Il Kashmir e la protesta dei graffiti

Di Saqib Majeed*

Alcuni giorni dopo l’uccisione del comandante Burhan Muzaffar Wani, nelle strade e sulle serrande dei negozi del Kashmir sono iniziati a comparire dei graffiti in memoria di Burhan. Gli slogan inneggianti alla libertà, che hanno portato alla definizione della cosiddetta “protesta dei graffiti”, sono l’ultima espressione della resistenza di Srinagar. I giovani vogliono “che l’India legga la loro condizione sui muri”.

Già dopo le sollevazioni del 2010, in Kashmir sono iniziati a comparire su base regolare dei graffiti di protesta. La facile reperibilità di bombolette spray ha agevolato molto l’attivismo “murale”. Nel buio della notte, quando le forze governative si ritirano nei loro accampamenti per riposare, dei ragazzi prendono le loro “armi” e nell’anonimato scrivono il loro grido di libertà sulle serrande dei negozi, sui muri e persino sulle strade.

Per 60 giorni consecutivi coprifuoco, restrizioni alla libertà di movimento e posti di blocco hanno paralizzato la vita in Kashmir. In questo periodo sono state uccise 70 persone e oltre 8000, tra cui anche poliziotti e soldati, sono stati feriti nelle rivolte che hanno seguito l’uccisione di Burhan Muzaffar Wani e dei suoi due compagni l’8 luglio 2016.


*Majeed Saqib è un ingegnere e fotoreporter freelance, che il caso ha voluto nel Kashmir controllato dall’India

 

L’estate rossa del Kashmir

Tratto da:

http://frontierenews.it/2016/08/estate-rossa-bloody-kashmir/

BY SAQIB MAJEED

Nel reparto numero 8 del Shri Maharaja Hari Singh Hospital si percepisce tutta l’agonia dei giovani del Kashmir: da oltre un mese le forze di sicurezza stanno reprimendo le proteste con proiettili ad aria compressa.E il bilancio dei feriti è raccapricciante, stando a quanto riferito dai medici che curano questi pazienti. Le forze di sicurezza sparano soprattutto al volto e agli occhi, e i medici hanno definito la situazione “estremamente grave”: i proiettili utilizzati infatti, seppur dichiarati ‘non letali’ dagli agenti, provocano delle ferite devastanti in un tessuto delicato quale è quello dell’occhio.

“Il proiettile entra velocemente nell’occhio e lacera i tessuti con cui entra in contatto. Le ferite sono profonde e si infettano facilmente”, ha dichiarato un oculista del reparto. Nelle settimane precedenti, alcuni manifestanti sono stati fortunati e le lacerazioni hanno interessato “soltanto” l’occhio colpito; ma la maggior parte di loro hanno avuto complicazioni preoccupanti, hanno dichiarato i medici.

Si teme che oltre il 90% dei pazienti non riuscirà a recuperare completamente la vista.

“La maggior parte dei giovani qui ricoverati è stata colpita al volto, e i proiettili sono ancora conficcati negli occhi”, hanno detto i dottori.“Con delle ferite simili, le possibilità di recuperare completamente la vista sono del 10%. Nel resto dei casi, si arriverà inevitabilmente alla perdita della vista – completa o parziale – a prescindere da chi li operi”.

Chi è nel SMHS Hospital per questo tipo di ferite sta sperando contro ogni speranza.  Il Dottor Sundaram Natarajan, specialista del vitreo della retina di fama internazionale, ha definito l’entità delle ferite subite dai manifestanti del Kashmir come “disastrosa”. Pochi giorni fa Natarajan ha affermato che non meno di 140 ragazzi hanno la retina danneggiata dai proiettili.

Le proteste sono scoppiate dopo l’8 luglio, data in cui è stato ucciso Burhan Muzaffar Wanim, comandante del gruppo separatista Hizbul Mujahedeen. Da allora il reparto di oftalmologia dell’ospedale ha ricoverato almeno 211 persone – tra cui minori – che presentavano ferite agli occhi causate da proiettili ad aria compressa.

“Le ferite sono gravi. Si tratta di ragazzi. È una situazione disastrosa, è la prima volta che vedo qualcosa del genere, ha dichiarato il dottor Natarajan.