È «passatrice», arrestata deputata socialista svizzera

Lisa Bosia Mirra, deputata del partito Socialista Svizzero e presidentessa dell’associazione Firdaus, da anni attiva nel campo dei diritti dei migranti e in primissima linea per tutta l’estate nella gestione della situazione creatasi tra Como e Chiasso è stata arrestata ieri mattina. Il Pubblico ministero, la Polizia cantonale e le Guardie di confine del Canton Ticino hanno reso noto che a Stabio, frontiera al confine tra Svizzera e provincia di Varese, è stata fermata la deputata, assieme ad un uomo anche lui elvetico, mentre stava facendo transitare illegalmente quattro migranti minorenni. L’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Secondo la polizia la donna faceva da apri pista, al volante di un’auto con targa ticinese, ad un un furgone, guidato da un uomo cinquantenne, con a bordo quattro migranti africani minorenni.

Il giorno precedente, mercoledì, a Chiasso si era svolta una conferenza stampa convocata da Asgi, Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, e proprio dall’Associazione svizzera Firdaus, di cui Mirra è appunto presidentessa, dove sono state denunciate le violenze e le numerose violazioni delle normative vigenti state riscontrate nell’ambito dei respingimenti di cittadini stranieri effettuati negli ultimi mesi alla frontiera italo-elvetica. Alla conferenza stampa era presente anche Amnesty International Svizzera. Tra luglio e agosto, le autorità svizzere hanno effettuato quasi 7.000 riammissioni in Italia di cittadini stranieri, delle quali almeno 600 hanno riguardato minori non accompagnati. Lisa Bosia Mirra, presente alla conferenza stampa ha dichiarato: «Dal nostro punto di vista, il diritto di chiedere asilo non è stato e non sarà garantito se ciascuna delle persone respinte dal confine svizzero non potrà nuovamente esprimersi sulla propria volontà di chiedere protezione internazionale alla Svizzera. Oggi è impossibile determinare chi tra loro avrebbe voluto chiedere asilo al nostro Paese e chi invece voleva semplicemente attraversarlo per raggiungere altre destinazioni».

Così, il giorno seguente la dura denuncia dell’operato delle polizie di frontiera, una delle voci più attive e critiche sulla gestione di uomini e donne che cercavano di attraversare il confine italo-svizzero venga fermata in frontiera e consegnata all’opinione pubblica come “passatrice” illegale di migranti.

Molte le reazioni politiche ai due lati del confine. Deputati della Lega del Ticino e della Lega Nord attaccano la deputata, e in Svizzera chiedono a gran voce le sue dimissioni. Diverse voci di solidarietà si sono però alzate. «Lisa è una persona che stimo e ammiro molto, per il cuore, per la forza e il coraggio. E la stimo molto per quello che ha fatto e quello che fa. Gli ostacoli nel rendere pubbliche delle violazioni che lei ha potuto osservare da vicino, parlando con le persone sono in certi momenti delle montagne insormontabili. E i mezzi per arrivare a far luce su questi casi peggio ancora. Le sono vicina e sono certa che le risposte non tarderanno ad arrivare» scrive su Facebook, Nadia Pittà dei Verdi. E Tamara Funiciello, presidentessa della Gioventù Socialista, scrive su Twitter: «Lisa Bosia Mirra è un’eroina!». Per l’articolo 116 della Legge sugli stranieri «chi in Svizzera o all’estero, facilita o aiuta a preparare l’entrata, la partenza o il soggiorno illegali di uno straniero rischia di essere punito con una pena detentiva sino a un anno o con una pena pecuniaria».

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/e-passatrice-arrestata-deputata-socialista-svizzera/

Sulla situazione dei migranti a Como e sui respingimenti dalla Svizzera

Un aggiornamento sulla situazione a Como e sui respingimenti dalla Svizzera

Lisa Bosia Mirra, presidente dell’Associazione Firdaus

Situazione generale

Con la chiusura dei valichi del Brennero e di Ventimiglia molti migranti subsahariani hanno iniziato a raggiungere la città di Como con l’intenzione di passare il valico di Chiasso per raggiungere i Paesi del nord, in particolare la Germania, o di chiedere asilo alla Svizzera.
Il loro numero è andato aumentando progressivamente a partire dall’inizio di agosto.
Attualmente nel parco antistante la stazione di Como San Giovanni e nella stazione stessa si trovano circa 500 persone in aumento nel numero di circa 50 migranti al giorno.

Sono per circa il 40% etiopi, per il 45% eritrei e il restante 15% è composto per il 5% da persone provenienti dall’Africa dell’Ovest, per il 10% da sudanesi, somali e afgani.

I minorenni non accompagnati sono numerosi (circa 100 persone) anche perché non vengono direzionati, come invece accade ai migranti adulti, con bus organizzati dalla Prefettura, verso altre zone d’Italia. Il numero di bus organizzati nelle scorse settimane accertato è di sei autobus per un numero stimato di persone ricollocate in sud Italia -Bari e Taranto – di circa 250 persone. Impossibile essere più precisi in mancanza di dati certi.

Al momento dei respingimenti verso l’Italia i minorenni sotto i sedici anni vengono affidati alla Caritas mentre ai minorenni dai 16 ai 18 anni viene consegnato un foglio con cui li si invita a presentarsi spontaneamente ai servizi sociali di Como per ricevere aiuto. Agli adulti viene generalmente consegnato un foglio della Prefettura con un appuntamento presso la Questura ufficio immigrazione, a cui devono rivolgersi per formalizzare la domanda di asilo.

Le famiglie possono usufruire di un alloggio temporaneo senza obbligo di fotosegnalamento presso la parrocchia di Rebbio. È stata inoltre allestita una tenda con circa 30 posti in cui possono trascorrere la notte famiglie con bambini.
La maggior parte delle persone restano comunque a dormire nel parco o nella stazione.

L’assistenza viene garantita in gran parte da volontari che provvedono alla colazione al mattino verso le 7:30, al pranzo (Firdaus dal Canton Ticino) alle 11:30 e infine ricevono la cena dalle 20:00 presso la mensa della parrocchia di Sant Eusebio.

Per i servizi igienici sono stati messi a disposizione delle toilette-container in stazione e i migranti possono usufruire di un servizio doccia con cambio d’abiti completo presso il collegio Gallio: quattro docce a disposizione dalle 16:00 alle 20:00.
Alla sera verso le 22.30 vengono distribuite coperte direttamente in stazione.

L’ordine pubblico è garantito da un servizio d’ordine fornito da Carabinieri e polizia. Sino ad ora, a parte sporadici episodi dovuti soprattutto alle intemperanze dei senzatetto storici della stazione, non si sono verificati episodi che hanno necessitato dell’intervento delle forze dell’ordine. I rifugiati si sono organizzati con un leader per comunità e tutto funziona abbastanza bene.

Da un paio di giorni è presente un presidio medico con una presenza al mattino per due ore e due ore la sera.

Le problematiche mediche riguardano donne in avanzato stato di gravidanza, infezioni della pelle, piaghe e scabbia. Alcuni rifugiati hanno problemi ai denti e avrebbero bisogno di vedere un dentista urgentemente.

Da un paio di giorni è presente un servizio wi-fi e un punto di ricarica dei cellulari offerto da volontari indipendenti che hanno organizzato un info point.

Respingimenti da parte della Svizzera

Il corpo delle guardie di confine ribadisce di svolgere le proprie mansioni senza direttive o accordi particolari sottoscritti nelle ultime settimane. Chi chiede asilo ha possibilità di accedere alla Segreteria di Stato della migrazione mentre chi dichiara di voler raggiungere altri Paesi in assenza di documenti viene fermato. La legge di riferimento è la legge sugli stranieri, l’articolo applicato quello sul soggiorno abusivo.

Come associazione indipendente abbiamo potuto verificare alcune anomalie, in particolare la riammissione semplificata di molti minorenni alcuni dei quali dichiaravano di avere congiunti in Svizzera che volevano raggiungere. In contraddizione a ciò che affermano le Guardie di Confine molti rifugiati asseriscono di essere stati rinviati anche quando avrebbero voluto poter chiedere asilo alla Svizzera.

Il 31 luglio abbiamo fatto un primo invio di MSNA e altre persone che asserivano di avere parenti ma senza la documentazione completa.

Tra i tanti casi segnaliamo 3 fratelli, due dei quali minorenni: hanno provato per tre volte ad andare in Svizzera dal fratello. Respinti per tre volte vengono rinviati uno alla volta. Abbiamo perso i contatti per due settimane.
Sono ricomparsi a Como il 16 agosto, hanno provato a passare da Ventimiglia ma sono stati respinti. Il fratello ha chiesto asilo alla Svizzera da solo perché temevano che se fossero andati tutti e tre sarebbero stati nuovamente respinti, apparentemente è stato accettato in Svizzera. Hanno un fratello materno in Svizzera ma non hanno contatti se non via FB.

Molte altre persone sono state mandate con una dichiarazione scritta che volevano chiedere asilo anche nei giorni successivi ma sono state rinviate.

Per questo motivo ci siamo attivati per verificare l’esistenza di legami di parentela e un accompagnamento mirato alla frontiera. Concretamente con i numeri di telefono che i rifugiati ci hanno dato abbiamo cercato i loro parenti e chiesto loro di inviarci una fotografia del loro documento con una dichiarazione di riconoscimento come parente della persona. In questo modo è stato possibile verificare una serie di respingimenti anomali che sono l’oggetto del presente rapporto.
Ciascuna delle persone segnalate si è recata a chiedere asilo con la copia della dichiarazione del parente e la copia del permesso di soggiorno Svizzero. Alcuni di loro hanno potuto accedere alla domanda di asilo mentre altri sono stati comunque rinviati.
Di molti non sappiamo l’esito poiché potrebbero essere stati accettati e non avercelo comunicato, oppure potrebbero essere stati rinviati altrove, o ancora essere ancora in procedura.

Conclusioni e criticità

Durante queste due setimane di monitoraggio abbiamo “accompagnato” circa 100 persone che hanno dichiarato di voler chiedere asilo alla Svizzera, una parte già respinta anche più volte, una parte di queste alla loro prima domanda di asilo. Una parte che dichiarava di avere parenti in Svizzera, altri senza nessuno, altri ancora per cui non è stato possibile stabilire un contatto.
È difficile fare una stima esatta perché di molte persone non abbiamo contatti diretti ma pensiamo che circa il 50% delle persone “accompagnate” abbia potuto deporre una domanda di asilo mentre l’altra metà sia stata respinta. Sappiamo per certo che tra le persone accettate – non monitorate dall’associazione Firdaus – c’erano persone che avevano precedentemente dichiarato di voler andare in Germania e di cui dunque non ci siamo occupati. A tutte le persone che dichiaravano di voler andare verso nord è stato spiegato che non avevano diritto di attraversare la frontiera in quanto non in possesso di titoli di viaggio adeguati. Ci sembra di poter affermare che i criteri di accettazione (accompagnamento al CRP) o respingimento (accompagnamento alla frontiera italiana) non siano chiari.

Il respingimento di due persone – entrambe alla loro prima domanda con una volontà chiara di chiedere asilo alla Svizzera – così come il fatto che alcune persone per cui l’associazione ha trovato i parenti siano state, dopo essere state respinte più volte, infine accompagnate al Centro di Registrazione e Procedura lascia pensare che qualcosa non funzioni durante il primo colloquio con le Guardie di Confine, o ancora che vi siano degli ordini di servizio che non sono stati resi noti.

Le persone che sono a Como sono spesso deprivate di ogni bene materiale e non parlano altro che oromo, amarico, tigrino, arabo, somalo; ci chiediamo se i respingimenti di così tante persone siano forse imputabili a questa scarsa padronanza delle lingue occidentali. Ma allora perché queste persone sono state respinte anche quando avevano sottoscritto la loro volontà di chiedere protezione alla Svizzera?

Per tutti i casi accompagnati, quelli con dichiarazione dei parenti, abbiamo copia cartacea e molte fotografie e filmati; possiamo quindi dimostrare che queste persone o non hanno avuto la possibilità di esprimersi o le loro intenzioni sono state mal comprese.

Rimaniamo fiduciosi che le cose si possano appianare e tutte le persone respinte possano nuovamente esprimersi sulla loro intenzione di chiedere asilo.

Per l’associazione Firdaus: Lisa Bosia Mirra, presidente

Associazione Firdaus

Links utili:
- FB: Associazione Firdaus

[ 18 agosto 2016 ]
Fonte:

 

 

IL GOVERNO RIAPRE ALTRI CIE E INSIEME ALLA UE ALLESTISCE GLI HOTSPOT, NUOVI “CAMPI DI CONCENTRAMENTO” PER I MIGRANTI

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“Una sorta di campo di concentramento”: a definire in questo modo gli “hotspots” che Governo e Ue si apprestano ad aprire in Calabria e Sicilia è lo stesso Prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione al Ministero dell’Interno, l’apparato statale che coordina, tra le altre cose, i Centri di Identificazione ed Espulsione.

Lo scorso 8 Settembre durante una tavola rotonda sull’immigrazione a Tirana, Morcone ha detto: “Alcuni Paesi insistono che dovremmo creare gli ‘hotspot’: temo sia un’idea per schiacciare sui Paesi del sud – soprattutto Italia e Grecia – il fenomeno migratorio. Ma su una cosa sono certo: risponderemo sempre no a chi ci chiede di realizzare una sorta di campi di concentramento per migranti in Calabria o Sicilia!” (1).

Al contrario di quanto affermato dal prefetto le procedure per l’apertura di questi campi di concentramento non hanno mai subito interruzioni e sono andate avanti col pieno consenso di governo e UE : ne avevamo scritto qui a proposito della trasformazione del CIE di Trapani-Milo in un hotspot, che sarebbe dovuta avvenire il primo agosto scorso ma in seguito è slittata.

Malgrado le autorità italiane abbiano evidentemente avuto qualche difficoltà organizzativa, il commissario Ue per l’immigrazione Dimitris Avramopoulos ha dichiarato che “La Commissione europea è soddisfatta del loro lavoro per la realizzazione di hotspot di identificazione e registrazione dei migranti” (2).

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Il 9 settembre la Commissione europea ha pubblicato un documento sullo “Stato dell’arte” della realizzazione degli hotspot (3).

Riportiamo alcuni passaggi da questo documento:

“Il sostegno operativo fornito con il metodo basato sui Hotspots si concentrerà su registrazione, identificazione e rilevamento delle impronte digitali e debriefing dei richiedenti asilo, e sulle operazioni di rimpatrio. Le richieste di asilo trattate più velocemente possibile con l’aiuto delle squadre di supporto dell’EASO. Frontex aiuterà gli Stati membri coordinando il rimpatrio dei migranti irregolari che non necessitano di protezione internazionale. Europol e Eurojust assisteranno lo Stato membro ospitante nelle indagini per smantellare le reti della tratta e del traffico di migranti.
In Italia, il quartier generale di Catania (Sicilia) sta coordinando le operazioni in quattro porti, Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani in Sicilia e quello dell’isola di Lampedusa che sono stati identificati come Hotspots. In ciascuno di questi Hotspots vi sono strutture di prima accoglienza che possono ospitare complessivamente circa 1.500 persone ai fini dell’identificazione, della registrazione e del rilevamento delle impronte digitali. Altre due strutture di accoglienza saranno pronte ad Augusta e Taranto entro la fine del 2015.“

La capienza prevista è: Pozzallo (300 posti), Porto Empedocle (300 posti), Trapani (400 posti) e Lampedusa (500 posti) Augusta (300 posti) e Taranto (400 posti).

“In Italia lavorano attualmente 11 esperti di screening e 22 esperti di debriefing di Frontex. Il loro numero e il luogo di assegnazione variano in funzione delle esigenze operative. Frontex fornirà inoltre 12 operatori per il rilevamento delle impronte digitali. Per quanto riguarda i rimpatri, Frontex e l’Italia stanno valutando il sostegno che può essere concretamente fornito dall’Agenzia. L’EASO dispone di 45 esperti pronti a raggiungere l’Italia.”

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Come se non bastasse il Consiglio d’Europa nella seduta del 9 Settembre scorso ha chiesto a Frontex e stati UE il rapido invio di “squadre RABIT presso i confini sensibili, come l’Ungheria, la Grecia e l’Italia”(4). L’acronimo RABIT sta per “Rapid border intervention teams” cioè “ Squadre di intervento rapido alle frontiere” : queste squadre, istituite già dal 2007 dal Consiglio Europeo, sono costituite da guardie di frontiera di altri Stati membri che “intervengono su richiesta di uno Stato membro che si trovi ad affrontare sollecitazioni urgenti ed eccezionali derivanti da un afflusso massiccio di immigrati clandestini” (5).

Una squadra RABIT al confine Grecia-Turchia

Visto che nel solo 2015 ben 41.000 persone migranti giunte in Italia sono riuscite a resistere all’identificazione e al fotosegnalamento (6), come faranno gli sbirri a gestire le prevedibili proteste dei migranti nei nuovi campi di concentramento? Ce lo spiega questo articolo:

“In una lettera inviata ieri al direttore generale Ue per gli Affari Interni e immigrazione Matthias Ruete, il capo della Polizia Alessandro Pansa risponde ai rilievi avanzati dall’Unione europea all’Italia e sottolinea «gli enormi sforzi compiuti dalla polizia italiana per pervenire al rilevamento sistematico delle impronte agli stranieri che sbarcano, rispettando i diritti umani ed evitando forme di coazione». E conferma lo studio di nuove norme per allungare i tempi di trattenimento. Tre le ipotesi sul tavolo: estensione della durata del trattenimento per l’identificazione dalle attuali 12-24 ore fino a 7 giorni; previsione del rilevamento forzoso delle impronte digitali; e previsione del trattenimento fino a 30 giorni del migrante che rifiuti di sottoporsi al rilevamento” (7).

Con gli hotspot funzionanti a pieno regime – si parla del 17 Settembre (8) – il Governo si troverà a dover gestire un sempre maggior numero di persone migranti da recludere in attesa dell’espulsione. Nei primi giorni di Settembre il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione (Pd) ha detto, riferendosi ai CIE, “Il sistema deve essere ripensato, lo scenario sta cambiando. Possiamo, anzi forse dobbiamo immaginare un allargamento e un potenziamento di questi centri.Ma con la modifica di quel regime para-detentivo oggi ingiustificato.“ Si parla di arrivare, con i lavori di ristrutturazione in corso in varie strutture danneggiate dalle rivolte dei detenuti, per l’inizio del 2016 a 1.500 posti disponibili nei CIE rispetto ai 750 attuali (8).

Una conferma sembra essere l’apertura, avvenuta nei giorni scorsi senza comunicazioni ufficiali, del CIE di Crotone (9).

In questi giorni in cui si assiste ad una mobilitazione in favore dei migranti, che si appella ai governi per cambiare le cose, ci sentiamo di condividere quanto ha scritto l’organizzazione indipendente Pro Asyl: “La solidarietà con i migranti non può più essere limitata a donazioni di indumenti e a gesti di benvenuto, ma c’è urgente bisogno che sia diretta contro gli attuali piani del governo” (10).

Protesta del 2012  a Pozzallo

Fonte:

http://hurriya.noblogs.org/post/2015/09/12/il-governo-riapre-altri-cie-e-insieme-alla-ue-allestisce-gli-hotspot-nuovi-campi-di-concentramento-per-i-migranti/

NASCE L’ALARM PHONE PER SALVARE LE VITE DEI MIGRANTI NEL MEDITERRANEO

+ 334 86517161: questo il numero attivato da Watch the Med e Borderline per segnalare chi si trova in pericolo in mare e chi viene respinto alle frontiere europee

 

Un numero contro la Fortezza Europa, un numero per evitare ancora morti nel Mediterraneo.

Da ottobre è operativo l’alarm phone + 334 86 51 71 61 attivato dalla rete internazionale Borderline Europe e da Watch The Med, un progetto avviato nel 2012 all’interno della campagna “Boats4people” e che coinvolge ad oggi numerose organizzazioni, attivisti e ricercatori.

+ 334 86 51 71 61

Un numero di emergenza che nasce dalla volontà di fare qualcosa di concreto per salvare le vite dei migranti. Dal 2000 ad oggi almeno 40000 persone sono morte cercando di attraversare il Mediterraneo (più di 3000 solo nel 2014).
Nonostante i numerosi appelli per l’apertura di canali umanitari e percorsi di arrivo protetti, l’Unione Europea non ha fatto nulla per evitare queste continue stragi scegliendo al contrario di incrementare la militarizzazione e i controlli sia alle frontiere che all’interno dei Paesi membri come dimostrano le recenti operazioni Mos Maiorum e Triton e, in generale, tutte le operazioni dell’agenzia Frontex.

Contro la violenza e l’indifferenza delle istituzioni europee, 50 attivisti dei diritti umani in tutta Europa hanno aperto questa linea telefonica di emergenza che è attiva da ottobre 24 ore su 24 con una squadra pronta a rispondere in più lingue. Il telefono coprirà chiamate provenienti dalle rotte migratorie nel Mediterraneo Centrale, nel Mar Egeo e tra il Marocco e la Spagna.
Il progetto avviato non potrà condurre direttamente operazioni di salvataggio ma avrà l’obiettivo di sollecitare tali operazioni e di far scattare l’allarme nel caso in cui i soccorsi dovessero tardare o non dovessero essere attuati. Inoltre avrà lo scopo di monitorare e denunciare casi di respingimenti da parte di paesi europei, respingimenti di cui è stato vittima nel Mar Egeo anche Karim, un rifugiato siriano che ha deciso adesso da Amburgo di unirsi all’èquipe di operatori dell’Alarm Phone. “Sappiamo bene quanto è pericoloso attraversare il Mediterraneo, con questo sistema in caso di emergenza i migranti potranno chiamarci. Noi gireremo le segnalazioni ai soccorritori e faremo pressione su di loro”, spiega l’attivista di Borderline Judith Gleitze.

Uno dei tantissimi esempi di tragedie che si sarebbero potute evitare è quello dell’11 ottobre 2013, proprio pochi giorni dopo quel terribile 3 ottobre. Quel giorno i migranti, la cui imbarcazione stava affondando, chiamarono più volte le autorità italiane e maltesi ma il loro SOS non fu ascoltato. I soccorsi arrivarono molte ore dopo l’allarme lanciato dall’imbarcazione quando quest’ultima era già affondata. Delle più di 400 persone sul barcone solo 212 riuscirono a sopravvivere.
“E se i migranti avessero potuto effettuare una seconda chiamata ad un telefono di emergenza indipendente così da attivare la società civile e far pressione sulle autorità affinché attivassero immediatamente i soccorsi in mare?” si chiedono i promotori dell’Alarm Phone nel loro appello.
Probabilmente sarebbe andata diversamente, in questo come in molti altri casi di mancati soccorsi o respingimenti in tutto il Mediterraneo.

Per questo è di estrema importanza diffondere il più possibile il progetto e in particolare il numero di emergenza così da sviluppare una rete internazionale di attivisti e organizzazioni in grado di collaborare tanto a livello operativo sollecitando i soccorsi quanto a livello politico denunciando i frequenti casi di respingimenti e mancati salvataggi in mare.

Clicca qui per le informazioni sull’Alarm Phone, per scaricare l’appello per il telefono d’allarme in sette lingue (italiano, inglese, francese, arabo, greco, spagnolo, tedesco), per vedere la lista di tutti i firmatari e per avere informazioni aggiornate e report sul sito.
A questo link è possibile inviare segnalazioni e report al sito Watch the Med.

Click here to get all the information about the Alarm Phone, the appeal of the Alarm Phone in 7 languages (English, French, German, Italian, Greek, Arabic, Spanish), the petition with all the subscribers, news and reports.
At this link you can send warnings and reports to Watch the Med website.

[ 19 novembre 2014 ]

 

Fonte:

http://www.meltingpot.org/Nasce-l-Alarm-Phone-per-salvare-le-vite-dei-migranti-nel.html#.VHpV88koMqg

 

11 ottobre 2013 la strage rimossa 60 miglia a sud di Lampedusa, 11 ottobre 2014 in vista il ritiro delle missioni di salvataggio, Mos Maiorum e schedature violente dei profughi

sabato 11 ottobre 2014

Un anno fa, 60 miglia a sud di Lampedusa, una delle più grandi tragedie dell’immigrazione nel Mediterraneo, almeno 260 tra morti e dispersi, forse più, ma poche immagini, tanto lontano da terra e dalle telecamere. Nulla, rispetto alla diffusione mediatica della tragedia del 3 ottobre, davanti alla costa di Lampedusa. Dopo quelle due stragi, il governo Letta decise di avviare il 18 ottobre 2013 l’operazione militare-umanitaria Mare Nostrum, e per alcuni mesi, fino al maggio del 2014, le stragi in mare cessarono quasi del tutto.

Pochissime le immagini del naufragio dell’11 ottobre, molto mosse, ma conferma di come si è svolta l’azione di salvataggio.

http://qn.quotidiano.net/cronaca/2013/10/13/964941-immigrati-lampedusa-migranti-naufragio.shtml

http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/11/news/ecco-la-mappa-che-conferma-le-accuse-1.140560

Subito un dubbio atroce, forse molte persone potevano salvarsi se le autorità maltesi ed italiane avesso risposto più rapidamente alle chiamate di soccorso. Un naufragio che è stato descritto anche nel docu-film “La scelta di Catia” andato in onda recentemente . Una ricostruzione che ha concesso la parola soltanto ai militari, senza che i naufraghi superstiti potessero fare sentire la loro voce.

http://video.corriere.it/mare-piu-morti-che-vivi-quinta-puntata/34dcac46-48c3-11e4-a045-76c292c97dcc

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/07/naufragio-lampedusa-le-autorita-italiane-non-risposero-alle-richieste-daiuto/769973/

Alcuni parenti, pochi mesi fa, su quella strage rimossa, hanno presentato un esposto alla Procura di Palermo. Neanche una interrogazione parlamentare ha fatto chiarezza su quanto realmente avvenuto l’11 ottobre del 2013, 60 miglia a sud di Lampedusa.

http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/22733

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/11/28/lampedusa-scaricabarile-sulla-strage/

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/10/30/i-bimbi-che-leuropa-ha-dato-in-pasto-ai-pesci/

http://espresso.repubblica.it/inchieste/2013/11/07/news/la-verita-sul-naufragio-di-lampedusa-quella-strage-si-poteva-evitare-1.140363

Anzi quell’11 ottobre le stragi furono due, ma del secondo naufragio, non rimane neppure uno spazio nella memoria. Verità e giustizia rimangono ancora lontani miraggi, malgrado le denunce dei parenti.

http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/10/21/news/lampedusa-la-strage-senza-fine-c-e-un-altro-barcone-affondato-1.138324

In un anno sembra davvero cambiato tutto, gli scenari politici e militari in medio-oriente e nei paesi di transito del nordafrica, le rotte seguite dai migranti, sempre più pericolose, le modalità di “accoglienza” in Europa, con la progressiva chiusura dei canali di ingresso e una applicazione più rigida del Regolamento Dublino III. Anche il Regolamento frontiere Schengen n.562 del 2006 viene rimesso in discussione per controllare i movimenti dei migranti alle frontiere interne, e l’operazione congiunta di polizia “Mos Maiorum”, coordinata dal ministero dell’interno italiano, costituisce il sigillo della definitiva criminalizzazione di tutti coloro che sono costretti all’ingresso irregolare, anche se si tratta di profughi siriani, eritrei, somali o palestinesi. In molti centri di prima accoglienza, come a Crotone e a Otranto, ai varchi di frontiera, come Fiumicino aeroporto, tolleranza zero e pressioni fisiche o botte per ottenere le impronte digitali.
Ricevo da “Aiutiamo bambini siriani” ed inoltro, dovranno effettuarsi rigorose verifiche.

Questa una testimonianza di un siriano passato attraverso il posto di frontiera dell’aeroporto di Roma Fiumicino, arrestato con l’accusa di essere un trafficante, ma già in possesso di regolari documenti svedesi e quindi rilasciato. L’uomo è stato separato dalla moglie, una ragazza di 18 anni gravemente malata, che è stata poi respinta da sola verso la Turchia.

“Pensavamo di essere arrivati all’aeroporto di un paese arabo e non nella civile Europa” , “Quando l’aereo ha decollato da Istanbul abbiamo riso e ci siamo fatti dei selfie dalla felicità perché finalmente stavamo andando verso la salvezza”, “Non mi hanno fatto mangiare per 2 giorni e se volevo accendermi una sigaretta dovevo darne una anche al poliziotto che me la faceva accendere”, “Ho dormito in piedi perché non c’erano sedie e non si poteva stare sul pavimento”, “Hanno preso la valigia di mia moglie con tutte le cose nuove che una neo-sposa porta con sé”, “Ho visto che picchiavano una donna e pensavo fosse mia moglie e così ho cominciato a sbattere le testa contro il vetro urlando…” Queste sono le testimonianze di quello che è successo martedì a Fiumicino … queste sono le testimonianze di ESSERI UMANI!!!

Dopo le stragi non c’è più commozione, soltanto misure sempre più rigide per difendere le frontiere europee e la caccia al “nemico interno”, mentre si diffondono gli appelli lanciati da ISIS agli estremisti di tutto il mondo.

http://m.tiscali.it/articolo

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/11/da-lampedusa-a-mos-maiorum-dopo-il-nobel-mancato-arriva-il-buio/

Il disumano diventa quotidiano e le notizie delle più recenti stragi in mare, sempre più vicino alla costa libica, vengono relegate nelle ultime pagine di cronaca. Dopo le commemorazioni, appena il tempo di asciugare qualche lacrima d’occasione, e si impartiscono di nuovo ordini violenti per rilanciare la guerra interna ai migranti, offerti all’opinione pubblica come fattore primario di insicurezza. In attesa che qualche profezia di morte si avveri anche in territorio europeo e che le strumentalizzazioni sulla pelle dei migranti possano colmare il vuoto della politica.

http://www.giornalettismo.com/archives/1625169/lega-nord-rischio-isis-connesso-allimmigrazione/

Fonte:
http://dirittiefrontiere.blogspot.it/2014/10/11-ottobre-2013-la-strage-rimossa-60.html

MILANO. SABATO 21 GIUGNO – LA NOSTRA EUROPA NON HA CONFINI: UN TRENO PER VIOLARE LE FRONTIERE EUROPEE

Milano. Sabato 21 giugno - La nostra Europa non ha confini: un treno per violare le frontiere europee

No borders train. Ore 14.00. Da ogni parte d’Italia verso la Stazione Centrale di Milano e poi oltre i confini europei.

Questa ennesima “emergenza immigrazione”, con migliaia di persone in fuga da guerre e violenze in approdo sulle coste italiane, porta con sé, come sempre, tutto il suo corollario di violazioni, prassi illegittime, deroghe ai diritti, ipocrisie e speculazioni. Accade nel mare del sud, dove ancora si muore, alla faccia di Mare Nostrum, così come alle frontiere interne dell’Europa che ingabbiano migliaia di persone nel primo paese d’approdo, passando per il “piano di accoglienza straordinaria” del governo, una nuova occasione per fare affari sulla pelle dei migranti. Si tratta di uno scenario che il risultato delle recenti elezioni europee rischia solo di aggravare trasformando l’Europa in un vero e proprio campo di battaglia in cui i confini giocano un ruolo determinante.

Chi arriva sulle coste italiane oggi fugge da violenze e persecuzioni. Per questo rivendichiamo la necessità di mettere in campo l’unica soluzione possibile per evitare le morti in mare e la speculazione dei trafficanti: la costruzione di percorsi di arrivo autorizzati e sicuri in Europa. Di fronte a questo le istituzioni europee e quelle nazionali tacciono.

Ma il viaggio in mare non è l’unica occasione in cui i migranti sono costretti a sfidare i confini europei. Perché un’altra odissea inizia una volta raggiunta l’Europa. Per chi rimane, il dispositivo dell’accoglienza messo in campo dal governo non è in grado di garantire null’altro se non mesi di attesa e assistenzialismo speculativo, aggravato dal fatto che ancora una volta sono stati aggirati i circuiti ufficiali dello SPRAR procedendo alla “distribuzione” dei profughi al miglior offerente.

Non è un caso che migliaia di rifugiati abbandonati dalle istituzioni di questo paese siano costretti ad occupare casa come unica possibilità di assicurarsi un tetto, mente il governo, con il decreto Lupi, vorrebbe sottrargli anche il diritto alla residenza ed alle utenze.
Per questo, per costruire e conquistare dal basso i diritti che altri continuano a negare, proponiamo a tutti di dar vita ad una rete di supporto. Una mappa di luoghi e contatti a disposizione di chi si muove per raggiungere altri Stati e di chi rimane e rischia di veder negata la sua domanda d’asilo, o vive in condizioni di accoglienza indegne in attesa di sapere cosa sarà del suo futuro dopo il 30 giugno, data di scadenza delle convenzioni del Ministero con i centri.

Ma oggi la questione dell’asilo e delle migrazioni interroga nell’immediato, come non mai, anche l’Europa, le sue geometrie, gli egoismi degli stati, la nostra possibilità di costruire uno spazio europeo che non sia dominato da austerity, precarietà e esclusioni. Nulla a che vedere con gli schiamazzi del Ministro Alfano che, mentre invoca la revisione di Dublino, continua a respingere verso la Grecia i rifugiati ai porti dell’Adriatico.

Gran parte dei migranti che arrivano in Italia mirano ad andarsene per raggiungere altri paesi. Ma mentre nel Vecchio Continente merci e finanze circolano liberamente, i confini bloccano e dividono, selezionano le persone rivelando tutta la loro ipocrisia.
Così migliaia di “profughi” sono privati del loro diritto di scelta, costretti a rimanere ingabbiati in Italia oppure a pagare profumatamente gli sciacalli che sulle regole dell’Europa stanno facendo fortune.

Il 26 e 27 giugno prossimi il Consiglio europeo si riunirà a Bruxelless per discutere di frontiere, pattugliamenti e nuove regole operative. Negli stessi giorni arriverà nella capitale belga la “Marcia dei rifugiati” a cui parteciperemo insieme a centinaia di migranti ed attivisti da tutta Europa. Poco dopo, l’11 luglio, a Torino, i leader dei paesi europei si ritroveranno a discutere invece di (dis)occupazione giovanile.

Questa agenda ufficiale è anche l’occasione per i movimenti (tutti) di costruire insieme un’ agenda programmatica di lotte e conflitti, di battaglie e percorsi di condivisione, per continuare a tessere le fila di un movimento europeo di trasformazione.

Per questo invitiamo tutti a sfidare i confini dell’Europa insieme ai migranti ed ai rifugiati ingabbiati in questo Paese. Perché quello che sta avvenendo intorno alle frontiere che dividono l’Italia dalla Francia, la Svizzera e l’Austria ha bisogno di una risposta immediata.
Per mettere fine alla violenza ed all’ipocrisia del confine, per sostenere la marcia dei rifugiati, per dare concretezza a quanto affermato nella Carta di Lampedusa, perché le frontiere dell’Europa sono un pezzo della nostra precarietà, tanto più oggi, quando la libertà di movimento è messa in discussione anche per gli stessi cittadini degli Stati membri.

Sosteniamo il no borders train. Per fermare l’ingiustizia dei confini europei

Invitiamo tutti a raggiungere la Stazione Centrale di Milano, il prossimo sabato 21 giugno, alle ore 14.00, con carovane grandi e piccole, per poi partire in treno verso le frontiere europee, e violarle collettivamente, alla luce del sole, in tanti, rivendicando, insieme ai migranti, la nostra EUROPA senza confini.

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Fonte:
http://www.meltingpot.org/Milano-Sabato-21-giugno-La-nostra-Europa-non-ha-confini-un.html?debut_signatures=160#pagination_signatures