SU QUELLO CHE STA SUCCEDENDO A GERUSALEMME E NON SOLO…

Dal blog di Samantha Comizzoli:

martedì 18 novembre 2014

REAZIONE, CONSEGUENZA, TERZA INTIFADA

Ieri mattina, vero le 6,30, ho iniziato a pubblicare le notizie su facebook di ciò che era accaduto qui. Due Palestinesi sono entrati in una sinagoga a Gerusalemme armati di ascia e pistola e hanno ucciso 5 israeliani e feriti altri 13.Ghssan Abu Mohammed di 27 e Udai Abu Abdul di 22 anni sono del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e non hanno precedenti problemi con la polizia israeliana. All’inizio ho pensato alla solita messa in scena sionista perchè non mi spiegavo come avessero fatto ad entrare in una sinagoga armati…… Poi, con la rivendicazione e i dettagli è arrivata la conferma. Un’azione organizzata, sono entrati indossando divise da poliziotti israeliani e hanno compiuto l’azione.
Ai miei occhi di testimone delle quotidiane violenze israeliane qui in Palestina, è un’ovvia reazione. Se a voi, che siete in Italia, facessero per un solo giorno quello che israele fa ai Palestinesi da quasi cent’anni tutti i giorni; reagireste al secondo giorno. Non c’è polizia che difende i Palestinesi, nessun tribunale, nessuna legge, nessun “Paese amico”. I Palestinesi hanno solo i Palestinesi che si difendono.
Sono in casa a Nablus e, mentre sto pubblicando cosa accade a Gerusalemme, arriva la notizia che i coloni israeliani dell’insediamento illegale di Yhitzar a Nablus stanno attaccando la zona di Howwara e che i soldati hanno chiuso il checkpoint. Qualcuno ha sparato ad una jeep israeliana vicino ad Yhizar e i coloni attaccano le auto e le case dei Palestinesi al grido di “morte agli arabi”. Poco dopo viene chiuso anche l’altro checkpoint di Nablus, siamo chiusi dentro. La mia collega è a Gerusalemme e rimane chiusa dentro anche lei…..
Gerusalemme… sapete una cosa? Una settimana fa sono andata in autobus a Betlemme. Ad un certo punto prima di arrivare a Betlemme, l’autobus si ferma su una collina e sulla destra c’è una bellissima vista della Palestina. Nell’autobus scende il silenzio, ma io non capivo cosa attirasse così tanto l’attenzione. Poi, un amico mi ha indicato un punto preciso di quella panoramica….Ho visto un puntino dorato, lontano…. Era la moschea di Al Aqsa, ma soprattutto era Gerusalemme, che potevamo vedere solo da lì. Ho appoggiato la mano sul finestrino, avrei voluto toccarla con le mie dita, invece non possiamo nemmeno metterci un piede e fare un passo.
I coloni di Yhizar continuano a far danno ad Howwara e attaccano le scuole piene di bambini di Burin e Urif, ho il feeling che durante la notte potrebbe esserci un’escalation, ho la connessione internet che va e viene e penso ai miei fratelli nel villaggio di Assira Al Qabilja che sono confinanti ad Yhitzar; così esco e faccio anche un paio di telefonate per sapere quando apriranno per un attimo il checkpoint.
Ok,è aperto, vado ad Assira, non sarò sola e se arrivano coloni e soldati posso essere utile con la videocamera e la mia faccia da culo da internazionale.
Nei villaggi viene diramato un comunicato di prevenzione alle violenze dei coloni, soprattutto per i bambini. Tutti gli shebab sono da vedette nel villaggio e tutte le luci delle strade sono accese. Ho un dejavù al mese di luglio, durante il ramadan, quando sparirono i 3 coloni israeliani e a Gerusalemme gli israeliani bruciarono vivo il piccolo Mohammed.
I coloni di Yhitzar sono in giro ad Howara e a Burin ad attaccare le case, protetti dai soldati nazisti israeliani. Sento qualche sparo nelle vicinanze, i cani liberi nel villaggio hanno abbaiato per tutta la notte. Ma qualche ora riusciamo a dormire. Questa mattina al risveglio con il caffè arabo arriva la rivendicazione dell’azione a Nablus, è di Hamas. Molti di voi continuano a chiedermi se è la terza intifada o solo una risposta della Resistenza.
Sinceramente nessuno qui lo sa. Si vedrà nelle prossime ore, ma ci sono due aspetti da curare per capire se è la terza intifada: 1) se rimane solo quest’azione e non ne seguono altre è ovviamente solo una conseguenza/reazione; 2) fino a quando c’è la presenza dell’ANP non scoppia la terza intifada e stanno facendo di tutto per non farla scoppiare (ad una terza intifada Abu Mazen verrebbe fatto subito fuori).
So che i media italiani servi di israele vi stanno raccontando una realtà completamente distorta, si sono dimenticati dei loro nonni morti con la Resistenza per liberarli dal nazismo. I Palestinesi non hanno scelta, non possono continuare a vedere i loro bambini rapiti, i mariti ammazzati o rapiti e torturati, le donne maltrattate, le case rubate e demolite.
Mentre scrivo davanti a me c’è una donna che beve il caffè e guarda fuori dalla finestra la collina di Yhitzar e sospira. Da due settimane hanno piantato un nuovo avanposto militare su quella collina e lì dove l’hanno messo era il terreno di questa donna. Mi dice “guarda, lì ci piantavo le cipolle e le patate, ci vivevo con quelle ed erano buone perchè lì la terra è buona, è pulita, non ha pietre. A noi c’hanno lasciato solo le pietre”.

LIBERTA’ DI ABDULLAH

Samantha Comizzoli

Pubblicato il 09/nov/2014

Il 2 novembre Abdullah Abdul Alin, marito di Hakima Motlaq Hassan, viene rapito dalla polizia palestinese (Ucoi) con ‘accusa di aver espresso critiche contro Mahmoud Abbas su facebook e di far parte del PFLP. Nessuna delle due accuse sono reati. Dopo un finto processo che lo assolve, viene ulteriormente trattenuto in prigione senza alcuna autorità. Grazie alle pressioni di molti attivisti in Italia e di attivisti palestinesi qui sul posto, oggi Abdullah è stato rilasciato. Questo è il momento del rilascio. Liberta’ per tutti i prigionieri politici palestinesi.

RAPITO ABDULLAH ABDUL ALIN

Dal blog di Samantha Comizzoli:

giovedì 6 novembre 2014

Abdullah Abdul Alin, marito di Hakima Motlaq Hassan, è stato rapito 3 giorni fa dalla polizia palestinese in vesti dell’Ucoi. Li avete conosciuti entrambi quando sono venuti in Italia per presentare SHOOT e parlarvi della Palestina e dei diritti umani. Abdullah è accusato di aver pubblicato su facebook critiche contro Abu Mazen e di far parte del PFLP. Entrambe le accuse non sono leggi in Palestina, per questo motivo parlo di “rapimento”. Ecco in video la mia testimonianza di ciò che è accaduto da quel momento ad oggi, che doveva esserci il rilascio di Abdullah.

ISRAELE CHE SPACCA LA TESTA AD UN BAMBINO

Dal blog di Samantha Comizzoli:

lunedì 8 settembre 2014

Sta per iniziare la scuola in Palestina. I genitori di Mohammed gli comprano tutto l’occorrente. Ha 16 anni ed una vita davanti, anche se vive a Gerusalemme, città sotto occupazione nazista.
E’ bravo a scuola Mohammed e i suoi genitori lo amano.
E’ sera e a Gerusalemme ci sono degli scontri, come sempre, perchè i soldati israeliani attaccano i Palestinesi. Per rapirli, ferirli, distruggergli la casa; insomma un concentrato di violenza alla quale rispondono gli shebab.
Gli shebab sono tutti coloro che stanno in strada e Resistono, anche solo non spostandosi dalla strada quando arrivano i soldati e sparano, oppure tirando dei sassi a quei mostri armati fino ai denti.
E’ sera e Mohammed è in strada con gli shebab, durante gli scontri. I soldati nazisti israeliani sparano una rubber bullet dietro al cranio di Mohammed. Sono a distanza ravvicinata e Mohammed cade a terra. Gli altri shebab cercano di fermare i soldati, ma non riescono a fermare quella violenza su Mohammed…..
E’ a terra e i soldati israeliani si accaniscono su di lui prendendolo a calci in testa anche se gli avevano già sparato.
Mohammed viene portato all’ospedale, ha un trauma cranico e un’emorragia celebrale.
Per 6 giorni rimane attaccato ad una macchina e il suo papà attaccato a lui.
Ieri, Mohammed è morto. E’ martire. 16 anni, pronto per andare a scuola.
Questo è quello che è accaduto, qualsiasi considerazione possiamo fare è inutile a mio avviso. E’ già sufficiente divulgare i fatti. E’ una delle tante tragedie in Palestina. Nessuno fermerà la prossima perchè il mostro israele ha l’appoggio dei nostri “stati civili”.
– Governo italiano, assieme ad israele, hai spappolato la testa di un altro bambino Palestinese.-
Sento la puzza del sangue che hai fatto versare.
Fonte:

ATTACCO ISRAELIANO A NABLUS

mercoledì 3 settembre 2014

 

 

 

Avevamo passato una bella serata ed eravamo pronte per dormire, come in qualsiasi città di 135 mila abitanti durante l’estate.

 

E’ l’una di notte, una di noi si sta incremando la faccia, pronta per andare a letto, ma……booooom!

 

E’ una bomba, una sound bomb. I soldati israeliani sono qui, nel centro di Nablus. Usciamo in strada per capire esattamente dove sono e sentiamo altre bombe.

 

Ok, il tempo di mettersi le scarpe e iniziamo a correre. E’ l’una di notte. In quel momento mi viene un dubbio “cazzo..siamo distanti dal luogo delle esplosioni e non c’è nessuno in strada, solo noi tre….non vorrei incontrare i soldati prima di arrivare da qualcuno, dagli shebab…”.

 

Non faccio in tempo a finire la frase che arrivano verso di noi 3 jeeps di soldati israeliani. Ho anche la Kheffia rossa al collo…..

 

Passo lungo senza correre e attraversiamo la strada per andare dove c’è luce, loro non si fermano. C’è andata bene.

 

Arriviamo a piedi a Sharatell con alcuni shebab che incontriamo lungo la strada. Pochissimi shebab, devo dire, e il motivo può essere uno solo: i soldati sono qui per rapire shebab.

 

Nel frattempo ricevo altre telefonate da altre zone, i soldati sono anche a Ras El Ain, Rafhidja e Al Najah. Sono dappertutto, c’è anche la border police.

 

Iniziamo a supportare gli shebab anche solo con la nostra presenza e le telecamere. Urlo varie vole che siamo internazionali e stiamo documentando con un video quello che faranno; i soldati israeliani, di risposta, ci puntano con il laser del fucile e ci sparano contro a distanza ravvicinata il gas lacrimogeno, più volte.

 

Quattro ore… a Saharatell, di spari e raid nelle case, gli ho urlato di tutto a quei mostri. Hanno devastato anche un centro sportivo, una scuola materna femminile e un centro di recupero per i disabili.

 

Finalmente verso le 4,00 si allontanano e vediamo jeeps in altre strade. Ci incamminiamo verso la piazza di Nablus e salutiamo la maggior parte degli shebab. Coraggiosi, come al solito, non si spostavano nemmeno se puntati dal laser del fucile.

 

Quando arriviamo nella piazza incrociamo un taxi con le portiere sporche di sangue. Il taxista ci dice che ha appena portato un bambino al Rafhidia Hospital: i soldati gli hanno sparato ad una mano. Ha 14 anni.

 

Decidiamo di andare all’ospedale per vedere cos’ha lasciato israele quando se ne è andato.

 

Il bambino è sotto shock e il proiettile gli ha perforato la mano. C’è un altro ragazzo ferito da rubber bullet ad una gamba, al petto e alla testa. E’ già fasciato e sta bene.

 

Poi vedo un padre di 60 anni piangere all’ingresso dell’ospedale. Suo figlio sta urlando dentro all’ospedale, si lamenta e chiama gli shebab.

 

Il figlio si è gettato del terzo piano per non farsi prendere dai soldati. Credo abbia qualcosa di rotto internamente. Non siamo sciacalli dell’informazione e non facciamo pressioni né per fare domande a chi sta piangendo, né a chi sta lavorando.

 

Un medico ci chiama per documentare tutto comunque quando devono trasportare il ragazzo in sala operatoria. Lo filmiamo con la bombola di ossigeno sulla barella e il sangue ovunque. Questa è l’immagine della “pace” creata da israele.

 

Torniamo a casa distrutte. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, ma siamo consapevoli che non fermerà il prossimo attacco dei soldati israeliani in Palestina.

 

Stanno dando il sangue e il resto del mondo va a gin-tonic.

Fonte:

http://samanthacomizzoli.blogspot.it/2014/09/attacco-israeliano-nablus.html

NABLUS ZONA MILITARE

Di Samantha Comizzoli dal suo blog:

venerdì 29 agosto 2014

ingresso di Burin
Il 28 agosto Nablus è stata chiusa dai soldati nazisti israeliani e definita “zona militare”. Nessuno entra e nessuno esce. Questa è stata la notizia pubblicata dai media locali e che ho divulgato. Voglio però dare qualche dettaglio in più di quello che è successo.
Il tutto è iniziato due giorni prima nella zona dei villaggio di Burin e Madma. I soldati sono arrivati di notte, chiuso la strada e attaccato facendo dei raid ai quali hanno risposto gli shebab. Di giorno, poi, sono entrati nella scuola di Burin e hanno sparato i gas lacrimogeni dentro alla scuola. Molti i bambini soffocati. Quando è scesa la stessa notte hanno rifatto il raid nelle case e rapito Ghassan Najiar, un padre di famiglia, un bravo ragazzo.
Arriviamo al 28, durante il giorno, chiudono i checkpoint di Zaat’ara e Howwara, quindi chiudono Nablus e la dichiarano “zona militare”. Dopo circa un’ora riaprono i checkpoint dove si erano formate code interminabili e lasciano chiusa solo la zona dei villaggi di Madma e Burin.
Si arriva poi a quest’ultima notte dove, per non avere un cazzo da fare, sono passati con 6 jeeps e una jeep grande per arresti nei villaggi di Burin, Assira e Urif; sparando gas e sound bombs. Così…tanto per rovinare la notte, soprattutto ai bambini.
Ma, attenzione alla motivazione…: qualche giorno fa si sono persi un colono israeliano a Gerusalemme. Io l’avevo buttata lì come battuta.. “chissà che film ci fanno su adesso”, e invece il film l’hanno fatto veramente.
Il 28 hanno ritrovato il colono israeliano morto a Gerusalemme e quindi per motivi di sicurezza hanno chiuso l’accesso a Nablus e adoperato altre misure, sempre per motivi di sicurezza/difesa….
Allora, non si sa cosa sia successo al colono; se si sia suicidato, se abbia avuto un malore, se sia stato ucciso e se sia stato ucciso da un altro colono o no.
Ma, questa è l’apartheid, dove la vita di un colono vale mille vite di chi non è israeliano, dove israele fa quello che vuole. Tutti i giorni, da cent’anni. E dove, una vita persa viene usata come scusante per motivare le violenza sioniste.
Ogni notte si teme per chi israele rapirà questa notte. Sono passata da Howwara checkpoint oggi verso le 16,00; c’erano già i soldati nazisti israeliani che fermavano le auto….e la notte ora è arrivata.
Ho un’immagine di oggi negli occhi: ad Assira i bambini mi sono corsi in contro con i bussolotti di gas nelle mani e mi hanno detto “guarda Samantha, ieri notte i soldati israeliani sono venuti e c’hanno sparato questi mentre dormivamo…”
Buona notte dalla Palestina occupata dal mostro nazista israeliano.
Fonte:
http://samanthacomizzoli.blogspot.it/2014/08/nablus-zona-militare.html

GAZA FESTEGGIA LA TREGUA. MA NON DIMENTICHIAMOCI DELL’ASSEDIO E DELLA CISGIORDANIA

Dopo 50 giorni di bombardamenti da parte dell’esercito israeliano e 2140 martiri palestinesi (fonte: http://www.lettera43.it/cronaca/gaza-50esimo-giorno-di-guerra-raid-e-missili_43675138893.htm), oggi alle 19 ora locale, le 18 italiane, si è arrivati a un accordo per una tregua (dicono) duratura tramite mediazione egiziana. La tregua prevede l’apertura dei valichi della Striscia per consentire l’arrivo di aiuti umanitari e di materiale per la ricostruzione. Seguiranno altri negoziati. (Fonte: http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/2014/notizia/tregua-tra-hamas-e-israele-durera-tel-aviv-cessa-attacchi-festa-a-gaza_2064633.shtml )

Gaza tira un sospiro di sollievo e stasera è in festa.

 

Foto 3

Foto 5

Foto 7

E’ bello vedere queste e altre immagini simili dopo tanta morte e distruzione e è giusto che i Palestinesi festeggino con gioia. Questo fa parte della loro resistenza, riuscire ancora a gioire dopo tanto orrore. Noi però che siamo qui non distraimoci pensando che sia finita. Non siamo come i media e i politici che si ricordano della Palestina solo quando c’è un attacco in atto. Ricordiamoci che la Palestina è sempre sotto l’assedio israeliano, che tanti palestinesi sono ancora rinchiusi nelle carceri israeliane e altri continuano a essere arrestati ogni giorno. Anche oggi, prima della tregua a Gaza, ci sono stati arresti in Cisgiordania e al momento sono in corso scontri tra palestinesi e esercito israeliano, come ci riporta la volontaria italiana Samantha Comizzoli che vive lì. Vi invito a seguire la sua pagina Facebook dove potete leggere continui aggiornamenti (https://www.facebook.com/samantha.comizzoli).

D. Q.

PALESTINA: SPIE, FRATELLI, COLLABORAZIONISTI

Di Samantha Comizzoli dal suo blog:

venerdì 22 agosto 2014

Faccio un’enorme fatica a scrivere quest’articolo, perchè non potendo scrivere tutto quello che so e citando dei fatti, temo che non verrà compreso appieno. Ma ci provo….
In qualche articolo fa avevo ipotizzato che israele non volesse avanzare con il muro solo per tagliare in tre la Palestina, ma chiudere in ghetti i Palestinesi.
Ecco, i ghetti qui ci sono già, si vive già come nei ghetti perchè seppur senza il muro di cemento è come se li avessero già creati.
Vivere in un ghetto significa avere leggi della strada, leggi del taglione, non leggi, leggi sull’onore e in più le leggi militari dell’occupazione nazista israeliana.
Come fa un popolo che non ha esercito a difendersi dall’invasione di un altro popolo che gli porta via tutto? Con le proprie mani ovviamente….
E come fa un esercito, che militarmente è il più potente al mondo e che dopo cent’anni è ancora intimorito da razzi fatti in casa, a distruggere chi combatte morendo con il sorriso? Occupando le menti di alcuni di essi, alcuni di quei non-soldati della Resistenza, e comprandoli.
Qui, a 8/9 anni inizia a tirare le pietre contro quei soldati che ti hanno già fatto visita molte volte di notte, quando avevi 1 anno, quando ne avevi 4, quando volevi solo giocare. Alcuni di questi bambini di 8/9 anni vengono catturati e chiusi in prigioni militari israeliane…. Alcuni vengono uccisi.
Ora, quei bambini lì, di 8/9 anni che hanno passato anni in questo modo hanno inevitabilmente l’esistenza distrutta. Trovano, crescendo, due strade: diventare super-shebab e poi martiri oppure essere così piegati da accettare il nemico e che quel nemico gli dia il pane quotidiano. Per dargli il pane quotidiano il nemico gli chiede di “osservare” e di “riferire”, tutto. Quindi, accade, che questo oramai ragazzo faccia arrestare o uccidere suo fratello o i suoi genitori o i suoi migliori amici che sono anch’essi fratelli. Al nemico nazista israeliano non importa che ciò che dice sia vero, l’importante è che dica qualcosa, poi le prove le costruiranno.
In West Bank, in questo momento, ci sono 6000 shebab rapiti da israele. Pensate che vengano rapiti perchè mettono una foto su facebook o perchè vengono riconosciuti con la faccia coperta dalla kheffia? O forse credete ancora alle storielle degli “infiltrati”?
No, qui nei villaggi ci si conosce tutti e si sa tutto di tutti. Tutti sanno chi sono quelli che lavorano per israele. Questa è una faccia dell’occupazione nazista israeliana, è una parte del mostro.
Immaginate, immaginate solo per un momento che un vostro vicino di casa faccia rapire e forse uccidere vostro figlio; solo per avere in cambio una macchina o un lavoro. Cosa gli vorreste fare?
Le spie palestinesi sono un cancro nato dalla metastasi dell’occupazione israeliana, un pugnale che viene rigirato continuamente nella ferita.
C’è, poi, però un altro aspetto, meno triste, e più spietato: i giochi di potere.
Qui fra partiti politici non ci si ruba solo le poltrone come può accadere in Italia, no, qui ci si ruba la vita. Alcuni partiti stanno facendo soldi, molti soldi, sulla pelle degli shebab. Li vendono all’offerente che è israele. I primi shebab da eliminare solo quelli “liberi” che lottano con il cuore; quelli fanno paura perchè non li puoi controllare e non li puoi comprare. Così, un partito fa i nomi degli shebab di un altro partito. Oppure, semplicemente manda degli shebab in un villaggio a tirare le pietre, questi scappano, israele arriva e rapisce gli shebab che trova… E incassa. Tutto questo, poi, continua in prigione, mandano fratelli (rapiti a loro volta e con condanna da scontare) che cercheranno di avere altre informazioni/balle per prendere altri shebab. Lavorano in prigione…
E’ così che distruggono la Resistenza, è così che distruggono un Popolo con tutte le sue famiglie. Ci sono persone che sono in prigione per “tentato” o “sospetto” da più di 10 anni. Quante volte ai checkpoint sono stati crivellati dai colpi dei fucili perchè “c’era il sospetto che volesse uccidere qualcuno”. (Dopo che avevano fermato 200 macchine e controllato i documenti).
Questa mattina è subito rimpallata la notizia che a Gaza, la Resistenza ha ucciso 18 spie/collaboratori. E qui scattano le frasi “hanno perso la pietà” “hamas non è un santo…” e via e via….. Guardate, potete dire tutte le frasi fatte che volete. Fino a quando non ci si immerge completamente nella merda che caga il mostro non si riuscirà mai a fermare e innocenti continueranno a morire.
 Riflessione:
  1. oggi quando ho visto le foto delle spie uccise mi sono chiesta “hanno fatto bene a chiamare i media? Che operazione mediatica è in corso a Gaza visto che vedo troppi video, foto, spettacolarizzazione della lotta?” Non ho le risposte perchè non conosco Gaza; ma credo che come qui in West Bank, qualcuno stia lavorando per interessi personali. Queste sono persone che vogliono il potere e non gliene frega un cazzo della Resistenza. Non sono le prime spie che vengono ammazzate. Succede anche qui, ma nessuno si sogna di chiamare i media per fare le foto. Tanto chi deve sapere viene a saperlo ugualmente.
  2. io quando vedo sfilare alcuni partiti che manifestano con le bandiere oramai scappo a gambe levate…..
  3. continuo a pensare che spie e collaborazionisti siano peggio dei sionisti stessi, ma questo è banale dirlo.

 

 

Fonte:

http://samanthacomizzoli.blogspot.it/2014/08/palestina-spie-fratelli.html

GAZA, 8 AGOSTO 2014: DOPO TREGUA RICOMINCIA L’INFERNO. 5 MORTI TRA CUI UN BAMBINO. CISGIORDANIA: 15 FERITI ALLA MANIFESTAZIONE DI BEIT FURIK. 1 MORTO A RAMALLAH

Da  Gaza:

 

08/08/2014

 

Dalla pagina Facebook di Michele Giorgio

5 ore fa tramite Twitter

  • Onu:durante tregua sono stati estratti da macerie altri corpi di vittime.Morti ora sono 1.922,di cui 1.407 civili, inclusi 448 bambini #Gaza

Michele Giorgio

6 ore fa tramite Twitter

  • Suleiman, Ahmad e Mahmoud Abu Haddaf.Sono nomi dei componenti di una stessa famiglia colpita a Qarara.Oggi 5 morti,tra cui 1 bambino #Gaza

Michele Giorgio

13 ore fa

Si chiama Ibrahim al-Dawawseh il bambino palestinese di 10 anni ucciso in bombardamento israeliano a nord di #Gaza

 

Michele Giorgio

14 ore fa

Pesante bombardamento dal mare. La Marina israeliana sta prendendo di mira Beit Lahiya. Attacchi aerei a sud, nel Corridoio Filadelfia, tra Rafah e l’Egitto. Da #Gaza in totale 20 lanci di razzi
Decine di feriti in bombardamento israeliano su al Karama #Gaza

 

Michele Giorgio

15 ore fa

Gaza già colpita più volte da aviazione e artiglieria

Michele Giorgio

15 ore fa

Netanyahu ordina alle forze armate di riprendere gli attacchi contro Hamas, ossia Gaza. I palestinesi hanno lanciato stamani almeno 10 razzi dopo fine tregua umanitaria.

 

Michele Giorgio

17 ore fa tramite Twitter

  • Migliaia di palestinesi sono in fuga ad Est di #Gaza city e in altre località per timore di attacchi israeliani. Nuovi lanci razzi

· · @michelegiorgio2 on Twitter ·

 

Michele Giorgio

17 ore fa tramite Twitter

  • L’artiglieria israeliana ha ripreso a sparare, movimenti di carri armati lungo le linee tra #Gaza e Israele

Michele Giorgio

17 ore fa tramite Twitter

  • Lanci di razzi da Gaza verso Ashqelon e altre località del sud di Israele #Gaza

 

Michele Giorgio

19 ore fa tramite Twitter

  • #Gaza: Hamas e Jihad dal Cairo annunciano che le loro organizzazioni non prolungheranno la tregua

Michele Giorgio

19 ore fa tramite Twitter

  • Mancano meno di 2 ore scadenza tregua uman..Palestinesi riuniti Cairo per decisione finale su estensione. 2 razzi lanciati su Israele #Gaza

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Report d’inizio giornata:

 

Da Meri Calvelli

 

Gaza 8 agosto 2014 – dopo tregua – purtroppo ricomincia l’inferno

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Oggi è un mese esatto dall’inizio dell’attacco Operazione “Protective edge” 1938 le vittime accertate fino a questo momento gran parte civili di cui 460 bambini e 246 donne.
Dopo 72 ore di di tregua, realizzata per dare la possibilità alle parti di discutere un cessate il fuoco duraturo nel rispetto delle richieste di ognuno, siamo giunti ad un nulla di fatto. Nessuno ha accettato anche solo una delle richieste avanzate. Da una parte Israele ha chiesto il disarmo incondizionato ad Hamas; dall’altro le forze palestinesi unite hanno chiesto l’apertura dei confini di Gaza, la possibilità di navigare e muoversi nel resto del mondo come tutti gli esseri umani.

Niente di questo è stato anche solo presto in considerazione; nessuna valida mediazione e’ stata in grado di poter dare una risposta immediata a queste richieste. Altresi, sono iniziati subito i confronti armati dall’una e dall’altra parte. Un ennesimo bombardamento dentro Gaza che dice aver colpito strutture militari ma che portano in obitorio un altro corpo di un bambino e altri feriti.
Dall’altra parte barrage di missili caduti sulla zona sud di Israele senza fare vittime. Di nuovo al via la mattanza armata, tra la gente che ancora non sa dove e come ripararsi.

Non e’ possibile pensare alla continuazione di questo scontro…

 

Fonte:

http://freepalestine.noblogs.org/post/2014/07/26/aggiornamenti-da-gaza-3/

 

 

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Dalla Cisgiordania:

Aggiornamenti dalla pagina Facebook di Samantha Comizzoli

2 ore fa

Anche oggi in West Bank, oltre ai feriti, c’è stato un martire: Mohamed Ahmed, 20 anni, del campo profughi Al Arami a Ramallah. israele lo ha ucciso con proiettili al petto. Onore al martire.

Foto: Anche oggi in West Bank, oltre ai feriti, c'è stato un martire: Mohamed Ahmed, 20 anni, del campo profughi Al Arami a Ramallah. israele lo ha ucciso con proiettili al petto. Onore al martire.

Report dal blog di Samantha Comizzoli:

 

venerdì 8 agosto 2014

BEIT FURIK: CORAGGIO, COLLERA, CUORE

Oggi in Palestina era venerdì, ma era anche un altro giorno di rabbia contro l’occupazione nazista israeliana.

Da Nablus, con 3 autobus, arriviamo al campo profughi di Balata. Da qui partiremo tutti assieme, marciando, fino a raggiungere il checkpoint di Beit Furik.

Quando arriviamo a Beit Furik è già l’inferno. Al checkpoint sapevano che saremmo arrivati oggi perchè la manifestazione era stata annunciata. Cerchiamo di usare i blocchi di cemento per proteggerci dagli spari. Fino a quando sparano gas lacrimogeni e sound bomb va ancora bene, perchè vedi la traiettoria. Quando però sparano proiettili veri il discorso cambia. Senti il sibilo, ma non li vedi. I cecchini si sono appostati fra i cespugli. Sparano su persone con le braccia alzate o che tirano pietre.

Sono davanti al checkpoint e in piedi, dietro ad un blocco di cemento. Sparano, davanti a me c’è uno shebab con una kheffia bianco/nera che sta camminando verso di me per cercare altre pietre. E’ ad un metro davanti a me quando sparano, io mi abbasso, lui no. Quando mi rialzo mi si inginocchia davanti e piega la testa. Gli hanno sparato dietro alla testa, dalla kheffia una macchia di sangue si spande. Urlo, urlano e corrono gli shebab, che lo prenderanno in braccio per caricarlo sull’ambulanza. Da lì in poi è un susseguirsi di feriti da proiettili veri, quasi tutti alle gambe; tranne uno negli occhi. Un ragazzo giovane che, sapremo poi dall’ospedale, ha perso un occhio.

Seguo uno dei feriti alle gambe fino all’ambulanza perchè continuano a sparare e, anche questa volta, sparano sull’ambulanza.

C’è stato un momento durante la manifestazione che si è dovuti arretrare parecchio. Così mi sono messa davanti agli shebab, con le braccia alzate e senza kheffia. Per fargli capire che avrebbero sparato ad un’internazionale. E’ andata bene per un po’, poi, una merda di cecchino ha iniziato a “giocare”… Mi puntava, sparava, io mi abbassavo e quando mi alzavo sparava di nuovo. Dopo tre volte ho scelto di arretrare e non “rimanere in piedi e fermare il gioco” per un solo motivo: ho avuto paura che ferisse qualcun altro vicino a me, magari uno shebab.

Un altro “gioco” di oggi è stato attaccare la stampa presente. Dapprima spintonati per farli spostare ed evitare che documentassero; e dopo, quando avevano scelto un’altra postazione, presi di mira dalla “skunk water”. La skunk water l’hanno fatta arrivare assieme ai rinforzi (altre 5 jeeps), spara un liquido non identificato che provoca forti pruriti e un odore che riesce a farti vomitare e ti rimane addosso per 15 giorni. Insomma, un’arma chimica.

Gli shebab oggi sono stati strepitosi. Hanno lottato per quattro ore, con un caldo atroce, senz’acqua (perchè è finita a tutti nella prima ora) contro a dei cecchini che sparavano proiettili veri.

Il bilancio finale è di 15 feriti, nessuno grave, tranne il ragazzo che ha perso l’occhio. Sono proiettili molto piccoli che quando ti colpiscono fanno un buco enorme, ma non penetrano in profondità da trapassarti.

Lo so che è orribile che io ne parli in questo modo così tecnico e poco umano, ma oramai sono convinta che nessun messaggio umano possa trasmettervi quello che si vive e si prova qui.

A me, che lo vivo, vedere uno shebab che mi si accascia davanti con la testa che sanguina; cambia la vita. Per voi, voi che state leggendo o guardando il video, sentirete un pugno allo stomaco (forse), ma non dovete fare i conti con il problema.

Dopo la manifestazione, solitamente corro a montare il video perchè ci metto circa 4 ore. Oggi gli shebab mi avevano invitata a Sama Nablus, un parco sopra alla città da dove c’è una vista bellissima.

Già da tempo sto facendo uno sforzo enorme per restare umana, mi sto piano piano macchinizzando, sto diventando orribile. E’ il mostro che come un cancro ti entra nel cervello. E ti occupa. Così ho pensato che avere una bella serata a Sama Nablus avrebbe tolto un po’ di quel nero che sta crescendo dentro di me.

Ma non ce l’ho fatta. Dopo un paio di ore sono tornata qui a montare il video e a scrivervi questo report.

Per annullare almeno una parte del mostro, avrei bisogno di una bellezza così travolgente che qui non ho.

 

E la fine, a questo punto, è imposta. Va avanti la macchina e si ferma l’umanità. La foto che ho scattato del corteo a Balata rispecchia benissimo quello che ci stanno facendo.

Pubblicato da samantha a 13:56
Fonte:
http://samanthacomizzoli.blogspot.it/2014/08/beit-furik-coraggio-collera-cuore.html

FARAH: NON SI CANCELLA LA MEMORIA

giovedì 31 luglio 2014

Oggi Farah è un campo profughi di 7000 persone nato nel 1948. Le famiglie sono arrivate qui con la Nakba da Haifa e Jaffa. Vivevano sul mare e ora al mare non possono nemmeno andarci, così come a Gerusalemme.
L’insediamento illegale israeliano più vicino è Elon Moreh, ma tutte le notti nel campo arrivano i soldati israeliani sparando e rapendo shebab o bambini. Attualmente 20 shebab del campo sono in prigione, la maggior parte di loro sono in detenzione amministrativa. 4 di loro sono bambini. Il campo ha avuto 40 martiri, uno di loro è in detenzione; ovvero non hanno ridato il corpo alla famiglia. Il martire si era fatto esplodere a Gerusalemme, Mohammed Azaul, e sperano di riaverlo quest’anno per dargli degna sepoltura. Ora è nel cimitero dei numeri.
Farah ha uno dei più grandi campi dal calcio della West Bank. Farah è famosa per gli shebab e per la tradizione di Resistenza. Quasi tutti qui sono stati detenuti da israele fra la prima e la seconda intifada. Tutte le Donne qui hanno figli o mariti feriti, uccisi o detenuti.
Ma Farah è conosciuta in Palestina per un altro motivo: qui vi era un’orribile prigione.
La prigione di Farah è stata un “dono” degli inglesi, ma nel 1982 viene presa sotto il controllo israeliano e da Ariel Sharon. Diventa un posto dove rinchiudere gli shebab.
Nel 1995, dopo gli accordi di Oslo, Arafat chiude la prigione e la trasforma in un centro sportivo; dove c’è appunto il campo da calcio.
I componenti della sede municipale di Farah ci accompagnano dentro all’ex prigione. Il responsabile è stato detenuto qui, per due anni e ci fa da cicerone…
Nel giardino ci sono bellissime palme e fiori, dall’esterno sembra una bellissima fortezza. All’entrata c’è una scrivania, è tutto pulito e ben imbiancato. Quell’entrata, una volta, era il luogo dove si svolgevano i “falsi” processi.
E da qui in poi…inizia l’orrore.
C’è un primo corridoio che porta in un luogo all’aperto, vicino ad un muro. Quando i prigionieri passavano quel corridoio dovevano fermarsi nel luogo all’aperto, denudarsi davanti ai soldati (uomini e donne) e stavano lì, in piedi, perchè in quel momento dovevano dimenticare il loro nome e imparare la loro nuova identità: un numero. Mentre erano lì, nudi, davanti ai soldati succedeva un po’ di tutto, soprattutto nei confronti delle prigioniere donne e dei bambini. Chi faceva resistenza volontaria o involontaria nell’imparare il proprio numero, veniva sbattuto contro quel muro. L’attuale responsabile se lo ricorda bene quel muro. Segue subito un altro orrore… ci sono dei quadrati di cemento che fanno da sedute. Lì sopra venivano legati due a due i prigionieri di schiena fra loro e con le mani legate dietro alle loro schiene. Restavano lì per ore, sotto al sole e i soldati gli tiravano le pietre in testa. Ci dicono di due bambini, legati lì, e dei soldati che gli stavano davanti e ci fanno intendere che i soldati si masturbassero davanti addosso ai bambini.
Subito dopo c’è un altro muro, bianco, perchè è stato imbiancato, ma non sono riusciti con quel bianco a coprire quello che c’era sotto…ci sono i nomi dei prigionieri che loro stessi hanno inciso nella pietra.
Ed ecco un altro corridoio che porta alle celle d’isolamento. Le celle sono larghe circa 80 cm e lunghe circa 1 mt e mezzo, senza bagno. Dentro a quelle celle ci restavano minimo 18 giorni. Lì dentro gli veniva passato il cibo da sotto la porta e urina e feci stavano sul pavimento, perchè appunto, non c’era il bagno.
Anche qui israele prima di lasciare lo stabile ha imbiancato le pareti nel tentativo di coprire cosa succedeva là dentro. Ed in effetti il sangue alle pareti è stato coperto, ma anche qui, non hanno potuto coprire quello che i prigionieri avevano inciso nel muro: i loro nomi, i nomi di chi amavano, i calendari e i giorni che passavano.
Esco nel giardino, bellissimo, ma per quanto con la bellezza abbiano fatto quel luogo un centro sportivo; è un luogo dell’orrore che nessuno può dimenticare e si respira nell’aria..l’odore della tortura e della violenza.
Parlo con il responsabile che è stato, appunto, due anni lì dentro. Mi dice che ha scritto un diario in quei due anni e che lo legge spesso ai suoi figli perchè devono sapere chi è il mostro e devono essere preparati. Mi dice anche che teneva i noccioli delle olive che mangiava in carcere per fare il rosario musulmano e pregare. “Ho ancora tutte quelle cose fatte con il nulla in prigione, anche se una notte i soldati sono entrati in casa mia e mi hanno rubato un po’ di quelle cose. Spero di riaverle”.
Farah, la memoria non la si può cancellare con un’imbiancatura alle pareti. La prigione di Farah è un lagher israeliano dove torturavano i Palestinesi.

Pubblicato da samantha a

 

 

 

Fonte:

http://samanthacomizzoli.blogspot.it/2014/07/farah-non-si-cancella-la-memoria.html