PALESTINA SOTTO SEQUESTRO

Nota personale: 

ricordo che i tre israeliani scomparsi sono coloni illeggittimi di uno stato occupante. Magari se lo ricordasse anche e almeno  il manifesto, visto che comunque resta l’unico quotidiano a interessarsi della Palestina. 

D. Q.

*

Da il manifesto

Edizione del 25 giugno 2014

• aggiornata oggi alle 17:17

 

— Michele Giorgio, GERUSALEMME,

Territori Occupati. Proseguono le ricerche dei tre israeliani rapiti e la campagna di arresti e raid che stringe in una morsa la Cisgiordania. Tra gli ultimi fermati anche Samer Issawi, protagonista un anno fa di uno sciopero della fame lungo 266 giorni contro la “detenzione amministrativa”, il carcere senza processo.

Laila Issawi ha capito subito che quei sol­dati, quelle camio­nette, apparse all’improvviso davanti casa, erano lì per suo figlio Samer. D’impulso si è messa al com­pu­ter, per lan­ciare l’allarme. Ma nel giro di qual­che minuto è arri­vata la con­ferma. Lunedì sera Samer Issawi, pro­ta­go­ni­sta del più lungo scio­pero della fame in un car­cere israe­liano, è stato arre­stato a casa del fra­tello Meh­dat, a Isa­wiyya, un sob­borgo di Geru­sa­lemme. Era stato libe­rato lo scorso dicem­bre sulla base dell’accordo rag­giunto qual­che mese prima con Israele che aveva messo fine a 266 giorni di digiuno di pro­te­sta con­tro la sua deten­zione. Qual­che mese fa è stata arre­stata anche la sorella Shi­rin. «Samer sapeva che gli israe­liani non avreb­bero rispet­tato l’accordo e che pre­sto o tardi sarebbe tor­nato in pri­gione», rac­con­tava ieri il padre Tareq.

La noti­zia dell’arresto di Samer Issawi ha fatto il giro della rete. La bat­ta­glia con­tro la “deten­zione ammi­ni­stra­tiva” – senza prove e senza pro­cesso — por­tata avanti prima da Issawi e ora da cen­ti­naia di pri­gio­nieri poli­tici in scio­pero della fame dal 24 aprile, è seguita in ogni angolo di mondo. Gra­zie ai social per­chè i media tra­di­zio­nali, in buona parte, la igno­rano nono­stante la “misura cau­te­lare” attuata da Israele sia con­tra­ria alle leggi inter­na­zio­nali e sia stata con­dan­nata più volte dalle orga­niz­za­zioni per la tutela dei diritti umani. Come igno­rano la por­tata e le con­se­guenze dell’operazione mili­tare “Brother’s kee­per” lan­ciata da Israele dopo la scom­parsa il 12 giu­gno nella Cisgior­da­nia meri­dio­nale di tre ragazzi ebrei, pro­ba­bil­mente rapiti dal movi­mento isla­mico Hamas. Uffi­cial­mente “Brother’s kee­per” è una cam­pa­gna per la ricerca dei tre ado­le­scenti — Eyal Yifrach, Gilad Shaar e Naf­tali Fraen­kel, tra i 16 e i 19 anni, – con l’impiego di migliaia di sol­dati. Sino ad oggi però si è mani­fe­stata soprat­tutto come una clava per col­pire Hamas e per inflig­gere una puni­zione alla popo­la­zione pale­sti­nese che, non è un mistero, vede nel rapi­mento un mezzo per otte­nere la libe­ra­zione dei dete­nuti poli­tici chiusi nelle car­ceri israe­liane. I pale­sti­nesi arre­stati in 12 giorni sono almeno 471 (11 sono depu­tati del Con­si­glio legi­sla­tivo, tra i quali lo spea­ker Aziz Dweik). Israele ne con­ferma 354. In que­sti giorni l’esercito israe­liano ha anche effet­tuato per­qui­si­zioni — veri e pro­pri raid distrut­tivi, denun­ciano i pale­sti­nesi – in 1800 edi­fici e abi­ta­zioni civili, isti­tu­zioni pub­bli­che, scuole, uni­ver­sità e in sedi di mezzi d’informazione. In città e campi profughi.

E’ subito cre­sciuto anche il numero dei dete­nuti “ammi­ni­stra­tivi”. Adda­mir, l’associazione che sostiene i pri­gio­nieri poli­tici (in totale oltre 5 mila), ha docu­men­tato 104 nuovi ordini di que­sto tipo di deten­zione. E quando i pale­sti­nesi hanno pro­vato ad opporsi alle incur­sioni, i sol­dati israe­liani non hanno esi­tato a spa­rare – “per legit­tima difesa”, spiega un por­ta­voce dell’Esercito – facendo almeno cin­que morti, tra i quali un 15enne di Dura (Hebron), Mah­mud Dudin, col­pito in pieno petto da un pro­iet­tile. Qual­che anno in meno di Dudin aveva Ali al-Awour, un bam­bino ucciso a metà giu­gno, a Gaza, da un mis­sile sgan­ciato da un drone israe­liano con­tro un pre­sunto mili­ziano jiha­di­sta. E gli stessi anni o poco più ave­vano gli altri quat­tro ragazzi pale­sti­nesi uccisi dalle forze mili­tari dall’inizio del 2014: Adnan Abu Kha­ter, 16 anni; You­sef al-Shawamrah, 14 anni; Muham­mad Sala­meh, 16 anni; Nadim Nawarah, 17 anni.

Chie­dere che i tre ragazzi israe­liani fac­ciano al più pre­sto ritorno a casa sani e salvi è dove­roso. Allo stesso tempo è inac­cet­ta­bile l’atteggiamento di buona parte del mondo poli­tico ed isti­tu­zio­nale in Occi­dente che rimane in silen­zio quando l’occupazione mili­tare israe­liana uccide ragazzi pale­sti­nesi, spesso bam­bini, e ne incar­cera tanti nelle sue pri­gioni. Non esi­stono esseri umani di serie A e serie B.

Oggi molto più di qual­che anno fa si tende ad igno­rare in Occi­dente la realtà quo­ti­diana dei pale­sti­nesi e a con­si­de­rare le incur­sioni mili­tari israe­liane quasi come nor­mali “ope­ra­zioni di poli­zia” con­tro cri­mi­nali comuni e non come atti­vità di una forza di occu­pa­zione. Que­sti, ad esem­pio, sono i giorni in cui i decine di migliaia di ragazzi della Cisgior­da­nia sono impe­gnati negli esami di matu­rità e all’università. E i raid mili­tari israe­liani hanno un impatto deva­stante su que­sti gio­vani, come rac­con­tano Aisha Sha­lash e Hanin Dweib, due stu­den­tesse dell’università di Bir Zeit. «La notte del 18–19 giu­gno — hanno scritto le due gio­vani in un mes­sag­gio postato in rete — men­tre era­vamo impe­gnate negli esami finali di lau­rea, anche il nostro cam­pus uni­ver­si­ta­rio è stato perquisito…Abbiamo visto le imma­gini dell’esercito israe­liano che riem­piva le strade del cam­pus, sfa­sciando porte di acciaio e di legno…I sol­dati hanno tro­vato solo le ban­diere, i mani­fe­sti e gli acces­sori uti­liz­zati nelle ele­zioni stu­den­te­sche, li hanno con­fi­scati e se ne sono andati..(dopo) abbiamo con­ti­nuato a chie­derci: per­ché stanno facendo que­sto? Per­ché scon­vol­gono il nostro stu­dio e i nostri esami? Non siamo forse umani? Non abbiamo il diritto all’istruzione? A un futuro di spe­ranza? A una vita in libertà di giu­sti­zia e pace? Per­ché il mondo non ascolta mai noi palestinesi?»

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/palestina-sotto-sequestro/#

LA PALESTINA È SOTTO ATTACCO! APPELLO URGENTE ALLA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE

Ven, 20/06/2014 – 14:19

 

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina chiede con urgenza a tutti i sostenitori e gli amici della Palestina, al popolo palestinese in tutto il mondo, alle nostre comunità palestinesi e alle persone in tutto il mondo in esilio e nella diaspora di scendere in piazza e di agire in risposta agli attacchi da parte dell’occupazione in corso e alle atrocità contro quasi tutte le città, i paesi, i campi profughi e i villaggi della Cisgiordania e di Gaza.

Ovunque le strade sono piene di jeep e veicoli blindati e di soldati armati per uccidere, i cieli pieni di elicotteri Apache e F-16 che minacciano di far piovere morte sulla nostra gente. La scorsa settimana le forze di occupazione hanno intensificato la loro guerra contro il popolo palestinese, ecco una lista dei crimini:

  • l’uccisione proprio oggi del ragazzo di 13 anni Mahmoud Jihad Dudeen a Dura fuori da Al-Khalil, colpito al petto, l’uccisione di Ahmad Sabarin, 20 anni, del campo profughi Jalazone;
  • la sparatoria e il ferimento di numerosi palestinesi in tutta la Cisgiordania e Gaza, tra cui il ferimento dei giovani palestinesi Yazan Yacoub, 17 anni al torace, nel campo profughi di Qalandiya e di Amir Sa’dy Saleh, anche lui 17 anni, a Jenin;
  • le invasioni massicce e le razzie, l’invio di migliaia di soldati di occupazione ad al-Khalil, Ramallah, Nablus, Jenin, Betlemme, Gerusalemme, Qalqilya, l’area di Salfit e l’assedio delle città, dei villaggi e dei campi profughi, che sono stati particolarmente presi di mira con invasioni di massa e violenti attacchi;
  • le violente invasioni di case e gli arresti di massa di centinaia di palestinesi tra cui studenti, attivisti, parlamentari, leader politici e la presa di mira di ex prigionieri politici per ri-arrestarli e molestarli, compresa la cattura di 51 ex prigionieri liberati nello scambio di prigionieri del 2011 e un fallito tentativo di arrestare Samer Issawi, ex prigioniero in sciopero della fame.
  • la demolizione di case palestinesi, lasciando sempre più famiglie senza casa;
  • la violenza crescente e dilagante dei coloni e gli attacchi contro i palestinesi e le terre palestinesi in tutta la Cisgiordania;
  • il bombardamento e distruzione di Gaza da parte di aerei da guerra dell’occupazione;
  • la chiusura, il coprifuoco, i posti di blocco e le restrizioni di movimento imposti ai palestinesi;
  • l’invasione dell’Università di Birzeit e gli arresti di studenti, assedi di varie organizzazioni della società civile e anche associazioni di beneficenza.

Questa brutale violenza da parte dello stato coloniale di apartheid razzista, delle sue forze armate e dei suoi coloni è in aumento giorno dopo giorno. La tortura dei prigionieri palestinesi è ormai ufficialmente sanzionata e il sangue palestinese scorre per le strade di Gaza e della Cisgiordania, e la gioventù palestinese viene calpestata sotto le ruote delle jeep dell’esercito invasore.

Questi crimini incontrano un opprimente silenzio internazionale e una totale complicità. I palestinesi continuano a resistere, a protestare, a vivere, a lottare, nonostante l’aggressione che minaccia la loro esistenza quotidianamente, nonostante la complicità e il tradimento di funzionari dell’Autorità Palestinese che continuano a impegnarsi nella cooperazione di sicurezza con l’occupante, che sta conducendo una guerra ai campi profughi, alle città e ai villaggi palestinesi.

Gli Stati Uniti, il Canada e l’Unione Europea hanno continuato a procedere come se nulla fosse e non hanno sollevato un singolo grido di protesta o di preoccupazione – al contrario, gli Stati Uniti continuano a spedire ogni giorno 10 milioni di dollari di aiuti per lo più militari verso lo stato di occupazione. È chiaro come siano partner a pieno dell’occupazione nella guerra in corso contro il popolo palestinese.

In un gesto particolarmente assurdo e offensivo lo stato di occupazione è stato eletto vice-presidente della quarta commissione delle Nazioni Unite – presentando i problemi della decolonizzazione e dei diritti dei rifugiati palestinesi, che l’occupante stesso ha negato negli ultimi 66 anni – mentre allo stesso tempo è impegnato in questo assalto coloniale, brutale e totale alle vite palestinesi.

La perpetrazione di tutto questo non può essere consentita in totale silenzio. Poco è stato ascoltato da parte dei mass media internazionali. Le organizzazioni internazionali che cercano di difendere i diritti umani – in particolare il Comitato Internazionale della Croce Rossa che testimonia quotidiane violazioni contro i prigionieri palestinesi – devono parlare e terminare il loro dannoso silenzio. La voce del popolo deve essere ascoltata.

Per l’ennesima volta è ora che i movimenti popolari del mondo scendano in piazza per esprimere la loro solidarietà con la Palestina e chiedere la fine della complicità in corso dei funzionari internazionali e il supporto verso l’occupante. I palestinesi stanno resistendo – ma l’immagine della gente in solidarietà proveniente da tutto il mondo, in piedi accanto a loro, sarà incoraggiante e darà forza al popolo palestinese, nella sua lotta contro un occupante crudele.

Vi invitiamo ad agire ora, oggi, con urgenza per sostenere il popolo palestinese sotto attacco. Il silenzio deve finire:

  1. Intensifichiamo il boicottaggio! L’arma critica di isolamento internazionale degli occupanti deve essere intensificata. Boicotta “Israele” a livello culturale, accademico ed economico. Esporre e colpire le corporazioni – come G4S – la cui tecnologia viene utilizzata per la guerra contro il popolo palestinese.
  2. Scendete nelle strade! Marciate, manifestate, rompete il silenzio negli spazi pubblici per chiedere la fine di questi attacchi. Parlamenti e governi devono essere ritenuti responsabili per la loro complicità.
  3. Occupate e fate chiudere i consolati e le ambasciate dell’occupazione. Queste ambasciate e consolati stanno liberamente operando in tutto il mondo, mentre i palestinesi stanno soffrendo arresti di massa, il coprifuoco, la chiusura e le uccisioni. Non dovremmo lasciare che lo stato di occupazione continui ad agire indisturbato per il mondo.

La solidarietà dei popoli del mondo con la Palestina e le nostre lotte collettive per affrontare il sionismo e l’imperialismo sono sempre stati una fonte di forza, mentre affrontiamo il brutale occupante. Questa è una situazione di emergenza. E’ ora di agire!