A Trani, foto dal Medioevo: murati vivi in un cesso

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Sono reclusi in bugigattoli di stampo medievale delle dimensioni di due metri e cinquanta per un metro e mezzo. C’è il tavolo minuscolo a pochi centimetri da un orrido cesso. Ci vivono spesso in due, in mezzo a miasmi del gabinetto, e condizioni igieniche vergognose, in spregio a ogni regola. La dignità umana di cui tanti si riempiono la bocca in questo Paese, nel condannare con alti lai la barbarie che viene da altri angoli del Pianeta, sembra essersi fermata prima di Trani. L’orrore, il disgusto, lo schifo, sono invece a due passi da noi, ignorati e quindi tacitamente accettati, in questa galera disumana che condanna gli uomini al rango di scarafaggi.

Sono circa un centinaio. Non uno che ha fatto il cattivo. Sono un centinaio di persone private della dignità, costrette a denudarsi e a fare i propri bisogni sotto lo sguardo imbarazzato dell’inquilino di cella che magari consuma una schifezza brodosa a venti centimetri da lui. Odori nauseabondi, nessuna privacy, degrado e sporcizia.

L’indignazione è tale, soltanto nel visionare le foto che accludiamo, che spiega bene come mai la denuncia dell’ennesima vergogna del sistema carcerario italiano non venga da qualche detenuto lamentoso, ma dalle stesse guardie carcerarie. Che in preda al disgusto, alla compassione per condizioni di vita talmente estreme, ha chiesto invano per anni la chiusura immediata della cosiddetta Sezione Blu, un ramo del carcere che prospera dagli anni 70, e che ha dato graziosa ospitalità a brigatisti e persone accusate di terrorismo. Qui, in queste celle, un detenuto deve sedere sulla tazza mentre l’altro consuma il suo pasto, o vicecersa. Deve dormire nel puzzo, pasteggiare in preda al voltastomaco, vergognarsi perché ha bisogno di usare il gabinetto.

«Come si può vedere dalla foto – ci racconta Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe per la Puglia – nella sezione Blu del carcere di Trani sono in funzione ancora stanze di due metri per uno e cinquanta ove sono ristretti detenuti che sono costretti a fare i loro bisogni corporali senza alcuna privacy, nella stessa stanza in cui mangiano, dormono e passano tutta la maggior parte della giornata». Gli agenti penitenziari segnalano la situazione della sezione Blu di Trani da molti anni: denunce, appelli, telefonate, lettere. Ma niente. Nessuno interviene, nessuno risponde, nessuno spende anche solo una parola.

«Si parla di scandalo a proposito della sentenza Torreggiani, di celle di 3 metri per 4 – ci dice Pilagatti. E se quelle sono condizioni di vita disumane, che cosa si dovrebbe dire di queste celle vergognose?».

In più occasioni, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria ha sollecitato l’amministrazione penitenziaria affinché chiudesse con un tratto di penna, senza se e senza ma, quella che è diventata la sezione della vergogna. Ma dall’altra parte, più rumoroso di qualunque fumoso sofisma, ha tuonato il silenzio. «In un momento in cui si parla tanto della necessità di offrire ai detenuti una detenzione nel rispetto della dignità umana».

La Sezione Blu del carcere di Trani dev’essere immediatamente chiusa. Con le buone o le cattive. Vogliamo l’interventoi mmediato delle autorità sanitarie o amministrative. Non è pensabile che in un paese civile si possano consentire condizioni di vita e di lavoro così mortificanti».

«Fortunatamente – aggiunge Pilagatti – i decreti svuota-carceri hanno fatto sì in quest’ultimo periodo che i detenuti racchiusi in questa sezione speciale siano diminuiti di numero, ma ciò non toglie che una cella del genere è un fatto abominevole anche per un singolo prigioniero».

Per questa ragione, i rappresentanti del Sappe hanno intenzione di andare a fondo alla vicenda, che però non è un singolo caso isolato.

«Abbiamo purtroppo notizia che questa situazione sarebbe presente anche in altri Istituti della regione Puglia come Lucera e Foggia – ci racconta Pilagatti – per cui chiediamo al ministro della Giustizia Orlando ed al nuovo capo del Dap Santi Consolo, di porre in essere ogni misura idonea affinchè tali sezioni detentive vengano chiuse».

E anche quando raggiungiamo al telefono il segretario nazionale del Sappe, Donato Capece, la reazione allo scandalo di Trani è vigorosa e altrettanto perentoria. «Uno scandalo, una vergogna!», inveisce Capece. «Si rende conto? C’è un gabinetto in mezzo alla stanza, senza neppure una tenda!».

Eppure, in questa sezione, tutto procede così. Contro le regole dello Stato stesso che ha messo in galera quei detenuti perché non hanno rispettato le sue leggi. Che rispetto potrebbe meritarsi uno Stato così indegno? Che tipo di autorevolezza? «Il dpr del 2000 – ci ricorda il segretario del Sappe, Donato Capece – stabilisce per le celle precisi requisiti.

Ad esempio il fatto che siano dotate di una doccia, e che ci sia una netta separazione tra bagno, cucina e cella». Perché tutto questo viene consentito, è lecito chiederselo. Ma la risposta è ancora più semplice. «Per i carceri del Sud non si spende un centesimo – spiega Capece – sono istituti fatiscenti, sporchi, logori, per lo più indegni di ospitare detenuti».

Non si spende un euro. E non si spende neanche una parola sul carcere. Non ultimo, il capo dello Stato, acclamato e fotografato da tutti, Sergio Mattarella. Ci si augura sia stata soltanto una dimenticanza. Perché questo Paese, dove ampie parti del dettato costituzionale hanno ormai l’effetto esilarante di una barzelletta ben raccontata, non può consentirsi di far vivere nessuno come uno scarafaggio. Tanto meno se ha la pretesa di rieducarlo.

Fonte:

http://ilgarantista.it/2015/02/06/a-trani-foto-dal-medioevo-murati-vivi-in-un-cesso/