamento boulevard olimpico/polizia militare sembra completamento naturalizzato, non ha bisogno di nascondersi, è palese. Per qualcuno che, come me, viene qui per la prima volta proprio in questa epoca, è uno spettacolo inquietante. Strade intere bloccate da file di camionette dell’esercito, militari appartenentei a cosí tanti gruppi diversi che ho perso molto presto la velleitá di contarli, tutti armati come per resistere a un assedio…o per compierlo. Un particolare “simpatico” è che una delle molte leggi speciali entrate in vigore in occasione di questi giochi permette a corpi ausiliari cittadini, a cui costituzionalmente non sarebbe permesso portare armi, di avere anche loro le proprie pistole. Sulle t-shirt recano la scritta “Prefeitura presente”. Eppure la militarizzazione senza paragoni a cui Rio sta essendo sottoposta in questi giorni sembra non stridere con il clima di festa che si vuole creare. Cartelli esibiscono le scritte Porto maravilha e Policia militar una accanto all’altro e colorate con gli stessi colori; dal trenino per salire al Cristo, i turisti salutano amabilmente i militari nascosti nella foresta e i militari rispondono sorridendo a propria volta. Sono armati di mitra che uccidono a distanza di chilometri, ma sono amici. Ci proteggono. Da chi? E soprattutto, chi ci protegge dai protettori? Camminando per l’imponente boulevard olimpico si possono ammirare splendidi murales che ritraggono volti di indigeni e afrodiscendenti, fotografati da onde di turisti che ammirano lí dipinto il “miracolo brasiliano”, quello di aver costruito uno dei popoli piú meticci e eterogenei della terra, un modello di convivenza tra razze e culture. Queste olimpiadi sono sature di simboli di questa convivenza: dalle molte esibizioni di scuole di samba nel centro, al coro di bambini negri che canta l’inno nazionale nella cerimonia di apertura al Maracanã. Fino alla scelta di fare accendere la torcia olimpica, chiamata “Tocha do Povo”, a un quattordicenne della favela della Mangueira, dichiaratamente scelto perché giovane, “negro” e favelado, ossia il prototipo perfetto di una categoria sociale fortemente stigmatizzata, e sottoposta a un massacro quotidiano e impunito nella cidade maravilhosa. Le favelas stesse sono dappertutto, disegnate sugli scenari degli spettacoli di apertura, sui cartelloni turistici. Una di queste è esibita in modellino dietro la vetrate del Museu di Arte Moderno, davanti al palco concerti, dove si tengono spettacoli che parlano di coscienza negra di fronte a un pubblico di quasi soli bianchi: turisti e classi agiate, il popolo della zona Sud. In quelle vere si organizzano tour, ma solo in quelle “pacificate”; tradotto: quelle in cui la UPP (Unidade de Polícia Pacificadora) è intervenuta rompendo gli equilibri interni, quel tanto da permettere a gruppi organizzati di visitatori amanti dell’avventura di fare un’esperienza “diversa” della città. Ed è così che questi entrano nelle comunidades (2), dove possono fotografare ragazzini negri che giocano a calcio accanto a fognature a cielo aperto, o spiare nelle case delle persone per vedere “come vive un povero”. Q

ueste olimpiadi sono per il Brasile un banco di prova importantissimo per mostrarsi al mondo intero come paese sviluppato e moderno. Rio de Janeiro, con i suoi paesaggi mozzafiato e le sue spiagge famose, è l’ambientazione perfetta in cui mettere in scena lo spettacolo di un capitalismo solare, meticcio e cordiale, che sa godersi la vita e conciliare la natura più spettacolare e non a misura d’uomo con l’efficienza e il confort dei paesi del nord del mondo.

In questa grande pittura carnevalesca ogni cosa ha il suo posto, ogni aspetto potenzialmente conflittuale della società può essere risignificato .

Fino a un certo punto però. O meglio, a un prezzo. All’esultanza per il primo oro del Brasile dato a una donna negra e favelada e ai modellini di favelas sotto teca che recano scritte colorate e inneggianti alla pace si accompagna una guerra quotidiana nelle comunidades, soprattutto quelle localizzate nella zona nord, situata fuori dai circuiti turistici e dove, per questo, si può sparare senza bisogno di mettere il silenziatore. Due di queste, Metrô Mangueira e Vila Autôdromo sono state drasticamente “ridotte” perchè troppo vicine rispettivamente al Maracanã e al Parque olimpíco. In modo simile, ai bellissimi ritratti di indigeni che costeggiano il boulevard olimpico si accompagna la quasi totale rimozione dell’ aldeia indígena accanto al Maracanã, un’occupazione abitativa. Lo stato brasiliano permette a queste persone di partecipare alla narrativa nazionale ma non gli permette di vivere tranquillamente nella città.

A questo si aggiunga che in occasione di queste olimpiadi la mobilità cittadina è stata piegata totalmente ai giochi, con strade intere e linee della metro funzionanti solo per chi è provvisto di un ticket che lo identifica come turista olimpico; che il lavoro svolto in questa gigantesca fabbrica di soldi è – tipicamente – precarizzato e spesso volontario; infine che una repressione feroce si premura di bloccare ogni manifestazione molto prima che possa avvicinarsi agli obiettivi olimpici. Viene da chiedersi qual’è la connessione tra le olipiadi e la cittá: queste sono le olimpiadi di Rio de Janiero o è la cittá di Rio de Janeiro a essere stata sottratta a chi la vive ogni giorno per essere consegnata ai turisti olimpici in tanti pacchetti ricoperti di cellophane?

Mentre cammino per il lungomare di Cobacabana, bellissimo e tirato a lucido, vengo immediatamente identificata come turista e una ragazza mi si avvicina per chiedermi se può farmi alcune domande da parte della prefettura.

– In che parte della città stai alloggiando? Copacabana, Ipanema?

– In realtà São Cristovão, inizio zona Nord.

– Ah, interessante. Dev’essere molto diverso dall’Italia.

– Beh, per alcune cose…

– Cosa pensi della “pulizia sociale” a Rio de Janeiro?

– Che significa “pulizia sociale”?

– No, niente. Pulizia delle strade, comportamento delle persone. Cose così.

– Non saprei. Questa città è profondamente diseguale e, per esempio, l’atteggiamento della prefettura è molto diverso verso chi abita in zona sud e chi in zona nord…

– Sí sí hai ragione. Ma da 1 a 10 quanto daresti?

– Mi sembra un po’ complicato rispondere. Ci sarebbero varie questioni. E poi sinceramente, penso che la prefettura queste cose le dovrebbe chiedere a chi vive questa città per davvero e non ai turisti…

– Sì sì `vero ma quanto daresti da 1 a 10?

– Va be’ dai, metti 5…

– Benvenuti nella città olimpica.

 

(1) Dati sui costi socili delle olimpiadi si possono trovare in un articolo del collettivo Jogos da exclusão, al link http://www.cartacapital.com.br/sociedade/o-mapa-dos-jogos-da-exclusao.

(2) Altro nome per favelas.

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/olimpiades-para-quem-maschere-e-paradossi-della-citta-olimpica

ActionAid e CONI per le favelas di Rio de Janeiro

ActionAid e CONI per le favelas di Rio de Janeiro

Lavoriamo insieme per dare delle reali opportunità ai bambini che vivono a Cidade de Deus e Rocinha, a due passi da Casa Italia e dal quartiere olimpico.

Per le Olimpiadi di Rio de Janeiro, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano ha scelto ActionAid, in Brasile da oltre 20 anni, per finanziare due progetti destinati ai bambini di Cidade de Deus e Rocinha, dove vivono rispettivamente 60.000 e 180.000 persone in condizioni di estrema povertà e senza adeguati servizi e infrastrutture.

Cosa sono le favelas? Immensi slums, presenti in tutto il Sud America, che dagli anni Novanta in poi sono cresciuti a dismisura nei pressi delle città, spesso a pochi passi dai quartieri benestanti. Le case sono costruite con materiali di scarto, spesso dannosi per la salute come nel caso delle lamiere di Eternit e le infrastrutture (fognature, acquedotto per la fornitura di acqua potabile, elettricità) estremamente carenti, così come i servizi essenziali (scuola e sanità).

In queste baraccopoli vivono decine di migliaia di bambini, che spesso costituiscono la maggioranza della popolazione e che vengono, purtroppo, coinvolti nelle attività delle bande di narcotrafficanti come vedette o fattorini.

E’ in queste zone che siamo intervenuti per far sì che le Olimpiadi siano un’opportunità anche per gli abitanti delle favelas. Vogliamo creare spazi sicuri dove i bambini possano imparare, giocare, crescere, e che l’intera comunità riconosca come punti di aggregazione.

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Per questo, collaborando con partner locali e partendo dalle richieste della popolazione locale, abbiamo costruito e ristrutturato asili, biblioteche, sale giochi, campi da calcio, mense e orti biologici. Luoghi dove vengono portate avanti attività educative, ricreative e sportive, con l’obbiettivo finale di crescere e formare i cittadini del futuro.

Scopri di più nella sezione dedicata e aiutaci anche tu a portare avanti questi importanti progetti.

Le Olimpiadi devono essere una grande occasione per tutti.

Fonte:

https://www.actionaid.it/informati/notizie/actionaid-e-coni-per-le-favelas-di-rio-de-janeiro

Road to Rio Ep 18 e 19

 

Dal profilo Facebook di Ivan Grozny Compasso:

A Rocinha vivono ducentomila persone, anche se “i dati della questura recitano sessantamila”. In tanti anni non si è mai pensato a fornire a questa comunità, “pacificata”, un sistema fognario decente e altri servizi di cui ci sarebbe bisogno. Dentro questo mare di casette che si arrampicano su un morro che offre panorami da capogiro, c’è vita. Tanta vita. Guardate questi bambini, ripresi nella loro spontaneità, nel nuovo episodio di ‪#‎RoadToRio‬. Occhio a quello che scende dal camion.

https://www.youtube.com/watch…

Fonte:
https://www.facebook.com/sport.allarovescia.9/posts/1093235777423682?pnref=story
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Pubblicato il 11 ago 2016

RIO 2016 TRA FUOCO DELLE ARMI E TORCIA OLIMPICA

Road to Rio Ep 14

Pubblicato il 06 ago 2016

Una giornata speciale di sicuro quella vissuta a Rio de Janeiro il giorno della cerimonia di apertura dei Giochi. La torcia che diventa fiamma, i controlli passati senza pass o biglietto, le difficoltà di chi vive nelle comunità attorno al Maracanà. Ma anche i fischi a Temer e una Rio ancora ritrosa al lasciarsi andare a questi Giochi.

Fonte:

 

[Ivan Grozny Compasso] Vigilia. Nella favela di Chapadão ieri una dozzina di morti. Per la sicurezza. Lungomare off limits, senza tetto sempre nel mirino e trasporti pubblici sotto pressione. Reportage fra le pieghe della città. Lontano dai riflettori dei Giochi, dalla fiera degli sponsor o dalla passerella delle autorità, si lotta per la vita quotidiana

«Buona notte, famiglia. Sono venuta a tagliarmi i capelli, vicino dove abito, qui nella favela do Chapadão. Non riesco ad andare a casa, è dalle sette che sono qui, ci…
ilmanifesto.info
Fonte:

Oggi su Il Manifesto, un sacco di cose. Ma tante proprio.
Per fortuna, o forse no, Rio le sa tenere insieme.
https://www.youtube.com/watch…

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https://www.youtube.com/watch… la torcia arriva a Copacabana. Al “punto mio libera tutti”. Territorio sicuro, finalmente… Ed è subito carnevale. Super blindata, è stata una fatica portarla fino qui. Però ora se la godono e gli sponsor si sbizzarriscono. Ma alla fine la “rua”, la strada, è della gente.

La torcia è arrivata a Copacabana. Se nella periferia Nord la fiamma olimpica è passata di tutta fretta, per le strade di Copacabana tutta un’altra musica. Q…
youtube.com
Fonte:

Road to Rio Ep 12

Road to Rio Ep 12

Pubblicato il 04 ago 2016

“Di già passo?”, ironizzano nelle strade di Rio Nord. E’ passata, la torcia, su un mezzo talmente veloce che è un caso che non ha investito il pubblico. Ma in questo episodio ci sono gli artisti, inteso nel senso più lato del termine, luoghi storie diverse, ma tutte nella stessa città, tutte nello stesso momento.

Fonte:

 

Road to Rio Ep 10 e 11

 

Road to Rio Ep 11

Pubblicato il 02 ago 2016

Il racconto in tempo reale di donna Irone. Da una favela del compleixo da Maré, chiusa in un negozio non può uscire perché il Bope è nella favela e stanno sparando. Moriranno più di dieci persone quella notte del 25 luglio 2016.

Fonte:

 

 

Road to Rio Ep 10

Pubblicato il 02 ago 2016

In questo decimo episodio, il “ripulisti” del lungomare, soprattutto, ma anche di tutte quelle zone che sono potenzialmente più turistiche. Spariti, come d’incanto, centinaia di senza dimora. Così, in una notte. Problemi anche per gli artigiani che vendono i loro prodotti sulle spiagge. Sequestrata la merce, manufatti, denunciati i lavoratori. Questa è gente che vive sulla spiaggia, ci lavora da anni ed è la loro unica forma di rendita con la quale mantengono le famiglie.
La colonna sonora ci conferma che i musicisti brasiliani possono suonare davvero qualsiasi cosa.

Fonte:

 

Road To Rio – micro episodi seriali dalla città dei Giochi