Dino Budroni

Anche l’udienza di oggi è terminata: prossima udienza lunedì 7 luglio alle ore 12 aula 18 Tribunale di Roma. Verità e giustizia per Dino Budroni !

BERNARDINO BUDRONI (30 LUGLIO 2011)

Una persona è stata uccisa su un’autostrada da un agente di polizia. E’ accaduto il 30 luglio del 2011 sul grande raccordo anulare di Roma ma forse nessuno se n’è reso conto perché i giornali hanno usato quasi tutti parole depistanti: “Sparatoria sul gra”, “Inseguimento di uno stalker”, qualcuno lo paragonò al film Shine. Si chiamava Bernardino Budroni, per tutti Dino. Soprattutto per i suoi genitori, per la sorella Claudia, il cognato Fabrizio, le nipoti. Il proiettile calibro 9 lo ha trapassato dal fianco sinistro, perforando i polmoni e il cuore. E’ successo al km 11, lo svincolo per Mentana. Chi ha sparato è un agente scelto, quando lo ha fatto aveva 28 anni. Nessuno gli ordinò di farlo quella notte, nemmeno di mirare alle ruote. Dino aveva dodici anni in più di lui. L’agente scelto, pare, era seduto dalla parte sbagliata. Doveva trovarsi alla guida della volante 10 non sull’altro sedile. Quale «emergenza» si verificò per non farlo guidare? Di fronte al pm, due giorni dopo i fatti, dirà di aver esploso due colpi dopo un inseguimento di dieci minuti. Anche quello che non uccise andò fuori bersaglio, bucando la lamiera dello sportello. Altre due auto, Beta Como della polizia e una gazzella dei carabinieri, parteciparono all’operazione “agganciando” la volante 10 nel tragitto. Erano più o meno le 5 del mattino del sabato dell’esodo estivo. La Focus era praticamente incastrata sulla destra della corsia. I carabinieri l’avevano sorpassata e s’erano messi di traverso, lo sportello di destra toccava appena la Focus che a sua volta ha toccato il guardrail. Un piccolo segno di vernice, grande come un’unghia sta ancora lì a testimoniarlo, a pochi metri dalla foto e dai fiori, sempre freschi. Sullo sportello posteriore destro di Budroni c’è il segno di una gomma (forse) di Beta Como. La scena sembra quella di una macchina inseguita che prova a divincolarsi zigzagando. L’agente che ha sparato riferisce che era stato parecchio occupato dall’una meno un quarto di quella notte a cercare il Budroni che era andato sotto l’abitazione della sua ragazza, nel quartiere di Cinecittà a una ventina di chilometri da dove è finito l’inseguimento. Un brutto caso di danneggiamento di porte e cancelli, di sms minacciosi e di disturbo della quiete pubblica, probabilmente. “Crimini” che non prevedono la fucilazione immediata. Chi ha sparato sapeva quasi tutto di Budroni: che abitava nel comune di Fontenuova e che aveva una pendenza per il possesso di una balestra (acquistabile ovunque) e un fuciletto ad aria compressa. Per questo, così ha dichiarato, ha tirato fuori la Beretta Parabellum quando ha affiancato la Focus verde mare. Dice di essere stato col braccio «perfettamente in asse» con la ruota posteriore sinistra ma che la Focus provava a svicolare spostando di scatto il bersaglio. Quanto forte andasse e quanto tempo sia passato tra lo sparo e l’arresto l’agente scelto non ricorda. Di certo egli stesso ha dichiarato che Dino non era armato ma agiva forse sotto l’effetto di droghe. Droghe che la perizia tossicologica quantificherà in modeste e antiche tracce di cannabis. Budroni, comunque, aveva alzato il gomito. Un “reato” che non prevede la pena di morte per esecuzione sommaria.

Foto: BERNARDINO BUDRONI (30 LUGLIO 2011)

Una persona è stata uccisa su un'autostrada da un agente di polizia. E’ accaduto il 30 luglio del 2011 sul grande raccordo anulare di Roma ma forse nessuno se n'è reso conto perché i giornali hanno usato quasi tutti parole depistanti: "Sparatoria sul gra", "Inseguimento di uno stalker", qualcuno lo paragonò al film Shine. Si chiamava Bernardino Budroni, per tutti Dino. Soprattutto per i suoi genitori, per la sorella Claudia, il cognato Fabrizio, le nipoti. Il proiettile calibro 9 lo ha trapassato dal fianco sinistro, perforando i polmoni e il cuore. E' successo al km 11, lo svincolo per Mentana. Chi ha sparato è un agente scelto, quando lo ha fatto aveva 28 anni. Nessuno gli ordinò di farlo quella notte, nemmeno di mirare alle ruote. Dino aveva dodici anni in più di lui. L'agente scelto, pare, era seduto dalla parte sbagliata. Doveva trovarsi alla guida della volante 10 non sull'altro sedile. Quale «emergenza» si verificò per non farlo guidare? Di fronte al pm, due giorni dopo i fatti, dirà di aver esploso due colpi dopo un inseguimento di dieci minuti. Anche quello che non uccise andò fuori bersaglio, bucando la lamiera dello sportello. Altre due auto, Beta Como della polizia e una gazzella dei carabinieri, parteciparono all'operazione "agganciando" la volante 10 nel tragitto. Erano più o meno le 5 del mattino del sabato dell'esodo estivo. La Focus era praticamente incastrata sulla destra della corsia. I carabinieri l'avevano sorpassata e s'erano messi di traverso, lo sportello di destra toccava appena la Focus che a sua volta ha toccato il guardrail. Un piccolo segno di vernice, grande come un'unghia sta ancora lì a testimoniarlo, a pochi metri dalla foto e dai fiori, sempre freschi. Sullo sportello posteriore destro di Budroni c'è il segno di una gomma (forse) di Beta Como. La scena sembra quella di una macchina inseguita che prova a divincolarsi zigzagando. L'agente che ha sparato riferisce che era stato parecchio occupato dall'una meno un quarto di quella notte a cercare il Budroni che era andato sotto l'abitazione della sua ragazza, nel quartiere di Cinecittà a una ventina di chilometri da dove è finito l'inseguimento. Un brutto caso di danneggiamento di porte e cancelli, di sms minacciosi e di disturbo della quiete pubblica, probabilmente. "Crimini" che non prevedono la fucilazione immediata. Chi ha sparato sapeva quasi tutto di Budroni: che abitava nel comune di Fontenuova e che aveva una pendenza per il possesso di una balestra (acquistabile ovunque) e un fuciletto ad aria compressa. Per questo, così ha dichiarato, ha tirato fuori la Beretta Parabellum quando ha affiancato la Focus verde mare. Dice di essere stato col braccio «perfettamente in asse» con la ruota posteriore sinistra ma che la Focus provava a svicolare spostando di scatto il bersaglio. Quanto forte andasse e quanto tempo sia passato tra lo sparo e l'arresto l'agente scelto non ricorda. Di certo egli stesso ha dichiarato che Dino non era armato ma agiva forse sotto l'effetto di droghe. Droghe che la perizia tossicologica quantificherà in modeste e antiche tracce di cannabis. Budroni, comunque, aveva alzato il gomito. Un "reato" che non prevede la pena di morte per esecuzione sommaria.
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