La rivolta dei cittadini per dire no alla chiusura del centro ACE di Pellaro

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di Anna Zaffino – “Quali interessi?”, “chi ha osato venga allo scoperto”, “politica, non smantellare la nostra dignità”, “non molleremo un solo istante”. Sono le scritte di alcuni dei cartelloni con cui oggi pomeriggio i cittadini hanno manifestato davanti al centro ACE (associazione calabrese di epatologia) di Pellaro (periferia sud di Reggio) per dire no alla chiusura della struttura. Una chiusura disposta da un provvedimento della Regione per “motivi burocratici”. Quello che viene contestato è la mancanza di un’autorizzazione che “è necessaria – spiegano dall’Ace – per le imprese a scopo di lucro e che praticano attività diagnostiche invasive, ma noi non lo siamo.”

Ace9Pronti, quindi, due diversi ricorsi contro il provvedimento della burocrazia regionale. E previsto a breve termine anche un incontro con il direttore del Dipartimento regionale alla salute, Riccardo Fatarella, la politica regionale e comunale per fare il punto e trovare – afferma il direttore del centro Ace, Lino Caserta – “soluzioni che vanno individuate insieme”. Ed è il capogruppo Pd in consiglio regionale Sebi Romeo, accompagnato da Demetrio Delfino (presidente del consiglio comunale) e Antonio Ruvolo (vicepresidente) ad assicurare che la politica farà la propria parte: “Prometto un impegno a garantire la riapertura del centro (che da lunedì scorso ha chiuso i battenti, nda) e anche a eliminare le incrostazioni su autorizzazioni e accreditamenti”.

Che si trovi una soluzione al più presto è quanto auspicato in primis dai cittadini che sarebbero i primi a pagare le conseguenze di una chiusura definitiva di un centro che rappresenta a Reggio una vera e propria oasi nel deserto. Un esempio alternativo di gestione sanitaria che lo Stato italiano dovrebbe sostenere. Un modello virtuoso, da incentivare e proteggere. E che invece – paradossalmente – in una Calabria dove sprechi, clientele e logiche affaristiche hanno mandato a gambe all’aria la sanità pubblica, rischia di vedere interrotte in via definitiva le proprie attività.

Ace11Ma la comunità non ci sta. Una mobilitazione molto partecipata, quella di oggi pomeriggio, contro la chiusura di questo ambulatorio di medicina solidale che è andato avanti grazie alla professionalità e dalla dedizione di chi opera quotidianamente, tra medici, infermieri e amministrativi, e che è diventata un fiore all’occhiello della città. Un presidio che assicura il sacrosanto – e spesso calpestato – diritto (costituzionalmente garantito) alla salute di chi versa in condizioni economiche disagiate e che dà risposte a chi non ne ha trovate dal servizio sanitario pubblico a fronte, tra le altre cose, anche di estenuanti liste d’attesa, e a chi non può permettersi costose visite private.

Niente ticket o parcelle da pagare. Un servizio sanitario totalmente gratuito e una ricerca di qualità senza chiedere un euro allo Stato, alla Regione o ai cittadini, che basa tutta la propria attività sul contributo volontario di tanti validi professionisti. Ogni paziente lascia quello che può.

Ace13Nell’importante presidio, che sorge in uno stabile concesso in comodato d’uso dall’Asp, sono circa 30 mila gli accessi all’anno a costo zero per lo Stato. Il centro Ace sta infatti in piedi grazie alle libere donazioni da parte di semplici cittadini e a qualche contributo di alcune fondazioni.

Un esempio di sanità sostenibile e solidale. Alla quale non si vuole rinunciare. Che però può anche non piacere a tutti e dare fastidio a qualcuno. Sì, perché questa struttura di medicina solidale e partecipata è l’esempio di come sia possibile fare sanità di qualità a costi ridotti e senza sprechi. E soprattutto può togliere risorse a certi privati che sono cresciuti sulle falle del sistema pubblico.

Ace12“E’ la burocrazia – afferma Caserta –  che a volte tiene in ostaggio la politica. Altre volte, invece, questa tecnocrazia sganciata dalla realtà trova nella stessa politica un complice, andando contro i cittadini”. Per Caserta “occorre essere spietati, ma non contro di noi che diamo corpo ai principi della Costituzione, ma contro il privato in nero”. In una Calabria povera e con un servizio sanitario che fa acqua da tutte le parti (senza negare tuttavia la presenza di diverse eccellenze), in una regione dove la sanità è commissariata, la chiusura del centro Ace, che di fatto si è fatto portavoce del diritto alla salute del cittadino, sarebbe una grave perdita. Un centro che ha trovato la maggiore certificazione della propria eccellenza nella mobilitazione organizzata oggi dai cittadini e dai propri pazienti.

Creato Domenica, 06 Dicembre 2015 18:55

 

 

Fonte:

http://ildispaccio.it/primo-piano/93523-la-rivolta-dei-cittadini-per-dire-no-alla-chiusura-del-centro-ace-di-pellaro-foto