Orrore nel carcere di Enna: giovane trentenne violentato e seviziato per un mese

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Trent’anni, il furto di un motorino, in carcere a Enna e una vita distrutta dall’orrore. Per un mese interminabile, i compagni di cella, cinque detenuti comuni, lo avrebbero seviziato e torturato gettandogli addosso l’acqua bollente della pasta e spalmando sulle ustioni detersivi, sale, aceto. L’avrebbero violentato, gli avrebbero spento cicche di sigarette addosso, anche nelle parti intime. E poi lo avrebbero fatto tacere, con la minaccia di più atroci ritorsioni anche ai danni dei suoi familiari. Lo avrebbero costretto a restare in cella per non essere visto, perché nessuno notasse i segni terribili della ferocia che quotidianamente si ripeteva su di lui.

La madre ha schiuso il vaso di Pandora e dato luce a una verità agghiacciante, kafkiana, opprimente. Incontrandolo al colloquio ha notato una gravissima tumefazione a un orecchio del figlio. Ha gridato, chiesto aiuto. Il giovane è stato allora sottoposto ai controlli medici e sono stati scoperti i segni delle brutali sevizie. Pare che rischi di perdere un piede. Sul caso la Procura di Enna ha aperto un’inchiesta. Atto dovuto.

Letizia Bellelli, direttrice della casa circondariale di Enna, in un’intervista telefonica all’indomani della tragica notizia, ha affermato: «Ci addolora molto quello che è accaduto. E ci dispiace che il giovane non si sia fidato di noi: saremmo intervenuti subito. Dal momento in cui la madre ci ha fatto capire cosa stava accadendo, siamo subito intervenuti, mettendolo al sicuro e attuando tutti gli interventi sanitari e per la sua sicurezza per tutelarlo».

Ma che ci faceva in carcere un uomo che aveva rubato un motorino? Il primo tarlo che appare è quello di manette troppo facili, quasi sempre inutili, in questo caso preludio di tragedia. Ma non si può restare attoniti e accontentarsi delle spiegazioni della direttrice.

Dov’erano gli agenti penitenziari? E il personale dell’area pedagogica? Gli educatori? Gli psicologi? Dove? Nessuno vedeva com’era ridotto questo ragazzo che veniva atrocemente seviziato? Violentato? Calpestato? Offeso? Andava all’aria? Alla socialità? Usciva dalla sua cella? Qualcuno lo vedeva? Era in un reparto di detenuti comuni. Nessuno sentiva le sue grida? E se non usciva, restava tremante nel suo spazio asfittico di paura, nella sua vita mutilata per sempre, nessuno si chiedeva perché?

Il furto di un motorino ha spento per sempre i suoi trent’anni. Eccolo, uscirà dal carcere – se ne esce vivo – rieducato, riabilitato, restituito alla società civile.

 

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Un pensiero su “Orrore nel carcere di Enna: giovane trentenne violentato e seviziato per un mese

  1. Una persona infrange una legge dello Stato e viene arrestato ed è lo Stato stesso che lo prende in consegna per rieducarlo, in questa vicenda lo Stato ha permesso la devastazione totale della vita di un ragazzo di 30 anni. Complimenti Italia!

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