Se questo è un voto: in questo foto potete osservare che nei seggi elettorali in Siria si accetta il voto per procura, basta una foto della carta d’identità inviata via Watsup, mentre nel cerchio è evidenziato un certificato necessario per la somministrazione di insulina (di quelli che certificano che il possessore è un diabetico) usato come dodumento di identità per le procedure di voto. Orient – أورينت ieri raccontava sul suo sito la storia del cittadino giordano che avrebbe votato 15 volte Asad presso l’ambasciata siriana ad Amman. Molte le foto dei votanti “nel segreto della cabina”, molte di più quelle dei “cittadini” mentre votano pubblicamente in schede differenti tra loro: in alcune c’era la foto di Asad al centro, in altre era sulla sinistra, un voto pubblico sotto l’amorevole sguardo dei funzionari di regime. Posti di blocco in cui si controlla il pollice per verificare chi ha votato ed accompagnare ai seggi gli altri, più o meno velate minacce di perdere il lavoro per i dipendenti pubblici, l’intimidazione di sapere che lo stato saprà chi ha votato e chi no e potrà quindi rivalersi. Una campagna elettorale a senso unico in cui anche gli “avversari” sostengono il candidato vincitore. Un voto che arriva dopo che con la “riforma costituzionale” del 2012 e la legge elettorale dello scorso marzo si sia chiusa ogni possibilità che ci siano candidati di opposizione (lo stesso Asad, dato che la moglie ha la cittadinanza inglese, poteva forse essere escluso dagli elegibili). Un voto che avviene mentre oltre la metà del corpo elettorale non ha più una casa propria, una parte enorme è addirittura all’estero e (anche volendo) non poteva votare se non è uscita con regolare visto e non ha rinnovato i documenti di identità.
Un voto che a noi verrà raccontato da giornalisti che vanno a cena con i lacchè del regime la sera della vigilia elettorale e che osservatori internazionali imparsialissimi hanno già dichiarato limpide e regolarissime… Korea del Nord, Iran, Russia, Uganda, Bolivia, Filippine, Libano, Venezuela e Zimbabwe hanno inviato gli osservatori “indipendenti”, si tratta dei fari della democrazia nel mondo.
devo ammetterlo, temo di non aver capito nulla di cosa sia la democrazia.