Chi lo dice che la primavera comincia a marzo? IoDecidoDay, Assemblea pubblica del 22 settembre verso la grande manifestazione nazionale delle donne del 26 Novembre.

io-decido-sul-mio-corpoChi lo dice che la primavera comincia a marzo? Anche in questo le donne sono in grado di sovvertire e entrare in uno spazio con la performatività che contraddistingue ogni loro gesto politico. Il momento è adesso, in questo caldo autunno delle donne, lo spazio da “occupare” è quello solito, che ci vuole corpi asserviti ad uso e consumo di qualsiasi momento storico -politico.
E’ gesto politico l’Assemblea pubblica di domani 22 settembre alle 17,30 sotto la sede del Ministero della Salute, sarà il IoDecidoDay, l’io è quello delle donne, tutte, un io politico con diritto di scelta e di cittadinanza sul proprio sé. L’assemblea indetta domani dalla rete IoDecido-che prende il nome dal fenomeno argentino per sottolinearne la portata globale – non è la prima, già ci sono stati altri momenti d’incontro tematici, un vero percorso all’interno del quale ci si confronta ,si costruisce e ricostruisce, si guarda oltre. I temi al centro dell’appuntamento di domani saranno l’autodeterminazione dei corpi e delle scelte riproduttive, di sessualità libera e consapevole, di aborto e libertà di scelta, di contraccezione gratuita e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e delle gravidanze indesiderate. Non a caso proprio nel giorno del FertilityDay, cosa che dovrebbe risultare anacronistica e discriminatoria ma che invece diventa il cavallo di battaglia del Ministero della Salute, celebrazione propagandistica sul corpo delle donne.
Se non ci fosse un qualsiasi calendario a ricordarci l’anno in cui viviamo sembrerebbe di essere tornate indietro, al Ventennio fascista, quando le donne furono “adoperate” dal regime attraverso l’esaltazione della loro funzione materna, indispensabili alle esigenze dell’espansione imperialistica, la guerra e la politica totalitaria. Il filo conduttore è sempre lo stesso.
Il Ministero che oggi organizza il FertilityDay è lo stesso che non si preoccupa della prevenzione e dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, che taglia i finanziamenti ai consultori pubblici, che non ha nessuna remora a dichiarare che “… i dati, sia a livello nazionale che disaggregati per ciascuna ASL, mostrano che il numero di non obiettori risulta congruo, anche a livello sub-regionale, rispetto alle Ivg effettuate, non tenendo conto delle numerosissime donne che non riescono ad accedere all’Ivg spesso facendo la spola da una regione all’altra. Come recita lo stesso comunicato delle rete IoDecido :” ..non è un caso che il FertilityDay venga organizzato a pochi mesi dal dibattito sull’approvazione delle unioni civili, sulla stepchild adoption e sulla gestazione per altri, con l’obiettivo di ribadire ulteriormente che non tutte le genitorialità hanno lo stesso valore per lo stato. I figli delle coppie eterosessuali italiane vengono dipinti come l’antidoto contro la crisi economica, ma anche contro l’invasione migrante e l’utilizzo della scienza come strumento per superare presunti limiti etici imposti dalla natura”
E’ lo stesso Ministero che esalta l’esperienza delle famiglie tradizionali dimenticandosi di dire che spesso all’interno di questa nicchia da romanzi rosa da bancarella (tanto si potrebbe dire anche sulla responsabilità pedagogica di tanta letteratura nel veicolare una irrealistica educazione sentimentale), si consumano le violenze domestiche più efferate e si compie quel reato, anch’esso politico, che è il femminicidio.
La rete IoDecido ragiona da anni sul fatto che la mancata libertà di scelta sui corpi e sui desideri sessuali e riproduttivi delle donne costituisce un’ennesima forma di violenza su di esse e sui soggetti lgbtqi, una violenza istituzionale, culturale e politica che non è più possibile tollerare. L’appuntamento di domani, come già detto, è all’interno di un più ampio percorso che ha l’obiettivo di produrre proposte e risultati concreti, passando da una grande manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 26 Novembre contro la violenza sulle donne e contro la chiusura dei centri antiviolenza e prima dall’importante appuntamento dell’8 Ottobre, prima Assemblea Nazionale e momento preparatorio di un processo che vede le donne volte a riaffermare la propria autodeterminazione.
La prossima settimana verrà lanciata anche la Campagna Udi dal titolo: Adesso Basta!-L’Udi è tra le realtà aderenti insieme a D.i.re Donne in Rete Contro la violenza- all’Assemblea Nazionale del prossimo 8 Ottobre. Un anno di mobilitazione, è questa la nuova sfida lanciata dall’UDI – Unione donne in Italia- per mantenere vivo il dibattito sui diritti delle donne. Corpo e lavoro, i temi centrali della riflessione. Che si concentrerà sul diritto all’autodeterminazione e di cittadinanza nel lavoro, nella maternità, nella cultura, nell’educazione delle giovani generazioni, nella possibilità di rappresentarsi e di essere rappresentate in una campagna che durerà un anno intero.
L’autunno caldo delle donne è appena cominciato.

 

Fonte:

http://www.womenews.net/chi-lo-dice-che-la-primavera-comincia-a-marzo-iodecidoday-assemblea-pubblica-del-22-settembre-verso-la-grande-manifestazione-nazionale-delle-donne-del-26-novembre/

Fertility day. «Stile» dell’offesa e flop governativo

Ora che Renzi ha detto in una intervista a radio rtl 102.5 «non ne sapevo niente», il flop del fertility day sembrerebbe definitivo.

Il sito è collassato, le cartoline non sono più accessibili, solo la ministra della Salute Beatrice Lorenzin si ostina a dare appuntamento al 22 settembre, la data fatale.

Ma a parte Matteo Renzi, sempre pronto ad allontanare da sé tutto quello che profuma di fallimento, non si può proprio tacere sullo stile, sul modo di raccontare e comunicare un tema che potrebbe perfino avere qualche interesse.

Anche se non si capisce perché lo si debba chiamare fertilità, e non parlare di una più complessa e articolata educazione sessuale. Non sono i punti di informazione-conoscenza a essere offensivi. Lo sono le immagini, lo sono le parole. A cominciare dal lezioso cuoricino rosa, penetrato dallo spermatozoo-fumetto, trasposizione bamboleggiante dei crudi fotogrammi della fecondazione artificiale, allusione senza ironia, neanche un’eco del viaggio avventuroso raccontato da Woody Allen travestito da spermatozoo in «Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere» (1972).

E se buona parte della responsabilità appare di chi ha ideato la campagna di comunicazione, c’è da chiedersi qual è stata la commissione. Ho letto il “Piano Nazionale della fertilità”, rintracciabile sul sito del Ministero della Salute (pdf qui), elaborato da un folto gruppo di esperti, che si raccomanda che «il messaggio da divulgare non deve generare ansia per l’orologio biologico che corre».

Peccato che l’immagine clou della campagna sia un’enorme clessidra in primo piano, una giovane donna che si tiene il ventre con una mano, e lo slogan: «La bellezza non ha età, la fertilità invece sì». Che sembra ideato da un team di untori, pronti a spargere l’ansia e la paura ovunque. Ma dove si rivela del tutto l’ideologia che sottintende a questi messaggi è in «fertilità bene comune», o il definitivo «prepara una culla per il tuo futuro», primo piano di una pancia femminile appena piena, con l’universale gesto della mano che la sostiene, quello della Madonna del Parto di Piero della Francesca, per intenderci.

Sono testi, tra parole e immagini, che operano una completa trasposizione del corpo femminile, che viene definitamente assunto come culla naturale, non più parte di quella persona che è la singola donna, ma che lo restituiscono alla comunità. A cui la libera volontà della singola lo vuole sottrarre.

L’elemento pericoloso è che a questa conclusione si arriva dopo una perlopiù corretta esposizione, utilizzando le serie statistiche fornite dall’Istat. È della donna italiana contemporanea di cui si parla: quella che studia a lungo, che è più istruita degli uomini, che coltiva e persegue progetti di parità, di realizzazione di sé, di libertà. Eppure si conclude: «Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, pero, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternita?».

È inaccettabile che una società politica che non ha mai compreso e riflettuto sui cambiamenti avvenuti nella vita delle donne, e quindi di tutti, entri nel merito solo per stigmatizzarlo. E ricondurre le donne al loro essere corpo e natura. Non è una tendenza isolata. La libertà delle donne suscita inquietudini profonde, se il premier francese Manuel Valls, per sostenere che le occidentali si spogliano perché sono libere, non ha trovato nulla di meglio che dire che la Marianna, il simbolo della Francia, è a seno nudo perché «lei nutre il popolo».

Inquietudini e rovesciamenti che investono in pieno la cultura che un tempo si definiva progressista. E soprattutto mettono a dura prova i femminismi. Sono molte le femministe che sostengono che l’essere madri è assecondare la natura autentica della donna, il suo essere corpo. Un ribaltamento di tutte le battaglie fatte. E se perfino Renzi riesce a dire che per favorire la fertilità occorrono interventi di sostegno sociale, non farsi ricacciare nella natura riguarda tutte. E tutti, perfino.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/fertility-day-stile-delloffesa-e-flop-governativo/