MESSINA E IL SOSTEGNO A FREDOM FLOTILLA

Marianne verso Gaza - Foto di Pablo Miranzo Marianne verso Gaza – Foto di Pablo Miranzo

Salperà il prossimo 14 settembre 2016 verso Gaza, AMAL (Speranza), la nave acquistata dalla Coalizione internazionale Freedom Flotilla, che per ora si trova a Barcelona.

Per discutere del progetto e dell’itinerario è stato organizzato un incontro il prossimo 2 settembre, a partire dalle 17:30, presso la Sala Ovale del Comune di Messina. Nel comunicato diramato, si legge anche la notizia che in tanti attivisti aspettavano: Estelle, l’imbarcazione sequestrata nella spedizione nel 2012, sarà restituita. A stabilirlo, con una sentenza che ha segnato la storia, è stata la Corte suprema.

Gli organizzatori, però, non vogliono abbassare la guardia sui fatti gravi che ancora accadono a Gaza: i cechi bombardamenti, anche sulla popolazione inerme, passano costantemente nel silenzio generale, inclusi i social network che normalmente sono invasi dai “Je suis”, dichiarazioni di solidarietà, di turno.

AMAL sarà in Italia a settembre, dunque, e la sua sua ultima tappa sarà proprio nella città di Messina. Ecco perché, in previsione di questo arrivo, il comitato messinese auspica “l’adesione ai principi della Freedom Flotilla da parte di tutte le organizzazioni democratiche a livello locale e nazionale”, ma anche “la promozione di dibattiti, letture di poesie, proiezione film, concerti a favore della Palestina e di Gaza su tutto il territorio nazionale”.

Al progetto hanno già aderito numerose associazioni, tra cui l’ARCI Thomas Sankara, il movimento Cambiamo Messina dal Basso, la Casa RossaR@PMessina, il Centro cultutrale islamico, la CGIL area Lavoro e Società, la Comunità palestinese cittadina, il Coordinamento siciliano di solidarietà con la Palestina, il CUB Gruppo Pari opportunità di CMdB, il Partito della Rifondazione comunista, Sangha dello Stretto, il partito SEL Sinistra italiana.

Gli organizzatori lanciano appelli affinché possano arrivare nuove adesioni. L’invito, infatti, è molto chiaro: il Gruppo chiama “a raccolta tutte le organizzazioni democratiche del paese e singoli Cittadini, per rompere il blocco che impedisce ai Palestinesi di Gaza qualsiasi contatto con il mondo”.

I principi che stanno alla base di Freedom Flotilla e che accomunano tutti i membri e i partecipanti sono innanzitutto quelli legati al credere nei diritti umani universali, nella libertà e nell’uguaglianza di tutti. La finalità è, si legge nel comunicato diramato, “ispirare e unire le comunità di tutto il mondo contro il blocco illegale e immorale di Gaza e agire uniti per porvi fine”. Oltre ad opporsi a qualsiasi forma di punizione collettiva e dichiarazione di colpa, il collettivo Freedom Flotilla respinge “qualsiasi forma di razzismo e discriminazione, inclusi antisemitismo e islamofobia”.

A voler segnare qualche tappa della storia del progetto, basti ricordare che nel 2008 le barche del Free Gaza Movement iniziarono i primi i tentativi via mare con lo scopo di cassare il blocco israeliano di Gaza che opprimeva e ancora opprime la popolazione palestinese e nega a essa il diritto alla libertà di movimento e di commercio. Qualche successo fu segnato: le prime imbarcazioni, infatti, furono in grado di arrivare cinque volte a Gaza e tornare indietro in Europa. La dura risposta di Israele non si fece attendere: tutte le barche salpate alla volta di Gaza, l’anno successivo, quindi nel 2009, furono non solo fermate, ma anche attaccate violentemente dalla marina israeliana, tanto da dover capitolare.

Questi eventi sono stati la spinta per la nascita di un coordinamento internazionale a cui partecipano attivisti provenienti da tutto il mondo: Italia, Spagna, Svezia, USA, Canada, Australia, Norvegia, Grecia. Nasce così la Coalizione internazionale della FreedomFlotilla.

Nel 2010, la Freedom Flotilla I fu attaccata e abbordata ancora dalla marina israeliana in acque inernazionali. A farne le spese, morendo, furono ben 10 attivisti che si trovavano a bordo della nave Mavi Marmara.

Nel 2011, la Freedom Flotilla II, insieme alla nave italiana “Stefano Chiarini“, tenta di partire dalla Grecia e dalla Turchia. Delle 12 imbarcazioni, solo tre riescono a partire verso Gaza e vengono attaccate dalla marina israeliana in acque internazionali. Le imbarcazioni vengono confiscate illegalmente da Israele.

Nel 2012, Estelle parte dalla Finlandia e fa sosta in ben 13 porti europei per sensibilizzare le popolazioni sulla grave crisi umanitaria causata dal blocco di Gaza. In Italia approda a La Spezia e poi da Napoli parte diretta a Gaza. Ancora una volta, viene attaccata dalla marina israeliana in acque internazionali e trainata al porto israeliano di Ashdod.

Nel biennio 2013-2014, inizia la campagna “commercio e non aiuti”. Viene costruita l’Arca di Gaza per trasportare prodotti dal porto verso gli acquirenti internazionali e incoraggiare il mondo a commerciare con i produttori di Gaza. Israele si sente minacciato e non si limita solo a sabotare il progetto, ma addirittura decide di bombardare l’Arca fino ad distruggerla.

Nel 2015, Marianne salpa da Messina verso Gaza e viene bloccata in acque internazionali dalla marina israeliana e le persone a bordo private della libertà. La Svezia, palesemente contraria al sequestro, protesta contro Israele per questa operazione che sembra contraria al diritto internazionale, chiedendo inoltre che il console svedese possa mettersi in contatto diretto con le persone detenute. Il Primo Ministro israeliano, una volta avvenuto l’ancoraggio, lancia pubblicamente un plauso alla sua marina militare per l’andamento dell’operazione. Tanto che i mass media leggono e interpretano positivamente tale comportamento. Ma gli attivisti denunciano una realtà differente. Infatti, sembrerebbe che dalle prime dichiarazioni rilasciate dai passeggeri liberati, supportate da un video (dove si sentono le scariche delle pistole elettriche taser, che provocano le grida di dolore delle persone colpite), emergerebbe una storia differente: quasi 40 militari a fronte di 18 tra passeggeri ed equipaggio sulla Marienne.

 

 

Fonte:

http://www.ilcarrettinodelleidee.com/sito/messina-e-provincia/incitta/item/3574-messina-e-il-sostegno-a-freedom-flotilla.html

Bloccato con pistola taser: muore Dalian Atkinson, ex bomber dell’Aston Villa

Il tragico episodio a Telford, a ovest di Birmingham: gli agenti intervengono vicino casa del padre e in strada con la scarica che paralizza i movimenti immobilizzano il 48enne ex calciatore, che però va in arresto cardiaco. Aveva giocato anche con Ipswich Town, Sheffield, Real Sociedad, Fenerbahce, Metz e Manchester City

LONDRA – Lutto nel mondo del calcio britannico. L’ex attaccante Dalian Atkinson, 48 anni, è morto nella notte nello Shropshire, dopo essere stato colpito dalla scarica di una pistola taser utilizzata dalla polizia per immobilizzarlo. E’ accaduto a Telford, nelle Midlands Occidentali, a ovest di Birmingham, dove secondo quanto riporta la Bbc in seguito a una segnalazione la polizia del West Mercia è intervenuta alle due di notte nei pressi dell’abitazione del padre di Atkinson, l’85enne Ernest, dopo che l’ex calciatore in stato confusionale andava bussando alle case dei vicini lamentandosi di essere un “senzatetto”.

Il padre lo ha descritto come “molto agitato”, probabilmente sotto l’effetto di droghe o alcol. Gli agenti hanno bloccato l’ex calciatore in strada sparandogli con il Taser, la pistola elettrica che paralizza i movimenti facendo contrarre i muscoli. Qualcosa, però, deve essere andato storto, perché nonostante i soccorsi prestatigli dai sanitari l’uomo è morto per arresto cardiaco durante il tragitto in ambulanza verso l’ospedale. Una commissione indipendente indagherà ora sul caso, destinato a riaprire le polemiche sull’arma in uso alla polizia che dovrebbe essere meno letale delle pistole ma che ha già causato numerosi decessi. Secondo uno studio di Amnesty International, tra il 2001 e il 2012 negli Stati Uniti ci sono stati più di 500 decessi dovuti all’uso di Taser. Alcuni stati stanno prendendo in considerazione la possibilità di introdurre criteri normativi più restrittivi, in risposta alla crescente preoccupazione per la scarsa sicurezza degli strumenti.

ATTACCANTE MAI DIMENTICATO DAI TIFOSI DELL’ASTON VILLA – Atkinson in carriera aveva segnato 38 gol in 114 partite con l’Aston Villa ed è ricordato dai tifosi dei Villains per la rete del 1994 che valse la conquista la Coppa di Lega nella finale contro il Manchester Utd (3-1) e per aver firmato il ‘Match of the Day gol’nel campionato 1992-93 sul terreno del Wimbledon. Tra le sue squadre in sedici stagioni da professionista, con una convocazione nella Nazionale B inglese, anche Ipswich Town, dove aveva cominciato, Sheffield Wednesday, Real Sociedad, Fenerbahce, Metz e Manchester City, prima di chiudere l’esperienza da calciatore fuori dall’Europa con Al-Ittihad, Daejeon Citizen e Jeonbuk Hyunday Motors.
I MESSAGGI DI CORDOGLIO DI CLUB ED EX COMPAGNI  – “Riposa in pace Dalian Atkinson.Non sarai mai dimenticato!”, il tweet che gli ha dedticato proprio l’Aston Villa. Anche Paul McGrath, leggenda del club di Birmigham, ha commentato la scomparsa di Atkinson definendo il suo ex compagno di squadra come “grande parte della famiglia Aston Villa”. Dal canto suo l’Ipswich Town, dove l’ex calciatore aveva iniziato la carriera, sempre su twitter ha scrito che la sua morte è “una notizia terribilmente triste”.

Fonte:

Il mistero di Sandra Bland, morta in galera per non avere messo la freccia. In un video le minacce con il taser

In un nuovo video le minacce dell’agente alla donna – afroamericana, 28 anni -arrestata con violenza e minacciata con il taser per una banale infrazione stradale. È morta in carcere tre giorni dopo. Secondo le autorità si sarebbe suicidata, ma la famiglia non ci crede e chiede chiarezza

di Federica Seneghini

Nuovo video dell’arresto di Sandra Bland: l’agente la minaccia con il taser

Fermata da un agente a bordo della sua auto per non avere messo la freccia prima di cambiare corsia. Ammanettata, sbattuta a terra e minacciata con il taser, per motivi misteriosi. Arrestata e portata in galera. Dove è morta, in una piccola cella del carcere della Contea di Waller, Texas, tre giorni dopo. La versione ufficiale, dice che Sandra Bland – afroamericana, 28 anni, attivista del movimento «Black Lives Matter», neoassunta alla Prairie View A&M University – si è suicidata. Ma la famiglia non ci crede e chiede giustizia. In forza anche di un nuovo video di 45 minuti, rilasciato dalle autorità mercoledì, che mostra tutta la violenza, apparentemente ingiustificata, con cui la giovane Sandra è stata trattata dai poliziotti per una banale infrazione stradale.

Venerdì 10 luglio: l’arresto

La storia inizia venerdì 10 luglio. Il video registrato da una telecamera di sorveglianza piazzata su una volante, rilasciato dalle autorità di Hempstead, mostra un’auto di colore bianco accostare ai lati di una superstrada della piccola cittadina del Texas. Un agente – Brian T. Encinia – si avvicina al finestrino. Chiede alla donna al volante di dargli i documenti.

«Mi sembra molto scocciata», dice il poliziotto.
«Lo sono, lo sono davvero», risponde lei.
«Le dispiace spegnere la sigaretta?»
«Sono nella mia auto, non vedo perché dovrei farlo»

Il dialogo tra i due a quel punto precipita. Encinia ordina a Bland di scendere dall’auto. Lei si rifiuta. «Ti faccio scendere con la forza, allora», risponde lui, chiedendo rinforzi e strattonando la donna.

Sandra Bland, 28 anni (Epa)
Sandra Bland, 28 anni (Epa)

Poi tira il fuori il taser, la pistola stordente, e lo punta contro Bland: «Ti faccio accendere», le dice riferendosi alla sigaretta della ragazza. A quel punto lei scende dal veicolo. I due escono dall’inquadratura, ma la telecamera resta accesa. E registra i dialoghi. «Mi fai male», si lamenta la donna, mentre lui la ammanetta e la sbatte a terra, aiutato da un’altra agente. «Mi spacchi i polsi», urla Bland. Grazie a un altro video (qui sotto, ndr.), registrato da un passante e messo online nei giorni successivi, abbiamo altre immagini, oltre a quelle ufficiali. Che mostrano la violenza dietro quelle parole. Con la ragazza distesa a terra, pancia sotto, e l’agente sopra di lei, mentre la ammanetta.

«Mi hai fatto sbattere la testa, non te ne frega niente?», dice lei.
Per poi aggiungere: «Sono epilettica».
«Bene», risponde lui.

La violenza è confermata anche dalla sorella di Bland, Shante Needham, secondo cui la donna le avrebbe riferito come Encinia le sarebbe salito sulla schiena con le ginocchia, spezzandole un braccio. Il capo del Dipartimento della sicurezza del Texas, Steven MacCraw, che ha fatto diffondere il filmato, ha dichiarato che il comportamento dell’agente costituisce una violazione delle procedure di arresto.

Lunedì 13 luglio: la morte in carcere
I soccorsi a Sandra Bland, nel carcere della Contea di Waller, in Texas (Epa)
I soccorsi a Sandra Bland, nel carcere della Contea di Waller, in Texas (Epa)

Alle 6,30 di lunedì 13 luglio, Sandra Bland, rinchiusa nella cella numero 95 del carcere della Contea di Waller – 20 metri quadrati – si rifiuta di mangiare. Poco dopo le 7 risponde «sto bene», a una guardia, e chiede di fare una telefonata. Due ore e mezza dopo, alle 9, viene trovata impiccata, in una posizione «semi eretta», con il laccio di un sacchetto di plastica intorno al collo (che, dicono gli inquirenti, avrebbe recuperato da un bidone della spazzatura della sua cella). Soccorsa, viene dichiarata morta alle 9,16.

Le indagini
Il governatore del Texas Dan Patrick riferisce sul caso Sandra Bland all’Università Prairie View A&M (Epa)
Il governatore del Texas Dan Patrick riferisce sul caso Sandra Bland all’Università Prairie View A&M (Epa)

Secondo l’autopsia, effettuata dai medici della Contea di Harris, Bland sarebbe morta per asfissia, che si sarebbe provocata volontariamente. Tradotto: si sarebbe suicidata. Ma il procuratore distrettuale della Contea di Waller, Elton Mathis, ha detto che «l’indagine per omicidio» continua. «Ci sono troppe cose poco chiare», ha aggiunto. Anche l’Fbi sta indagando sul caso. La famiglia della donna vuole chiarezza («Per la Sandy che conoscevo io», ha detto un’altra sorella di Bland, «è impossibile che si sia ammazzata»), e chiede di potere avere un’autopsia autonoma. Perché è troppo strano essere arrestati per una banale infrazione stradale e morire in galera 72 ore dopo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte:
http://www.corriere.it/esteri/15_luglio_22/strano-caso-sandra-bland-morta-galera-non-avere-messo-freccia-ca679356-306d-11e5-8ebc-a14255a4c77f.shtml?cmpid=SF020103COR

“NON MI PENTO E NON MI ARRENDO. LA FREEDOM FLOTILLA E’ RIUSCITA NEL SUO INTENTO”. INTERVISTA A BASEL GHATTAS, PARLAMENTARE KNESSET

Posted on 2 luglio 2015 by paola


1/7 Intervista di Ship to Gaza Svezia, traduzione :

Basel Ghattas
Per il Parlamentare Knesset Dr. Basel Ghattas, è vero che la Freedom Flotilla III non ha raggiunto Gaza, “ma è riuscita nella sua missione, ha raggiunto completamente il proprio obiettivo avendo mostrato a tutto il mondo come gli Israeliani non rispettano la legge internazionale”. Secondo Gattas, la Freedom Flotilla accende la luce sulla realtà dell’occupazione israeliana e di come questa trasformi Gaza in una prigione chiusa.
“Non mi arrendo, fatemi sapere quando ci sarà la prossima Freedom Flotilla e sarò il primo a partecipare, fa parte del mio dovere politico come Palestinese che vive in Israele” afferma.


– Dirottamento, violenza e minacce


Spiegando come gli Israeliani “hanno dirottato” l’imbarcazione Marianne, Ghattas racconta che circa 13 navi da guerra israeliane circondarono la barca dopo la mezzanotte di domenica.
“ Una delle navi da guerra aveva un elicottero militare sul ponte” aggiunge con enfasi.
Afferma che gli Israeliani hanno ordinato ai membri dell’equipaggio di tornare indietro da dove provenivano.
““Gaza è la nostra destinazione, non la cambiamo, “ è stata la risposta che hanno ricevuto dal capitano Joel . ”
Ghattas ha iniziato a negoziare con loro per circa un ora per evitare ogni scontro o violenza.
“Abbiamo detto loro chiaramente che stavano per dirottare l’imbarcazione, che la barca è svedese e attaccandola sarebbe stato come attaccare la Svezia stessa”
“Quello che state facendo è illegale, ci state aggredendo in acque internazionali.
Dopo un po’ i soldati israeliani si sono arrampicati sulla barca e ne hanno preso il controllo.
Hanno iniziato ad insultarci verbalmente a spingerci e ad attaccare gli attivisti svedesi usando persino i taser contro Charlie Andréasson, membro dell’equipaggio.
Poi hanno provato interrogarci. L’ex Presidente della Tunisia Moncef Marzouki ha rifiutato di rispondere dicendo : “Quello che state facendo è illegale e io mi trovo in acque internazionali quindi sotto la giurisdizione della legge internazionale e quindi da me non avrete una parola.””
Ha aggiunto che il capitano dell’imbarcazione è stato scaltro nello spegnere i motori appena IDF ha abbordato la nave, così hanno impiegato ore per rimetterla in moto e portare l’imbarcazione al porto di Ashdod.
Ghattas dice che sono arrivati prima del tramonto al porto, ma IDF ha continuato a girare intorno fino al buio e poi è entrato “ per far sì che i media non potessero vedere come avevano dirottato l’imbarcazione ”
“Non mi sono pentito di aver preso parte alla Freedom Flotilla, se avrò la possibilità, lo farò di nuovo” dichiara Ghattas con una nota di sfida.
“ Abbiamo bisogno di questo tipo di iniziative, abbiamo bisogno di più Freedom Flottiglie. Grazie alle Freedom Flottiglie accresciamo la consapevolezza dell’assedio di Gaza e spostiamo l’attenzione internazionale sui crimini di Israele” conclude.

 

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/2015/07/02/non-mi-pento-e-non-mi-arrendo-la-freedom-flotilla-e-riuscita-nel-suo-intento-intervista-a-basel-ghattas-parlamentare-knesset/

LA EURODEPUTATA ANA MIRANDA: “UN UTILIZZO SPROPORZIONATOU DI FORZA NELL’ASSALTO ALLA MARIANNE”. DEPORTATO ANCHE L’EX PRESIDENTE TUNISINO

Posted on 30 giugno 2015 by michele borgia
La eurodeputata galiziana, che si trovava a bordo del peschereccio ‘Marianne’ in rotta verso Gaza, ha raccontato, al suo rientro a Madrid, le modalità con cui l’esercito israeliano ha abbordato la barca umanitaria della Freedom Flotilla.

MADRID// “Hanno usato una violenza smisurata, sproporzionata: scariche elettriche anche alle persone anziane presenti sul ponte di comando. Le picchiano: si sentono grida, urla di acuto terrore. Per un momento pensiamo che siano morti. Prendono il controllo del ponte di comando e trascinano i marinai dove si trova il resto dei passeggeri.”
E’ una parte del racconto dei fatti che l’eurodeputata del Blocco Nazionalista Gallego (BNG) Ana Miranda, ha riportato questo martedì (29.06.2015, ndt) al Congresso dei Deputati, riguardo l’assalto dell’Esercito israeliano alla ‘Marianne’.
La nave, che faceva parte della Freedom Flotilla, è stata intercettata all’alba di lunedì, quando era in acque internazionali, a più di 90 miglia marittime da Gaza.
L’illegittimità dell’abbordaggio è stato uno dei punti su cui si è concentrata Miranda, che ha parlato chiaramente di “sequestro”.
“Eravamo in acque internazionali, con regolare permesso di navigazione, su una barca battente bandiera europea, per la precisione svedese” ha spiegato. Due giorni prima dell’abbordaggio, si erano accorti di essere seguiti da tre imbarcazioni, prive di dati di identificazione. “Erano navi fantasma“, ha ribadito.
Mentre si avvicinavano, i soldati israeliani hanno contattato l’equipaggio della Marianne. “Vogliamo che ne usciate bene e che il carico arrivi a Gaza“, hanno detto, secondo il racconto di Miranda. Al che Joel, il capitano, ha rifiutato: “Non avete nessun diritto di interrompere il nostro percorso di viaggio.”
A quel punto è partito l’assalto. “In pochi minuti sono arrivati a bordo circa 40 soldati incappucciati, carichi di armi e in tenuta da guerra. Sono entrati a poppa, hanno preso il controllo del ponte di comando, infine sono venuti a prua, dove si trovavano attivisti e giornalisti” ha raccontato. “Ci tiravano, ci spingevano, mi sono caduti addosso dei compagni” ha aggiunto, mostrando un livido sul braccio. “Alcune persone sono state maggiormente colpite“, ha aggiunto. E’ la presa del ponte di comando il momento in cui i soldati si sono mostrati più aggressivi, arrivando ad aggredire con scariche elettriche il capitano Joel, e altri membri dell’equipaggio.
Tratti in arresto, sono stati trasferiti al porto di Ashdod; hanno tardato a entrare in porto perché, dice l’eurodeputata, nella zona era in corso una manifestazione in appoggio alla Flotilla.
Quando finalmente hanno attraccato, è stato confiscato loro tutto il materiale informatico, telefoni e altri oggetti personali. Sono stati costantemente trattati come persone pericolose, “custoditi da soldati incappucciati e armati pesantemente.“L’esercito israeliano si è tenuto la barca e tutto il carico.
Politici e giornalisti sono già stati liberati, ma i membri dell’equipaggio sono ancora incarcerati. “In questi giorni dobbiamo impegnarci affinché vengano liberati“, ha sostenuto.
A bordo c’era anche un giornalista israeliano. “Era rimasto sorpreso nel vedere com’era in realtà la barca, rispetto a ciò che era stato raccontato sulla stampa israeliana“, ha detto a Miranda, a cui ha anche confessato di avere “paura di rappresaglie“.

Ana Miranda
30 giugno 2015
14:29
Eduardo Muriel

articolo originale:

MARIANNE E’ STATA ABBORDATA DA ISRAELE: 18 PERSONE SEQUESTRATE NEL MEDITERRANEO

Qui un evento su come sostenere la Fredoom Flotilla III:https://www.facebook.com/events/1591658504454957/
Da https://twitter.com/freedomflotita :

  1. Marianne al porto militare di Ashdod dopo la cattura in acque internazionali.

    Collegamento permanente dell'immagine integrata

Da http://www.freedomflotilla.it/ :


18 persone sequestrate nel Mediterraneo. Dove sono le nostre istituzioni?

Un atto di pirateria ingiustificabile nel Mediterraneo
Le navi della Marina militare israeliana godono forse di una ”lettera di corsa“ da parte delle istituzioni internazionali?

A circa 100 miglia marine (oltre 190 chilometri) dalle coste di Gaza, quidi ampiamente in acque internazionali, il peschereccio “Marianne”, facente parte della missione Freedom Flotilla III, è stato circondato da vari mezzi della Marina israeliana che lo hanno fermato e abbordato, in un illegale atto di pirateria. I passeggeri sono stati sequestrati e – secondo quanto riferito dalle forze armate israeliane – trasferiti (contro la loro volontà) presso il porto militare israeliano di Ashdod. Non sappiamo nulla delle loro condizioni. La Marina militare israeliana ha nuovamente colpito nel cuore del Mediterraneo;  le loro rassicurazioni di aver agito senza attuare violenza non ci tranquillizzano dato che che – parla la storia – oscurano le comunicazioni di bordo, attaccano i passeggeri con pistole taser, li arrestano, li deportano e li sottopongono a interrogatori forzati.

Allarmati dalle minacce provenienti dal Primo Ministro israeliano, che da giorni minacciava quello che di fatto, nel silenzio delle istituzioni internazionali, ha avuto luogo – ovvero il sequestro del peschereccio in acque internazionali, con l’arresto e la deportazione ad Ashdod dei passeggeri – avevamo già sollecitato, con missive e comunicati stampa (caduti nel vuoto), il Presidente della Repubblica Italiana, Onorevole SERGIO MATTARELLA, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Onorevole MATTEO RENZI, il Ministro degli Affari Esteri, Onorevole PAOLO GENTILONI SILVERI, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Onorevole FEDERICA MOGHERINI, chiedendo espressamente la tutela del diritto alla navigazione in sicurezza, in acque internazionali, per la missione Freedom Flotilla III.

Tra i passeggeri attualmente sequestrati un’europarlamentare galiziana (Ana Miranda Paz), un sassofonista israelo/svedese (Dror Feiler), il primo presidente della primavera tunisina (Moncef Marzouki), il parlamentare della Knesset israliana Basel Ghattas. Si tratta di 18 persone private della libertà solo per aver preteso il semplice rispetto del diritto internazionale, la libertà propria e altrui di navigare liberamente da porto a porto nel Mediterraneo.

Riteniamo che nostre istituzioni, e in primo luogo l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Onorevole FEDERICA MOGHERINI, debbano chieder conto al governo israeliano di ciò che è accaduto, ovvero come si possa permettere che barche assolutamente in regola con i documenti di navigazione e con il carico, possano essere attaccate impunemente in acque internazionali, da navi militari.
Le suddette istituzioni, dovrebbero sentirsi responsabili e attivarsi per avere rassicurazioni dirette – vale a dire dalla loro viva voce – sulle condizioni fisiche delle persone in questo momento sequestrate.
Chiediamo alle suddette istituzioni se ritengano che nel nostro Mediterraneo debba ancora valere il diritto internazionale: si condanni quindi qualsiasi paese che lo contravvenga con atti di pirateria, si chieda il rilascio immediato delle persone sequestrate e la restituzione del peschereccio “Marianne”,  si pretenda – secondo il diritto internazionale e come richiede l’ONU – la fine del blocco sulla Striscia di Gaza da parte di Israele con l’apertura al mondo del porto di Gaza, il porto della Palestina.

Lista delle persone attualmente sequestrate:

Dror Feiler – Svezia – Musicista & compositore
Bassel Ghattas – Parlamentare Knesset Israeliana
Dr. Moncef Marzuki – Tunisia – Attivista per i diritti umani, Ex-Presidente Tunisia
Ana Miranda Paz – Galizia – Membro del Parlamento Europeo (BNG)
Nadya Kevorkova – Russia – Giornalista
Kajsa Ekis Ekman – Svezia – Giornalista, Scrittrice
Robert Lovelace – Canada – Professore Universitario & Capo nativo Algonquin
Joel Opperdoes – Svezia – Equipaggio
Gustave Bergstrom – Svezia – Equipaggio
Herman Reksten – Norvegia – Equipaggio
Kevin Neish – Canada – EquIpaggio
Jonas Karlin – Svezia – Equipaggio
Charlie Andreasson – Svezia – Equipaggio
Ammar Al-Hamdan – Norvegia – Aljazeera Arabic
Mohammed El Bakkali – Marocco – Aljazeera Arabic
Ohad Hemo – Israele – Channel 2 Israeli TV
Ruwani Perera – Nuova Zelanda – MaoriTV
Jacob Bryant – Nuova Zelanda – MaoriTV

Marianne depature in Messina the port before Gaza PHOTO Pablo Miranzo

Tiziano Ferri
per Freedom Flotilla Italia
3341737274
[email protected]

    

Israele ancora una volta commette un atto di pirateria di stato nel Mediterraneo

comunicato stampa

equipaggio Marianne
Alle 02:06AM (ora di Gaza) di oggi 29.06.2015, la “Marianne” ha comunicato alla Coalizione della Freedom Flotilla (FFC) che 3 navi della Marina israeliana li avevano circondati, mentre si trovavano in acque internazionali, a circa 100 miglia nautiche (185 km) dalla costa di Gaza. Questa è stata l’ultima comunicazione, dopodichè il contatto con “Marianne” è andato perso. Alle 05:11AM (ora di Gaza) l’IDF ha annunciato di aver “visitato e perquisito” Marianne. Come ammesso da loro stessi, hanno catturato la barca e tle persone a bordo “in acque internazionali”. Da notare in particolare che l’annuncio dell’IDF riconosce che la striscia di Gaza è soggetta a blocco navale, nonostante il governo di Netanyahu lo abbia recentemente negato.

Non crediamo che la cattura di Marianne sia avvenuta “senza eventi di rilievo”: l’ultima volta che IDF si è espressa in modo simile, nel 2012, in realtà le persone a bordo di Estelle furono picchiate con manganelli e subirono dolorosi trattamenti a base di pistole taser.
Ancora più indietro nel tempo, nel 2010, dieci passeggeri della Mavi Marmara furono assassinati da IDF durante un’operazione simile, sempre in acque internazionali.

Purtroppo il governo israeliano continua a scegliere la politica assolutamente inefficace di “tolleranza zero” che in pratica rinforza la illegale e disumana punizione collettiva contro un milione e ottocentomila Palestinesi che vivono nella striscia di Gaza. I ripetuti attacchi di pirateria di stato in acque internazionali sono segnali preoccupanti che il blocco e l’occupazione si estende a tutto il Mediterraneo orientale. Chiediamo che il governo israeliano desista dal detenere civili pacifisti che viaggiavano in acque internazionali per una causa umanitaria.

Chiediamo ai nostri governi di assicurarci che tutti i passeggeri e l’equipaggio della “Marianne” siano salvi; protestiamo energicamente contro la violazione delle leggi marittime internazionali da parte dello stato di Israele.
Chiediamo alla società civile di condannare le azioni di Israele.
Continueremo a rispondere e reagire a queste ingiustizie, assieme a persone di tutto il mondo, fino a quando il porto di Gaza verrà finalmente aperto e l’assedio e l’occupazione israeliana avranno fine.
Per maggiori informazioni: ff3.freedomflotilla.org

Tiziano Ferri – Freedom Flotilla Italia
+39 334 1737274 [email protected]

    

E.Lotayef da “Rachel” dopo abbordaggio Marianne – video

“Sono Ehab a bordo di Rachel, stiamo tornando verso la Grecia. Il piano originale per questa flottiglia era quello di avere 3 imbarcazioni che dovevano arrivare a Gaza e 3 che le accompagnavano. Solo una imbarcazione e quelle che la accompagnavano sono riuscite a partire finora. Marianne, la prima imbarcazione è stata intercettata dagli israeliani qualche ora fa e per quello che sappiamo stanno andando verso Ashdod. Noi, delle 3 imbarcazioni che accompagnavano, Rachel,Vittorio e Juliano II stiamo tornando, come da piano orignale, indietro verso la Grecia.”

@Mogherini Cosa ne pensi di una barca con bandiera Svedese attaccata nel mediterraneo in acque internazionali da nave militare? #SOSFreedomFlotilla

    

Marianne è stata abbordata e catturata dalle forze di occupazione israeliane.

#SOSFreedomFlotilla
Marianne è stata abbordata e catturata dalle forze di occupazione israeliane.
Sosteniamo #FreedomFlotilla

Abbiamo perso il contatto con Marianne.
Ultima localizzazione dell’imbarcazione: 31º43′ N 32º33′ E
a circa 105 miglia nautiche (oltre 190 km) dal porto di destinazione, Gaza.
Le forze di occupazione israeliane affermano di aver intercettato e catturato Marianne.

Chiediamo a tutti di aiutarci a fare pressione sui governi e denunciare la palese violazione del diritto umanitario e marittimo da parte della Marina israeliana. Continue reading

 

 

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/

 

Morto writer 21enne travolto da polizia durante inseguimento. Nell’agosto del 2013 18enne ucciso con il taser sempre per un graffito

Morto writer 21enne travolto da polizia durante inseguimento

(AGI) – Miami, 10 dic. – Un giovane writer di Miami e’ morto martedi’ notte a causa delle ferite causategli da un’auto della polizia che lo aveva investito dopo che era stato sorpreso a dipingere un graffito sulla parete di un edificio privato. Lo riferisce il quotidiano Miami Herald. Delbert Rodriguez Gutierrez, 21 anni, conosciuto come “Demz”, era ricoverato al Jackson Memorial da venerdi’ scorso dopo essere stato investito in una zona nota come Wynwood, dove diversi edifici sono dipinti con graffiti e molti writer espongono i loro lavori in gallerie d’arte. L’incidente, e’ avvenuto nel pieno di Art Basel, la piu’ importante manifestazione di arte contemporanea del Paese, e potrebbe causare una nuova ondata di proteste in un Paese gia’ infiammato dalle manifestazioni contro i metodi usati dalla polizia. Nella stessa giornata di venerdi’, centinaia di persone avevano bloccato un’importante autostrada nell’ambito delle proteste contro le uccisioni di afroamericani per mano di agenti della polizia bianchi. “L’agente che era alla guida del veicolo e’ devastato e cosi’ la sua famiglia”, ha affermato il capo della polizia di Miami, Manuel Orosa, dopo l’accaduto. Nell’agosto del 2013 un altro writer, il colombiano “Reefa” Hernandez, mori’ a Miami in seguito alla scarica partita dalla pistola di un poliziotto che lo sorprese a dipingere un graffito. (AGI)

 

 

Fonte:

.http://m.agi.it/estero/notizie/morto_writer_21enne_travolto_da_polizia_durante_inseguimento-201412101816-est-rt10175#.VIoRtXssoiR

 

Qui un vecchio articolo sull’omicidio di Israel Hernandez-Llach:

http://contropiano.org/internazionale/item/18441-usa-ammazzato-con-il-taser-a-18-anni-per-un-graffito

 

USA: ammazzato con il taser a 18 anni, per un graffito