Mezzogiorno: un No forte da chi è stato lasciato solo

Il voto del Sud. Basta resistere, è tempo di attuare la Costituzione

Pochi se l’aspettavano: è dal nostro Sud, impoverito, marginale, umiliato, imbrogliato dagli annunci miracolosi, proprio da questa terra che da troppi anni soffre una possente ondata migratoria, che è arrivato un No forte, alla controriforma renziana.

Mentre i ceti medio residuali, sopravvissuti alla crisi, hanno votato in massa per il Si, nel timore di perdere qualche beneficio e qualche risparmio in banca, i giovani, sottopagati, disoccupati, inoccupati, hanno detto No a Renzi. Non crediamo più alle tue chiacchiere, ci sentiamo presi in giro dalle tue notizie strabilianti sull’occupazione che cresce, il reddito che aumenta e il futuro radioso che si avvicina. Proprio lui, il rottamatore è stato rottamato dai giovani, secondo il famoso motto evangelico: chi di spada ferisce, di spada perisce.

Dobbiamo ammettere che questo referendum confermativo della C.R.R. (Contro-Riforma-Renziana) ci ha dato un risultato insperato. Innanzitutto perché ha messo in moto energie democratiche sopite, ha dato nuova vita ad una associazione prestigiosa, ma che viveva aggrappata ad un glorioso passato, come l’Anpi, ha fatto riscoprire a tanti il valore ed i valori della Costituzione. Per questo dovremmo dire «Grazie Renzi». Ma, anche perché grazie al suo delirio di onnipotenza, con questo risultato inizia la fase discendente della sua parabola. Di contro, Renzi ha spaccato il paese come nessun altro era riuscito a fare proprio sulla nostra Carta fondamentale ed ha fatto emergere una profonda divisione politico-culturale tra ceti medi e proletariato marginale e, soprattutto, tra Nord e Sud, tra chi è vittima dell’economia della paura e chi non ha più niente da perdere.

Detto questo, dobbiamo fare una riflessione seria e responsabile: non è possibile continuare a giocare in difesa. In questi ultimi cinque anni abbiamo perso importanti diritti sociali perché non abbiamo fatto altro che resistere, resistere, resistere. Ed un giorno, anche per la nostra amata Costituzione, potrebbe non bastare una eroica resistenza. Dobbiamo da domani prendere l’iniziativa per attuarla. Un calendario di iniziative perché i valori fondanti, dal diritto ad un lavoro degno e ad un reddito di cittadinanza, al rifiuto della guerra di ogni tipo, siano finalmente praticati.

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/mezzogiorno-un-no-forte-da-chi-e-stato-lasciato-solo/

 

La spinta sociale del No al referendum

No Renzi Day. A Roma in migliaia hanno partecipato al primo corteo del «No sociale» al voto del 4 dicembre. Il «No» può vincere con l’opposizione al Jobs Act, alla «Buona Scuola» e ai bonus di Renzi

Roma 22 ottobre 2016, corteo No Renzi Day

Nella campagna referendaria per il voto sulla riforma costituzionale del 4 dicembre la manifestazione del «No Renzi Day» che si è tenuta a Roma, all’indomani della sciopero generale dei sindacati di base, ha aperto un nuovo capitolo. I 40 mila che hanno sfilato, secondo gli organizzatori, da piazza San Giovanni a Campo de’ Fiori hanno voluto dimostrare che la consultazione referendaria non è solo uno scontro nel Pd, tra la minoranza della «ditta» di Bersani, il battitore libero D’Alema e la maggioranza del «rottamatore» Renzi.

L’obiettivo del corteo era rappresentare l’esistenza di un popolo del «No sociale», in carne ed ossa, che si muove in un campo politico più largo a sinistra e fuori dal «centro-sinistra» di vecchio o futuribile conio. Un «No sociale» che si aggiunge a quello basato sui contenuti costituzionali della contesa e si basa sull’opposizione al Jobs Act, alla «Buona Scuola» o alle politiche dei bonus con le quali il governo Renzi ha supplito all’incapacità di riformare il Welfare o rilanciare la domanda interna. A questa idea si ispirerà un’altra manifestazione convocata il 27 novembre dai movimenti sociali a Roma: «C’è chi dice No». Una prospettiva evocata anche dagli studenti che hanno manifestato il 7 ottobre scorso contro la «Buona Scuola».
Ogni corteo ha la sua scenografia che va interpretata. Quello di ieri era composta da spezzoni rappresentativi di vertenze lavorative, ad esempio la Natuzzi, o di posizioni politiche. In coda c’erano i partiti della sinistra, da Rifondazione al partito comunista dei lavoratori e altre sigle che si richiamano al comunismo. La maggioranza dei manifestanti era composta dagli iscritti all’Usb, con sfoggio di bandiere e striscioni dei settori pubblici e privati. C’erano i movimenti sociali e sindacati (la casa con Asia-Cub), i Sans Papiers e rifugiati (Cispm), ad esempio. Centinaia di migranti – lavoratori, rifugiati – hanno sfilato per ore con cartelli sulla libertà di movimento e i diritti fondamentali, dietro uno striscione con lo slogan «Schiavi Mai» e parole di condanna contro tutte le forme di precarietà, dai voucher al lavoro nero. Sullo striscione dei rifugiati somali, la richiesta del permesso di soggiorno era accompagnata da quella al welfare e al lavoro. Una rappresentazione efficace di quello che gli organizzatori del «No sociale» intendono per «socializzazione» della consultazione referendaria.

Alla testa del corteo, aperto dallo striscione «No alla controriforma, no al governo Renzi», è stato ripetuto instancabilmente il nome di Abd Elsalam, l’operaio e delegato sindacale Usb ucciso da un tir durante una manifestazione sindacale a Piacenza il 14 settembre scorso. Piazza San Giovanni è stata ribattezzata alla sua memoria, per le 36 ore dell’«acampada». Un’enorme striscione è rimasto appeso a un lampione, sopra i gazebo dove si sono svolti i dibattiti sul referendum costituzionale, sul lavoro autonomo e un’assemblea con i lavoratori della logistica. «Il suo nome significa “servitore della pace” – è stato detto dal camion in testa al corteo – Abd Elsalam è stato ucciso mentre lottava per i diritti del lavoro degli altri». Una storia, tragica ed esemplare del cambiamento in atto dei valori e della composizione sociale, e nazionale, della forza lavoro, anche nel settore della logistica.

L’impegno del coordinamento per il «No sociale» è portare la critica della riforma costituzionale nei luoghi di lavoro. Per loro il «No» può vincere se esiste una comprensione larga e popolare delle sue ragioni. La sfida è difficile. A disposizione di Renzi ci sono media e Tv per creare il consenso. La strategia del «No sociale» è al momento incoraggiata dai sondaggi, come quello dell’Ipsos, che ha registrato negli ultimi giorni un distacco di 8 punti percentuali dal «Sì». La strada è lunga e la si vuole percorrere «dal basso». Una strategia che venerdì scorso ha permesso ai sindacati di base (Usb, Adl e Si Cobas, Unicobas e Usi, Cub trasporti Lazio) di mobilitare 1,3 milioni di lavoratori che hanno aderito al loro sciopero generale.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/la-spinta-sociale-del-no-al-referendum/