Si fa presto a dire gender

Nota:

Il seguente articolo non è tratto da testate che si occupano di tematiche lgbtqi nè femministe o simili ma dalla rivista Combonifem delle suore missionarie comboniane.

*

09.07.2015:

Da tempo se ne parla. A scuola, nelle parrocchie, tra la gente per strada, nelle piazze. Spesso i toni sono discutibili, così come alcune argomentazioni. Per questo abbiamo deciso di affrontare anche noi questo tema: nel prossimo numero della rivista, troverete un articolo di Rita Torti, autrice di Mamma perché Dio è maschio?. Nel frattempo, eccoci qui a scrivervi di… gender.

La questione sul genere ci accompagna sin dalla nascita, dal fiocco rosa o azzurro che mamma e papà sono soliti appendere alla porta per annunciare il lieto evento. Poi, accanto alle prime tutine, a differenziarci per bene arrivano i giocattoli: bamboline per lei, macchinette per lui; cucinetta e pentolini per lei, costruzioni e meccano per lui (a dire il vero, da un po’ di tempo a questa parte, esistono anche per bimbe: le miniature giocano in cucina, in giardino tra le piante, nella beauty farm, nel salone parrucchiera… della serie, costruire sì, ma solo cose di questo… genere).

Spesso questa schematizzazione delle attività femminili e maschili è riportata anche nei libri della scuola primaria, certo quelli più datati, ma pare ancora in uso in diversi istituti, di certo lo è nella pubblicità, dove è mamma quella che porta in tavola le pietanze e dove i pannolini sono diversi per lei e lui e non solo perché i bimbi sono fisicamente differenti, ma perché già da piccini vengono differenziati nelle ambizioni…

Insomma, la questione di genere ci circonda in ogni momento della vita. Il genere sì, ma il gender? Cos’è questa “benedetta” teoria del gender, pericolosissima per i nostri bambini e bambine, insidiosa nei programmi scolastici tanto da far parlare alcuni di “un’emergenza educativa”, che minaccia di diffondere l’omosessualità tra i banchi (ammesso poi che possa esser contagiosa…). Nel grande calderone gender ci si mette dentro un po’ di tutto, in particolare ciò che ha a che fare con la sessualità. Perché pare essere proprio questo il tema che fa “paura”, che non si vorrebbe affrontare con i più piccoli, salvo poi ritrovarsi davanti a gravi distorsioni dei rapporti tra i generi, alla non accettazione e discriminazione delle diversità da quel che “”così è per natura”. Come se l’educazione affettiva e sessuale si possa (o si debba) ritardare o peggio boicottare.

E allora: il Gioco del rispetto della scuola materna di Trieste viene raccontato come un incentivo all’esplorazione dei corpi tra bambini (solo in seguito, per chi ha tempo e voglia, si capirà che si tratta di tutt’altro); gli Standard per l’educazione sessuale elaborati dall’Organizzazione mondiale della sanità come incitamento alla masturbazione (il che, diciamolo, sembra assurdo solo pensarlo, ma poiché esiste il documento originale, invitiamo a leggerlo e segnalarci il passaggio – se ma lo troviate – dove questo incitamento avviene) e così via, perché oramai bastano le parole “genere” e “sesso” o “sessualità” per allarmare.

A volte in realtà è sufficiente molto meno: forte della teoria del gender, il sindaco di Venezia ha messo al bando 49 (avete letto bene, 49) libri dedicati all’infanzia, testi che vi sarà di certo capitato di leggere, perché diffusissimi in asili e scuole, biblioteche e case. Veri e propri capolavori della letteratura dedicata ai più piccoli, accompagnati spesso da illustrazioni bellissime, in cui, ad esempio, una pecorella viene allevata da un branco di lupi. Da una famiglia, diciamo, non convenzionale… e chissà che pensieri nella testa dell’infante!

C’è tanto davvero su questo tema del gender ma, fortunatamente, viviamo in un tempo in cui le informazioni sono facilmente accessibili. Per cui vi invitiamo a non fermarvi al sentito dire, a non sposare acriticamente quel che si dice, ma a leggere e affrontare (non sempre ahinoi è possibile) un sereno dibattito, forti delle fonti d’informazioni che esistono e del fatto che, oramai è dimostrato , le politiche educative attente al genere sono un’arma per combattere le diseguaglianze. Mai come questo tempo ne abbiamo bisogno. Il rispetto per le differenze, la conoscenza di queste, al di là di stereotipi e paure, può solo renderci una società migliore.

 

 

Fonte:

http://www.combonifem.it/articolo.aspx?a=7484&t=NL

 

‘Distruggono la famiglia’. Bagnasco contro l’educazione alla diversità nelle scuole

Il presidente dei vescovi italiani chiede al governo Renzi di mettere al bando i nuovi libri di testo per le elementari e le medie voluti dai governi Monti e Letta per combattere l’omofobia. Secondo l’arcivescovo di Genova che ignora la laicità dello Stato, così si trasformano le aule in “campi di rieducazione e indottrinamento”

di | 26 marzo 2014

 

‘Distruggono la famiglia’. Bagnasco contro l’educazione alla diversità nelle scuole

 

Allarme, la scuola italiana apre alla “dittatura di genere”. In altri termini alla normalizzazione dell’omosessualità. La “colpa” è di tre volumetti dal titolo ‘Educare alla diversità a scuola‘ destinati alle primarie e secondarie di secondo grado. Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, durante la prolusione di apertura del Consiglio permanente dei vescovi, poi ripresa da Avvenire, non usa mezzi termini: la scuola pubblica sta diventando un immenso campo di rieducazione perché quei libretti “instillano preconcetti contro la famiglia e la fede religiosa”. Un monito indirizzato forte e chiaro al governo Renzi e al ministro competente.

Di cosa si tratta? I volumi sono stati autorizzati dalla presidenza del Consiglio dei ministri (Dipartimento per le Pari opportunità) all’epoca del governo Monti e dall’allora ministro del Lavoro con delega alle Pari opportunità, Elsa Fornero. Il governo di Enrico Letta ha dato seguito nell’ambito delle nuove strategie nazionali anti omofobia. A curare le pubblicazioni l’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. La realizzazione è dell’istituto Beck.

Le tematiche si sviluppano in cinque schede che trattano le “linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze” attraverso altrettanti capitoli: le componenti dell’identità sessuale; omofobia: definizione, origini e mantenimento; omofobia interiorizzata: definizione e conseguenze fisiche e psicologiche; bullismo omofobico: come riconoscerlo e intervenire; adolescenza e omosessualità. Si legge che non basta più “essere gay friendly (amichevoli nei confronti di gay e lesbiche), ma è necessario essere gay informed (informati sulle tematiche gay e lesbiche).

Lo scopo è avere un manuale contro il bullismo che si accanisce contro i “diversi” tanto che a pagina 18  c’è un vero e proprio manifesto scolastico contro il bullismo. “Bisogna che l’insegnante riveda la scheda sul bullismo. È importante, inoltre, che l’insegnante sia molto chiaro e deciso nello spiegare ai suoi studenti i seguenti punti: la scuola non tollera questo tipo di comportamenti. Il bullismo è sbagliato. Prendere in giro, minacciare, picchiare qualcuno, farlo sentire escluso, perché è grasso, perché è un “secchione”, perché è diverso da noi, perché pensiamo che sia omosessuale, è sbagliato. Ognuno ha diritto di essere com’è, ognuno ha qualcosa da insegnarci. Quanto più qualcuno è diverso da noi, tanto più ha da insegnarci. Essere bulli non è “figo”, è stupido”.

C’è poi uno spazio con le domande frequenti (faq) dove si risponde in modo schematico ai quesiti sulla sessualità. “I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì. Il sesso tra le persone dello stesso sesso è presente in tutta la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia. Inoltre, molti eterosessuali possono avere sporadiche fantasie omosessuali, così come molti omosessuali possono avere sporadiche fantasie eterosessuali. Un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini. Di conseguenza tutte le altre forme di sesso, non finalizzate alla procreazione, sono da ritenersi sbagliate. Un altro pregiudizio è che con l’omosessualità si estinguerebbe la società. In realtà, come afferma l’Organizzazione mondiale della sanità, la sessualità è un’espressione fondamentale dell’essere umano. L’unica cosa che conta è il rispetto reciproco dei partner.

Potremmo quindi ribaltare la domanda chiedendoci: “I rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?”. Qui si arriva al terreno di scontro con la Cei, perché sono questi e altri passaggi che hanno fatto fare un salto sulla sedia al cardinale Bagnasco ; ad esempio quelli che riguardano la televisione e i media “che discriminano le famiglie omosessuali”, invitando i docenti a chiedere agli alunni come mai “in Italia non ritraggono diverse strutture familiari”. Passaggio “delicato”, il tentativo di far immaginare “sentimenti ed emozioni che possono provare persone gay o lesbiche”; e la masturbazione fra ragazzi è presentata “come un gioco”. Bagnasco ha sparato a zero: “Strategia persecutoria contro la famiglia”. Ancora: “Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di indottrinamento. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati?”. E conclude: “I genitori non si facciano intimidire…non c’è autorità che tenga”.

 

 

Fonte:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/26/distruggono-la-famiglia-tradizionale-bagnasco-contro-leducazione-alla-diversita-nelle-scuole/927200/