La polizia di Zurigo conferma la morte del responsabile dell’attentato a un centro islamico

  • 20 Dic 2016 16.47
La polizia di Zurigo conferma la morte del responsabile dell’attentato a un centro islamico. Nell’attacco del 19 dicembre a un centro di preghiera della città svizzera sono state ferite tre persone. Vicino all’edificio è stato ritrovato un cadavere, che le autorità hanno riconosciuto come quello dell’aggressore. Il capo della polizia cantonale ha dichiarato che si tratta di un cittadino svizzero di 24 anni, che non sembra avere legami con il gruppo Stato islamico e che apparentemente si è suicidato subito dopo l’attacco. Il movente del gesto è ancora sconosciuto.
Fonte:

Manifestazione nazionale per la liberazione di Nekane Txapartegi

Giovedì 08 Settembre 2016 16:37

nekane

Sabato 24 SETTEMBRE a BERNA si terrà una grande manifestazione nazionale per la liberazione di Nekane Txapartegi, giornalista basca e militante della sinistra indipendentista, la quale è stata arrestata dalle autorità svizzere e incarcerata a Zurigo l’8 aprile 2016, a seguito di una domanda di estradizione depositata dallo Stato spagnolo.

Nel 1999, Nekane è stata arrestata e incarcerata una prima volta dalla Guardia Civil, corpo paramilitare della polizia spagnola, incaricato delle “operazioni antiterroriste”. Durante i primi giorni di detenzione, lei e un altro prigioniero sono state rinchiusi in isolamento (incomunicacion), pratica nella quale le detenute e i detenuti accusati di “terrorismo” scompaiono in un buco nero per giorni, senza poter aver contatti con l’esterno, neppure un avvocato, subendo un utilizzo quasi sistematico della tortura durante gli interrogatori. In quell’occasione Nekane è stata violentemente torturata dai militari spagnoli è ha subito uno stupro da parte dei suoi torturatori. Ciò che ha dovuto patire in carcere è stato denunciato poche settimane più tardi.
Dopo una rapida archiviazione della denuncia da parte delle autorità spagnole, gli avvocati di Nekane sono riusciti a fare riaprire la procedura qualche anno più tardi, prima che il caso fosse definitivamente insabbiato. Nonostante numerosi certificati medici che dimostrano che Nekane sia uscita dall’incomunicacion con numerosi ematomi su tutto il corpo e nonostante testimonianze di compagni di cella indicando che una volta giunta in carcere Nekane fosse in stato di shock e non riusciva né a camminare, né a muovere le mani, i magistrati spagnoli hanno rifiutato di identificare i suoi aguzzini. Solo uno di loro è stato finalmente sentito, per video conferenza e in forma anonima, senza però rispondere alle domande della difesa. Così come in decine di altri casi, che hanno portato alla condanna della Spagna da parte di organi internazionali, la denuncia è stata archiviata dalle autorità spagnole e i torturatori di Nekane sono rimasti impuniti.

Dopo nove mesi di detenzione preventiva, Nekane è stata rilasciata su cauzione e nel 2007 è fuggita dallo Stato spagnolo per evitare una nuova incarcerazione basata unicamente sulle testimonianze ottenuta sotto tortura. Infatti, durante il maxiprocesso contro numerose organizzazioni della sinistra indipendentista basca, denominato “Sumario 18/98”, è stata condannata a una pena di sei anni e nove mesi con l’accusa di appartenenza in prima istanza, e di collaborazione in appello, con un’ ”organizzazione terrorista” (ETA). Nel corso di questo processo Nekane ha nuovamente denunciato quanto ha dovuto subire in carcere nel 1999 (video) e, come massima ignominia, ha dovuto pure confrontarsi con uno dei suoi torturatori, intervenuto in tribunale in qualità di “esperto”. Le colpe principali che le sono state imputate sono quelle di aver partecipato a una riunione con degli attivisti indipendentisti baschi a Parigi e di aver consegnato due passaporti a dei membri di ETA.

Il Collettivo Scintilla organizzerà un trasporto collettivo dal Ticino per essere presenti in massa a questa manifestazione.
Chi volesse partecipare può scrivere un messaggio privato a questa pagina oppure a [email protected]Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/1845934795625795/

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/17565-manifestazione-nazionale-per-la-liberazione-di-nekane-txapartegi

È «passatrice», arrestata deputata socialista svizzera

Lisa Bosia Mirra, deputata del partito Socialista Svizzero e presidentessa dell’associazione Firdaus, da anni attiva nel campo dei diritti dei migranti e in primissima linea per tutta l’estate nella gestione della situazione creatasi tra Como e Chiasso è stata arrestata ieri mattina. Il Pubblico ministero, la Polizia cantonale e le Guardie di confine del Canton Ticino hanno reso noto che a Stabio, frontiera al confine tra Svizzera e provincia di Varese, è stata fermata la deputata, assieme ad un uomo anche lui elvetico, mentre stava facendo transitare illegalmente quattro migranti minorenni. L’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Secondo la polizia la donna faceva da apri pista, al volante di un’auto con targa ticinese, ad un un furgone, guidato da un uomo cinquantenne, con a bordo quattro migranti africani minorenni.

Il giorno precedente, mercoledì, a Chiasso si era svolta una conferenza stampa convocata da Asgi, Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, e proprio dall’Associazione svizzera Firdaus, di cui Mirra è appunto presidentessa, dove sono state denunciate le violenze e le numerose violazioni delle normative vigenti state riscontrate nell’ambito dei respingimenti di cittadini stranieri effettuati negli ultimi mesi alla frontiera italo-elvetica. Alla conferenza stampa era presente anche Amnesty International Svizzera. Tra luglio e agosto, le autorità svizzere hanno effettuato quasi 7.000 riammissioni in Italia di cittadini stranieri, delle quali almeno 600 hanno riguardato minori non accompagnati. Lisa Bosia Mirra, presente alla conferenza stampa ha dichiarato: «Dal nostro punto di vista, il diritto di chiedere asilo non è stato e non sarà garantito se ciascuna delle persone respinte dal confine svizzero non potrà nuovamente esprimersi sulla propria volontà di chiedere protezione internazionale alla Svizzera. Oggi è impossibile determinare chi tra loro avrebbe voluto chiedere asilo al nostro Paese e chi invece voleva semplicemente attraversarlo per raggiungere altre destinazioni».

Così, il giorno seguente la dura denuncia dell’operato delle polizie di frontiera, una delle voci più attive e critiche sulla gestione di uomini e donne che cercavano di attraversare il confine italo-svizzero venga fermata in frontiera e consegnata all’opinione pubblica come “passatrice” illegale di migranti.

Molte le reazioni politiche ai due lati del confine. Deputati della Lega del Ticino e della Lega Nord attaccano la deputata, e in Svizzera chiedono a gran voce le sue dimissioni. Diverse voci di solidarietà si sono però alzate. «Lisa è una persona che stimo e ammiro molto, per il cuore, per la forza e il coraggio. E la stimo molto per quello che ha fatto e quello che fa. Gli ostacoli nel rendere pubbliche delle violazioni che lei ha potuto osservare da vicino, parlando con le persone sono in certi momenti delle montagne insormontabili. E i mezzi per arrivare a far luce su questi casi peggio ancora. Le sono vicina e sono certa che le risposte non tarderanno ad arrivare» scrive su Facebook, Nadia Pittà dei Verdi. E Tamara Funiciello, presidentessa della Gioventù Socialista, scrive su Twitter: «Lisa Bosia Mirra è un’eroina!». Per l’articolo 116 della Legge sugli stranieri «chi in Svizzera o all’estero, facilita o aiuta a preparare l’entrata, la partenza o il soggiorno illegali di uno straniero rischia di essere punito con una pena detentiva sino a un anno o con una pena pecuniaria».

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/e-passatrice-arrestata-deputata-socialista-svizzera/

Sulla situazione dei migranti a Como e sui respingimenti dalla Svizzera

Un aggiornamento sulla situazione a Como e sui respingimenti dalla Svizzera

Lisa Bosia Mirra, presidente dell’Associazione Firdaus

Situazione generale

Con la chiusura dei valichi del Brennero e di Ventimiglia molti migranti subsahariani hanno iniziato a raggiungere la città di Como con l’intenzione di passare il valico di Chiasso per raggiungere i Paesi del nord, in particolare la Germania, o di chiedere asilo alla Svizzera.
Il loro numero è andato aumentando progressivamente a partire dall’inizio di agosto.
Attualmente nel parco antistante la stazione di Como San Giovanni e nella stazione stessa si trovano circa 500 persone in aumento nel numero di circa 50 migranti al giorno.

Sono per circa il 40% etiopi, per il 45% eritrei e il restante 15% è composto per il 5% da persone provenienti dall’Africa dell’Ovest, per il 10% da sudanesi, somali e afgani.

I minorenni non accompagnati sono numerosi (circa 100 persone) anche perché non vengono direzionati, come invece accade ai migranti adulti, con bus organizzati dalla Prefettura, verso altre zone d’Italia. Il numero di bus organizzati nelle scorse settimane accertato è di sei autobus per un numero stimato di persone ricollocate in sud Italia -Bari e Taranto – di circa 250 persone. Impossibile essere più precisi in mancanza di dati certi.

Al momento dei respingimenti verso l’Italia i minorenni sotto i sedici anni vengono affidati alla Caritas mentre ai minorenni dai 16 ai 18 anni viene consegnato un foglio con cui li si invita a presentarsi spontaneamente ai servizi sociali di Como per ricevere aiuto. Agli adulti viene generalmente consegnato un foglio della Prefettura con un appuntamento presso la Questura ufficio immigrazione, a cui devono rivolgersi per formalizzare la domanda di asilo.

Le famiglie possono usufruire di un alloggio temporaneo senza obbligo di fotosegnalamento presso la parrocchia di Rebbio. È stata inoltre allestita una tenda con circa 30 posti in cui possono trascorrere la notte famiglie con bambini.
La maggior parte delle persone restano comunque a dormire nel parco o nella stazione.

L’assistenza viene garantita in gran parte da volontari che provvedono alla colazione al mattino verso le 7:30, al pranzo (Firdaus dal Canton Ticino) alle 11:30 e infine ricevono la cena dalle 20:00 presso la mensa della parrocchia di Sant Eusebio.

Per i servizi igienici sono stati messi a disposizione delle toilette-container in stazione e i migranti possono usufruire di un servizio doccia con cambio d’abiti completo presso il collegio Gallio: quattro docce a disposizione dalle 16:00 alle 20:00.
Alla sera verso le 22.30 vengono distribuite coperte direttamente in stazione.

L’ordine pubblico è garantito da un servizio d’ordine fornito da Carabinieri e polizia. Sino ad ora, a parte sporadici episodi dovuti soprattutto alle intemperanze dei senzatetto storici della stazione, non si sono verificati episodi che hanno necessitato dell’intervento delle forze dell’ordine. I rifugiati si sono organizzati con un leader per comunità e tutto funziona abbastanza bene.

Da un paio di giorni è presente un presidio medico con una presenza al mattino per due ore e due ore la sera.

Le problematiche mediche riguardano donne in avanzato stato di gravidanza, infezioni della pelle, piaghe e scabbia. Alcuni rifugiati hanno problemi ai denti e avrebbero bisogno di vedere un dentista urgentemente.

Da un paio di giorni è presente un servizio wi-fi e un punto di ricarica dei cellulari offerto da volontari indipendenti che hanno organizzato un info point.

Respingimenti da parte della Svizzera

Il corpo delle guardie di confine ribadisce di svolgere le proprie mansioni senza direttive o accordi particolari sottoscritti nelle ultime settimane. Chi chiede asilo ha possibilità di accedere alla Segreteria di Stato della migrazione mentre chi dichiara di voler raggiungere altri Paesi in assenza di documenti viene fermato. La legge di riferimento è la legge sugli stranieri, l’articolo applicato quello sul soggiorno abusivo.

Come associazione indipendente abbiamo potuto verificare alcune anomalie, in particolare la riammissione semplificata di molti minorenni alcuni dei quali dichiaravano di avere congiunti in Svizzera che volevano raggiungere. In contraddizione a ciò che affermano le Guardie di Confine molti rifugiati asseriscono di essere stati rinviati anche quando avrebbero voluto poter chiedere asilo alla Svizzera.

Il 31 luglio abbiamo fatto un primo invio di MSNA e altre persone che asserivano di avere parenti ma senza la documentazione completa.

Tra i tanti casi segnaliamo 3 fratelli, due dei quali minorenni: hanno provato per tre volte ad andare in Svizzera dal fratello. Respinti per tre volte vengono rinviati uno alla volta. Abbiamo perso i contatti per due settimane.
Sono ricomparsi a Como il 16 agosto, hanno provato a passare da Ventimiglia ma sono stati respinti. Il fratello ha chiesto asilo alla Svizzera da solo perché temevano che se fossero andati tutti e tre sarebbero stati nuovamente respinti, apparentemente è stato accettato in Svizzera. Hanno un fratello materno in Svizzera ma non hanno contatti se non via FB.

Molte altre persone sono state mandate con una dichiarazione scritta che volevano chiedere asilo anche nei giorni successivi ma sono state rinviate.

Per questo motivo ci siamo attivati per verificare l’esistenza di legami di parentela e un accompagnamento mirato alla frontiera. Concretamente con i numeri di telefono che i rifugiati ci hanno dato abbiamo cercato i loro parenti e chiesto loro di inviarci una fotografia del loro documento con una dichiarazione di riconoscimento come parente della persona. In questo modo è stato possibile verificare una serie di respingimenti anomali che sono l’oggetto del presente rapporto.
Ciascuna delle persone segnalate si è recata a chiedere asilo con la copia della dichiarazione del parente e la copia del permesso di soggiorno Svizzero. Alcuni di loro hanno potuto accedere alla domanda di asilo mentre altri sono stati comunque rinviati.
Di molti non sappiamo l’esito poiché potrebbero essere stati accettati e non avercelo comunicato, oppure potrebbero essere stati rinviati altrove, o ancora essere ancora in procedura.

Conclusioni e criticità

Durante queste due setimane di monitoraggio abbiamo “accompagnato” circa 100 persone che hanno dichiarato di voler chiedere asilo alla Svizzera, una parte già respinta anche più volte, una parte di queste alla loro prima domanda di asilo. Una parte che dichiarava di avere parenti in Svizzera, altri senza nessuno, altri ancora per cui non è stato possibile stabilire un contatto.
È difficile fare una stima esatta perché di molte persone non abbiamo contatti diretti ma pensiamo che circa il 50% delle persone “accompagnate” abbia potuto deporre una domanda di asilo mentre l’altra metà sia stata respinta. Sappiamo per certo che tra le persone accettate – non monitorate dall’associazione Firdaus – c’erano persone che avevano precedentemente dichiarato di voler andare in Germania e di cui dunque non ci siamo occupati. A tutte le persone che dichiaravano di voler andare verso nord è stato spiegato che non avevano diritto di attraversare la frontiera in quanto non in possesso di titoli di viaggio adeguati. Ci sembra di poter affermare che i criteri di accettazione (accompagnamento al CRP) o respingimento (accompagnamento alla frontiera italiana) non siano chiari.

Il respingimento di due persone – entrambe alla loro prima domanda con una volontà chiara di chiedere asilo alla Svizzera – così come il fatto che alcune persone per cui l’associazione ha trovato i parenti siano state, dopo essere state respinte più volte, infine accompagnate al Centro di Registrazione e Procedura lascia pensare che qualcosa non funzioni durante il primo colloquio con le Guardie di Confine, o ancora che vi siano degli ordini di servizio che non sono stati resi noti.

Le persone che sono a Como sono spesso deprivate di ogni bene materiale e non parlano altro che oromo, amarico, tigrino, arabo, somalo; ci chiediamo se i respingimenti di così tante persone siano forse imputabili a questa scarsa padronanza delle lingue occidentali. Ma allora perché queste persone sono state respinte anche quando avevano sottoscritto la loro volontà di chiedere protezione alla Svizzera?

Per tutti i casi accompagnati, quelli con dichiarazione dei parenti, abbiamo copia cartacea e molte fotografie e filmati; possiamo quindi dimostrare che queste persone o non hanno avuto la possibilità di esprimersi o le loro intenzioni sono state mal comprese.

Rimaniamo fiduciosi che le cose si possano appianare e tutte le persone respinte possano nuovamente esprimersi sulla loro intenzione di chiedere asilo.

Per l’associazione Firdaus: Lisa Bosia Mirra, presidente

Associazione Firdaus

Links utili:
- FB: Associazione Firdaus

[ 18 agosto 2016 ]
Fonte:

 

 

Solidarietà con Nekane

Solidarietà con Nekane, gli aggiornamenti dalla Svizzera

02:18

Continua la pressione per impedire l’estradizione di Nekane Txapartegi, rifugiata basca in Svizzera su cui pende una richiesta da parte della magistratura spagnola.

Un membro del collegio difensivo di Nekane ci racconta gli ultimi aggiornamenti sulla sua vicenda, anche alla luce dell’annullamento, la settimana scorsa, da parte del tribunale supremo spagnolo, di una condanna inflitta ad un militante basco a causa di una denuncia di tortura non presa in considerazione da parte delle autorità.

Una decisione obbligata a causa dei numerosi pronunciamenti da parte di diversi organismi internazionali, a loro volta sollecitati dalle pressioni decennali di associazioni e collettivi che si battono contro l’uso della tortura nello Stato spagnolo.

Nel frattempo, proseguono le iniziative di solidarietà, che vedranno il loro apice in una manifestazione internazionale che si terrà a settembre a Berna.

Per notizie, aggiornamenti e per scrivere a Nekane:

 

https://twitter.com/freenekane https://www.facebook.com/freenekane/

 

Fonte:

http://www.ondarossa.info/newsredazione/solidariet-nekane-aggiornamenti-dalla-svizzera

 

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SOLIDARIETA’ A NEKANE!

  • maggio 10, 2016 23:33

Rueda de prensa ofrecida en Bilbo por representantes de Askatasuna, Gurasoak, Torturaren Aurkako Taldea (TAT) y ciudadanos vascos torturados por Ertzaintza, PolicÌa espaÒola y Guardia Civil en la que han denunciado los malos tratos recibidos por Ibon MeÒika tras su detenciÛn la pasada semana. En la imagen, Nekane Txapartegi (torturada y violada por la Guardia Civil).

Rueda de prensa ofrecida en Bilbo por representantes de Askatasuna, Gurasoak, Torturaren Aurkako Taldea (TAT) y ciudadanos vascos torturados por Ertzaintza, PolicÌa espaÒola y Guardia Civil en la que han denunciado los malos tratos recibidos por Ibon MeÒika tras su detenciÛn la pasada semana. En la imagen, Nekane Txapartegi (torturada y violada por la Guardia Civil).

L’infame repressione contro la dissidenza basca sta colpendo anche in Svizzera.
Solidarietà a Nekane e alle compagne e ai compagni che stanno seguendo il suo caso.
No all’estradizione!
Nekane libera!
Tutti libere!

ELKARTASUNA ETA ASKATASUNA
SOLIDARIETA’ E LIBERTA’

 

 

Fonte:

https://uncasobascoaroma.noblogs.org/post/2016/05/10/solidarieta-a-nekane/

 

Per Edo

Lo sa solo il cielo il perché. Per sempre con noi. Ciao Edo
curva nord – stadio Marassi – Genova

I colori non dividono un’amicizia. Ciao Edo
curva sud – stadio Marassi – Genova

 

Edoardo e Carlo si conoscono al liceo scientifico: Carlo è in 3° (Carlo è avanti un anno), Edo in 1°. Tra loro nasce subito un’amicizia forte che li lega oltre la scuola, negli interessi comuni, nelle amicizie, nelle partite a pallone.
Un’amicizia che continua a tenerli vicini, anche dopo la fine della scuola; come è normale nella vita, alternano momenti in cui si frequentano di più, a periodi in cui non si sentono per un po’… per poi tornare insieme.

Dopo il 20 luglio 2001, Edo scriverà su un muro di Piazza Manin, (la piazza degli incontri con gli amici comuni), “Un amico, un fratello: ciao Carlo”.

E dal 20 luglio 2001, Edoardo non riuscirà più a staccarsi da Piazza Alimonda.
Fino al 2 febbraio 2002.
Edoardo va in Svizzera, a Zurigo, per partecipare alla manifestazione contro il WTO e poi per seguire una sua grande passione: il Genoa, che giocherà a Como.
Si incontra con un suo amico, Mattia, che abita a Riva San Vitale, e vanno insieme al corteo. Quando tornano a casa, Edo si sente stanco, dice all’amico che ha voglia di dormire un po’ e si sdraia su un letto…
E’ il 2 febbraio 2002, Edoardo muore per una miocardite.

 

 

 

Fonte:

http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/edo/index.php

 

SALE A 168 IL NUMERO DEI PALESTINESI UCCISI. MIGLIAIA IN FUGA CERCANO RIFUGIO NELLE SCUOLE ONU. OSPEDALI SENZA PIU’ MEDICINE

13 lug 2014

by Redazione

(Foto: Reuters)(Foto: Reuters)

Giorno 5 – Sabato 12 luglio

Giorno 4 – venerdì 11 luglio

Giorno 3 – giovedì 1o luglio

Giorno 2 – mercoledì 9 luglio

Giorno 1 – martedì 8 luglio

 

AGGIORNAMENTO ORE 23.15 – BOMBARDAMENTO SU RAFAH, UCCISO UN BAMBINO. I MORTI SALGONO A 168. UN RAZZO ATTRAVERSA LA FRONTIERA SIRIANA, ISRAELE RISPONDE: “CONSIDERIAMO RESPONSABILE IL REGIME SIRIANO”

AGGIORNAMENTO ORE 22.30 – INTENSI BOMBARDAMENTI SU DEIR AL-BALAH, UN MORTO

Un uomo di 65 anni è stato ucciso durante gli intensi bombardamenti israeliani su Deir el Balah. Raid anche vicino al campo profughi di Nuseirat e a ovest di Khan Younis. Il totale delle vittime palestinesi dall’inizio dell’operazione israeliana è di 167 persone.

AGGIORNAMENTO ORE 19.30 – ABBAS: “L’ONU PROTEGGA LA PALESTINA SECONDO LE CONVENZIONI INTERNAZIONALI”

Il presidente dell’Autorità palestinese invierà una lettera al segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon e al coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente Robert Serry per chiedere che la Palestina venga messa sotto protezione internazionale. Secondo il comunicato diffuso poco fa dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina, Abbas si starebbe muovendo in questi giorni per il rispetto delle convenzioni internazionali, di cui è firmatario in quanto stato non-membro dell’Onu dal 2012.

In particolare, Abbas ha esortato la Svizzera, depositaria della quarta Convenzione di Ginevra sulla protezione di civili in tempo di guerra, a chiedere ai firmatari immediate sanzioni nei confronti di Israele che, in quanto potenza occupante, è responsabile della sicurezza dei civili. Il presidente dell’Anp chiede anche una commissione di inchiesta che indaghi sui bombardamenti indiscriminati che sta compiendo l’aviazione israeliana.

AGGIORNAMENTO ore 18.45 – KERRY A NETANYAHU: “SEMPRE DISPONIBILI A TRATTARE LA TREGUA”

Il segretario di Stato Usa Kerry ha telefonato oggi al premier israeliano Netanyahu per rinnovare l’offerta di Washington di fare da mediatore per un cessate il fuoco tra Hamas e Tel Aviv, sottolineando “la preoccupazione americana per l’escalation sul terreno”. Oggi Kerry parlerà anche con i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna riuniti a Vienna per discutere le modalità di intervento.

AGGIORNAMENTO ore 18.30 – MIGLIAIA IN FUGA DALLE BOMBE ISRAELIANE CERCANO RIFUGIO NELLE SCUOLE ONU

Migliaia di palestinesi residenti a Nord di Gaza stanno lasciando in queste ore le loro case cercando rifugio nelle strutture dell’UNRWA dopo aver ricevuto l’avvertimento delle forze militari israeliane. Dagli aerei sono stati lanciati volantini e in alcuni casi i residenti sono stati chiamati al telefono, avvertendo di lasciare le abitazioni entro mezzogiorno “per la propria sicurezza”.

I rifugi di fortuna, soprattutto scuole, non sono pronte ad accogliere almeno 4mila persone in questo momento in fuga: manca tutto e alcune famiglie si sono portate coperte e materassi. La foto è stata scattata da Michele Giorgio questo pomeriggio in una scuola UNRWA.

Gazawi cercano protezione in una scuola UNRWA (Foto: Michele Giorgio)

Gazawi cercano protezione in una scuola UNRWA (Foto: Michele Giorgio)

 

AGGIORNAMENTO ORE 17:30 HAMAS:“IL RUOLO DELL’ANP DEVE ESSERE PIU’ EFFICACE. TREGUA? FINORA NESSUNA PROPOSTA SERIA”

Secondo l’emittente panaraba al-Mayadeen gli israeliani vorrebbero giungere ad un accordo simile a quello siriano per le armi chimiche nell’ambito di una intesa internazionale a guida statunitense. Sempre secondo la tv gli sforzi dell’Autorità Palestinese, Qatar, Egitto e Turchia di giungere ad una tregua stanno incontrando l’opposizione di Tel Aviv che vuole continuare il conflitto.

Intanto Hamas, tramite il suo portavoce Abu Zuhri, ha bacchettato poco fa l’Autorità Palestinese: “il ruolo dell’Anp deve essere più efficace. In pratica governa la Striscia, ma assistiamo ad un vuoto governativo”. Abu Zuhri ha negato l’intenzione del suo movimento di iniziare il conflitto. “Hamas non ha scelto la guerra, l’Occupazione [Israele, ndr] l’ha voluta e deve assumersi le responsabilità. Ora prova a ricompensare la sua missione fallimentare colpendo i civili”. Poi provocatoriamente ha aggiunto:“la maggior parte dei suoi cittadini sono sotto terra, contrariamente a noi che siamo all’aria aperta”. E su un possibile cessate il fuoco ha risposto: “al momento non ci è stata presentata alcuna proposta seria nonostante le tante chiamate ricevute. Quando ciò avverrà, la studieremo. Ma fino ad allora continueremo a rispondere all’aggressione”.

AGGIORNAMENTO ORE 15:45 IL MINISTERO DEGLI INTERNI A GAZA: “L’ORDINE DI EVACUAZIONE  RIENTRA NELLA GUERRA DI NERVI CHE ISRAELE STA COMPIENDO”

Commentando l’ultimatum israeliano di stamattina secondo cui i palestinesi del nord della Striscia devono lasciare le loro case, un portavoce di Hamas ha dichiarato alla televisione del movimento islamico: “gli abitanti di Gaza non devono ascoltare gli ordini [di Israele, ndr] di abbandonare le loro case. Ci devono restare. Questa è una guerra psicologica”. Gli fa eco il Ministero degli Interni a Gaza secondo cui le telefonate e i volantini israeliani rientrano nella “guerra di nervi” che Israele sta compiendo alla luce del “fallimento della politica di occupazione”. In una nota ufficiale, il Ministero rende noto di essere “in contratto con tutte le organizzazioni internazionali e i gruppi in difesa dei diritti umani che sono attivi nella Striscia. Al momento non è stata richiesta una evacuazione dell’area”.

Il Ministero della Salute palestinese annuncia che i palestinesi uccisi dall’inizio dell’Operazione “Bordo protettivo” sono 167 e lancia nuovamente un grido di allarme per la carenza di medicinali e materiale sanitario soprattutto quello necessario per effettuare operazioni.

Nelle ultime ore sono suonate nuovamente le sirene ad Ashkelon, Ashdod e nelle aree confinanti con la Striscia. Poco fa allarme attivo anche nell’area del Gush Dan (al centro d’Israele dove vi è anche Tel Aviv) a Naharia e in Cisgiordania. Non si registrano danni né di feriti. Il sistema “Iron Dome” ha intercettato due razzi ad Ashkelon, uno a Hadera (nord di Tel Aviv) e uno ad Ashdod dove altri due missili sono caduti in territorio aperto. Da stamane sono stati lanciati più di 70 razzi verso lo stato ebraico. A riferirlo è il canale 10 israeliano secondo cui Israele non sarebbe interessata ad una invasione di terra.

Di questa possibilità si discuterà nella riunione del Gabinetto di Sicurezza israeliano che è stato posticipato alle 17:30 ore italiane.

Clima teso anche al confine tra Libano ed Israele. Al momento nei villaggi libanesi meridionali regna la calma dopo che ieri erano stati oggetto di un bombardamento israeliano. L’Unifil pattuglia l’area nel tentativo di evitare una escalation invitando l’esercito libanese e quello israeliano alla moderazione

AGGIORNAMENTO ore 13 – SCONTRI AD AL AQSA: 20 FERITI

Le forze militari israeliane sono entrate stamattina nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme e si sono scontrate con giovani palestinesi, dopo la chiusura di Al Aqsa imposta da Tel Aviv ai fedeli musulmani. Le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma, mentre un gruppo di israeliani di destra veniva fatto entrare nella Spianata. Venti i feriti tra i palestinesi, molti alla testa.

Scontri anche nei quartieri di Gerusalemme Est, nella notte di ieri, a Shuafat, al-Tur e Anata. Secondo quanto riportato da Abu al-Hummus, attivista di Issawiya, dieci palestinesi sono stati feriti.

AGGIORNAMENTO ore 11.35 – NETANYAHU: “NON SAPPIAMO QUANDO L’OPERAZIONE FINIRA’”

Il premier Netanyahu è tornato a dire oggi di non sapere “quando l’operazione militare terminerà”. “Smetteremo quando la tranquillità sarà tornata”.

AGGIORNAMENTO ore 11.30 – ONU: “OLTRE 4MILA GAZAWI IN FUGA DA NORD”

Secondo le Nazioni Unite, sarebbero oltre 4mila i palestinesi in fuga dalla zona Nord della Striscia dopo l’avvertimento israeliano di un prossimo bombardamento contro Beit Lahiya.

Palestinesi in fuga da Nord (Foto: AFP)

Palestinesi in fuga da Nord (Foto: AFP)

AGGIORNAMENTO ore 11.15 – EMERGENZA SANITARIA: A GAZA NON CI SONO PIU’ MEDICINE

A Gaza City mancano i medicinali e il più grande ospedale della Striscia, al-Shifa, è ormai quasi privo di medicine e equipaggiamento sanitario. “Abbiamo usato tutte le medicine e avevamo pensato di acquistarne altre da fuori – ha detto Basman al-Ashi, direttore dell’ospedale Al Wafa, target ieri di alcuni missili – Ma poi la guerra è esplosa e abbiamo cominciato a usare le riserve. Se la guerra continua per un’altra settimana o due, non avremo più nulla per curare i nostri pazienti”.

Negli ospedali mancano la metà dei farmaci essenziali, previsti dall’Organizzazione Mondiale della Salute e 470 tipi di materiali sterili e monouso, tra cui aghi, siringhe, cotone, disinfettanti, guanti e molto altro.

AGGIORNAMENTO ore 11.00 – VALICO DI RAFAH APERTO

Le autorità egiziane hanno riaperto oggi il valico di Rafah tra Gaza e Egitto in una sola direzione per permettere l’evacuazione dei feriti gravi.

AGGIORNAMENTO ORE 9.30 – ESERCITO A PALESTINESI DI BEIT LAHIA: LASCIATE CASE STIAMO PER BOMBARDARE 

“Chiunque trascuri le istruzioni dell’esercito metterà la vita di se stesso e della sua famiglia a rischio. Attenzione”. E’ quanto si legge nei volantinilanciati dall’esercito israeliano sulla zona di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, con l’avviso agli abitanti di abbandonare prima di mezzogiorno le case. “L’operazione dell’esercito – e’ scritto – sarà breve”.

dalla redazione

Gerusalemme, 13 luglio 2014, Nena News – Sale a 162 il numero delle vittime gazawi al sesto giorno di offensiva israeliana, “Barriera Protettiva”. Ieri è stato il giorno più sanguinoso con 56 morti; solo nella notte sono morte 21 persone, almeno 35 i feriti: 18 le vittime della famiglia Al Batch solo nel quartiere di Al Tuffah a Gaza City, quando un bombardamento ha colpito una moschea. Secondo Israele il target era Tayseer Batch, capo di polizia. Il violento attacco notturno è giunto dopo l’annuncio di Hamas di colpire Tel Aviv alle 9 di ieri sera, seguito al lancio di alcuni missili.

Ieri notte ci sono però stati i primi scontri diretti tra soldati israeliani e miliziani di Hamas. Durante un raid della marina lungo la costa della Striscia (target, un lanciarazzi di Hamas) c’è stato uno scambio di fuoco tra i due. Secondo il movimento islamista, questo avrebbe impedito ai soldati di entrare in territorio gazawi, ferendone quattro. Si tratterebbe del primo tentativo di ingresso israeliano nella Striscia. L’esercito israeliano non ha rilasciato commenti, si è limitato da riportare il ferimento dei quattro soldati. Le Brigate Al Qassam hanno confermato lo scontro a fuoco.

Vero è che Israele prosegue negli avvertimenti alla popolazione: ancora ieri il governo israeliano ha detto ai civili residenti a nord di lasciare le proprie case per l’imminenza di un’incursione terrestre.

Ieri notte si è mosso anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che dopo due giorni di attesa ha emesso all’unanimità una dichiarazione nel quale chiede l’immediato cessate il fuoco tra Israele e Hamas, il rispetto del diritto internazionale, il ritorno al negoziato diretto tra israeliani e palestinesi e ai termini della tregua del novembre 2012. In questo momento i ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti stanno discutendo sulle modalità di una tregua a Vienna. Nena News

 

 

Fonte:

http://nena-news.it/diretta-gaza-esercito-a-palestinesi-beit-lahia-lasciate-case-bombardiamo/