Reggio, protesta al centro di accoglienza di Archi

Circa duecento ragazzini, tutti arrivati nella città calabrese dello Stretto con gli ultimi sbarchi, si sono barricati all’interno della struttura in cui sono ospitati per chiedere una sistemazione più dignitosa

Lunedì, 18 Luglio 2016 10:44

REGGIO CALABRIA Proteste al centro di prima accoglienza di Archi, a Reggio Calabria. Circa duecento ragazzini, tutti arrivati nella città calabrese dello Stretto con gli ultimi sbarchi, si sono barricati all’interno della struttura in cui sono ospitati per chiedere una sistemazione più dignitosa. I minori chiedono vestiti puliti, cibo migliore, la possibilità di chiamare casa, prospettive. La maggior parte vorrebbe andare via, in altre strutture, in altre città, magari a Milano, da dove il Nord Europa – meta ultima per la maggior parte di loro – sembra più vicino. Ma il sistema in Italia è al collasso, dal Viminale alzano le spalle e così duecento ragazzi finiscono per rimanere in un’ex facoltà, più o meno riconvertita in centro d’accoglienza. Non ci sono letti per loro, ma brande della protezione civile. I bagni invece sono quelli previsti per gli ex studenti, più un’unità mobile che insieme ai sanitari contiene anche qualche doccia. Troppo poco comunque per una struttura arrangiata solo per l’accoglienza temporanea e divenuta centro di permanenza fino a data da destinarsi. Secondo quanto previsto dalla legge, i minori migranti sbarcati in Italia sono da considerare “in stato di abbandono” e sottoposti a tutela. Tocca infatti alla procura dei minori competente per territorio emettere una serie di provvedimenti di tutela per il minore – primo fra tutti la nomina di un tutore legale – come a dichiararne lo stato di adottabilità qualora non abbia parenti in vita. In più, sempre alla procura, di concerto con la Prefettura e le istituzioni locali, compete l’inserimento dei ragazzi in una struttura di accoglienza, tenuta non solo all’immediata assistenza – un tetto, un letto e il necessario per mangiare e vestirsi – ma anche a fornire al minore tutte le possibilità di inserirsi, lavorare, imparare, la lingua italiana, istruirsi. Un’enorme responsabilità, ma soprattutto un carico quasi impossibile da sostenere per un Ufficio come quello reggino, che ha risorse risicate – ci lavorano solo due magistrati – e incombenze molteplici, che vanno dal fronte criminalità organizzata all’ordinaria gestione. Un problema che diventa quasi impossibile da risolvere in mancanza di disponibilità presso strutture dedicate all’assistenza minori, in città o in Regione. Da tempo, Reggio lancia segnali di allarme al Viminale. Ma a Roma – per adesso – nessuno risponde.

Alessia Candito
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Fonte:

http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/cronaca/item/48100-reggio,-protesta-al-centro-di-accoglienza-di-archi