Sull’ergastolo agli assassini di Rostagno e del suono di una sola mano

Risulterò odiosa a molti ma nel commentare la sentenza per il delitto Rostagno avvenuta ieri,  http://www.liberainformazione.org/2014/05/15/delitto-rostagno-ergastolo-per-vincenzo-virga-e-vito-mazzara/, – non mi sento di festeggiare quella che non ritengo comunque un’istituzione democratica. Da tempo mi dichiaro contraria all’ergastolo, una pena disumana perché in contrasto con l’idea stessa di pena carceraria che dovrebbe tendere, come dice la legge, alla rieducazione del condannato. Ma come potrà considerarsi rieducato un condannato al quale è tolta per sempre la libertà e quindi qualsivoglia speranza di una vita diversa? E se è vero che col passare del tempo una persona  non è la più la stessa perché si cambia continuamente, come potrà essere giusta una pena che colpisce un individuo divenuto diverso dal condannato?
La sentenza di ieri contribuisce ad affermare definitivamente una verità che si sapeva già da 26 anni e permette, sia pure tardivamente, di rimediare alla vergognosa girandola di accuse che colpirono prima esponenti di Lotta Continua, il movimento politico fondato da Rostagno e altri negli anni ’70, e poi persino la compagna di vita di Rostagno, Chicca Roveri, che fu incarcerata.
Mi piace ricordare Mauro Rostagno con l’immagine del libro , scritto da sua figlia Maddalena e da Andrea Gentile, con quella foto che ritrae padre e figlia in un’espressione che è la sintesi visiva della loro speciale vita. Tanto speciale da far dire che Mauro fu l’uomo capace di sentire il suono di una sola mano.

Donatella Quattrone