MACELLERIA MIGRANTE

Da che mondo è mondo gli esseri umani migrano per lavoro, per conoscere il mondo, per sfuggire alla fame, alle persecuzioni, alle guerre, ecc. Eppure c’è chi spera si fermino o addirittura vorrebbe fermarli a qualunque costo. C’è chi parla di “emergenza” per un fenomeno che esiste da sempre. C’è chi lo vede come una minaccia e parla addirittura di “invasione”. Nel frattempo i migranti, questi uomini, donne e bambini (a migrare spesso sono famiglie intere che cercano un futuro migliore), che terrorizzano tutti coloro che “Io non sono razzista ma dovremmo pensare prima a noi” ( come se l’umanità non fosse tutta figlia della stessa Madre Terra e si potesse distinguere un “noi” e un “loro” su criteri nazionalistici), vanno incontro a morti talmente atroci che non ce le sogneremmo mai. Muoino soffocati nelle stive di barconi perchè non hanno abbastanza denaro per comprare – in questo mondo dove tutto è in vendita – dai loro trafficanti senza scrupoli, oltre a un viaggio disperato, l’aria per provare a respirare ancora. Muoino soffocati mentre sono trasportati, peggio che se fossero bestiame, su un tir. E continuano a morire in massa annegati nel mare “nostro” perchè nella Fortezza Europa non c’è la possibilità per chi è disperato di giungere legalmente, senza rischiare la vita. Nel “cimitero” Mediterraneo non c’è spazio per i diritti umani ma solo per i confini. E così la carne umana diventa merce per chi non ha scrupoli, una merce deperibile. Solo così a molti scuote. Forse è questa la cosa più triste.

D. Q.

Qui una vignetta di Mauro Biani nella sua tremenda verità:

Fonte: https://www.facebook.com/ilmanifesto/photos/a.86900427984.101789.61480282984/10153778202512985/?type=1&theater

Qui un articolo di Redattore Sociale:

Migrazioni, è un bollettino di guerra: più di 300 vittime in quattro giorni

Sono 71 i migranti morti ritrovati in un tir in Austria, si pensa siano tutti siriani. Tra loro 4 bambini. Ma in mare si muore ancora. Portate a Palermo 52 vittime ritrovate in una stiva e sulle coste libiche una nuova tragedia: sarebbero 200 i corpi in mare

28 agosto 2015

ROMA – Un bollettino di guerra. È quello che sta diventando la cronaca dei flussi migratori in questi giorni in Europa. Mentre sui media di tutto il mondo si discute sui termini da utilizzare per descrivere il fenomeno (migranti o rifugiati), sul web si susseguono le notizie di nuove tragedie che non avvengono più lontano dagli occhi europei, ma che giorno per giorno si avvicinano al cuore di un continente comunemente definito come “vecchio” e chiuso come una “fortezza”. Dopo la notizia che ha sconvolto l’Austria (e non solo), dal Mediterraneo giungono nuove notizie di morte con più di cento migranti che avrebbero perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Un dato, quello delle vittime, che cresce di giorno in giorno, come testimoniano le quasi 2.500 morti catalogate dal nuovo sito dell’alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr).

Sul tir c’erano rifugiati siriani. Dall’Austria, intanto, arrivano maggiori dettagli sul ritrovamento di un tir al cui interno sono stati trovati i corpi senza vita di 71 migranti. Le autorità austriache hanno riferito che le vittime rinvenute all’interno della cella frigorifera del tir abbandonato sull’autostrada sono “probabilmente rifugiati siriani”, per via di alcuni documenti ritrovati. Tra le vittime 59 uomini, 8 donne e anche 4 bambini. Migranti morti per soffocamento, conferma la polizia austriaca, che rende noto anche di aver arrestato tre persone coinvolte nella vicenda. “Questa tragedia sottolinea la spietatezza degli scafisti, che hanno ampliato la loro attività dal Mediterraneo alle autostrade d’Europa – spiega l’Unhcr -. Ciò dimostra che non hanno alcun riguardo per la vita umana, ma ricercano solo il profitto. E mostra anche la disperazione delle persone in cerca di protezione o di una nuova vita in Europa. Speriamo che questo nuovo incidente porterà a una forte cooperazione tra le forze di polizia europee, le agenzie di intelligence e le organizzazioni internazionali per reprimere il traffico di esseri umani mettendo in atto misure per la protezione e la cura delle vittime”.

Mediterraneo, tragedia senza fine. Intanto, a largo della Libia, la situazione resta drammatica. Secondo quanto reso noto dalla Mezzaluna rossa, nelle ultime ore sarebbero naufragate due imbarcazioni piene di migranti al largo della costa libica, nei pressi di Zuwara: si parla di circa 450 persone. I soccorsi hanno portato in salvo circa 198 migranti, mentre, secondo il Guardian, non ce l’avrebbero fatta circa 200 persone. Notizie che giungono a breve distanza da un altro ritrovamento di corpi senza di vita di migranti. È di pochi giorni fa la notizia della scoperta di 52 migranti morti nella stiva di una imbarcazione da parte del pattugliatore della marina svedese Poseidon, impegnato nelle operazioni di Triton. Le salme sono state portate a Palermo, insieme ad altri 571 migranti salvati in mare. Solo il 15 agosto scorso, spiega l’Unhcr, una tragedia dal medesimo copione: in una stiva di un barcone sono stati trovati i corpi di 49 persone morti, probabilmente, per le inalazioni di fumi velenosi. E’ di mercoledì 26 agosto, infine, l’ennesima tradecia. Secondo quanto riportato dall’Unhcr, “un gommone con a bordo circa 145 rifugiati e migranti ha avuto dei problemi. Alcune persone sono cadute in mare e due uomini si sono tuffati in acqua per salvarle. Nel panico che ne è seguito le persone hanno cominciato a spintonare e a spingere, e tre donne sul gommone sono morte schiacciate. Di coloro che sono caduti in acqua, 18 mancano ancora all’appello e si teme che siano morti. I sopravvissuti sono stati salvati e portati a Lampedusa, compreso il figlio di due mesi di una delle donne rimaste uccise. La maggior parte dei sopravvissuti è in condizioni critiche e presenta segni di shock, ferite e contusioni”. Sale, così, a più di 300 il numero delle vittime negli ultimi quattro giorni, ma il bilancio delle tragedie dell’immigrazione, in mare e sulla terraferma, purtroppo sembra destinato a salire.Le proteste dei libici contro i trafficanti. Dopo la scoperta da parte della guardia costiera libica dei 200 corpi a largo della città libica di Zuwara, secondo quanto riporta il Guardian, tanti tra i residenti del posto sarebbero scesi in piazza per protestare contro il traffico di esseri umani. Una manifestazione che ricorda quella dell’estate 2014, dopo il ritrovamento di un corpo di un migrante morto in mare, raccontata da Redattore sociale con un reportage da quello che ancora oggi è considerato uno dei maggiori snodi del traffico di esseri umani verso l’Europa.

I numeri dei flussi gestibili solo con risposte coordinate. Per l’Unhcr, nonostante gli sforzi dell’operazione di Frontex “il Mediterraneo è ancora la rotta più mortale per rifugiati e migranti. Molte delle persone che raggiungono via mare l’Europa meridionale, in particolare la Grecia, provengono da paesi colpiti da violenze e conflitti, come la Siria, l’Iraq e l’Afghanistan; hanno tutti bisogno di protezione internazionale e sono spesso fisicamente esausti e psicologicamente traumatizzati”. Ai governi, l’Unhcr chiede di “fornire risposte comuni e agire con umanità e in confomità ai loro obblighi internazionali”. Nonostante i numeri dei flussi siano “schiaccianti” per alcuni paesi “sovraccarichi”, aggiunge l’Alto commissariato, si tratta di “numeri gestibili attraverso risposte congiunte e coordinate a livello europeo. Tutti i paesi europei e l’Unione Europea devono agire insieme per rispondere alla crescente emergenza e dimostrare responsabilità e solidarietà”. (ga)

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Fonte:

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/489413/Migrazioni-e-un-bollettino-di-guerra-piu-di-300-vittime-in-quattro-giorni

CENTINAIA DI MIGRANTI MORTI IN MARE: L’UNIONE EUROPEA NASCONDE LA TESTA SOTTO LA SABBIA

Centinaia di migranti morti in mare. Amnesty International accusa l’Unione europea di “nascondere la testa sotto la sabbia”. Missione di ricerca in partenza per Lampedusa

 

11/02/2015

A seguito della notizia della morte di almeno 300 morti al largo dell’isola di Lampedusa, Amnesty International ha dichiarato che l’Unione europea e i suoi stati membri devono abbassare la testa per la vergogna.”Con questa nuova tragedia si sono avverati i nostri peggiori timori sulla fine dell’operazione di ricerca e soccorso Mare nostrum. Stanno emergendo le prevedibili conseguenze dell’assenza  una sostituzione adeguata di quell’operazione da parte dell’Unione europea” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

“La crisi umanitaria che aveva reso necessaria l’operazione Mare nostrum non è finita. Mentre le persone continuano a fuggire dalla guerra e dalla persecuzione e centinaia di esse a morire in mare, gli stati membri dell’Unione europea devono smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia” – ha proseguito Dalhuisen.

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero dei migranti irregolari giunti via mare nel gennaio 2015 è aumentato del 60 per cento rispetto a un anno prima, quando Mare nostrum era in funzione. Questo rende priva di senso la tesi che l’operazione di ricerca e soccorso in mare di cui tanto è stata celebrata la fine avesse incoraggiato i migranti a intraprendere viaggi pericolosi nel Mediterraneo.

L’operazione dell’Unione europea denominata Triton, definita come avvicendamento di Mare nostrum, non è finalizzata alla ricerca e al soccorso in mare, non opera di norma in acque internazionali e risulta significativamente ridotta come margine d’ampiezza.

“Basta fare una semplice equazione: se le persone che intraprendono viaggi pericolosi aumentano e le risorse destinate alla ricerca e al soccorso diminuiscono, vi sarà un numero maggiore di morti” –  ha osservato Dalhuisen.Il 9 febbraio, 29 migranti sono morti – per lo più per ipotermia –  dopo che la Guardia costiera italiana aveva soccorso un gommone con 106 persone a bordo, bambini compresi. La Guardia costiera ha dichiarato che le operazioni di soccorso sono state rese particolarmente difficili dalle cattive condizioni metereologiche, con onde alte fino a otto metri e la temperatura prossima allo zero.

Secondo quanto riportato dalla stampa italiana, nove sopravvissuti che erano su altre due imbarcazioni hanno dichiarato alla Guardia costiera che a bordo di esse si trovavano altri 200 migranti mentre una terza imbarcazione – secondo notizie ancora da confermare – sarebbe scomparsa con 100 persone a bordo, nessuna delle quali sopravvissuta. Secondo la Guardia costiera, le persone morte sarebbero giovani dai 18 ai 25 anni provenienti dall’Africa subsahariana.

“La Guardia costiera ha fatto tutto il possibile con le risorse che aveva. Chiaramente, non è bastato. Se gli stati membri dell’Unione europea non s’impegneranno ad aumentare significativamente le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, tragedie come queste non potranno che moltiplicarsi” – ha concluso Dalhuisen.
Una missione di ricerca, guidata da Matteo de Bellis, campaigner del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International, è in partenza per Lampedusa per raccogliere testimonianze dai sopravvissuti e sarà disponibile per interviste a partire dalla mattina del 12 febbraio.

Fine del comunicato                                          Roma, 11 febbraio 2015

Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: [email protected]

 

 

 

Fonte:

http://www.amnesty.it/Centinaia-di-migranti-morti-in-mare-Unione-europea-nasconde-la-testa-sotto-la-sabbia-missione-di-ricerca-in-partenza-per-Lampedusa

 

LAMPEDUSA: MORIRE IN MARE DI FREDDO

La notte scorsa, al largo di Lampedusa, è avvenuto l’ennesimo naufragio che ha portato alla morte, finora, di 29 migranti. Questa volta però non si tratta di morti annegati. I 29 migranti ( che erano più di cento) – imbarcati su quella grande distesa d’acqua che la disperazione fa ancora vedere come l’unica strada da percorrere per una nuova vita – non sono morti annegati. Sono morti di freddo. Sono morti perchè quando si chiude la porta in faccia ai diritti umani, come fa la nostra Fortezza Europa, se non si muore per le onde del mare si può morire anche di freddo. Un freddo che non è solo la temperatura di un gelido inverno. Un freddo che è la nostra indifferenza. Sono morti perchè nessuno li ha salvati.  Perchè quell’operazione chiamata Mare Nostrum e che almeno salvava vite umane (anche se poi le consegnava a leggi che reprimono la libertà) non esiste più. Al suo posto c’è un’altra missione, Triton, nell’ambito di Frontex, perchè per la nostra Europa la tutela delle frontiere continua a contare più dei diritti umani.

 

D. Q.

Qui la notizia riportata da Internazionale:

Sono 29 le vittime del naufragio a Lampedusa

Almeno 29 persone sono morte nel naufragio avvenuto a largo di Lampedusa, la causa si conferma ipotermia. Il numero delle vittime potrebbe aumentare, secondo quanto dichiarato dalla guardia costiera, che ha portato in salvo l’imbarcazione dove più di cento migranti hanno trascorso 18 ore alla deriva.

Secondo Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa, la chiusura dell’operazione di pattugliamento delle coste siciliane Mare nostrum ha aumentato il rischio di morti in mare: “Mare nostrum era una soluzione di emergenza a una crisi umanitaria, chiuderla è stato un enorme e intollerabile passo indietro”, ha dichiarato Nicolini in un’intervista. Mare nostrum, che al governo italiano è costata 114 milioni di euro per il primo anno, è stata sostituita dall’operazione Triton, nonostante l’appello di numerose associazioni per i diritti umani. Reuters

 

Fonte:

http://www.internazionale.it/storia/sono-morti-venticinque-migranti-al-largo-di-lampedusa

NASCE L’ALARM PHONE PER SALVARE LE VITE DEI MIGRANTI NEL MEDITERRANEO

+ 334 86517161: questo il numero attivato da Watch the Med e Borderline per segnalare chi si trova in pericolo in mare e chi viene respinto alle frontiere europee

 

Un numero contro la Fortezza Europa, un numero per evitare ancora morti nel Mediterraneo.

Da ottobre è operativo l’alarm phone + 334 86 51 71 61 attivato dalla rete internazionale Borderline Europe e da Watch The Med, un progetto avviato nel 2012 all’interno della campagna “Boats4people” e che coinvolge ad oggi numerose organizzazioni, attivisti e ricercatori.

+ 334 86 51 71 61

Un numero di emergenza che nasce dalla volontà di fare qualcosa di concreto per salvare le vite dei migranti. Dal 2000 ad oggi almeno 40000 persone sono morte cercando di attraversare il Mediterraneo (più di 3000 solo nel 2014).
Nonostante i numerosi appelli per l’apertura di canali umanitari e percorsi di arrivo protetti, l’Unione Europea non ha fatto nulla per evitare queste continue stragi scegliendo al contrario di incrementare la militarizzazione e i controlli sia alle frontiere che all’interno dei Paesi membri come dimostrano le recenti operazioni Mos Maiorum e Triton e, in generale, tutte le operazioni dell’agenzia Frontex.

Contro la violenza e l’indifferenza delle istituzioni europee, 50 attivisti dei diritti umani in tutta Europa hanno aperto questa linea telefonica di emergenza che è attiva da ottobre 24 ore su 24 con una squadra pronta a rispondere in più lingue. Il telefono coprirà chiamate provenienti dalle rotte migratorie nel Mediterraneo Centrale, nel Mar Egeo e tra il Marocco e la Spagna.
Il progetto avviato non potrà condurre direttamente operazioni di salvataggio ma avrà l’obiettivo di sollecitare tali operazioni e di far scattare l’allarme nel caso in cui i soccorsi dovessero tardare o non dovessero essere attuati. Inoltre avrà lo scopo di monitorare e denunciare casi di respingimenti da parte di paesi europei, respingimenti di cui è stato vittima nel Mar Egeo anche Karim, un rifugiato siriano che ha deciso adesso da Amburgo di unirsi all’èquipe di operatori dell’Alarm Phone. “Sappiamo bene quanto è pericoloso attraversare il Mediterraneo, con questo sistema in caso di emergenza i migranti potranno chiamarci. Noi gireremo le segnalazioni ai soccorritori e faremo pressione su di loro”, spiega l’attivista di Borderline Judith Gleitze.

Uno dei tantissimi esempi di tragedie che si sarebbero potute evitare è quello dell’11 ottobre 2013, proprio pochi giorni dopo quel terribile 3 ottobre. Quel giorno i migranti, la cui imbarcazione stava affondando, chiamarono più volte le autorità italiane e maltesi ma il loro SOS non fu ascoltato. I soccorsi arrivarono molte ore dopo l’allarme lanciato dall’imbarcazione quando quest’ultima era già affondata. Delle più di 400 persone sul barcone solo 212 riuscirono a sopravvivere.
“E se i migranti avessero potuto effettuare una seconda chiamata ad un telefono di emergenza indipendente così da attivare la società civile e far pressione sulle autorità affinché attivassero immediatamente i soccorsi in mare?” si chiedono i promotori dell’Alarm Phone nel loro appello.
Probabilmente sarebbe andata diversamente, in questo come in molti altri casi di mancati soccorsi o respingimenti in tutto il Mediterraneo.

Per questo è di estrema importanza diffondere il più possibile il progetto e in particolare il numero di emergenza così da sviluppare una rete internazionale di attivisti e organizzazioni in grado di collaborare tanto a livello operativo sollecitando i soccorsi quanto a livello politico denunciando i frequenti casi di respingimenti e mancati salvataggi in mare.

Clicca qui per le informazioni sull’Alarm Phone, per scaricare l’appello per il telefono d’allarme in sette lingue (italiano, inglese, francese, arabo, greco, spagnolo, tedesco), per vedere la lista di tutti i firmatari e per avere informazioni aggiornate e report sul sito.
A questo link è possibile inviare segnalazioni e report al sito Watch the Med.

Click here to get all the information about the Alarm Phone, the appeal of the Alarm Phone in 7 languages (English, French, German, Italian, Greek, Arabic, Spanish), the petition with all the subscribers, news and reports.
At this link you can send warnings and reports to Watch the Med website.

[ 19 novembre 2014 ]

 

Fonte:

http://www.meltingpot.org/Nasce-l-Alarm-Phone-per-salvare-le-vite-dei-migranti-nel.html#.VHpV88koMqg

 

MOS MAIORUM + TRITON, DOPO IL 3 OTTOBRE I MIGRANTI TORNANO NEMICI

Imminente maxi operazione di polizia guidata dall’Italia contro l’immigrazione irregolare in tutta Europa

Scatterà a breve in tutta Europa una gigantesca operazione di polizia volta a fermare, controllare e identificare tutti i migranti che verranno intercettati sul territorio continentale. Tantissime associazioni e reti che tutelano i diritti dei migranti stanno lanciando l’allarme, invitando alla massima allerta quella moltitudine di individui che approdati in Europa stanno cercando di realizzare un loro nuovo progetto di vita, lontano da guerre, miseria e persecuzioni.

Dal 16 al 23 ottobre l’Italia guiderà l’operazione di polizia europea Mos Maiorum, un intervento coordinato dalla Direzione Centrale per l’Immigrazione e la Polizia di Frontiera del Ministero dell’Interno italiano in collaborazione con l’Agenzia Frontex volto a perseguire l’ “attraversamento illegale dei confini”. Dalla nota prodotta dal Consiglio Europeo si apprende che la finalità dell’operazione è “indebolire la capacità organizzativa del crimine organizzato nel favoreggiamento dell’immigrazione illegale”, attraverso una serie di azioni coordinate che punteranno a identificare e arrestare i migranti irregolari, per la raccolta di informazioni ai fini di attività investigativa e di intelligence, a consolidare prassi comuni di intervento per aumentare l’incisività delle misure di controllo e repressione dell’immigrazione illegale. Tradotto, una settimana di persecuzione e guerra dichiarata a tutti i migranti, con 18mila agenti di polizia sguinzagliati in stazioni, treni, porti, aeroporti per identificare e possibilmente arrestare il maggior numero di persone dall’apparenza straniera. Si tratta di una pratica già sperimentata durante le precedenti missioni denominate Aerodromos, Afrodite, Perkunas rispettivamente condotte durante la presidenza europea di Grecia, Cipro e Lituania, che sembrerebbero programmate per due settimane all’anno, al cambio dei semestri di presidenza europea.
Operazioni guidate dalla presunzione di colpevolezza, indirizzate più che altro a dimostrare la pericolosità della circolazione dei migranti, i cui comportamenti vengono aprioristicamente definiti come illegali, e a legittimare investimenti di risorse e procedure normative per le misure di controllo, repressione e detenzione. Basta leggere alcune righe della relazione finale della missione Perkunas condotta nel settembre 2013: “Considerato che la maggioranza dei migranti irregolari (72,94%) ha fatto richiesta di protezione internazionale dopo essere stata intercettata, ciò può essere assunto come una indicazione quantitativa dell’abuso nelle procedure di asilo”.

Ecco come si concretizza il potenziamento di Frontex, non certo nella direzione di una migliore accoglienza ma in gigantesche operazioni poliziesche che hanno l’unico scopo di rafforzare l’immagine del migrante come nemico pubblico e la necessità di operazioni per espulsioni e detenzioni di massa. Se qualcuno aveva ingenuamente creduto alla favola di Frontex Plus – Triton è annunciata per novembre – come un potenziamento di Mare Nostrum (non stiamo qui a ripetere tutte le criticità di questa missione), può rendersi conto che la direzione in materia di politiche migratorie comunitarie intrapresa oggi, proprio durante la presidenza italiana dell’Unione Europea, è quella della proclamata tolleranza zero verso i movimenti migratori, nuovamente affrontati come tema connesso alla sicurezza e alla lotta alla criminalità organizzata anziché a quello degli effetti delle guerre e dei conflitti che circondano l’Europa. Dopo la parentesi umanitaria di Mare Nostrum e del Piano Nazionale Accoglienza, è proprio attraverso il ritorno del noto discorso pubblico sulla minaccia terroristica che chi tenta di scampare all’inasprirsi dei conflitti in Siria, Iraq, Palestina, Corno d’Africa e non solo, viene trasformato in soggetto indesiderato e pericoloso, che ben merita la nuova stretta anti-immigrazione. Da profughi a terroristi, detta in termini spiccioli.

L’imminente Mos Maiorum, la nuova missione Triton nell’ambito di Frontex, le identificazioni forzate di tutti i richiedenti asilo impartite dal Ministero dell’Interno (su pressione dell’UE) e la crudele rigidità del Regolamento di Dublino aprono a una nuova narrazione dei movimenti migratori e della loro gestione: archiviato l’anniversario del 3 ottobre e la retorica che lo celebrerà proprio dal palcoscenico di Lampedusa, dall’indomani è tutto pronto perché rifugiati e migranti tornino a diventare bersaglio di misure di controllo e repressione.
Come ha dichiarato il Ministro Alfano, “sulla frontiera si gioca tutto”.

Neva Cocchi, Danilo Burattini

[ 3 ottobre 2014 ]
Fonte: