OPEN SHUHADA STREET: EVENTI IN TUTTA ITALIA DAL 17 AL 27 FEBBRAIO 2015

Una staffetta di solidarietà per gli abitanti di Hebron e di tutta la Palestina

Arriva alla sua quinta edizione Open Shuhada Street Campaign, una campagna nonviolenta internazionale per protestare contro le misure di chiusura e di separazione messe in atto dal governo israeliano a Hebron. Dal 2010 ogni anno, attivisti e organizzazioni di tutto il mondo si uniscono insieme, in occasione del 25 febbraio, per chiedere uguaglianza, rispetto dei diritti umani a Hebron,  la riapertura di Shuhada Street e la fine della occupazione militare israeliana.

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A tal fine, la Campagna invita a mettere in atto azioni nonviolente  e a organizzare incontri a livello politico e diplomatico. Nell’ambito di questa mobilitazione, un’attivista e una residente di Shuhada Street verranno in Italia per partecipare a seminari e convegni: Sondos Azza, giovane studentessa  e attivista del movimento Youth Against Settlements (YAS), e Najwa Amro impegnata nell’emancipazione femminile, con marito e tre fratelli in carcere. Queste le date italiane di quella che sarà una vera e propria “staffetta di solidarietà” tra diverse città: 17 febbraio a Venezia, 18 Marghera,  19 Firenze,  20 Bologna, 21 Padova, 22 Brescia, 23 Genova, 24 Torino, 25 Alba, 26  Milano, 27 Roma. Maggiori dettagli sulle iniziative verranno pubblicati sul sito e la pagina Facebook di Assopace Palestina.

 Hebron: da città fiorente a città fantasma

Hebron è tra le quattro città sante sia dell’ebraismo e dell’Islam. Oggi, è la seconda città più grande della Cisgiordania e uno dei principali centri commerciali della West Bank. Come il resto della Cisgiordania, Hebron è sotto occupazione militare israeliana dal 1967. Insediamenti israeliani iniziarono in costruzione poco dopo l’occupazione e continuano ad espandersi fino ad oggi – nonostante ritenuti illegali secondo il diritto internazionale. Oltre ai grandi insediamenti di Kiryat Arba e Givat Ha’avot costruiti su terra palestinese, nelle immediate vicinanze della città di Hebron, ci sono circa 600 coloni israeliani che vivono in mezzo alla vecchia città palestinese . Per ‘difenderli’, più di 1500 soldati  israeliani sono di stanza in città.

Il 25 febbraio 2015 ricorre il 21 anniversario dal massacro della Moschea, in cui il colono israeliano Baruch Goldstein uccise 29 palestinesi mentre pregavano nella moschea Ibrahimi durante la preghiera del Ramadan Venerdì. In risposta a questo evento, l’esercito israeliano ha introdotto una politica di separazione a Hebron, che comprendeva la chiusura di Shuhada Street per i palestinesi, la via principale, creando, di fatto, una città fantasma. Simbolo di una più ampia politica di Israele di separazione all’interno de territori palestinesi occupati, la chiusura di Shuhada Street limita la libertà di movimento per i palestinesi e sta provocando l’impoverimento della città, tradizionalmente fiorente snodo commerciale.

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 Youth Against Settlements (YAS)

Youth Against Settlements (Gioventù Contro gli stabilimenti) è un gruppo di attivisti palestinese non-partitico e non religioso, con sede a Hebron, che cerca di porre fine attività di insediamento israeliane in Palestina attraverso la lotta popolare nonviolenta e disobbedienza civile. Accanto a pacifisti internazionali protestano in modo nonviolento contro gli insediamenti e l’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi, pagando quotidianamente il loro attivismo con ingiustificati arresti e detenzioni, nonché quotidiane provocazioni e violenze da parte dei coloni.  Opponendosi alla confisca delle terre da parte di Israele, cercano di rafforzare i legami tra palestinesi, organizzazioni locali e governative e le ONG, promuovono il boicottaggio economico e non economico degli insediamenti e svolgono una quotidiana attività di diffusione delle informazioni di quanto accade ad ebro attraverso internet e social media. Dignità e diritti inalienabili per tutti, rispetto del diritto alla vita e rifiuto della violenza, uguaglianza senza distinzione di religione, etnia, cultura o sesso, sono i principi a cui si ispira la loro attività insieme all’obiettivo di una risoluzione del conflitto in Israele e Palestina conformi al diritto internazionale e sotto gli auspici della mediazione indipendente.

Fonte:

http://www.assopacepalestina.org/2015/02/open-shuhada-street-eventi-in-tutta-italia/

FINO AL 25 FEBBRAIO ANCHE, ANCHE IN ITALIA, LA CAMPAGNA PER RIAPRIRE SHUHADA STREET

23 feb 2014

by Redazione

E’ in corso la campagna internazionale “Open Shuhada Street” per ridare vita a quella che un tempo era la principale strada di Hebron e che oggi, a causa dell’occupazione militare e delle imposizioni dei coloni, e’ una via fantasma. In Cisgiordania conferenze, manifestazioni, flash mobs, proiezioni di documentari organizzate da Youth Against the Settlements e da altre organizzazioni popolari

shuhadadi Valeria Cagnazzo

Roma, 23 febbraio 2014, Nena News – Giunta alla sua quinta edizione, si rinnova anche quest’anno in tutto il mondo la campagna “Open Shuhada Street”, per la riapertura al traffico e ai commerci palestinesi della via principale di Hebron, in Cisgiordania. Dal 2010, l’organizzazione non violenta Youth Against Settlements (Yas), attiva ad Hebron, indice annualmente una mobilitazione nazionale ed internazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla questione di Shuhada Street, considerata dai palestinesi la strada dell’Apartheid e l’emblema del problema degli insediamenti colonici e della politica di separazione che riguarderebbe l’intera Cisgiordania. Quest’anno, l’ “Open Shuhada Street” week si svolge dal 21 al 25 febbraio, giorno del ventesimo memoriale della strage nella Moschea di Abramo (Tomba dei Patriarchi delle tre fedi monoteistiche), in cui 29 musulmani furono uccisi dal colono israeliano di origine americana Baruch Goldstein, membro della Lega di Difesa Ebraica. Il gruppo dello YAS, guidato da Issa Amro, invita pertanto tutti, in questi giorni, ad una partecipazione attiva alla loro protesta attraverso la creazione di eventi quali conferenze, manifestazioni, flash mobs, proiezioni di documentari e qualsiasi altra azione che possa far conoscere la storia di Shuhada Street e accendere un riflettore sulla situazione di Al Khalil.

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Occupata da Israele nel 1967, Hebron (al Khalil in arabo), è oggi abitata da circa 600 coloni ebrei (giunti in citta’ a partire dal 1968) e da una popolazione di circa 200.000 palestinesi. E’ divisa in due parti, H1 amministrata dall’Autorità Nazionale Palestinese e H2 controllata dalle forze armate israeliane. Proprio dopo la strage del febbraio del 1994, Shuhada Street, l’arteria principale della città, centro della sua vita economica e ponte tra Hebron nord ed Hebron sud, è stata interdetta, per presunti “motivi di sicurezza” al traffico delle auto arabe. Dal 2000, una nuova ordinanza ha bandito l’accesso a Shuhada Street anche ai pedoni palestinesi. Tutti i negozi sono stati chiusi su questa via, e si stima che in tutto il centro di Hebron oltre 500 attività commerciali siano state interrotte.

Quasi tutte le case sulla lunga via Shuhada sono state abbandonate,e i pochi residenti che ancora ci vivono devono passare sui tetti o attraverso buchi praticati nelle pareti delle case dei vicini per uscire, essendo proibito al piede palestinese di toccare il suolo di gran parte di questa strada. Il divieto di percorrere la via, che stranieri e israeliani hanno al contrario il diritto di attraversare, pone ai palestinesi seri problemi negli spostamenti, costringendoli a deviazioni lunghe chilometri da cui neppure le ambulanze sono esenti, e difficoltà economiche, rendendo disagevole recarsi al lavoro e spesso impossibile tenere aperta la propria attività: sulla città si è abbattuto un tasso di disoccupazione pari al 70%.

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Anche in Italia si potrà aderire all’Open Shuhada Street e manifestare la propria solidarietà agli abitanti di Hebron. Ospiti dell’associazione AssopacePalestina saranno due membri dello Yas, Izzat Karaki, 24 anni e attivista nel movimento di Hebron da cinque, e Jawad Abu Aisha, 40 anni, militante nello YAS da quattro, residente nei pressi dell’insediamento colonico di Tel Rumeida e per questo quotidianamente sottoposto agli attacchi degli estremisti israeliani. Fino al 26 febbraio, con l’associazione fondata da Luisa Morgantini, i due rappresentanti palestinesi si recheranno nelle città di Roma, Rieti, Milano, Bologna, Firenze, Perugia, Venezia, Brescia, Foligno e Cagliari, per raccontare la realtà di quello che è definito il regime di violenza e occupazione della loro città, a partire dalla descrizione di Shuhada Street.

“E’ importante attivarsi” dice Issa Amro “Dovremmo sacrificarci di più per il cambiamento e per il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. Perché le cose vadano in maniera diversa, dobbiamo renderci attivamente umani, e ripeterci sempre, oltre al motto di Vittorio Arrigoni, ‘Stay human’, un nuovo monito all’attivismo:’Stay actively human’”. E si auspica, intanto, di superare il record dell’anno scorso, di 45 azioni per la campagna distribuite in tutte il mondo: oltre alle città in cui si potrà ascoltare la testimonianza in prima persona dei membri del suo movimento, si augura che anche gli altri comuni e le altre associazioni del settore in Italia si uniscano alla mobilitazione con qualsiasi attività che consenta di diffondere il problema di Shuhada Street. E, ovviamente, non dimentica il potere dei social networks: l’hashtag da utilizzare tra il 21 e il 25 febbraio, giorno questo in cui si prevede una vera e propria Facebook e Tweetter Storm, sarà #OpenShuhadaSt. Gli strumenti, ci fa capire, non mancano a nessuno, e i giovani dello Yas sembrano intenzionati a sfruttarli tutti e al meglio pur di riavere la loro strada, nella speranza che la comunità internazionale faccia lo stesso, e non li lasci da soli. Nena News

 

 

Fonte:

http://nena-news.it/fino-al-25-febbraio-anche-italia-la-campagna-per-far-riaprire-shuhada-street/